In metamorfosi

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Marco Navarra (a cura di)

IN METAMORFOSI Architettura e territori tardo-industriali. Il dipolo Siracusa-Augusta


La pubblicazione è stata realizzata con i fondi del progetto di Ateneo FIR2014 “La rigenerazione sostenibile dei territori urbano-industriali: conoscenza, strategie e pratiche. Il dipolo Siracusa-Augusta” del Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura e della Struttura Didattica Speciale Architettura di Siracusa, Università degli studi di Catania. Principal Investigator: Marco Navarra Gruppo di ricerca: Stefania De Medici, Emanuele Fidone, Vittorio Fiore, Vito Martelliano, Bruno Messina

ISBN 978-88-6242-255-0 Prima edizione Marzo 2018 © LetteraVentidue Edizioni © Rispettivi autori È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa. Book design Eliana Coco, Michael Costantino LetteraVentidue Edizioni Srl Corso Umberto I, 106 96100 Siracusa, Italy Web www.letteraventidue.com Facebook LetteraVentidue Edizioni Twitter @letteraventidue Instagram letteraventidue_edizioni


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Introduzione Marco Navarra RICERCHE PER UN DISEGNO STRATEGICO Tra mare e città Peppe Maisto Scenari e tattiche per la rigenerazione urbana e territoriale del dipolo Siracusa-Augusta Vito Martelliano Architettura laterale. Un disegno strategico per il territorio di Siracusa e Augusta Marco Navarra Disegno strategico per il dipolo Siracusa-Augusta Vito Martelliano, Marco Navarra Guardare in filigrana: forme celate per reinterpretare un territorio Ezio Siciliano Nodi attivi. Un progetto di recupero per la centrale Enel “Tifeo” Bruno Messina, Ezio Siciliano Alcune pratiche nei paesaggi dell’informe Marco Navarra Da Augusta a Siracusa Peppe Maisto CASI STUDIO IN ITALIA Segnali di futuro. Riflessioni e scenari per il territorio di Marghera Maria Chiara Tosi Progetto per un parco urbano nell’area ex-Italsider (2006-09) Francesco Cellini GOVERNANCE, PROGRAMMAZIONE, PIANIFICAZIONE Paesaggi industriali, tra innovazione e marginalità Francesco Martinico Orientamenti e strumenti manageriali per la pianificazione strategica nelle local authorities Pierluigi Catalfo Il futuro del polo petrolchimico: i risultati di un progetto di ricerca d’Ateneo (FIR 2014) Marisa Meli Macerie che parlano. Spazi eterotipici del tardo-industrialismo Mara Benadusi BONIFICA, RIGENERAZIONE, NUOVE ATTIVITà PRODUTTIVE Un piano per la bonifica dei suoli e la riconversione ecologica Paolo Guarnaccia Bonifica, rigenerazione, nuove attività produttive Giovanni Milazzo Modelli produttivi innovativi e rigenerazione di aree compromesse: bio-compositi per un sistema di copertura sperimentale Stefania De Medici, Vittorio Fiore, Carla Senia

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Quale futuro per il territorio tra Augusta e Siracusa? Professioni in metamorfosi Francesco Giunta Sulidarte e l’impegno sul territorio Elena La Ferla Approccio sistemico sul territorio Leone La Ferla Recupero e bonifica dei suoli Paolo Terranova

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APPARATI Biografie / Crediti




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SCENARI E TATTICHE PER LA RIGENERAZIONE URBANA E TERRITORIALE DEL DIPOLO SIRACUSA-AUGUSTA

Territori industriali: tra obsolescenza e nuove opportunità La crescente globalizzazione dei mercati e della produzione, l’evoluzione dei trasporti delle merci, la sempre più rapida obsolescenza dei processi industriali rendono più vulnerabili quei territori che hanno individuato nella monocultura industriale il loro unico modello di sviluppo. A partire dall’ultimo quarto del secolo scorso nei paesi ad economia evoluta si è sempre più assistito alla delocalizzazione dei processi produttivi verso i paesi in via di sviluppo caratterizzati da costi di produzione più bassi. Il risultato più evidente di questa progressiva, e tuttora in atto, dismissione è la pesante eredità in termini sociali, economici, ambientali e paesaggistici, che anni di utilizzo industriale hanno sedimentato in queste aree. Il processo è da tempo presente in quasi tutti i paesi sviluppati e ha dato luogo ad alcune sperimentazioni che hanno il merito di aver indicato percorsi metodologici e possibili strategie di rigenerazione. Nell’ambito delle politiche territoriali la Comunità Europea già da tempo ha posto l’attenzione sul tema delle aree industriali dismesse o in via di dismissione e ha stanziato 3,4 milioni di euro per finanziare il progetto di ricerca Timbre1 con l’obiettivo di valutare e risanare i siti compromessi, salvaguardando in tal modo la salute umana ed ambientale. Accanto alle preoccupazioni mediche e ambientali si è affermata la necessità di guardare a queste aree in termini di riuso, recupero e rigenerazione. Benché il fenomeno sia chiaro e definito nei suoi contorni, l’analisi dello stato dell’arte dei processi di rigenerazione già avviati, della distribuzione geografica e temporale degli stessi e dell’estensione territoriale mette in luce una certa eterogeneità di risultati esemplificando la necessaria adozione di soluzioni su misura. Per certi versi questi territori che spesso sono stati inseriti nei processi e nelle logiche globalizzanti dell’economia, trovano nell’approccio specifico e locale le ragioni e l’opportunità per ridefinire il loro attuale ruolo e posizionamento.


