Collana110 Alleli / Research Comitato scientifico Edoardo Dotto (ICAR 17, Siracusa) Antonella Greco (ICAR 18, Roma) Emilio Faroldi (ICAR 12, Milano) Nicola Flora (ICAR 16, Napoli) Bruno Messina (ICAR 14, Siracusa) Stefano Munarin (ICAR 21, Venezia) Giorgio Peghin (ICAR 14, Cagliari)
Pubblicazione realizzata con il contributo del progetto Fragilità territoriali del Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, nell’ambito del programma MIUR Dipartimenti di eccellenza 2018-2022. Gli autori hanno sviluppato e condiviso insieme l’idea del volume e i testi. In particolare RM ha scritto la Tattica 1 e 5; PP ha scritto la Tattica 3 e 6. Insieme hanno scritto l’introduzione e la Tattica 4. ISBN 978-88-6242-625-1
Finito di stampare nel mese di Luglio 2022 presso PressUp, Viterbo © LetteraVentidue Edizioni © Rossella Moscarelli, Paolo Pileri È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa. Progetto grafico: Raffaello Buccheri LetteraVentidue Edizioni s.r.l. Via Luigi Spagna, 50 P 96100 www.letteraventidue.comSiracusa
URBANISTICA FRAGILE SEI TATTICHE PER RIPENSARE LA PIANIFICAZIONE LOCALE CON LINEE LENTE E SPAZI APERTI RossellaPaoloMoscarelliPileri
NUOVIINDICEPARADIGMI PER RIPENSARE LA PIANIFICAZIONE URBANISTICA LOCALE TATTICA 1 RIPARTIRE DAL PICCOLO TATTICA 2 LEGGERE TRA LE RIGHE DEL PIANO TATTICA 3 CONQUISTARE GLI SPAZI APERTI TATTICA 4 SUPERARE I CONFINI LOCALI: DA PUNTI A LINEE TATTICA 5 DARE VALORE AL PATRIMONIO TATTICA 6 RICONOSCERE LA BELLEZZA APPARATI13911935177517597
NUOVI PARADIGMI PER RIPENSARE LOCALEURBANISTICAPIANIFICAZIONELA
LA DIDATTICA È RICERCA
Le riflessioni discusse in questo volume sono nate soprattutto nel corso di un’esperienza di ricerca didattica svolta insieme agli studenti del Labora torio di Progettazione Urbanistica della Scuola di Architettura del Politecni co di Milano. La libertà e la natura sperimentale di un’aula universitaria ci hanno sempre stimolato a intraprendere le sfide ambiziose e complesse che si incontrano nei piccoli comuni, di margine o interni, lontani dai riflettori metropolitani. Si tratta di comuni che spesso appaiono in crisi, afflitti da fe nomeni di contrazione demografica, ma allo stesso tempo soggetti a processi contraddittori di espansione urbana e forti consumi di suolo. Il lavoro di ana lisi e progetto sviluppato con diverse classi di studenti è stato fondamentale per concedersi un tempo lungo di maturazione e consapevolezza, ma anche per coinvolgere i più giovani su una questione dove la loro libertà creativa può fare la differenza. Oltre cinque anni di lettura di piani e fenomeni territo riali di decine di piccoli comuni, in aggiunta all’esperienza di ricerca, hanno portato a galla questioni tanto critiche da sembrarci necessario mettere in discussione le usuali pratiche della pianificazione urbanistica locale quando hanno a che fare con la fragilità. Purtroppo gli strumenti e i codici progettuali urbanistici offerti da leggi e norme non fanno differenza tra aree interne e metropolitane, ma la differenza esiste e richiede sia un’attenzione progettuale tutta particolare e sia un ripensamento di alcune prassi e degli stessi stru menti di governo del territorio che evidentemente non riescono a interpretare le urgenze della sostenibilità, soprattutto. Durante il corso abbiamo scelto di concentrarci esclusivamente su comuni lombardi, su casi familiari agli studenti o che potessero essere direttamente scoperti attraverso sopralluoghi e indagini sul campo. Nonostante il campione dei comuni sia geografica mente circoscritto, le problematiche analizzate sono ricorrenti anche in altri
