Massimo Pica Ciamarra. Progettare secondo principi

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A cura di Massimo Del Seppia e Fabrizio Sainati


INDICE

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RICERCA CONTINUA DI QUALITÀ PER GLI AMBIENTI DI VITA. 10 TEMI 10 DOMANDE a cura di Massimo Del Seppia e Fabrizio Sainati

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UNA LETTERA PER MASSIMO PICA CIAMARRA Pino Scaglione

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LE RADICI DEL PENSIERO DI MASSIMO PICA CIAMARRA NELL’ALVEO DELLA CULTURA DEL TEAM 10 (1960-1972) Alberto Terminio

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PICA CIAMARRA, EDUCARE AL PENSIERO ECOLOGICO Luca Molinari

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GEOMETRIE DELLO SGUARDO: UN BREVE RITRATTO DI MASSIMO Jorge Cruz Pinto

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CONDENSATORI PARTENOPEI Luca Lanini

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MASSIMO PICA CIAMARRA. LA QUALITÀ DIFFUSA NELLA COMPOSIZIONE DELLA CITTÀ Roberto Bosi

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HAUTE QUALITÈ ENVIRONNEMENTALE Pierre Lefèvre


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ARCHITETTURA COME ESPERIENZA SINTETICA Massimo Locci

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OLTRE VITRUVIO. DA AUTONOMIA ALL’ETERONOMIA DELL’ARCHITETTURA Andrea Iacomoni

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MASSIMO PICA CIAMARRA E LA SPERIMENTAZIONE Luigi Prestinenza Puglisi

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MASSIMO PICA CIAMARRA. SENSO/SIGNIFICATO OLTRE GLI ASPETTI FORMALI Vincenzo Latina

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BIBLIOGRAFIA

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SELEZIONE DI PROGETTI

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BIOGRAFIE

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RINGRAZIAMENTI


RICERCA CONTINUA DI QUALITÀ PER GLI AMBIENTI DI VITA. 10 TEMI 10 DOMANDE Intervista a Massimo Pica Ciamarra

A cura di Massimo Del Seppia e Fabrizio Sainati

MASSIMO PICA CIAMARRA. PROGETTARE SECONDO PRINCIPI


Introduzione Le grandi trasformazioni cui stiamo assistendo attendono risposte ormai urgenti: nell’aria si percepisce una forte esigenza di cambiamento. Il compito che ci attende è quello di cogliere queste istanze modificando i nostri comportamenti ed elaborando nuovi modelli in grado di garantire uno sviluppo che sappia dimostrarsi compatibile con le nuove dinamiche globali ed al contempo non rinunci a garantire equità collettiva. Occorre una nuova alfabetizzazione diffusa, capace di sviluppare una più marcata sensibilità in materia ecologica, estetica e sociale. Il pensiero di Massimo Pica Ciamarra, architetto e intellettuale, è oggi quanto mai attuale; da sempre egli ha allargato il proprio orizzonte visuale parlando di reti anziché di punti, di città ancor prima che di singoli edifici, di eteronomia anziché di autonomia dell’architettura. I frammenti sono parte di un più ampio mosaico: l’obiettivo non è mai il segno urbano fine a se stesso o il “capolavoro” isolato bensì la ricerca della qualità diffusa all’interno degli ambienti di vita. Certo, il dettaglio, la composizione dei volumi, la corretta funzionalità tradotta in planimetrie ben disegnate sono fondamentali nel lavoro dei Pica Ciamarra Associati, ma tutto è al servizio di una qualità che potremmo definire di livello superiore: mai le soluzioni sono dettate dall’esigenza di soddisfare l’ego dell’architetto; al contrario, l’ascolto delle necessità e la conseguente capacità di dare corrette risposte sono costantemente al centro della loro ricerca. Fin dagli inizi della carriera, infatti, Massimo Pica Ciamarra e il suo gruppo – che nel tempo si è modificato mantenendo però la continuità di una visione condivisa – hanno sempre lavorato in questa direzione, privilegiando lo spazio pubblico collettivo che, come ci ricorda Oriol Bohigas, sostanzia la qualità della città. L’uomo deve riconnettersi con la complessità della natura sentendosene parte integrante e non assurgendo al ruolo di dominatore assoluto; l’homo insipiens deve lasciare spazio all’homo Sapiens, integrando la propria capacità costruttiva con le esigenze ambientali. Armonia ed Equilibrio sono le parole chiave per il futuro: la ricerca di qualità degli spazi di vita in armonia con l’ambiente ha assunto oggi un’importanza decisiva. Per utilizzare una terminologia cara a Pica Ciamarra, l’Antropocene è superato e deve lasciare spazio ad un nuovo Ecocene nel quale la natura torni a rappresentare il disegno generale di cui l’uomo sia parte integrante ma non dominante.

