Diario delle Periferie 2019
Renzo Piano al Senato
Milano Padova Roma Siracusa
a cura di Silvia Pellizzari
G124 / 2019 Il gruppo di lavoro creato dal senatore Renzo Piano Caporedattore: Silvia Pellizzari Coordinamento: Giovanna Giusto e Silvia Pellizzari Coordinatore Nazionale: Edoardo Narne Tutor: Edoardo Nane, Bruno Messina, Raffaella Neri, Pisana Posocco Borsisti: Francesca Memo, Marco Lumini, Alberto Michielotto, Maria Giulia Atzeni, Alessia Cerri, Sara Anna Sapone, Attilio Mazzetto, Tommaso Marenaci, Martina Passeri, Giuseppe Cultraro, Tommaso Bartoloni, Carmelo Antonuccio L’intero stipendio da senatore di Renzo Piano è stato utilizzato per le retribuzioni dei giovani professionisti e per il progetto G124 Per approfondire il lavoro e i progetti del gruppo G124: www.renzopianog124.com @g124_renzopiano
Politecnico di Milano dABC Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente costruito Università degli Studi di Padova DICEA Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale Sapienza Università di Roma DiAP Dipartimento di Architettura e Progetto Università degli Studi di Catania SDS Scuola di Architettura di Siracusa DICAr Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura
Università degli Studi di Catania
INDICE
09 12 16 64 112 162 212
Il G124 di Renzo Piano Professione Architetto I 33 punti del rammendo urbano Renzo Piano Ciriè 9, la Casa di quartiere - Milano Politecnico di Milano Autocostruzione e progetti urbani per l’Arcella - Padova Università degli Studi di Padova M.A.MA. Modulo per l’Affettività e la Maternità - Roma Sapienza Università di Roma Micro-architetture diffuse per il quartiere Mazzarona - Siracusa Università degli Studi di Catania Un anno e oltre di G124 Edoardo Narne
Il grande progetto del nostro Paese sono le periferie: la cittĂ che sarĂ , la cittĂ che lasceremo ai nostri figli. Renzo Piano
I 33 punti del rammendo urbano
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Il concetto di green belt e la creazione di un limite di espansione macchia d’olio della città. Non creare nuove periferie, d’altronde insostenibili
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La crescita per implosione, non per esplosione, e come far diventare città le periferie esistenti
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Il rammendo urbano come filosofia e strategia di intervento
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La fertilizzazione delle periferie con servizi pubblici e culturali che fecondino il tessuto. Questo è l’opposto del rammendo, ma è altrettanto necessario. Scuole, università, biblioteche, musei, sale per concerto, ospedali, tribunali,..
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Come trattare i margini tra la città e la periferia. Lá dove la città non é più città e la campagna non è ancora campagna
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Il verde urbano, che non ha solo una funzione estetico-ambientale, ma anche climatica ed ecologica
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Gli orti urbani
Ciriè 9 la Casa di quartiere
Niguarda | Milano Politecnico di Milano Raffaella Neri Tutor Maria Giulia Atzeni, Alessia Cerri, Sara Anna Sapone Borsisti Con scritti di Deborah Giovanati
Milano è intimamente legata all’idea di periferia. Le sue periferie sono molte e diverse fra loro, per caratteri, formazione e sviluppo. Estese, cruciali, hanno accolto fabbriche e infrastrutture, la vera ricchezza della città, lavoratori, immigrati e un grande numero di abitanti. Poi le industrie se ne sono andate, qualche area si è liberata e ha lasciato il posto ad altre attività, alcune importanti, ospedali, università, parchi, trasporti: grandi istituzioni che, a poco a poco, trasformano le periferie, da luoghi marginali e lontani, in parti di città. Ce ne sono ancora diverse con grandi problemi e difficoltà sociali. Quasi tutte sono in attesa di vedere realizzati luoghi collettivi, di cultura, di sport, di socialità e di ritrovo, di vedere quelli esistenti riqualificati e trasformati, di potere ambire a una bellezza che riscatti il loro destino periferico. Per gli interventi più minuti, come quello che intendevamo perseguire, gli spazi già ci sono: si trovano nelle pieghe urbane, negli edifici pubblici dismessi o sottoutilizzati, negli appezzamenti verdi di nessuno che, con un po’ di cura, possono divenire giardini comuni. Nel perlustrare la città alla ricerca di un luogo in cui mettere in pratica questi propositi abbiamo incontrato una ex scuola con grandi potenzialità: molti gruppi, molte attività interessanti ospitate in uno spazio frazionato, privo di un luogo comune riconoscibile. Abbiamo pensato che forse bastava trasformarne qualcuno e attrezzare il giardino, facendosi aiutare da chi già ci vive, per farla diventare Ciriè 9, Casa di Quartiere, una casa di tutti.