URBANISTICA FRAGILE 7
Piazza Brembana Prov.AreaMontano1.2027Bergamokmqab.interna Ranco Prov. Varese 6,8 Non1.294kmqab.MontanoAreainterna Mezzanino Prov. Pavia 12,5 Non1.346kmqab.MontanoPolo Salvirola Prov.Non1.1397,5Cremonakmqab.MontanoPolo Ispra Prov. Non5.25015,8Varesekmqab.MontanoAreainterna
Santa Maria della Versa Prov. Pavia 18,6 Non2.284kmqab.MontanoAreainterna
Linarolo Prov. Pavia 12,8 Non2.805kmqab.MontanoPolo
Laveno-Mombello Prov. Area8.56623,7Varesekmqab.Montanointerna Vergiate Prov. Non8.66021,7Varesekmqab.MontanoPolo Zogno Prov.35,2Bergamokmq8.761ab.MontanoPolo Besozzo Prov. Non8.83413,5Varesekmqab.MontanoPolo Pandino Prov.Non8.87821,9Cremonakmqab.MontanoPolo Broni Prov. Pavia 19,8 Non9.421kmqab.MontanoPolo Gropello Cairoli Prov. Pavia 26,3 Non4.377kmqab.MontanoPolo Albairate Prov. Non4.70915,7Milanokmqab.MontanoPolo San Giovanni Bianco Prov.Area4.73431Bergamokmqab.Montanointerna Robecchetto Con Induno Prov. Non4.82313,7Milanokmqab.MontanoPolo San Pellegrino Terme Prov.Area22,7Bergamokmq4.841ab.Montanointerna Izano Prov.Non1.9586,1Cremonakmqab.MontanoPolo Orio Litta Prov. Pavia 10,2 Non2.026kmqab.MontanoPolo
Torre De’ Negri Prov. Pavia 4 Non316kmqab.MontanoPolo Costa De’ Nobili Prov. Pavia 11,8 Non391kmqab.MontanoAreainterna Montecalvo Versiggia Prov. Pavia 11,1 Non516kmqab.MontanoAreainterna
Bernate Ticino Prov. Milano 12,1 Non3.052kmqab.MontanoPolo Brebbia Prov. Varese 7 Non3.168kmqab.MontanoPolo
Genivolta Prov.Non18,7Cremonakmq1.140ab.MontanoAreainterna Comabbio Prov. Varese 4,6 Non1.189kmqab.MontanoPolo
Abbiategrasso Prov. Non32.56847,8Milanokmqab.MontanoPolo Crema Prov.Non34.50434,6Cremonakmqab.MontanoPolo Pavia Prov. Pavia 62,8 Non71.882kmqab.MontanoPolo
18 TATTICA 1 • RIPARTIRE DAL PICCOLO
Nicorvo Prov. Pavia 7,9 Non284kmqab.MontanoAreainterna
Rocca de’ Giorgi Prov. Pavia 11,2 kmq 81 ab. NonAreaMontanointerna Albaredo Arnaboldi Prov. Pavia 8,7 Non239kmqab.MontanoPolo
Tromello Prov. Pavia 36,1 Non3.706kmqMontanoPolo
Mortara Prov. Pavia 51,2 Non15.266kmqab.MontanoPolo Corbetta Prov. Non18.46318,4Milanokmqab.MontanoPolo Magenta Prov. Milano 22 Non24.082kmqab.MontanoPolo Spino d'Adda Prov.Non6.84120Cremonakmqab.MontanoPolo Cuggiono Prov. Non14,9Milanokmq8.188ab.MontanoPolo
Vaiano Cremasco Prov.Non3.6306,3Cremonakmqab.MontanoPolo Lenna Prov.Area13,2Bergamokmq579ab.Montanointerna
Leggiuno Prov. Non13,4Varesekmq3.716ab.MontanoAreainterna Miradolo Terme Prov. Pavia 9,7 Non3.761kmqab.MontanoPolo
Garlasco Prov. Pavia 38,2 Non9.559kmqab.MontanoPolo Gambolò Prov. Pavia 51 Non9.789kmqab.MontanoPolo Sesto Calende Prov. Non24,8Varesekmq11.105ab.MontanoPolo
Palestro Prov. Pavia 19,2 Non1.843kmqab.MontanoPolo
Figura 1. Le principali caratteristiche dei comuni oggetto di studio durante gli anni di sperimentazione e ricerca del Laboratorio di Progettazione Urbanistica. Dati popolazione su base Istat 2020.
