Iniziativa cofinanziata dall’Unione Europea nell’ambito Programma di Iniziativa Comunitaria PIC Urban II di Crotone
Comune di Crotone
Repubblica Italiana
Unione Europea
ISBN 978-88-6242-078-5 Prima edizione Marzo 2013 © 2013, LetteraVentidue Edizioni © 2013, Giuseppe Scalora, Giorgio Monti Tutti i diritti riservati È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Gli autori sono a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare. Book design: Raffaello Buccheri (Officina22) In copertina: Ana Kapor, L’ultimo baluardo, 20,5x38,5 cm, polittico, olio su tavola, 2005 LetteraVentidue Edizioni S.r.l. www.letteraventidue.com Via Luigi Spagna, 50 L 96100 Siracusa, Italy
INDICE 7 8
Presentazione Introduzione
G. Scalora, G. Monti, L. Sorrentino
12
G. Scalora
20
A. Cattaneo
26
1.1/ Interpretare il paesaggio storico urbano e i modi della sua produzione. 1.2 / Definire un linguaggio normativo prestazionale: dallo spazio quantizzato allo spazio vissuto. 1.3 / Architettura e città: una questione di restauro.
Elisabetta Dominijanni Sabino Vetta PARTE I Profili critici sul restauro.
PARTE II Il paesaggio storico urbano di Crotone. Storia, costituzione e riconoscimento. L. Sorrentino A. Perfetti
46 51
C. Ferrara G. Scalora, G. Messina, V. Russello
59 66
G. Scalora, C. Ferrara, G. Messina, V. Russello
81
G. Scalora, V. Russello
94
G. Scalora, G. Messina
117
2.1 / Crotone. Catalogo sismico locale. 2.2 / Crotone. Il contributo dell’archeologia per la realizzazione del progetto urbanistico. 2.3 / Crotone. Storia e sviluppo urbanistico. 2.4 / Centro storico di Crotone. La lettura dell’insediamento urbano attraverso la Morfanalisi. 2.5 / Centro storico di Crotone. Ipotesi ricostruttive del processo insediativo attraverso la Morfanalisi e riconoscimento dei tessuti urbani omogenei. 2.6 / Centro storico di Crotone. Quartieri della ghiazza lorda e della ferriata. Ipotesi ricostruttive della fondazione romana. 2.7 / Centro storico di Crotone. Complesso monastico di Santa Chiara. Ipotesi ricostruttive delle varie fasi evolutive e riconoscimento delle unità edilizie e strutturali.
PARTE III Analisi e valutazione della vulnerabilità sismica del costruito storico. G. Monti, G. Scalora, L. Sorrentino
146
F. Fumagalli
149
I tecnici incaricati dal Comune di Crotone
163
3.1 / Metodo di analisi e valutazione della vulnerabilità sismica del centro storico di Crotone attraverso l’uso integrato delle informazioni archivisticodocumentarie, morfologiche, costruttive e la formazione di una banca dati. 3.2 / Definizione di una scheda di rilevamento della vulnerabilità sismica degli edifici del centro storico di Crotone. 3.3 / Stima della vulnerabilità sismica di alcuni edifici rappresentativi del centro storico di Crotone.
PARTE IV Formazione e trasformazione dello spazio urbano a seguito di un evento sismico. C. Ferrara, G. Scalora
184
4.1 / Studio delle soluzioni urbanistiche e compositive adottate nei piani di ricostruzione della Calabria Ulteriore dopo il terremoto del 1783.
PARTE V La progettazione elaborativa della città. 204
5.1 / Archetipi e principi della forma urbana. Punti di partenza per un esame critico dell’estetica della città contemporanea.
G. Scalora
226
T. M. Sorrentino
248
L. Sorrentino
260
6.1 / Centro storico di Crotone. Una proposta di rivitalizzazione degli spazi urbani aperti. 6.2 / Centro storico di Crotone. Una proposta di rivitalizzazione degli spazi a verde urbano. 6.3 / Centro storico di Crotone. Una proposta per la costruzione di una città antisismica.