RIGENERAZIONE URBANA E TERRITORIALE DEL DIPOLO SIRACUSA-AUGUSTA Vito Martelliano

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Schema territoriale del dipolo urbano Siracusa-Augusta ipotizzato da Vincenzo Cabianca.

La pratica del progetto di territorio assume una centrale importanza in questo processo di rigenerazione: a partire da una conoscenza adeguata alla complessità dell’oggetto di studio e dall’elaborazione di strumenti di interpretazione e valutazione essa permette di orientare le azioni per la gestione dei conflitti, di salvaguardare e implementare l’identità locale, garantendo un più incisivo impulso allo sviluppo sociale fondato sulla definizione di progetti innovativi di riuso e riqualificazione, capaci di conciliare le esigenze di tutela con quelle di un modello di sviluppo economico includente. Lo scopo deve essere di delineare strumenti alla scala territoriale, urbana e architettonica che attuino un coordinamento delle scelte strategiche e delle


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DISEGNO STRATEGICO PER IL DIPOLO SIRACUSA-AUGUSTA Sintesi dai progetti didattici elaborati nei Laboratori di Progetto “Inst_ability. Paradigmi della resilienza”, a.a. 2014-15 / 2015-16

Le pagine, che seguono, raccolgono una selezione di progetti e di letture critiche realizzate sul campo nel corso di due laboratori di progettazione. Il carattere di questi lavori risponde a un’impostazione metodologica che considera di grande utilità l’intreccio tra didattica e ricerca applicata. Questa condizione comporta l’individuazione di casi studio capaci di offrire l’opportunità di un confronto con realtà complesse e interlocutori disponibili al confronto. I progetti, pur essendo sviluppati in anni diversi e da gruppi di lavoro variegati, sono stati composti, nelle pagine seguenti, in modo tale da delineare un Disegno Strategico coerente per la trasformazione del territorio tra Augusta e Siracusa. Si tratta di un primo abbozzo che individua, però con precisione, un percorso da approfondire. Il progetto generale propone una visione e una strategia che si sviluppa a partire da pochi punti e si fonda sul riutilizzo e la risignificazione di quello che esiste: infrastrutture territoriali passanti, terreni agricoli abbandonati, aree industriali in dismissione, resti archeologici dimenticati. A partire dall’individuazione di alcuni elementi dell’armatura territoriale di grande resistenza che non sono stati cancellati dagli insediamenti industriali si è tessuto un disegno semplice e chiaro delle trasformazioni possibili. I progetti costituiscono non tanto un approfondimento di scala quanto piuttosto la sperimentazione e la verifica delle ipotesi generali attraverso la simulazione di scenari evolutivi di diverso tipo e carattere. Il Disegno Strategico propone una tecnica di montaggio che ricompone i frammenti spaesati, presenti sul territorio, in configurazioni disponibili per nuovi cicli economici, sociali e produttivi.


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DISEGNO STRATEGICO PER IL DIPOLO SIRACUSA-AUGUSTA Marco Navarra, Vito Martelliano

Le sezioni tomografiche scompongono e ricompongono la complessità del palinsesto territoriale. Ogni sezione rappresenta un paesaggio elementare che si sovrappone e intreccia agli altri. Le sezioni mostrano come

sedimentazioni e configurazioni appartenenti a tempi e durate diverse si ritrovino oggi intrecciati in uno stesso paesaggio complesso. La tomografia scompone le immagini attuali in frammenti elementari e li ricompone in

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un’immagine emblematica e provocatoria che, in modo sintetico, permette di comprendere la complessità e la specificità di un territorio.


