INDICE Prefazione
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Premessa
Un’invenzione italiana
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Preambolo Cartolina 124
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di Alberto Ferlenga
RISALIRE LE CITTÀ Who wants to live in a museum?
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Elogio delle scale
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La città in movimento
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Perugia, uno spettro più ampio
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Transport would be a delight
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Riferimenti bibliografici
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Prefazione di Alberto Ferlenga
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ei Barrios informales di Lima, dove vivono milioni di persone stipati in case aggrappate su aride alture prive di strade e servizi, un intervento di qualche anno fa, frutto dell’azione di un amministratore illuminato, ha innestato decine di scale sul fianco delle colline lungo la linea di massima pendenza. Le scale sono larghe e lineari, costruite in cemento, i loro pianerottoli, in qualche caso protetti da piccoli padiglioni, si sono trasformati in luoghi di sosta e di incontro dentro un contesto urbano che non possedeva spazi pubblici. La loro unità cromatica – il giallo acceso sulla terra ocra – e la loro ritmica ricorrenza costituiscono un evidente elemento d’ordine dentro un paesaggio desolato, il loro uso alternativo, infine, è la dimostrazione di come semplici infrastrutture di risalita possano supplire a limitazioni oggettive in insediamenti abitativi borderline ed estendere di molto la loro funzione specifica sino a divenire centralità e simbolo di una città senza forma. In versioni più tecnologicamente avanzate, ma in contesti non dissimili, le funivie che sorvolano le favelas di Rio o quelle di Medellin, collegate a interventi di tipo sociale, come dispensari e biblioteche, e, talvolta, ad architetture di buona qualità, svolgono lo stesso ruolo di facilitazione e miglioramento di vita in ambiti socialmente difficili. Ma questi esempi estremi ci indicano anche come, sempre più, ad alcune infrastrutture possano essere, nel paesaggio contemporaneo, demandati compiti che le dimensioni Prefazione
↰ Firenze, corridoio Vasariano, particolare in corrispondenza della torre dei Mannelli (Giorgio Vasari, 1565).
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Cartolina 124 Cara Signora Tosoni, Quando ragiona & risuona la parola programmatica Risalire La Città, cara agli architetti Angelillo, Siza, Galfetti, Lluís Domenèch, Culotta, Byrne, Gregotti, senza parlare di due decine di colleghe & colleghi & di tutta la dinastia Schindler, Lei subito pensa a due canzoni: la canzone del lombrico & quella del gabbiano. Col suo worm’s eye, il lombrico testimonia a favore dell’ancoraggio della città nel profondo geologico del locus idoneus, cioè il posto storico unico modulato nella sua funzione di accoglienza. Dal canto suo, il gabbiano, uccello terrestre &d urbano, osserva i flussi che diffondono la città attraverso il territorio. In vivo nella città, l’ascensore visualizza l’emblema di questa doppia situazione: la centralità dell’infrastruttura tecnica & la mobilità pendolare della “classe lavoratrice”, cioè delle persone che non hanno perso il lavoro. Le mando due immagini di uno dei tanti ponti urbani di Losanna, città incassata, appollaiata & sbottonata, attraversata da due torrenti & spiegata verso il lago. Sotto il ponte stradale del 1902-1905, il Pont Chauderon, famoso per il suo cemento armato & la sua modanatura Liberty, corre la linea del tramway metropolitano, aperta nel 1991. I due livelli son collegati da un doppio ascensore pubblico, costruito nel 19921993, secondo il disegno dell’Atelier Cube, studio londinese di spicco. Osserviamo questa manifestazione di architecture des ingénieurs. Il concetto ereditato da Le Corbusier & Giedion viene interpretato attraverso la creazione di un avvenimento sensazionale. Il percorso sulla passerella &d all’interno delle cabine offre l’impressione di una levitazione vertiginosa. Questa poetica di luna park piace ai bambini & spaventa i cani. Gli architetti hanno costretto gli ingegneri riluttanti a seguire la strada del “costruttivismo”. Non si tratta solo di esibire una struttura metallica nuda & staccata dalle murature del ponte, ma di costruire l’immagine di una macchina in funzione. Il movimento delle due pulegge in vetta alle torri illustra il flusso pendolare sull’asse del tramway che scende la valle. Il passaggio è gratuito. Le porte si chiudono al momento dell’ultimo tramway. Certo questo gioiello meccanico segna l’antitesi del cuckoo clock. Però, la sua esistenza è inseparabile dal contesto elvetico & dal suo mosaico di entità politiche sommerse nella diffusione del territorio. Il fenomeno degli ascensori pubblici del pont Chauderon a Losanna segna anche l’antitesi della grande città. L’opera contiene una dimensione ludica & familiare, quasi tascabile. Cara Signora, La prego di gradire i miei sentimenti affettuosi, suo Gubler. (Gubler 1995)
Perugia, uno spettro più ampio
↰ Losanna (CH), ascensori pubblici del Pont Chauderon (Atelier Cube, 1994).
