L’ETERNITÀ DELL’ATTIMO

Page 1


L’ETERNITÀ DELL’ATTIMO

SUL “LABORATORIO VENEZIA” DI GIANUGO POLESELLO

ALIOSCIA MOZZATO

Introduzione

Parte e tutto

L’unità del molteplice nel progetto della città e del territorio

Piano territoriale di coordinamento della regione veneta (1968)

Architettura e città

L’esperienza dell’eterogeneo tra logico e concreto “Novissime” (1964)

Venezia Città-Porto (1973)

Venezia Ovest. Architettura e Piano (1983-1986)

Progetto di un nuovo terminal alle Fondamenta Nove (1991-1996)

Progetto di 16 torri nella prima zona industriale di Marghera (1992-1994)

Storia e progetto

Ragioni e fondamenti di un’architettura astorica

Progetto per il Ponte dell’Accademia (1985)

Progetto per il Mercato di Rialto(1985)

Progetto del Padiglione Italia ai Giardini della Biennale di Venezia (1988)

Scritti di Gianugo Polesello

Per una ricerca su VENEZIA (1982)

Vie, centuriazioni, città e porti dell’Alto Adriatico (2002) e Venezia orientale: vie, centuriazioni, città e porti a Venezia (2002)

Prolusione a.a. 2002-2003 IUAV (2002)

Bibliografia ragionata sul “Laboratorio Venezia”

Regesto bibliografico dei “Progetti veneziani”

Crediti

INTRODUZIONE

I “Progetti veneziani” di Gianugo Polesello, sviluppati in trent’anni di attività didattica e di ricerca del “Laboratorio Venezia”, rappresentano, assieme al suo contributo alle iniziative del Dottorato di ricerca in Composizione architettonica da lui diretto come coordinatore dal 1991 al 2002, uno dei momenti più significativi delle riflessioni teorico-operative dell’architetto e docente friulano sulla città metropolitana lagunare di Venezia. Riconducendo l’indagine sulle specificità del “caso veneziano” all’interno di più ampi paradigmi teorici riferiti ai temi del rapporto tra architettura e città e delle relazioni che intercorrono tra la storia della città e la sua progettazione, le ricerche progettuali del “Laboratorio Venezia” – a partire dai progetti Novissime del 1964 con il Gruppo Samonà e Venezia Città-Porto per la XV Triennale di Milano del 1973, fino agli appunti contenuti nell’ultimo Quaderno di Gianugo Polesello per un Progetto di Università nella bocca di porto di San Nicolò a Venezia – costituiscono un “luogo proprio”, dentro l’allora Istituto Universitario di Architettura di Venezia, per la costruzione di un metodo di progettazione della città sub specie architecturæ, che misura la propria ampiezza teorica e il proprio spessore operativo nell’ambito di alcune aree geografiche e tematiche ricorrenti nella storia e nelle dinamiche di trasformazione del fenomeno urbano e territoriale Venezia-Laguna. Il contributo di Gianugo Polesello alla mostra Progetto Venezia, relativo agli esiti delle ricerche e dell’attività didattica sul tema della configurazione architettonica del “binomio Venezia-Mestre”, e le riflessioni progettuali sviluppate nell’ambito del seminario di progettazione Per un Nuovo Novissime (1993-1995), la cui intenzione era quella di riflettere su una possibile continuità delle assunzioni teorico-operative tra Novissime (1964) e i progetti Venezia Città-Porto (1973), Area ex Saffa di San Giobbe a Cannaregio (1979) e Venezia Ovest (1983-1986), evidenziano, con estrema chiarezza, il valore assunto dal progetto architettonico di strumento di verifica sperimentale e misurazione concreta di quel sistema generale di motivazioni e scelte progettuali che costituiscono il “Piano”. Più precisamente, il “metodo Polesello” non intende escludere la pianificazione urbana dal progetto della città, ma, al contrario, assumere l’urbanistica e l’architettura come due “domini scientifici” autonomi e indipendenti epperò compresenti e complementari, utilizzando gli “elementi del fenomeno architettonico” – nell’accezione data da Ernesto Nathan Rogers di “principi” e “strumenti” considerati unitariamente1 – per precisare, scrive Polesello, «la corrispondenza

