Invecchiare a scala di quartiere

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Invecchiare a scala di quartiere

Quanti anziani incontriamo nelle piazze e nelle strade delle nostre città? Quante volte li abbiamo osservati soli su una panchina o mentre dialogano in gruppo nello stesso posto di sempre? In che modo, allora, i quartieri possono supportare la coorte anziana attraverso i propri spazi fisici e sociali al fine di incentivare un invecchiamento attivo e in salute?

Indice

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Prefazione

Valeria Tatano, Università Iuav di Venezia

Premessa

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Introduzione

Capitolo 1 – Invecchiamento nelle città

1.1. Fenomeni e cambiamenti socio-demografici

1.2. Una sfida per le città

Capitolo 2 – Da realtà esclusive a comunità inclusive

2.1. Luoghi specifici dove invecchiare

2.2. Città e comunità age-friendly

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Capitolo 3 – A scala di quartiere

3.1. Spazio pubblico di quartiere

3.2. Costruire quartieri “a misura di anziano”

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Conclusioni

Postfazione

Adolfo F.L. Baratta, Università degli Studi Roma Tre

Bibliografia

Iuav | Saggi Rosaria Revellini | Invecchiare a scala di quartiere

Prefazione

In Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno, le autrici Ella Berthoud e Susan Elderkin suggeriscono una biblioterapia con cui affrontare i dolori del corpo e del cuore, vecchiaia compresa. I loro consigli di lettura spaziano con ironia nella letteratura di tutti i tempi, convinte che un buon libro sia in grado di alleviare le sofferenze, offrire conforto e in alcuni casi portare a completa guarigione.

Anche i saggi possono essere terapeutici, soprattutto quando hanno la capacità di affrontare un argomento specialistico proponendone i contenuti in forma comprensibile, riducendo la complessità non necessaria e facendone sintesi, senza rinunciare alla scientificità della trattazione.

È quanto riesce a fare Rosaria Revellini in questo testo, elaborazione della sua tesi di dottorato discussa nella Scuola di Dottorato dell’Università Iuav di Venezia nel 2022. La ricerca restituita nelle pagine che seguono affronta il tema dell’invecchiamento della popolazione e del suo aumento esponenziale rispetto alla natalità, in particolare per quanto riguarda i Paesi occidentali e l’Italia, prima nazione per numero di anziani in Europa. La possibilità di invecchiare è un risultato positivo,

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dovuto al progresso in campo medico che ha aumentato la longevità, migliorando le aspettative di vita, ma è importante garantire la qualità del tempo in più che viviamo, risultato cui concorre anche l’ambito del progetto architettonico nelle sue molteplici declinazioni.

Per gli anziani attivi e in buono stato di salute la possibilità di invecchiare a casa propria rappresenta un importante elemento di valore che consente, tra l’altro, di mantenere la socialità costruita negli anni con gli abitanti del proprio paese o quartiere. Ma se la vita nei piccoli borghi può ancora fare riferimento a una rete consolidata di rapporti di parentela e di amicizia, pur essendo anche questa a rischio a causa del fenomeno di spopolamento e conseguente perdita dei servizi essenziali, più difficile è poter avere questo supporto all’interno delle grandi città, sempre più interessate da fenomeni di densificazione che tendono a rendere difficili le relazioni umane e il ricorso ai servizi essenziali.

Il lavoro della dottoressa Revellini si concentra sugli spazi pubblici a scala di quartiere in contesti urbanizzati, con l’obiettivo di definire le caratteristiche che questi spazi dovrebbero avere per consentire modalità d’uso in grado di facilitare la vita alla popolazione anziana offrendo occasioni e possibilità per mantenerla attiva. Il testo fornisce il costrutto teorico alla base di uno strumento operativo indirizzato alle amministrazioni, ai progettisti, ma anche ai portatori di interesse, per agevolare i processi decisionali e favorire l’urban ageing, costituendo un utile riferimento per comprendere lo sfondo sociale e culturale in cui si colloca questa possibilità. Non è sufficiente, infatti, possedere una abitazione in grado di adeguarsi a supportare i nostri cambiamenti e le nostre necessità, dobbiamo poter vivere all’esterno del guscio protettivo, usare gli spazi urbani, muoverci tra asfalto e natura, camminare e riposarci, tessere nuove relazioni, poter avere strutture e servizi dedicati.

