Lamberto Amistadi
La città ordinata Progetti didattici e professionali Con uno scritto di Luciano Semerani
12 Collana Alleli / Events Comitato scientifico Edoardo Dotto (ICAR 17, Siracusa) Antonella Greco (ICAR 18, Roma) Emilio Faroldi (ICAR 12, Milano) Nicola Flora (ICAR 16, Napoli) Bruno Messina (ICAR 14, Siracusa) Stefano Munarin (ICAR 21, Venezia) Giorgio Peghin (ICAR 14, Cagliari)
Questo volume è stato realizzato con il contributo del Dipartimento di Architettura dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna e del programma Erasmus+Strategic Partnership for Higher Education denominato ArchéA - Riferimento: 2018-1-IT02-KA203-048305
ISBN 978-88-6242-869-9 Prima edizione febbraio 2024 © LetteraVentidue Edizioni © Lamberto Amistadi È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Progetto grafico: Raffaello Buccheri Finito di stampare nel mese di febbraio 2024 presso Priulla Print, Palermo LetteraVentidue Edizioni Srl Via Luigi Spagna 50 P 96100 Siracusa, Italia www.letteraventidue.com
INDICE 6
INTRODUZIONE
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FRAME 1 2009-2013 — Parma
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Settore sud-occidentale di Parma Il caso di Corcagnano Unità di contorno
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Limes. Lo spazio della fondazione Note sullo spazio in architettura Architettura e composizione urbana: inquadrare e riempire
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FRAME 3 2004-2013 — Tre progetti trentini
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Wundertal Renovatio Tione Tor Quadra
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APPENDICE Ruolo della morfologia nella ricerca della qualità urbanistica di Luciano Semerani
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English translations
INTRODUZIONE
Il libro è diviso in due parti: la prima riguarda alcuni lavori fatti con gli studenti della Facoltà di Architettura dell’Università di Parma tra il 2009 e il 2013, la seconda tre opere pubbliche progettate e in parte realizzate in Trentino tra il 2004 e il 2013. Al centro, tre saggi redatti per occasioni e in tempi diversi che rendono conto, almeno in parte, di un approccio specifico alla Composizione architettonica e urbana e del titolo di questo volume: La città ordinata. Ordine. Per ordine non si fa riferimento ad alcun super-ordine o superlinguaggio, a nessun concetto assoluto e precisato una volta per tutte, ma piuttosto ad un concetto relativo al “mettere in ordine” inteso come fondamento di ogni disposizione gerarchica. La gerarchia è più che mai necessaria a mettere ordine in una città in cui ogni differenza sembra liquefarsi in un tutto indifferenziato, con il pericolo che le cose si 6
assomiglino tutte e – come dice Šklovskij – gli oggetti, il vestito, il mobile, la moglie e la paura della guerra ci appaiano come la stessa cosa. L’ordine deve essere inteso piuttosto come un “concetto associativo” al servizio della composizione. Se la Struttura della composizione architettonica – come ci ricorda Rogers – è relativa al «mettere insieme varie cose per farne una sola»1, nell’ordine se ne riassume la condizione necessaria: Nelson Goodman parla della costruzione del mondo (Ways of Worldmaking) come di una «successione ordinata di operazioni»2; quando Webern deve chiarire i principi compositivi della sua “nuova musica” si riferisce ad un «ordine di successione determinato». Da questo punto di vista, l’ordine si insinua nello spazio interno ed “inattuale” del processo compositivo compreso tra ipotesi iniziale ed esito finale, al termine del quale l’oggetto architettonico appare con la sua forma compiuta e determinata. Quando Klee indica nella figurazione (Gestaltung) la «via che conduce alla forma»3, definisce i caratteri di questo procedere come un “porre ordine al movimento”. La retorica contemporanea raggruppa in tre famiglie le tecniche necessarie alla trasformazione di un’articolazione sintattica all’interno di un sistema simbolico regolato: i metaplasmi, che lavorano con la forma, i metasememi, che lavorano col significato ed i metatassi (dal gr. taksis = ordine), che riguarda l’ordine in cui si dispongono gli elementi all’interno di una composizione. Già Vitruvio, nel Libro I dell’Architettura, pone l’ordine tra i concetti fondamentali dell’architettura: «L’architettura 1. E.N. Rogers, Esperienza dell’architettura, Milano: Skira, consiste nel mettere ordine, che in senso greco si dice taxis, 1997, p. 171. 2. Cfr. N. Goodman, I linguaggi nel disporre, che i Greci chiamano diathesis, nell’eurythmia, dell’arte, Milano: Il Saggiatore, 2003. nella symmetria, nel decoro e nella distribuzione, che in 3. P. Klee, Teoria della forma e della figurazione, Vol. I, “Il greco si dice oikonomia»4. In greco taksis significa “ordine pensiero immaginale”, Milano: Mimesis, 2011, p. 17. sul campo di battaglia”, come un disporre e muovere 4. M. Vitruvio Pollione, De ordinatamente i soldati sul campo di battaglia. Anche architectura, Libro I, I.II. 7
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LA CITTÀ ORDINATA
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SETTORE SUD-OCCIDENTALE DI PARMA
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IL CASO DI CORCAGNANO
UNITÀ DI CONTORNO
Pagina a fianco L’indefinitezza dei limiti nell’oltreperiferia di Parma.
