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INDICE 9
INTRODUZIONE ALL’EDIZIONE ITALIANA
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INTRODUZIONE
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scatole, scatoline, scatoloni Sullo stereotomico e il tettonico SUGLI ARCHITETTI
SULL’ARCHITETTURA
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Essenzialità. Più con meno Manifesto
La Bellezza Ribelle Sull’Architettura di Miguel Fisac
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Architectura sine luce nulla architectura est Sulla luce
La Bellezza Calva Sull’Architettura di Alejandro de la Sota
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Un minuto prima dell’ultima esplosione Sul futuro dell’Architettura
La Bellezza Vulcanica (il Cratere e il Geode) Sull’Architettura di Sáenz de Oíza
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La Bellezza Scolpita Sull’Architettura di Javier Carvajal
34
l’IDONEITÀ DEL Bianco Sul bianco
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Sono quel che sono Sull’Architettura di José Llinás
36
Pensare o non pensare. Questo è il problema Sull’Arte di Progettare e la maniera di trasmetterlo
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La Bellezza Calma Sull’Architettura di Tadao Ando
37
Giudici iniqui e ignoranti Sul restauro
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Idea, luce e gravità, ben calibrate Sulle basi dell’Architettura
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Casa tua, il tuo museo, il tuo mausoleo. Casa mia, né museo né mausoleo Sull’abitare
SULLE OPERE DI ARCHITETTURA 85
Riflessi nell’occhio dorato di Mies van der Rohe Sul Padiglione di Cristallo della Casa de Campo a Madrid di Francisco de Asís Cabrero
Museum of Italian Art, New York, 2012
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Il giorno che Mies visitò Sota Sulla Palestra Maravillas a Madrid di Alejandro de la Sota
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Glass a Las Matas Sulla casa a Las Matas – Madrid, di Ignacio Vicens e José Antonio Ramos
94
Imparando da Mies Sulla casa di Magdeburgo di Mies van der Rohe
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Più mare Sulla casa a Porto Petro – Maiorca di Jørn Utzon
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La casa padrona del padrone di casa Su una casa a Berlino di David Chipperfield
100 Coderch di fronte al mare. ED io con lui Sulla casa Ugalde di José Antonio Coderch 102 La mia casa in estate è un’ombra Sulla casa Gaspar 104 note 106 bibliografia dei testi 110 «Gota de luz de entrañas transparentes» Postfazione di Alessandro Mauro
Caja General de Ahorros, Granada, 1992-2001
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InTroduzione all’edizione italiana
Or movi, e con la tua parola ornata e con ciò c’ha mestieri al suo campare, l’aiuta sì ch’i’ ne sia consolata. Così declamava Beatrice a Dante nel Canto II dell’Inferno, confidando nel potere della parola. Vorrei che le mie parole che ora si traducono in italiano, abbiano qualcosa del respiro poetico che Dante insufflava a quelle che metteva in bocca ai suoi personaggi. Ben sapeva il geniale scrittore dell’alto valore della parola. E le parole in architettura sono sempre espressioni di quelle idee la cui costruzione è propria dell’architettura. Senza idee l’architettura è vana, vuota. «Architectura sine idea, vana architectura est». Sebbene le idee siano universali, le parole con le quali le comunichiamo, a causa di babelici problemi, adottano linguaggi diversi. È quindi necessario, imprescindibile, se si vogliono trasmettere queste idee, convertire le parole nelle diverse lingue. Lorenzo Franciosini tradusse in italiano nel 1622 il Don Chisciotte di Cervantes. La conseguenza fu la diffusione universale del personaggio spagnolo che poi arriverà alla cultura italiana dalla mano di Carlo Rispo o di Donizetti fino a Manzoni, solo per citarne alcuni. Convertire le parole apprese da Cervantes nella elegantissima lingua di Dante è un dono che oggi ci viene fatto come fosse il più naturale del mondo. Le sue conseguenze nel quadro degli attuali mezzi di comunicazione non potevano essere nemmeno immaginate dai tanti artisti che ci sono stati nel mondo. Per un’altro verso, la costruzione dell’architettura, la sua forma, ha una universalità che non necessita di essere tradotta. Sembra che la sua schiavitù rispetto alla libertà che gode la parola è stata compensata con l’universalità del suo linguaggio costruito, delle sue forme, che non necessitano altra traduzione che la propria presenza. 9
Sull’architettura
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Casa a Zahara, Cadice, 2012
ESSENZIALITÀ. PIÙ CON MENO Manifesto
Propongo un’Architettura essenziale di IDEA, LUCE E SPAZIO. Di Idea costruita, materializzata in Spazi essenziali animati dalla Luce. Un’Architettura che ha nell’IDEA la sua origine, nella LUCE il suo primo materiale, nello SPAZIO ESSENZIALE la volontà di ottenere il PIÙ CON MENO. IDEA con vocazione di essere costruita, SPAZIO ESSENZIALE con capacità di tradurre efficacemente queste idee, LUCE che pone in relazione l’uomo con tali spazi. ARCHITECTURA SINE IDEA VANA ARCHITECTURA EST (IDEA) Le IDEE che danno origine all’Architettura sono concetti complessi. La COMPLESSITÀ in Architettura è propria dell’IDEA. IDEA che appare come sintesi dei fattori concreti che concorrono nel complesso fatto architettonico: CONTESTO, FUNZIONE, COMPOSIZIONE E COSTRUZIONE. CONTESTO che si relaziona al Luogo, alla Geografia, alla Storia. Al dove, all’UBICAZIONE. FUNZIONE che genera l’Architettura con i suoi perché. COMPOSIZIONE che ordina lo spazio con la geometria. Con la Dimensione e la Proporzione. Con la SCALA METRICA. COSTRUZIONE che realizza quello SPAZIO con la fisicità. Con la Struttura, i Materiali, la Tecnologia. Dirigendo la GRAVITÀ. Con la MATERIA. L’IDEA, il perché, sarà tanto più precisa quanto più precisamente risponderà a questi dove, come e perché.
