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Tom Porter era una magnifica persona. Dotato di rara sensibilità introspettiva, il suo grande talento era sostenuto e nutrito da sincera passione per architettura, design e gioia di vivere. Da qualche tempo desiderava scrivere un libro su di me. Questo interesse era nato in seguito all’aver incluso alcuni miei lavori in sue precedenti pubblicazioni e, ben più importante, essere diventato un amico. Il metodo era semplice: avremmo passato un po’ di tempo a parlare sulla base di una traccia, bevendo caffè o vino rosso, a seconda dell’ora della giornata. Argomenti, storie, personaggi, progetti e aneddoti che fossero emersi, sarebbero stati da lui assorbiti e acquisiti. Mi avrebbe poi sottoposto il capitolo per avere la mia opinione. Questo, a sua volta, sarebbe stato la base per l’incontro successivo assieme a un’altra piccola traccia. E così via... Terminò l’ultimo capitolo in gennaio, e all’improvviso si ammalò gravemente. Perfino le conversazioni dal suo letto d’ospedale riconfermarono il suo humor e la sua energia. Discutemmo anche un seguito del libro, ma a Pasqua era già morto. Una delle persone che avevamo identificato per lavorare al seguito di The Noise era Alessandra Orlandoni, un brillante architetto e critico italiano
WILL ALSOP - THE NOISE, TOM PORTER 013
Guidato dai tre principi che presiedono la sua visione dell’architettura – Diversità, Individualismo e Disobbedienza – Will Alsop dipinge il suo percorso nell’architettura attraverso un processo progettuale che funge da canale per i sogni e le aspirazioni altrui. Muovendosi tra le pubbliche consultazioni e la privacy del suo studio di pittura – è qui che, attingendo alla liquidità della pittura, all’espressività della linea e alla serendipità del collage, Alsop si libera dal peso della cultura, abbandona la tirannia del gusto e si apre a un mondo di soluzioni imprevedibili ed estremamente varie. Che il mondo approvi questi progetti o meno ha poca importanza rispetto al valore del processo artistico che genera questi ricchi, eclettici, anticonformisti e straordinari risultati. Tom Porter descrive e svela le fasi onnicomprensive e più intime di questa inusuale procedura, e così facendo scopre uno tesoro di idee destinate a trasformare il processo della progettazione. Che siate un architetto professionista o uno studente che muove i primi passi verso il proprio personale processo progettuale, questo libro svela e spiega come il coinvolgimento col pubblico, prima ancora di muovere dalla pittura all’architettura, possa generare soluzioni estremamente stimolanti e creative.
ORI GINETHE NOISE
WILL ALSOP – THE NOISE, TOM PORTER 047
Mi piace dipingere, trovo che ossigeni il mio lavoro di architetto. Non faccio alcuna distinzione tra dipingere e meditare sull’architettura. Will Alsop
A
lla fine della fase di consultazione, un processo che, per concludersi, può necessitare dalle otto alle dieci settimane, Alsop ha raccolto una gran quantità di informazioni riguardo i temi chiave e le aspirazioni di tutti coloro che sono stati coinvolti. Armato di tutti i sogni, dai più modesti ai più universali, questi costituiscono il punto di partenza per la fase di progettazione. È adesso che Alsop si ritira nello studio di pittura; è qui che utilizza il mezzo pittorico e le sue possibilità per proporre nuove prospettive. È adesso che sente di poter diventare lo strumento attraverso il quale le cose possono cominciare ad accadere – il momento in cui egli stesso ignora cosa potrà accadere. Ed egli si rende conto che questo stato lo colloca in un luogo molto speciale – un limbo autoimposto, un luogo nel quale il rumore creativo può cominciare a risuonare esclusivamente dalla sua pittura. Alsop sceglie il mezzo pittorico in virtù della sua implicita imprecisione. Non volendo apparire pretenzioso, egli spiega che è così perché, mentre dipinge, ricerca qualcosa che risiede dietro l’immagine: in altre parole egli vuole andare oltre ciò che già conosce. I suoi dipinti sono creati esclusivamente come lavori fini a se stessi: non si traggono conclusioni in questa fase, essi pongono solo domande. Inoltre, a questo stadio iniziale è più probabile che esprimano la sensazione di un’idea piuttosto che anticipare la forma di un edificio. In queste sessioni pittoriche iniziali il ruolo di colori e forme non è fondamentale: sono semplicemente
