Comitato scientifico
Edoardo Dotto (ICAR 17, Siracusa)
Antonella Greco (ICAR 18, Roma)
Emilio Faroldi (ICAR 12, Milano)
Nicola Flora (ICAR 16, Napoli)
Bruno Messina (ICAR 14, Siracusa)
Stefano Munarin (ICAR 21, Venezia)
Giorgio Peghin (ICAR 14, Cagliari)
ISBN 978-88-6242-763-0
Prima edizione, Dicembre 2022 First edition, December 2022
©
LetteraVentidue Edizioni © Raffaella Laezza, Shuli Beimel
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Book design: Raffaello Buccheri
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Collana Alleli / Research
Raffaella Laezza – Shuli Beimel
CRASH
Peter Eisenman IUAV Venezia 1986-87
Con un'intervista a Peter Eisenman With an interview with Peter Eisenman
Giornata di Final Open Critic del Corso di Composizione Architettonica III di Peter Eisenman – IUAV – Giugno 1987 –Sede del Cotonificio Veneziano, Santa Marta.
Sono presenti oltre ai segnati: Carlo Cegan, Lella Crea, Paola Liani, Dora Luzzati, Carl Pickering, Ernst Struwig, Michele Zanoni, Elena Zoppi.
Oltre ai presenti erano iscritti al corso anche Stella Papanicolau, Manuela Spampinato e Gianpaolo Villari.
Ci scusiamo se abbiamo omesso alcuni nomi nella foto e negli iscritti ma non esiste documentazione che ci aiuti a rintracciarli.
Final Open Critic day of Peter Eisenman's Architectural Composition Course III – IUAV – June 1987 – Cotonificio Veneziano in Santa Marta.
In addition to the marked: Carlo Cegan, Lella Crea, Paola Liani, Dora Luzzati, Carl Pickering, Ernst Struwig, Michele Zanoni, Elena Zoppi.
In addition to those present, Stella Papanicolau, Manuela Spampinato and Gianpaolo Villari, were also on the course. We apologise if we have omitted some names in the photo and in the entries but there is no documentation to help us trace them.
Shuli Beimel
Raffaella Laezza
Peter Eisenman
Jörg H. Gleiter
Giuseppe Gambirasio
8-9 10 56 94 116
Indice Contents
Raffaella Laezza, Shuli Beimel Introduzione Introduction
Raffaella Laezza Crash 0+7. Un corso + un libro. Eversione 0 + 7 Crash. A course + a book. Subversion
Shuli Beimel Tracce a Venezia Venice traces
Jörg H. Gleiter Peter Eisenman. O come eliminare ciò che si diventa Peter Eisenman. Or how to eliminate what one becomes
Raffaella Laezza, Shuli Beimel Sette domande a Peter Eisenman Seven questions with Peter Eisenman
EISENMAN
Introduzione
Noi tre: Raffaella Laezza, Shuli Beimel e Jörg H. Gleiter studenti di Composizione architettonica III all'Università IUAV di Venezia a.a. 1986-87. Siamo di Venezia, Tel Aviv, Berlino. Lui: Peter Eisenman il nostro professore. In quel momento, sì è il nostro professore. Dopo, nella distanza da quel momento a oggi, che siamo architett* e docenti si è formata quella stessa relazione che c’è tra il maestro e i suoi allievi. È un maestro che fin dal primo istante lascia liberi i suoi allievi: il suo percorso intellettuale e di architetto è la sola lezione continua di sottofondo. Poche parole, dunque, accenni di incontri alle sue Biennali di Venezia, ai suoi passaggi in Triennale a Milano, a Berlino quando riceve la Laurea Honoris Causa e a Roma. Talvolta degli scritti fatti insieme, qualche progetto. Nel dipanarsi degli anni è stata fluttuante la percezione che noi abbiamo avuto della sua posizione nei confronti di un dibattito internazionale solido che fino agli anni ’80 aveva connotato la cultura architettonica tra IUAV con Manfredo Tafuri e Stati Uniti, oggi completamente disgregato, liquefatto. Rimane un dato: non si tratta del ruolo di Peter Eisenman nel dibattito, che questo libro intende trattare. Ma di come un architetto e docente può creare percorsi diversi, eterogenei tra i suoi allievi, escludendo l’ipotesi degli epigoni. Così noi tre ne siamo una vibratile testimonianza.
