Barclay&Crousse

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ISBN 978-88-6242-053-2 Prima edizione Luglio 2012 © 2012 LetteraVentidue Edizioni © per i testi rispettivi autori Fotografie: © Cristóbal Palma (Casa Vedoble e pp. 16-17) © Elsa Ramirez (Casa O3) © Jean Pierre Crousse È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Nella realizzazione di questo libro sono state utilizzate alcune immagini per le quali non è stato possibile individuare gli aventi diritto. In questi casi si è ritenuto che le immagini appartenessero al pubblico dominio. Nel caso in cui siate proprietari dei diritti su alcune immagini e il copyright non è stato correttamente specificato, vi preghiamo di scrivere a right@letteraventidue.com e saremo lieti di trovare un accordo per le edizioni future Traduzioni: Giuliana Rastelli Book design: Francesco Trovato Finito di stampare nel mese di Luglio 2012 presso lo Stabilimento Tipolitografico Priulla S.r.l. (Palermo) LetteraVentidue Edizioni S.r.l. www.letteraventidue.com Via Luigi Spagna, 50 L 96100 Siracusa, Italy

@letteraventidue LetteraVentidue Edizioni

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Indice 04

Francesco Cacciatore Ritorno alla città senz’ombra Regreso a la ciudad sin sombra

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Sandra Barclay & Jean Pierre Crousse 10 case sulla costa peruviana 10 casas de playa

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Fabrizio Foti Case che ascoltano Casas que escuchan

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Miriam Saavedra e Tommaso Cigarini Intervista a Entrevista a Sandra Barclay & Jean Pierre Crousse

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Bibliografia Bibliografía

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Francesco Cacciatore

Ritorno alla città senz’ombra Caratteri dell’architettura peruviana nell’opera di Sandra Barclay e Jean Pierre Crousse.

«Uno torna sempre nel suo vecchio posto dove amò la vita, e allora comprende come stan da assente le cose che ha amato. Per questo muchacha non partire ora sognando il ritorno, perché semplice è l’amore e le semplici cose se le divora il tempo» T. Gomez, J. C. Isella, Canción de las simples cosas traduzione italiana di Vinicio Capossela

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Regreso a la ciudad sin sombra Caracteres de la arquitectura peruana en la obra de Sandra Barclay y Jean Pierre Crousse.

«Uno vuelve siempre a los viejos sitios donde amó la vida, y entonces comprende cómo están de ausentes las cosas queridas. Por eso muchacho no partas ahora soñando el regreso, que el amor es simple y a las cosas simples las devora el tiempo»


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UL RITORNARE La fase più intensa dell’avventura professionale di Sandra Barclay e Jean Pierre Crousse si apre con un ritorno. Ogni ritorno che si rispetti è preceduto da una partenza. I due peruviani fanno appena in tempo a laurearsi, presso l’Universidad Ricardo Palma di Lima tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ‘90, che già scelgono di trasferirsi in Europa. A determinare una tale decisione non è solo il difficile contesto economico e sociale latinoamericano di quegli anni1, appesantito da più di un cinquantennio di politiche orientate al protezionismo e allo statalismo, ma piuttosto la necessità di completare la propria formazione viaggiando e disegnando dal vivo le città, i luoghi, le grandi architetture d’oltreoceano, antiche e recenti. Il vecchio continente, in particolare, attrae i due architetti con un fascino quasi magnetico e mentre completano la formazione universitaria tra Milano e Parigi assumono l’Europa come nuova base di lavoro, postazione privilegiata per colmare quella lacuna culturale che tanto gli pesa e per realizzare una nuova consapevolezza del mondo basata su una rinnovata capacità di osservazione della realtà. Questa nuova coscienza, mutuata dall’eredità lecorbusieriana attraverso la figura di Henri Ciriani2, si fonda sulla necessità di viaggiare il più possibile per vedere il maggior numero di cose e soprattutto per disegnarle, con l’obiettivo di immagazzinarle nella memoria. L’esperienza prodotta grazie alla reiterazione dell’esercizio di viaggio, osservazione, disegno e memoria, quindi, è alla base del loro processo creativo e riaffiora continuamente in forma inconscia nella formalizzazione del progetto di architettura. La coraggiosa carriera professionale che i due limegni intraprendono a Parigi fin dalla metà degli anni ’90, con un preliminare quinquennio di lavoro presso lo studio di Ciriani da parte di Crousse e con la successiva apertura di un proprio atelier, non ha ancora, però, fatto i conti con il destino. Già a partire dai primi anni del nuovo secolo si determina l’opportunità di disegnare e realizzare alcuni progetti di abitazioni in territorio peruviano, pur lavorando e risiedendo in Francia. L’esperienza è di quelle che cambiano la vita, da un lato perché si rivela straordinariamente importante dal punto di vista sia concettuale sia progettuale, dall’altro lato perché assume il valore di una inattesa scoperta: i due architetti ritrovano il Perù, la sua terra, l’identità e il carattere distintivo del suo paesaggio, solo dopo aver lasciato il territorio peruviano e potendolo guardare dall’esterno, quasi come stranieri, da migliaia e migliaia di chilometri di distanza, dal lontano stupore per un mondo nuovo. Proprio per questo motivo, dopo più di dieci anni di esperienze umane e professionali sviluppate nel cuore d’Europa, consapevoli dell’influenza che i caratteri del territorio in cui sono nati esercitano sul loro modo di intendere e di fare l’architettura, Sandra Barclay e Jean Pierre Crousse decidono di ritornare in America Latina.

