Indice
006 029
072 060 037 090 042 108 046
Introduzione
Susanna Pisciella
Il paesaggio come mito
Ascoltare i luoghi, vedere le storie
Andrea Tagliapietra
L’architettura delle infrastrutture
Alberto Ferlenga
c’è un solo punto
Renato Rizzi PROGETTI
Autostrada Pedemontana Veneta
Inversione del Paesaggio
Renato Rizzi, Pro.Tec.O.
Ponte sotto lo Stretto, Messina
Scilla e Cariddi
Renato Rizzi
Lo spettro del teatro romano, Colle San Pietro, Verona
Dentro la maschera
Renato Rizzi, Tobia Bonetti, Roberto Da Dalt, Andrea Mozzato
Portici del Monte Berico, Vicenza
Palladio Contemporaneo
Renato Rizzi, Francesco Rigon, Margherita Simonetti
Nuove fondazioni, Tivoli
Restituzione di un dono
Renato Rizzi
Dante
S. D’Arrigo
R. Daumal
R. Lowell
M. Yourcenar
Processione dello sguardo, Fori Romani Canonizzazione delle Rovine
Renato Rizzi, Ludovico Dal Piccol, Alvise Rittà Ziliotto, Angelica Stern
La soglia del Lago Maggiore, Arona e Angera Negli occhi del San Carlone
Renato Rizzi, Edoardo Cesani, Sofia Erlicher
Sipario urbano. L'acquedotto di Santiago de Querétaro Epifania dell’arcaico
Renato Rizzi
Stazione sub-lagunare, Isola di San Clemente, Venezia Circuito lunare
Renato Rizzi, Giorgia Antonioli
Forte di San Domenico, Bergamo Liturgia dell’abbandono
Renato Rizzi, Paolo Dallapozza
Crediti
O. . Mandel’štam
A. Bartholdi
O. Paz
A. Cornaro
G. Serpotta
Introduzione
Susanna Pisciella
Le infrastrutture sono architetture
Un certo equivoco sottende le infrastrutture. La radice infra testimonia l’originaria destinazione sotto terra, nascoste alla vista, sommerse nel sottosuolo, come qualsiasi oleodotto, rete elettrica, fognaria o galleria. Mentre sono sempre di più le tipologie costruttive che emigrano dall’architettura a questa categoria supposta come sotterranea; stazioni, aeroporti, rimesse, strade di ogni rango, etc. Opere che si sottraggono alla responsabilità che competerebbe all’architettura, limitandosi alla sola rispondenza tecnologico-funzionale. Una crescente repulsione accompagna la loro costruzione, insieme alla progressiva educazione all’accettazione del danno, della sua inevitabilità in nome di un servizio comune, e se mai attenuabile a posteriori tramite mitigazioni o compensazioni. Opere che necessitano di ulteriori opere a riparazione. Eppure quelle che oggi chiamiamo infrastrutture erano storicamente autentiche architetture e non c’è acquedotto romano che non sia stato accolto e celebrato con monumentali fontane, l’Acqua Paola, l’Acqua Felice, etc. o strade che non siano divenute il volano per straordinarie scenografie. Persino un collettore fognario come la Cloaca Maxima riusciva a generare una nuova scena urbana, a cominciare dal santuario alla sua Venere Cloacina. Il discorso si potrebbe estendere all’intero paesaggio italiano, tra i più scenografici, eppure tra più artificiali, risultato di una infrastrutturazione diffusa quanto minuta e attenta, fatta di secoli di osservazioni pazienti, a piedi.
Nell’immediato futuro saranno sempre di più le infrastrutture che risaliranno in superficie dal sottosuolo con la transizione infrastrutturale cui saremo chiamati a rispondere per contenere la crisi climatica, a cominciare dalle ingenti opere di adattamento idrogeologico, fino alla diffusione della circolarità energetica. Il ricorso alle rinnovabili infatti si sta già traducendo in una capillarizzazione dei dispositivi di produzione energetica e di recupero idrico che, se nessun correttivo progettuale e progettazione verrà adottato, si tradurrà in un significativo aumento degli oggetti aggregati al già entropico paesaggio costruito del secondo
Pisciella | Geo-mitografie
Il paesaggio come mito
Ascoltare i luoghi, vedere le storie
Andrea Tagliapietra
«Per vedere un paesaggio non basta aprire gli occhi su un assortimento di cose sparpagliate su di un lembo di crosta terrestre».1 All’inizio del suo prezioso intervento sul tema che, come spesso accade leggendo gli scritti di Simmel, inaugura l’attenzione della filosofia nei confronti di un inusuale oggetto teorico, il filosofo berlinese ci mette in guardia sulla falsa immediatezza costituita dal paesaggio. Il paesaggio non è un pezzo di “natura” più o meno selvaggia, come nei dipinti ottocenteschi della Hudson River School, in grado di catturare la maestosità delle meraviglie naturali degli Stati Uniti e l’idilliaca convivenza dei primi coloni - sappiamo che in realtà non fu proprio così – con la magia spettacolare di boschi, laghi e montagne, alla maniera di Thoreau. Ma il paesaggio non è nemmeno quel fitto intreccio di rimandi fra natura e cultura, maturati nel tempo, che appare una caratteristica del panorama italiano e che solo marginalmente si può estendere ad altri luoghi del continente europeo. Quel paesaggio, per intenderci, che cerchiamo di identificare negli sfondi e nei dettagli dei quadri dei grandi maestri italiani del Rinascimento, da Botticelli a Giorgione, da Mantegna a Leonardo, da Bellini a Bassano e che, come scrive Cuniberto, nasce nella pittura occidentale tra il XIV e il XV secolo, diventando un genere autonomo nel XVII. Si tratta di quei “paesaggi del Regno” 2 che sono inscindibili dalla diffusione del francescanesimo nel XIII secolo e dalla sua celebrazione della Madre Terra come immagine dell’Eden, del Giardino originario disegnato dal primo formidabile Agrimensore, Dio stesso. Ma soprattutto come figurae di ciò che potrebbe diventare il mondo alla realizzazione dell’éschaton cristiano, alla discesa in terra della Gerusalemme Celeste e alla conciliazione dell’uomo con il Creato.
