Francesco Venezia e Pompei

Page 1


Questo libro è stampato su carta ecologica certificata FSC

ISBN 978-88-62-42-165-2 Prima edizione italiana Settembre 2015 © LetteraVentidue Edizioni © Francesco Dal Co © Francesco Venezia Per le fotografie © Alessandra Chemollo: pp. 6, 54-55, 63, 68. © Mondadori Electa 2015 , Andrea Jemolo: pp. 47, 53, 59, 64, 66-67, 69, 72-73, 76-77, 78-79. Su concessione della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia Tutti i disegni sono di Francesco Venezia È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. L’autore rimane a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare. Progetto grafico: Francesco Trovato LetteraVentidue Edizioni S.r.l. Corso Umberto I, 106 96100 Siracusa, Italia

letteraventidue.com

LetteraVentidue Edizioni

officina22

@letteraventidue


Francesco Dal Co

Francesco Venezia e Pompei L’architettura come arte del porgere



Francesco Venezia e l’arte del porgere



I Keplero, ricorda Carlo Cipolla ne Le macchine del tempo, un libro che è un distillato di intelligenza, affermò che «l’universo non è simile a un essere vivente, ma è simile a un orologio». Nonostante i congegni costruiti per misurare il trascorrere del tempo avessero compiuto passi da gigante tra la metà del Seicento e la fine del secolo successivo, la meridiana, il primo e più arcaico strumento di misurazione, per «la sua essenziale semplicità continuò ad essere ampiamente usata nel corso dei secoli». Accadde così che quando a Napoli si pensò di sistemare un osservatorio astronomico nel seicentesco palazzo eretto da Giulio Cesare Fontana sul sito in precedenza occupato dalla Cavallerizza Reale per ospitarvi l’Università, la parte del progetto che venne realizzata, intorno al 1790, fu soltanto una meridiana. Lunga ventisette metri, la meridiana fu costruita da Pompeo Schiantarelli su indicazioni dell’astronomo Giuseppe Casella. Provenendo da un foro gnomonico aperto nell’angolo sud-ovest della sala, ancora oggi la luce del sole cade sulla meridiana, le cui retta è collocata tra riquadri di marmo con incastonati i dodici segni dello zodiaco. La volta della sala, sistemata dopo il terremoto del 1688 da Giovanni Antonio Medrano, accoglie un grande affresco di Pietro Bardellino datato 1781. Vi è rappresentata la Virtù che incorona Ferdinando

9



II All’interno della Sala della Meridiana Francesco Venezia ha costruito l’allestimento della sezione napoletana della mostra Pompei e l’Europa. 17481943, presentata nell’estate del 2015. Venezia ha progettato anche la seconda parte di questa mostra, di cui diremo, allestita nell’anfiteatro di Pompei per esporre i calchi ora restaurati dei corpi delle vittime della pioggia di cenere prodotta dall’eruzione del Vesuvio che nel 79 d.C. sommerse la città. Le date riportate nel titolo della mostra sono riferite all’inizio ufficiale degli scavi, il 1748, e al bombardamento che l’area archeologica subì da parte dell’aviazione statunitense nel 1943. Questa innaturale, brutale e inutile seconda devastazione di Pompei riporta alla memoria La pelle e, in particolare, la pagina così realisticamente impietosa in cui Curzio Malaparte ha raccontato come il comandante americano della V° Armata, entrando a Roma nel giugno del 1944, tronfio della sua abissale, colpevole ignoranza, reagì alla vista del Colosseo: «Il generale Cork si alzò in piedi sulla jeep; considerò a lungo, in silenzio, il gigantesco scheletro del Colosseo, e volgendosi verso di me, con una punta d’orgoglio nella voce, gridò: “I nostri bombardieri hanno lavorato bene!”» Tutto ciò che Francesco Venezia ha realizzato per allestire la mostra nasce dal confronto con i diversi

15



III Tra gli schizzi che Venezia ha tracciato progettando l’allestimento della Sala della Meridiana nel Museo Archeologico ve ne sono alcuni in cui è raffigurato il raggio di luce che proviene dal foro gnomonico inserito nella parete a sud-ovest e che attraversava la teca da lui allestita. Un’immagine simile ricompare in un altro gruppo di schizzi, approntati per sistemare la sezione della mostra realizzata a Pompei, a dimostrazione che, pur sensibilmente diversi, i due allestimenti non solo erano intimamente dialoganti, ma erano frutto di un unico progetto espositivo, derivato da premesse ammirevolmente coerenti. In particolare, in uno di questi schizzi si vede un raggio di sole che fende diagonalmente un foro praticato in una calotta dal profilo indefinito. Dopo avere attraversato quello che dal disegno si intuisce dovrebbe essere l’occhio di una cupola, il fascio di luce scende tra figure prive di forma distribuite in un recinto circolare, producendo un effetto simile a quello che si può percepire all’interno del cosiddetto tempio di Mercurio a Baia, un monumento del primo secolo d.C., una meta da non perdere visitando i siti archeologici dei Campi Flegrei della quale dovremo tornare ad occuparci. Questo disegno contiene in nuce l’intero progetto per l’allestimento della mostra e nel passaggio alla costruzione il recinto, che vi è

33



Pagina a fianco: Étienne-Louis Boullée, progetto per il cenotafio de Turenne, veduta, prospetto e sezione, 1782 ca. In alto: Francesco Venezia, la Piramide in legno costruita nell’anfiteatro di Pompei



Pagina a fianco: Schizzi per la sistemazione della scultura Une trouvaille a Pompei di Hippolyte Moulin, 1863, all’ingresso della Sala della Meridiana. In alto: Hippolyte Moulin, Une trouvaille a Pompei, 1863





Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.