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Disegno strategico

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Il Disegno Strategico reinterpreta i tre sistemi infrastrutturali longitudinali – la ex strada statale 114 (2), la linea ferroviaria Siracusa-Catania (3), e la recente autostrada Siracusa-Catania (1) – non solo in termini di mobilità. L’autostrada diventa un’infrastruttura ecologico-ambientale recuperando i limitrofi terreni incolti e le aree residuali degli svincoli viari. L’ex strada statale 114 diventa la strada urbana. La linea ferroviaria viene immaginata come metropolitana di su-

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perficie potenziando le stazioni esistenti e attivandone di nuove. I due patchwork agricoli – quello dei monti Climiti e quello della corda ecologico-produttiva – vengono considerati come nodi centrali del sistema ecologico-ambientali e come luoghi della produzione agricola declinata sia in termini di valorizzazione dei prodotti tradizionali sia in termini di agricoltura non food.

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1. Parkway 2. Boulevard 3. Metropolitana di superficie D

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A. Fiume Porcaria B. Fiume Mulinello C. Fiume Marcellino D. Torrente Cantera E. Torrente Mostringiano F. Vallone Picci

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X. Patchwork agricolo - Corda agricolo-produttiva Y. Patchwork agricolo - Monti Climiti F

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Modelli di studio per il Disegno Strategico elaborati in occasione del Concorso per il Masterplan dell’area che costituiva la prima esercitazione del Laboratorio di Progettazione architettonica e urbana (Modello 1: Bianca Salvatore, Boschi Salvatore, Cosentino Arturo, Gentile Eleonora; Modello 2: Coco Eliana, Costantino Michael, Ferraro Piermassimo, Giannelli Annalaura). L Diagramma che mostra il cambio del paradigma culturale-produttivo. Dalla monoproduzione alla diversificazione delle attività produttive. Biodiversità, ecologia, nuova agricoltura alimentano filiere di trasformazione di diverso tipo. I I patchwork agricoli e l’accerchiamento delle aree industriali. I patchwork agricoli e le aste fluviali. J Le tre infrastrutture (Parkway, Boulevard, Metropolitana di superficie) e le aste fluviali.

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Patchwork agricolo Monti Climiti

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Il patchwork agricolo dei monti Climiti è declinato nella duplice accezione di luogo centrale nel sistema ecologico-ambientali e di luogo della produzione agricola intesa sia in termini di valorizzazione dei prodotti tradizionali sia in termini di agricoltura non food. Se i monti Climiti rappresentano il principale serbatoio di naturalità della matrice ecologica del territorio, la fascia ecologica-ambientale, a valle, cinge e limita le aree industriali esistenti e con la coltivazione di opportune essenze bonifica i suoli estraendo dai terreni le sostanze inquinanti e producendo sia masse vegetali idonee alla produzione energetica, sia prodotti vegetali.

Criticità Isolamento dal territorio circostante, abbandono di rilevanti masserie (es. Casino Grande), scarsa conoscenza delle potenzialità del territorio nell’immaginario collettivo, isolamento e mancanza di sistemi di accesso. Vincoli Mantenimento delle zone boscate. Obiettivi Recupero dei siti in stato di abbandono e degrado, valorizzazione dei beni archeologici, miglioramento dei sistemi di accesso e sistemi di percorsi che rendono accessibile l’area.


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Asta fluviale Mostringiano

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A partire dalle cave a monte per finire nelle saline di Magnisi sulla costa si sviluppa un percorso d’acqua che trasforma un sistema articolato di fitodepurazione in una sequenza di parchi urbani capaci di riorganizzare gli spazi pubblici della città. La fascia verde permette di recuperare alcune aree abbandonate all’interno del tessuto urbano strutturando un sistema di parchi urbani connessi tra di loro. In questo modo viene rafforzato il principio insediativo della città recuperando il rapporto dimenticato tra il costruito e gli elementi naturali.

Criticità Collegamenti negati tramite ferrovia, strada provinciale e autostrada, connessioni negate tra i due fiumi principali e la città. Vincoli Cave, bacini d’acqua, letti dei fiumi, Saline Magnisi e necropoli Scrivilleri compromessi nel tempo dall’incuria. Obiettivi Tramite il processo biochimico con cui l’acqua viene depurata in modo naturale, la fitodepurazione può avvenire grazie all’azione combinata tra le piante, microrganismi presenti nel bacino, nel substrato permeabile.