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OBRE EL REGRESO La fase más intensa en la aventura profesional de Sandra Barclay y Jean Pierre Crousse se abre, sin duda alguna, con un regreso. Sin embargo, cada regreso que se respete es precedido por una partida y, efectivamente, ya habían decidido trasladarse a Europa cuando los dos peruanos se graduaban en la Universidad Ricardo Palma de Lima a finales de los años ochenta y comienzos de los noventa. Una decisión de este tipo no es solo consecuencia del difícil contexto económico y social de esos años1 en Latinoamérica, agravado por medio siglo de políticas proteccionistas y estatistas, sino mas bien es producto de la necesidad de complementar su formación viajando y dibujando en vivo las ciudades, los lugares y las grandes arquitecturas del otro lado del océano, antiguas y recientes. El viejo continente atrae en particular a los dos arquitectos con una fascinación casi magnética y mientras completan la formación universitaria en Milán y París toman a Europa como base de trabajo, lugar privilegiado para llenar aquella laguna cultural que tanto les pesa, y para captar una nueva consciencia del mundo basada en una renovada capacidad de observación de la realidad. Esta nueva consciencia, acoplada a la herencia lecorbusiana a través de la figura de Enrique Ciriani2, se basa en la necesidad de viajar lo más posible para ver la mayor cantidad de cosas y sobretodo dibujarlas con el objetivo de almacenarlas en la memoria. La experiencia resultante, gracias a la reiteración del ejercicio de viaje, observación, dibujo y memoria se encuentra entonces a la base de su proceso creativo y aflora continuamente, de manera inconsciente, en la formalización del proyecto de arquitectura. La valiente carrera profesional que los dos limeños inician en París desde la mitad de los años 90, con un primer período de trabajo por parte de Crousse en el estudio de Ciriani y con la posterior apertura de su propio atelier, no ha cerrado aún las posibilidades que les depara el destino. Ya desde los primeros años del nuevo siglo se presenta la oportunidad de diseñar y realizar algunos proyectos de vivienda en territorio peruano, siempre trabajando y residiendo en Francia. Esta experiencia es una de esas que cambian la vida, por un lado porque se revela extraordinariamente importante tanto desde el punto de vista conceptual como del proyectual y, por otro lado, porque asume el valor de un inesperado descubrimiento. Los dos arquitectos vuelven a encontrar la identidad y características distintivas del paisaje peruano, solamente después de haber dejado su tierra y haberla visto desde el exterior, casi como extranjeros, desde miles y miles de kilómetros de distancia, con el lejano estupor de quien tiene ante sí un mundo nuevo. Es justamente por este motivo, después de más de diez años de experiencias humanas y profesionales desarrolladas en el corazón de Europa, concientes de la influencia que las características del territorio en el que han nacido ejercita sobre su manera de entender y hacer arquitectura, que Sandra Barclay y Jean Pierre Crousse deciden regresar a América Latina.

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Sandra Barclay e Jean Pierre Crousse

Dieci case sulla costa peruviana Diez casas de playa

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Fabrizio Foti

Case che ascoltano

«E in testa nasce l’idea; vaga, divaga e si cerca. Sulla collina avevo disegnato con cura i quattro orizzonti. Sono quattro, difatti: a Est, i “Ballons d’Alsace”; a Sud, una valletta lasciata dagli ultimi contrafforti; a Ovest, la piana della Saona; a Nord, una valletta e un villaggio. Questi disegni sono andati perduti, o smarriti; sono loro che provocarono architettonicamente una risposta acustica - un’acustica visuale, delle forme... Oggi 4 giugno 1950. Datemi carta e carboncino...» Le Corbusier, Ronchamp

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Casas que escuchan

«Y en la mente nace la idea; vaga, divaga y se busca. En la colina había dibujado con esmero los cuatro horizontes. Son cuatro, en efecto: al Este los “Ballons d’Alsace”, al Sur un pequeño valle dejado por los contrafuertes , al Oeste el llano del Saona; al Norte un pequeño valle y una aldea. Estos dibujos se perdieron o traspapelaron; son ellos que provocaron arquitectónicamente una respuesta acústica, una acústica visual, de las formas… Hoy 4 de Junio 1950. Denme papel y carboncillo…»


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sguardo si abbracciano orizzonti vastissimi. Una dimensione eroica della natura, in cui le antiche e preziose tracce dell’uomo raccontano di un passato remotissimo. C’è un sito sulla costa, a 115 chilometri a Sud di Lima, che appare come un frammento esemplare di questa condizione geografica: La Escondida. Una baia protetta, un’alta scogliera erosa dal tempo, tre elementi materiali che costruiscono la fisionomia del territorio: terra, aria, acqua.

fisonomía inalterada a lo largo de millones de kilómetros cuadrados, en los que la mirada recorre vastísimos horizontes. Una dimensión heroica de la naturaleza en la que las antiguas e invalorables huellas del hombre son los testimonios de un pasado muy remoto. Hay un lugar en la costa, a 115 Kilómetros al sur de Lima, que aparece como un fragmento ejemplar de esta condición geográfica: La Escondida. Una bahía protegida, un alto acantilado erosionado por el tiempo, tres elementos materiales que constituyen la fisonomía del territorio: tierra, aire, agua.