G. Scalora
PARTE VI Terremoto e insediamenti urbani. Politiche urbanistiche di mitigazione del rischio sismico.
PARTE VII Percorsi inferenziali per la conoscenza della città. G. Scalora
270
7.1 / Restauro urbano. Definizione di una costellazione concettuale.
330 334
Riferimenti bibliografici Note biografiche
Ana Kapor, Villa Aldobrandini, 20x39 cm, polittico, olio su tavola, 2005.
Presentazione Arch. Elisabetta Dominijanni Dirigente del comune di Crotone Settore Pianificazione e Gestione del Territorio Programmi Urbani Complessi e Politiche Comunitarie
Leggere uno studio che analizzi e racconti la città in cui si vive, è di per se cosa stimolante ed appassionante perché t’aiuta a guardare con occhi nuovi la realtà consueta di ogni giorno. Ma quello che non ci si aspetta di trovare in uno studio dal titolo così severo, è la passione. È infatti impossibile passare attraverso la lettura delle pagine e degli elaborati grafici, che con vezzo tutto da tecnici amiamo chiamare “tavole”, (termine che riconduce immancabilmente a sacre immagini bibliche), che compongono questo testo, senza rimanere affascinati dalla ricostruzione, severa e scientifica ma al tempo appassionante, di una città che nasce, cresce, si trasforma, ma lascia sempre, nel passaggio da una fase alla successiva, una traccia di quello che è stato, del suo vissuto. La sensibilità degli studiosi che hanno partecipato a questa importantissima ricerca, e che colgo l’occasione per ringraziare, ha permesso di fare di Crotone un prototipo per un modello di studio che si propone di affrontare attraverso la conoscenza dell’essenza di una città, fatta di storia, cultura e tradizione, gli aspetti oltremodo seri del rischio sismico su un centro storico, identificando anche,in una sorta di “Manuale d’uso”, spazi e percorsi sicuri. La conoscenza quindi alla base di questo studio scientifico, non è basata solo su modelli matematici e freddi grafici, ma, sono tentata di dire “sopratutto”, sull’aspetto “umanistico” del concetto di città, esposto in paragrafi che già dal titolo denunciano l’essenza dei contenuti, come ad esempio “Archetipi e principi della forma urbana. Punti di partenza per un esame critico dell’estetica delle città contemporanee”. Ed appunto ciò vuole essere questa pubblicazione, un punto di partenza di un lavoro da approfondire passando dall’analisi e dalla conoscenza, ai metodi operativi per adeguare la città storica alle problematiche della società contemporanea, di cui si può trovare un primo approccio nel paragrafo “Progetto per il centro storico di Crotone. Una proposta di rivitalizzazione degli spazi aperti urbani”, per arrivare al concetto riportato in una citazione che leggeremo tra queste pagine e che riporto integralmente “Cosicché vorremmo muoverci senza affanni fra gli spazi, esser uomini fra gli oggetti e non cose, in mezzo alle cose”. 7
“Fine ultimo è quello di innestare una filosofia riflessiva della conservazione, nella città storica come in quella diffusa, per restituire le cose a se stesse per ritrovarne il significato e la memoria”. Giuseppe Scalora 10
I / Profili critici sul restauro
I Profili critici sul restauro
1.1 / Interpretare il paesaggio storico urbano e i modi della sua produzione 1.2 / Definire un linguaggio normativo prestazionale: dallo spazio quantizzato allo spazio vissuto 1.3 / Architettura e cittĂ : una questione di restauro 11
1.1 / Interpretare il paesaggio storico urbano e i modi della sua produzione. Giuseppe Scalora Giorgio Monti Luigi Sorrentino
