Viaggio nel mediterraneo

Page 1


Questo libro è stato pubblicato grazie al contributo del Dipartimento di Architettura dell'Università degli Studi di Roma Tre e della Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo.

ISBN 978-88-6242-189-8 Prima edizione italiana giugno 2016 © LetteraVentidue Edizioni © Giorgia De Pasquale Come si sa la riproduzione, anche parziale, è vietata. L’autore e l’editore si augurano che avendo contenuto il costo del volume al minimo i lettori siano stimolati ad acquistare una copia del libro piuttosto che spendere una somma quasi analoga per fare delle fotocopie. Anche perché il formato tascabile della collana è un invito a portare sempre con sé qualcosa da leggere, mentre ci si sposta durante la giornata. Cosa piuttosto scomoda se si pensa a un plico di fotocopie. Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa. Progetto grafico: Francesco Trovato Finito di stampare nel mese di giugno 2016 presso lo Stabilimento Tipolitografico Priulla S.r.l. (Palermo) LetteraVentidue Edizioni S.r.l. Corso Umberto I, 106 96100 Siracusa, Italia Web: www.letteraventidue.com Facebook: LetteraVentidue Edizioni Twitter: @letteraventidue Instagram: letteraventidue_edizioni

Copertina: Fedrigoni Sirio Black da 280 gr Interno: Fedrigoni Arcoprint Avorio 1.3 da 120 gr


Indice 5

Mediterraneo: da geografia a paesaggio

Introduzione di

Gilles Bertrand

12

Il viaggio nel Mediterraneo, metamorfosi di un mito

Introduzione di

Ignacio Represa

70

Topos e icone spaziali nel pensiero degli architetti che viaggiano nel Mediterraneo Introduzione di

Francesco Cellini

122

Riflessi mediterranei nell’architettura contemporanea


Mediterraneo: da geografia a paesaggio

4


Sidi Bou Said

Sidi Bou Said è un paese fatto di sola calce bianca e infissi azzurri. Fu fonte di ispirazione per moltissimi artisti che viaggiarono attraverso il Mediterraneo (Chateaubriand, Flaubert, Foucault, Paul Klee etc) ed oggi è riferimento iconografico privilegiato per architetture e paesaggi tipici delle coste del Bacino. Eppure rileggendo la storia di questo luogo fuori dalle guide turistiche scopriamo che l’azzurro luminoso e il bianco accecante così caratteristico della cittadina sono il risultato di un’invenzione novecentesca attribuita a un barone francese, il quale decise di costruire lì la sua sontuosa residenza e restaurare contemporaneamente le antiche case circostanti. Nel 1915 il Barone Rodolphe d’Erlanger fece dipingere di bianco ogni muro e impose un unico colore ai rivestimenti lignei delle abitazioni, modificando definitivamente l’immagine di quel villaggio che risaliva al Tredicesimo secolo. Bianco, caldo, ventoso, sensuale, il nostro Mediterraneo è solo un’invenzione del secolo scorso? Quel 5

paesaggio fatto di linee precise, di volumi astratti, di bucature profonde e di spesse mura, di architettura arrampicata sulla roccia e di uomini che si arrampicano sull’architettura, di pergole e di luce tra le foglie, di vento e recinti che proteggono, di patii in cui sorseggiare ouzo e di balconi che decorano lo spazio del paseo o dello struscio, esiste veramente? Se sì, è possibile circoscriverlo ad un’area geografica precisa? Dove inizia? E dove finisce? Tentare di descrivere il Mediterraneo attraverso la geografia è un’operazione difficile: osservare fin dove fruttificano gli alberi di ulivo, le palme o constatare la presenza della poseidonia... Quando si pone l’evidenza su un carattere che ci appare determinante, se ne dimenticano automaticamente molti altri. Dove la scienza descrive dei contorni, subito la realtà storica li contraddice. Spesso si definisce l’area mediterranea come l’insieme di tutte le coste bagnate dal Mare o dai bacini dei fiumi che si riversano nelle acque del Mediterraneo, compresi


6


tra lo stretto di Gibilterra e il Bosforo. Ne deriva un’area molto frastagliata che esclude gran parte della Libia (dove non esistono corsi d’acqua e il deserto si affaccia direttamente sul mare) mentre comprende territori che si allontanano parecchio dalle sponde del Mare Interno, come le aree bagnate dal Nilo o dal Rodano (criterio idrogeologico). In altri contesti, la regione mediterranea viene fatta coincidere con tutte le circoscrizioni amministrative che dispongono di una costa affacciata sul mare, ma anche in questo caso l’insieme esclude caratteristiche regioni italiane come l’Umbria o le vaste aree interne della Grecia (criterio politicoamministrativo). I confini sfuggono, a volte la stessa determinazione nel sostenere l’esistenza di un’area mediterranea unica e omogenea appare forzata e avvolta da molti stereotipi. I mezzi di comunicazione si adoperano nella produzione di immagini legate a una precisa iconografia, allo scopo di rafforzare lo sviluppo turistico di massa nelle molte sue aree costiere. 7