Il ridisegno ha lo scopo di esperire la vocazione formale del territorio in relazione all’individuazione di porzioni conformi nella dimensione e circoscritte nella forma, ossia porzioni disponibili ad essere investite di carattere, riconoscibilità ed identità dall’architettura, disponibili, cioè, ad essere “architettate”. In linea teorica, tale approccio contiene una doppia radice, una logico-geometrica ed una filosofico-letteraria. La prima riguarda la possibilità o l’ambizione di continuare a costruire la città contemporanea e il paesaggio per parti od unità morfologicamente omogenee e riconoscibili, pur nel necessario aggiornamento ed integrazione del concetto di parte al di fuori del contesto rassicurante della città storica. E quindi, il tema più generale della logica insediativa e di tutto lo strumentario necessario alla definizione geometrica e formale delle parti, quali le nozioni di bordo, recinto, campo, lotto, suolo, ma anche misura e ritmo. Lo studente è chiamato ad interrogarsi su e ad appropriarsi di nozioni e pratiche legate all’interpretazione della struttura dello spazio – la topologia, il concetto di “distanza interessante”, i rapporti metrici, scalari, proporzionali tra le figure in campo. La radice filosofica affonda il terreno nella cultura architettonica italiana e riguarda la fede nella possibilità dell’architettura di evocare la volontà di forma di un territorio. A questa evocazione appartengono i temi dell’immagine e della rappresentazione con tutta la loro valenza letteraria ed umanistica, nel senso in cui Giuseppe Samonà diceva di voler giungere “gradatamente” ad una “immagine intenzionata e significante che noi definiamo icona”1. Si tratta di un lavoro paziente di decodificazione e ricodificazione all’interno di un contesto in alcuni casi assai complesso in cui l’analisi descrittiva rileva quelle somiglianze che raggruppano gli elementi in forme intenzionali, in “unità di contorno”. Il disegno assume in tal senso il ruolo fondamentale di uno statuto di linguaggio.
1. G. Samonà, in Lettere su Palermo di Giuseppe Samonà e Giancarlo De Carlo, per il Piano Programma del Centro Storico, 1979-1982, C. Ajroldi, F. Cannone, F. De Simone (a cura di), Roma: Officina, p. 81.
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UNITÀ DI CONTORNO
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34-36. Progetto per una torre nei pressi del Santuario della Madonna delle Spine. Studenti: G. Gorreri, C. Granelli.
