Architettura liturgica. Un dizionario essenziale

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Tino Grisi

Architettura liturgica un dizionario essenziale


05 Collana Alleli / TXT Comitato scientifico Edoardo Dotto Nicola Flora Bruno Messina Stefano Munarin Giorgio Peghin I volumi pubblicati in questa collana vengono sottoposti a procedura di peer-review

ISBN 978-88-6242-352-6 Prima edizione italiana gennaio 2019 © LetteraVentidue Edizioni © Tino Grisi Come si sa la riproduzione, anche parziale, è vietata. L’editore si augura che avendo contenuto il costo del volume al minimo i lettori siano stimolati ad acquistare una copia del libro piuttosto che spendere una somma quasi analoga per fare delle fotocopie. Anche perché il formato tascabile della collana è un invito a portare sempre con sé qualcosa da leggere, mentre ci si sposta durante la giornata. Cosa piuttosto scomoda se si pensa a un plico di fotocopie. Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa. Progetto grafico: Francesco Trovato Impaginazione: Raffaello Buccheri LetteraVentidue Edizioni S.r.l. Via Luigi Spagna 50 P 96100 Siracusa, Italia Web: www.letteraventidue.com Facebook: LetteraVentidue Edizioni Twitter: @letteraventidue Instagram: letteraventidue_edizioni


Tino Grisi

Architettura liturgica un dizionario essenziale


Indice


8. Introduzione

40. Estate

12. Altezza

44. Illocazione

16. Attraverso

50. Materiale

20. Circostanti

54. Oggetto

24. Colonna

58. Oriente

28. Davanti

64. Pavimento

32. Design

68. Promessa

36. Distanziamento

72. Rotonda


Altezza


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Altezza

La chiesa è un edificio alto. L’altezza è il segno della sua “gratuità”: tutto quanto il volume che sta sopra le nostre teste è prettamente inutile. Quando una chiesa viene dismessa, si tende a riempirla, soppalcarla e la “topogenesi” aperta dell’architettura liturgica è ricondotta alla massiva allocazione funzionale, rigettando la simultanea presenza di vacuità e prossimità. Il parametro dell’altezza reagisce rispetto al piano della celebrazione in modo non commisurabile a uno standard o sistema di relazioni desunte da un modello. Lungo il piano, avanzando, saliamo spiritualmente, percepiamo una nuova soglia che si schiude tra noi e l’alto. L’indirizzo verticale dello spazio santo raccoglie un anelito dell’animo a “salire” e una propensione “discendente” del corpo a ricevere; il disegno del profilo deve rispondere di un’elevazione che supera il finito, capace di svincolare l’architettura religiosa dalla semplice rispondenza a uno scopo. La sua geometria ha una misura “uranometrica”, risuona dove una terra nuova si apre sotto nuovi cieli (Is 65,17; Pt2 3,13; Ap 21,1), perché sia


Materiale


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Materiale

Durante il mio corso di laurea, seguendo Marco Zanuso nel suo ultimo anno d’insegnamento, lo vidi esprimere il desidero di avere a disposizione un materiale il quale, quasi magicamente, uscendo fluido da un semplice contenitore, si riversasse sul terreno dando vita a una sorta di “autocostruzione”. In modo simile, un altro influente progettista, Emilio Ambasz, ha dichiarato come «l’ideale sarebbe arrivare a un pezzo di terra così fertile e ospitale da trasformarsi in dimora» (“Domus” 705). Saltando quindi l’eccesso di manipolazione tecnica, magari mascherata in foggia rievocativa, un tipo di “pre-composizione” materica che fa della costruzione un processo “accumulativo”, privo di esibizionismi strutturali, è lo strumento dell’architettura liturgica per comunicare (adatto qui un pensiero espresso da Andrea Branzi in “Domus” 699) non tanto il suo “farsi”, bensì il suo “darsi” all’interno della comunità che la accoglie. E in questo, il “castello di carte” del Corpus Domini di Rudolf Schwarz (Aquisgrana, 1930), dove le diafane superfici verticali e orizzontali si sostengono a vicenda, rimane esempio insuperato.


Oriente


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Oriente

Una delle classiche FAQ poste durante un concorso di architettura liturgica è: «La chiesa deve essere orientata a est?». Nel tempo è venuto meno il peso del volgersi a oriente nella preghiera («Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto»; Lc 1, 78). Allo stesso modo si è persa la comprensione del rapporto tra l’orientamento architettonico e quello della liturgia, a favore di un sistema di riferimento basato sulla disposizione interna alla chiesa e la collocazione del presbitero durante l’Eucaristia, senza necessario legame con i punti cardinali. La domanda è quindi spesso frutto di fraintendimento spaziale e ideologismo di maniera. L’edificio liturgico è una costruzione assiale, da sempre preferibilmente disposta lungo la direzione est-ovest con alterne propensioni per l’orientamento (abside a levante) o l’occidentamento (abside a ponente), determinate anche dalla relazione con i limiti del sito d’edificazione. Le prescrizioni e il simbolismo del culto vedono nell’essere rivolti a oriente l’illuminazione dell’anima in preghiera e hanno reso intenzionale tale assialità architettonica,


Les gestes s’intériorisent, les paroles deviennent silencieuses, les chants écoutent, les couleurs magnifient les saisons de l’âme, l’encens fait monter sa prière, et toute matière offre des abîmes de son cœur comme reposoir à l’Esprit. La création apparaît du dedans, translucide en l’unité vivante de l’Amour. La Lumière du monde scintille dans la flamme du cierge, et son cœur bat dans le mystère de la lampe. L’univers, en état de contemplation, n’est plus qu’un immense sacrement. Maurice Zundel, Le poème de la Sainte Liturgie

I gesti s’interiorizzano, le parole diventano silenzio, i canti stanno in ascolto, i colori magnificano le stagioni dell’anima, l’incenso sale in preghiera, e tutta la materia offre gli abissi del suo cuore come tabernacolo allo Spirito. La creazione si manifesta dall’interno, traslucida nell’unità vivente dell’Amore. La Luce del mondo sfavilla nella fiamma del cero, e il suo cuore batte nel mistero della lampada. L’universo, in stato di contemplazione, non è più che un immenso sacramento.


