Abitare il limite/ Living the boundary

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Francesco Cacciatore

Abitare il limite

Dodici case di Aires Mateus & Associados

Living the boundary

Twelve houses by Aires Mateus & Associados


INDICE

CAPITOLO I Otto case sperimentali

CAPITOLO II Quattro case recenti

CAPITOLO III Abitare il limite

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Presentazione Introduzione

23 24 36 44 54 64 72 80 88

1998-2003 Casa ad Alenquer Casa ad Alvalade Casa a Brejos de Azeitão Casa a Melídes Casa nella Serra de Mira de Aire Casa a Sesimbra Casa nel Parco Naturale di Arrábida Casa ad Alcácer do Sal

97 98 104 110 116

2004-2008 Casa nella Quinta do Lago Casa a Monsaraz Casa a São Brás de Alportel Casa a Coruche

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Rappresentazione dello spessore e costruzione dello spazio interstiziale

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Note e bibliografia


CONTENTS

CHAPTER I Eight experimental houses

CHAPTER II Four recent houses

CHAPTER III Living the boundary

11 17

Foreward Introduction

23 24 36 44 54 64 72 80 88

1998-2003 House in Alenquer House in Alvalade House in Brejos de Azeitão House in Melídes House in Serra de Mira de Aire House in Sesimbra House in the Natural Park of Arrábida House in Alcácer do Sal

97 98 104 110 116

2004-2008 House in Quinta do Lago House in Monsaraz House in São Brás de Alportel House in Coruche

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Representation of thickness and construction of interstitial space

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Notes and bibliography

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Presentazione

di Manuel Aires Mateus

Foreword

by Manuel Aires Mateus


Il progetto di una casa costituisce sempre una sorta di percorso di ricerca. Intensa, per la familiarità che abbiamo nei confronti del programma. Unica, per la specificità e la peculiarità di ogni situazione. In effetti, quello della casa rappresenta il programma con il quale abbiamo più confidenza. A partire da vincoli e possibilità determinate, ogni casa si materializza attraverso la costruzione, specificando la sua funzione e il suo aspetto. La questione della materialità diviene fondamentale, pertanto, dato che va a definire un limite, un campo di forze ben determinato, una nuova centralità. Questo campo, considerato nella sua inevitabilità, oltrepassa il significato astratto, quello che interessa la matematica, costringendoci a lavorare al suo interno e a comprendere le sue stesse potenzialità. Disegnando a partire da esso, nuovo centro delle relazioni, si può rappresentare sia il mondo reale sia quello che andiamo immaginando, compiendo così una esperienza che assume un valore totalizzante. Quasi a sottolineare il ruolo di sperimentazione che il programma e il progetto della casa unifamiliare assumono all’interno della nostra peculiare ricerca progettuale e, allo stesso tempo, all’interno del dibattito contemporaneo sull’architettura, questo libro di Francesco Cacciatore raccoglie in un unico volume tutti i principali progetti di case unifamiliari che abbiamo sviluppato a partire dalla fine degli anni Novanta fino ad oggi. The design of a house always represents a sort of research project. Intense, for the familiarity we have with the program. Unique, for the specificity and peculiarity of each situation. Indeed, the house is the program we are most familiar with. Starting from welldefined constraints and possibilities, each house materializes through construction, defining its own function and appearance. Therefore, the question of materiality becomes crucial, as it defines a boundary, a well-defined field of forces, a new centrality. Considered in its inevitability, such field overruns its abstract meaning, the meaning that involves mathematics, and forces us to work inside it and understand its very potential. By designing from this new relational centre, it is possible to represent both the real world and the world we imagine, thus achieving an experience that acquires an all-embracing value. Almost as a way of underlining the experimental role the program and the design of single family houses have in our particular design research and, at the same time, in contemporary architectural debate, this book by Francesco Cacciatore gathers the main single family house designs we have developed since the late Nineties. On one hand, each selected design defines different issues the main character of which is the reduction of the complexity of the real world and, at the same time, its being an interesting departure point or a breeding ground for further meditations 11