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Disegno strategico Area di Augusta

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Il disegno strategico per Augusta è un approfondimento e verifica delle linee guida fissate nel disegno generale. Vengono definite le linee infrastrutturali da riqualificare e le aree di intervento. Si tratta di nodi strategici capaci di attivare la dinamica di trasformazione o nuovi segmenti che permettono di connettere aree o manufatti oggi inspiegabilmente lontani e separati (ad esempio l’Hangar dei dirigibili o il parco già realizzato qualche anno fa, a monte, sulla riva sinistra del fiume). Nei punti in cui si incontrano i patchwork agricolo-produttivi (Monti Climiti e Corda agricolo-produttiva in pianura) e le tre linee infrastrutturali

con i segmenti fluviali o gli insediamenti umani o le aree archeologiche sono stati individuati dei nodi dove concentrare l’energia maggiore. In queste intersezioni si immagina il posizionamento di nuove architetture strategiche capaci di intrecciare e piegare insieme lo spazio aperto con gli interni, lo spazio pubblico con quello privato, i luoghi di lavoro con i luoghi di vita. In posizione baricentrica alcuni nodi potrebbero ospitare luoghi speciali dedicati alla ricerca e all’innovazione che dovrebbero accrescere e alimentare l’intelligenza del territorio come ad esempio il progetto di recupero per l’Hangar.


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86 BRUNO MESSINA EZIO SICILIANO con Andrea Morana, Luana Rao, Stefano Romano

NODI ATTIVI Un progetto di recupero per la centrale Enel “Tifeo”

Il progetto per la rifunzionalizzazione del complesso della Centrale termoelettrica Tifeo prende le mosse dell’esigenza di immaginare un nuovo futuro per l’intero tratto di fascia costiera che la ospita. L’area industriale, che si estende senza soluzione di continuità tra le città di Siracusa e Augusta, è già da tempo oggetto di una concreta riflessione, incentrata sullo studio di metodi e strategie utili ad innescare un processo di riconversione dell’importante patrimonio ambientale, industriale, edilizio e umano che la popola1. La scala territoriale dell’insediamento, costituito da centri urbani, siti archeologici e aree agricole, oltre che dalla preponderante presenza di attività produttive di notevole impatto, si configura come una città lineare, il cui futuro dipende dalla capacità di immaginare strategie di riconversione e sviluppo sostenibili, antitetiche rispetto alle logiche della monocoltura industriale, che ne ha determinato l’attuale assetto. Già a una prima lettura, emergono con chiarezza numerosi elementi che contribuiscono a dare forza all’immagine di una possibile città-territorio. L’intera area industriale, con gli agglomerati urbani limitrofi, è infatti del tutto infrastrutturata e attraversata, oltre che dalla Strada Statale 114 e dall’autostrada, dalla tratta di linea ferrata Siracusa-Catania, che verrà presto ammodernata. Il suo percorso corre parallelo alla linea di costa ed è (per ovvie ragioni funzionali legate alla logistica delle industrie) tangente a numerosi poli dismessi o in via di dismissione. In questo stratificato sistema insediativo, edifici come la tonnara di Santa Panagia, l’ex fabbrica Ethernit, il vecchio mattatoio di Siracusa, l’Hangar di Augusta, diversi scali ferroviari dismessi e il complesso Enel “Tifeo” rappresentano alcuni dei più significativi brani di archeologia industriale, presenti lungo il litorale, la cui rigenerazione può, in concreto, costituire il volano per il tanto auspicato processo di riqualificazione di quel territorio così compromesso.
Un processo non più differibile, sia per la tutela del sistema


NODI ATTIVI Bruno Messina, Ezio Siciliano

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91 MARCO NAVARRA

ALCUNE PRATICHE NEI PAESAGGI DELL’INFORME

Giocare un campo La nostra vita nelle città contemporanee è un saltare da un campo all’altro dove siamo costretti a imparare rapidamente regole sconosciute per giocare sempre nuove partite. Ci spostiamo continuamente dentro campi di diverso tipo e natura con regole e posizioni sempre mutevoli (gli aeroporti, la ferrovia, … i grandi centri commerciali). Anche i format televisivi di maggior successo propongono un campo da gioco con regole da seguire e rispettare. Prendete ad esempio il Grande Fratello: si gioca in una casa dove le regole sono soprattutto regole di posizione legate alla struttura stessa della casa. Il calcio, come altri sport, trova nel campo la scena fissa dove prendono forma le azioni di gioco come imprevedibili trame che attraversano la superficie verde. La continua sovrapposizione di campi e regole di gioco costruisce gli spazi della città contemporanea e ne modella i paesaggi mutevoli su territori irrigiditi dall’inerzia di infrastrutture monumentali e inamovibili. Queste condizioni trasformano le città in una materia informe che agglutina paesaggi e architetture. La costruzione di un campo presuppone un metodo topografico e una visione del gioco più ampia possibile. L’obiettivo non è, dunque, immaginare e configurare tutte le partite che vi si possono giocare ma, piuttosto, riuscire a costruire le condizioni per cui possano attivarsi energie impreviste. Costruire un campo vuole dire allora mettere in piedi le condizioni necessarie per ospitare inaspettati e sorprendenti eventi. Da questo punto di vista il campo di gioco non è un limite, ma il momento di inizio per un’azione. Nella foto di Man Ray La polvere sul Gran Verre di Duchamp, ricopre con un velo impalpabile le incisioni e i rilievi dell’opera così da disegnare, sotto la luce radente, un’immagine insospettabile. La fotografia suggerisce un paesaggio in cui contingenza, immaginario e oggettualità si incrociano nello stesso momento producendo uno spaesamento. La polvere da un lato compie un’opera di cancellazione celando materia e colori, dall’altro ricalcando ciò che copre lo inserisce in un altro contesto, producendo un nuovo significato. La foto di Man Ray porta alla luce il felice incontro di uno sguardo con l’azione imprevista di un velo di polvere.