In linea con quanto attesta la Convenzione Europea del Paesaggio del 2000 (recepita in Italia con la L. 14/2006), si è ormai portati ad inglobare il territorio nella sua totalità all’interno di una dimensione paesaggistica, da cui l’asserzione che “tutto è paesaggio”. In questo modo si riconducono nell’alveo della tutela e della conservazione attiva sia le porzioni di territorio compromesse e degradate, sia le zone di nuova formazione, che prima non venivano contemplate nella figura giuridica del paesaggio. In Corrado e Lambertini (2011), si precisa il significato di paesaggio urbano secondo le seguenti definizioni: · configurazione di un sistema complesso di insediamenti umani multifunzionali, caratterizzato da una presenza diffusa di vegetazione, risorse naturali e biodiversità e organizzato rispetto a criteri ecologico-funzionali, socio-culturali, economici, urbanistici ed estetico-percettivi; · forma di un ambiente vivente, eterogeneo e prevalentemente artificiale, dove il benessere e la qualità della vita degli abitanti sono dipendenti dalle modalità con cui le dinamiche sociali, economiche, politico-gestionali e culturali e le 12
I / Profili critici sul restauro
attività antropiche si intrecciano con i processi biofisici e naturali, su cui influiscono direttamente e con cui interagiscono strettamente; · realtà etica ed estetica dinamica, prodotta da una stratificazione complessa di segni costantemente sottoposta all’impulso della trasformazione e sempre tesa a sostenere la rete della vita biologica, culturale, sociale. Per una città consolidata la nozione di paesaggio si precisa ulteriormente mediante l’analisi storica delle motivazioni e delle modalità di costruzione della sua forma1. L’indagine rivela come il processo si sia spesso misurato con la preesistenza o con il manifestarsi di fonti di rischio, dando luogo a soluzioni di assetto, tecnologiche e culturali che hanno contribuito all’esplicarsi e al sedimentarsi della forma. L’approccio storiografico, introducendo nell’ambito delle osservazioni delle fenomenologie urbane e territoriali la dimensione del tempo, consente di riconoscere il territorio non più come l’inerte fondale su cui si muovono gli attori sociali, ma come l’elemento vitale del processo storico. L’ambiente interviene quindi nelle dinamiche di produzione con
le sue specificità naturali di lenta modificazione, con le eredità del passato e con le sue fisionomie attuali, che talora rappresentano connotati espressivi su cui incardinare le trasformazioni. Si pensi, ad esempio, all’articolazione delle reti viarie e all’alternanza di pieni e vuoti nelle ricostruzioni urbane post-sismiche; alle torri di guardia contro le scorrerie dei pirati; ai terrazzamenti per ridurre il rischio idrogeologico e, al contempo, per fornire suoli edificabili o coltivabili; ai tipi costruttivi dei corpi edilizi simmetrici con baricentro basso per ragioni antisismiche. La città storica non appare dunque semplicemente la sommatoria di elementi fisici ed immateriali: in essa gli elementi si compongono, interagiscono, si condizionano a vicenda dando luogo a quel complesso di relazioni che definiamo “paesaggio urbano”, il quale include caratteri naturali e territoriali derivanti dalle attività umane intenzionali. In questo senso, lo spazio insediativo prodotto non interessa esclusivamente in quanto oggettivo, in quanto concernente “i rapporti tra cose coesistenti” all’interno della struttura, in quanto mera datità; l’assetto esistente piuttosto interessa per quel che, con le sue linee, i suoi piani, le sue figure, i suoi volumi, in altre parole con la sua forma, è in grado di esprimere come movimento di produzione e come evento, in una dimensione storica ed evolutiva. In generale, però, il processo di produzione di un insediamento urbano non è mai caratterizzabile da un ordinato e prevedibile succedersi di azioni. Questo non significa che la realtà sia inconoscibile oppure che sia impossibile cogliere le correlazioni storiche e spaziali fra i diversi segni presenti nel costruito. In altri termini, se la produzione viene intesa come comportamento