1. Cfr. Ernesto Nathan Rogers, Gli elementi del fenomeno architettonico, Marinotti, Milano 2006.

MOLTEPLICE

NEL PROGETTO DELLA CITTÀ E DEL TERRITORIO

Gianugo Polesello, allievo prima di Ignazio Gardella e poi di Giuseppe Samonà, partecipa attivamente a quella stagione di rifondazione disciplinare e culturale dell’insegnamento teorico dell’architettura e delle pratiche della progettazione architettonica e urbana inaugurata da Samonà, chiamato a dirigere nel 1943 l’allora Regio Istituto Superiore di Architettura di Venezia, per poi continuare negli anni successivi attraverso l’attività didattica e di ricerca di giovani architetti e professori dello IUAV (Aldo Rossi, Romeo Ballardini, Guido Canella, Costantino Dardi, Giovanni Battista Fabbri, Mauro Lena, Pierluigi Nicolin, Raffaele Panella e Luciano Semerani) che Carlo Aymonino, prima docente dal 1963 al 1981 e poi rettore dal 1974 al 1979, a partire dalla fine degli anni Settanta riunisce all’interno del Gruppo Architettura1. Come è noto, il contributo di Gianugo Polesello alle attività di ricerca del Gruppo Architettura si contraddistingue per aver assunto la città «come luogo di origine e di ritorno per l’esperienza di progettazione architettonica»2.

Un presupposto programmatico che s’inscrive a pieno titolo nell’ambito di costruzioni teoriche e sperimentazioni progettuali che trovano ampio riferimento nella tradizione di studi che ha contraddistinto la Scuola di Venezia3 e Milano4 a partire dalla seconda metà del Novecento, riconducibili dentro il perimetro di più ampi paradigmi scientifici riferiti al tema del rapporto tra architettura e città e delle relazioni che intercorrono tra lo studio della città e la sua progettazione.

Per meglio comprendere le costruzioni teorico-operative sviluppate da Gianugo Polesello all’interno di questo contesto storico e tematico appare utile cominciare ripercorrendo alcuni passaggi del Piano territoriale di coordinamento della regione veneta, elaborato con Giuseppe Samonà nel 1968 su commissione dell’allora Magistrato alle acque di Venezia5. Una riflessione progettuale che, se da un lato, ragiona su temi connessi a specifiche necessità di sviluppo e trasformazione urbana e territoriale della città metropolitana lagunare di Venezia e del

1. Giovanni Fabbri, Carlo Aymonino e le svolte della storia, Anteferma, Conegliano 2023; vedi anche Giovanni Marras, Il valore del vuoto. Gianugo Polesello nel Gruppo Architettura, in Pierluigi Grandinetti, Armando Dal Fabbro e Riccarda Cantarelli (a cura di), Gianugo Polesello. Un Maestro del Novecento, LetteraVentidue, Siracusa 2019, pp. 92-103.

2. Gianugo Polesello, Note per un’architettura tematica, in Claudio Aldegheri e Maurizio Sabini (a cura di), Per un’idea di città. La ricerca del Gruppo Architettura a Venezia (1968-1974), Cluva, Venezia 1984, p. 18.

3. Luciano Semerani (a cura di), School of Venice, in “Architectural Design”, n. 5-6, 1985.

4. Antonio Monestiroli, La ragione degli edifici. La scuola di Milano e oltre, Marinotti, Milano 2010.

5. Gianugo Polesello e Giuseppe Samonà, Piano territoriale di coordinamento della regione veneta. Studio di III e IV fase, 1968, Fondo Gianugo Polesello, Archivio Progetti Iuav.

“per-architetture” che si precisa operativamente, da un lato, mantenendo costante il principio della ricerca delle «relazioni giuste tra gli elementi “dati” nel progetto»39 e, dall’altro lato, modificando la scelta e la costruzione degli «elementi costitutivi in rapporto alle esigenze del progetto»40 connesse con le trasformazioni urbane legate alla storia della città e al continuo cambiamento di senso, di valore e di ruolo di ogni singola parte di essa.

Per Polesello, se si considera il problema della progettazione della città come un problema di tipo territoriale, si può assumere la città come una parte morfologicamente definita dentro un’unità riconosciuta come costruzione storica che contiene al suo interno diverse forme di occupazione e configurazione del territorio. Esse rappresentano per la pianificazione urbanistica “i segni fisici” delle trasformazioni operate dall’uomo nelle diverse aree geografiche che consentono «la formazione di parametri per la partizione, per l’istituzione di una dimensionalità del territorio in rapporto continuo e preciso con ogni voluta modificazione futura»41.

