I luoghi che abiteremo

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Riqualificazione urbana degli Ex Magazzini della Stazione di Noto

Progetto finanziato dall'Unione Europea - Next Generation EU (PNRR)

ID progetto: PNRRBI-20230001379467/2

CUP: C81B23000580004

Le attività del workshop sono state condotte nell'ambito della Convenzione tra Cantina Sperimentale Iblea e SDS Architettura e Patrimonio Culturale, Università di Catania.

ISBN 978-88-6242-976-4

Prima edizione italiana settembre 2024

© LetteraVentidue Edizioni

© Cantina Sperimentale Iblea

© Testi e immagini: rispettivi autori

Tutti i diritti riservati

È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura.

Gli autori sono a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare.

Impaginazione: Ilaria Valenti

LetteraVentidue Edizioni S.r.l.

Via Luigi Spagna 50 P 96100 Siracusa, Italia

letteraventidue.com

Indice

PREMESSE

I luoghi che abiteremo

Salvatore Tringali

In High Spirits

Denisa Camelia Sandru

Un’occasione per cambiare narrazione

Riccardo Leotta

CONTRIBUTI TEORICI

Principi per il Riuso e la Rigenerazione urbana sostenibile

Francesca Castagneto

Interventi sensibili di Recupero Urbano fra arte e teatralità

Vittorio Fiore

Noto Heritage List

Salvatore Tringali

I nuovi spazi culturali nei processi di rigenerazione urbana

Lucio Argano

Una nota di economia della cultura applicata al caso di Noto

Alessandro F. Leon

Planning energetico-ambientale e certificazione energetica degli edifici

Vincenzo Costanzo

IPOTESI DI PROGETTO

Binario scenico - Spazio culturale dinamico

Francesca Attanzio, Claudia Capilleri, Federico Cattano, Giorgia Strano, Irene Belfiore

Hub - Stazione Arte Noto

Andrea Allegra, Gaetano Russo, Sabrina Sapuppo, Giuseppe Vaccaro, Cristina M. Ragusa

M.A.C. - Magazzini Artistici Culturali

Giuseppe Cataldi, Giulio Doria, Maria Parente, Luca Trovato, Gabriella Tomarchio

LECTIO MAGISTRALIS

Manuel Mateus. Pensiero - Patrimonio

Luigi Pellegrino

Manuel Aires Mateus. Patrimonio, idea materiale

Giulia Caruso, Cristina E.F. Licciardello, Matteo Pennisi

I

luoghi che abiteremo

Salvatore Tringali

Curatore del progetto, fondatore e direttore artistico

Cantina Sperimentale Iblea - Centro Culturale e Artistico

Questa pubblicazione è il risultato di un percorso di capacity building, che ha visto quindici tra giovani architetti e operatori culturali cimentarsi nella progettazione della riqualificazione urbana a base culturale di un’area della città di Noto in provincia di Siracusa. Più nello specifico di una porzione della stazione ferroviaria della città, quella occupata dagli ex magazzini merce dello scalo netino. I quindici architetti e operatori culturali in questione, nello specifico giovani di età compresa tra i 23 e i 38 anni che alla data del 20 aprile 2024, risultavano in possesso di una Laurea Magistrale nelle seguenti discipline: Pianificazione Territoriale Urbanistica e Ambientale (LM48); Architettura e Ingegneria Edile-Architettura (LM04); Arti e Scienze dello Spettacolo (LM65), hanno a loro volta applicato ad un bando. Si tratta dell’Avviso Pubblico finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU per la presentazione di proposte progettuali di capacity building per gli operatori della cultura, nell’ambito del PNRR, dal titolo Riqualificazione Urbana degli Ex Magazzini della Stazione di Noto, presentato al Ministero della Cultura dall’associazione Cantina Sperimentale Iblea - Centro Culturale e Artistico, con una serie di partnership e reti strategiche, formate da enti pubblici e privati, tra i quali: il Comune di Noto, la Fondazione Teatro Tina Di Lorenzo, la Fondazione FS, la SDS Architettura e Patrimonio Culturale distaccamento dell’Università di Catania, lo studio di architettura Laboratorio Città e Territorio e l’Ordine degli Architetti di Siracusa. Ma procediamo con ordine, provando a rispondere ad una serie di domande. Innanzi tutto, cos’è un percorso di capacity building? La definizione tratta dalla lingua inglese, nella sua traduzione letterale vuol dire: costruzione delle capacità. In pratica sta ad indicare un processo continuo di miglioramento degli individui in un determinato settore. Nel nostro caso specifico il macro settore in cui operiamo è quello della cultura, perché Cantina Sperimentale Iblea è un’associazione culturale fondata nel 2012 a Noto, che opera nel campo dello spettacolo dal vivo, è una compagnia teatrale che produce e distribuisce i propri spettacoli e organizza da dodici anni il Codex Festival, un festival dedicato alla multidisciplinarietà nello spettacolo dal