umano ed effetto dell’evoluzione, non per questo la città può essere pensata come un caleidoscopio di immagini estremamente diversificate tra loro. Si deve, tuttavia, convenire che i processi evolutivi non possiedono in alcun caso direzioni obbligate decise ab initio, bensì possono esistere direzioni di sviluppo a partire da una specifica struttura fondamentale. Se si ammette un fondamento condiviso e via via si cerca di scoprire la traccia del suo rapporto con gli oggetti, il nostro sguardo può nutrire l’ambizione di produrre un’immagine organica della realtà, strutturandola attorno ad un “oggetto di paragone”. Ciò nonostante, a partire dallo stesso fondamento si possono avere più immagini, giacché ci possono essere differenti e molteplici modi di privilegiare localmente alcune connessioni, sebbene globalmente tutti i fenomeni siano legati gli uni agli altri e ogni sistema di ordine si riferisca ad un unico termine fondamentale. In tal senso, la storia delinea ciò che si potrebbe chiamare un campo di possibilità: dalla concreta interazione fra i diversi elementi che la compongono si determinano i reali processi di fissazione delle possibilità, che diventano vincoli in grado di eliminare talune alternative possibili e di produrne delle nuove. Questo equivale a dire che l’evoluzione di ogni singolo tratto è regolata da precisi vincoli che si pongono all’interno di un processo storico in cui le singole forme e l’intero sistema permangono in una continua solidarietà strutturale. Inoltre, ogni processo evolutivo ha a che fare con questioni di scelta. All’interno di un medesimo quadro di partenza, di una medesima situazione storica, dei medesimi vincoli e condizioni preesistenti, esistono, infatti, diverse strategie progettuali. Le differenti soluzioni 13
44
II / Il paesaggio storico urbano di Crotone Storia, costituzione e riconoscimento
II Il paesaggio storico urbano di Crotone Storia, costituzione e riconoscimento 2.1 / Crotone. Catalogo sismico locale 2.2 / Crotone. Il contributo dell’archeologia per la realizzazione del progetto urbanistico 2.3 / Crotone. Storia e sviluppo urbanistico 2.4 / Centro storico di Crotone. La lettura dell’insediamento urbano attraverso la Morfanalisi 2.5 / Centro storico di Crotone. Ipotesi ricostruttive del processo insediativo attraverso la Morfanalisi e riconoscimento dei tessuti urbani omogenei 2.6 / Centro storico di Crotone. Quartieri della ghiazza lorda e della ferriata. Ipotesi ricostruttive della fondazione romana 2.7 / Centro storico di Crotone. Complesso monastico di Santa Chiara. Ipotesi ricostruttive delle varie fasi evolutive e riconoscimento delle unità edilizie e strutturali 45
2.1 / Crotone. Catalogo sismico locale. Luigi Sorrentino
2.1.1 / Introduzione È sempre utile ricostruire il catalogo sismico locale di un’area nel caso in cui si debba esaminare un edificio o un intero storico. Il catalogo consente infatti di conoscere il massimo risentimento osservato, riconoscere eventi verificatisi a pochi anni di distanza, verificare se in passato sono stati osservati maremoti. Naturalmente il catalogo sismico locale è anche uno strumento assai utile alle ricerche sulla storia architettonica e urbanistica dei nuclei storici in esame. Un numero di eventi sufficientemente ampio consente inoltre elaborazioni statistiche per valutare qual è il periodo medio di