Le città di Robert Adam

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Marco Navarra

Le città di

Robert Adam Era una fredda giornata d’inverno a Londra quando le ruspe iniziarono a demolire i primi muri. La capitolazione dell’Adelphi non fu eclatante quanto la sua costruzione. Di quell’imponente e leggiadro gesto di sfida al Tamigi, celebrato da Charles Dickens come “luogo misterioso dagli archi oscuri”, non rimaneva che un grande vuoto. La storia e la genesi dell’Adelphi era iniziata a Spalato dopo un viaggio avventuroso e indimenticabile del giovane Robert Adam, che aveva abbandonato il suo precoce successo per cambiare se stesso e l’Architettura.


ISBN 978-88-6242-350-2 Prima edizione italiana novembre 2018 © LetteraVentidue Edizioni © Marco Navarra Come si sa la riproduzione, anche parziale, è vietata. L'editore si augura che avendo contenuto il costo del volume al minimo i lettori siano stimolati ad acquistare una copia del libro piuttosto che spendere una somma quasi analoga per fare delle fotocopie. Anche perché il formato tascabile della collana è un invito a portare sempre con sé qualcosa da leggere, mentre ci si sposta durante la giornata. Cosa piuttosto scomoda se si pensa a un plico di fotocopie. Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa. Progetto grafico: Francesco Trovato Impaginazione: Raffaello Buccheri Ridisegni critici: Marco Navarra con Pierpaolo Pepi e Narges Hamid Lakzaeian Finito di stampare nel mese di novembre 2018 LetteraVentidue Edizioni S.r.l. Via Luigi Spagna 50 P 96100 Siracusa, Italia www.letteraventidue.com


Marco Navarra

Le cittĂ di

Robert Adam


Indice ***


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Premessa 13

Soglia. Inverno 1936. Demolizioni 17

La cittĂ dentro la casa degli Antichi 87

La casa nella cittĂ dei Moderni 125

Soglia. Estate 1757. La sfinge e il mondo ctonio 135

Apparati


Soglia Inverno 1936 Demolizioni ***


E

ra una fredda giornata d'inverno quando le ruspe iniziarono a demolire i primi muri. Il rumore sordo si impastava con il grigio greve dell’aria intorno e gli alberi con le ultime foglie rossastre graffiavano il cielo. Londra vibrava di un’insolita brezza che dal fiume risaliva verso lo Strand correndo a tagliare la cupola di St. Paul e infilandosi tra i due campanili di Westminster. La demolizione proseguì per settimane. Ad una ad una le case affiancate cedettero inermi. Una volta cadute le facciate, si sparse nell’aria un ventaglio di colori. Molteplici figure intessevano le superfici delle stanze e, nella sezione verticale che li svelava, sembravano intrecciarsi gli uni agli altri come un garbuglio di ghirlande liberate dagli stucchi leggeri. Dopo che le case erano state abbattute, affiorate erano le volte possenti, muscolose ossature. Torsi spolpati e disseccati. Apparse, come mai viste prima, tagliate da fendenti di luce, si aprivano brecce nella carne viva di mattoni. Non più oscure cavità, non più misteriosi anfratti dove si muovevano ombre profonde di prostitute e malviventi, impastate con il sudore degli scaricatori e dei marinai. Il lavoro di demolizione dopo la prima settimana si fece più arduo, la resistenza più intensa. Ci vollero più giornate del previsto per avere ragione di quel ventre di mattoni increspato di vuoti inaspettati, impregnati di vite marginali. Mano a mano che si aprivano nuovi squarci e si disegnavano le sezioni come nel taglio di un bisturi, sembrava di violare l’inconscio segreto e 13


R. Adam, Vedute della cittĂ di Spalato da Sud-Ovest, Tav. IV.

R. Adam, Veduta del Crypto Porticus o Fronte verso il Porto, Tav. VII.

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R. Adam, Veduta dell’Acquedotto che portava l’acqua da Salona al Palazzo, Tav. LXI.