Blocco 4. © Cantina Sperimentale Iblea
Blocco 3. © Cantina Sperimentale Iblea
© Katania Studio
© Bruno Castobello
© Bruno Castobello
© Bruno Castobello

Principi per il Riuso e la Rigenerazione urbana sostenibile

«Un ambiente costruito può [...] comunicare informazioni e significati negativi di sopraffazione [...], di sofferenza [...], di violenza [...] e interferisce con i cicli vitali degli esseri, dei gruppi e delle società umane in ogni loro momento: nascita, crescita, invecchiamento e morte. Questo sistema di segni umani (costruzioni e artifici di natura) è generato dalla, e per la, costituzione dei nostri sistemi insediativi ed è intrinseco ai luoghi ove si svolge la nostra vita. Esso si rinnova, si accumula, deperisce, si conserva e si trasforma, si genera in ambienti sempre diversi o degenera in materie, talvolta indistruttibili e invasive»

Valerio Di Battista, Ambiente costruito, 2006

Il tema progettuale posto come campo di indagine del Workshop Riqualificazione urbana degli Ex Magazzini della Stazione di Noto apre alcune questioni di livello multi-scalare e che coinvolgono diversi ambiti di interesse.

Da un lato una cultura degli interventi di Recupero urbano ed edilizio, da intendersi nella direzione del Riuso e della Riqualificazione, un campo di azione che si avvale di una metodologia e di strumenti consolidati nella cultura del progetto, dall’altro una visione che, all’interno di questo spazio della modificazione, vuole sperimentare, nel caso specifico, la fattibilità di innesto di funzioni per un uso culturale del luogo e degli edifici che lo connotano. A questo si affiancano obiettivi emergenti nella contingenza della nostra era geologica, denominata nel 2000 da P.J. Crutzen Antropocene, per sottolineare l’influenza dominante delle attività umane sull’ambiente, status che impone di analizzare le condizioni di criticità registrabili in ordine ai temi della scarsità delle risorse e del cambiamento climatico. Il concetto di Sostenibilità, che ha pervaso dagli anni ’80 il discorso sulla questione ambientale, oggi ha trovato nel termine Transizione, nelle accezioni energetica e digitale, un sostantivo di riferimento con un più accentuato valore operativo. Occorre spostare il nostro agire, singolo e collettivo, verso nuovi assetti dei processi di produzione, verso l’uso di energia da fonti rinnovabili e implementare le strumentazioni tecnologiche per orientare verso dimensioni immateriali gli esiti delle innovazioni. Pertanto, anche la riflessione sull’uso contemporaneo del Patrimonio edilizio esistente, se osservato attraverso tali richieste, si rivela una pratica che tutela l’ambiente

in quanto inserisce in un nuovo ciclo vitale risorse che appaiono scarti, al tempo stesso individua luoghi privilegiati di sperimentazione per le valutazioni di integrabilità di sistemi innovativi rispondenti alle diverse esigenze emergenti, si innesta nel ciclo storico di crescita su se stessa per interpretare la città attraverso il progetto contemporaneo.

Partendo dal contenuto delle definizioni, il riuso di un manufatto è azione che riguarda le decisioni finalizzate a garantire che il costruito risponda ad esigenze e modi d’uso differenti da quelli per i quali fu realizzato.