Ricerca continua di qualità per gli ambienti di vita. 10 temi 10 domande

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UNA LETTERA PER MASSIMO PICA CIAMARRA Pino Scaglione

MASSIMO PICA CIAMARRA. PROGETTARE SECONDO PRINCIPI


Caro Massimo, ho pensato di scriverti, piuttosto che scrivere. Dismetto la forma, sempre un po’ paludata, della scrittura critica e adotto quella di chi conosce e apprezza il tuo lavoro da sempre che conta più di qualsiasi riflessione, che pure c’è perché è diretta a te. Come direbbe Zevi, a proposito della sua ossessione per la critica operativa, che a tutti noi ha cambiato lo sguardo sull’architettura, contano le opere, ma, aggiungo, insieme conta lo spessore umano e intellettuale di chi le progetta e le realizza. E nel caso tuo, caro Massimo, ho sempre sostenuto che la prima delle cose che mi hanno colpito durante i nostri primissimi incontri negli anni Ottanta, sono state le tue riflessioni e alcune brillanti intuizioni e anticipazioni rispetto a molti tuoi coetanei di allora e di ora. Così come, e non posso ometterlo, il tuo galante tratto di amicizia e cordialità, nobile e colto. Sono state le tue – direi anche vostre – coraggiose e sperimentali architetture, le ricerche che non hai – avete – mai smesso di portare avanti, con un fervore che a tratti fa invidia per quanto sempre vivo e attivo, che mi hanno sempre attratto e incuriosito. Negli anni in cui in Italia dominava una omologazione che si appiattiva dietro atteggiamenti neomoderni e postmoderni, il tuo lavoro è stato un riferimento costante e una sorta di faro che attraverso il Bleu dei famosi Carrè, ci ha tenuti legati all’albero maestro contro il pericoloso canto delle Sirene. Non posso pertanto, non fare qualche passo indietro, ricordando il mio approccio con il vostro studio, sempre all’inizio degli Ottanta, e la sensazione che ebbi arrivando a Posillipo e scoprendo quel tempio contemporaneo puntato sul Golfo di Napoli, incagliato tra il circostante verde lussureggiante e la densa edificazione della città tutta costruita e ben descritta dagli scatti straordinari di un altro comune amico, Mimmo Jodice. Quell’architettura che allora, e tuttora, è la casa-studio in cui tanti giovani progettisti si sono formati e tanti progetti sono nati e sviluppati. E da lì riparto, dicendoti che come sempre accade in molti sodalizi come il nostro, di amicizia, professionale, intellettuale, le cose fatte, viste, scritte, disegnate, realizzate, sono tante che rischio di perdermi se decidessi di ripercorrerle tutte, cosa del resto fatta molto bene da recenti libri che raccolgono l’attività di Pica Ciamarra Associati e da altri colleghi e amici in questa occasione. Tuttavia, non posso, e mi perdonerai, non partire dal fare riferimento alla tua vicenda accademica, che all’epoca delle tue dimissioni confermò la triste china negativa che stavano prendendo le scuole di architettura italiane. Nessuno mai avrebbe Una lettera per Massimo Pica Ciamarra

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[8]. Diapositive presentate durante l’incontro al Beaubourg tenuto in occasione dei trent’anni del «Carré Bleu». Fonte: www.lecarrebleu.it