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Disporre di uno spazio pubblico accogliente e sicuro non è un fatto scontato, è il risultato di un programma preciso al cui raggiungimento concorrono più attori, e che oggi si relaziona con i temi della sostenibilità e dei cambiamenti climatici.

Il testo della dottoressa Revellini ci conduce con garbo nel mondo della vecchiaia, tratteggia i contorni di un momento della vita che attende tutti e definisce un quadro di strategie, misure e azioni che lo spazio pubblico della città potrebbe avere per divenire fondamento fisico e sociale abilitante per le persone.

I quartieri “a misura di anziano” di cui parla l’autrice non sono una visione utopistica, ma un cambiamento possibile, e richiamano alla memoria quell’atmosfera «di affabilità, di parentela, di vita di famiglia» che Henry James riconosceva a Venezia e che descriveva nel Carteggio Aspern.

Non tutte le città possiedono naturalmente quel «carattere di immenso appartamento collettivo» e di domicilio «domestico e sonoro», ma vi si possono progettare/modificare/trasformare spazi, servizi, mobilità e strutture per farli diventare più accoglienti.

8 > 9 Prefazione

Premessa

Mentre scrivo questo testo, facendo capolino dalla finestra del mio studiolo, vedo spesso Liliana uscire in bici. Di bassa statura, mingherlina, capelli perfettamente pettinati e tinti, Liliana ha 88 anni, vive al terzo piano nel mio stesso condominio. Non la conosco abbastanza per sapere quali siano le sue abitudini, ma da alcuni rumori che scandiscono la sua (e così la mia) giornata posso immaginare i movimenti, gli spostamenti che fa, sola, nel suo appartamento proprio sopra al mio.

E mentre la guardo, la mia mente fa un salto a circa 800 km più a sud e pensa a Raffilina e Giggino. Stesse età, contesti e strutture familiari differenti, i miei nonni sono meno gracili di Liliana, fisicamente meno attivi – anche se di testa viaggiano ancora come due ventenni! – vivono in coppia, e non so neanche

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risalire all’ultima volta che mi hanno raccontato di essersi concessi una passeggiata o semplicemente aver fatto la spesa all’alimentari appena sotto casa, a meno delle ripetute visite mediche cui anelano mensilmente.

Mi ritrovo così a contestualizzare la mia ricerca, quello che ho letto, ho pensato e che in questo libro ho cercato di restituire. Penso agli ambienti esterni, alle strade, ai quartieri, alle città, alle comunità, al loro essere o non essere “abilitanti” e provo ad attribuire una definizione reale a questo aggettivo che prende quasi forma nelle immagini e quello che viene definito invecchiamento attivo si concretizza nell’esempio di Liliana mentre si allontana totalmente in quello di Raffilina e Giggino.

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Introduzione

L’innalzamento dell’aspettativa di vita rappresenta una delle principali conquiste della società moderna, risultato da attribuirsi ai progressi in campo medico e in generale al miglioramento della qualità della vita. Globalmente il numero di anziani sta aumentando, sebbene a ritmi diversificati tra Paesi ad alto reddito e quelli a medio-basso reddito. Mentre i primi, infatti, da oltre mezzo secolo stanno vivendo un rapido incremento del numero di anziani, per i secondi si prevede una crescita esponenziale entro il 2100 che avrà un impatto significativo sullo sviluppo sostenibile1.

L’invecchiamento della popolazione, identificato dalle Nazioni Unite come una delle quattro mega-tendenze demografiche assieme a crescita della popolazione, migrazione internazionale e urbanizzazione2, è stato definito come un fenomeno globale, profondo, pervasivo, duraturo e senza precedenti3 da affrontare nella sua complessità rispetto ai diversi ambiti disciplinari cui afferisce.

Al contempo, sempre più persone vivranno in contesti urbanizzati e di conseguenza aumenterà il numero di anziani nelle città4. Questo impone una riflessione sugli ambienti urbani e

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su come gli stessi possano influenzare la qualità della vita delle persone anziane5 così come, viceversa, il processo di invecchiamento possa indurre verso una “nuova” pianificazione urbanistica più inclusiva e consapevole6.

