“Yearbook Ricerca” è una collana di libri della SDS Architettura Siracusa (Università degli Studi di Catania) pubblicati come sintesi finale di ricerche interdisciplinari che coinvolgono docenti di discipline differenti su un tema comune.
01. AIRfundamental. Collision between inflatable and architecture – A cura di Vincenzo Latina e Marco Navarra
Ogni anno viene allestito un volume, curato da un docente della scuola, che raccoglie materiali originali inediti frutto delle attività svolte negli anni precedenti. Il libro è uno strumento di lavoro che presenta le ricerche e la didattica in corso all’interno della scuola suggerendo domande e nuove linee di indagine. L’obiettivo della collana è quello di stimolare un confronto trasversale tra punti di vista diversi per favorire il superamento dei limiti disciplinari.
ISBN 978-88-6242-303-8 Prima edizione Marzo 2018 © LetteraVentidue Edizioni © SDS Architettura di Siracusa, Università degli Studi di Catania © Testi/Immagini: rispettivi autori È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Tutte le immagini rispondono alla pratica del fair use (Copyright Act 17 U.S.C. 107) essendo finalizzate al commento storico, critico e all’insegnamento. Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyright delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa. Book design Liliana Adamo con Raffaello Buccheri LetteraVentidue Edizioni Srl Corso Umberto I, 106 96100 Siracusa, Italy Web www.letteraventidue.com Facebook LetteraVentidue Edizioni Twitter @letteraventidue Instagram letteraventidue_edizioni
6
Introduzione • Vincenzo Latina, Marco Navarra
Air Fundamental 10
Progetto di ricerca per la 14. Mostra Internazionale di Architettura la Biennale di Venezia, eventi collaterali
28
Istallazione per la 14. Mostra Internazionale di Architettura la Biennale di Venezia • Vincenzo Latina, Marco Navarra / Foto di Peppe Maisto
Saggi 44
Les magiciens de l’air. Stimoli sulla filosofia operativa dello pneumaproject • Carmelo Strano
56
Inflatable art tra performance e post-human • Marilena Vita
68
Tecnologie pneumatiche: per una leggerezza nel linguaggio teatrale • Vittorio Fiore
80
L’aria come materiale strutturale • Nicola Impollonia
84
Bolle, gonfiabili e stelle: fingers salini e bolle magnetiche • Sara Palmerini
90
L’aria come struttura. Tecnologia di sistemi pneumatici e Pressostrutture • Francesca Castagneto
104
Air Fundamental: “abiti per edifici” • Vincenzo Latina
114
Appunti per una geometria del gonfiabile • Edoardo Dotto Veronica Fazzina
126
Primi appunti per una “Pneu History” • Paola Barbera
138
The Golden Age of Balloning • Gianluca Porcile
164
Architettura in aria • Marco Navarra
Progetti 188
Plastique Fantastique • Marco Canevacci
200
Fly Inflate • Mauro Oggero
Appendice 208
Mappa storica e geografica del gonfiabile / A home is not a house (Reyner Banham) / Inflatocookbook (Ant Farm) / Le prime sperimentazioni (F.W. Lanchester, W.W. Bird)
248
Bibliografia ragionata • Liliana Adamo
254
Biografie autori
IL FASCICOLO, CHE PUBBLICHIAMO IN FORMA ANASTATICA, È STATO PRESENTATO PER LA SELEZIONE, CURATA DAL DIRETTORE REM KOOLHAAS, DEGLI EVENTI COLLATERALI DELLA 14. MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA LA BIENNALE DI VENEZIA.
10
-NUF RIA AIR FUNLATNEMAD DAMENTAL neewteb noisilloc collision between erutcetihcra dna elbataflni inflatable and architecture
AIR FUNDAMENTAL
Tutta l’architettura è gonfiabile. È un nuovo paradigma che pone al centro dell’attenzione il potere attrattivo delle immagini simulate che annullano e distruggono la realtà. Le masse costruite implodono a causa di una simulazione diffusa che le annienta lasciando spazio al simulacro, immagine o rappresentazione dell’oggettività. Le architetture che pretendono d’essere reali scompaiono per cedere il posto a una simulazione, loro esatto contrario, che fa diventare astratti i modelli nel momento stesso in cui questi diventano infinita reduplicazione. L’architettura pneumatica mette in crisi i fondamenti dell’architettura, reinterpretando l’archetipo della capanna di Laugier (1755) come guscio con valenza quasi immateriale. Tutte le architetture sono monumenti alla finzione in cui gli spazi tangibili vengono concettualizzati.
INTRODUZIONE
INTRODUCTION
The whole of architecture is inflatable. This is the new paradigm that focus the attenction on the attractive power of simulated imagines, that delete and destroy reality. The crowd built implodes ‘cause of the diffused simulation which smashes them down allowing the entrance in scene of simulacrum , imagine or rappresentation of objectivity. Architectures , whom pretend to be real , disappear to let the simulation come in , their completly opposite , that made the models abstract when these became infinity re-duplication. Pneumatic Architecture undermines architecture foundamentals , reproducing Laugiers’ (1755) archetype of “Primitive Hut” almost like an immaterial shell. All the Architecture are monuments to fiction where tangible spaces are conceptualized.
TION ULA SIM AND CRA ULA SIM
biennale progetto di ricerca
11
SIMULACRA AND SIMULATION
“The simulacrum is never that which conceals the truth - it is the truth which conceals that there is none. The simulacrum is true.”
“Il simulacro non nasconde mai la verità - è la verità che nasconde ciò che non c’è. Il simulacro è vero.”