Prevede metodi e strumenti che, nelle diverse fasi del processo edilizio, consentano di verificare l’idoneità delle trasformazioni necessarie a soddisfare le esigenze dell’utenza, in un’ottica di compatibilità fra prestazioni in essere, requisiti da soddisfare e vincoli che l’edificio esprime. Questi ultimi spesso sono i custodi dei caratteri identitari che la trasformazione non dovrebbe appannare. Per tale motivo la disciplina tecnologica del Recupero edilizio ha sviluppato una metodologia fondata sul processo iterativo e comparativo fra qualità in essere e qualità attese per la verifica della compatibilità della nuova destinazione d’uso. Una prassi che svela il potenziale tecnologico alla trasformazione del manufatto e contribuisce alla valorizzazione dei caratteri costruttivi, materici, di configurazione.

Il tema presenta un altro livello di interesse per l’approfondimento progettuale, riferibile alla compresenza di diversi manufatti accomunati dall’insistere intorno ad uno spazio, gli ex magazzini ferroviari, nella loro disposizione planimetrica e nelle relazioni con l’infrastruttura, definiscono un contesto narrativo da valorizzare, e possono rappresentare in futuro la testimonianza di una fase storica di modificazione dei rapporti territorio/città/infrastruttura ferroviaria.

Ma non si tratta solo di individuare un nuovo polo urbano, il successo dell’operazione dovrebbe trovare le radici in una strategia più complessa che viene definita Rigenerazione Urbana sostenibile: ovvero la costruzione di opportuni processi decisionali inclusivi per recuperare spazi abbandonati dai processi produttivi o restituire nuova qualità ambientale, economica e sociale a quartieri degradati. Una visione che può essere intesa a tutti gli effetti una politica per lo sviluppo sostenibile delle città e dove la partecipazione dei cittadini è sicuramente un elemento importante su due piani: da una parte per individuare, appoggiare, sviluppare e sostenere politiche adeguate alle multiformi richieste della cittadinanza, dall'altra come strumento per giungere a soluzioni condivise.

Nello specifico del caso-studio la relazione Città-Ferrovia rappresenta un ambito conflittuale fra servizi di collegamento soppressi (il ramo Noto-Pachino) e altri essenziali, ma scarsamente serviti (Noto è un nodo della tratta Siracusa-Modica), una localizzazione della stazione, non lontanissima dal centro

possibile quel processo evolutivo e rigenerativo che Richard Sennet chiama «inizio narrativo»6

Si tratta di edifici, molti in rovina, che, nella semplicità architettonica e nella poca materia residua ci propongono degli esemplari con caratteristiche specifiche relative a: planimetria, altezza media, forma della copertura (inequivocabile), articolazione distributiva, modalità di aggregazione tra edifici analoghi, rapporto con il lotto, rapporto con la strada. Anche la forma insediativa e aggregativa a scala urbana presenta qui precisi caratteri morfologici d’assetto, che trova nella direzione dei binari la principale direttrice.

La rovina – scrive l’antropologo Vito Teti – «[...] rifrange in fligrana un tempo passato che dura nel presente [...]»7. L’intervento per questa area deve puntare a riconnettere dialetticamente la comunità e il suo centro antico a patrimoni storico- identitari altri, offrendo opportunità per rinnovare l’ecosistema socio-economico locale e innescare processi di sviluppo culturale armonico e univoco. La possibile destinazione culturale polifunzionale inserisce tale patrimonio, nell’itinerario turistico, arricchendolo, ma anche e soprattutto nella vita quotidiana di una città che soffre di stagionalità; questo polo può e deve diventare un attrattore di produzione culturale a scala regionale, con appositi spazi immersivi sulla la storia della ferrovia e con luoghi dedicati all’arte e alla performance.

Arte e teatro: strumenti culturali di riappropriazione e recupero di spazi urbani

«L’arte non è un tessuto in sé, non è materia ma è energia in grado di addensare e moltiplicare capacità già presenti, laddove l’artista collabora alla produzione di un nuovo senso urbano rimarginando, riconnettendo e identificando luoghi esistenti attraverso la costruzione di immagini e relazioni inedite. Integrandosi con percorsi di interazione con i residenti, opere e performance artistiche possono così contribuire a trasformare la percezione degli spazi dell’abitare quotidiano e a sviluppare un senso di appartenenza degli abitanti ai luoghi».