Leggere la struttura urbanistica del territorio come «insieme ordinato di questi segni»42 significa assumere il sistema urbano territoriale come una costruzione di parti eterogenee, autonome e complementari, che si precisa nella forma di un «sistema policentrico» dentro il quale coesistono «singole città» considerate parti distinte dalle «unità insediative» – più o meno urbanizzate in rapporto agli usi produttivi del suolo e alla natura dei fatti produttivi – e dall’insieme delle infrastrutture e attrezzature che, scrive Polesello, «fisicizzano il sistema delle relazioni tra di esse […] e tra tutte le città considerate sistema e il territorio»43.

La pianificazione urbanistica è pertanto pensata come un problema di rapporto tra diverse unità urbane e le aree di territorio esterne a esse, non secondo un’astratta “isotropia” che mira a dissolverne le distinzioni teorizzando uno sviluppo direzionato dalla presenza o istituzione di numerosi poli qualitativamente e quantitativamente omogenei, ma, al contrario, attraverso la concreta misurazione dei «segni emergenti» di una configurazione territoriale che, precisano Samonà e Polesello, «trova in tali segni le ragioni valide per motivare […] il senso del suo futuro sviluppo»44.

Pagina a fronte Gianugo Polesello, disegno prospettico di torri, 1990.

39. Gianugo Polesello, L’abitazione in rapporto alla città e al modello: Le Corbusier, cit., p. 10.

40. Ibidem.

41. Gianugo Polesello, L’architettura e la progettazione della città e nella città (parte I), in Gruppo architettura. Per una ricerca di progettazione 1, IUAV, Venezia 1969, p. 80.

42. Ivi, p. 81.

43. Ivi, p. 82.

44. Gianugo Polesello e Giuseppe Samonà, Piano territoriale di coordinamento della regione veneta, cit., p. XVI.

Carlo Aymonino, Guido Canella, Antonio Monestiroli, Gianugo Polesello, esercitazioni progettuali sviluppate nell’ambito delle attività del Dottorato di ricerca in Composizione architettonica dell’Università Iuav di Venezia tra il 1988 e il 1995. Tavola realizzata in occasione del seminario intitolato Per un’architettura del policentrismo: le architetture-luoghi nella localizzazione policentrica. L’estensione (la topografia) della città metropolitana ai limiti interni/esterni: i casi di Cordoba, Venezia e Milano, 1995.

ARCHITETTURA E CITTÀ

L’ESPERIENZA

DELL’ETEROGENEO TRA LOGICO E CONCRETO1

1. Una parte di questo scritto è stata presentata al Congresso internazionale Beyond the gaze. Interpreting and understanding the city organizzato dall’Associazione Italiana di Studi Urbani, che si è svolto dal 13 al 16 settembre 2023 presso l’Università degli Studi di Ferrara ed è in corso di pubblicazione con il titolo: La costruzione della città tra logico e concreto. Gianugo Polesello e il “Laboratorio Venezia”

Nel breve scritto elaborato nel novembre del 1982 intitolato Per una ricerca su VENEZIA1, Gianugo Polesello delinea i caratteri e i contenuti programmatici di una «RICERCA OPERATIVA» sulla forma urbis di Venezia che, in quanto «DOMANDA DI PROGETTO», è prima di tutto una «RICERCA DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA che – precisa Polesello – viene condotta attraverso una procedura di tipo sperimentale, e però assume sino dall’origine le regole e le procedure proprie del progetto di architettura»2.

La città metropolitana lagunare è assunta come luogo geografico e intellettuale dentro il quale sviluppare la ricerca e sperimentazione di un “metodo” analitico e operativo “sub specie architettonico” che assume la forma di un progetto per «VARIANTI ALTERNATIVE»3 di alcuni capisaldi funzionali e morfologici della struttura urbana e territoriale di Venezia verificando, scrive Polesello, «la possibilità di CONTAMINAZIONE o di MONTAGGIO tra diversi progetti (alternative o varianti di progetto) o tra elementi-parti di progetti diversi»4.