Ecclesiastes
Ecclesiastes
It is rather a question of substituting signs of the real for the real itself; that is, an operation to deter every real process by its operational double, a metastable, programmatic, perfect descriptive machine which provides all the signs of the real and short-circuits all its vicissitudes. (1)
1
To dissimulate is to feign not to have what one has. To simulate is to feign to have what one hasn’t. One implies a presence, the other an absence. The simulation threatens the difference between “true” and “false”, between “real” and “imaginary”. (2)
2
The simulation opposed to representation, representation starts from the principle that the sign and the real are equivalent, even if this equivalence is utopian. Conversely, simulation starts from the Utopia of this principle of equivalence, from the radical negation of the sign as value, from the sign as reversion. Whereas representation tries to absorb simulation by interpreting it as false representation, simulation envelops the whole edifice of representation as itself a simulacrum. (3)
Non è piu una questione di imitazione, né di reduplicazione, e nemmeno di parodia. Si tratta piuttosto di una questione di sostituire i segni del reale per il reale stesso, cioè un’operazione di scoraggiare ogni vero processo dal suo doppio, una programmatica macchina operativa che fornisce tutti i segni del reale. (1) Dissimulare è fingere di non avere ciò che si ha . Simulare è fingere di avere quello che non si ha. Uno implica una presenza, l’altra un’assenza. La simulazione minaccia la differenza tra ”vero“ e “falso “, tra “reale” e “immaginario”. (2) La simulazione si oppone alla rappresentazione, rappresentazione che parte dal principio che il segno e il reale sono equivalenti,anche se questa equivalenza è utopica. Al contrario, la simulazione inizia dalla Utopia di questo principio di equivalenza, dalla negazione radicale del segno come valore, dal segno come inversione. Considerando che la rappresentazione tenta di assorbire la simulazione interpretandola come una falsa rappresentazione, la simulazione avvolge l’intero edificio della rappresentazione come se fosse di per se un simulacro. (3)
These would be the successive phases of the image: 1 It is the reflection of a basic reality. 2 It masks and perverts a basic reality. 3 It masks the absence of a basic reality. 4 It bears no relation to any reality whatever: it is its own pure simulacrum. (4)
YES, HYPER-SCEPTICISM.INTELLECTUALS MUST STOP LEGITIMIZING THE NOTION THAT THERE IS SOME “ULTIMATE TRUTH” BEHIND APPEARANCES. THEN, MAYBE, THE MASSES WILL TURN THEIR BACKS ON THE MEDIA AND PUBLIC OPINION MANAGEMENT WILL COLLAPSE.
EVIL
3
Esistono diverse interpretazioni dell’immagine: 1 E’ il riflesso di una realtà di base. 2 Maschera e corrompe una realtà di base. 3 Maschera l’assenza di una realtà di base. 4 Non ha alcuna relazione a qualsiasi realtà: è un proprio simulacro puro. (4)
La produzione contemporanea “materiale” è di The contemporary “material” production is itself per sé iperreale. Mantiene tutte le caratteristiche, hyperreal. It retains all the features, the whole tutto il discorso della produzione tradizionale, ma discourse of traditional production, but it is non è niente di più che la sua rifrazione in scala nothing more than its scaled-down refraction. ridotta. Così l’iperrealismo della simulazione è espresso in tutto il mondo dalla sorprendente Thus the hyperrealism of simulation is expressed somiglianza del reale a se stesso.La simulazione everywhere by the real’s striking resemblance to corrisponde ad un corto-circuito della realtà itself. The simulation corresponds to a short-cire alla sua reduplicazione dai segni. E ‘sempre cuit of reality and to its reduplication by signs. It l’obiettivo dell’analisi ideologica che ripristina il is always the aim of ideological analysis to restore processo oggettivo, ma è sempre un falso problethe objective process; it is always a false problem to want to restore the truth beneath the SLAUsimulaTCELLETNI.MSICITPECS-REPYH ,SEY ma a voler ristabilire la verità sotto il simulacro. NOITON EHT GNIZIMITIGEL POTS TSUM crum. ”HTURT ETAMITLU“ EMOS SI EREHT TAHT
4
,EBYAM ,NEHT .SECNARAEPPA DNIHEB SKCAB RIEHT NRUT LLIW SESSAM EHT NOINIPO CILBUP DNA AIDEM EHT NO .ESPALLOC LLIW TNEMEGANAM
EVIL
Bibliography Jean Baudrillard, Simulacra and Simulation, University of Michigan Press, 1994
12
SIMULACRI E SIMULAZIONE
1 René Magritte_”Ceci n’est pas une pipe”_1928-29 2 Giuseppe Arcimboldo_”The gardener”_1590 3 Salvador Dali_”Illustration for life of Benvenuto Cellini”_1945 4 Donato Bramante_Church of S.Maria
AIR FUNDAMENTAL
F RY O ST O R HI NEA T LI A NO
E TUR TEC HITE ARC
A NOT LINEAR HISTORY OF ARCHITECTURE
“….there is a significant difference between the spaces: sedentary-space is striated , by walls , enclosures and road between enclosures , while the nomad-space is smooth , just marked by traits that are effaced and dis-placed with the trajectory.” (G. Deleuze, F. Guattari,a thousand plateaus. Capitalism and schizophrenia, Castelvecchi, Roma 2010). Inflatable is the archetype of architecture . No more basament ,wall , roof , door or window but just a skin which creates simulacrums. Hystory of Architecture has produced models that could be bringed back to categories closely linked to the concept of pneumatic architecture.
1
2
biennale progetto di ricerca
Starting from the imagine that they produced it’s possible to assort them in categories ,which includes architecture ranging from mono-materials to architecture that use the void like a formwork , from architecture yearning to be a monument to them which consider the time as project material, from the architecture challenging the gravity to the more recent architectures that work on the principles of: quick assembly , fast transportability , lightness. If the Inflatable is made by just a material , all the mono-material architecture are inflatable. If the Inflatable is a formwork , all the architecture wich became formwork of themselves are inflatable.