La casa e il suo giardino
Il giardino è molto esteso ma diviso in parti. Occorre recuperare unitarietà e definire spazi con caratteristiche diverse. Le casse per gli orti comunitari attrezzano il muretto di cinta, distribuendosi in linea lungo il passaggio che collega l’ala sud con quella nord, segnando visivamente il percorso.
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Tavoli e panche per il gioco, lo studio, i picnic all’aperto sono stati realizzati assemblando assi da ponte. Nella brutta stagione sono ricoverati nel porticato che circonda il teatro, con il bel tempo andranno a colorare il grande spazio antistante la palestra, sotto i grandi alberi ombrosi, luogo ideale per pranzi e merende di quartiere.
Niguarda | Milano
Nel prato compreso fra le due ali dell’edificio, leggermente in discesa, può trovare posto un piccolo cinema all’aperto nelle sere d’estate. E di fianco a un bell’albero di fichi una pedana piena di cuscini colorati può riparare dal sole chi vuole rilassarsi.
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Autocostruzione e progetti urbani per l’Arcella
Arcella | Padova Università degli Studi di Padova Edoardo Narne Tutor Francesca Memo, Alberto Michielotto, Marco Lumini Borsisti Con scritti di Michelangelo Savino
La scelta della periferia per gli interventi del gruppo G124 di Padova è ricaduta sull’Arcella, un quartiere multietnico, separato dal resto della città dalla linea ferroviaria a sud, e chiuso a nord dal fiume Brenta. Subito dopo gli anni del boom economico, l’Arcella si è sviluppata in modo autonomo, diventando rapidamente l’area più urbanizzata di Padova. In un breve periodo i vari centri del quartiere si sono progressivamente unificati in un unico agglomerato urbano; col tempo e in momenti diversi alcune centralità si sono ulteriormente sviluppate, seppur preservando le loro specifiche identità. In questa periferia convivono le storiche famiglie arcellane, molti studenti universitari e “nuovi” cittadini provenienti da varie parti del mondo: l’Arcella è oggi il quartiere più multietnico di Padova, un melting-pot costituito da più di 20 nazionalità differenti. Secondo le statistiche, il numero di cittadini stranieri del quartiere raggiunge il 35%, dato molto significativo se confrontato con il corrispettivo valore riferito al Comune di Padova, pari al 16%. Constatando quanto l’Arcella spesso sia associata a degrado, microcriminalità e spaccio di droga, molti residenti e associazioni hanno attivato negli ultimi anni iniziative di rigenerazione per promuovere un’immagine diversa del quartiere. L’Arcella oggi è una parte di città estremamente vivace e ricca di iniziative. Rimane comunque la consapevolezza che, per raggiungere una nuova identità, serva costruire luoghi dignitosi e accoglienti per l’incontro di queste energie. La nostra strategia progettuale per gli interventi del G124 ha mirato alla valorizzazione di alcuni luoghi come centri di aggregazione per i cittadini, tenendo conto delle esigenze delle famiglie storiche, della nuova “ondata” di studenti, ora qui residenti, e delle diverse comunità del quartiere.
Corridoio
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Il corridoio della parrocchia di San Carlo è stato trasformato da luogo di passaggio a luogo di racconto. Dopo aver fatto delle prove di ingombro, utilizzando dei pannelli mobili già presenti nelle aule, si è deciso di installare una struttura semi-mobile così da realizzare una galleria in grado di raccontare alla comunità le attività del G124 e i risultati
Arcella | Padova
delle future manifestazioni parrocchiali; un vero e proprio spazio espositivo, capace di collegare spazialmente gli interventi realizzati nelle tre aree della parrocchia. Questi dispositivi mobili sono stati pensati per essere utilizzati in due diverse modalità, aperti o chiusi, rendendo il corridoio uno spazio flessibile e adattabile alle varie manifestazioni.
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M.A.MA. Modulo per l’affettività e la maternità
Carcere di Rebibbia | Roma Sapienza Università di Roma Pisana Posocco Tutor Tommaso Marenaci, Attilio Mazzetto, Martina Passeri Borsisti Con scritti di Ettore Barletta, Letizia Gorgo, Pasquale Bronzo, Francesco Romeo, Maurizio Giodice, Cristina Imbroglini
All’interno della città di Roma e delle sue numerose realtà periferiche, il gruppo G124 si è concentrato sul Carcere di Rebibbia, una micro-città isolata dalla città stessa. Il carcere, localizzato a nord-est di Roma, è un grande complesso delimitato da un muro di circa tre chilometri di lunghezza, che segna una netta cesura rispetto al tessuto edilizio adiacente. È il muro l’oggetto fisico che identifica il carcere, il segno di divisione tra la società libera e lo spazio della pena. È il muro l’elemento che crea un luogo in cui a dominare è la cultura dell’isolamento, fortemente impattante dall’esterno, duramente percepito all’interno. Il complesso di Rebibbia è caratterizzato da numerose strutture e realtà: si presenta come una piccola città autonoma articolata in quattro istituti penitenziari completamente indipendenti, tre maschili e uno femminile, dotati di propri edifici di detenzione, uffici, caserme e servizi. Nel quadrante nord-ovest del complesso è ubicata la Casa Circondariale “Germana Stefanini”, uno dei quattro istituti femminili presenti in tutta Italia. La scarsità di queste strutture sul territorio fa sì che molte donne debbano scontare la pena detentiva presso Rebibbia, spesso lontane dall’ambiente di provenienza. Ai fini del mantenimento dei rapporti tra le detenute e le loro famiglie interviene il progetto M.A.MA. ovvero il Modulo per l’Affettività e la Maternità: un luogo di incontro che non sia quello anonimo e sorvegliato dei colloqui tradizionali, ma uno spazio che ricrei la dimensione domestica, che ricostituisca momentaneamente il nucleo familiare e che permetta alle detenute di mantenere un ruolo all’interno di esso, favorendone la riabilitazione e la reintegrazione.
