ISBN 978-88-6242-820-0
Prima edizione aprile 2023
© LetteraVentidue
© Dario Costi
Per le fotografie © Alex Majoli - Magnum Photos.
Questa pubblicazione è la versione in lingua italiana del testo originale pubblicato da Springer Nature Switzerland nel 2021 dal titolo Designing the City of People 4.0 Reflections on Strategic and Sustainable Urban Design After COVID-19 Pandemic. Springer Nature Switzerland AG 2022 detiene il diritto esclusivo sulla versione inglese e sulle traduzioni in lingue diverse dall’italiano
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Progetto grafico: Francesco Trovato
Impaginazione: Alberto Scalia
LetteraVentidue Edizioni S.r.l.
Via Luigi Spagna 50 P 96100 Siracusa
www.letteraventidue.com
Collana Alleli / Research 148
DIARIO MANIFESTO PER LA CITTÀ DELLE PERSONE
4.0 Quello che il Covid 19 ci ha fatto capire
Dario Costi
INDICE
LA PRIMA ONDATA
06.06.2020
Il progetto della Città delle Persone
4.0
DIARIO MANIFESTO
REAGIRE
11.03.2020
Dal conflitto tra inerzia e trauma alla trasformazione delle difficoltà in opportunità
RIPRENDERE
22.03.2020
Dal conflitto tra tradizione e innovazione alla identità collettiva della società nella quarta rivoluzione industriale
STARE
25.03.2020
Dal conflitto tra gente e spazio alla ricerca dei luoghi per la comunità nella città contemporanea
MUOVERSI
01.04.2020
Dal conflitto tra corpo e spazio alla comodità della vitalità
ABITARE
08.04.2020
Dal conflitto tra casa e lavoro al collegamento tra domesticità e mobilità
10 / 16 / 24 / 34 / 44 / 52 / 20 / 28 / 38 / 48 / 56 /
SERVIRE
15.04.2020
Dal conflitto tra grande e piccolo alla dialettica tra attività e interattività
CAPIRE
22.04.2020
Dal conflitto tra comunicazione e informazione alla verità della connettività
VIVERE
29.04.2020
Dal conflitto tra forma e sostanza alla frugalità della contemporaneità
MODIFICARE
06.05.2020
Dal conflitto tra sviluppo e forma allo sguardo progettuale sulla realtà
AGIRE
13.05.2020
Dal conflitto tra governo e impegno alla dialettica emulativa tra pubblico e privato
LA SECONDA ONDATA
12.12.2020
Epìfania della pandemìa
98
108
66
76
92
62 / 72 / 80 / 88 /
/
/
/
/ 84 /
/ 102 /
Autore ignoto - - -
/ Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, Palermo.
/ Metà XV secolo
Trionfo della Morte. Affresco staccato con velature a secco proveniente da palazzo Sclafani a Palermo (cm 600 x 642).
La città dell’uomo sorgerà in un mondo liberato dall’asservimento alla forza e allo strapotere del denaro, al termine di quella lotta nel campo materiale e nella sfera spirituale che è l’impegno più alto e la ragione della mia vita. La luce della verità, usava dirmi mio padre, risplende solo negli atti, non nelle parole.
Che fare? Qual è la responsabilità dell’urbanistica in questo quadro che è chiaro, che appare dalle cronache di ogni giorno sempre più tragico, anche al temperamento più ottimista? Noi dobbiamo risolutamente penetrare nella segreta dinamica della terza rivoluzione industriale e procedere con coraggio verso piani più coraggiosi.
Stiamo assistendo in Italia ad ampi fenomeni economici e tecnici positivi, i cui effetti nel campo materiale, culturale, spirituale potrebbero essere sterili, ovvero portare innanzi un nuovo tipo di civiltà nella misura in cui saremo capaci di comprendere i fenomeni più profondi e più sensibili che seguendo un disegno imperscrutabile condizionano l’umana grandezza e l’umana miseria.
A. Olivetti, Città dell’uomo, prima edizione 1960, ripubblicato per Edizioni di Comunità, Ivrea 2015. La prima frase è ripresa nella quarta di copertina, la seconda è contenuta nell’intervento Urbanistica e libertà locali a p. 80.
Il fine ultimo è quello di enfatizzare le modalità di coesistenza tra la tecnologia e la società. Non bisogna infatti pensare alla prima come a una forza esogena sulla quale sono possa essere esercitato nessun controllo. Non siamo costretti a dover scegliere tra convivere o meno con la tecnologia. Piuttosto è importante guardare all’incredibile cambiamento in atto come a un invito a riflettere su chi siamo e sulla nostra visione del mondo. Più ci soffermiamo a pensare a come gestire la rivoluzione tecnologica, maggiore sarà l’analisi su noi stessi e sui modelli sociali che queste tecnologie rappresentano e favoriscono, e maggiori saranno le opportunità che tale rivoluzione migliori la società.
K. Schwab, La quarta rivoluzione industriale, Franco Angeli, Milano 2016 p. 16.
REAGIRE
16
Ma cosa è successo? Da due settimane è cambiato il mondo. Ripenso al workshop di fine febbraio passato con gli studenti sui tavoli da disegno. Penso a David che forse l’ha preso ma se la sta cavando. Penso all’ultima domenica di allenamento e il pranzo coi ragazzi dell’under 13. È passato il tempo della quarantena per fortuna. Sono passati 14 giorni da quegli ultimi momenti con gli altri e non ci è ancora successo nulla. Li ho contati uno ad uno. I sintomi che aspettavamo non sono arrivati. Meno male. Sono davvero sollevato e non solo per me. Vuol dire che anche loro stanno bene. L’attesa del virus e le difese che abbiamo alzato stanno cambiando la percezione di quello che abbiamo fatto, che stavamo facendo e che potremo fare. Tutto si è fermato. Tutto intorno a noi è sospeso. O forse no. Qualcosa sta comunque succedendo…
11.03.2020 - - -
Alex Majoli
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/ Italia. Catania, Sicilia.