Peter ci ha insegnato che l’uomo di genio sa tenere saldo il proprio percorso: ne sviluppa e chiarisce delle parti nel perseverare temi fondanti. Pochi accessori. Molta cura del rapporto tra intelletto e spirito. Così ci dirà ultimamente: «Students need to learn the discipline before they begin to invent the new». Il suo, dunque, è un insegnamento che va oltre l’architettura, che la trapassa, tenendola contemporaneamente trafitta dalle scelte. Per queste, le parole della storia sono alcune delle preferite di Peter. Tra esse, ‘crash’ è parola che in questo libro si riferisce solo al suo significato etimologico ossia secondo l'Etymology Dictionary di Oxford University: «crasschen break in pieces; make a loud, clattering sound; probably imitative». Ed è quella che Shuli ed io abbiamo scelto come titolo trovando in Peter un entusiasmo.
Nel libro, ciascuno di noi tre allievi racconta il suo ‘crash’ mentre Peter, nell’intervista, ne offre il clima.
Il libro è dedicato a student* e studios* di architettura affinché la loro ricerca sia per tutti noi.
Raffaella Laezza, Shuli Beimel June 2022
CRASH PETER
IUAV 1986-87
Introduction
The three of us: Shuli Beimel, Raffaella Laezza and Jörg H. Gleiter, students of Architectural Composition III at the IUAV University of Venice, AY 1986-87. We come from Venice, Tel Aviv, Berlin. Him: Peter Eisenman, our professor. At that moment, yes, he was our professor. Later, in the distance from that moment to the present, now that we are architects and professors, we have developed the same relationship that exists between the “maestro” and his students. He is a “maestro” who, from the very first moment, sets his students free: his intellectual and architectural path is the one constant background lesson. Few words, then, hints of encounters at his participation in Venice Biennale, and in the Triennale in Milan, in Berlin when he received the Laurea Honoris Causa and in Rome. Sometimes writing together, sometimes collaborating on architectural projects. Over the years, the perception we had of his position toward the international debate, a debate now completely disintegrated and liquefied, which until the 1980s had characterized the architectural culture between IUAV, with Manfredo Tafuri, and the United States, fluctuated. One fact remains: it is not the question of Peter Eisenman's role in the debate that this book intends to deal with, but how a professor and an architect can create different paths, heterogeneous among his students, excluding the hypothesis of epigones. Of this, the three of us are a vibrant testimony. Peter taught us that a man of genius knows how to keep his own path steady: he develops and clarifies parts of it in preserving its fundamental themes. Few accessories. Much care given to the relationship between intellect and spirit. He recently told us: «Students must learn the discipline before starting to invent the new». His teaching, thus, goes beyond architecture, passes through it, keeping it at the same time guided by choices. To make these choices, the words of history are some of Peter's favourites. Among these ‘crash’ is a word that in this book refers only to its etymological meaning, that is, according to the Etymology Dictionary of Oxford University: «crasschen, break in pieces; make a loud and rattling sound; probably imitative». And this is the word Shuli and I chose as the title, and Peter was enthusiastic about it.
In the book, each of us three students talks about his on her ‘crash’, while Peter, in the interview, sets its general climate. The book is dedicated to students and scholars of architecture; may their research be for all of us.
Raffaella Laezza, Shuli Beimel June 2022
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‘Crash’ 0+7
— Raffaella Laezza
Un corso + Un libro. Eversione 0+7 ‘Crash’ A course + A
book. Subversion
Dire, in discorso corrente, cosa significa incontrare a venticinque anni Peter Eisenman come docente di Composizione architettonica III, allo IUAV, non può che traslare in un dire del movimento dello spirito che questo ha provocato se, con Mies: «Spero che voi capiate che l’architettura non ha niente a che fare con l’invenzione di forme ... L’architettura è l’autentico campo di battaglia dello spirito»*. Affido questo scritto all’immagine di alcune parole che si scontrano, vanno in ‘crash’ con altre.
Posso farlo solo in estrema sintesi.
Scarnificandole al solo attimo storico del Corso tralasciando il grande dibattito che hanno provocato fino ad oggi. Sono le parole fondanti l’architettura.