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Casa Olnick Spanu, Garrison, New York, 2003-07
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LA BELLEZZA RIBELLE Sull’Architettura di Miguel Fisac
Il Consiglio Superiore dell’Ordine degli Architetti di Spagna ha consegnato la Medaglia d’Oro all’Architettura a Miguel Fisac.15 Introducendosi nel labirinto di aria umanizzato che è l’Architettura di Miguel Fisac, si ha la gradita ricompensa di tornare a scoprire qualcosa che molti già sapevano e che il trascorrere del tempo associato a un silenzio troppo dilatato ci avevano occultato. Un’Architettura oltre il tempo. Un Architetto profondo, costruttore di pensieri. Una persona integra di coerenza radicale. Ángel Ferrant diceva che «tutto è stato detto, però poiché nessuno ascolta, è necessario ripeterlo continuamente», e questa precisazione così sottile della realtà spagnola, in tutti i campi, si concretizza senza dubbio nel caso del nostro architetto. Approfitto di questa buona occasione per ricollocare Fisac nel posto che gli compete. Se si dovesse descrivere la bellezza dell’architettura di Fisac, io attribuirei l’aggettivo di ribelle. Con la ribellione che implica la profonda creazione al di sopra delle mode, senza assecondarle. Con la ribellione che consiste nel fare un’architettura radicata nel pensiero, in un momento in cui la superficialità sembra trionfare nelle frivole pubblicazioni delle numerose riviste che tormentano gli architetti. Fisac comincia sempre dal pensiero, si incontrano sempre delle ragioni per spiegare le sue opere. La forma, le forme, sono decisioni che alcuni risolvono tramite la moda, e altri, ed è il caso di Miguel Fisac, tramite il pensiero. Ci sono delle ragioni per la forma a pagoda dei Laboratori Jorba. Sono chiaramente esplicabili i moduli di calcestruzzo svuotato nelle sue “forme flessibili”. C’è una logica evidente, quasi pedagogica nelle sua “ossa”. Una somma di ragioni. Se la bellezza è stata, è, e sarà sempre l’unica vera e pericolosa rivoluzione, di fronte a questa società che ha scommesso su di una scarsa stabilità, Miguel Fisac si è eretto ad artefice della Bellezza ribelle.
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LA BELLEZZA VULCANICA (IL CRATERE E IL GEODE) Sull’Architettura di Sáenz de Oíza Come un vulcano. Così è l’Architettura di Sáenz de Oíza. Come uno dei più belli spettacoli che la natura possa offrire. Come un vulcano. Come quando prima di eruttare, la terra inizia a tremare, a latrare, a palpitare con forza primigenia. O come quando, vomitando fuoco, la magmatica lingua ardente spazza via pendii e vallate. Così è l’Architettura di Sáenz de Oíza: ardente, cosmica, tellurica. Come un vulcano. Se per rappresentare l’Architettura di Alejandro de la Sota, facciamo riferimento alla testa limpida di Nefertiti come immagine della bellezza inalterabile, per tentare di riassumere quella di Oíza , dobbiamo ricorrere alla testa gorgonica di Medusa: imponente, fragorosa, possente. Perché le etichette, che di volta in volta hanno attribuito al maestro, cadono o si scollano: le corrode, le distrugge poiché non c’è etichetta capace di resistere alla sua Architettura sulfurea, a tanta intensità architettonica, a tanta volontà di architettura. E se la musica silenziosa di Sota, sulle note di Bach doma le bestie della Forma, mettendole a tacere, la musica di Oíza, con spartiti di Wagner, divora la Forma per manifestarla successivamente con accenti espressivi e personali. Come potremmo spiegare quindi, cercando di analizzarla, questa Architettura che ci scorre tra le mani come mercurio brillante, che fugge ribelle e contraddittoria da qualsiasi diagnosi? RADICALE RADICALE L’Architettura di Oíza, come la sua vita, è un rosario radicale di grani radicali. Con la radicalità che pretende l’Architettura migliore. Razionalismo radicale della sua cappella a Santiago. Espressionismo radicale della sua casa a Talavera. Organicismo radicale delle sue Torri Bianche, di utopica bianchezza inesistente. Radicale e sicuro tecnologismo della sua Banca di Bilbao. 68
Torri Bianche, Madrid, 1961-69 - foto di Xauxa