La sperimentazione progettuale, essendo una “ricerca di campo” condotta sui “fatti” che compongono il fenomeno metropolitano lagunare veneziano, rappresenta anche una «ricerca di metodo»5 riconducibile a una più ampia riflessione teorica di carattere metodologico tesa a misurare il valore operativo assunto dagli strumenti e dalle procedure del progetto di architettura nella progettazione della città. «Se il progetto di architettura – scrive Polesello – ha la forma della tecnica, si prefigge “ordini” di tipo tecnico-applicativo è pur tuttavia ancorato a una più o meno latente costruzione teorico-critica che detta le ragioni di quella figura, di quella soluzione. E con ciò si pone come contribuente alla strutturazione teorica della OPERAZIONE-ARCHITETTURA»6. Alcuni principi e linee programmatiche contenuti in questo primo tentativo di strutturazione di una “ricerca operativa” sulla città di Venezia, sono già perfettamente riconoscibili in uno dei primi

1. Gianugo Polesello, Per una ricerca su VENEZIA, Quaderno 12, Fondo Gianugo Polesello, Archivio Progetti Iuav.

2. Ibidem.

3. Ibidem.

4. Ibidem.

5. Nella trascrizione del contributo di Aldo Rossi, Emilio Mattioni, Gianugo Polesello e Luciano Semerani al X Congresso Inu, Città e territorio negli aspetti funzionali e figurativi della pianificazione continua che si è tenuto a Trieste dal 14 al 16 ottobre 1965, pubblicato in Rosaldo Bonicalzi (a cura di), Aldo Rossi. Scritti scelti sull’architettura e la città, Quodlibet, Macerata 2012, pp. 269-276, a proposito del concetto di “dimensione” in relazione ai contenuti della progettazione urbanistica, si legge: «Il problema della dimensione significa piuttosto il problema del campo, sia relativamente alla parte di territorio in cui si opera, sia rispetto alle modalità di intervento» (p. 270).

6. Gianugo Polesello, Per una ricerca su VENEZIA, Quaderno 12, Fondo Gianugo Polesello, Archivio Progetti Iuav.

Pagina a fronte Gianugo Polesello, disegno planimetrico di studio, 16 giugno 1993.

Come si legge in una nota contenuta nei suoi Quaderni61, per Polesello il monumento è «un’architettura isolata nella città (come gruppo di monumenti, come area monumentale)»62.

Ulteriori appunti per una lezione sul tema delle «architetture singolari» chiariscono, facendo esplicito riferimento a un saggio critico di Giulio Carlo Argan sul De re aedificatoria di Leon Battista Alberti63, il valore urbano assunto da un’architettura che, non costruendo più il vuoto nella città, ma occupandone lo spazio, scrive Argan, «rende significante lo spazio con la propria presenza e il proprio gesto»64 Più precisamente, il «monumento che sta nello spazio»65 è un’architettura che esprime la propria realtà oggettuale assumendo una precisa condizione di spazialità per significare architettonicamente i luoghi della città, in quanto, precisa Polesello, «lo spazio senza corpi fisici dentro di esso è privo di significato»66.

Di fatto, la figura architettonica delle sedici torri se, da un lato, si configura come nuovo “caposaldo” strutturale di un sistema lineare metropolitano che ricomprende ai suoi estremi i limiti della contaminazione lagunare verso la terraferma e le isole del Lido, dall’altro lato assume il valore di nuovo elemento di quel complesso monumentale storicamente consolidato costituito dai fatti urbani che si attestano dentro la città insulare, ai bordi del bacino marciano e lungo il Canal Grande.

Come ha osservato Giovanni Fabbri67, quando i progetti per Venezia Ovest e delle 16 torri nella prima zona industriale di Porto Marghera si leggono come ipotesi di riconfigurazione del nuovo sistema di relazioni tra la città antica e quella di nuova formazione in terraferma attraverso la costruzione di due distinte e compiute “unità architettoniche”, appare evidente la scelta di contrapporre, per dirla con Polesello, «il disegno di architetture nella figura di “luogo-spazio” e di “luogo-limite”»68, in ragione delle opposte condizioni storiche che contraddistinguono le due aree parti di città e di antitetiche strategie di ridefinizione della loro immagine e identità urbana.

61. Cfr. Gundula Rakowitz, Gianugo Polesello. Dai quaderni, cit.

62. Gianugo Polesello, IUAV/DRCA – ID/FA Cordoba, 29 ottobre 1997, Quaderno 111, Fondo Gianugo Polesello, Archivio Progetti Iuav.