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INDETERMINACY_UNA COSTELLAZIONE. L’informe della città contemporanea suggerisce di esplorare l’architettura dell’indeterminato. Ripercorrendo alcuni nodi teorici del secolo scorso è possibile tracciare una costellazione di pratiche in cui procedimenti fondati sull’indeterminazione hanno generato alcune modalità di invenzione che, come un fiume carsico, giungono fino a noi ancora in piena forza e vitalità.

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ALCUNE PRATICHE NEI PAESAGGI DELL’INFORME Marco Navarra

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PEPPE MAISTO

DA AUGUSTA E SIRACUSA


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Dopo quindici anni sono tornato a fotografare nei territori tra Siracusa e Augusta. Senza condizionamenti. Senza la fascinazione del paesaggio in bianco nero visto da un treno. Ogni volta che vago cercando una traccia che ispiri il mio guardare, mi ritorna la lettura di quel lontano scritto di André Corboz che vedeva il territorio come un palinsesto*. Il significato classico di quella parola guida le mie ‘sezioni’. Fotografo come a tagliare sezioni nel territorio. Sono sezioni che cercano le relazioni tra differenti paesaggi. Sono sezioni nel tempo e nello spazio. Mi muovo come un archeologo che cerca tracce. Non sono tracce di paesaggi perduti che cerco. Cerco tracce che guidino una lettura del presente. Tracce visionarie del territorio che potrà essere. Tracce che possano suggerire scelte di progetto. Qui tutte le accezioni che si possono associare alla parola paesaggio sono lecite e riconoscibili. Citati a caso nel loro significato più ampio, i paesaggi intermittenti, occlusi, liquidi, sospesi, interrotti, connessi, intravisti, sottratti, residuali, interstiziali, discontinui, lineari, ci sono tutti. E in ogni fotografia se ne possono scorgere di differenti. Qui è sottinteso il fascino del sopralluogo. Del muoversi cercando quel che già sai, ma pronto alla sorpresa. Ogni fotografia, qui esplicitata in un dittico, può aprire a nuovi e più attenti racconti. Ognuna è come il titolo di un capitolo. E tutte non sono esaustive nel raccontare questo territorio. Un racconto apparentemente tipologico che cerca di restituire le suggestioni dell’attraversare un territorio vasto in un tempo limitato. Del muoversi lungo i bordi o negli interstizi. Un racconto che spero tenga dentro la leggerezza del turista e l’attenzione del viaggiatore. * palinsèsto (raro palimpsèsto) s. m. [dal lat. palimpsestus, gr. παλiμψηστος «raschiato di nuovo», comp. di πaλιν «di nuovo» e ψaω «raschiare»]. – 1. Manoscritto antico, su papiro o, più frequentemente, su pergamena, il cui testo originario è stato cancellato mediante lavaggio e raschiatura e sostituito con altro disposto nello stesso senso (in genere nelle interlinee del primo), o in senso trasversale al primo; tale consuetudine, (è) documentata già in età classica, (…) soprattutto per la rarità della pergamena, …” dal vocabolario Treccani.