“...esiste una grande differenza riguardante lo spazio: lo spazio sedentario è striato, da muri, recinti e per- corsi tra i recinti, mentre lo spazio nomade è liscio, marcato soltanto da tratti che si cancellano e si spostano con il tragitto.” (G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani. Capitalismo e schizzofrenia, Castelvecchi, Roma 2010) Il gonfiabile è l’archetipo dell’architettura. Non più basamenti , muri, tetti, porte, finestre, ma un’unica pellicola che costruisce simulacri. La storia dell’architettura ha prodotto nel corso dei secoli modelli che è possibile ricondurre ad alcune categorie strettamente legate al concetto di architettura pneumatica. A partire dall’immagine che producono è possibile raggrupparli in categorie che vanno dalle architetture monomateriche alle architetture che utilizzano il vuoto come cassaforma, dalle architetture che hanno la volontà d’essere monumenti a quelle che considerano il tempo come materia del progetto, dalle architetture che sfidano la gravità alle architetture più recenti che rispondono a principi di rapida assemblabilità, veloce trasportabilità, estrema leggerezza. Se il gonfiabile è costruito da una sola materia, tutte le architetture monomateriche sono gonfiabili. Se il gonfiabile è una cassaforma, tutte le architetture che diventano casseforme di se stesse sono gonfiabili.
STORIA NON LINEARE DELL’ARCHITETTURA
3
4
13
Alla 14. Mostra Internazionale di Architettura - la Biennale di Venezia è stata presentata una piccola architettura pneumatica, realizzata dall’azienda Fly Inflate di Bene Vagienna (CN) dopo una serie di sperimentazioni che si sono tenute all’interno della sede di Ortigia con il coinvolgimento di tutta la comunità della Istallazione per la 14. Mostra SDS Architettura di Siracusa. Durante l’AnInternazionale di Architettura no Accademico 2013-14 alcuni laboratori hanla Biennale di Venezia no sviluppato progetti a diverse scale costruendo prototipi che sono stati montati e provati negli spazi della struttura didattica. Lo studio della storia delle architetture pneumatiche e degli esempi più significativi ha permesso di verificare tecniche e materiali, indagando sulle forme e le configurazioni possibili. Si sono così sperimentate le strutture a monocamera e quelle a doppia camera scoprendo il ruolo diverso dell’aria usata nello spazio interno o nelle intercapedini delle pareti portanti. Le differenze significative tra i due sistemi strutturali suggeriscono scenari molto diversi di uso e costruzione in relazione ai luoghi e ai materiali a disposizione. In particolare, però, i progetti hanno esplorato la capacità di adattamento di capsule pneumatiche all’interno di architetture consolidate e le modalità di costruzione e assemblaggio in contesti definiti e fortemente caratterizzati. Questo lavoro ha permesso di scoprire scenari diversi di applicazione che hanno mostrato come l’interazione tra edifici e strutture pneumatiche si riveli molto fertile nel generare forme e spazi originali attraverso un processo di montaggio site-specific. Queste configurazioni interstiziali e imprevedibili riescono ad attivare un campo di energie che, illuminando di nuova luce ciò che esiste, permette di scoprire vocazioni e potenzialità sopite o nascoste. Per la realizzazione del padiglione esposto nello spazio Thetis dell’Arsenale di Venezia, si è applicato il metodo dell’arte tessile utilizzando un software 3D per modellare i moduli e ricavare il cartamodello necessario per il taglio dei pezzi bidimensionali che sono stati cuciti successivamente per la ricomposizione dei volumi elementari. I moduli a doppia camera sono autonomi ma collegati tra loro tramite cerniere lampo che favoriscono un rapido montaggio e smontaggio. Una fascia trasparente in pvc, sezionando il tessuto bianco ad un’altezza di un metro su due lati, permette una visibilità tra interno ed esterno e offre la possibilità di osservare Vincenzo Latina, Marco Navarra Foto di Peppe Maisto
AIR FUNDAMENTAL
28
AIR FUNDAMENTAL
4m 5m
• Fotogrammi del progetto di video mapping airOrganic di Pasquale Direse - VisualPaco. • Air Capsule sperimentale, assonometria. • • Air Capsule sperimentale, esploso assonometrico e diagramma con le connessioni dei moduli per la distribuzione dell'aria.
3m
6
12
4
11
1
8
7
6
2
8
9
0
1
1
13
BIENNALE installazione
2
12
3
11
4
9
5
10
3
7
13
5
31
LES MAGICIENS DE L’AIR Tracce semiologiche sulla filosofia operativa dello pneumaproject • Carmelo Strano
È
Società, pensiero, sensibilità
un cammino deciso, con segni forti a partire dai manifesti e dalle azioni dei futuristi, verso le topiche che seguono. Sono quasi parole-chiave catalizzatrici, con carattere propedeutico fondante o specifico. La leggerezza. Al di là della cultura o dell’idolatria del manufatto. In “Oltre l’oggetto” (Domus, sett. 1985) sottolineavo lo slittamento dallo Hard Object (la casa occidentale strapiena di oggetti-ricordo o di valore economico) al Light Object, non senza l’influenza del vuoto orientale, segnatamente giapponese. Una condizione sinergica al principio di DOcile RAzionalità che avevo rilevato pochi anni prima.
• 1. De Pas, D'Urbino, Lomazzi, Tunnel gonfiabile, 1968. 2. De Pas, D'Urbino, Lomazzi, Casco gonfiabile, 1968. 3. De Pas, D'Urbino, Lomazzi, Blow gialla, poltrona gonfiabile, 1967 (foto Masera; da sinistra, con la signora Carla Scolari: Donato D'Urbino, Jonathan De Pas, Paolo Lomazzi).