PARMA
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UNITÀ DI CONTORNO
LIMES. LO SPAZIO DELLA FONDAZIONE*
Nelle Vite parallele Plutarco racconta la fondazione di Alessandria d’Egitto da parte di Alessandro Magno avvenuta nel 332 a.C. Il primo atto fondativo consiste nel tracciare sulla terra rossa un cerchio con la farina bianca per delimitare il sito sul quale sorgerà la città1. La stessa operazione del circoscrivere e del delimitare è indicata come atto fondativo anche da Vere Gordon-Childe – che era il direttore dell’Istituto di Archeologia dell’Università di Londra – in un libretto semidimenticato che si intitola La rivoluzione urbana2. Questa volta però Gordon-Childe aggiunge ai caratteri che segnano il passaggio dalla società preistorica alla civiltà urbana il concetto di “eccedenza sociale”. Il concetto è particolarmente interessante perché rende conto allo stesso tempo di ragioni topografiche, economiche, sociali e culturali: cioè i luoghi recintati e sopraelevati in cui avvenivano i sacrifici erano quasi sempre associati ad un granaio, che conteneva di fatto l’eccedenza del lavoro produttivo rispetto alle esigenze di sopravvivenza. Questo surplus collettivo permetteva la costruzione degli edifici pubblici – liberando manodopera dal lavoro dei campi – e permetteva il sostentamento e l’esistenza della classe dei sacerdoti deputata all’espletamento di tutte le attività rituali collettive. Non solo, la scrittura diventa necessaria per amministrare tener conto di questa eccedenza produttiva e sociale. Tra parentesi, è a partire dal concetto di “eccedenza sociale” che George Bataille sviluppa quello di dépense. La dépense rappresenta il cosiddetto spreco o sperpero di questa eccedenza, che viene sottratta alla logica dell’utile LA CITTÀ ORDINATA
e dell’accumulo e viene riversata nell’espletamento di tutti i riti religiosi collettivi che cementano il corpo sociale della città, compresa la costruzione di grandi opere monumentali. Fino allo spreco più lussuoso, quello della vita umana che veniva sacrificata nei riti aztechi – nell’esempio di Bataille3. Il terzo esempio che voglio portare, dopo Plutarco e Gordon-Childe, è quello di Leon Battista Alberti. Nel De pictura l’Alberti definisce il concetto di circumscriptione come il fondamento della rappresentazione. «Principio, vedendo qual cosa; diciamo questo essere cosa quale occupa un luogo. Qui il pittore, descrivendo questo spazio, dirà questo suo guidare un orlo con la linea, essere circumscriptione»4. Nel De re aedificatoria, nel primo libro dal titolo Lineamenta – che l’Alberti definisce come la traccia costituitiva della forma, le linee essenziali dell’idea, la struttura dell’opera – compare un concetto più ambiguo e forse più interessante, quello di praescriptio. Nell’ultima edizione italiana Bollati Boringhieri a cura di Valeria Giontella, in nota è precisato che il termine praescriptio significa «“assegnare un preciso limite”, sia esso di tempo o di spazio. Sebbene oggi il termine sia un po’ desueto nella sua accezione spaziale e si conservi solo in quella temporale, si è preferito comunque tradurlo con “prescrizione” e, in alcuni casi, con “delimitazione”»5. Dice l’Alberti: «Sarà possibile progettare mentalmente intere forme a prescindere dalla materia: cose che otterremo disegnando e predefinendo angoli e linee con esatte direzioni e convergenze. 74
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Pagina precedente George Braque, Atelier II, 1949.
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01. Franz Kline, Untitled, 1953. Courtesy Allan Stone Gallery, New York.
Fatta questa premessa la prescrizione dei lineamenti sarà dunque precisa e uniforme, concepita con la mente e realizzata tramite linee e angoli, messa a punto da una mente dotata di ingegno e cultura»6. Questa considerazione apparentemente innocua in realtà presenta dei caratteri di grande modernità: la prescrizione dei lineamenti assume la forma di una sorta di “mediazione linguistica” tra l’idea così com’è concepita nella mente e il fatto. Già nel De pictura l’Alberti esorta gli studenti ad avvicinarsi allo studio della pittura come se si trattasse di imparare a scrivere: «Voglio che i giovani, quali ora nuovi si danno a dipingere, così facciano quanto veggo di chi impara a scrivere»7. Nell’edizione del De re aedificatoria del 1546, tradotta da Pietro Lauro, il termine praescriptio è tradotto con “ara”8. Questo perché la praescriptio è l’operazione che serve a delimitare l’area, che l’Alberti definisce come «uno spazio circoscritto e definito dell’intera regione da destinare alla costruzione dell’edificio»9. Poco oltre l’Alberti dice: «Se è posta in pianura bisogna coprirla con la terra e costruire una specie di rialzo. Questa operazione, oltre a conferire maggiore dignità, eviterà molti inconvenienti»10. Sia “area” che “ara” derivano dal verbo latino “areo”, che significa ardo, brucio e ci rimanda al luogo dove il sacrificio era compiuto per mezzo del fuoco.