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CASI STUDIO IN ITALIA

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129 MARIA CHIARA TOSI

SEGNALI DI FUTURO Riflessioni e scenari per il territorio di Marghera

Il territorio veneto e la città metropolitana di Venezia, gateway del NordEst verso le economie estere, si trovano di fronte a importanti sfide poste dalle recenti trasformazioni strutturali dell’economia globale che punta su un diverso modello organizzativo connesso al rilancio sociale, al consolidamento del capitale culturale e contemporaneamente a una diversa organizzazione spaziale orientata a garantire maggiore comfort e well-being alle popolazioni insediate. La discussione sul futuro di Venezia avviata all’inizio del XX° secolo, di fronte allo sconvolgimento di priorità imposto dall’impatto con la modernità industriale aveva portato al confronto serrato tra due principali ipotesi, due diverse idee di città e del ruolo svolto dal territorio nei processi di sviluppo sociale ed economico. La prima ipotesi sosteneva che Venezia dovesse e fosse in grado di “contenere” entro il suo ambito urbano quanto la modernità le richiedeva per continuare ad essere grande, proponendo una “Venezia grande”. Diversamente, la seconda ipotesi suggeriva di “allargare” Venezia su un territorio più ampio che dal Lido arrivava fino alla terraferma, proponendo di fatto una “grande Venezia”. Perseguendo questa seconda ipotesi la città decideva di investire nel trasferimento del porto commerciale e industriale in località Bottenighi, avviando così la costituzione di Porto Marghera che per decenni svolgerà la funzione di motore della città. A cent’anni di distanza da quella scelta, oggi l’istituzione della città metropolitana ci porta nuovamente a interrogarci su quali siano i motori che possono contribuire a delineare il futuro di Venezia. L’esaurirsi della forza propulsiva di Porto Marghera, la conseguente necessità di ritrovare un proprio L Maria Cigliano, Valentine Mouilheart, Andrea Ulisse, Giulia Visentin, Re-C3, Atelier città e paesaggio, Università Iuav di Venezia, a.a. 2016/17. Connessioni trasversali tra la città giardino di Marghera e l’area delle piccole e medie imprese di via Fratelli Bandiera.


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137 FRANCESCO CELLINI

PARCO URBANO NELL’AREA EX-ITALSIDER1, BAGNOLI 2006-2011

L’area di Bagnoli è oggi smisurata2. Persa la sua funzione industriale, sparita la massima parte delle strutture che la riempivano, essa inquieta per la vastità del vuoto: i pochi resti isolati, irriconoscibili, si perdono in una totale assenza di relazioni e senso. È sgradevole persino camminarci: il suolo è arido, carico di tracce, di solchi, di vasche semicolme d’acqua e detriti, di fondazioni corrose di strutture gigantesche più volte e diversamente ricostruite; manca qualsiasi sistema di riferimento. Quindi è necessario ristabilire una struttura del suo spazio, che ne consenta una nuova interpretazione, un uso (più felice di prima, possibilmente) e che però non cancelli ciò che resta della memoria della fabbrica. L’acciaieria escludeva la città dal suo perimetro; seguiva leggi diverse, assoggettava i terreni alle sue esigenze, piegava l’ambiente alle proprie dimensioni, colmava il mare, divideva, separava. Non sarà quindi una qualche amena


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GOVERNANCE PROGRAMMAZIONE PIANIFICAZIONE

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145 FRANCESCO MARTINICO

PAESAGGI INDUSTRIALI, TRA INNOVAZIONE E MARGINALITÀ

La relazione tra il territorio e industria nelle regioni marginali si è a lungo caratterizzata per una condizione di conflitto. Questo tema è stato studiato soprattutto con riferimento alle azioni avviate a supporto delle politiche di sviluppo delle regioni svantaggiate delle nazioni industrializzate1. I processi di produzione, nell’accezione più ampia che si può dare a questo termine ovvero tutti quei processi in cui si ha a che fare con oggetti fisici e non solo con informazioni2, sono soggetti a trasformazioni continue che interessano sempre la condizione spaziale dei luoghi nei quali essi si svolgono e le relazioni tra questi. In analogia a quanto affermato da E.W. Soja (1999) sulla capacità della condizione urbana di plasmare i processi sociali, anche il sistema insediativo della produzione può influenzarne significativamente le trasformazioni, a scale diverse. Si possono attivare politiche industriali capaci di creare cicli virtuosi di territorializzazione della produzione, per far si che l’identità dei luoghi ritorni a indirizzare i saperi e le sapienze produttive3. La vera sfida è riuscire a perseguire questo risultato senza cadere nella spirale di retorica e di senso comune in cui si avviluppa, sempre più spesso, il dibattito sulla sostenibilità. Il territorio del Mezzogiorno d’Italia è un esempio emblematico non solo delle grandi opportunità offerte dalle trasformazioni recenti della produzione ma anche delle notevoli difficoltà connesse all’attuazione di processi di innovazione che includano la componente territoriale e paesaggistica anche attraverso gli strumenti di piano4. Ripercorrendo le vicende recenti, riferite alla Sicilia Sud orientale, un luogo importante nella storia delle attività produttive del Mezzogiorno, emergono alcuni aspetti che possono avere una valenza più generale. Il primo è rappresentato dai limiti che caratterizzano l’atteggiamento delle classi dirigenti del Mezzogiorno e che trova ampi consensi nelle comunità locali. Si è affermata una visione bipolare dello sviluppo che contrappone il modello industriale,