Si parla più precisamente di urban ageing, settore emergente nel campo delle scienze sociali e sanitarie che ha implicazioni anche in altri ambiti disciplinari (dalla psicologia alle discipline del progetto) e che si occupa nello specifico del rapporto tra popolazione anziana e spazi urbani7. Non sempre, infatti, tali spazi risultano adatti a supportare gli anziani nel processo di invecchiamento, sebbene le città siano generalmente identificate come luoghi di opportunità e risorse.

L’invecchiamento rappresenta quindi una delle principali sfide del XXI secolo per le città, richiedendone un ripensamento attraverso processi rigenerativi per adattarle alle esigenze delle persone nel tempo. Tuttavia, esso può essere inteso anche come occasione per migliorare la qualità della vita di tutta la popolazione urbana, e non solo della percentuale anziana, per tendere a realtà più inclusive e sicure, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile8.

Per rispondere a tale sfida, nei primi anni Duemila nasce l’espressione age-friendly. In particolare, l’introduzione del concetto di age-friendly cities – oggi age-friendly cities and communities – da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dà avvio, di fatto, al primo programma che propone un quadro completo e interdisciplinare in cui viene riconosciuta la necessità di una reazione collettiva per uno specifico fenomeno demografico. Nello specifico, la nozione age-friendly «deve essere definita […] come un ripensamento fondamentale su come vivere insieme»9 e in tal senso le città, in quanto luogo per eccellenza della collettività, rappresentano il fulcro di strategie efficaci volte a incentivare l’invecchiamento attivo e promuovere benessere e salute per le persone.

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All’interno di questo contesto si colloca il presente volume in cui l’invecchiamento è inteso come una potenzialità e lo spazio pubblico della città come fondamento fisico e sociale abilitante per le persone, specie quelle anziane, come è emerso anche a seguito della pandemia da Sars-CoV-2 in tempi recentissimi.

Parlare di invecchiamento della popolazione vuol dire prendere in considerazione una parte eterogenea e piuttosto ampia di popolazione, dal momento che la “soglia” per diventare anziani è fissata a 65 anni di età e non vi è un limite temporale per cessare di esserlo. Non tutti, infatti, invecchiano allo stesso modo, le condizioni di salute possono essere molto differenti così come quelle sociali ed economiche che incidono altresì su tale processo. Eppure, con l’avanzare dell’età alcuni cambiamenti fisici sono quasi inevitabili, come la perdita dell’udito o della vista oppure l’insorgere di limitazioni alla mobilità, incontinenza o demenza, e che più di frequente si presentano nei grandi-anziani, ovvero dopo gli ottant’anni.

Tale precisazione è fondamentale per comprendere in quale ambito preciso questo testo si colloca. L’idea di age-friendly cities and communities, infatti, si focalizza per lo più sulla figura dell’anziano mediamente attivo e in buono stato di salute e meno considera gli anziani non autonomi o con patologie gravi che devono inevitabilmente ricorrere a forme di assistenza continuativa domestiche o ancor meglio in residenze specialistiche.

Sebbene non venga mai affrontata nello specifico la questione economica e quella sociale, nelle pagine che seguono non si pongono limiti rispetto alle possibili condizioni degli anziani in relazione a tali aspetti, dal momento che l’obiettivo principale è quello di tendere ad ambienti di vita inclusivi e abilitanti a scala urbana per tutti. Proprio per questo motivo non sono oggetto di approfondimento tutte quelle “realtà esclusive” che di fatto portano a una “ghettizzazione” dell’anziano, come nel caso delle reteriment communities e in misura minore del senior cohousing.