63. Giulio Carlo Argan, Il trattato “De re aedificatoria”, in Id., Classico Anticlassico. Il Rinascimento da Brunelleschi a Bruegel, Feltrinelli, Milano 1984, pp. 111-123.

64. Ivi, p. 119.

65. Gianugo Polesello, Lezione n. 15, 24 febbraio 1998, Quaderno 112, Fondo Gianugo Polesello, Archivio Progetti Iuav.

66. Gianugo Polesello, L’architettura del teatro e i luoghi spazio della città (contemporanea), cit., p. 186.

67. Giovanni Fabbri, Venezia, il progetto della città costruita, in Patrizia Montini (a cura di), Venezia studi per un progetto, Quaderni del Dipartimento di architettura e progettazione urbana − IUAV, n. 9, Cluva, Venezia 1984, pp. 5-28.

68. Gianugo Polesello, Vuoti urbani e grandi architetture nella trasformazione della città, cit., p. 160.

STORIA E PROGETTO RAGIONI E FONDAMENTI

DI UN’ARCHITETTURA ASTORICA

Nell’aprile del 2002 Gianugo Polesello scrive il programma di ricerca intitolato Vie, centuriazioni, città e porti dell’Alto Adriatico per la parte orientale della città metropolitana lagunare di Venezia, che doveva ricomprendere, al suo interno, i luoghi “originari” di Altino e Torcello e quelli di nuova formazione ottocentesca che segnano il limite della Laguna verso la Bocca di Porto di Lido.

«La proposta – si legge nel testo – riguarda […] la messa in funzione (funzione architettonica, poietica) di una procedura a ritroso che si propone un mischiamento dei tempi nella formazione delle operazioni di progetto, una sorta di re-invenzione (o ri-nascimento).

L’ipotesi di un’architettura “senza tempo”, costruita nello stesso tempo nel mito e nella storia è il tema di studio e di ricerca. Un tema progettuale (e difficile).

Le ragioni funzionali erano dominanti nella stagione “eroica” dell’architettura moderna, quasi a prescindere dalle ragioni di “figure nella storia”. Queste ragioni si sono modificate, a verificare il nesso di dipendenza in quanto ragioni di figure e di storia e a modificarlo»1. Questo passaggio introduce alcune riflessioni sul senso che il complesso rapporto tra architettura e storia assume in un’esperienza del progetto pensata da Polesello come luogo fisico e intellettuale di una “critica operante” sulla città, che ragiona sulla questione delle trasformazioni urbane legate alla storia della città e al continuo cambiamento di senso, di valore e di ruolo dei distinti luoghi dentro di essa.

La cifra che contraddistingue il momento conoscitivo del metodo progettuale di Polesello risiede, a nostro avviso, nel porsi di fronte al materiale storico dell’architettura e della città, assumendo, parafrasando Manfredo Tafuri, quell’atteggiamento tipico dell’«operatore-chirurgo» che, diversamente dal «pittore-mago», non osserva una distanza dal tessuto dei dati cercandovi soltanto occasioni emotive, ma penetra profondamente in ciò che gli è dato introducendosi costruttivamente in esso2.

Più precisamente, l’operazione analitica del progetto si sviluppa secondo principi e presupposti analoghi a quelli dell’analisi archeologica descritta da Michel Foucault3, strutturandosi come una lettura critica essenzialmente storica, ma con l’avvertenza che l’“immagine” della storia a cui fa riferimento non è quella, scrive Foucault, «di una memoria millenaria e collettiva che cercava l’aiuto dei documenti per ritrovare la freschezza dei ricordi; essa è invece l’impiego e la messa in opera di una materialità documentaria (libri, testi,

1. Gianugo Polesello, Vie, centuriazioni, città e porti dell’Alto Adriatico, Programma di Ricerca interuniversitario, 2002, Fondo Gianugo Polesello, Archivio Progetti Iuav, p. 1.

2. Cfr. Manfredo Tafuri, Teorie e storia dell’architettura, Laterza, Bari 1968.

3. Cfr. Michel Foucault, L’archeologia del sapere. Una metodologia per la storia della cultura, Rizzoli, Milano 2021 (ed. or. L’archéologie du savoir, Gallimard, Paris 1969).