3
2
SAGGI
45
Un esempio, è il caso della ricerca di Franco Mazzucchelli (Milano, 1939). Nel 1986, l’artista presenta alla XVII Triennale di Milano, nell’ambito dell’iniziativa “Progetto domestico”, L’obesa, figura-oggetto gonfiabile all’interno di un ambiente coordinato dall’architetto Paolo Deganello. Al centro dello spazio, una figura enorme, in poliestere trasparente, incolore, ancorata con un filo al divano letto. Si gonfia automaticamente nell’arco di 6 minuti quasi ad esplodere, per poi invece sgonfiarsi, fino ad adagiarsi esausta sul divano, ma pronta subito a rigonfiarsi. «...Obesità fetale, primaria, placentare: è come se fosse una figura incinta del proprio corpo che non riesce a liberarsene. Il corpo ingrossa, ingrossa senza giungere a partorirsi»1. Mostruosa creatura senza colpe, ci rassicura per via di quel respiro che la rende eterna. Molto interessante anche il contributo al gonfiabile di Piero Gilardi (Torino, 1942). In lui la costante è sempre stata l’uomo, o meglio, i rapporti, le relazioni, i legami e le interconnessioni dell’uomo con il proprio contesto sociale e con la natura. L’artista ha inoltre operato sotto la spinta dell’interesse a privilegiare la dimensione fenomenologico-esistenziale nel terreno dell’arte. Lo ha fatto in modo particolarmente significativo col progetto della mega struttura tecnologica (mai realizzata) intitolata “Ixiana”. Uno studio molto articolato, presentato a Parigi nel 1989. L’esperienza comunicativa con il simulacro sembra compensare la solitudine umana grazie al fatto che insiste sui temi della socialità 3
60
AIR FUNDAMENTAL
e della creatività attraverso un forte coinvolgimento dei sensi, all’interno di questa bambola bionica, immaginata vivibile e attraversabile al suo interno. Inoltre, il corpo bionico (ipotizzabile anche come gonfiabile) viene inteso come laboratorio di ricerca creativa. Gilardi ha concepito una figura di donna apparentemente semplice con numerose funzioni interattive all’interno del suo corpo in cui si attiva un interscambio tra uomo e tecnologia. Diversamente che in Gilardi, l’artista fotografa americana Laurie Simmons (New York, 1949) ha messo in scena delle bambole gonfiabili, che stabiliscono una svolta nel suo lavoro 4
3. 4. Piero Gilardi, Ixiana, modello (interno),1989. Courtesy dell’artista. Inedite.
SAGGI
61
2. Il giardino dei ciliegi, 1974, regia di Giorgio Strehler, Piccolo Teatro di Milano, bozzetto di Luciano Damiani, Archivio Teatro dei Documenti, Roma.
2
Calvino2, s’impongono alla memoria per la loro suggestione verbale più che per le parole, attivando un teatro mentale. Ma questo carattere aereo, evanescente, impalpabile può essere ottenuto utilizzando camere d’aria per restituire un linguaggio di “rarefatta consistenza” (ancora Calvino). Questi elementi, membrane chiuse sostenute da aria, sono così leggeri da offrire movimenti ad impercettibili soffi d’aria, provocati dall’agire dei performer; sono elementi che “prendono vita”, imprigionando l’aria in modo che li modelli, e poi possono “perderla”, accasciandosi al suolo senza forma. Tradizionalmente in teatro si direzionava aria su teli di seta tempesta, o su tessuto impalpabile che traducesse sensazioni di leggerezza, come gli splendidi velari di Luciano Damiani per il Giardino dei ciliegi (1974) o La tempesta (1978) per la regia di Giorgio Strehler3. Ma qui si tratta di creare elementi figurativi supportati da valore emblematico che, evocando leggerezza, comunichino su tre diversi binari: i significati insiti nella forma del gonfiabile; le sensazioni restituite usando al meglio le caratteristiche di trasparenza, colore, luminosità; l’immediata connessione cognitiva alla sfera del ludico che, con finzione dichiarata, spinge alla partecipazione. Abbandono dunque dei tradizionali allestimenti scenografati e passaggio all’uso di materiale tessile o plastico che da informe diventa strutturale, attraverso il disegno di modelli, di pezzi che uniti in cuciture o a caldo, trovino nell’aria la loro forma e la loro reversibilità, combinandosi con attori e spettatori.
70
AIR FUNDAMENTAL
3. Fenicie di Euripide, 2017, regia di Valerio Binasco, Teatro Greco di Siracusa. Scena di Carlo Sala, nella foto durante le prove.