ritorno di una certa intensità. Infatti, la scelta di un certo periodo di ritorno per la verifica degli stati limite, ad esempio 475 anni per quello di salvaguardia della vita di edifici ordinari con normali affollamenti, è basata su un’analisi costi / benefici. Considerare un intervallo temporale più lungo comporterebbe un’azione sismica più severa, e quindi sarebbe più conservativo nel ridurre il rischio sismico di perdita di vite umane e danni economici rispetto ad altri rischi accettati, naturali o indotti dall’uomo. Una simile linea di ragionamento, certamente condivisibile se si ha a che fare con 46
II / Il paesaggio storico urbano di Crotone Storia, costituzione e riconoscimento
edifici ordinari di nuova costruzione, è più discutibile quanto ci si confronta con il patrimonio culturale. Quest’ultimo è infatti costituito da opere insostituibili. Pertanto è utile considerare un periodo di ritorno molto più ampio, allo scopo di preservare quanto più a lungo possibile le opere d’arte. Secondo Giuffrè (1988) si dovrebbe considerare la massima intensità osservata storicamente, se esiste un catalogo sismico adeguato. Nel caso italiano i cataloghi delle osservazioni macrosismiche partono dal 461 a.C. (Guidoboni et al. 2007), sebbene le informazioni prima del 1000 siano scarse e meno complete. Difatti in molti casi i dati sono riferiti soltanto a poche località, rendendo assai difficile l’identificazione dell’area epicentrale e della relativa intensità macrosismica. D’altro canto il riferimento alla massima intensità può essere troppo severo comportando interventi talmente distruttivi da danneggiare irreparabilmente la fabbrica originale. In definitiva lo scopo di ogni restauro, anche di quello strutturale, è di contemperare sicurezza e conservazione (Giuffrè 1988). L’una senza l’altra comporta sempre un fallimento: o si ottiene un edificio sicuro ma che ha perso il proprio motivo di interesse storico e architettonico, oppure
si mantiene una fabbrica assolutamente pristina destinata però a essere severamente danneggiata dal prossimo sisma significativo. Far riferimento a un dato periodo di ritorno può quindi esser più ragionevole. Allo scopo di stimare l’accelerazione correlata con l’evento di periodo di ritorno 475 anni e quindi raffrontarla con le prescrizioni normative (DMIT 2008) per Crotone, prescrizioni che rimangono le uniche vigenti, è necessario definire la legge di occorrenza delle intensità macrosismiche e correlarla con l’accelerazione del terreno. Per determinare la prima è necessario ricostruire il catalogo sismico locale. In Italia sono disponibili diversi cataloghi di osservazioni macrosismiche (ad esempio: Guidoboni et al. 2007, DBMI 2011 – Locati et al. 2011). Le osservazioni disponibili per Crotone sono piuttosto limitate. Ciò è dovuto al fatto che non sempre le testimonianze storiche correlate a eventi sismici sono ancora esistenti, o sono state rintracciate o sono state studiate. In tali casi è utile far ricorso a una legge di attenuazione che consenta di calcolare l’intensità risentita a partire da quella epicentrale. In questa occasione si è utilizzata la legge proposta da Decanini e Mollaioli (1997), applicandola al catalogo delle intensità epicentrali I0 (CPTI 2011 – Rovida et al. 2011, integrato con GDL CPTI 2004, per gli eventi prima del 1000), e sono state riportate soltanto le intensità risentite più elevate del V grado MCS (Mercalli-Cancani-Sieberg). Dalle intensità macrosismiche è possibile ricavare stime dell’accelerazione del terreno sulla base delle correlazioni disponibili in letteratura; in questa occasione è stata adottata quella proposta da Decanini et al. (1995).