VARIETÀCREATURE DI STRADA
WILL ALSOP - THE NOISE, TOM PORTER 117
Viviamo in una cultura sempre più caratterizzata dal siate-voi-stessi, perché quindi la nostra nuova architettura non dovrebbe esprimere questo, anziché immaginarci ancora quali eredi di una mentalità incartapecorita e ortodossa, e di una noiosa architettura umanistica? Alsop, l’Ali G della progettazione urbanistica, aspira a metterla in pratica. Jay Merrick
I
l critico e curatore olandese Rudi Fuchs, una volta scrisse: “descrivere l’arte attraverso definizioni è un esercizio restrittivo, fare chiarezza su ciò di cui l’arte dovrebbe occuparsi è molto più complesso”. Questo sembra corrispondere all’approccio di Alsop, poiché la sua personale definizione di arte comprende uno spettro molto ampio, poiché può racchiudere l’arte del parrucchiere, dello chef e del produttore di vini. Conseguentemente egli rifiuta l’idea de l’arte per l’arte; per lui l’arte non riguarda l’esclusivo dominio di un’élite ma piuttosto l’arricchire e il permeare la vita quotidiana in modo sorprendente e utile. Ha a che fare col benessere, e dovremmo trovarla nelle strade, non quale istituzionalizzata e antisettica arte pubblica, ma come elemento fondamentale, effettivamente integrato nel tessuto delle nostre cittadine e città. Egli insiste sulla necessità di animare le nostre strade piuttosto che imporre scenari urbani grigi e monotoni che non attraggono le persone: si impara molto di più dai luoghi nei quali la gente si ritrova. La noia è il nemico, dice Alsop, più letale del tabacco: il tedio può uccidere. L’arte è uno strumento di autoconsapevolezza per le comunità e per gli individui. E quindi l’arte deve essere lo strumento dell’architettura! Al centro del onnicomprensivo approccio progettuale di Alsop c’è la ricerca di scenari caratterizzati dalla varietà. Per lui, la varietà rappresenta l’antitesi al grigiore urbano; tiene vivo l’interesse e stimola l’intera gamma delle emozioni. Il suo antidoto è attingere da
MORE NOISE ALESSANDRA ORLANDONI
A rainy night in Soho,
The Pogues
I’ve been loving you a long time Down all the years, down all the days And I’ve cried for all your troubles Smiled at your funny little ways We watched our friends grow up together And we saw them as they fell Some of them fell into Heaven Some of them fell into Hell I took shelter from a shower And I stepped into your arms On a rainy night in Soho The wind was whistling all its charms I sang you all my sorrows You told me all your joys Whatever happened to that old song To all those little girls and boys Now the song is nearly over We may never find out what it means But there’s a light I hold before me And you’re the measure of my dreams The measure of my dreams Sometimes I wake up in the morning The gingerlady by my bed Covered in a cloak of silence I hear you in my head I’m not singing for the future I’m not dreaming of the past I’m not talking of the fist time I never think about the last Now the song is nearly over We may never find out what it means Still there’s a light I hold before me You’re the measure of my dreams The measure of my dreams
SCINTILLIO DI LONDRA
TITLE_SCINTILLIO DI LONDRA
Mi sento distante dal mondo dell’architettura. A volte dipende da ciò che faccio, altre dalla mia storia, altre ancora dalla mia stupidità. Dipende da tutte queste cose. Will Alsop
P
eter Ackroyd in Londra. Una biografia, considerato il testo più affascinante e autorevole mai scritto sulla scintillante metropoli britannica, così descrive la capitale britannica “Londra è un labirinto metà di pietra e metà di carne. Non si può concepirla nella sua interezza, ma solo sperimentarla come un intrico di vicoli e passaggi, di cortili e strade maestre, nei quali può smarrirsi anche il più esperto cittadino; ed è pure singolare che questo labirinto sia in una condizione continua di cambiamento e di espansione”. Londra è oggi la città globale per eccellenza. Da sempre rispettata e apprezzata per quell’immagine di ordinata classicità, che tuttora in parte persiste, e per lo spirito