3
Materiali e qualità performative Il gonfiabile offre possibilità di trasporto semplici ed economiche, perché costituito da elementi leggeri e poco ingombranti, piccole costruzioni portatili, facilmente imballabili, che riducono notevolmente le spese di ‘trasporto e facchinaggio’ – che tanto pesano sui budget produttivi – nonché quelle di ‘montaggio e smontaggio’, anch’esse molto semplificate. Il montaggio avviene iniettando aria, compressa e non, all’interno di elementi semplici (palloni) o a ‘doppia parete’, ossia formati da camere d’aria. Queste ultime sono anche dette ‘cuscini pneumatici’ nei casi in cui le due superfici corrano parallele; i collegamenti tra le due superfici, oltre che perimetrali, sono anche puntuali o diagonali, necessari per mantenere inalterato il parallelismo tra le due superfici4 fornendo una ulteriore caratterizzazione (texture) alla forma dell’aria. È proprio questo il tema: dare forma all’aria, o meglio utilizzare questo elemento invisibile affinchè si materializzi, si concretizzi in immagini dinamiche. Queste sono di durata limitatissima affidate all’utilizzo di tessuti impalpabili e sensibili ai movimenti d’aria (es: seta tempesta ©Peroni S.P.A.); nei casi in cui il ‘contenitore’ d’aria sia chiuso ed abbia una forma prestabilita e progettata nei tagli e nelle giunture, nei collegamenti e nelle partizioni, si tratta di elementi indipendenti, anche vere e proprie costruzioni, che generalmente consentono interazione durevole con performer e attori, che possono trarre spunti performativi dalle forme e dalla scoperta delle possibilità dinamiche di questi elementi, da
SAGGI
71
L’ARIA COME STRUTTURA Tecnologia di sistemi pneumatici e pressostrutture • Francesca Castagneto
«La Terra è il fondo di un oceano d’aria, ma quasi non ce ne accorgiamo» FRED HOYLE
U
n otre gonfio di venti nefasti è il dono propiziatorio di Eolo ad Ulisse per il suo ritorno a Itaca, così come otri gonfi d’aria consentivano agli antichi assiri di attraversare i fiumi della Mesopotamia, ma con l’aria l’uomo ha da sempre sperimentato anche modi per opporsi alla forza di gravità: staccare i piedi da terra e appropriarsi di nuove prospettive di osservazione del mondo. Il lavoro di ricerca intorno al volo degli uccelli e la realizzazione della mongolfiera sono i primi esiti di queste riflessioni. Ricerche che nel loro sviluppo, dall’antichità fino ad oggi, hanno delineato un percorso tecnologico in continua evoluzione. Progettare e costruire uno spazio abitabile, un’opera di architettura, a partire dalla capacità portante dell’aria è infatti una delle possibili risposte alla ricerca di “leggerezza” che nella storia dell’architettura ha occupato un luogo significativo del pensiero edificatorio. Un esempio per tutti: «Una cupola che fosse cresciuta su poderosi supporti da terra non sarebbe stata, come voleva, magnifica e “gonfiante”, un participio presente che, usato dal Brunelleschi stesso, nel suo piano di lavoro, dimostra chiaramente che la struttura doveva liberarsi, non pesare, e doveva essere animata da una spinta espansiva» 1. Nel progetto delle presso-strutture, i presupposti del costruire tradizionale subiscono un’inversione, un ribaltamento/ negazione del concetto di edificio inteso come massa. Il problema del peso, che solitamente deve essere risolto con l’invenzione della struttura, si annulla orientando il tema del progetto verso oggetti “resistenti per forma”.
SAGGI
2
• 1. 2. Parigi, 1983 in occasione della mostra celebrativa della prima dimostrazione pubblica del funzionamento dell’aerostato ad aria calda, avvenuta ad Annonay il 5 giugno 1783. La seconda dimostrazione avvenne il 19 settembre 1783 a Versailles di fronte al re Luigi XVI e alla regina Maria Antonietta, fu il primo volo con esseri viventi: una pecora, un’oca ed un gallo collocati in un cesto sospeso alle corde del pallone. Foto di F. Castagneto.
91
6. C. Viano, disegno dalla serie “Citazioni”, 1974. Tratta da B. Orlandoni, G. Vallino, Dalla città al cucchiaio. Saggi sulle nuove avanguardie nell’architettura e nel design, Cooperativa Editoriale Studio Forma, Torino, 1977.
6
Requisiti quali la temporaneità, la smontabilità e il rimessaggio, ma anche l’idoneità ad uno scopo, sono realizzabili per gradi diversi in relazione ai materiali utilizzati ed alle condizioni di esercizio ipotizzate. «La stabilità delle strutture pneumatiche è garantita dalla forma e quindi dalla differenza di pressione fra interno ed esterno dell’involucro, per cui il materiale con cui l’involucro viene realizzato deve avere specifiche prestazioni relative alle azioni meccaniche, fisiche e chimiche. Altri aspetti cui porre particolare attenzione sono la forma e l’assemblaggio dei settori con cui comporre l’involucro: trattandosi spesso di geometrie sferiche o a forma di cupola, le superfici devono essere suddivise in porzioni piane o ad unica direzione di curvatura, la pressione dell’aria determinerà la deformazione del tessuto e in particolare la modificazione della trama, mentre i film si deformano per dilatazione. La giunzione fra i ferzi deve garantire la continuità delle prestazioni dell’involucro in ogni punto, le giunzioni possono essere temporanee e in questo caso si utilizzano cerniere lampo, mentre nel caso di giunti permanenti si fa ricorso a cuciture, collanti e saldature»2.
94
AIR FUNDAMENTAL
Negli ultimi decenni il repertorio di materiali non solo si è ampliato, ma sono anche migliorate le tecnologie e le tecniche di produzione per aumentare le resistenze alle sollecitazioni e le prestazioni connesse al comfort. All’inizio degli anni ’903 le membrane disponibili erano essenzialmente prodotti compositi stratificati, realizzati attraverso la spalmatura di una pellicola di rivestimento polimerica su entrambe le facce di un tessuto biassiale: trama e ordito ortogonali, intrecciati o sovrapposti. I materiali generalmente utilizzati per il tessuto erano il poliestere PET, la fibra di vetro, il Kevlar. Per la spalmatura (prime coat) e/o la laccatura (top coat) si utilizzavano la gomma sintetica, il PVC, il Teflon PTVE. In generale i tessuti composti di fibre polimeriche sono flessibili, possono essere piegati e quindi adattati alla realizzazione di strutture smontabili o retrattili, diversamente i tessuti in fibra di vetro sono piuttosto rigidi e idonei a realizzare superfici di grande luce e capaci di sostenere sollecitazioni quali i carichi da neve. Particolarità delle membrane è l’essere materiali anisotropi in cui fra la trama (warp) e l’ordito (fill) variano per:
