Stefano Perego
Conversazioni portoghesi. L’eredità di Fernando Távora João Mendes Ribeiro Álvaro Siza Vieira Giovanni Tomaso Muzio Carlos Martins Pedro Pacheco Fernando Barroso Alexandre Alves Costa Sergio Fernandez
165 Collana Alleli / Research Comitato scientifico Edoardo Dotto (ICAR 17, Siracusa) Nicola Flora (ICAR 16, Napoli) Antonella Greco (ICAR 18, Roma) Bruno Messina (ICAR 14, Siracusa) Stefano Munarin (ICAR 21, Venezia) Giorgio Peghin (ICAR 14, Cagliari)
ISBN 978-88-6242-863-7 Prima edizione ottobre 2023 © LetteraVentidue Edizioni © Stefano Perego È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. In copertina: Praça 8 de Majo, Coimbra. Dettaglio del disegno PT/FIMS/ FT/0266-pd0026 - © Fundação Marques da Silva, Arquivo Fernando Távora. Book design: Francesco Trovato Finito di stampare nel mese di ottobre 2023 presso la tipografia Arti Grafiche Lapelosa, Sala Consilina (SA) LetteraVentidue Edizioni S.r.l. Via Luigi Spagna 50 P 96100 Siracusa www.letteraventidue.com
Stefano Perego
Conversazioni portoghesi. L’eredità di Fernando Távora João Mendes Ribeiro Álvaro Siza Vieira Giovanni Tomaso Muzio Carlos Martins Pedro Pacheco Fernando Barroso Alexandre Alves Costa Sergio Fernandez
Conversazione con
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Introduzione
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João Mendes Ribeiro Coimbra sale, Coimbra scende
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Álvaro Siza Vieira Otto sigarette (un’ora e quarantacinque minuti)
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Giovanni Tomaso Muzio Maggio, 1991
66
Carlos Martins Di fronte all’Oceano Atlantico, guardando verso Boa Nova
90
Pedro Pacheco Porta 14
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Fernando Barroso Ogni casa è un caso
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Alexandre Alves Costa L’architettura è come As papas de Sarrabulho
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Sergio Fernandez Al cospetto dei maestri. Un giovane studente al CIAM di Otterlo
Conversazioni Portoghesi
Otto sigarette (un’ora e quarantacinque minuti con Siza) _ conversazione con Álvaro Siza Vieira _ Porto giovedì 13 agosto 2020
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Stefano Perego
Otto sigarette (un’ora e quarantacinque minuti con Siza)
Al bar della FAUP prendo un caffè a quarantacinque centesimi. L’università riposa avvolta da un silenzio doppiamente amplificato dall’assenza di studenti e a causa dell’emergenza sanitaria. Riprendo il cammino e alle 10.30 sono all’incrocio con Rua do Aleixo. L’appuntamento è fissato alle 11.30. Un’ora di anticipo. Mi siedo al sole di fronte al fiume per riordinare le idee che la sera prima ho appuntato sul mio quaderno. Guardo più volte l’orologio e penso a come presentarmi, a cosa dire. Giungo al 53, dove non trovo, purtroppo, il famoso citofono disegnato da Siza, sostituito con un prodotto di ultima generazione privo del carattere di quello originario. Maria João mi fa accomodare nell’ufficio dell’architetto che mi dice essere in arrivo. Dalla finestra entra la luce riflessa dal Douro. Dopo circa un quarto d’ora sento aprire la porta e vedo Maria João alzarsi e dirigersi premurosamente verso l’ingresso da dove giunge una voce profonda e baritonale. Giacca blu, camicia azzurro chiaro, pantaloni senape e una borsa di stoffa. Mi saluta con un bel sorriso e mi porge simpaticamente il gomito, gesto di saluto che ormai è diventato famigliare. Mi dice: “Lei sta facendo un lavoro su Távora, giusto?” Mentre, dopo aver estratto dalla borsa di stoffa il suo quaderno di schizzi, cerca disperatamente il pacchetto di Camel gialle. Da qui inizia una lunga chiacchierata su Távora, sull’amicizia, sulla professione, un racconto fatto di aneddoti e di consigli durato otto sigarette di Siza, l’equivalente di un’ora e quarantacinque minuti.
conversazione con Álvaro Siza Vieira
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Conversazioni Portoghesi
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Mercato municipale di Vila da Feira, 2020 (© S. Perego)
Stefano Perego
Otto sigarette (un’ora e quarantacinque minuti con Siza)
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conversazione con Álvaro Siza Vieira
Conversazioni Portoghesi
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Largo Condessa de Juncal, Guimarães (1989 - 1994) (© S. Perego)
Stefano Perego
Maggio, 1991
molto semplificati, lasciando il 90% del lavoro al pedreiro che per un anno lavorava direttamente in loco, spaccando la pietra con Távora che passava a controllare il cantiere una volta alla settimana. Chiacchierando con il pedreiro, si decideva direttamente lì, sul posto, la lastra di pietra da posare in quel punto e che taglio conferirle. Dunque, mi stai dicendo che c’era pochissimo disegno di dettaglio, tutta arquitetura de bengala in quell’approccio artigianale lavorando in scala 1:1.