Infine allo scopo di effettuare un confronto diretto fra accelerazione normativa per un periodo di ritorno di 475 anni e stima di accelerazione sulla base dei risentimenti macrosismici per la stessa finestra temporale, è necessario definire la legge di occorrenza delle intensità macrosismiche. Seguendo l’impostazione originariamente sviluppata per le magnitudo, così come proposto da Decanini et al. (2000, 98-102) e riferimenti lì disponibili, la legge è presentata nei paragrafi seguenti per una finestra temporale con origine al 1184, periodo per il quale i dati sono più affidabili. 2.1.2 / Ricostruzione del catalogo sismico locale Facendo ricorso ai cataloghi macrosismici disponibili è stato possibile rinvenire undici eventi, la cui intensità sismica IS a Crotone è superiore alla soglia del danno (IS ≥ V MCS). Ciò è già testimonianza dell’importanza della città, i cui danneggiamenti sono riportati da diverse fonti a partire dal XVII secolo. Secondo Guidoboni et al. (2007) negli eventi del 1638 la scossa del 27 marzo provocò alcuni danni, mentre più severa fu la scossa dell’8 giugno che causò gravi lesioni e crolli negli edifici, ma poche vittime. La ragione del numero limitato di vittime è chiarita in ASV (1638a), dove si legge: “Con persona venuta in diligenza da Calabria, si è saputo che le nove scosse del terremoto han finito di gettar à terra in Catanzaro la Chiesa col Palazzo Vescovale, quello della Regia Audienza, con più di due terzi della Città; come fu alle 15 hore la ruina, et havea prima dato segno la terra del danno imminente non seguì mortalità grande perché si ritirorono le genti al scoperto, solo alcune 47
0
20
100 m
Figura 2. Crotone. Planimetria del centro storico. Forma della cittĂ . Caratteri urbani del tessuto. sistema dei percorsi
sistema degli spazi aperti
rettilineo
piazze e slarghi
corte con accesso da uniĂ immobiliare
ad andamento prevalentemente retto
corte con accesso diretto
giardini e orti privati
a spezzata mistilineo mistilineo frammentato ronchi
70
corte con accesso indiretto
sistema dei collegamenti
corte con accesso da viabilitĂ secondaria (ronchi)
scala esterna
corte con accesso da un’altra corte
II / Il paesaggio storico urbano di Crotone Storia, costituzione e riconoscimento
scalinata rampa gradonata
Figura 3. Crotone. Planimetria del centro storico. Edifici di valore storico-architettonico. edifici religiosi complessi conventuali edifici che hanno conservato in parte la configurazione originale, che sono stati parzialmente trasformati e modificati dall’uso e che presentano elementi di identità riconducibili alle tipologie conventuali. edifici residenziali gentilizi-palaziali emergenti dal tessuto continuo, per forma, dimensioni, qualità architettoniche, assetto morfologico, funzioni e complessità, che conservano, ancorchè contaminati, elementi riconoscibili e riconducibili alle tipologie con organizzazione a corte.
0
20
100 m
edifici residenziali gentilizi-micropalaziali emergenti per forma, qualità dell’assetto morfologico e funzioni qualificanti il quadro ambientale. ville con giardini configurati emergenze architettoniche ed archeologico monumentali
71
Figura 9. Crotone. Tipologie di riferimento. Schema evolutivo di una cellula rappresentativa_permanenza. Casa terrana – Tipo 1
1_impianto preesistente
16 < sup â&#x2030;¤ 20 pianta piano terra
l l < 4.00 m prospetto
2_prima ipotesi di crescita_sopraelevazione di un piano
pianta piano terra
pianta piano primo
l prospetto
3_seconda ipotesi di crescita_sopraelevazione di un secondo piano
pianta piano primo
pianta piano secondo
l prospetto
Figura 10. Crotone. Tipologie di riferimento. Schema evolutivo di una cellula rappresentativa_permanenza. Casa terrana â&#x20AC;&#x201C; Tipo 2
1_impianto preesistente
20 < sup â&#x2030;¤ 30 pianta piano terra
l 4.00 m < l < 6.00 m prospetto
2_ipotesi di crescita_sopraelevazione di un piano
pianta piano terra
78
pianta piano primo
II / Il paesaggio storico urbano di Crotone Storia, costituzione e riconoscimento
l prospetto
0
1
5m
l1 l2
regolarità delle particelle
0
20
100 m
l1 / l2 l
particelle in sottomisura 0.85 < l1/l2 ≤ 1 0.75 < l1/l2 ≤ 0.85 0.60 < l1/l2 ≤ 0.75 l1/l2 ≤ 0.60
Figura 11. Crotone. Planimetria del centro storico. Regolarità dei lati delle cellule. 79
Tessuto â&#x20AC;&#x201C; Forma della cittĂ
sistema dei percorsi percorso rettilineo percorso ad andamento prevalentemente retto percorso mistilineo frammentato ronchi piazze e slarghi
sistema degli spazi aperti giardini e orti privati corte con accesso indiretto corte con accesso da unitĂ immobiliare
0
10
50 m
Figura 16. Crotone. Stralcio planimetrico del centro storico. Caratteri urbani.