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J.B. Fischer von Erlach,Veduta del palazzo di Diocleziano, 1721.

R. Adam, Sezione generale del palazzo da sud a nord, Tav. XVIII.

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D. Farlati, Veduta del palazzo di Diocleziano, 1753.

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costruzione di fughe prospettiche molteplici, che aprono la possibilità di movimenti diagonali. Le colonne assumono una totale autonomia plastica e vengono liberate da ogni impegno strutturale. Se le colonne diventano diaframmi percettivi, soglie sottili di connessione tra spazi e ambienti diversi, i telai sovrapposti agli specchi rappresentano un principio tettonico, che muta di senso e valore al rispecchiamento. L’illusione di veridicità della profondità spaziale si fonda sulla negazione della riflessione del soggetto che guarda, nascosto dalla linea d’orizzonte su cui si appoggiano le superfici riflettenti. Gli specchi di Adam, a ben vedere, si rivelano essere più che un dispositivo spaziale o percettivo. Nel loro dispiegarsi e moltiplicarsi lasciano intuire un gioco complesso di rispecchiamento dell’architettura antica, dove un atteggiamento sottile di utilizzo delle deformazioni e dei tradimenti della riflessione speculare animano tensioni e contraddizioni. Non credo Adolf Loos conoscesse il lavoro di Robert Adam, ma la sensazione che provai una volta dentro il Kärntner Bar appoggiato al bancone, infreddolito e affannato, mi ricordò immediatamente gli specchi di Adam. Il soffitto a cassettoni di marmo si moltiplica in una superficie infinita negli specchi distesi tra i pilastri del telaio trilitico che misura del locale. Pressati dalla ristrettezza dell’ambiente interno, una volta alzati gli occhi, si coglie con sollievo la dilatazione infinita e immaginaria dello spazio nella riflessione della griglia strutturale. 60


In alto: R. Adam, Uno specchio visto nella biblioteca di Kenwood House, Middlesex, 1767-1769. In basso: A. Loos, Interno del Kärtner-Bar, Vienna 1907.

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50 m

A. Planimetria, prospetti e sezioni del Palazzo di Diocleziano a Spalato (300 d.C.) dai disegni di Robert Adam.

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Nel caso dell’Adelphi per descrivere le operazioni di progetto compiute da Robert Adam, in cui i frammenti preesistenti vengono ricollocati nel nuovo edificio, potremmo parafrasare il testo di Benjamin Scavare e ricordare titolandolo Costruire e ricordare: «Ed è sicuramente utile, nel costruire, procedere secondo un progetto. È comunque altrettanto indispensabile il colpo di vanga che procede con prudenza e a tentoni nell’oscuro regno della terra. E si inganna sui lati migliori chi rimuove gli oggetti ritrovati e non sa ripensarli nei luoghi della nuova costruzione. Così i ricordi veri devono non tanto costituire un’aleatoria memoria quanto piuttosto attivare nuove configurazioni capaci di mineralizzare i modi nei quali colui che costruisce si è impadronito di loro».

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50 m


I. Planimetria e sezioni dell’Adelphi a Londra (1772-1774).

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R. Adam, Incisione con veduta dell’Adelphi dal fiume con la cattedrale di S. Paul sullo sfondo,vol. III, pl. I.

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Sotterranei dell’Adelphi in una fotografia del 1936 prima della demolizione.

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In alto. R. Adam, Disegno del fronte principale dell’Adelphi Terrace sul Tamigi.

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Fotografie del 1936 dei sotterranei dell’Adelphi prima della demolizione.