La stanza
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Cuore della casa, la “stanza” è l’ambiente principale che raccoglie le funzioni fondamentali del modulo M.A.MA. All’interno di un ambiente di 28 mq, si è cercato di ricreare un’atmosfera domestica, che rimandasse il più possibile agli ambienti in cui si conduce una quotidiana vita familiare. Qui si trovano pochi e semplici arredi – un piccolo blocco cucina, un tavolo con sedie ed un divano - elementi essenziali per potersi riunire, trascorrere
Roma | Carcere di Rebibbia
delle ore in compagnia, cucinare insieme e condividere un pasto. La stanza è rivestita interamente in legno di pino, un unico materiale per pareti, falde inclinate e pavimento. La luce naturale entra attraverso due infissi in legno di grandi dimensioni che permettono la continuità visiva tra interno ed esterno. La luce artificiale è garantita da sei corpi illuminanti che abitano lo spazio tra le falde.
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Micro-architetture diffuse per il quartiere Mazzarona
Mazzarona | Siracusa Università degli Studi di Catania Bruno Messina Tutor Carmelo Antonuccio,Tommaso Bartoloni, Giuseppe Cultraro Borsisti Con scritti di Simona Calvagna, Carlo Colloca, Gianfranco Gianfriddo, Vito Martelliano, Irene Pluchinotta, Alexis Tsoukiàs, Gabriella Vindigni Il quartiere Mazzarona, situato lungo la costa nord-orientale della città di Siracusa a circa 3 km dall’isola di Ortigia, si caratterizza non solo per le fragilità urbane, sociali ed economiche tipiche delle periferie, ma anche per la presenza di qualità paesaggistiche e testimonianze archeologiche uniche. Si tratta di un’area urbanizzata a partire dagli anni ’70 caratterizzata da caseggiati di edilizia popolare che si insediano su un vasto pianoro roccioso, a picco sul mare, di straordinaria bellezza. Un paesaggio ad alta naturalità in cui emergono elementi qualificanti quali la roccia affiorante, ricca di vegetazione spontanea, le falesie costiere ricche di grotte, il mare e a nord la vista dell’Etna. I resti del V secolo a.C. delle Mura Dionigiane oggi parte del Parco archeologico di Siracusa, Eloro e Villa del Tellaro, e l’antico tracciato ferroviario oggi trasformato in pista ciclabile che unisce la periferia al centro urbano, qualificano ulteriormente il territorio costiero. Il tessuto urbano è caratterizzato da una sovradimensionata rete viaria e da un sistema residenziale costituito da immobili di edilizia economica popolare, in parte degradata, e di edilizia sociale privata. Carente è la dotazione di attrezzature pubbliche rappresentate soltanto da una parrocchia, un centro sociale per anziani, un campo da calcetto, una biblioteca comunale, un asilo, un piccolo giardino e una delegazione comunale. Le uniche attività commerciali sono costituite da due supermercati posti in posizione baricentrica all’interno dell’area. Il quartiere è caratterizzato da ampi vuoti urbani e diffusi spazi interstiziali che si insinuano all’interno del sistema edilizio. In queste aree è possibile riscontrare usi e costruzioni informali che evidenziano la forte aspirazione degli abitanti ad un miglior utilizzo di questi spazi marginali.
Una scala è come un ponte: unisce. Un semplice oggetto innocente, ma che fa un bel mestiere. Renzo Piano
Scala
costruire legami
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La scala di legno è stata pensata per rendere comodo e funzionale l’accesso al solarium. Grazie a questo piccolo intervento oggi è possibile accedere alla piattaforma di balneazione direttamente dalla pista ciclabile, attraversando un antico sottopasso. La struttura è composta da pannelli di compensato fenolico 1,22x2,44 metri,
Siracusa | Mazzarona
spessore 18 millimetri, assemblati con viti autofilettanti e ancorati al pendio grazie a delle armature in acciaio. La panca orientata verso l’Etna è costituita da pannelli accoppiati tra loro con un sistema a coda di rondine e sospesi da terra attraverso delle tavole di abete che fungono da sostegno.
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€ 16,50