Direzione e cura Mauro Marzo Comitato scientifico Bruno Messina Luca Ortelli Antonio Tejedor Cabrera
03. Collana Figure Brevi saggi di carattere monografico su architetti e artisti del passato e del presente. Gli autori sono architetti impegnati nel progetto e nell’insegnamento del progetto. I saggi intrecciano corrispondenze tra architetti e artisti lontani nello spazio e nel tempo, narrano quelle “affinità di spirito in relazione alle forme” su cui Henri Focillon ha scritto pagine memorabili.
Questo libro è stampato su carta ecologica certificata FSC
ISBN 978-88-62-42-157-7 Prima edizione italiana Maggio 2015 © LetteraVentidue Edizioni © Antonio Monestiroli Per le illustrazioni © Eredi Aldo Rossi: pp. 16, 17, 20, 26, 28, 29, 32, 38, 52-53, 68, 72-73, 74 © Francesco Dal Co: pp. 40-41 © Stefano Topuntoli: pp. 30-31, 42, 43, 48-49, 64, 65 © Eredi Ugo Mulas: p. 78 È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. L’autore rimane a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare. Progetto grafico: Francesco Trovato Impaginazione: Martina Distefano Finito di stampare nel mese di Maggio 2015 presso lo Stabilimento Tipolitografico Priulla S.r.l. (Palermo) LetteraVentidue Edizioni S.r.l. Via Luigi Spagna, 50 L 96100 Siracusa, Italia
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Antonio Monestiroli
Il mondo di
Aldo Rossi
Indice ***
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Premessa 13
Forme realiste e popolari 23
Il razionalismo esaltato 61
La tendenza
Premessa ***
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P
erché raccogliere tre scritti su Aldo Rossi in parte già pubblicati nel periodo di tempo trascorso fra il 1998 e oggi? Per rispondere a questa domanda bisogna ripensare al motivo di ognuno dei tre scritti, il motivo che mi ha spinto a scrivere di Aldo Rossi. Il primo è un ricordo di Aldo Rossi, oggetto di un intervento al Dottorato in Composizione Architettonica allo IUAV a Venezia in una riunione del 1998, un anno dopo la sua scomparsa. In quell’occasione mi era sembrato che contasse più la memoria forte e viva di lui come persona di ogni altra considerazione critica. La sua mancanza ha creato un vuoto nel lavoro di molti in cui Aldo era presente con i suoi pensieri e le sue parole, prima che con i suoi disegni e i suoi progetti. Per riempire questo vuoto mi sono rivolto alle sue opere da cui ho tratto una nuova lezione, una lezione che ho assunto senza pretendere di farla condividere da altri, senza volerne fare un discorso valido per tutti. Mi accorgevo che altri parlavano di Rossi in modo diverso, un modo che non mi ha mai aiutato nel mio lavoro, così ho pensato che il mio punto di vista potesse avere una sua utilità. Da qui il secondo scritto in occasione di un convegno internazionale tenuto sempre a Venezia, sul libro L’architettura della città. In questa occasione, sempre per motivi personali, ho aggirato l’argomento del convegno per affrontare direttamente il modo di lavorare 9
Il razionalismo esaltato ***
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[...] il pensiero “logico” si esprime in parole e si indirizza all’esterno come discorso. Il pensiero “analogico” [...], immaginato e muto, non è un discorso ma piuttosto una meditazione su un materiale del passato [...]*.
A
ldo Rossi ha sempre pensato, scritto, lavorato all’interno di due termini antitetici: razionalità ed esaltazione. Due termini che sembrano rimandare a due modi incompatibili di conoscere la realtà. Invece Rossi ha compiuto la sua ricerca comprendendo, in un unico pensiero, razionalità ed esaltazione. Nelle sue due opere fondamentali: L’architettura della città e l'Autobiografia scientifica, pubblicate a quindici anni di distanza l’una dall’altra (1966-1981), possiamo riconoscere un procedimento che parte da una conoscenza sistematica della città, della sua composizione per parti e per elementi, e su questa conoscenza innesta un pensiero fatto di memorie, associazioni e analogie, proprie del procedere artistico. Un procedimento che è la somma di due metà: la prima propria del pensiero logico che si pone l’obiettivo della conoscenza certa e la seconda, opposta, tutta protesa a proporre ipotesi verificabili solo a posteriori, ipotesi affidate all’opera e riconoscibili solo dopo che l’opera è compiuta. * A.Rossi, La arquitectura analoga, in «2C. ConstrucciÓn de la Ciudad», n. 2, aprile 1975, p. 8. 23
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Sopra: Aldo Rossi, Eraldo Consolascio, Bruno Reichlin, Fabio Reihnart, Composizione per la città analoga, 1970. Pagine precedenti: Carlo Aymonino e Aldo Rossi, Complesso residenziale “Monte Amiata” al quartiere Gallaratese, Milano, 1967-1972. Si distinguono: al centro, l’unità residenziale progettata da Rossi, in alto e a destra, le unità B, A1 e A2 progettate da Aymonino. Fotografia di Stefano Topuntoli (particolare).
pranzo, quella tavola di cui parla Le Corbusier che Rossi disegna tante volte. Questa condizione di conoscere la casa, il teatro, ecc., attraverso quel che resta della casa, del teatro, della tavola dopo l’uso, è la condizione che esalta il significato delle cose. Quel che resta, dopo l’uso, è la forma. Una forma paradossalmente piena di vita, pur in assenza della vita, della quale restano solo le tracce. Quella vita che durante il suo svolgersi sembra addirittura togliere valore alle forme in cui abita, o almeno lo attenua, e che nel momento in cui si ritrae lo esalta rendendolo riconoscibile. Ma come conciliare questi pensieri con l’idea di costruzione? È possibile conciliare la passione per le case diroccate, in cui la vita, o almeno le sue tracce, rimangono nei pochi resti appesi alle pareti, con la conoscenza della casa attraverso tutte le case classificate in una rigorosa analisi tipologica? Come conciliare la passione per la rovina con la passione condivisa con gli architetti dell’Illuminismo che progettano i luoghi della nuova città borghese cercando la forma rispondente a un’idea di civiltà? Aldo Rossi affronta questo tema attraversando il lavoro dei suoi maestri. Fra questi, Boullée e Schinkel, Loos e Mies, Rogers e Gardella che, ognuno nel suo tempo, tracciano un solco invalicabile con la cultura dell’utilità. Tutti e sei, anche se in tempi diversi, devono 33
Aldo Rossi, Sine Titulo, 1990.