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dorica trasfigurata in grattacielo. La forma archetipica più perfetta dell’architettura classica trasposta nell’edificio più innovativo. Non si trattava di una bestemmia, ma di una delle manifestazioni più alte del pensiero architettonico animato dalla tensione che divaricava e teneva insieme, in forma vibrante, Antico e Moderno. Nel grattacielo a forma di colonna dorica non leggiamo un simbolo, né una declinazione di linguaggio, ma l'affermazione di una precisa e potente idea di Architettura: “la forma è data”46, ciò che genera la differenza e la specificità di ogni grande architettura è la materia, la scala e il contesto. Il lavoro del progetto si sposta allora sulla capacità d’innesco di quelle condizioni capaci di animare “forme già date”. La colonna del Chicago Tribune è un monumento interrotto. Il suo fuori scala sfida le leggi della bellezza classica celebrando ciò che manca e, nella negazione della cuspide tipica del grattacielo americano, sembra reggere il cielo increspato di nuvole. Il senso della contraddizione e del paradosso è un filo sottile ma robusto che anima, legittimandolo, un dialogo a distanza tra Loos e Adam sui modi e gli strumenti del fare Architettura ancora tutto da esplorare.

46. A. Loos, Arte nazionale, cit., p. 283.

122


A. Loos, The Chicago Tribune Column, 1922.

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George Willison (attr. a), Robert Adam, 1773, National Portrait Gallery, Londra.

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Biografia Robert Adam nacque a Kirkcaldy nella contea di Fife il 3 luglio 1728, secondo figlio di William, architetto e costruttore, e morì a Londra il 3 marzo 1792. A Edinburgo frequentò la High School. Qui Robert Adam conobbe alcune delle maggiori personalità intellettuali di Scozia, tra di esse lo storico William Robertson (che era anche suo cugino), il filosofo David Hume, il politico e economista Adam Smith (anch’egli nativo di Kirkcaldy) e il filosofo Adam Ferguson, che diventerà un suo intimo amico. Tra il 1745 e il 1746 Robert abbandonò prematuramente gli studi per lavorare nell’ufficio del padre e alla sua morte, nel 1748, Robert e il fratello più anziano John diventarono soci per portare avanti lo studio. Il lavoro si rivelò così redditizio che nel 1754 Robert Adam possedeva un capitale di 5000 sterline sufficiente per fargli intraprendere il Grand Tour. Robert lasciò Edinburgo nell’ottobre del 1754. A Bruxelles si unì al suo compagno di viaggio Charles Hope-Weir, che gli fornì la chiave per accedere ai circoli aristocratici ovunque si trovassero. A Firenze Robert Adam conobbe l’architetto francese Charles Louis Clérisseau e lo convinse a seguirlo a Roma. Qui dal mese di febbraio del 1755, sotto la guida di Clérisseau, Robert studiò e disegnò le antichità romane e conobbe Giovanni Battista Piranesi, che più tardi avrebbe inserito nel suo lavoro sul Campo Marzio una dedica che acclamava Robert Adam come “Architecto Celeberrimo”. Nell’estate del 1757 Robert si imbarcò a Venezia con Clérisseau e due altri disegnatori alla volta di Spalato, col proposito di esplorare e rilevare le rovine del Palazzo di Diocleziano. Il risultato di questo viaggio fu la pubblicazione, nel 1764, del volume in folio The Ruins of the Palace of the Emperor Diocletian at Spalatro in Dalmatia. Robert Adam tornò in Inghilterra attraverso la Renania nell’inverno del 1757-58 e arrivò a Londra in gennaio. Qui lo raggiunsero le due sorelle e i suoi fratelli James e William per aprire lo studio, il cui successo non fu legato solo al talento di Robert, ma anche alla bravura di James, all’abilità manageriale di John e di William, e all’aiuto di prestigiosi amici scozzesi come Lord Argyll e Lord Byte, ministro di George III. Proprio Lord Byte, nel 1761, procurò a Robert uno dei due posti di architetto dei lavori del re. L’altro andò a Sir William Chambers principale avversario di Adam. Robert Adam era già membro della Society of Arts, nella 143


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