7. Ant Farm, dal volume Inflatocookbook, 1970.
7
SAGGI
95
populismo mediatico: l’architettura della vertigine. Sono edifici caratterizzati da grandi sbalzi resi possibili da ciclopiche strutture metalliche reticolari. “L’immagine che da esse emerge è l’apparente omissione del peso, migliaia di tonnellate che – necessariamente – dovranno scaricarsi al suolo in aree puntuali. La struttura viene prevalentemente celata all’interno di “profilattici” rivestimenti, composti da membrane di polimeri “spalmati” o da laminati industriali “tesi” su telai bloboidali, che mostrano effimeri volumi e configurano un’apparente lievitazione. Sono edifici in attesa di un alito d’aria, pronti a prendere il volo come una farfalla o fluttuare leggeri come una bolla di sapone”. (in corso di pubblicazione dal titolo provvisorio “Dall’architettura spettacolare all’architettura dell’emergenza”). Parallelamente alla realizzazione del costosissimo Centro Congressi (alcune centinaia di milioni di euro) e del complesso sistema strutturale della nuvola, l’artista anglo-indiano Anish Kapoor – con visionarietà – interpretava le grandi potenzialità espressive e tecniche delle pressostrutture gonfiabili. Sono strutture insufflate d’aria, autonome, senza l’ausilio di telai, sostegni o reticolari stampelle d’acciaio. Kapoor, nel maggio 2011, ispirandosi ad un mostro biblico dell’Antico Testamento il Leviathan (mitologico mostro marino, rappresentazione del caos primordiale) mette in scena una performance all’interno del Grand Palais di Parigi, un lavoro inedito. Un gigantesco blob, un corpo unico costituito da enormi sfere. Leviatano – un mostro ricorrente – potrebbe 6. Leviathan, Anish Kapoor (https://rubricarte.files. wordpress.com/2014/08/ anish-kapoor.jpg ).
110
6
AIR FUNDAMENTAL
7
rappresentare le profonde paure dell’inconscio, Herman Melville nel celebre romanzo Moby Dick (1851) incarna il mostro biblico, di immense proporzioni, “il Leviatano” nel capodoglio. Il Leviathan di Kapoor è un’immensa e spettacolare opera architettonica, multisensoriale. Entrare nella pancia dell’essere e addentrarsi al suo interno è uno choc multisensoriale. D’altronde, il Leviathan mette in scena una performance artistica: “si presenta come un’immensa opera architettonica, spettacolare e profonda, di sensualità colorata e semplicità apparente. Un complesso fluido dalle forme amorfe, interno ed esterno. La scultura contemporanea diventa monumentale e multisensoriale”. (http://www.rubric.it/2011/06/02/ il-leviathan-di-anish-kapoor-al-grand-palais-di-parigi/) L’installazione e la messa in opera del Leviathan si concretizzano in un breve arco di tempo: nel giro di poche ore si possono insufflare migliaia di metri cubi d’aria nella struttura, costituita da una membrana elastica rinforzata, che garantisce la tenuta e la prevista forma.
7. Interno del Leviathan (ml_monumenta_2011_ anish_kapoor_ leviathan_13_0) in (Https:// amessagetoindia.files. wordpress.com/2012/05/ leviathan-anishkapoor-012.jpg).
Due anni più tardi (2013), Anish Kapoor e Arata Isozaki realizzano la prima sala per concerti gonfiabile mai costruita. La “Ark Nova“ è un’ampia sala che può ospitare diverse tipologie di eventi quali mostre, concerti jazz o performance
SAGGI
111
6
7 6.Infinity, istallazione alla Elle Tafari fall presentation, si Gisela Stromeyer - http:// www.stromeyerdesign. com. 7. Woolwich Arsenal Station, Londra 2011, di Magma Architecture https://www.archdaily. com/244370/olympicshooting-ven ue-magmaarchitecture/1204_mgm_ olymp-1936-j-l-diehl.
quelle secondo le quali si praticano le cuciture dei lembi delle membrane. Le strutture leggere, e quindi anche le strutture gonfiabili, non costituiscono un’innovazione vera e propria nella storia dell’architettura. Le loro origini sono da rintracciare nelle capanne dei nomadi, le prime costruzioni che risultavano trasportabili e trasformabili, le quali a loro volta hanno come archetipo l’albero in quanto primo rifugio e protezione per l’uomo. Nel corso della storia si assiste al bisogno di abbandonare le costruzioni provvisorie e instabili delle capanne per ricercare in seguito un’idea di insediamento stabile e permanente, suggerita anche dall’uso di quei materiali da costruzione che sfruttando il loro peso lavorano soprattutto a compressione. L’interesse al tema dell’architettura leggera si riaccende inizialmente negli anni venti del XX secolo, con i primi studi sulle coperture pneumatiche di Frederik William Lanchester nel 1917, quindi negli anni quaranta per il loro utilizzo in campo militare, per poi prendere corpo a partire dagli anni sessanta, impiegate nella costruzione di spazi a carattere temporaneo, quali fiere e luoghi di intrattenimento per spettacoli. La forma di tali strutture lascia pensare a costruzioni effimere e provvisorie, tuttavia esse hanno acquisito negli anni sempre maggiore dignità come architetture vere e proprie, e sono entrate a far parte della storia oltre che dell’immaginario collettivo. Le architetture leggere vengono adottate solitamente per spazi a carattere pubblico, mentre solo di rado trovano applicazione in ambito residenziale, forse perché suggeriscono un messaggio di temporaneità che risulta
118
AIR FUNDAMENTAL
molto forte, ed è in contrasto con il bisogno degli utenti di identificare l’abitazione con un’idea di solidità e permanenza in un determinato luogo, al di là delle limitazioni che potrebbe imporre il sistema costruttivo. Prendendo in esame alcune architetture e istallazioni realizzate prevalentemente nel corso dell’ultimo ventennio, è possibile individuare le forme naturali o quelle creazioni artificiali dell’uomo alle quali si possono associare per analogia. Le forme delle strutture gonfiabili tuttavia non sempre risultano solo allusive ma a volte tendono ad essere una copia del concetto dal quale traggono ispirazione, banalizzandolo. Le forme delle architetture gonfiabili nascono dunque da necessità prestazionali, in termini di economia di risorse materiali e di tempo, e parallelamente diventano imitazione (μίμησις) delle forme naturali, in quanto anch’esse tendono a svilupparsi con il minimo dispendio di energia, e la loro stabilità dipende solo dalla forma.
