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etemenanki
Indice 7 Prefazione Della densità in architettura Ferruccio Izzo Premesse 13 L’architettura come esperienza 19 Un vocabolario dal visibile 27 45 51 61 71 73
Idea Le matrici spaziali di riferimento Sullo scavo Sul comporre L’architettura della conciliazione Idea vs concept
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Linguaggio Il linguaggio e l’architettura L’architettura: linguaggio naturale dell’uomo Il linguaggio architettura
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Atmosfera Immagini vs linguaggio Aptico e sinestetico: appropriarsi dell’atmosfera Costruire atmosfere
147 Postfazione Sostenendo le ragioni del come in architettura, diffidando dei perché Francesco Collotti 153 Bibliografia 158 Indice dei nomi
Prefazione
Ferruccio Izzo
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Introduzione. L’architettura come esperienza
Nella grande confusione e cacofonia del nostro tempo può apparire velleitario occuparsi della capacità comunicativa dell'architettura. Infatti, oggi sembra che noi architetti siamo diventati allergici ai simboli ed alla ricerca del significato, completamente disinteressati alle valenze metaforiche delle forme ed anche ai loro sistemi di relazione. Siamo così frastornati dalla grande varietà di sperimentazioni della produzione architettonica e dalle infinite possibilità delle tecnologie che restiamo chiusi nelle nostre singolarità rischiando che l'architettura non abbia più punti di riferimento e limiti e finisca per perdere la sua valenza comunicativa ed il suo ruolo di tramite privilegiato tra l'uomo, l'ambiente e la città. Questo libro di Alberto Calderoni, giovane progettista, studioso e docente di composizione architettonica ed urbana, che ha avuto origine da una ricerca svolta nell'ambito del dottorato in Progettazione Architettonica ed Urbana dell'Università degli studi di Napoli Federico II, riesce attraverso alcune osservazioni e suggerimenti, che riguardano aspetti e momenti operativi dell'architettura strettamente legati a quelli teorici, ed un grande entusiasmo per l'argomento, a far emergere la rilevante utilità del riflettere sul linguaggio dell'architettura per il fare architettura oggi. Il valore maggiore è a mio avviso nella sua scelta di campo, ovvero nel cimentarsi nella costruzione di un ragionamento sul linguaggio e sulla forma a partire dall'analisi del mondo visibile. Il vedere viene assunto come valore fondativo dell'esperire la realtà, del conoscerla e trasformarla, un aprire gli occhi, des yeux qui ne voient pass diceva Le Corbusier, che ci porta ad osservare, conoscere, riconoscere le idee interrogando ed interpretando il mondo visibile, per poi poterle utilizzare per incidere sulla trasformazione della realtà per il benessere dell'uomo. Non si tratta, quindi, di un osservare, di un guardare da fuori, fine a se stesso, ma di un guardare tendenzioso, competitivo, che entra nelle cose
Prefazione. Della densità in architettura
Della densità in architettura
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Premesse
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Introduzione. L’architettura come esperienza
L’architettura come esperienza
L’architettura come esperienza
Molti scienziati accolgono con incomprensione e disprezzo appena dissimulati il tentativo […] di iniziare l’analisi con l’osservazione e la descrizione dell’oggetto in esame, invece di limitarsi alla definizione operativa e all’individuazione del metodo sperimentale, il che, secondo le opinioni oggi maggiormente di moda, sarebbe l’unico procedimento veramente “esatto” e “scientifico”. A nessuno di questi studiosi viene in mente che Keplero e Newton non hanno scoperto le leggi che governavano il cielo stellato sopra di noi per via sperimentale, ma esclusivamente avvalendosi dell’osservazione e della descrizione dei fenomeni; e ancora meno viene loro in mente che gli stessi umili metodi sono forse in grado di svelare anche quell’altra legge, che ci governa dentro noi stessi, nel nostro comportamento etico e morale, legge ancor meno accessibile per via sperimentale di quella della gravitazione. Konrad Lorenz
Questo libro è l’esito di un percorso di studio teso a definire, attraverso un’operazione di riduzione culturale, una possibile lettura del fenomeno architettonico sotto specie comunicativa partendo dall’assunto che «le opere di architettura sono anche opere di linguaggio»1: l’obiettivo è quello di riflettere su una possibile codificazione linguistica del fenomeno architettonico e una plausibile metodologia di trasmissibilità per alcune informazioni fondative della disciplina attraverso una serie di categorie analitiche. Si è posto l’accento sui processi, relativamente autonomi e inconsci del pensare e fare architettura, affrontati attraverso un’analisi del mondo visibile che ci circonda, esito costruito del mestiere dell’architetto. Il metodo è stato caratterizzato dallo studio di posizioni tendenziosamente scelte per la ricostruzione di un terreno culturale in cui potessi 1. Maldonado Tomàs, Editoriale, in “Casabella”, n. 429, ottobre 1977, p. 9.