Progetto per il Mercato di Rialto (1985)1

1. Nella pagina a fronte è riportata la trascrizione della “Relazione” del Progetto per il Mercato di Rialto a Venezia elaborato da Gianugo Polesello e Giuseppina Marcialis nel 1985 in occasione della Terza Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia intitolata Progetto Venezia. Il testo è stato pubblicato per la prima volta in Terza Mostra Internazionale di Architettura. Progetto Venezia, Catalogo della mostra, La Biennale di Venezia, Electa, Milano 1985, vol. II, p. 454.

Il progetto per Rialto propone di restituire a tutta l’area la sua funzione originaria dominante: luogo di scambi commerciali. Le altre funzioni urbane ancora presenti e derivanti dall’essere stata l’isola realtina il nucleo primigenio della città sono oggi assolutamente incompatibili con una efficiente organizzazione amministrativa e direzionale moderna.

La scelta è quindi quella già proposta nel “progetto” di Fra Giocondo: l’esaltazione della funzione mercantile nel cuore della città-porto Venezia. L’organizzazione spaziale conferma la scelta funzionale aumentando e addensando le aree destinate allo scambio commerciale.

Nel campo di Rialto Novo viene costruita una “basilica” che ospita una grande piazza-mercato coperta a doppia altezza, della quale una parte a due piani climatizzata, e una striscia di botteghe.

La manica originaria della Fabbriche Vecchie (lungo la ruga degli Orefici) è trasformata in luogo di commercio a tutti i piani.

Il campo di San Giacomo di Rialto diventa il “doppio” scoperto della “basilica” di Rialto Novo, mercato all’aperto su cui affacciano, dai portici, le botteghe del Banco Giro, anch’esso interamente convertito in spazio commerciale. Al piano terra l’apertura di un sottoportico multiplo mette in comunicazione il campo con l’Erberia, che è dotata di una nuova darsena di scarico con la rettifica del bordo del canale.

Il palazzo dei Camerlenghi apre al piano terra la sala terminale per usi collettivi, mentre ai piani superiori conserva l’utilizzazione a uffici.

Sul campo della Bella Vienna si apre la “Grande Sala” che sostituisce le due ali a pettine del Banco Giro e diventa il nucleo di snodo delle due parti del mercato (basilica-San Giacomo-Erberia e Pescaria) e delle due “parti” del progetto, connesse dalla lunga sequenza delle Fabbriche Rosse, adibite anch’esse a spazio commerciale.

L’edificio della nuova Pescheria è sostituito da una nuova piazza-mercato coperta, fiancheggiata da un portico.

Il bordo del campo della Pescheria è definito da tre solidi elementari che si specchiano nel canale.

Gianugo Polesello e Giuseppina Marcialis, Progetto per il Mercato di Rialto a Venezia, 1985, elaborato grafico della tavola di progetto per la Terza Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia

Gianugo Polesello, Progetto del Padiglione

Italia ai Giardini della

Biennale di Venezia, 1988, elaborato grafico della tavola di concorso ASSONOMETRIA

Gianugo Polesello, Progetto del Padiglione Italia ai Giardini della Biennale di Venezia, 1988, elaborato grafico della tavola di concorso PIANTA PIANO INTERRATO

I “Progetti veneziani” di Gianugo Polesello sviluppati in trent’anni di attività didattica e di ricerca del “Laboratorio Venezia” rappresentano, assieme al suo contributo alle iniziative del Dottorato di ricerca in Composizione architettonica da lui diretto come coordinatore dal 1991 al 2002, uno dei momenti più significativi delle riflessioni teoriche e operative dell’architetto e docente friulano sulla città metropolitana lagunare di Venezia. Ripercorrere queste riflessioni significa anche e più in generale, interrogarsi, oggi come allora, sulla “eredità del Moderno” e il riflesso di questa nell’esperienza contemporanea, con intenzioni che traguardano, non tanto “ortodossie” riformiste o ideologici totalitarismi, quanto piuttosto una “eterodossia” molto attenta al pensiero e alle figure che rappresentano una visione altra della modernità. Un “altro Moderno” appunto, che, a nostro avviso, affonda le sue radici nell’accettazione piena della “parzialità” e del “conflitto” come principi costitutivi di un “pensiero progettuale” che non intende dissolvere le molteplicità per superare le contraddizioni, ma, al contrario, ne assume le componenti come condizione ontologica della “realtà” e, di riflesso, di una precisa “idea” di architettura e città.

ISBN 978-88-6242-952-8 € 25 www.letteraventidue.com

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.