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167 MARA BENADUSI

MACERIE CHE PARLANO Spazi eterotipici del tardo-industrialismo

Le questioni sollevate nel corso del seminario di studi “Territori in metamorfosi”, organizzato a Siracusa il 30 e 31 ottobre 2017, sono decisive per comprendere, nella loro profondità storico-sociale, non solo le trasformazioni che hanno caratterizzato la fascia costiera siracusana dopo l’insediamento, nella seconda metà del Novecento, di uno dei poli petrolchimici più grandi d’Europa, ma anche i mutamenti e le contraddizioni che segnano l’attuale fase di tardo industrialismo. Nel mio contributo proverò a riflettere su questi mutamenti e contraddizioni a partire dal percorso di ricerca antropologica che, dal 2015, mi ha visto coinvolta prima in un progetto di Ateneo denominato “Assemblaggi smart: frizioni, disastri e green economy” (FIR 2014) e più recentemente in un’indagine nazionale dal titolo “Eco-frizioni dell’Antropocene. Patrimonializzazione e sostenibilità nei processi di riconversione industriale” (PRIN 2015). Paesaggi del tardo-industrialismo Lo scopo del seminario è stato quello di interrogarsi sulle strategie, visioni e modelli capaci di facilitare un ripensamento degli spazi tardo industriali del siracusano in direzione di una nuova “centralità dei valori archeologici e paesaggistici” presenti nell’area. Da un punto di vista antropologico per trattare la questione bisognerebbe comprendere, prima di ogni altra cosa, i diversi piani di senso che si condensano intorno a questi “valori”, valori che – lo ricorda Berardino Palumbo analizzando le politiche Unesco sul patrimonio nel Val di Noto (Palumbo 2003) –, ben oltre la loro definizione ufficiale, sono il prodotto di trame di interessi che rifrangono una molteplicità di sentimenti di appartenenza, spesso conflittuali, di carattere “segmentario”, “iridescenti” (Palumbo 2006, 50). Se osservati da questa prospettiva, quei “frammenti di paesaggio agricolo”, i “resti archeologici” e le “macerie lasciate dalle industrie” nel territorio siracusano, su cui gli organizzatori del seminario hanno posto l’accento, sono “oggetti malleabili” che, proprio perché


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BONIFICA RIGENERAZIONE NUOVE ATTIVITÀ PRODUTTIVE


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185 GIOVANNI MILAZZO

BONIFICA, RIGENERAZIONE, NUOVE ATTIVITÀ PRODUTTIVE Dalla phytoremediation all’ecoplastica

La contaminazione del suolo da metalli pesanti è, per la maggior parte dei casi, legata alla produzione industriale che immette nell’ambiente, unitamente a questi metalli, numerose altre specie di sostanze tossiche come acidi, solventi. Fasi prolungate a elevato inquinamento hanno spesso conseguenze catastrofiche su interi ecosistemi, creando bio-accumolo, difficile da eliminare. L’inquinamento dei suoli dovuto all’accumulo dei metalli pesanti è un problema di entità globale che comporta l’inutilizzabilità di vaste aree agricole per coltivazioni alimentari e un danno all’intero ecosistema. In particolare la concentrazione di cadmio e piombo è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni in seguito ad attività industriali ed antropiche. Piante tolleranti a metalli pesanti, come la canapa possono essere utilizzate per valorizzare siti non idonei alla produzione alimentare, fornendo sia un potenziale beneficio nel riutilizzo di queste aree, sia una produzione da parte della pianta volta a molteplici utilizzi. La fitoestrazione consiste nel favorire il trasferimento di contaminanti inorganici dal suolo a organi facilmente raccoglibili con le ordinarie tecniche agronomiche quali fusti, culmi e foglie e in alcuni casi anche la parte ipogea. Così facendo si concentrano gli inquinanti in una biomassa facilmente gestibile e smaltibile a intervalli regolari corrispondenti alla frequenza delle raccolte. Le specie più idonee per la fitoestrazione devono presentare le seguenti caratteristiche: 1. tolleranza ad alte concentrazioni di metalli; 2. accumulo nei tessuti che saranno prelevati con le raccolte; 3. rapido tasso di crescita; 4. elevata produzione di biomassa; 5. apparato radicale ben sviluppato;


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IN METAMORFOSI La rigenerazione sostenibile del dipolo Siracusa-Augusta