Débarrassée d’entraves mieux qu’auparavant la maison des hommes maîtresse de sa forme s’installe dans la nature. Entière en soi faisant son affaire de tout sol ouverte aux quatre horizons elle prête sa toiture à la fréquentation des nuages ou de l’azur ou des étoiles. Avisée regardez la Chouette venue d’elle-même ici se poser sans qu’on l’ait appelée. Le Corbusier, Le poème de l’angle droit

Sbarazzata d’impedimenti più che prima la casa degli uomini padrona della sua forma s’installa nella natura. In sé intera prendendosi cura d’ogni terreno aperta ai quattro orizzonti presta il suo tetto alla frequentazione delle nuvole o dell’azzurro o delle stelle. Avveduta guardate la Civetta giunta qui da sé a posarsi senza esser chiamata.


Promessa


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Promessa

Una chiesa può riuscire in un certo modo perché quel modo, oggi, pare funzionare: la composizione dell’edificio non travalica il proprio significante – sono una chiesa – e la condizione della sua presenza è una conformità tra la disposizione spaziale e quanto vi avrà luogo. Sennonché, il progetto è “invenzione” materica tridimensionale gettata come novità nel mondo, fissata nel tempo dal rapporto con le scoperte a lei prossime. Suscita un “evento” non rappresentativo di un solo spazio, ma che si fa “spaziatura nel tempo”: è una promessa abitativa posta dentro il paesaggio e rende possibile il nuovo nella tradizione, poiché non è riferita a una funzione, bensì crea “accoglienza”. La promessa è concreta, pur senza ancora poterlo dimostrare, poiché la sua esistenza architettonica si deve affidare a una comunità. L’assunzione comunitaria del voto è l’impegno affinché il “pensiero architetturale” abbia luogo e, in questa coscienza, sia di molti, non d’uno solo. L’architettura liturgica come promessa non può esistere nel punto finito dell’”ora”, s’impegna nell’avvenire, seppur indeterminato, poggia sulla


Rotonda


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Rotonda

La chiesa circolare è un enigma. La più enigmatica delle basiliche romane è Santo Stefano Rotondo, isolata dal V secolo sul Monte Celio, oggetto di continue e spesso imprecisate trasformazioni. Circolo racchiuso da un muro curvo continuo, inscritto di navate da un duplice giro di colonne e impresso dalla croce greca. “Portici” interni ed esterni come luoghi di scambio e raccoglimento, tre arcate centrali che tagliano, quali una quinta, il tiburio di otto piani e fissano lo spazio dell’altare: un equilibrio di opposti ancora difficile da comprendere e fecondo di suggestioni. La più enigmatica delle chiese moderne è Sant’Engelberto a Colonia-Riehl (Dominikus Böhm, 1932). Una forma impressionante e suggestiva di distacco dalla concezione architettonica tradizionale, composizione radiale di volte paraboliche, innestata dalla concentrazione luminosa del presbiterio estruso in profondità e inciso da una vetrata laterale. In realtà, tutta l’aula circolare, a dispetto dell’aulico ingresso maggiore, è approdo di un cammino peregrinante del tutto periferico pensato per iniziare dal minuto battistero e, attraverso


SimilaritĂ


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Similarità

Immaginiamo di “decostruire” il luogo celebrativo attraverso la “ricostruzione” della sua figura. All’interno della chiesa si mostra, infatti, nell’alternarsi di aperture, domini, celle, posizioni, una “ricorsività formale autosimile”, ossia una serie di ambiti analoghi all’impianto planimetrico generale dell’edificio, le cui qualità spaziali sono inerenti al cambiamento di scala. Ogni parte ricorda la precedente e si dispone, secondo la proprietà dimensionale assunta, all’immanenza dell’atto celebrativo. Non si tratta di corpi il cui mero accostamento articola la complessità della scena rituale, bensì di uno sviluppo di forme scalari internamente sovrapposte l’una all’altra. La ricorsività autosimile pone in atto, cioè, una “logica della somiglianza”, mettendo all’angolo la “logica funzionalistica”; è una fisionomia “attiva” a stabilire i legami spazio-temporali tra i luoghi, invece della loro perenne ripetizione. L’edificio, nella sua interezza, si disloca via via per registrazione, sul piano e in sezione, di elementi simili che, ricorsivamente, adattano le loro proprietà a quelle del rito. Questa discontinuità


Se l’architettura per il culto trova legittimazione nel veritiero rapporto con la liturgia, ha pur bisogno di una propria, efficace argomentazione fondante. Un dizionario, dal contenuto discontinuo, scritto e disegnato, rappresenta, in tal senso, lo strumento prezioso capace di svelare la condizione architettonica della chiesa. ₏ 10 ISBN 978-88-62-42-352-6


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