14 > 15 Introduzione

Di contro, viene posta l’attenzione agli spazi pubblici urbani e più nello specifico ci si sofferma su quelli a scala di quartiere. Da un lato lo spazio pubblico della città è visto come spazio della collettività, catalizzatore della vita sociale, luogo di incontro e di scontro, le cui caratteristiche fisiche e sociali sono determinanti per una fruizione in autonomia e sicurezza degli anziani. Dall’altro la scala di quartiere rappresenta quella “unità urbana ottimale” potenzialmente in grado di accogliere e mettere in atto sperimentazioni che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Infatti, il quartiere rappresenta per gli anziani il luogo della prossimità in cui si rafforza il senso di comunità e il desiderio di rimanere in quel determinato contesto il più a lungo possibile.

Il volume si focalizza pertanto sugli spazi pubblici a scala di quartiere in contesti urbanizzati, sulle caratteristiche di questi spazi e sui modi d’uso da parte della popolazione anziana mediamente attiva e in discreto stato di salute. Più precisamente l’indagine viene condotta tenendo in considerazione i dati relativi al contesto europeo e nella fattispecie a quello italiano, dal momento che l’Italia è il Paese più “anziano” al mondo dopo il Giappone10.

L’obiettivo della ricerca che fa da sfondo a questo testo è quello di fornire uno strumento adeguato e aggiornato per supportare amministrazioni, progettisti o stakeholder nei processi decisionali relativi all’urban ageing e che al momento manca. Tuttavia, tra le pagine del presente volume non si approfondirà tale risultato ma piuttosto si pone l’attenzione più in generale sul tema dell’invecchiamento della popolazione “a scala di quartiere”, provando a definire una posizione chiara all’interno di un panorama scientifico più articolato. Sebbene, infatti, si agisca all’interno di un preciso ambito di intervento, l’interdisciplinarietà del tema porrebbe le basi per un nuovo lavoro ad ampio raggio in grado di cogliere e affrontare appieno la sua complessità.

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Attraverso queste pagine, dunque, si prova a diffondere la consapevolezza della necessità di un’azione corale sui temi relativi all’invecchiamento della popolazione nei contesti urbanizzati, una questione attualissima e da affrontare con urgenza in particolar modo in Italia.

Note

1. United Nations, Department of Economic and Social Affairs, Population Division, World Population Prospects 2019: Highlights, ST/ESA/SER.A/423, 2019.

2. Ivi.

3. United Nations, Department of Economic and Social Affairs, Population Division, World Population Ageing 2007, ST/ESA/SER.A/260, 2007.

4. Organisation for Economic Co-operation and Development, Ageing: debate the issues, OECD Publishing, Paris, 2015.

5. John R. Beard, Charles Petitot, Ageing and urbanization: can cities be designed to foster active ageing?, in “Public Heath Reviews”, 32, December 2010, pp. 427-450.

6. Tzu-Yuan Stessa Chao, Plannning for greying cities: age-friendly city planning and design research and practice, Routledge, New York, 2018.

7. Joost van Hoof, Jan K. Kazak, Urban ageing, in “Indoor and Built Environment”, 27, 5, June 2018, pp. 583-586.

8. United Nations, Trasformare il nostro mondo: Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, A/RES/70/1, 2015.

9. Kathryn Lawler, Age-friendly communities: go big or go home, in “Public Policy & Aging Report”, 25, February 2015, p. 31.

10. United Nations, Department of Economic and Social Affairs, Population Division, World Population Ageing 2019: Highlights, ST/ESA/SER.A/430, 2019.

16 > 17 Introduzione
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Capitolo 1

Invecchiamento nelle città

Vi siete mai fermati a guardare per pochi minuti chi popola le piazze, i parchi o i mercati settimanali delle vostre città? In molti posti troviamo dei nonnini (mi azzardo a chiamarli così) che bevono il caffè e leggono il quotidiano, chiacchierano tra loro, fanno spese “monoporzione” al supermercato vicino casa, passeggiano con il loro animale domestico, alle volte sfrecciano in maniera impavida sulle loro biciclette, o semplicemente rimangono seduti su quella panchina all’ombra per un po’ di tempo a osservare quello che succede intorno a loro.

Le città sono sempre più “grigie” e non si tratta solamente di una questione limitata agli spazi fisici ma il fenomeno riguarda fortemente anche l’economia, la sanità, i sistemi di welfare, il mondo del lavoro e così via. Basti pensare che negli anni sempre più anziani hanno anche conquistato il mondo della moda, della letteratura , protagonisti di film e serie tv, e non ultimo il mondo del web, tanto con la creazione di social network dedicati alla terza età quanto con la diffusione della figura del granfluencer da milioni di follower.