democratico che pervade da sempre lo stile di vita dei londinesi, dagli anni ’60 è diventata un punto di riferimento grazie all’esplosione di libertà di espressione e spirito di innovazione che pervase i principali ambiti culturali e creativi. È innegabile che il fenomeno denominato Swinging London, emerso in quegli anni e motore di un processo di mutazione indelebile dell’immaginario come della realtà, si sia ampliato ed evoluto intrecciando una rete sempre più fitta di trasformazioni capillari che si è sovrapposta al tessuto culturale della vecchia Londra, tanto che Saville Row è oggi nota nel mondo più per l’ultimo concerto dei Beatles che per i raffinati atelier sartoriali, e i pub hanno perso nel corso del tempo la patina popolare, e spesso il tipico
200
SOUNDTRACK_A RAINY NIGHT IN SOHO, THE POGUES 201
La rivista Rolling Stone ha inserito l’album al 10º posto della sua lista dei 500 migliori album
L’ESPERIENZA QUALE VARIABILE IMPORTANTE ED ELEMENTO FONDAMENTALE DI ISPIRAZIONE PER L’ ARCHITETTURA E PER L’ARTE
arredamento, per trasformarsi in sciccosi gastropub, veri e propri ristoranti sedi di sperimentazioni gastronomiche e menù alla moda. I mutamenti innescati dalla Swinging London non erano strategici o formali, bensì spontanei e sostanziali, frutto di un processo creativo libero che aveva al centro il principio di esperienza e su quello misurava le sue sperimentazioni e le sue proposte. Will Alsop, trasferitosi a Londra nel 1968 (anno dell’uscita del White Album dei Beatles) per studiare all’Architectural Association respirò a pieni polmoni l’aria di quella rivoluzione culturale che certamente rafforzò la sua già determinata inclinazione al considerare l’esperienza quale variabile importante ed elemento fondamentale di ispirazione per l’architettura e per l’arte. L’avanguardia pop era dominata da un nome: Biba, marchio proposto inizialmente attraverso la vendita per corrispondenza e divenuto poi, più che un negozio, il luogo più all’avanguardia che fosse mai esistito al mondo. Biba aveva stravolto radicalmente non solo il prodotto, realizzando capi in serie alla portata di tutti, ma il modo stesso di avvicinarsi ad esso, trasformando il rito dell’acquisto in esperienza, e commercializzando non singoli oggetti ma un life style, uno stile di vita totale. Musica, abbigliamento, cocktails, acconciature, decor, arte etc... erano diventati fenomeni collegati che dialogavano tra loro e costituivano ora un sistema destinato a riprodursi in infinite variazioni nel corso degli anni a venire. Non esistevano regole: varietà, molteplicità e unicità erano diktat, e i giovani creativi erano proiettati alla ricerca del nuovo o alla reinvenzione e trasformazione dell’esistente. L’approccio innovativo alle cose era una costante che metteva in discussione e rielaborava, attraverso continue sperimentazioni, qualsiasi elemento della quotidianità per trasformarlo in qualcosa di straordinario. Uno degli obiettivi della Swinging London era proprio il cambiamento delle abitudini, dello stile di vita e del modo in cui le persone si rapportavano tra di loro, ai luoghi e alla città. Appariscenza, stravaganza e singolarità erano espressioni di individualità e ottimismo, trasformazione e appartenenza, propensione al divertimento e al benessere, piuttosto che segnali di eccentricità fine a se stessa.
BLUE IN THE NIGHT JELLYFISH
Creep,
Radiohead
When you were here before, Couldn’t look you in the eye, You’re just like an angel, Your skin makes me cry, You float like a feather, In a beautiful world, And I wish I was special, You’re so fucking special. But I’m a creep, I’m a weirdo, What the hell am I doing here? I don’t belong here. I don’t care if it hurts, I want to have control, I want a perfect body, I want a perfect soul, I want you to notice, When I’m not around, You’re so fucking special, I wish I was special. But I’m a creep, I’m a weirdo, What the hell am I doing here? I don’t belong here. Oh, oh She’s running out again, She’s running out... She run run run run... Run... Whatever makes you happy, Whatever you want, You’re so fucking special, I wish I was special... But I’m a creep, I’m a weirdo, What the hell am I doing here? I don’t belong here, I don’t belong here.