Bo alora sopra Ticino Prov. MIlano 7,9 Non4.105kmqab.MontanoPolo
Robecco sul Naviglio Prov. Non25,3Milanokmq6.773ab.MontanoPolo
Zavattarello Prov. Pavia 28,2 AreaMontano976kmqab.interna
Colli Verdi Prov. Pavia 40,6 AreaMontano1.074kmqab.interna
Canneto Pavese Prov. Pavia 5,9 Non1.356kmqab.MontanoPolo
Carbonara al Ticino Prov. Pavia 14,4 Non1.426kmqab.MontanoPolo Cremosano Prov.Non1.7275,9Cremonakmqab.MontanoPolo
Villanova D'Ardenghi Prov. Pavia 6,7 Non776kmqab.MontanoPolo
Chignolo Po Prov. Pavia 23,2 Non3.915kmqab.MontanoPolo
Senna Lodigiana Prov. Pavia 26,6 Non1.816kmqab.MontanoPolo
Camerata Cornello Prov.AreaMontano59813Bergamokmqab.interna
Angera Prov. Non5.42817,5Varesekmqab.MontanoAreainterna Robbio Prov. Pavia 40,9 Non5.805kmqab.MontanoPolo Belgioioso Prov. Pavia 25,3 Non6.208kmqab.MontanoPolo
Monvalle Prov. Varese 4,5 Non1.909kmqab.MontanoPolo
URBANISTICA FRAGILE 19
Castana Prov. Pavia 5,4 Non726kmqab.MontanoPolo
•
PILERITATTICA50 3 GLICONQUISTARESPAZIAPERTI
ROSSELLA MOSCARELLI PAOLO
In tanti piani urbanistici c’è una proposta di urbanità adagiata su un’i dea di vita spesa passando da uno spazio chiuso all’altro: da casa all’auto, da treno a ufficio, da bar a palestra. Un’idea fatta di volumi e asfalti che osses siona i piani. Come a dirci che l’appagamento maximo di un progetto urbani stico sia occupare un nuovo lotto libero onorando la legge del vuotoxpieno (o, meglio, del pienosuvuoto), altrimenti i suoi committenti e progettisti si sen tono incompiuti. Al contrario, la sfida ambiziosa di una possibile transizione ecologica sta proprio nel cancellare quella ossessione e aprire spazi di visione e di progetto urbano che facciano del fuori, del vuoto, del all’aperto il nuovo centro di gravità (Figura 1). Non per velleità o per gusto dell’alternativa, ma perché nel progetto di spazi aperti ci può essere una declinazione di abitabi lità necessaria, vitale, desiderabile e possibile. Un’ abitabilità estroversa che il lockdown 2020 ci ha rivelato con chiarezza. È stato insostenibile rinunciare alla vita fuori casa per oltre due mesi, imprigionati nel volume stretto di casa. Mai come allora abbiamo capito quanto è irrinunciabile la vita là fuori: senza sbagliare potremmo dire che il fuori è un diritto. Ecco che, allora, disegnare la scena dei vuoti equivale a dare casa a quel diritto, a progettare abitabilità oltre le mura di casa o ufficio: un progetto urbano che sconfina oltre il volu me. Parole come suolo, biodiversità, agricoltura, prato, bosco o siepe devono smettere di essere fissazioni di una minuta parte dell’accademia o di attivisti urbana, divenendo materiali per dare concretezza al progetto di territorio. Eppure, se sfogliamo i piani urbanistici locali ci rendiamo presto conto che la loro proposta è fatta di interni e quelle parole sono solo orpelli e accessori di cui si può fare a meno. La provocazione è invece pensarle come la materia prima del progetto urbano e urbanistico, la punteggiatura preziosa per un progetto di urbanità con l’ambizione di generare felicità non a ridosso del dentro ma del fuori.