Aspetti che ci incuriosiscono e alle volte ci divertono ma per cui risulta necessaria una profonda riflessione.

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1.1. Fenomeni e cambiamenti socio-demografici

La popolazione mondiale è in continua crescita anche se a ritmi più lenti rispetto a qualche decennio fa e con situazioni diversificate a livello globale. Nel 2019 è stata raggiunta quota 7,7 miliardi di persone, numero che salirà a 8,5 miliardi nel 2030, a 9,7 nel 2050 e a 10,9 nel 21001. La crescita avverrà nonostante il tasso di fertilità risulti stazionario o in diminuzione in alcuni Paesi e mantenendo tendenzialmente le strutture demografiche attuali, anche se per fine secolo è prevista una stabilizzazione nell’aumento della popolazione mondiale.

In questo scenario si accentua il divario tra Paesi ad alto reddito e Paesi a medio-basso reddito: in Europa, per esempio, il dato sarà in decrescita a fine secolo a differenza del continente asiatico e di quello africano che stanno già vivendo un rapido incremento della popolazione, destinato a continuare.

All’aumentare della popolazione il numero assoluto di anziani cresce in modo consequenziale in tutto il mondo, sebbene anche in questo caso occorra considerare le differenti previsioni per i singoli Paesi. Tuttavia, il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione è una questione globale che segue geografie e ritmi diversi e che risulta quantomai attuale.

Il numero di persone con più di 65 anni d’età2 è superiore a 703 milioni al 2019, cifra destinata a raddoppiare al 2050, anno in cui si prevede una presenza di oltre 1,5 miliardi di anziani. Si tratta di un fenomeno che rimarrà piuttosto contenuto nei Paesi ad alto reddito – che vivono attualmente un forte incremento di questa parte di popolazione – e che invece esploderà nei Paesi a medio-basso reddito, con un aumento del 176% di anziani nei Paesi asiatici e del 218% nell’Africa sub-Sahariana3. Queste proiezioni impongono una riflessione anzitutto politica al fine di affrontare tale sfida in modo consapevole, con particolare riguardo a povertà e diseguaglianze, impegno e inclusione

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sociale, salute e benessere all’interno dell’ambiente di vita di ciascuno.

L’invecchiamento della popolazione è riconosciuto infatti come mega-tendenza demografica e in quanto tale ha ripercussioni sullo sviluppo sostenibile. Tutti i Paesi necessiterebbero di «pianificare l’invecchiamento della popolazione e garantire il benessere delle persone anziane proteggendone i diritti umani e la sicurezza economica nonché assicurando l’accesso a servizi sanitari adeguati in base all’età, opportunità di apprendimento continuo e reti di sostegno formali e informali»4. In tal senso il conseguimento dei Sustainable Development Goals (SDGs) proposti nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile risulta indispensabile per garantire un miglioramento in ambito urbano e non solo (in particolare si considera il contributo degli obiettivi n. 1, 3, 4, 5, 8, 10, 16). A ciò si aggiunge che di conseguenza aumenta la percentuale di anziani che vive in contesti urbanizzati, costituendo una sfida ma anche un’opportunità per le città per tendere a realtà sicure, inclusive e sostenibili (SDG n. 11).

Il mondo invecchia velocemente dal momento che la popolazione over 65 sta crescendo in maniera esponenziale rispetto a tutti gli altri gruppi d’età: a livello globale, nel 2018 per la prima volta nella storia, si è verificato che il numero di persone con più di 65 anni d’età abbia superato quello dei bambini con meno di 5 anni e si prevede che al 2050 tale numero raddoppi superando anche la coorte 15-24 anni nonostante permangano profonde differenze tra i Paesi ad alto reddito e le economie emergenti [1-2].

Parallelamente diminuiscono i tassi di natalità, con un numero globale di nascite pari a 2,1 nati per donna, parametro che conduce rapidamente i Paesi con una bassa mortalità alla cosiddetta “crescita zero”.