Sì. Nelle piazze, per esempio, grazie ai costi molto bassi del lavoro artigianale, venivano date delle indicazioni generali di posa e di spazialità mentre le scelte particolari venivano condivise direttamente sul posto. I disegni che ho fatto per le piazze arrivavano al 50. Al massimo si scendeva al 20 per elementi come la fontana o l’edicola oppure per il disegno delle lettere che Távora decideva di incidere sulle pavimentazioni. L’idea di Távora era di lasciare una testimonianza della storia per i cittadini e per coloro che sarebbero passati per quei luoghi. Attraverso delle ricerche, Távora trova, per esempio, alcune informazioni sulle porte di accesso alla città e decide di riportarle a livello bidimensionale sulla pavimentazione, come fossero memorie. In termini di processo, Távora faceva disegnare in pianta questi nomi o, addirittura, il disegno di una torre. Sempre con uno schizzo, Távora pensava, per esempio, anche dove posizionare l’edicola così come creare un sistema di illuminazione. Poi in studio si andava di più nel dettaglio. L’edicola della Largo Condessa de Juncal si era deciso di realizzarla completamente in rame con i pilastri in granito. Se ne studiava il fronte aperto, quello chiuso, la copertura, il sistema semplificato di apertura, e poi si passava al disegno finale, utilizzando tante chine colorate in pianta e in sezione. Tutta la struttura era in ferro – perché si poteva fare tutto in ferro – progettavi addirittura le cerniere e così via. conversazione con Giovanni Tomaso Muzio
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Conversazioni Portoghesi
innumerevoli progetti – dei principi compositivi che ritornano?
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I principi compositivi non sono mai esattamente gli stessi in ogni progetto. Sono le circostanze, le preesistenze, il cliente, il periodo stesso della vita di Távora che determinano quello che disegna e realizza. Non è mai stato un formalista al contrario di quello che succede oggi. Gli edifici realizzati da un architetto sono tutti molto simili con soluzioni formali che si ripetono. Possono cambiare in ragione del programma e di altre necessità ma si ritrovano elementi di somiglianza molto evidenti. Távora non fu mai questo. Ogni casa era una sfida, aveva sempre un modo diverso di affrontare ogni cosa, così lo stesso era anche per i dettagli. Molto spesso gli domandavo come mai non potessimo attingere dal lavoro svolto e lui mi rispondeva sempre che avremmo iniziato tutto da zero. Abbiamo disegnato centinaia di porte! Ed erano tutte differenti. Avevamo una banca dati enorme alla quale però non si attingeva mai. Questa forma artigianale è sempre più rara, non trovi?
Non credo sia più possibile, infatti. Perché oggi non hai spazio e tempo per pensare a come fare le cose, è tutto molto rapido. I clienti chiedono risposte rapide ed efficaci. Non sono alla ricerca di soluzioni studiate, pensate. Fernando, in questo viaggio fatto di incontri con tutti voi emerge con forza l’unicità della figura di Távora. Un uomo di grande cultura, capace di essere sempre sé stesso sia in studio che nella scuola.
È l’assoluta verità. Esattamente. Era continuamente un professore. Si apprendeva costantemente con lui. Così come persona, nella vita. Quante volte ho viaggiato con lui, Stefano Perego
Ogni casa è un caso
Fernando Távora di fronte ad uno dei suoi disegni di viaggio (archivio privato di Fernando Barroso)
in auto, per visitare i cantieri. Così come quando eravamo in studio capitava che dicesse: “Andiamo a fare un giro”. Allora si usciva a passeggiare per la città, si andava in libreria. Ed era sempre un modo di apprendere. Si stava anche del tempo appoggiati ad una parete a guardare le persone che passavano, o a guardare le donne alle fermate degli autobus osservando sempre per temi: le scarpe, le diverse forme delle gambe e così via. Analizzava tutte queste piccole cose e questo era estremamente significativo. Stare con lui era sempre un grande piacere, un’esperienza che non ti lasciava indifferente. Così come i pranzi con lui, lo sai. Tutto era cultura. C’è una bellissima definizione di cultura che forse non ricordo molto bene ma dovrebbe essere così: “la cultura è quel che resta dopo aver perso tutto ciò che abbiamo appreso”. conversazione con Fernando Barroso
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Un taccuino di viaggio in cui l’autore raccoglie le conversazioni con João Mendes Ribeiro, Álvaro Siza Vieira, Giovanni Tomaso Muzio, Carlos Martins, Pedro Pacheco, Fernando Barroso, Alexandre Alves Costa, Sergio Fernandez su Fernando Távora, figura di riferimento per la cultura architettonica portoghese ed europea. Le conversazioni sono così occasioni di rilettura dell’opera, del pensiero e del metodo di Távora; un esercizio arricchito dal ricordo di momenti di vita vissuti anche oltre i confini dell’atelier e dell’aula universitaria, che mostrano un legame indissolubile per il maestro di Porto tra la vita e l’architettura.
9 788862 428637
€ 18