URBANISTICA FRAGILE 51
dell’ecologia
60 TATTICA 3 • CONQUISTARE GLI SPAZI APERTI Area agricola per la coltivazione del riso Naviglio grande Laboratorioworkshopper Edificio polifunzionale per serre, aule e ristoranti Orti urbani Elementi a fungo di riparo Centro storico Teatro all’aperto Parco della Fossa Orti urbani Serre didattiche Labirinto con all’apertocinema Percorso didattico Percorsolabirintodel Area industriale dismessa Ambito di trasformazione (PGT) Naviglio Naviglio Ticino Area di progetto ^ 100 m250
URBANISTICA FRAGILE 61 PROGETTARE I VUOTI: SAPERLI RICONOSCERE
«La giornata in cui mi si rivelò […] il miracolo dei funghi, è tra quelle che più hanno contato nella mia vita: se dicessi che fu per me una giornata storica, non ci sarebbe nulla da ridere, perché ognuno legge dentro di sé col proprio alfabeto quali sono le circostanze, insignificanti per chi sta fuori, che hanno contato come tappe decisive dentro la sua storia. Alla scoperta di un misterioso bosco, che a Montauto chiamavano lo “stipato”, mi condusse per una facile viottola in mezzo ai campi, un’angeletta ridente che si chiamava Pierina […]. Si chiama “stipato” il bosco nel quale sia tagliata di fresco, raso terra, tutta la vegetazione cedua sottostante gli alberi d’alto fusto: che soli rimangono al disopra del terreno pulito. […] Ebbi l’impressione di entrare non in un bosco, ma in una grandissima sala, in cui bisognava camminare in punta di piedi tanto era pulito e soffice il tappeto che si stendeva sotto il colonnato dei tronchi»6.
Con poche e precise parole, Piero Calamandrei ci spiega che un bosco è più di un bosco nel momento in cui impariamo a leggerne i particolari. In quel momento entriamo in relazione con quello spazio ecologico, che diviene luogo, tanto che questo prende parte alla nostra memoria e della nostra storia personale. Ma c’è dell’altro nelle righe di Calamandrei. I particolari che rac conta non li ha letti da solo o per caso, ma grazie alla mediazione esperta di una persona – Pierina, qui – la quale ha le chiavi per svelargli quei particolari che fanno sì che il bosco e Calamandrei si capiscano. Un aiuto alla lettura utile a tutti noi per imparare a vedere un bosco, un prato, un selciato ... La mediazione culturale è un passaggio fondamentale per prendere consapevo lezza dell’ambiente attorno a noi e della sua complessità. «Camminando per un bosco un cittadino sarà cieco davanti a una quantità di cose che verranno colte senza difficoltà dal naturalista»7. La natura parla una lingua che ab biamo bisogno di imparare e non solo di frequentare, ci dice Aldous Huxley. Questo passaggio affascinante è però anche un punto di debolezza. Già, perché noi siamo portati a difendere solo ciò che conosciamo. Non per cattiveria, ma perché la consapevolezza del valore di un bene che ci spinge a volerne la tutela e la protezione parte dalla conoscenza che ne abbiamo. E quindi, diviene cruciale investire nei processi di apprendimento. Se una società smette di far riconoscere la bellezza (vedi Tattica 6 – Riconoscere la bellezza) e la complessità ecologica di un pur piccolo spazio naturale che ogni giorno incontriamo andando al lavoro o a scuola, si ritroverà con cittadini che difficilmente difenderanno la natura, se non – forse – quella museificata nei parchi e nelle riserve naturali.
TATTICA 4 • SUPERARE I CONFINI LOCALI: DA PUNTI A LINEE Zogno San Pellegrino Terme ferroviariastazioneEx primariaScuola San Giovanni Bianco Piazza Mercato Ex stazione ferroviariaEx stazione ferroviaria Fiume Brembo Scuola secondaria Scuola DilatazioneCompressioneCicloviaAmpliamentosecondariaCiclovia ^ 1 km2500
Area di intervento: Ciclabile della Val Brembana, da Zogno fino a San Giovanni Bianco (Bg).
Dilatare e comprimere fa respirare di territorio il disegno di una linea ciclabile.