8. André Karwath aka Aka, Schiuma di bolle di sapone - https://it.wikipedia.org/ wiki/Schiuma. 9. Munich Olympics Tensile Structures, di Frei Otto https://inhabitat.com/freiotto-named-2015-pritzkerprize-laureate-just-oneday-after-his-death/ frei-otto-munich-olympicstensile-structures-4. 10. Seifenblasen, di Frei Otto - https://www.detail. de/artikel/form-followsnature-10109.
8
9
10
SAGGI
119
All’interno del variegato Pneu World di Simon Conolly, Mike Davies, Johnny Devas, David Harrison, Dave Martin, tutti studenti all’Architectural Association School of Architecture di Londra, introdotti dall’autorevole interevento di Reyner Banham, sembra esserci posto per tutto. Se le prime pagine sono dedicate a prodotti che appaiono familiari allo sguardo di qualunque osservatore (pneumatici Michelin, giubbotti gonfiabili, gommoni, paracaduti, mongolfiere, personaggi di Walt Disney) come a voler mostrare che il Pneu World è già il mondo del presente, la rassegna ampia e dettagliata si spinge poi verso territori meno noti: le numerose sperimentazioni di strutture gonfiabili in ambito militare o aerospaziale, per poi giungere fino a più avveniristiche proposte di controllo ambientale attraverso cupole sovrapposte a intere parti di città e territorio.
10
Tra le pagine della rivista trovano posto le dichiarazioni programmatiche del gruppo Utopie, e la sezione “La Pneumatique” dedicata ai loro progetti: Pneumatic Furniture, Dyodon, Travelling Theatre, Travelling Hall [fig. 11]. Un esperimento progettuale che dalla scala del singolo oggetto di design, si amplia per contemplare il Dyodon «a complete experience of a pneumatic way of life»7 [figg. 12-14] – assemblaggio di elementi esagonali e ottagonali composti a formare un «rhombicuboctahedron», tutti gonfiabili e variamente riempiti con aria, acqua, elio, gas colorati e terra
11
12
132
AIR FUNDAMENTAL
– fino ad arrivare a configurare complessi edifici pubblici come un teatro per 5000 spettatori, la cui struttura a cupola autoportante è fatta da tubi gonfiabili [fig. 15] o una struttura espositiva che tenta di coniugare le tensostrutture con le strutture gonfiabili [fig. 16]. Tutte le pagine di “Architectural Design”, dense di notazioni tecniche e disegni esecutivi, prendono le distanze da una rivendicazione di carattere utopico, al contrario ambiscono a percorrere la strada della realizzabilità. L’esposizione mondiale di Osaka (1970), per lo più progettata proprio nel 1968, è l’evento che raccoglie parte di queste esperienze, condotte da architetti e artisti diversi per provenienza, formazione, appartenenza politica, celebrandole ma anche segnandone una, seppur provvisoria, conclusione. Sembra che le architetture di “aria” proposte sulla scena
10. Copertina di “Architectural design”, Pneu World, vol. 38, n. 6, giugno 1968. 11. Utopie, La Pneumatique (in “Architectural design” Pneu World, vol. 38, n. 6, giugno 1968). 12. Jean-Paul Jungmann (Utopie), Dyodon (ibid.). 13. Coop Himmelb(l)au, Cloud, 1968 (www.coophimmelblau.at).
13
SAGGI
133
internazionale improvvisamente e simultaneamente da più artisti e architetti scompaiano, con la stessa rapidità con cui avevano conquistato pagine di riviste e luoghi simbolo come le esposizioni internazionali. Eppure leggerezza, riduzione dimensionale, risparmio, velocità di montaggio, trasportabilità sono i temi attorno ai quali si riprende a ragionare alla fine del XX secolo con sperimentazioni di tecnologie e materiali diversi, tra i quali certamente anche le strutture gonfiabili, come mostra, ancora una volta “Architectural Design” nel numero Ephemera/portable architecture del 1998 [fig. 17]. A trent’anni di distanza la rivista apre la rassegna di nuove architetture “gonfiabili” con le stesse pagine del 19688.
14. Jean-Paul Jungmann (Utopie), Dyodon (ibid.). 15. Jean Aubert (Utopie), Travelling Theatre (ibid.).
Il nostro sguardo è però diverso da allora. Allentata la tensione delle avanguardie, il mondo dell’immagine (cartoon, cinema) ci ha mostrato aeree strutture, che possiamo ipotizzare “gonfiabili”, chiamate a isolare, come in una bolla appunto, una realtà circoscritta da un mondo esterno che potrebbe attaccarla o – al contrario – esserne attaccato. Se nella Springfield della famiglia Simpson la grande bolla che contiene la città ormai irredimibile è il preludio alla sua distruzione, nel caso della città di Truman Burnbank (The Truman Show, 2007), la cupola aerea è la protezione necessaria per custodire la rassicurante (?) perfezione di una vita senza imprevisti. Seaside, la vera città sulle coste della Florida progettata da Andres Duany e Elizabeth Plater-Zyberk e scelta da Leon Krier per costruirla propria casa di vacanza, è il set individuato dal regista per mettere in scena sin dalla
14
15
134
AIR FUNDAMENTAL
16
nascita la vita di Truman unico protagonista inconsapevole di un’esistenza trasformata in fiction. Per “proteggere” Truman e il suo mondo viene “gonfiata” una cupola che racchiude cielo e terra, tempi e stagioni, fino a quando l’impostura non viene scoperta e il protagonista non decide di porre fine al Truman show a rischio della propria vita. Solo dopo aver solcato il mare, affrontato tempeste e turbini, Truman giunge ai confini del proprio mondo, a contatto con la bolla che lo imprigiona. Ma come ogni “gonfiabile” anche questo è fragilissimo e con sorpresa si mostra quale esso è: un sottile telo con un cielo dipinto, dal quale è facile fuggire.