Francoforte

Milano

Verona Bologna Siena

Venezia Ferrara Ravenna Firenze Perugia Roma Napoli Paestum

Palermo

Catania Siracusa

Segesta

500 km

Il viaggio di Johann Wolfgang von Goethe, 1786 24


Johann Wolfgang von Goethe Anno: 1786 Durata: 13 mesi Età: 37 anni Goethe parte da Karlsbad il 3 settembre 1785. Passando per Trento, il 12 settembre è a Torbole, sul lago di Garda. L'itinerario prosegue toccando Verona, Vicenza, Padova per giungere il 28 settembre a Venezia, dove egli, per la prima volta, vede il mare. Verso la fine di ottobre Goethe lascia Venezia alla volta di Ferrara, Bologna, Firenze, Assisi. Giunge a Roma il primo novembre e vi si ferma fino a febbraio. Con l'arrivo della primavera si reca due volte sul Vesuvio, visita Pompei, Ercolano, Portici, Caserta, Sorrento, Paestum. Da Napoli si imbarca verso la Sicilia. Sull'isola visita Segesta e Selinunte, la valle dei templi di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Taormina e infine Messina.

L’intellettuale errante La tradizione del Grand Tour subisce un’accelerazione e un’evoluzione nel Diciottesimo secolo quando ai giovani aristocratici che intendono conferire il fatidico tocco finale al loro percorso educativo, si aggiungono artisti, letterati, scrittori, giornalisti, architetti. Il primo architetto viaggiatore molto probabilmente è il francese Jacques-Germain Soufflot, che nel 1731 parte per Roma e soggiorna fino al 1736 presso l’Accademia di Francia. I diari dei tour più famosi vengono pubblicati determinando un vero e proprio fenomeno letterario che influenza il dibattito e gli interessi artistici di tutto il Settecento, enfatizzando quei principi selettivi della visione dei viaggiatori nordeuropei rispetto alla natura e al paesaggio del Sud: Account of the Statues, Bas-Reliefs, Drawings and Pictures in Italy di Thomas Coryat (1722); il Voyage pittoresque de Naples et de Sicile dell’abate francese di SaintNon (1781-1786); i racconti del Conte di Burligton, Richard Payne-Knight, 25

William Beckford, il Conte di Caylus, Charles de Brosses vanno a sostituire i vecchi libri poenitentiales dei pellegrini e danno precisi riferimenti culturali, letterari, pittorici legati al viaggio e alle terre del mito classico [Brilli, 2008, pp.371-392]. Alle corti al seguito di nobili viaggiatori inglesi, francesi, tedeschi, si affianca una nuova figura: il viaggiatore solitario intellettuale che porta con sé solo qualche camicia e pochi libri. Parte con queste modalità, nel 1786, Johann Wolfgang von Goethe, confermando l’allungamento degli itinerari verso Sud, che raggiungono adesso la Sicilia. Con il diario di viaggio di Goethe il Mediterraneo si arricchisce di descrizioni antropologiche, di dettagli popolari, di colori: Venezia è bella e commovente, ma le sue strade sono sporche; gli Italiani simpatici e astuti truffatori; Roma, la Chiesa e la figura sfarzosa del Papa; Napoli, l’operosità degli abitanti e un uso sorprendentemente domestico delle strade e dei luoghi pubblici.


Parigi

Milano Ferrara Marsiglia

Bologna

Venezia Ravenna Firenze Perugia

Napoli

Istanbul

Paestum

Atene

Cairo

500 km

Il viaggio di Gustave Flaubert - 1849 30


Gustave Flaubert Anno: 1849 Età: 27 anni Flaubert parte con l’amico Maxime du Camp imbarcandosi a Marsiglia nel 1849. Raggiungono l’Egitto, dove per otto mesi viaggiano lungo le rive del Nilo fino a Wadi Halfa. Il viaggio prosegue per Beirut, Gerusalemme, Damasco, Costantinopoli, Atene, Napoli, Roma e Venezia.

proprio dalla Sicilia, accompagnato dall’amico Léon Gaucherel e da Pepe, un anziano siciliano incontrato a Selinunte, che li guiderà nei tratti più accidentati dell’Isola. Nel 1840, nel 1845 e nel 1847 John Ruskin viaggia lungo tutta l’Italia maturando quell’estetica della decadenza che influenzerà tutta la sua produzione artistica e letteraria successiva.

Nel 1831 il pittore francese Eugène Delacroix viaggia verso la Spagna raggiungendo Tangeri, Meknès, Algeri. Durante il suo viaggio in una lettera ad Auguste Jal scrive: Roma non è più a Roma8. Roma, ormai terra esausta, è stata depauperata dall’eccessiva attenzione su di essa riportata e viene sostituita da luoghi più consoni alle nuove direzioni di ricerca delle arti, ancora più a Sud.