MASSIMO PICA CIAMARRA. PROGETTARE SECONDO PRINCIPI


Le radici del pensiero di Massimo Pica Ciamarra nell’alveo della cultura del Team 10

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PICA CIAMARRA, EDUCARE AL PENSIERO ECOLOGICO Luca Molinari

MASSIMO PICA CIAMARRA. PROGETTARE SECONDO PRINCIPI


Nell’ultima fatica teorica e immaginifica di Massimo Pica Ciamarra intitolata “Poetica del frammento e conversione ecologica”1, si percepisce con chiarezza una coerenza interna teorica che dall’eredità del Team 10 insieme alla lunga frequentazione dei Carré Bleu porta a una forma di pensiero ambientalista maturo e progettante. Non c’è alcuna furbizia “tinta di verde”, nessun progetto che abbia alcuna ombra di quel peccato morale che oggi chiamiamo “green washing”, perché il pensiero progettuale che sottende la sua visione si è consolidata lungo decenni attraverso quella parte del pensiero architettonico contemporaneo che ha fatto di una radicale critica del mondo post-capitalista e consumista la traccia con cui immaginare il fare architettura. Si tratta di rileggere un pensiero eversivo, corsaro e antagonista alla linea della modernità ortodossa che ha generato opere e teorie che hanno cercato una via comunitaria ed ecologica a un presente sempre più messo in crisi da una iper-funzionalizzazione delle nostre metropoli che ha esasperato l’idea della città e dell’uomo-macchina. La via del Team 10, oltre all’azione di molti autori oggi definiti Radical, ha prodotto azioni ed esperienze costruite nei vari continenti che sarebbe interessante raccogliere e leggere in maniera orizzontale e connessa, dove il frammento era contrapposto alla dimensione monolitica, la memoria fragile al pensiero unico, l’ambientalismo a uno sfruttamento economico esasperato delle nostre risorse, le comunità all’individualismo delle nostre periferie. In questo senso il lavoro di Massimo Pica Ciamarra è da considerarsi liminare e coraggiosamente sperimentale, perché l’autore napoletano rappresenta un legame libero e indipendente con tutte quelle sperimentazioni che, a partire dalla fine degli anni Sessanta, hanno cercato una terza via equamente distante tra il modernismo brutalista e il nascente post-modernismo, in cui, in Italia, possiamo ritrovare la sua azione insieme a quella di Giancarlo De Carlo con la sua rivista Spazio e Società oltre a una serie di altri autori che hanno subito il cono d’ombra di una narrazione dominante. La capacità di Massimo Pica Ciamarra di considerare il lavoro sui frammenti urbani come una prima forma di pensiero ecologico perché lavorava sull’esistente, le sue comunità, la potenza poetica e narrativa dei resti e degli spazi tra le cose, sulle connessioni e sui luoghi generosi dimostrava un pensiero sostenibile ante-litteram senza che si dovesse fare ricorso a pannelli fotovoltaici, muri di verde e foreste verticali. Ma si tratta di fare altri passi in avanti per poter affrontare un tempo di metamorfosi così radicale (e non uso la parola crisi apposta) che va dall’educazione diretta al pensiero ambientale nelle scuole all’idea che certa architettura possa avere il potere di PIca Ciamarra, educare al pensiero ecologico