/ 1 aprile 2020
Al cimitero. Tutti i funerali sono stati sospesi. Almeno 58.773 persone in tutto il mondo sono ora morte a causa della pandemia, secondo i ricercatori della Johns Hopkins University. In Italia giovedì il numero di casi confermati ha passato il milione. Almeno 1.094.068 persone sono state infettate.
In un recente webinar con giovani imprenditori ho ragionato su come da molti anni la crisi è diventata la condizione permanente del lavoro. Di come le ultime generazioni si sono abituate alle difficoltà come regola. Per loro l’emergenza sanitaria è l’ennesima delle molte prove che hanno superato, è un ostacolo solo più alto del solito. Molti di loro hanno rinnovato il modo di lavorare e portato l’azienda su posizioni più avanzate, più evolute, più competitive. Conviene allora fermarsi un attimo, guardarsi indietro e cercare di capire quale è il senso originario di questa parola. «Crisi» dal greco κρίσις significa scelta, decisione, fase decisiva di una malattia e viene dal verbo κρίνω che, a sua volta, vuol dire distinguere, giudicare. Crisi vuol dire allora innanzitutto scelta. Ma non una scelta qualunque. Una scelta che può portare al superamento di una difficoltà grave e alla guarigione. L’accezione negativa di oggi sembra una semplice sfumatura nell’impostazione iniziale. Il significato primo si ricollega piuttosto alla responsabilità e alla necessità di decidere. Ora come allora è proprio così. Tutto quello che è successo ci mette di fronte alla necessità ma anche alla opportunità di prendere decisioni individuali e collettive, di fare scelte rilevanti se non decisive.
Nel 2020 abbiamo vissuto uno di questi momenti dove tutto sembra rivelarsi. Succede nella storia che accidenti inaspettati e condizioni speciali possono far scattare salti di paradigma, accelerare i tempi lunghi di modificazioni epocali e portare alla concretizzazione di modelli che sono già pronti da tempo ma che non sono mai stati presi in considerazione fino a quel momento.
Speriamo allora che la paura di questi mesi e la preoccupazione per il ripresentarsi prima o poi di un’altra epidemia consigli uno sguardo più lontano del solito. Speriamo che sia l’occasione giusta per avviare
20 / REAGIRE
Dal conflitto tra inerzia e trauma alla trasformazione delle difficoltà in opportunità
un processo profondo di riflessione sui modi di vivere la città e avviare processi reali di una sua rigenerazione fisica. Se riguardiamo un attimo indietro prima di alzare lo sguardo sugli obiettivi che ci possiamo dare ritroveremo molte di queste questioni che ritornano come la schiuma sulle onde lunghe della storia, come il riaffiorare possibile e necessario di temi che in qualche modo tornano a galla, di problematiche ancora sospese, di dinamiche che hanno distanze più lunghe dei nostri passi.
Sollecitati dal ritorno inatteso di un diffuso spirito di condivisione e dalla riscoperta non così scontata di un sentimento di umanità, dobbiamo allora porci l’obiettivo di coniugare la straordinaria tradizione civile della vita nelle città europee con le grandi innovazioni della nostra epoca che la possono attualizzare.
In piena pandemia lo storico Alessandro Barbero ha ricostruito come da sempre la peste ha determinato conseguenze inattese 1. Ci ha ricordato che le reazioni ad eventi drammatici come questi hanno prodotto modificazioni sostanziali di approccio con effetti strutturali positivi. Dopo la peste antonina della fine del Secondo Secolo l’Impero Romano non ha sostituito la manodopera perduta con nuovi schiavi, avviando campagne militari di conquista verso territori lontani. Ha fatto proprio il contrario. All’opposto ha, per così dire, dato valore al capitale umano e ha impostato per la prima volta un’apertura agli stranieri che volevano entrare. Un analogo rimbalzo in positivo è riscontrabile anche dopo l’epidemia del Trecento quando la risposta strutturale è stata la crescita dei salari e il riconoscimento implicito dell’importanza dei lavoratori. Tutto questo dimostra che il problema può diventare opportunità se siamo in grado di rispondere e se siamo capaci di far seguire le decisioni ai traumi. Dobbiamo però ricordare che i cambiamenti culturali non sono né automatici né garantiti. Se l’umanità ha sempre dimostrato una straordinaria capacità di reagire, la volontà è la condizione necessaria perché questi passaggi tragici si trasformino in un miglioramento sociale.
L’epidemia è allora l’occasione per cambiare il mondo 2. Lo ha affermato nelle settimane del lockdown il filosofo Laurent de Sutter che ha riscoperto il significato greco della parola έπιδήμος – letteralmente forza che incombe sul popolo – come rito legato all’apparizione degli Dei. Le epidemie erano nell’antichità le cerimonie e i sacrifici offerti alle divinità ma anche alle potenze straniere il cui arrivo in città poteva essere un grave
21 / REAGIRE