Impianto murario â&#x20AC;&#x201C; Caratteri lineari muri parallelli ed ortogonali a via Cavalieri Sezione Media muri paralleli ed ortogonali a via Pitagora via ne
oste
ara oV Arc
Dem
ia
Dor
via
via
rea
And
no
ilone
via M
za Piaz i n Alba
0
Figura 17. Crotone. Stralcio planimetrico del centro storico. Muri allineati secondo la direzione dei tracciati viari. 108
II / Il paesaggio storico urbano di Crotone Storia, costituzione e riconoscimento
10
50 m
muri parallelli ed ortogonali tra loro_16° n/o muri paralleli ed ortogonali tra loro_24° n/o
via ne
oste
o Arc
Dem
ia
Dor
via
via
rea
And
an Var o
ilone
via M
za Piaz i n Alba
0
10
50 m
Figura 18. Crotone. Stralcio planimetrico del centro storico. Parallelismo ed ortogonalitĂ dei muri.
muri con estensione compresa tra i 13-15 m muri con estensione compresa tra i 15-25 m muri con estensione superiore a 25 m via ne
oste
ara oV Arc
Dem
via
via
r
And
ia
or ea D
no
ilone
via M
za Piaz i n Alba
0
10
50 m
Figura 19. Crotone. Stralcio planimetrico del centro storico. Estensione delle orditure murarie continue. 109
144
I / Profili critici sul restauro
III Analisi e valutazione della vulnerabilità sismica del costruito storico
3.1 / Metodo di analisi e valutazione della vulnerabilità sismica del centro storico di Crotone attraverso l’uso integrato delle informazioni archivistico-documentarie, morfologiche, costruttive e la formazione di una banca dati 3.2 / Definizione di una scheda di rilevamento della vulnerabilità sismica degli edifici del centro storico di Crotone 3.3 / Stima della vulnerabilità sismica di alcuni edifici rappresentativi del centro storico di Crotone 145
Figura 5. Ricostruzione tridimensionale con indicazione delle diverse fasi costruttive
stata destinata a locali per la residenza. La soppressione della scala originaria ha portato alla realizzazione di ampliamenti abusivi in facciata, necessari per raggiungere i primi due livelli. I locali al terzo e quarto livello del palazzo sono stati inglobati in unità immobiliari comuni con la porzione del palazzo di epoca successiva, con un accesso differenziato dal vicolo dell’Arco del Purgatorio (figg. 5, 6). Caratteristiche costruttive Il complesso edilizio dell’ex chiesa di S. Margherita presenta nel suo insieme una configurazione planimetrica piuttosto regolare assimilabile a quella di un rettangolo. L’ex chiesa è costituita da un’unica unità strutturale, se la separiamo dal palazzo annesso, e sia in elevazione che nella disposizione delle aperture, presenta una certa regolarità. 174
III / Analisi e valutazione della vulnerabilità sismica del costruito storico
Collegamenti tra pareti ortogonali Nel corso dei sopralluoghi effettuati, non è stata rilevata, ad un esame visivo, la presenza di lesioni in corrispondenza dei collegamenti tra le diverse pareti ortogonali. Si può ritenere, pertanto, che ci sia un buon ammorsamento dei muri maestri ortogonali. Copertura Le coperture del corpo, dall’esame visivo esterno e dalle notizie acquisite riguardo l’intervento di restauro del 1989, risultano poco spingenti. Nello specifico si precisa che i lavori di restauro è stato realizzato un cordolo di coronamento su tutte le murature ed una struttura di copertura della navata con semi-capriate, ad integrazione delle travi lignee inclinate esistenti. Entrambi questi interventi hanno consentito di eliminare l’effetto spingente della copertura ad un’unica falda che caratterizza la chiesa lungo tutta la sua lunghezza.