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MASSIMO PICA CIAMARRA. PROGETTARE SECONDO PRINCIPI


Condensatori partenopei

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MASSIMO PICA CIAMARRA. PROGETTARE SECONDO PRINCIPI


Massimo Pica Ciamarra è anche un progettista-attivista? Progettista, ma in certo senso anche attivista e divulgatore dei buoni principi del progettare. Nella sua intensa carriera – con partecipazioni a concorsi per un totale di circa duecento – pratica e teoria sono diventate un’unica cosa. Quella della buona architettura per la città l’ha visto infatti schierato contro le questioni legate alla proposta della Centrale della Progettazione delle opere pubbliche, riflessioni che hanno dato vita a un documento che tutti noi dovremmo leggere. “Verso il Codice della Progettazione” – questo il titolo – mette in fila una serie di spunti di dibattito che evidenziano le necessità di una collaborazione diffusa e la ridefinizione dei ruoli e dei compiti di chi si occupa della trasformazione degli ambienti di vita. Non nega – ma anzi denuncia – l’inadeguatezza delle norme e delle procedure attuali, ma nelle sue riflessioni emerge soprattutto l’obbligo morale di porsi delle domande rispetto alle modalità con cui invertire il processo progettuale, principale causa della distruzione dei nostri habitat. In “Speranza/Memoria”, ad esempio, nel capitolo che titola proprio “Elevare la domanda di progetto”, identifica nei principi di qualità, bellezza e piacevolezza degli ambienti di vita la chiave per una migliore produttività. Esorta al rilancio della progettazione come azione e al capovolgimento del punto di vista, all’introduzione di flessibilità e complessità nelle loro diverse accezioni, così come al valore collettivo del progettare, e sottolinea la differenza tra progetto e prodotto che prescinde dal luogo, presupposti per porre sempre al centro la qualità. «Il benessere non si raggiunge attraverso pochi interventi di qualità, ma attraverso qualità diffusa. L’assenza di qualità, l’assenza di architettura, produce danni economici e soprattutto danni sociali. Anche di questo si fa finta di non sapere». Credo che questo sia uno dei principali insegnamenti di Massimo Pica Ciamarra, portavoce di impegno sociale, visione sociale ed etica progettuale. E proprio da questo dovremmo trarre ispirazione, per assicurare, a chi dopo di noi, un’auspicabile qualità diffusa degli spazi delle nostre città.

Massimo Pica Ciamarra. La qualità diffusa nella composizione della città

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HAUTE QUALITÈ ENVIRONNEMENTALE Pierre Lefèvre

MASSIMO PICA CIAMARRA. PROGETTARE SECONDO PRINCIPI


Per conto del Ministère de l’Equipement e del Ministère de l’Environnement ho coordinato “Ecoville-Europe”, ricerca degli anni’90 nella quale Massimo Pica Ciamarra era coinvolto insieme a progettisti di diversi Paesi. Lo avevo conosciuto anni prima intervistando alcuni architetti europei sul significato dello spazio urbano (Recherche 1991 – Ministère de l’Équipement du Logement des Transports et de l’Espace). Più volte poi ci siamo ritrovati a Paris-La-Villette o negli incontri del Carré Bleu, la rivista internazionale di avanguardia da lui frequentata sin dai primi anni ’60 e della quale nel 2006 gli è stata affidata la direzione: la nuova serie ha preso avvio con il numero-manifesto “Fragments / Symbiose”. Massimo è stato fra i primi architetti europei a integrare l’approccio ecologico all’architettura: «Ormai abbiamo una comprensione più matura. Preferiamo integrare i temi ecologici nelle componenti architettoniche, evitando di concentrarci sull’ecologia e di renderla preoccupazione centrale mettendo in ombra le altre. Gli obiettivi di un progetto sono difficili da coordinare: tanti i dati da tenere in considerazione, per non parlare delle nostre intuizioni. I parametri ecologici sono collegati a tutti gli altri. Solo una visione globale può portare a un buon progetto». Nel 2017 Antonetta Iolanda Lima, professore a Palermo di Storia dell’Architettura moderna, ha pubblicato Dai frammenti informati ai sistemi ecologici, volume di 350 pagine sul lavoro dei Pica Ciamarra Associati, nel quale ragiona dei temi che emergono nel loro lungo percorso professionale. Ho avuto varie occasioni di studiare i loro progetti e di visitare alcune opere: nel 1995 a Paris-la-Villette per la mostra «Les batiments a haute qualite environnementale»; nel 2002 quando ho pubblicato “Architectures durables: 50 réalisations environnementales en France et en Europe: Allemagne, Italie, Angleterre, Hollande”; nel 2008 per il volume “Voyages dans l’Europe des villes durables” e ancora nel 2012 nel curare la mostra ENSA-Paris Belleville “Ressources de l’architecture pour la ville durable”. Questo mi consente di parlare brevemente di alcune sue opere e di valorizzare le continuità fra una realizzazione e l’altra, poi concludere con i suoi principali concetti urbani.