Ma il paesaggio non è né un “pezzo di natura”, né, malgrado il fascino della tesi di Cuniberto, una figura della venuta incipiente del Regno di
1. Carta del territorio veronese detta dell’Almagià, XV secolo. In evidenza i monti Lessini, i confini trentini a nord e il territorio vicentino a est.
2. Giorgione, Pala di Castelfranco, 1503-1504. L’importanza della scena del progetto. Sullo sfondo l’ambito paesaggistico pedemontano veneto.
Pisciella | Geo-mitografie
Autostrada Pedemonana Veneta
3. Theatrum Adriae, il sistema idrografico principale: Adige, Astico, Bacchiglione, Brenta, Musone, Sile, Piave, Livenza. Modello in gesso. Dimens. 107x50 cm. Scala 1:200.000.
4. Theatrum Adriae, in senso orario da sud a est, colli Euganei, monti Berici, monti Lessini, altopiano di Asiago, monte Grappa, Montello. Modello in gesso. Dimens. 107 x 50 cm. Scala 1:200.000.
1. Veduta iconografica La pericolosità dello Stretto di Georg Balthasar, 1785. Costa siciliana: Cariddi Costa calabra: Scilla.
2. Terre emerse e sommerse. In rilievo il sistema vulcanico dell’Etna. Modello in gesso.
Dimens. 30 x 30 cm Scala 1:500.000
Susanna Pisciella | Geo-mitografie
Dimens. 30 x 30 cm
Scala 1:125.000
16. Planimetrie sintetiche relative ai livelli +9,39 e +43,49 m slm.
In evidenza la costellazione dei monumenti urbani visibili dagli occhiperiscopi della grande maschera: Duomo, San
Giorgio, Sant’Anastasia, Castelvecchio, etc.
Pisciella | Geo-mitografie
17. I cinque ordini della facciata del teatro romano ricostruita all’interno del Colle come una maschera. In evidenza il paramento lapideo e il sistema della distribuzione verticale. Dimensioni della facciata:
100 m di larghezza e 36 m di altezza.
18. Il portale centrale di connessione tra la maschera e la retrostante cisterna viscontea e la soprastante caserma asburgica.
19. Lato interno della facciata, della maschera. Il sistema dei collegamenti orizzontali che conducono alle finestre periscopiche puntate sulla città e le connessioni verticali alle estremità esterne del sistema.
14. Il camminamento in quota entra nel tessuto storico scavandolo, rendendosi invisibile dall’esterno. Un inaspettato corridoio monumentale all’interno dell’architettura
minore del centro storico. Modello in gesso e cartoncino.
Scala 1:250
Pisciella | Geo-mitografie
15. In prossimità della Basilica palladiana il camminamento si distacca per prepararsi a uscire dal tessuto e confrontarsi con la Basilica.
Modello in gesso e cartoncino.
Scala 1:250
9. Vista verso il Palatino. Colosseo, Fori, Campidoglio. Il progetto, nella forma sincretica che appartieneall’architettura storica, lascia emergere una nuova forma tra le rovine, basilicale e
interstiziale, nel tentativo di riconnetterle tra loro. Modelloincartoncino. Dimens. 92 x 60 cm Scala 1:2.000
16. Prospetto frontale di Arona visto dal lago. In evidenza il borgo, il giardino acqueo, il sistema di risalita interno al corpo del colle, il completamento del percorso devozionale dei Sacri Monti.
17. Sezione trasversale del lago. In evidenza i giardini pensili di Arona e Angera e i rispettivi sistemi di risalita
18. Dettaglio della scala elicoidale di Arona, le diverse quote di uscita.
La soglia del Lago Maggiore, Arona e Angera
9. Sviluppo dei quattro fronti dell’isola. In evidenza il tunnel della sublagunare, le discenderie di accesso alla stazione, il nuovo perimetro murario dell’isola e il basamento comune agli edifici.
Dimens. 100 x 30 cm
Scala 1:1.000
Susanna Pisciella | Geo-mitografie