SCONDIDA La costa desertica peruviana: una lunghissima linea sul Pacifico che si estende da Nord a Sud per circa 2400 km, scandita da un sistema regolare di oasi trasversali che segnano il deserto, il cui coronamento a Est è costruito dagli alti, ispidi profili della sierra andina. Ad eccezione della ruta Panamericana1, ogni traccia della presenza dell’uomo è spesso occultata o neutralizzata da una natura estrema. Anche le rovine precolombiane, che di rado si incontrano ai margini delle oasi, sembrano tracce astratte di una natura geometrizzata che si fonde con l’arida terra. Guardando verso l’oceano, i mutevoli modellati del deserto sembrano riflettersi, più pacatamente, in uno specchio azzurro che si estende verso l’infinito. Questi i connotati di un territorio arido che mantiene la sua fisionomia inalterata per milioni di chilometri quadrati, dove con lo

*** E’ qui, a La Escondida, che due architetti di Lima, Sandra Barclay e Jean Pierre Crousse, hanno intrapreso dal 1999 un’esperienza dagli esiti sorprendenti che travalicano i contenuti concreti di una richiesta iniziale: progettare un piccolo insediamento di case di villeggiatura. Dal coinvolgimento in questa iniziativa immobiliare, ambiziosa, ne è nata un’occasione lungimirante per approfondire un ragionamento più complesso e profondo su due temi da tempo centrali dell’esperienza dei due architetti franco-peruviani: • il primo tema, che ha a che fare con la strategia progettuale e con l’orientamento della ricerca dei due coniugi architetti, consiste nella messa a punto, come in un “laboratorio”, di contenuti, metodi e pratiche costanti del progetto di architettura, strumenti utili di conoscenza di una realtà materiale e culturale; • il secondo tema, di natura ontologica, consiste in un’indagine sul significato di una nuova storia della presenza e del radicamento dell’uomo in un luogo primordiale, come La Escondida, attraverso modalità dell’abitare che idealmente ci riconducono all’origine della civiltà precolombiana. Riguardo al primo tema, i progetti delle case a La Escondida rappresentano una stagione fertile in cui si sono poste le basi solide di maturazione, per Barclay e Crousse, di un’idea di architettura dai principi di valore permanente al variare di tipo,

SCONDIDA La costa desértica peruana: una larguísima franja sobre el Pacífico que se extiende desde el Norte hasta el Sur por alrededor de 2400 km., surcada por un sistema de oasis transversales que cruzan el desierto, cuya coronación al oriente está constituida por los abruptos perfiles de la sierra andina. Con la excepción de la vía Panamericana1, cualquier huella de la presencia del hombre se encuentra a menudo neutralizada por una naturaleza extrema. Incluso las ruinas precolombinas, que frecuentemente se encuentran en los márgenes de los oasis , parecen huellas abstractas de una naturaleza geométrica que se funde con la tierra árida. Mirando hacia el océano, las huellas cambiantes del desierto parecen reflejarse, con más suavidad, en un espejo azul que se extiende hacia el infinito. Estas son las características de un territorio árido que mantiene su

*** Es allí que dos arquitectos limeños, Sandra Barclay y Jean Pierre Crousse, han emprendido desde 1999 una experiencia con sorprendentes éxitos, que sobrepasan los contenidos concretos de un pedido inicial: proyectar un pequeño conjunto de casas de veraneo. Gracias a una ambiciosa participación en esta iniciativa inmobiliaria, ha nacido una oportunidad, de largo aliento, para profundizar un razonamiento complejo sobre dos temas que desde hace tiempo son centrales en la experiencia de los dos arquitectos peruanos: • el primer tema, relacionado a la estrategia proyectual y al sentido de la investigación de los dos conyugues arquitectos, consiste en poner a punto, como en un “laboratorio”, los contenidos, métodos y prácticas constantes del proyecto arquitectónico, instrumentos útiles para el conocimiento de una realidad material y cultural; • el segundo tema, de naturaleza ontológica, consiste en una investigación sobre el significado de una nueva historia de la presencia y del asentamiento del hombre en un lugar primordial, como La Escondida, a través de modalidades del habitar que idealmente nos conducen al origen de la cultura precolombina. Respecto al primer tema, los proyectos de las casas en La Escondida representan un momento fértil, para Barclay y Crousse, en la que se asientan bases sólidas de maduración de una idea de arquitectura 77


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Miriam Saavedra e Tommaso Cigarini

Intervista a Entrevista a

Sandra Barclay & Jean Pierre Crousse Milano, 21 Maggio 2012

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