Le variazioni geometriche delle piramidi demografiche, rappresentazioni grafiche utilizzate in statistica per descrivere la

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crescita. Il grafico è stato rielaborato sulla base dei dati delle United Nations, World Urbanization Prospects del 2019.

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1950 Proiezione Anno 0-4 anni5-14 anni15-24 anni25-64 anni+65 anni 2000 2050 2100 6 Popolazione (miliardi) 5 4 3 2 1 0
Rosaria Revellini | Invecchiare a scala di quartiere 1. Popolazione globale stimata e prevista per classi d‘età, 1950-2100, secondo la proiezione medio-variante. La coorte over 65 è quella in più rapida

2. Stime, 1950-2020, e proiezioni mediovariante di dimensione della popolazione e tasso di crescita annuale mondiale. La popolazione cresce globalmente ma il

intervallo di predizione del 95%

tasso di crescita diminuisce. Il grafico è stato rielaborato sulla base dei dati delle United Nations, World Urbanization Prospects del 2019

nelle città 22 > 23
Invecchiamento
Popolazione totale (miliardi) Tasso di crescita della popolazione annuo (percentuale) Proiezione tasso di crescita (asse sinistro) popolazione totale (asse destro) 3.0 2.5 2.0 1.5 1.0 0.5 0.0 -0.5 14 12 10 8 6 4 2 0 19501970199020102030205020702090 Anno

composizione della popolazione per classi d’età e sesso, aiutano nella comprensione delle trasformazioni della struttura demografica di un Paese: un grafico a forma piramidale rappresenta una popolazione in crescita; un grafico a forma pressoché rettangolare raffigura una crescita nulla; infine un grafico a “piramide rovesciata” indica un declino demografico [3]. La lettura del rapporto tra le diverse classi d’età è di notevole importanza per la programmazione e la gestione economica, specialmente ai fini pensionistici. Per esempio, una “piramide rovesciata” prefigura dei problemi di spesa previdenziale a causa dell’assenza di forza lavoro e un aumento dei costi di cura, caso che sta vivendo l’Italia come si vedrà più avanti.

Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, noto anche come longevity revolution, Gray Wave, demographic time bomb o silver tsunami5, è stato definito «senza precedenti» nel corso della storia, «pervasivo» perché globale, «profondo» in quanto influenza svariati ambiti – sociale, politico, economico – e «duraturo» dal momento che si riscontra una crescita della popolazione anziana già a partire dagli anni Cinquanta6. Esso viene generalmente definito dai demografi come il risultato della combinazione di due importanti progressi in campo medico: la longevità, ovvero l’aumento dell’aspettativa di vita, e la riduzione della fertilità, ovvero del tasso di natalità. Oltre a questi, risulta determinante anche l’influenza di fattori “esterni”, quali processi migratori o specifiche imposizioni politiche (si pensi alla “politica del figlio unico” nella Cina del 1979) o ancora situazioni emergenziali (come la pandemia da Sars-CoV-2 che sicuramente avrà un impatto notevole), che incidono sulla struttura demografica dei vari Paesi. Uno degli effetti più rilevanti dell’attuale incremento del numero di anziani in Europa e in Nord America, per esempio, è dovuto al significativo aumento delle nascite nel Secondo dopoguerra e più precisamente tra il 1946 e il 1964, noto con il termine baby-boom, che ha dato vita alla più grande

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generazione di anziani nella storia, coloro i quali tra il 2010 e il 2029 avranno raggiunto i 65 anni d’età, i baby-boomers. La demographic transition theory, formalizzata nel 1945 da Frank Notestein a seguito del lavoro del 1929 del demografo Warren Thompson, fornisce una spiegazione in merito al rapporto tra tassi di mortalità e fertilità e crescita della popolazione anziana. Nonostante questa teoria sia stata criticata per essere piuttosto imprecisa e per il fatto di non considerare i cosiddetti fattori “esterni” prima citati, essa rappresenta «una metafora convincente per spiegare le tendenze generali del cambiamento sociale e demografico, in particolare nei Paesi già sviluppati»7 e aiuta a descrivere le diverse fasi demografiche di questi ultimi. In particolare, sulla base di tale teoria, si può provare a sintetizzare in fasi quella che viene appunto definita “transizione demografica”8:

- la prima fase descrive una società preindustriale in cui i tassi di mortalità alti sono attribuiti prevalentemente a malattie, alta mortalità dei bambini e delle partorienti, carestie periodiche e scarsa conoscenza medica e scientifica. Per motivi prevalentemente religiosi e culturali, invece, i tassi di natalità rimangono alti.