16. Antoine Stinco (Utopie), Travelling Exhibition Hall (ibid.).
Il “gonfiabile” in cui è racchiusa la vita di Truman ci sembra che racconti meglio di molte altre esplorazioni teoriche la fragilità di un confine: tra realtà e finzione, perfezione e imperfezione. Quello che appariva come un sogno nell’immagine di Nikolaus Laing, dove più cupole coprono una città, permettendo attraverso l’uso dell’energia solare un controllo totale delle condizioni ambientali (First International Colloquium on Pneumatic Strctures, 1967, University of Stuttgart9) oggi ci sembra piuttosto un incubo [fig. 18].
SAGGI
135
Marco Canevacci
PLASTIQUE FANTASTIQUE
Loud Shadows | Liquid Events OEROL festival, Terschelling, Paesi Bassi, 2017. Loud Shadows | Liquid Events è un collage prodotto da artisti provenienti da contesti diversi: danza, musica, architettura. La squadra è stata assemblata da Kees Lesuis – direttore artistico del Festival OEROL – in modo da dar vita a una performance unica in occasione dell'edizione 2017 del festival. Lo spazio temporaneo di Plastique Fantastique è monumentale, eppure è mobile, leggero e trasparente. La sua pelle effimera condiziona ciò che sta intorno, così come i suoi spazi interni offrono una lucida vista verso l’esterno. È un posto magico che unisce danza, musica e natura, stimolando le nostre percezioni.
dai ballerini (LeineRoebana), che suonano e danzano contemporaneamente attraversando le quattro scene. Persino il componimento (Kate Moore) è influenzato da elementi naturali imprevedibili come il canto degli uccelli, il fruscio delle foglie, le raffiche di vento o le gocce di pioggia – così da rendere ogni performance unica.
Loud Shadows | Liquid Events è un progetto comune di Kate Moore, The Stolz, LeineRoebana and Plastique Fantastique.
L’architettura Loud Shadows | Liquid Events offre quattro scene diverse ed è stata progettata considerando la posizione peculiare di ogni singolo albero che si trova dentro la foresta Formerum, sull’isola di Terschelling. Ogni elemento di questo progetto site specific è integrato con l’ambiente: la prima scena, trasparente e sferica, è bucata da un albero, mentre la seconda (quella bianca e traslucida) viene schiacciata dalle fronde degli alberi, arrivando fin sotto la loro ombra. L’anello di connessione tra le due scene si stringe attorno ai pini e alle querce, creando nel suo vuoto la terza scena. La quarta scena è la foresta attorno all'istallazione. Dentro questa costellazione lo spettatore è libero di camminare e scegliere il proprio posto nella scena trasparente, nella sfera lattea, nel cerchio interno, o nel bosco circostante. Questi movimenti sono incoraggiati dai musicisti (The Stolz) e
PROGETTI
189
• © Solar Impulse / Stefatou / Rezo.ch. • © Solar Impulse / Jean Revillard / Rezo.ch.
• © Solar Impulse / Stefatou / Rezo.ch.
204
AIR FUNDAMENTAL
PROGETTI
205
MAPPA STORICA E GEOGRAFICA DEL GONFIABILE
Operating manual for space ship earth, Richard Buchminster Fuller, 1969
Dome, Richard Buchminster Fuller, 1960
Surface use Built area
Built use Public and housing
Land use
Green space
DOCUMENTO 2 . 1973 RIPRODUZIONE ANASTATICA FASCICOLO AUTOPRODOTTO DEL GRUPPO ANT FARM
DOCUMENTO 2
221
DOCUMENTO 4 . 1958 BREVETTO DI WALTER W. BIRD
DOCUMENTO 4
247
DOPO LA TERRA, L’ARIA È LA QUESTIONE DECISIVA DEI PROSSIMI ANNI. LA CONSAPEVOLEZZA DI QUANTO SIA FRAGILE L’EQUILIBRIO DELL’ATMOSFERA, MINACCIATO DAI CAMBIAMENTI CLIMATICI E DALLE ARMI CHIMICHE, HA APERTO NUOVE QUESTIONI URGENTI. LE ARCHITETTURE PNEUMATICHE, IN ANTICIPO SUI TEMPI, HANNO MOSTRATO LA POSSIBILITÀ DI TRASFORMARE LA PRESSIONE DINAMICA IN ESPLORAZIONE DI NUOVI PARADIGMI TEORICI E OPERATIVI. AIRFUNDAMENTAL PRESENTA I RISULTATI DELLA RICERCA INTERDISCIPLINARE, SVILUPPATA DALLA SDS ARCHITETTURA SIRACUSA, CON LA PARTECIPAZIONE ALLA 14. MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA - LA BIENNALE DI VENEZIA.
€ 29,00
L’INTRECCIO TRA RICERCHE TEORICHE E SPERIMENTAZIONE ESPLORA CRITICAMENTE I CAMBIAMENTI IN ATTO. LA COLLISIONE TRA ARCHITETTURE E MEMBRANE PNEUMATICHE GENERA UN NUOVO EQUILIBRIO, CHE APRE INSOSPETTABILI POSSIBILITÀ DI VITA E DI USO.