* Fritz Neumeyer, Mies van der Rohe. Le architetture, gli scritti, Skira, Milano, 1997.
To say, in common parlance, what it means at the age of twenty-five to meet Peter Eisenman, Professor of Architectural Composition III at the IUAV, only translates in terms of the spiritual awakening that this encounter provoked. As Mies says: «I hope you understand that architecture has nothing to do with the invention of forms … Architecture is the authentic battlefield of the spirit»*.
I intrust this writing to the image of some words that collide, ‘crash’ with others.
I can only summarize them in a nutshell. By flashing those words out from the historical moment of the course, leaving aside the great debate they have caused until today. These are the founding words of architecture.
* Fritz Neumeyer, Mies van der Rohe. Le architetture, gli scritti, Skira, Milano, 1997.
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Si trattava, appunto di un’anti-tempo. In un frame, velocissimo Eisenman ci parla di classico come ag gettivo e classico come sostantivo di cui, quest’ultimo è l’acce zione del suo libro. Ci orienta verso questo chiarimento. E tutto sembrava semplificato.
EISENMAN
1986-87 and architectural urbanism. A figure that I believed to be un touchable because it had become immaterial, ideal, was in real ity history reappearing in its discontinuous acts. It was a “No time / No site / No space”. It was, in fact, an anti-time.
In a brief instant, Eisenman talks to us about classic as an ad jective and classic as a noun, the latter of which is the mean ing of his book. He guides us towards this clarification. And everything seemed simplified.
CRASH PETER
IUAV
Raffaella Laezza, 2022. Classico 1.
Nasce il palinsesto: esso è il progetto. Cosa trattenere di queste immagini? Cosa farne per il nuovo progetto urbano del museo? Come si poteva togliere tutto da quelle immagini iconiche e contemporaneamente non distruggere qualcosa?
E, genetic code è parola chiave, sostituisce la pianta, è diagram ma, contiene tutte le informazioni del progetto.
È ‘crash-crack’, violento, assordante. Destruttura il tempo, non solo quello storico ma anche quello del proprio progetto, nel metodo fatto di steps continui in fluire controllato.
E il dato storico scompare come simbolo. Parallelamente una sensazione: era nell’aria una rivoluzione. Era anche il digitale che stava per iniziare e che, nella program mazione usava le medesime parole una per tutte: layers. Ci sen tivamo in un punto di altissima innovazione culturale dove le cose erano collegate una all’altra. Questo tipo di ‘crash’, più di altri provocava una sensazione di appartenenza a una rivolta, un’eversione. Tuttavia era sempre più difficile per me trovare una centratura in questo corso. Inizia un’afasia che è incomprensione, disagio, mescolati a una grande paura: si tratta di fare un salto nel vuoto. Avevo deciso di intraprenderlo e dovevo continuare.
The palimpsest is born: it is the design. What to keep of these images? How to apply them to the new urban design of the mu seum? How could you remove everything from those iconic im ages, and at the same time not destroy something?
Genetic code is a keyword, it replaces the plan, it is a diagram containing all the information for the design.
It is a ‘crash-crack’, violent, deafening. It destroys time, not only historical but also that of one’s own design, the method made up of continuous steps in a controlled flow.
And the historical data disappears as a symbol.
At the same time, a sensation: a revolution was in the air. Dig ital was also in its infancy and that, in programming, used the same words, one for all: layers. We felt we were at a point of high cultural innovation where things were connected to each other.
This type of ‘crash’, more than others, caused a feeling of be longing to a revolt, a subversion. However, it was increasingly difficult for me to remain centered in this course.
An aphasia begins which is marked by incomprehension, dis comfort, mixed with a great fear: it is a matter of taking a leap into the void. I had decided to take it and I had to continue.
CRASH PETER EISENMAN IUAV 1986-87
Raffaella Laezza, 2006. “Ground, Cartesian Steps”, Collezione “Sacred You. Invito a Ve-Ma”. X Biennale Architettura Venezia.