Figura 6. Ricostruzione tridimensionale con indicazione delle diverse fasi costruttive
Meccanismi di danno rilevati e interventi suggeriti L’analisi condotta ha portato all’individuazione di alcuni punti di vulnerabilità sismica del complesso chiesa – casa torre. La situazione di maggiore criticità è rappresentata da una lesione lungo l’estremità della muratura della casa – torre, che indica la presenza di un cinematismo di rotazione della muratura laterale del palazzo, che tenderebbe a ribaltarsi sulla chiesa. La stessa problematica ha portato già nell’800 alla realizzazione degli speroni sulle murature trasversali della chiesa, e successivamente al ricorso di tiranti lungo le murature del palazzo. Questi interventi ad oggi risultano evidentemente insufficienti, per cui un ulteriore sistema di tiranti metallici alla sommità delle murature perimetrali del palazzo potrebbe bloccare il cinematismo evidenziato, salvaguardando palazzo e chiesa. Questo cinematismo induce a porre
particolare attenzione anche alla parete rincocciata lungo la muratura del presbiterio in comune con il palazzo. Generalmente, durante questi interventi, la nuova parete non veniva ammorsata a quella esistente; la soluzione potrebbe essere la demolizione della rincocciatura fino al vivo della muratura originaria, con successiva realizzazione di parete in betoncino armato con rete els. opportunamente ancorata alla muratura esistente. Un ulteriore ed opportuno intervento di miglioramento sismico consisterebbe nell’irrigidimento dei solai di copertura della chiesa. Con la realizzazione del cordolo di coronamento e delle semi-capriate durante l’intervento di restauro del 1989 è stata eliminata l’azione spingente della copertura sulle murature perimetrali, ma in quell’occasione è stata prevista la posa di un tavolato ligneo al di sopra delle travi, costituito da tavole 175
Costellazione concettuale Dimensione filosofico-conoscitiva
(metodo) ermeneutico strutturalista organizzazione
pensiero immaginativo immaginazione
fenomenologia
le due vie
multivoco
realtĂ purovisibilismo
immagine gestalt
schema
interpretazione
struttura
ermeneuta
categorie ermeneutiche
strutturalismo
abduzione
nesso secondario
riconoscimento 324
VII / Percorsi ed itinerari inferenziali per la conoscenza della cittĂ
inferenza
sguardo secondario
Costellazione concettuale Dimensione analitico-sperimentale
a priori riflessivo
morfanalisi
morfologia tipologia
analisi
fondante
fondato
archeologia urbana
aspetto del costruito
materia
archeologia dellâ&#x20AC;&#x2122;architettura
esplorazione categoria topologica
parametro morfologico
conoscenza
relazioni connessioni 325
Costellazione concettuale Dimensione percettivo-spaziale paesaggio
paesaggio nella storia
townscape
produzione informe geometria
forma
figura
vissuto soggettivo
morfoestetica
archetipi
principi
tessuto urbano
tessuto urbano omogeneo
unità d’ambito
sistema edilizio di riferimento sistema minimo di intervento
aggregato edilizio individualità
unità edilizia
organismo
unità immobiliare 326
VII / Percorsi ed itinerari inferenziali per la conoscenza della città
unità strutturale
Costellazione concettuale Dimensione estetico-storica
restauro
restauratore autenticitĂ
identitĂ
vincolo
possibilitĂ
tradizione ontologia episteme
ordine
ordine formale
ordine necessario
riconfigurazione
rifusione
sopraelevazione
accorpamento
scenario strategico
regole del gioco
gioco
prestazione
elenco ragionato
atlante norma figurata
327