Otto case sperimentali 1998-2003

Eight experimental houses 1998-2003


Tra le due facciate Il progetto viene concepito a partire dagli elementi caratterizzanti della casa preesistente che si distingueva per le sue pareti esterne, recuperate e incluse all’interno del nuovo intervento. Tali muri originano spazi con un forte carattere, ottenuto attraverso il peso e l’ambiguità dei suoi limiti. Questi interni/esterni sono stati “arredati”, da un lato, con la collocazione di una vasca d’acqua ricavata in prossimità della parete perimetrale, dall’altro, introducendo una serie di ambienti chiusi che costruiscono una nuova piccola casa. Gli spazi di cui questa dispone sono molteplici, ma tutti ottenuti giocando sul filo del dimensionamento minimo sufficiente richiesto dalla normativa locale. Il limite del vetro che chiude gli spazi interni costituisce una frontiera che viene ulteriormente dilatata e precisata dalle bucature esistenti nelle spesse pareti più esterne. Una crescente tensione si accumula per lo stridente confronto che si stabilisce tra un disegno rifatto liberamente a partire da un oggetto esistente e un oggetto nuovo, ottenuto con precise regole ortogonali, che si fondano sulla lettura della geometria dei muri esistenti e rispetto a questa, successivamente, si rendono autonomi. Seppure accidentale, risulta evidente, in questo caso, l’idea kahniana di “avvolgere con le rovine”1. Qui, però, lo spazio risultante, compreso tra le murature esistenti e quelle nuove, non si concepisce come uno spazio di risulta, un luogo di attraversamento e di transizione senza vita, ma rappresenta la vera risorsa della casa, l’estensione ideale del compresso e limitato spazio interno, proporzionato, come già si è detto, sempre rasentando e a volte violando i limiti di abitabilità imposti dalla normativa. Tale spazio interstiziale viene progressivamente modellato, quindi, attraverso il confronto delle due geometrie, realizzando, in questo modo, la concreta possibilità di “abitare il limite” compreso tra le due partiture murarie.

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Between two façades The design originates from the elements that defined the existing house, in particular its outer walls, that were preserved and included in the new building. The powerful character of such walls results from the weight and ambiguity of their limits. These indoor/outdoor space was “decorated” by introducing, on one hand, a water basin close to the perimeter wall, on the other hand, a series of enclosed rooms that form a new small house. The new house has multiple rooms, all obtained by keeping them the minimum size prescribed by local building codes. The glass enclosures form a border that is further amplified and detailed by the openings in the thick outer walls. A growing tension builds up due to the marked contrast between a design that is freely recomposed from an existing object and a new object, obtained through precise orthogonal rules that are grounded on the geometry of existing walls but then grow independent from them. There is a clear, although accidental, reference to Kahn’s idea of “wrapping ruins around buildings”1. Here, however, the gap between existing and new walls is not conceived as a “leftover”, a lifeless transition space, but as a real resource for the house, the ideal extension of the compressed and limited interiors, the size of which, as said before, was kept to the bare minimum or even below that, sometimes in violation of the rules dictated by local building codes. Such interstitial space was gradually modelled by confronting the two geometries, and thus really achieving the condition of “living in the boundary”, including the boundary between two masonries.


Location: Alenquer, Portugal Architectural design: Manuel Aires Mateus, Francisco Aires Mateus Collaborators: J. P. Silva, G. Gonรงalves, N. Marques, C. Fuertes Miquel Photographs: D. Malhรฃo, J. P. Silva Surface: 685 sq.m. Timeline: 1998/2000

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Casa a Melídes / House in Melídes “A Melídes si disegna la profondità attraverso ‘patii orizzontali’, costruendo pareti ad una scala minore che mettono in relazione le stanze con il paesaggio” “In Melídes thickness is created by ‘horizontal patios’, smaller scale walls that connect the rooms with the landscape”

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Le stanze, il paesaggio e il “patio orizzontale” Il programma prevedeva la costruzione di una cisterna e di quattro case. La cisterna diventa una piattaforma quadrata intonacata a calce, in cui viene inserita una piscina e sarà successivamente installata una doccia. Le case sono pensate con piante regolari, quadrate, e saranno ubicate una vicina all’altra, secondo un posizionamento stabilito dai proprietari. Questa prima unità costruita, assieme alla cisterna ed alla piscina, possiede, perciò, anch’essa una pianta quadrata. Sui limiti dell’edificio, accostati alla facciata a levante e a ponente, si dispongono gli spazi secondari, di altezza più bassa, ottenuta grazie ad un leggero innalzamento del pavimento e ad un abbassamento del soffitto. Questi spazi sono raggruppati all’interno di due intercapedini di ampiezza variabile, luoghi interstiziali ricavati per sottrazione dalla enorme massa accumulatasi su questi due margini. Sui lati opposti della casa, e quindi sull’asse nord-sud, due logge coperte garantiscono l’accesso allo spazio principale e accompagnano la luce all’interno della profondità del corpo di fabbrica. Il salone, in particolare, occupa la parte centrale della casa e viene diviso in due zone distinte per mezzo di un patio che le illumina indirettamente, proiettando una intensa luce bianca sulla parete cieca laterale. Gli ambienti vengono sempre disegnati, quindi, in funzione della luce, delle vedute esterne e del programma dato. Gli spazi minori della casa, in particolare, sono intesi come limiti compatti e sagomano lo spazio interno trasformandolo in un volume assolutamente puro nella sua manifestazione verso l’esterno. I due lati a ponente e a levante, infatti, sono completamente ciechi, mentre sui lati opposti si aprono solo le grandi prese di luce indiretta delle logge, anche queste oscurabili grazie a pannelli scorrevoli. Tutti gli ambienti della casa sono perciò illuminati indirettamente attraverso il dispositivo del patio, visto che le due logge laterali possono essere anch’esse assimilate ad una sorta di patio funzionante nel verso orizzontale.

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