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RISALIRE LE CITTÀ Percorsi pedonali meccanizzati per i centri storici
↱ Losanna (CH), ascensori pubblici del Pont Chauderon (Atelier Cube, 1994).
Elogio delle scale
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olto spesso, nei nostri manuali di architettura (ma immagino anche nei vostri manuali di architettura), le scale sono ridotte a un fatto puramente tecnico: si comincia ritualmente dall’elencazione degli elementi costituenti (gradino, rampa, pianerottolo, parapetto ecc.), si prosegue sistematicamente con la classificazione della tipologia formale (lineare, elicoidale, a pozzo, a tenaglia ecc.) e si conclude inevitabilmente con l’enunciazione dell’equazione empirica che regola il dimensionamento del rapporto alzata/pedata, nota come formula di Jacques-François Blondel: 2a+p = 62-64 cm. Tutt’al più s’illustrano i diagrammi volti a determinare il numero dei gradini e la lunghezza della rampa in funzione dell’altezza da piano a piano e dell’altezza dei gradini (ad esempio quello messo a punto da Frederick Ackerman) o magari, nel migliore dei casi, si evoca l’aura di Marco Vitruvio Pollione che, nel libro nono del suo celeberrimo trattato De Architectura, riconduce la geometria delle scale al teorema di Pitagora. Si può dunque constatare che l’area del quadrato costruito sul lato di cinque piedi è uguale alla somma delle aree dei quadrati costruiti sui due lati di tre e quattro piedi. Dicono che quando Pitagora scoprì questo, convinto di essere stato ispirato dalle Muse, compì solenni sacrifici in loro onore, per dimostrare la propria riconoscenza. Quel teorema è di grande utilità in molti settori e nell’ambito delle misurazioni, soprattutto per la realizzazione delle scale in modo da rispettare la giusta proporzione dei gradini. Infatti dividendo in tre parti l’altezza dalla base del pavimento al piano superiore, la giusta
Elogio delle scale
↰ Sciacca (Ag), scala zigzag del quartiere Marinai, particolare.
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Viene eretta per lui una rampa fino al cielo ed egli sale su quella fino al cielo. (Cimmino 1998, p. 90).
⬑ Saqqara (EG), piramide Djoser, particolare. ⬏ Awaji (JP), giardino delle Cento Terrazze, particolare (Tadao Ando, 2000).
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Da qui le ragioni per cui questa sera non vi annoierò elencando le norme vigenti in materia di accessibilità o di sicurezza antincendio e nemmeno ripercorrerò pedissequamente la lunga storia delle scale, prendendo le mosse dal manufatto più antico, rinvenuto a Gerico e datato 6.000 a.C., per arrivare fino alle scale più spettacolari dei nostri giorni, come ad esempio The Stairs, realizzata nel 2016 a Rotterdam su progetto dello studio MVRDV. Comincerò invece a parlarvi delle scale raccontando una vecchia leggenda, che ci porta in un tempo lontano (la seconda metà del XIX secolo) e in un luogo lontano (Santa Fe, capitale del New Mexico). La storia ha inizio nel cantiere di una piccola cappella in corso di costruzione all’interno di una scuola gestita dall’ordine delle suore di Loretto. L’architetto autore del progetto, che si chiamava Antoine Mouly e che era di origine francese, era rinomato per la sua perizia e aveva già realizzato la Cathedral Basilica of Saint Francis of Assisi, ma purtroppo morì in circostanze tragiche prima di poter completare l’opera: si era innamorato della moglie del nipote del vescovo e il marito tradito si vendicò assassinandolo. Fu così che, terminati i lavori, le suore si resero conto del fatto che mancava la scala di accesso al coro che, come di consueto, era stato sistemato in alto rispetto all’aula. Ma soprattutto si resero conto del fatto che l’architetto non aveva lasciato i disegni necessari per costruirla. Rigettando l’idea di una scala tradizionale, perché avrebbe occupato molto spazio, ostruendo la vista Risalire le città
⬑ Rotterdam (NL), The Stairs (MVRDV, 2016).