Dipartimento di Farmacia dell’Università di Messina, 1971-74 Progettato come reazione al grande complesso della Facoltà di Scienze di cui doveva essere parte. L’architettura di Pica Ciamarra e dei suoi associati mostra una grande complessità. Al Haute Qualitè Environnementale

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Gli strumenti dei Pica Ciamarra Associati sono anche immateriali: sociologia, scienza, psicologia, sperimentazione, ricerca; allo stesso modo gli edifici non hanno una dominante valenza tecnologica, come accade nelle architetture High-Tech e nelle espressioni simili di matrice anglosassone o nordeuropea. La ricerca si inserisce in un contesto compositivo di radice mediterranea, che interpreta i fenomeni naturali e le esperienze maturate, assunte come importante riferimento dall’architettura bioclimatica. Lo studio del soleggiamento, dei camini di ventilazione naturale rimandano per analogia ad alcune opere di Hassan Fathy e degli edifici del nord Africa, i Pica Ciamarra Associati hanno MASSIMO PICA CIAMARRA. PROGETTARE SECONDO PRINCIPI


interpretato dispositivi affini all’interno della cultura tecnica e tecnologica contemporanea, con diverse declinazioni ne ha definito una cifra espressiva. Allo stesso modo, con esiti diversi, ha operato un gruppo di architetti che hanno anticipato di almeno 50 anni le attuali preoccupazioni energetiche ed ambientali, è stata definita dai più come “architettura del regionalismo”. All’interno di questo alveo l’opera dei Pica Ciamarra Associati non è un caso isolato, appartiene ad un filone progettuale parallelo che ha percorso l’architettura italiana dagli anni 70 in poi, anche se poco noto alla grande massa ha rappresentato una importante esperienza, trovando riscontro all’interno delle aule universitarie e nei laboratori sperimentali come il CNR. La rappresentazione dei progetti fa un grande uso di sezioni che attraversano interamente gli edifici, sono la cartina di tornasole di molteplici relazioni poste in essere, da quelle volumetriche alle dinamiche climatiche, astronomiche, percettive, visive; sono caratterizzate da percorsi interni, rampe e camminamenti che s’intersecano, s’intrecciano nel fluire delle relazioni spaziali. Sono una cifra costante di molti progetti ed in alcuni palesate, come nei concorsi del Porto Antico Ponte Parodi di Genova, o quello di “Risalire la città di Bergamo”. Le titaniche torri diagonali nel progetto del museo archeologico a Campagna, progetto del 2005 rendono ancora più evidente il processo progettuale che procede organizzando sistemi di relazioni: sembrano delle gigantesche formazioni di cristalli naturali di quarzo, generati da un’energia interna, da una forza geologica sussultoria. Le torri in pianta, al suolo, sono una compenetrazione di dinamici ambienti interconnessi. Alcuni render e disegni di progetto potrebbero aver suggerito alcune sequenze del film Superman Returns (film del 2006), nel quale Lex Luthor (interpretato magistralmente da Kevin Spacey) entra in possesso delle tecnologie più avanzate di Krypton e punta a sconfiggere Superman attraverso i cristalli di Kryptonite, unico punto debole del supereroe. La moltiplicazione dei cristalli alieni è tra la serie di sequenze altamente spettacolari. Allo stesso modo sono visionari i volumi del progetto del museo campano. Un altro esempio significativo è la grande moltitudine di ideogrammi e legende nel progetto della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Caserta, del 1996. I disegni – piante, sezioni prospetti – sono attraversati da frecce di flussi, da molteplici layer, che esplicitano il complesso programma e le ancor più articolate interconnessioni tra didattica, ricerca, assistenza. Sono inserite nella ricerca della soluzione bioclimatica più adatta, per un impatto ambientale ed una impronta ecologica mitigati dal controllo Massimo Pica Ciamarra. Senso/Significato oltre gli aspetti formali