- La seconda fase segna un cambiamento in termini di diminuzione dei tassi di mortalità, nello specifico della mortalità infantile e delle partorienti, grazie al progresso scientifico e ai miglioramenti nello stile di vita per limitare le malattie e incentivare la longevità.

- Nella terza fase si registra una notevole diminuzione dei tassi di natalità a seguito dei processi di industrializzazione e urbanizzazione; più lenta rispetto alla fase precedente risulta invece la diminuzione dei tassi di mortalità e il conseguente incremento della popolazione.

- La quarta fase descrive una società completamente industrializzata con tassi di natalità e mortalità in decrescita e crescita della popolazione piuttosto stabile.

Invecchiamento nelle città 24 > 25

3. Piramidi della popolazione nelle date 1950, 2000, 2050, 2100 a livello globale, europeo e italiano. Il grafico è

1950

stato rielaborato sulla base dei dati delle United Nations, World Urbanization Prospects del 2019.

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95-99 90-94 85-89 80-84 75-79 70-74 65-69 60-64 55-59 50-54 45-49 40-44 35-39 30-34 25-29 20-24 15-19 10-14 5-9 0-4
10-14 5-9 0-4 4% 2% 0% 2% 4% 0%
40-44 35-39 30-34 25-29 20-24 15-19
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Italia
5-9
2050 2100 Mondo Europa
maschi femmine
Iuav | Saggi Rosaria Revellini | Invecchiare a scala di quartiere 25. Una passeggiata in compagnia in Campo, Venezia, 2023.

A scala di quartiere

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26. L’attraversamento pedonale che collega il quartiere di Santa Marta all’imbarcadero. Servizio fotografico e immagini Iuav, 2020. Iuav | Saggi Rosaria Revellini | Invecchiare a scala di quartiere 27. Un atletico signore in bicicletta ad Anversa, 2022.

È necessario dunque garantire una rete capillare di percorsi ciclabili che, oltre ad alimentare una mobilità più sostenibile, possa aumentare negli anziani la volontà di far uso di questo mezzo nel modo più sicuro possibile. Le piste o i percorsi ciclabili devono avere caratteristiche rispondenti alle normative di riferimento (larghezza, segnaletica, e così via) al fine di risultare sicuri, preferendo in ogni caso una separazione tra percorso ciclabile e quello veicolare. Gli attraversamenti ciclabili, anche semaforici, devono essere adeguatamente segnalati per essere fruibili in sicurezza.

Per favorire gli spostamenti in bici, inoltre, deve essere previsto un numero sufficiente di stalli per le bici per residenti e city user posizionati in diverse aree del quartiere, meglio se dotati di una copertura per la protezione dei mezzi dagli agenti atmosferici.

Un adeguato ripensamento della rete dei percorsi sia pedonali che ciclabili aumenterebbe la vivibilità del quartiere e della città, aumentando l’autonomia della popolazione più anziana nella loro quotidianità.

- Trasporti pubblici. I trasporti pubblici locali permettono di agevolare gli spostamenti all’interno del quartiere o da/verso la città e garantiscono un certo grado di autonomia di vita agli anziani.

Innanzitutto i mezzi devono risultare accessibili e fruibili in sicurezza e autonomia specie in fase di salita e di discesa. Inoltre, deve essere previsto un numero minimo da riservare a persone anziane e fragili, garantendo comfort nella seduta [28]. Più in generale, il numero e la capillarità delle linee e la frequenza delle corse deve coprire le aree del quartiere e della città affinché il servizio risulti realmente efficiente, faciliti gli spostamenti in autonomia disincentivando al contempo l’uso di veicoli privati.

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scala di quartiere
A
SAGGI IUAV 14 € 18

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