per l’edificazione delle chiese cattoliche. Nella sua Storia universale Cesare Cantù fa l’esempio della piramide di Sciolula, sul cui podio basamentale i Gesuiti edificano la chiesa di Santa Maria dos Rimedios: la stessa scalinata che fungeva da percorso per la vittima sacrificale nei culti aztechi diventa il percorso processionale nella festa della Vergine di Guadalupe. Addirittura, la stessa piramide non era destinata originariamente al culto di Quetzalcoatl, ma sarebbe stata eretta 4000 anni dopo la fondazione del mondo da un gigante, Xelhua, soprannominato l’architetto, in memoria della montagna che aveva servito da asilo per lui e i suoi fratelli durante la cosiddetta ”grande inondazione”11. Insomma, quello che voglio dire è che le fondazioni non sono mai semplici fondazioni, ma sono sempre, in qualche misura, delle ri-fondazioni. Lo stesso Alessandro Magno non traccia il cerchio con la farina bianca sulla terra rossa partendo dal nulla. In un cofanetto molto prezioso che eredita dal re persiano Dario Alessandro custodice una copia dell’Iliade. E sarà proprio Omero – che Plutarco definisce “sapientissimo architetto” – che, apparendo in sogno ad Alessandro, gli indicherà il luogo dove costruire la città. Inondazioni mitiche e guerre rappresentano i cosiddetti “salti storici” a cui corrisponde la ri-fondazione della città. Tali ri-fondazioni avvengono sempre a partire dagli stessi luoghi. È nota la fascinazione di Aldo Rossi per l’immagine di Colonia distrutta dopo la seconda guerra mondiale, contro il cui cielo si staglia il duomo. Oppure lo stesso Le Corbusier
È curioso che questi luoghi scelti, circoscritti e delimitati nell’azione fondativa siano gli stessi che si prestano – in una sorta di eterno ritorno – all’azione rifondativa. In Messico gli stessi recinti sacri rialzati su cui erano edificati i teocalli vengono riutilizzati dai Gesuiti spagnoli SCRITTI
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LIMES. LO SPAZIO DELLA FONDAZIONE
FRAME 3 2004-2013 Tre progetti trentini
Il Trentino è una terra di sbarramenti e di borghi sparsi tra i boschi e i burroni. Da questa natura geo-morfologica derivano a cascata la sua storia, l’architettura e il carattere dei suoi abitanti. Ufficialmente il Trentino entra nella Storia come “varco” nel momento in cui Napoleone decide di dirigersi contro l’Austria, ma naturalmente i trentini hanno sempre vissuto dell’ambiguità insita in ogni terra di confine: né Italia, né Austria (tantomeno Südtirol), un po’ cattolici, un po’ eretici (le scorribande di Fra Dolcino sono controbilanciate dal tribunale della Santa Inquisizione di Riva del Garda). Il carattere è quello dei trentini di montagna, duro, schietto da cui fa capolino un ricco mondo interiore. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, i Piani di rifabbrico hanno prodotto un’architettura dura e squadrata, meno vezzosa dei decori che adornano le case nel vicino Alto Adige come i fronzoli dei costumi tradizionali, ma anche più consona ai suoi abitanti. Così in questi 3 progetti trentini – per la Valle del Chiese, Tione di Trento e Tor Quadra nella Bassa Valsugana – i temi corrispondono e si riflettono nella natura del luogo: limite, confine, sbarramento ma anche il tentativo di sfuggirne continuamente alla ricerca della poesia del chi non ha nulla da perdere.