IL GURU ENIGMATICO
Cedric Price
TITLE_IL GURU ENIGMATICO
Non prendere mai una decisione finché non sei obbligato a farlo
“E
rano tre ed erano buoni amici: David Alford, Frank Newby e Cedric. Passavano molto tempo assieme, generalmente mangiando, fumando e... bevendo. Il fumo li ha uccisi tutti. Mi era stato detto che Frank era quello più in salute dei tre. Fu invece il primo ad andarsene. Nell’attraversarla non riesci a capire come possa reggersi. Sembra impossibile che possa stare in piedi... Sprigiona un’atmosfera magica” Will Alsop comincia così, descrivendo le sensazioni ispirate della London Zoo Aviary in Reagent’s Park, rivista di recente accompagnando il nipote Arthur allo Zoo, a raccontare di Cedric Price, suo mentore nonché l’unico riferimento dalla cui memoria non si è mai staccato – tanto che ancora oggi ne onora il compleanno. L’uomo e l’architetto che egli ha sempre riconosciuto aver esercitato un’influenza fondamentale sul suo modo di affrontare l’architettura e la vita. Mentre si trovava a Roma per un anno di studi alla British School at Rome dopo essersi laureato all’Architectural Association di Londra, Will rifletteva su cosa fare al termine di quel periodo. Decise quindi di scrivere una lettera a Price nella quale, con pochissime parole – come nel suo stile – gli esprimeva la sua ammirazione e il desiderio di lavorare per lui. La risposta fu “Va bene, mi sembra una proposta molto interessante. Vieni a trovarmi”. Rientrato a Londra, si recò allo studio
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SOUNDTRACK_CREEP, RADIOHEAD 309
ALSOP RICORDA IL SUO MENTORE COME UN UOMO ESTREMAMENTE GENTILE E PIACEVOLE, IN ASSOLUTO CONTRASTO CON L’IDEA DEI PIÙ
British School at Rome
e, dopo quattro piani di scale e un breve colloquio con Price nella white room – o East Grinstead come egli stesso la chiamava – cominciò subito a lavorare. Era il 1973. Il piccolo studio comprendeva tre collaboratori e una segretaria. A parte per le indubbie e universalmente note abilità concettuali e progettuali, Alsop ricorda il suo mentore come un uomo estremamente gentile e piacevole, in assoluto contrasto con l’idea dei più che, sulla base di impressioni superficiali e luoghi comuni, lo descrivono come cinico e problematico, senza in realtà averlo mai conosciuto veramente bene. Almeno non quanto lui. “Ricordo la volta che mia madre, in occasione di una delle sue gite a Londra per trascorrere il weekend con me, fu invitata a visitare lo studio. L’edificio era vicino alla stazione, in Store Street WC1. Appena arrivata, Cedric la accolse calorosamente come fosse una vecchia amica e la condusse nella white-room. Rimasero lì, a chiacchierare, per un tempo interminabile. Quando venne il momento di tornare a casa, era completamente ubriaca!”. La lunga giornata passata a chiacchierare con la madre di un suo umile assistente è emblematica della natura affabile e curiosa di Cedric Price e di quanto egli amasse dialogare con tutti e mostrasse interesse per chiunque, qualità che Alsop reputa importantissime e che molti architetti, egli nota, non possiedono, pervasi piuttosto da una sorta di immotivato senso di superiorità. Snobbando il dialogo con la gente comune, quei professionisti perdono
Cedric Price, Inter-Action Centre, Londra, 1970-1981 Š Canadian Centre for Architecture, MontrÊal
The Beatles,
Across the universe
Words are flowing out like endless rain into a paper cup They slither wildly as they slip away across the universe Pools of sorrow, waves of joy are drifting through my opened mind Possessing and caressing me Jai Guru Deva OM Nothing’s gonna change my world Nothing’s gonna change my world Images of broken light which dance before me like a million eyes They call me on and on across the universe Thoughts meander like a restless wind inside a letter box They tumble blindly as they make their way across the universe Jai Guru Deva OM Nothing’s gonna change my world Nothing’s gonna change my world Sounds of laughter, shades of life are ringing through my open ears Inciting and inviting me Limitless undying love which shines around me like a million suns It calls me on and on, across the universe Jai Guru Deva OM Nothing’s gonna change my world Nothing’s gonna change my world Jai Guru Deva Jai Guru Deva Jai Guru Deva
INTORNO ALL’UNIVERSO
Will Alsop
TITLE_INTORNO ALL’UNIVERSO
Il valore sensoriale della realtà non può essere in alcun modo percepito stando davanti allo schermo di un computer o alle pagine di una rivista