PROGETTO88 6 IN Concept:OUT
Il contesto di riferimento è quello della Val Brembana e della sua ciclovia realizzata sul sedime di quella che era la ferrovia storica che andava da Bergamo fino al comune di Piazza Brembana costeggiando il fiume Brembo. Il progetto IN OUT riflette su come alcune aree urbane toccate dalla linea della ciclabile possano essere ripensate e incluse nel disegno della ciclabile stessa. Il percorso viene ritoccato in più punti dismettendo le forme della stretta striscia di asfalto, per divenire una linea morbida capace di dilatarsi e trasformarsi in una vera e propria occasione di rigenerazione urbana. Il disegno complessivo diviene un susseguirsi di compressione – la linea è puro percorso – e dilatazione – la linea è uno spazio pubblico ampio che include i luoghi della quotidianità come scuole o stazioni ferroviarie. È la morfologia stessa della valle a suggerire questo alternarsi di canali ristretti e ampie zone di apertura: la ciclabile segue e asseconda questo andamento e ne trae occasione per legarsi al territorio attraversato.
URBANISTICA FRAGILE 89
Intervento di dilatazione della linea nei pressi della Ex stazione ferroviaria a San Pellegrino Terme. Intervento di dilatazione della linea nei pressi della GiovanniPrimariaScuolaaSanBianco.
Un arco esce dal disegno sull’asfalto e si alza per segnare l’ingresso nel tessuto urbano. Fiume Brebo Fiume Brebo I lampioni del Ponte Umberto, tinti di rosso come il colore dominante dell’intervento, diventano una parte integrante del progetto, accompagnandoci verso il centro del paese.
Le linee disegnate sull’asfalto si trasformano in pensiline all’ingresso della scuola elementare.
La piazza della stazione diventa il tramite tra la ciclovia e il paese. La dilatazione si percepisce dal disegno sinuoso che si propaga fino ad integrare le sedute Aree giochi per i bambini che diventano supporto delledalancoraesposizionipertemporanee,unavoltanatedisegnosinuosolineedelprogetto.
Il concept di progetto: la linea della ciclabile che si contrae e dilata in relazione con il territorio.
Riconnettere bellezze straordinarie al contesto. Area di intervento: Ville e giardini storici lungo il Naviglio Grande. Sperimentazione progettuale nel comune di Robecco sul Naviglio (Mi). L’idea nasce dalla volontà di riconnettere le bellezze architettoniche e naturalistiche che si incrociano percorrendo la ciclabile del Naviglio Grande. La ciclabile è molto nota e vissuta, ma chi cammina o pedala ancora non viene invitato a rendersi conto della bellezza straordinaria del territorio che stanno attraversando. Come riaccendere in loro interesse e curiosità? La linea lenta diventa occasione per progettare strumenti capaci di mettere a fuoco bellezze straordinarie che nella pratica della fruizione di quel percorso appaiono dissociate tra loro e poco visibili. Il progetto si concentra sulla riscoperta delle splendide ville quattrocentesche lungo il Naviglio, testimonianza di un passato in cui questi luoghi venivano scelti dagli aristocratici milanesi per godere della bellezza del paesaggio. Installazioni “fuori scala” attirano l’attenzione di chi percorre la ciclabile e lo invitano a rendersi conto della presenza di queste ville. Si studia inoltre la relazione e l’integrazione tra i giardini delle ville e la linea lenta, proponendo un’esperienza di bellezza fatta di disconnessione (nei giardini si invita a connettersi al contesto e a disconnettersi dalla rete virtuale), restituendo silenzio, contatto con la natura e meditazione.
Palazzo ArchintoVilla Gaia GandiniVilla Gromo di Terrengo Profilo in acciaio corten Profilo in acciaio corten Quinta in acciaio corten Specchi unidirezionali
Elementi fuoriscala di richiamo che rendono visibili dalla ciclabile lungo il Naviglio la presenza dei Giardini.