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SELEZIONE DI PROGETTI*

Rende 1972-1975

Unità Polifunzionale Unical

Campobasso 1988

Unimol – Facoltà di Giurisprudenza

Campobasso 1990-2009

Unimol – Cittadella Universitaria

Cedegolo 2000-2008

Recupero Centrale Enel e sua riconversione in Museo dell'energia idroelettrica con Claudio Gasparotti, Giorgio Azzoni, Massimo Pica Ciamarra, Marina Tonsi

Ostuni 1961-1963

Quartiere Ina Casa a Ostuni con Riccardo Dalisi, Francesco Della Sala

Massa Lubrense 1975-1978

Casa C

Montelupone 1995-1996

Edificio per Uffici Teuco-Guzzini

Messina Facoltà di Farmacia 1971-1980 Massa Lubrense 1971-1973

Casa G a Punta Lagno

Napoli 1964-1970

Casa multifamiliare a Posillipo

Casavatore 1961-1968

Ampliamento delle Officine Angus

Pistoia Biblioteca Sangiorgio 2000-2006 con Angelo Verderosa, Federico Calabrese, Franco Archidiacono Napoli Centro Commerciale Auchan 2002-2010 Napoli 1991-1995

Residenze e Parco Urbano a Marianella

Napoli 1989-2000

Centro Commerciale San Paolo

Napoli 1984-1990

Polo Tecnologico del Cnr – Istituto Motori

MASSIMO PICA CIAMARRA. PROGETTARE SECONDO PRINCIPI


Napoli 2003-2017

Museo del Corpo Umano – Corporea

Potenza 1985-1987

Aula Quadrifoglio Università degli Studi della Basilicata

Napoli 1988-2004

Centro Internazionale di Genetica

Napoli Casa Wenner 1968-1971 Napoli Torri Gemelle 1988-1995 Napoli 1987-1990

Nuova Piazza di Fuorigrotta

Napoli Città della Scienza 1993-2003 Napoli 1980-1997

Facoltà di Economia e Commercio con Michele Capobianco, Daniele Zagaria, Renato Raguzzino

Napoli Torri Gemelle Enel 1986-1995 con Renato Avolio De Martino, Giulio De Luca Napoli 1971-1997

Nuovo Palazzo di Giustizia con Michele Capobianco, Corrado Beguinot, Daniele Zagaria

Napoli Nuova Borsa Merci 1964-1971 con Michele Capobianco, Riccardo Dalisi Napoli 1980-1987

Restauro Palazzo Corigliano e Riconversione in Istituto Universitario con Ezio Bruno De Felice

Fisciano Rettorato dell'Università di Salerno 1983-2002 Baronissi Laboratori Universitari 1989-1997 Fisciano 1983-2001

Biblioteca Umanistica dell'Università di Salerno

Fisciano 1983-2002

Aula Magna dell'Università di Salerno

* Opere anche a firma Massimo Pica Ciamarra o Pica Ciamarra Associati nel “Censimento delle architetture italiane dal 1945 ad oggi” (Direzione Generale Creatività Contemporanea / Ministero della Cultura) https://censimentoarchitetturecontemporanee.cultura.gov.it/indice

Selezione di progetti

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Il percorso professionale di Massimo Pica Ciamarra si articola lungo uno dei periodi più complessi e controversi della storia recente. In una temperie culturale estremamente vivace e variegata, l’itinerario teorico e progettuale di Pica Ciamarra ha fatto registrare una non comune coerenza, pur nell’ambito di una naturale evoluzione. Prendendo le mosse dalle elaborazioni del Team 10 sino a giungere alle più recenti – e comunque precorritrici – teorie che denotano una spiccata sensibilità ambientalista e che sono spesso tradotte in raffinate soluzioni progettuali, i suoi edifici mostrano una costante attenzione verso le dinamiche sociali che essi sono capaci di muovere e sviluppare al loro interno, anticipando temi oggi al centro del dibattito culturale. I saggi raccolti all’interno del volume tratteggiano con grande efficacia la poliedrica figura di un Maestro che con la sua opera ed il suo instancabile entusiasmo ha attraversato gli ultimi sessant’anni della vicenda architettonica italiana.

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