A
cross the Universe é l’eclettico film di Julie Taymor uscito nel 2007 e presentato per l’anteprima europea al CINEMA – Festa Internazionale di Roma 2007. Caotico, psichedelico, romantico e cromaticamente pop, richiama, sia nel montaggio che nella pluralità di riferimenti e personaggi l’approccio visionario di Alsop, le libere associazioni e la varietà di visioni che Will così strenuamente sostiene e pratica. Mobilità e flessibilità intellettuali di Alsop non sono dovute al viaggiare con la mente stando tranquillamente seduto nel proprio studio, o al consultare immagini e riviste. Piuttosto derivano da quella particolare capacità visionaria prodotta dal flusso continuo assorbirerestituire-assorbire costantemente attivo, alimentato dalla sua irrefrenabile curiosità e basato sull’esperienza reale delle cose. Lo stimolo a muoversi, spostarsi ed esperire personalmente è nato molto presto, fin da quando andò in America ad insegnare poco dopo aver preso la laurea. Gli stimoli reali, non necessariamente derivanti dall’analisi specifica di manufatti architettonici ma piuttosto dall’osservare la vita dei luoghi, la disposizione geografica e il rapporto naturale-artificiale, i sistemi infrastrutturali e gli spazi interstiziali tra gli edifici – ovvero quel tessuto che li tiene insieme e consente loro di germogliare (pop out) sbucando fuori dalla trama – sono per Alsop fondamentali per vedere aldilà dell’esistente e degli edifici, tanto quanto è fondamentale il rapporto
Across the Universe è un film musicale del 2007. Opera di Julie Taymor, regista e cosceneggiatrice insieme agli scrittori Dick Clement e Ian La Frenais. È un musical colorato, bizzarro, psichedelico e onirico, realizzato su 33 componimenti dei Beatles
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SOUNDTRACK_THE BEATLES, ACROSS THE UNIVERSE 331
IL DESIDERIO DI ANDARE OLTRE I CONFINI DEL SUO PAESE NATALE E LAVORARE OVUNQUE È SEMPRE STATO NELLA MENTE DI WILL
reale con la materia che egli sperimenta ed esprime nel dipingere. Il valore sensoriale della realtà non può essere in alcun modo percepito stando davanti allo schermo di un computer o alle pagine di una rivista. Esiste solo ed esclusivamente nella realtà delle situazioni, dove tutti i cinque sensi sono chiamati in causa per registrare le peculiarità dell’ambiente circostante in continua evoluzione. E dove hanno sede i rapporti umani e i dialoghi reali, gli elementi principali che, secondo Alsop, possono determinare l’effettiva possibilità della trasformazione delle idee in architettura. Il desiderio di andare oltre i confini del suo Paese natale e lavorare ovunque è sempre stato nella mente di Will, ma come per quasi tutto nella vita, avere un’idea non significa poterla realizzare, e l’opportunità di lavorare in altri Paesi deve provenire dall’esterno, non la si può creare da soli. L’eclettica e complessa storia delle esperienze che hanno portato Alsop a muoversi e realizzare opere in tutto il mondo è cominciata nel 1984 con una telefonata out of the blue, ricevuta dal professor Egber Kossak, allora Oberbaudirektor della municipalità di Amburgo, che gli comunicò che stavano avviando un piano di sviluppo e ridefinizione della parte est della città con inclusa realizzazione di singoli progetti che reinterpretassero i caratteri specifici delle varie aree di intervento. Kossak invitò quindi a Alsop a prendere parte a una sorta di concorso, che comportava comunque una retribuzione nonché la possibilità di contribuire al dibattito. Will fu ben contento di accettare, e questa opportunità costituì il suo biglietto da visita per il suo personale sbarco oltre la manica. L’esperienza non comportò né vincitori né vinti, e la permanenza ad Amburgo si rivelò molto piacevole. L’idea di Alsop era presentare analisi e proposta in modo tridimensionale, ma essendo la grafica computerizzata ancora lontana da venire, si rese conto che avrebbe dovuto presentare 25/30 tavole di prospettive disegnate a mano, progetto che si rivelò troppo ambizioso. Decise allora di realizzare delle illustrazioni pittoriche, che si dimostrarono efficaci e gli dettero modo di comprendere che, a quello stadio, una rappresentazione concettuale poco definita funzionava molto meglio dei classici disegni architettonici, poiché lasciava aperte svariate ipotesi sulle
GAO YANG SHANGHAI
SOHO HOUSE
SUITCASE HOTEL