Alessandra Badami, Paola Di Biagi, 20098

Vasto è il repertorio di approcci che utilizzano l’arte pubblica, il teatro o le attività performative e culturali come “generatori” di spazi condivisi, dove instaurare relazioni tra artisti, abitanti e fruitori occasionali della città, superando la frammentazione e la separatezza che contraddistinguono le molte realtà urbane.

Lo scambio tra persone e arte genera processi di “appartenenza elettiva”9 da parte di city users che, sviluppando inedite interpretazioni dei luoghi, sperimentano forme diverse di socialità e rinnovata identità urbana. Si tratta di operazioni volte ad attivare processi virtuosi di riqualificazione partecipata di spazi afflitti da stigma o esterni ai flussi urbani – come molte anonime periferie

o spazi centrali divenuti enclave degradate – spesso determinati dall’incoerenza nella distribuzione e nella localizzazione dei servizi che dipende da un’errata loro concentrazione fisica.

L’arte diventa al contempo il veicolo per raccontare il luogo, per coglierne la “poesia detritica”, per invitare a ritornare, a restare, ma con uno sguardo al futuro, ad una sua nuova vita10; le azioni culturali e performative creano così nuove centralità, nuovi flussi, portando aree problematiche della città a processi di inclusività

Risale agli anni Sessanta e Settanta un percorso che abbinava arte e luoghi urbani in interventi sperimentali di recupero fisico e sociale di quartieri degradati e progetti rivolti a problematiche urbane -sacche di povertà e criminalitàattivando la nuova militanza politica degli artisti attraverso residenze volte al recupero della memoria collettiva locale e della cultura materiale11.

Questa temporanea colonizzazione e contaminazione di spazi pubblici non mirava a riportarne lo stato quo ante, ma ad una nuova investitura di valore per

Binario scenico

Spazio culturale dinamico

Gruppo 1

Archh.: Francesca Attanzio, Claudia Capilleri, Federico Cattano, Giorgia Strano

Dott.ssa Irene Belfiore

Tutor: Prof. Arch. Vittorio

Fiore

Premessa

L’area oggetto di riqualificazione si inserisce all’interno di un programma di incentivazione turistica come tappa di un più ampio itinerario culturale prevedendo anche di rinnovare il rapporto tra la comunità residente e il territorio, proponendosi come spazio di cultura e socialità. Il progetto mira a recuperare il ruolo di questo luogo come porta di accesso alla città per il flusso di visitatori esterni, spazio d’incontro tra i turisti, il territorio, le sue tradizioni e la comunità residente e, per quest’ultima, luogo di aggregazione e spazio per la quotidianità.

Identità del contesto urbano

L’aderenza all’estetica barocca, unitamente al peculiare assetto urbanistico, rendono Noto una città manifestatamente scenografica: lungo il corso principale la dinamica spaziale incrocia podi e scalinate per rispondere alla tipologia insediativa rialzata della città, che definisce lo spazio urbano come luogo scenico alla maniera di Adolphe Appia, che alla fine del XIX secolo aveva innovato la scena teatrale introducendo il fattore praticabilità, organizzandola altimetricamente e prospetticamente grazie all’impiego di un’alternanza di rampe e scale.

Identità dell’area oggetto di riqualificazione

Tre termini sintetizzano l’integrazione tra l’identità originaria del luogo e l’identità culturale ipotizzata:

1. Binario riguarda l’identità originaria dello spazio. Preserva l’essenza del luogo come spazio della stazione. Il mantenimento dei binari preesistenti, la cui rimessa in funzione si lega allo svolgimento delle attività culturali, sottolinea la sua natura primigenia e connota lo spazio in modo specifico.

2. Scenico è un termine che rimanda all’acquisizione di una nuova identità. Riguarda il processo di rifunzionalizzazione culturale dello spazio, riferendosi all’attività teatrale e performativa – cuore del progetto – ma anche al complesso dell’offerta culturale proposta. Scenico in senso letterale ma anche metaforico, alludendo anche all’attività performativa derivante dalle modalità di fruizione degli spazi della piazza.