GIARDINO DEL SILENZIO GIARDINO DELLE OMBREGIARDINO DEL BELVEDERE Villa Dugnani CittadiniVilla Sironi Marelli
128 TATTICA 6 • RICONOSCERE LA BELLEZZA PROGETTO 14 Switch Concept:Network
B. Connessione all’interno dei Giardini
A. Disconnessione all’esterno dei Giardini.
A. B.
URBANISTICA FRAGILE 129 S W I T C H N E T W O R K R O B E C C O S U L N A V I G L I O 0 120 240 Ambito di urbanizzazionenuovasecondoPGT Villa Gromo di Terrengo Villa Gaia Gandini Villa Sironi MarelliPalazzo Archinto NaviglioGrande GIARDINO DEL SILENZIO GIARDINO DEL DILETTO GIARDINO DEL BELVEDERE GIARDINO DELLE OMBRE Villa Dugnani Cittadini Villa Bassana Fotomontaggio dal Giardino delle Ombre con vista sul Palazzo Archinto. Fotomontaggio della vista dalla pista ciclabile del Naviglio sul Giardino del Silenzio. Ville storiche lungo il Naviglio 150 m500 ^
132 44°59’N 9°18’E 199 mslm 360 mslm 219 mslm 511 mslm 526 mslm 567 mslm 600 mslm 44°58’N 9°16’E 44°57’N 9°15’E 44°56’N 9°17’E 44°55’N 9°16’E 44°52’N 9°14’E 44°52’N 9°16’E cerchiara-cuccagnapometoC-C CSPM caseo TATTICA 6 • RICONOSCERE LA BELLEZZA La Via degli Abati e il contesto territoriale dei colli pavesi.
URBANISTICA FRAGILE 133 ARCHITETTURA E URBANISTICA DEL TOGLIERE
La riconquista della bellezza, soprattutto di quella d’insieme, può pas sare anche da una strada che a prima vista appare controintuitiva e del tutto innaturale per i progettisti. Architetti e urbanisti vengono fin dai primi passi della loro formazione abituati a immaginare che il loro compito sia disegnare e realizzare nuove addizioni da aggiungere al paesaggio costruito. Crediamo invece sia molto importante e sfidante concentrarsi sul movimento inverso, sull’elaborazione di azioni capaci di togliere, più che di aggiungere. L’azione del togliere è, essa stessa, progetto e può essere sperimentata tanto alla scala della pianificazione, quanto a quella del disegno architettonico. Nel primo caso si fa riferimento a un approccio urbanistico, che potrem mo definire un’urbanistica del togliere, con cui eliminare le nuove espansioni non necessarie che generano consumi di suolo e che contribuiscono a de gradare la bellezza del territorio. Questo approccio appare in linea con l’idea di rigenerazione urbana che domina il dibattito urbanistico contemporaneo. Eppure, leggendo soprattutto i piani urbanistici dei piccoli e medi comuni, il ciclo della crescita non pare affatto concluso. Si tratta forse di un’espansione urbana diversa e in molti casi trainata più da aree commerciali e logistiche che da quelle residenziali, oltre che dal moltiplicarsi di grandi infrastrutture stradali. Il risultato però non sembra cambiare: il consumo di suolo rimane alto e il paesaggio, con la sua bellezza, continua a ricevere ferite mortali. Fer mare il consumo di nuovo suolo è un’urgenza che potrebbe trovare conforto per il settore edile nella rigenerazione di ampie parti dei nostri tessuti urbani degradati e abbandonati. Non vi è un dato certo in Italia che fotografa la quantità e qualità di aree dismesse e di volumi abbandonati o sottoutilizzati, ma alcune analisi a campione svolte in questi anni, anche durante la didatti ca, lasciano pensare a una tale abbondanza di aree e volumi da recuperare da far dire che il progetto urbanistico potrebbe esclusivamente occuparsi della rigenerazione di quelle, da un lato, e di mettere in campo un grande piano di recupero delle architetture storiche e popolari, nel senso pasoliniano del termine, e della tutela delle aree libere, dall’altro.
Nella dimensione del progetto invece, l’approccio del togliere si traduce in un’azione certosina e di dettaglio, che potremmo definire architettura del togliere, capace di eliminare gli elementi che hanno pian piano macchiato o alterato la bellezza dei nostri luoghi più intimi e delicati. Nei piccoli e medi centri urbani, gli spazi aperti esistenti, siano questi piazze, slarghi, incroci, sagrati, strade, spazi prospicienti edifici pubblici come le scuole, piccole e medie aree verdi, giacciono spesso in condizioni di bruttezza e inabitabilità