Peter Eisenman
— Jörg H. Gleiter
O come eliminare ciò che si diventa Peter Eisenman
Or how to eliminate what one becomes
Conoscere Peter Eisenman e studiare con lui non può non lasciare un segno indelebile. Durante il seminario di design del 1986-87, il periodo intenso di studi di Eisenman sull’architettura e la teoria ha lasciato infatti un’impronta profonda in tutti i partecipanti. Un periodo che si è inciso nella memoria architettonica e ha generato una persistente inquietudine che può essere addomesticata e resa produttiva solo attraverso una continua riflessione. Grazie ad Eisenman, l’architettura è divenuta un campo critico e intellettuale di sperimentazione che va ben oltre i confini di una disciplina altrimenti ritenuta troppo materiale, faticosa e poco intellettuale. È stata in particolar modo formativa l’esperienza dell’intreccio reciproco di teoria e pratica: l’una non può esistere senza l’altra. Il saggio che segue è il risultato di un lungo periodo di riflessione e dubbio critico, e che dalla mia esperienza veneziana non può essere separato dalla persona di Eisenman e dalle sue teorie. Il saggio si colloca su uno stato intermedio di un continuo processo di riflessione. Il testo è stato scritto nuovamente a Venezia, dove risiedevo in qualità di professore ospite presso la VIU (Venice International University), sull’isola di San Servolo nell’a.a. 20032004, dopo vent’anni da quell’incontro intenso, sconvolgente, entusiasmante e soprattutto formativo con Eisenman sulla Giudecca.
One cannot meet Peter Eisenman, nor study with him, without it having a lasting effect. For none of the participants in the 198687 design seminar did the intense period of study of Eisenman's architecture and theory pass without a trace. It engraved itself in the architectural memory and led to lifelong restlessness that can only be tamed and made fruitful through continued reflection.
With Eisenman, architecture became a critical, intellectual field of experimentation far beyond the boundaries of the otherwise so material, ponderous and little intellectual discipline. Formative was the experience of the fundamentally reciprocal intertwining of theory and practice, that one cannot meaningfully exist without the other. The following essay is the result of a long period of critical reflection and critical doubt, which since Venice can no longer be separated from the person of Eisenman and his theory. The essay is little more than an intermediate state of a continuous process of reflection. The text was again written in Venice on the occasion of a guest professorship I had at the VIU (International University of Venice) on San Servolo in 2003-04, a good twenty years after that intense, disturbing, stirring, and all the more formative encounter with Eisenman on the Giudecca.
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Tradotto dal tedesco da Fiona Elliott.
Translated from the german by Fiona Elliott.
«la mort de l’auteur»6, teorizzata per la prima volta da Roland Barthes, non rappresentava in sé una fine secondo Eisenman. Era infatti la domanda successiva, «cos’è la critica?»7, a chiarire il ruolo dell’eliminazione dell’autore nell’estetica della negatività nella prassi architettonica di Eisenman, ovvero la dialettica del la critica della ragione e dell’epistemologia. In tal senso, la teoria dell’architettura di Eisenman costituisce un importante, seppu re controverso, contributo alla filosofia critica dell’architettura.
Eisenman’s architectural praxis: it is the dialectics of the critique of reason and epistemology. In that sense Eisenman’s theory of architecture constitutes an important – if not uncontroversial –contribution to critical architectural philosophy.
CRASH PETER EISENMAN IUAV 1986-87
Jörg H. Gleiter. Progetto per un museo a Roverto, Venezia 1987.
quella che viene definita la biofilia in architettura? Puoi indicar ci alcune keywords sulle quali impostare il ragionamento? Non posso rispondere a questa domanda in quanto la na tura del mio lavoro non contempla questo aspetto. Pertanto il contesto a volte non ha effetto su quello che considero il mio progetto. Quello che insegno, scrivo o costruisco spesso ha a che fare solamente con il mio progetto, che oggi po trebbe essere intitolato “The Becoming Unmotivated of the Sign” (La perdita di motivazione del segno). Rispondo alla vostra domanda perché non sono preparato per scrivere un trattato di spiegazione. In ogni caso, queste idee hanno poco a che fare con CRASH.
Febbraio 2022
which today could be titled “The Becoming Unmotivated of the Sign”. I am answering your questions because I am not prepared to write the necessary essay of explanation. In any case those ideas have little to do with CRASH.
February 2022
CRASH PETER EISENMAN IUAV 1986-87
Peter Eisenman al Corso di Composizione, 1986.