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Che il mondo oscillasse tra Volontà e rappresentazione lo si era già deciso. Quando Nietzsche s’innamora di Richard è perchè pensa possa finalmente dar forma al popolo tedesco. Per Oscar Wilde il popolo giapponese è un’invenzione di Hokkei, il più grande artista di stampe giapponesi, esisterebbe forse il monte Fuji senza che Hokusai lo avesse rappresentato per ben cento volte? Borghesia e Architettura sono coetanee. Sebastiano Serlio ne riassume i caratteri: fissità, solidità, monumentalità e sopra ogni cosa, urbanità. No city, no architecture. Città e architettura si corrispondono (viva Aldo, in tal caso). La città è la scena fissa in cui la borghesia accumula il capitale, per Leon Battista, il Rinascimento è una società basata sul lavoro, sulla famiglia, la virtù morale e il denaro. Parafrasando Loos, se l’Umanesimo mette a punto i tipi architettonici, la grande borghesia mercantile del XIX secolo impiega la propria energia creativa (l’energia è pur sempre energia, leggete Ludwig) per costruire le città capitali con i mattoni delle grandi istituzioni prefabricate (leggete Luciano). LA CITTÀ ORDINATA
Già Pallade spodesta il titano della catena sintagmatica dell’architettura. Fuor di metafora, l’immagine si emancipa dal significato e Palladio diventa il nome di un centro commerciale sulla Statale 11. L’architettura è rimessa in moto (o in funzione) dagli artisti di Novissime, che con la costruzione di grandi vuoti integrano il discorso, ricalcolando la scena della città nella distanza esatta tra i monumenti. Nel bacino di San Marco si rovescia la gerarchia e Architettura diventa la disponibilità ad accogliere (vuoto per pieno) le figure che la animano: la Venere Hope di Carlo e il Teatro del Mondo. Lo stesso vento paffuto dell’incisione di de’ Barbari scivola intorno alle figure e riempie lo Spazio, che le comprende (a cui lo spazio fa spazio), che le abbraccia come per gli antichi Nut fa con Geb. Nevermore Erzhälung nel deposito calcareo delle fantasie di Bogdanovic, come nella vibrazione de-architettonica di Ville Savoie: quando l’architettura esce dalla città essa ha fine (a Poissy tra il ’29 e il ’31). Quando l’aporia del rapporto tra la città e la metropoli è ridotto nell’antinomia della 104
composizione architettonica non si compie un recupero o integrazione o espansione della disciplina ma della spallata definitiva ad Architettura: l’uscita dal romanzo storico. La composizione travalica l’architettura, è ondiviga, lo è di qualsiasi cosa. L’architettura si è fermata a Berlino, è morta il 10 ottobre 1984. Da allora, brandelli di storie, lunghi elenchi di desiderata, titoli di racconti inscrivibili, collages, bricolages, viva Colin, senza troppa pretesa, con leggerezza, superficialità. Della Madonna di Piero rimane solo l’uovo. “In punta di piedi”. C’è qualcosa di mistico nella leggerezza con cui Jhon Hejduk fa toccare le figure in un punto. C’è tutta la densità della leggerezza in cui si compie il circolo della Trinità di Michelangelo sulla volta della cappella. E anche dell’anarchia in cui sublimano libertà e democrazia. Di una sacralità arcaica e amorale. Della sacralità logica, arcaica e amorale sulla quale Dolcino reimposta le ragioni del rapporto trascendentale. Non c’è alcuna città nelle peregrinazioni montane dell’eresiarca nella Valle del Chiese. FRAME 3
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02. Lamberto Amistadi, Kuno Mayr, Bacheca/Portale, 2010. Ferro laccato. Le bacheche sono parte del progetto della segnaletica dell’Ecomuseo della Valle del Chiese Porta del Trentino finanziato dal consorzio dei comuni del B.I.M. del Chiese. Le bacheche sono collocate in 15 punti strategici del fondovalle e contengono una mappa che rimanda a tre percorsi museali segnalati sul territorio attraverso dei cippi interattivi: Natura, Memoria, Sapori. 03-04. Le bacheche/portale nei pressi del lago di Roncone nel comune di Sella Giudicarie e al Bicigrill di Condino, un punto di ristoro sito a sud dell’abitato di Condino nel comune di Borgo Chiese lungo la pista ciclabile che percorre la Valle del Chiese dal lago d’Idro fino alle Dolomiti del Brenta. 05. Lamberto Amistadi, Kuno Mayr, Cippi, 2010. Disegno del piano
TRE PROGETTI TRENTINI
superiore del cippo triangolare relativo al percorso Sapori e fotografia degli altorilievi in cemento dei prodotti tipici utilizzati per la realizzazione dello stampo in gomma siliconica da collocare in fondo al cassero per iI getto del calcestruzzo fibrorinforzato. I cippi sono collocati nel territorio in corrispondenza di luoghi di particolare interesse storico-naturalistico. La loro efficacia comunicativa è affidata all’immediatezza del simbolo con le figure in altorilievo che illustrano i tre percorsi museali e all’interazione di un QR code che rinvia ad un sito web dedicato. 06. Lamberto Amistadi, Progetto di illuminazione e fonodiffusione del Cimitero Monumentale Austroungarico di Bondo sito nel comune di Sella Giudicarie, 2005-08. Progetto impianti: Tesi Engineering srl; ditta esecutrice: PG di Pellizzari