Elogio delle scale
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Risalire le città
l’immagine della città. Il che risulta particolarmente evidente sia dal progetto redatto dai fratelli Vesnin per la Leningradskaya Pravda, contrassegnato dal saliscendi di due ascensori rossi incapsulati in una svettante teca vetrata, sia dal Manifesto dell’Architettura Futurista di Antonio Sant’Elia, laddove i sistemi di collegamento verticale sono a tal punto protagonisti della Città Nuova da essere esplicitati anche nelle titolazioni delle singole tavole: Casa a gradinata con ascensori dai quattro piani stradali, Via secondaria per pedoni con ascensori nel mezzo, Casamento con ascensori esterni, Stazione d’aeroplani e treni con funicolari e ascensori su tre piani stradali.
↰ Progetto del Colosseum del Regent’s Park a Londra, prospettiva (Decimus Burton, 1827).
Gli ascensori non debbono rincantucciarsi come vermi solitari nei vani delle scale; ma le scale, divenute inutili, devono essere abolite e gli ascensori devono inerpicarsi, come serpenti di ferro e di vetro, lungo le facciate. (Sant’Elia 1914, p. 2)
Ma andiamo per ordine e riprendiamo il nostro excursus storico ripartendo proprio dai prodromi delle torri ascensionali. Un tipo di comunicazione verticale che contamina efficienza e magnificenza. Infatti, se, dal punto di vista costitutivo, le torri ascensionali rimandano alle torri montacarichi impiantate nelle miniere della Rhur, le stesse, dal punto di vista costruttivo, rimandano alle torri panoramiche piantate nel cuore delle principali capitali europee: dal Regent’s Park Colosseum, realizzato a Londra nel 1827 (ma demolito nel 1870) per ospitare la Panoramic view of London dipinta da Thomas Hornor, alla Tour Eiffel, realizzata a Parigi in occasione della Exposition Universelle del 1889. In origine quindi, ove si eccettui l’Hammetschwand Lift, realizzato nel 1905 nei pressi di Lucerna per consentire l’ascesa al belvedere del Bürgenstock, le torri ascensionali erano finalizzate ad attività espositive-celebrative. Ma la cultura politecnica, essendo contrassegnata da un codice genetico schiettamente pragmatico, non poteva non intuire le grandi potenzialità applicative delle torri ascensionali nell’ambito della mobilità urbana. Soprattutto dopo la presentazione pubblica del primo ascensore sicuro per il trasporto di persone fatta da Elisha Otis in occasione della Exhibition of the Industry of All Nations di New York del 1853. Così, nel giro di pochi La città in movimento
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Transport would be a delight
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asciatemi usare come punto d’appoggio sul quale fare leva per le mie considerazioni conclusive quest’immagine, che ho composto graficamente molti anni fa (quando ho curato un numero monografico della rivista “Parametro” dedicato proprio alle risalite pedonali meccanizzate), associando due disegni apparentemente incommensurabili. Nella parte superiore, infatti, campeggia un’incisione eseguita negli anni venti dell’Ottocento da Antonio Verico in cui è raffigurato l’assedio di Gerusalemme del 1099 da parte dei Cavalieri crociati; mentre, nella parte inferiore, è riprodotta una sezione ambientale eseguita negli anni ottanta del Novecento da Ralph Erskine nell’ambito del progetto di rigenerazione del rione Guasco San Pietro, fondato sull’introduzione di una torre-ascensore ispirata alla prima versione del Katarinahissen di Stoccolma e volta ad agevolare i collegamenti pedonali dell’area portuale in basso con la cattedrale di San Ciriaco in alto. Al di là delle inevitabili differenze stilistiche (imputabili ai circa centocinquanta anni di sfasamento cronologico), i due disegni tradiscono molte analogie contenutistiche. In entrambi i disegni, infatti, l’obiettivo è la “conquista” di una città murata (recinta nel primo caso, arroccata nel secondo caso), ma
Transport would be a delight
↰ Città del Messico (MX), Cablebus 2 (Leitner, 2021). ⬐ In alto: L’assedio di Gerusalemme da parte dei Cavalieri crociati (Antonio Verico, 1820 ca.). In basso: progetto della risalita pedonale meccanizzata tra l’area portuale e la cattedrale di San Ciriaco ad Ancona, sezione (Ralph Erskine, 1980).