3. Dinamico sintetizza la messa in atto di un traghettamento dall’universo stazione all’universo cultura. La stazione è, infatti, spazio di attraversamento dinamico in entrata e in uscita in vista di una destinazione esterna (viaggio). L’attraversamento, nella rilettura progettuale, diventa quindi funzionale alla costruzione di itinerari culturali in situ

La missione del progetto e le scelte progettuali

Il progetto Binario scenico: spazio culturale dinamico elabora tre tipologie di spazi ovvero: percorsi, piazze e servizi ed immagina di dare vita ad un luogo culturale inclusivo, di

1. Masterplan.

HUB

Stazione Arte Noto

Gruppo 2

Archh.: Andrea Allegra, Gaetano Russo, Sabrina Sapuppo, Giuseppe Vaccaro

Dott.ssa Cristina M. Ragusa

Tutor: Arch. Salvatore

Tringali

Ideazione dello spazio

Un luogo per esser vissuto deve possedere un impulso attrattivo, deve essere intriso di una valore inestimabile che spinga i cittadini ad insediarsi e a fruirne, perpetuandolo nel tempo. Nella sua collocazione, questo innovativo spazio da noi proposto fungerà come punto d’attrazione rivolto a due differenti tipologie di pubblico: esso sarà da considerarsi come un invito “dalla città”, rivolgendosi ai viaggiatori ed incitandoli nel prendere una pausa dal loro itinerario di viaggio, immergendosi in una realtà artistica che abbraccia e racconta il territorio nella sua viva contemporaneità, sia un invito “per la città”, volendo esortare l’avvicinamento dei cittadini che già vivono il territorio, donandogli un luogo in cui poter interagire e favorire l’incontro e lo scambio di opinioni. Questo spazio, possiede non soltanto un forte richiamo fornito dalla stessa ubicazione, ma anche una spinta innovatrice data dall’esigenza dei cittadini di possedere un nuovo luogo che gli appartenga. Volendo così intersecare ed esaltare queste qualità, la progettazione di un centro culturale per le arti contemporanee si è prospettata la scelta maggiormente adeguata ed efficace, capace nel perseguimento degli obiettivi preposti: ossia, creare un nuovo luogo di interazione sociale in cui l’intera comunità si possa ritrovare e nel quale la produzione culturale possa delineare la realizzazione di una “agorà delle idee”: arte, spettacolo, musica, interazione.

Masterplan

L’area di intervento di nostro interesse, si estende su una superficie totale di 6000 metri quadrati e ospita al suo interno 4 corpi di fabbrica: tre in muratura portante, nella quale si svolgeranno le funzioni più importanti, e uno in calcestruzzo armato, che verrà demolito in quanto non coerente col contesto circostante. Questi edifici sono disposti secondo due assi principali, dettati dalle linee ferrate dismesse che attraversano il lotto.

Successivamente all’attività d’indagine dello stato di fatto, è stato stilato un programma funzionale che prevede: la realizzazione di un’area amministrativa e del punto di accoglienza, uno spazio per esposizioni temporanee, una zona per la ristorazione e un edificio per il teatro, raggiungendo un totale di 890 mq di superficie coperta. Lo spazio esterno, invece, sarà riqualificato come giardino pubblico e area eventi.

Il primo asse ferroviario, che suddivide l’area in due parti, sarà utilizzato per il conferimento dei materiali di allestimento degli spazi dal magazzino posto all’esterno del lotto, attraverso dei carrelli ferroviari. Sulla seconda pista ferrata, al confine dell’area, saranno posizionati 6 vecchi vagoni dismessi riutilizzati come residenze. Queste carrozze saranno disposte in modo da limitare la vista sul territorio e aprire, in alcuni punti, delle finestre sul paesaggio.

M.A.C.

Magazzini Artistici Culturali

Gruppo 3

Archh.: Giuseppe Cataldi, Giulio Doria, Maria Parente, Luca Trovato

Dott.ssa Gabriella

Tomarchio

Tutor: prof. Francesca

Castagneto

Le parole chiave alla base del concept del progetto sono il viaggio associato al cambiamento che produce emancipazione

Il sostrato culturale e letterario ha generato una serie di immagini e topoi legati al treno e alla stazione che permangono nell’immaginario.

Ne restituisce un esempio emblematico Mattia Pascal, personaggio pirandelliano, che cambia treno per cambiare vita e identità. Di fatti, l’area è strettamente legata alla stazione adiacente, inglobando persino un binario dismesso. Percorrere i luoghi del progetto, differenti per forma e funzionalità, diventa un’esperienza di viaggio, fisica e mentale, interagendo attraverso suggestioni innescate dalle attività artistiche, dall’incontro e dalla partecipazione attiva, ripensando l’identità della città.