Giorgio; corpi illuminanti: Ewo srl; manufatti in acciaio arrugginito: Wohlgemuth & Lehmann GmbH. 07. Lamberto Amistadi, Corpo illuminante in acciaio arrugginito, 2005-08. 08-09. Lamberto Amistadi, Colonnina prese in acciaio arrugginito/farfalla/angelo, 2005-08. 10. Luciano Semerani, Parco al torrente Palvico, 2007-08. Panche in larice sbiancato. 11. Antonella Gallo con Luciano Semerani (arredi in legno), Parco al torrente Palvico, 2007-08. Il progetto del parco sito nel comune di Storo è stato realizzato con un finanziamento del Fondo europeo di sviluppo regionale nell’ambito del Progetto di valorizzazione ambientale e turistica dell’Ecomuseo della Valle del Chiese. Memoria, Lavoro, Natura. Realizzazione obelischi e panche in pietra: Zidaric marmi
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snc; realizzazione panche in legno: falegnameria SSS; ditta esecutrice: Dinamicoop Società cooperativa. 12. Antonella Gallo, Parco al torrente Palvico, 2007-08. Sole in pietra di Lessinia. 13. Mostra “Wundertal. Luoghi e figure della Valle del Chiese” realizzata nell’ambito del Festival dell’Architettura 4 dal titolo “Pubblico paesaggio”, Modena, Foro Boario, ottobre-novembre 2008. La mostra ha avuto luogo anche alla Stazione Rogers di Trieste nel maggio del 2009. Catalogo a cura di L. Amistadi, FAEdizioni, Parma 2009. I modelli in legno sono realizzati dalla Falegnameria Salvagno Umberto di Venezia. 14. Antonella Gallo, Parco al torrente Palvico, 2007-08. Capitello zoomorfo in pietra d’Aurisina.
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07. Forte Corno con la nuova copertura in zinco titanio. Il progetto di restauro del Forte Corno a Praso nel comune di Valdaone è stato finanziato per la maggior parte dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici della Provincia Autonoma di Trento. Il progetto e la direzione lavori sono degli architetti Michela Favero e Maurizio Dallavalle.
TRE PROGETTI TRENTINI
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08. Lamberto Amistadi, Forte Corno, visione simultanea, 2013. Realizzato per e pubblicato in Le montagne dei forti. Paesaggi alpini e architetture militari nell’alta Valle del Chiese. 1859-2014, V. Carrara e M. Favero (a cura di), Trento: Fondazione Museo Storico del Trentino, 2015.
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01. Il Catasto Austriaco del 1916, in cui è evidente la disposizione a crociera delle strade principali: l’asse longitudinale di Viale Dante e l’asse trasversale di Via Monsignor Donato Perli con la chiesa che si allunga fino al limite con la piana sottostante. 02. La chiesa di Tione con il sagrato antistante Via Monsignor Donato Perli. 03. Modello in legno dello Studio preliminare commissionato dal Comune di Tione di Trento nel 2007. L’obbiettivo dello studio era quello
LA CITTÀ ORDINATA
di riattivare la vocazione formale del territorio comunale, riconoscendo quelle figure in grado di valorizzarne i luoghi di maggiore interesse all’interno di un sistema narrativo ordinato. Nel modello in legno le figure sono colorate e “lavorano” a volte come dei tappeti stesi sopra il tessuto edilizio, a volte come elementi di bordo, altre come vuoti urbani che permettono di mettere a distanza e riconoscere i nuclei storici originali. Modello di K. Mayr.
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01. Planimetria generale dell’intervento con l’invaso acquitrinoso delle torri sito tra i due ventagli di deiezione, 2010. Disegno di K. Mayr. I progetti preliminari e definitivo dal titolo “Recupero ambientale di Tor Quadra a
Novaledo” erano stati commissionati dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici della Provincia Autonoma di Trento. Consulenza strutturale e idraulica: Studio MPS Engineering. 02. Modello in cartoncino grigio.
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Il libro è diviso in due parti: la prima riguarda alcuni lavori fatti con gli studenti della Facoltà di Architettura dell’Università di Parma tra il 2009 e il 2013; la seconda si occupa di tre opere pubbliche progettate e in parte realizzate in Trentino tra il 2004 e il 2013. Al centro, tre saggi redatti in occasioni e tempi diversi, che rendono conto, anche solo in parte, di un approccio specifico alla Composizione architettonica e urbana e del titolo di questo volume: La città ordinata.
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