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Idea
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Introduzione. L’architettura come esperienza
Idea
Che cos’è dunque il tempo? Quando nessuno me lo chiede, lo so; ma se qualcuno me lo chiede e voglio spiegarglielo, non lo so. Sant’Agostino
Il mestiere dell’architetto si identifica intorno ad una sequenza di azioni legate le une alle altre da una particolare caratteristica che risiede tanto nell’uomo architetto che nell’opera costruita: l’idea. Fin da quando l’uomo ha iniziato a porsi domande su se stesso e sulla realtà visibile, la possibilità di nominare qualcosa di intangibile e di non chiaramente percepibile nel mondo sensibile è sempre stata un’istanza viva di interesse ed apprensione allo stesso tempo. I significati della parola idea e le connotazioni legate al suo utilizzo hanno alimentato un inestricabile groviglio di posizioni culturali: attraverso una sintetica e non esaustiva descrizione del suo habitus cercheremo di delinearne alcuni tratti, determinando possibili limiti al suo campo semantico. Proveremo a descrivere il modo di essere della parola idea in diversi contesti per decifrarne usi specifici e riflettere su possibili significati ancora utili Il rapporto tra l’ideazione della costruzione e la costruzione stessa ovvero tra il pensare ed il fare in una relazione che non ha delle costanti indiscutibili e perentorie, bensì mediate da una molteplicità di fattori, è un problema centrale e fondativo per il mestiere dell’architetto riproponendo incessantemente quanto, come ci ricorda Nietzsche, non esistono fatti ma solo interpretazioni1. La storia della filosofia è il luogo culturale entro cui sono stati rintracciati ipotetici significati della parola idea; solo la filosofia ha affrontato il 1. Nietzsche Friedrich, Su verità e menzogna in senso extramorale, Adelphi, Milano, 2015.
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S. Pietro in Vaticano, modello della struttura spaziale di Luigi Moretti, in Spazio n. 7, dicembre 1952
Le matrici spaziali di riferimento
Le matrici spaziali di riferimento
Non vogliamo né una cosa dritta né storta, né intelligente né stupida, non la vogliamo né grossolana né raffinata, dobbiamo conoscere ogni cosa così potremo prendere da tutto l’insieme soltanto ciò che è veramente essenziale e importante. Per poterci avvicinare il più possibile a ciò che è giusto dovremo essere sempre molto scrupolosi; nulla ci sarà tanto nemico quanto la superficialità, dovremo continuamente ripetere a noi stessi: se questo è necessario, che sia poco, ma che sia l’essenziale da ogni punto di vista. Heinrich Tessenow Quando si pensi che il sistema sul quale si fonda quest’arte, ed i principi che le servono di base, sono necessari risultamenti dell’intelletto, e quando si riconosca, che ogni sistema attinto alle leggi universali della natura appartiene ad un ordine di cose ideale, può essere permesso il dire che nessun arte più dell’architettura è basata sul principio di ciò che dicesi ideale. Quatremère de Quincy
Alla luce di quanto fin ora detto, nomineremo le idee in architettura come rappresentazioni mentali di matrici spaziali attraverso le quali è possibile dare inizio al processo di costruzione delle immagini guida per la realizzazione vera e propria di un corpo architettonico; l’architetto «non inventa e non immagina che formando un tutto nuovo di parti – scrive Quatremère – di cui il suo spirito possiede gli elementi; l’opera, che è il prodotto dell’invenzione non è che un composto, vale a dire una immagine novella, formata dalla riunione di molte altre parziali, di cui l’immaginazione 45
Linguaggio
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Introduzione. L’architettura come esperienza
Linguaggio
L’essere che può venir compreso è linguaggio. Hans-Georg Gadamer
L’architettura, in quanto attività dell’uomo, è spesso stata utilizzata come strumento per la verifica di metodi finalizzati all’analisi e alla comprensione della realtà. Questo perché espressione ritenuta priva di strutture oggettive ma allo stesso tempo disciplina necessaria allo svolgersi della vita, sempre in bilico tra l’essere considerata arte o scienza: questi due estremi, scrive Giovanni Klaus Koenig, «continueranno a ingenerare confusione, e per molto tempo ancora si considererà l’arte come un passatempo e la scienza come l’unica cosa seria del mondo»1. La necessità di nominare l’architettura “linguaggio” nasce quindi come difesa contro una non chiara definizione terminologica, e non solo, della disciplina. Il linguaggio è strumento, non fine: esso può essere tanto arte quanto scienza a seconda dell’utilizzo. Ma affermare che l’architettura è un linguaggio è molto differente da dire che essa è come un linguaggio2: «scrivere che l’architettura è un linguaggio – nota Ugo Volli – è solo in apparenza un’ipotesi semplicissima»3. Le metafore linguistiche sono state il centro di innumerevoli studi che hanno caratterizzato la storia della cultura architettonica; da J. N. L. Durand 1. Koenig Giovanni Klaus, Analisi del linguaggio architettonico, Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1964, p. 29. 2. Cfr. Forty Adrian, Words and Buildings. A vocabulary of Modern Architecture, Thames & Hudson Ltd, Londra, 2000; ed. it. Parole ed edifici. Un vocabolario per l’architettura moderna, Edizioni Pendragon, Bologna, 2004, p. 63. 3. Volli Ugo, Architettura e linguaggio, in “Casabella” n. 429, ottobre 1977, pp. 24-25.
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