La cultura e l’arte sono elementi aggregatori per trasformare il luogo in un’inedita e produttiva centralità che possa favorire la frequentazione da parte di nuovi flussi.

Il progetto, dal titolo M.A.C. - Magazzini Artistici Culturali, intende proporre uno spazio vibrante e accogliente, un community hub, inclusivo e sostenibile dal punto di vista sociale, economico e ambientale, a servizio delle esigenze di espressione creativa dei city user di Noto. Il luogo, così, si riappropria della sua identità e conferisce nuovo valore culturale ed economico e benessere agli spazi rifunzionalizzati dell’area e alla città stessa.

Il masterplan elaborato rilegge, decodifica e individua le relazioni da innescare/sottolineare tra i principali elementi che caratterizzano l’area di progetto:

1. Accessi. Il miglioramento e potenziamento delle condizioni di accesso prevede:

a. l’ingresso dal piazzale della stazione ampliato per conferire continuità fruitiva e percettiva fra le aree;

b. la realizzazione di altri punti di accesso: il primo allineato all’asse viario del viale Principe di Piemonte che verrà concluso con un’ampia scalinata; l’altro, costituito da un volume scala che collega il piazzale degli ex magazzini al parcheggio posto a quota più alta in corrispondenza dei blocchi 3 e 4.

2. Preesistenze naturali. Lungo il bordo nord-ovest il lotto è definito da una parete rocciosa e da una serie di individui vegetali:

a. Tra gli alberi esistenti si dispongono delle gradonate utili per assistere a performance all’aperto. Nuovi elementi arborei, disposti ad intervalli regolari, strutturano gli assi trasversali del progetto, si individuano le sedi di nuove alberature anche sul podio del blocco 1: per ombreggiare l’area esterna e provvedere uno schermo verso la linea ferrata in uso;

b. la parete rocciosa, esito dello scavo del preesistente declivio, emerge negli spazi del blocco 3 e della piazza coperta.

ORDINE DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI DELLA
PROVINCIA DI SIRACUSA

Manuel Aires Mateus. Pensiero - Patrimonio

Per la prima volta, nella ormai più che ventennale frequentazione – fatta di conferenze, seminari, workshop –, Manuel Mateus ha dato un titolo per il doppio appuntamento di Catania e Noto; addirittura due distinti, tant’è non abbiamo esitato a nominarle Lectio Magistralis!

Il primo titolo è: Pensiero

Per uno che quando deve concentrarsi per scrivere una pagina (sui suoi progetti, su quelli degli altri, ...), confessa rinchiudersi nella sua stanza in studio con due pacchetti di sigarette, uscendone alfine esausto, titolare una comunicazione Pensiero non è roba da poco.

Nel recente incontro in Portogallo, avuto con gli studenti della SDS Architettura di Siracusa, sull’autobus che ci accompagnava a vedere la sua casa a Monsaraz (la casa con l’oculo, autentica boite à miracle), Manuel diceva di stare lavorando a uno scritto sull’opera di Siza di cui intendeva modificare l’incipit, perché: «L’architettura alfine, vado convincendomi, è Pensiero».

Anche in questa occasione, come spesso accade nelle presentazioni di Manuel Mateus, abbiamo visto diverse case (principalmente case, direi). È una cosa che colpisce parecchio del suo lavoro e, ovviamente, è capitato di chiedergli il perché; perché continuasse a progettare e costruire case quando ormai ha la possibilità di realizzare grandi edifici (solo recentemente: la facoltà di architettura a Tournai, il MUDAC a Losanna, la sede dell’EDP a Lisbona). La risposta, nella cifra che lo caratterizza, è lapidaria: perché è dove maggiormente si può sperimentare, dove c’è la massima libertà. Se ci si pensa, è quello che dice Ackerman nel suo libro La Villa: «È difficile rintracciare un momento della storia dell’architettura nel quale le ville presentino elementi d’innovazione minori rispetto ad altre tipologie architettoniche».

Se cercavamo una Lectio Magistralis: Architettura libertà di pensiero.

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