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PIAZZA CAVOUR (+657,26)
(+657,26)
VICOLO DELLA CANONICA
(+656,52)
(+653,18)
(+646,89)
(+648,59)
(+643,22)
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⬑ Progetto di una risalita pedonale meccanizzata a Camerino (Mc) tra viale Betti e piazza Cavour, pianta alla quota di piazza Cavour (HOFLAB-Paolo Belardi, HOFPRO-Alessio Burini, 1986).
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Risalire le città
⬑ Progetto di una risalita pedonale meccanizzata a Camerino (Mc) tra viale Betti e piazza Cavour, esploso assonometrico alla quota di piazza Cavour (HOFLAB-Paolo Belardi, HOFPROAlessio Burini, 1986).
Transport would be a delight
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⬐ Progetto di una risalita pedonale meccanizzata a Todi (Pg) tra il parcheggio di porta Orvietana e via Termoli, sezione (RPADino Bonadies, Stefano Galli, HOFLAB-Paolo Belardi, 1988).
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secoli e recuperato valorizzandone la dislocazione spaziale) e via Termoli, ai margini della cinta muraria etrusca della Cupa; la seconda, ricavata al di sotto di un giardino privato e meccanizzata con due rampe di scale mobili tra via del Monte e piazza del Popolo, era qualificata dall’attraversamento degli splendidi spazi ipogei delle Cisterne Romane. Purtroppo entrambi i progetti hanno avuto un destino infelice. Nel caso di Camerino, infatti, le mie previsioni progettuali sono state stravolte (e, per certi versi, banalizzate) in sede di traduzione esecutiva,
Risalire le città
mentre, nel caso di Todi, l’Amministrazione comunale, ritenendo il progetto troppo impegnativo, ha preferito optare per la realizzazione di un ascensore inclinato tra il parcheggio di porta Orvietana e i giardini Oberdan. Seppure deluso dai due insuccessi, nel 1992 ho deciso di partecipare al concorso di idee Risalire la città: Bergamo bassa, Bergamo alta, bandito dal Comune di Bergamo e dalla Società Schindler Italia: un’occasione per certi versi irripetibile per me, perché le problematiche del centro storico di Bergamo riassumevano in sé le problematiche dei centri storici di Perugia, Camerino e Todi, che ben conoscevo. Il problema della “risalita”, comune in molte città italiane ed europee con un particolare tipo di centro storico, pur essendo di origine remota è divenuto recentemente di rilevante importanza a causa del crescente interesse che le amministrazioni riservano al problema dell’accessibilità generale ai centri storici, nell’ottica di una nuova e diversa utilizzazione. (…) Il centro storico di Bergamo ha subito, come tutte le importanti città d’arte, una forma di snaturamento nell’uso degli spazi pubblici che ha coinciso con la perdita dell’originario tessuto sociale, sostituito da attività turistiche e terziarie. Le forme del suo collegamento con la città bassa risultano oggigiorno incoerenti rispetto alle esigenze espresse dalla popolazione e dai visitatori. Nel corso degli anni l’amministrazione ha limitato la circolazione all’interno della città alta ai soli veicoli della popolazione residente. Tale decisione assieme alle previsione di un ulteriore sviluppo
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