Professioni in metamorfosi

Il ripensamento delle aree industriali, in una visione non esclusivamente ambientale, pone l’emergenza di un disegno del territorio in un’ottica di integrazione degli spazi esistenti, attraverso armature che non abbiano solo la capacità di attivare nuove risorse e nuove economie, ma anche e soprattutto quella di produrre nuovo suolo. Nella loro articolazione di base, la definizione di queste armature comporta politiche urbane orientate a costruire connessioni fra settori (ambiente, industria, trasporti, ecc.), fra materie, ma anche fra discipline. Assumono importanza le politiche rivolte ad un progetto interscalare che riguardi tanto la pianificazione del territorio quanto le soluzioni tecniche di bonifica e rimediazione dei suoli, fino ai processi di partecipazione dei cittadini destinatari delle scelte4. Un approccio teso a osservare lo spazio non solo come struttura, macchina, supporto, bensì come processo generativo dello spazio stesso. L’accento tradizionalmente posto su funzioni e apparati si sposta quindi su veri e propri atti di creazione i quali istituiscono ambienti e contesti d’azione che rappresentano la vera frontiera del nostro lavoro di architetti, paesaggisti, pianificatori. Da questa prospettiva mi sembra interessante studiare il potenziale generativo dello spazio che questa ricerca tenta di definire ancor prima della sua azione progettuale. L’idea da perseguire è che rigenerare non significa solo ed esclusivamente operare sulla materia esistente, ma rappresenta anche la capacità di creare nuovi supporti rigenerativi all’interno dei quali può orientarsi il nostro lavoro. La capacità di produrre suolo con carattere ambientale appare centralmente collegata ad un contesto fisico come quello industriale e alle forme che assumono i confini fisici fra nuove infrastrutture e contesti esistenti. L’influenza dello spazio sulle dinamiche di reinvenzione è particolarmente interessante se siamo in grado di produrre dispositivi dotati di resilience, cioè capaci

Francesco Giunta Presidente Ordine Architetti PPC della Provincia di Siracusa Una decina d’anni fa scrissi un piccolo saggio dal titolo «Un paesaggio lento a monte delle grandi trasformazioni»1, contenuto negli atti conclusivi di un seminario didattico che affrontava il tema della riconversione di alcuni centri minori dell’entroterra siciliano investiti da un lento e continuo processo di abbandono. La parte orientale della Sicilia per tutta la seconda metà dello scorso secolo è stata infatti contraddistinta dal progressivo spopolamento delle aree interne e dal continuo popolamento delle aree costiere in cui si sono accumulate le risorse economiche, le industrie, le infrastrutture, le monoculture, ecc. A distanza di anni, la ricerca “Territori in Metamorfosi” ci invita, in qualche modo, a considerare un secondo punto di vista. Ci invita ad indagare “dal basso” su quali percorsi progettuali intraprendere all’interno dei paesaggi veloci che si affacciano sul mare e che si trovano a valle dei paesaggi lenti dell’entroterra. Ci troviamo a ragionare su metamorfosi compiute e da compiere all’interno di una fascia di territorio molto ristretta che va dalle pendici delle aree montuose della Sicilia orientale fino alle aree costiere. Un’immagine molto ben rappresentata dalla sequenza di scatti2 proposta dall’Aereoguida DeAgostini e che è quella di una vera e propria città lineare in cui, senza soluzione di continuità, si sovrappongono i materiali depositati dalla modernità3. I progetti di rigenerazione di questi lembi di territorio devono necessariamente costituire momenti di rottura della città lineare attraverso l’introduzione di infrastrutture trasversali in grado di riconnettere l’entroterra alla costa, in grado di penetrare verso l’interno e mediare tra le differenti velocità con cui si muove questo territorio.


A volte la costruzione di un’architettura giunge a conclusione quando ormai la funzione per cui era stata pensate è superata, come accadde nel 1920: l’Hangar di Augusta fu completato proprio nel momento in cui i dirigibili non erano più utili per la guerra aerea. Se non rimanesse altro sarebbe davvero un dispendio privo di senso immaginare una qualsivoglia trasformazione. Anche le macchine arrugginite e abbandonate nascondono un’altra natura che attende di essere scoperta.


Nel 1952 Vincenzo Cabianca, in occasione della redazione del piano-concorso per la città di Siracusa, immaginava, in una visione globale, unitaria e innovativa il dipolo urbano Siracusa-Augusta. I due centri urbani definivano le due estremità di un territorio in cui attività industriali e valori archeologici e paesaggistici interagivano sinergicamente. La situazione attuale è ben lontana dalla configurazione suggerita da questa idea. In questo momento è in atto una lenta e invisibile metamorfosi i cui contorni, poco chiari, mostrano i segni di una condizione fuori controllo priva di governance e di disegno strategico. Il libro, a partire da un’indagine sul campo, si interroga su quali strategie e progetti possano definire un modello contemporaneo di urbanità fondato su un paradigma economico, sociale e culturale radicalmente diverso.

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