Nell’Ottocento si viaggia alla ricerca di piaceri, paesaggi e nuovi modi d’essere. Gli itinerari classici del Grand Tour si allungano, raggiungendo il Nord Africa: Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto. Il Sud amplia i propri confini toccando le restanti coste del Mediterraneo. A Parigi si possono ammirare i panoramas di Pierre Prevost raffiguranti Atene o Gerusalemme, François-René de Chat2eaubriand pubblica “Itinerario da Parigi a Gerusalemme”(1811); Maxime Du Camp pubblica “Le Nil” (1854), il primo libro di viaggi illustrato con fotografie eseguite dall’autore stesso; Gustave Flaubert scrive “Salammbò”(1862).

Verso la fine del secolo anche gli architetti forzano gli itinerari: nel 1894 Joseph Maria Olbrich viaggia per l’Italia spingendosi fino a Tunisi; Joseph Hoffmann seguirà lo stesso itinerario l’anno successivo, confermando la lezione di Schinkel per le attenzioni che l’architetto austriaco trasferisce sui temi compositivi e per le aspettative che pone nel suo osservare. Inizia, sotto la suggestione dei paesaggi del Sud, un processo di purificazione dell’architettura che, ispirandosi all’edilizia povera

31

8. Garcìa Angel González, Impressions d’Afrique, in “Casabella”, 703, 2002, p.92


Kastorià

Mitilene

Atene

Egina

500 km

I viaggi dell’Omada Filòn, 1925-1926 44

Chios

Mìkonos


Dimitris Pikionis e Omada Filòn Anno: 1925-1926 Età: saltuaria Dimitris Pikionis e i numerosi artisti legati al gruppo dell'Omada Filòn svolgono tra il 1925 e il 1926 una serie di viaggi-spedizioni principalmente ad Atene e in alcune Isole dell’Egeo. Tra queste, un ruolo fondamentale assume l’Isola di Egina. Materiale consultabile: la rivista To Trito Mati pubblica i risultati di questi viaggi tra cui numerose fotografie di Nikos HatsikyriakosGhykas, i disegni di Dimitris Pikionis, le suggestioni di Spìros Papalukàs. Molte di queste immagini e testi sono stati pubblicati nel volume di Luisa Ferro, In Grecia, archeologia architettura paesaggio (2004)

dell’architettura rurale nel bacino del Mediterraneo” alla Triennale di Milano nel 1936. Teniamo nelle nostre mani un vero tesoro, sconosciuto e originale, scaturito dalla tradizione greca, tesoro degno anche delle più severe riviste d’Europa. Apriamo gli occhi e riconosciamolo. Omada Filòn, Atene, 193514 L’architettura moderna, tecnicamente, è in gran parte una scoperta dei paesi nordici, però, spiritualmente, è l’architettura mediterranea spontanea che influenza questa nuova architettura. L’architettura moderna è un ritorno a forme pure, tradizionali, del Mediterraneo. È un’altra vittoria del mare latino. GATEPAC, Barcellona, 193515

GATEPAC, copertina della rivista AC DOCUMENTOS DE ACTIVIDAD CONTEMPORANEA, 1938

La conoscenza delle leggi di funzionalità ed il rispetto artistico del nostro imponente e poco conosciuto patrimonio di architettura 45

rurale sana ed onesta, ci preserverà forse dalle ricadute accademiche, ci immunizzerà contro la retorica ampollosa e soprattutto ci darà l’orgoglio di conoscere la vera tradizione autoctona dell’architettura italiana: chiara logica, lineare, moralmente ed anche formalmente vicinissima al gusto contemporaneo. Giuseppe Pagano, Guarniero Daniel, Milano, 193616 Il Mediterraneo unisce le diverse appartenenze sotto un unico manifesto: rispondere con l’uso delle proporzioni armoniche e della geometria al mito della macchina e dello sviluppo tecnologico. Nel nome del Mediterraneo nascono alleanze: nel 1928 Le Corbusier (reduce della delusione per il fallimento del concorso per il Palais des Nations e molto critico verso i colleghi tedeschi) 14. Ferro Luisa, In Grecia, archeologia architettura paesaggio, Araba Fenice Edizioni, Boves, 2004 15. Sert Josep Lluis, Raíces mediterráneas de la arquitectura moderna, in “AC”, 18, 1935. Trad. it. dell’autore 16. Daniel Guarniero, Pagano Giuseppe, Architettura Rurale Italiana, Ulrico Hoepli Editore, Milano, 1936


Zaragoza

San Paul de Mar Barcellona Mallorca

Ibiza Cordoba

500 km

I viaggi del GATEPAC, 1931-1936 46


José Luis Sert Anno: 1931-1936 Età: saltuaria Luis Sert e i colleghi del gruppo spagnolo GATEPAC, organizzano più volte tra il 1931 e il 1936 campagne di rilievi nel versante mediterraneo della Spagna e nelle Isole Baleari, al fine di evidenziare le tradizioni formali dell’architettura popolare spagnola. Materiale consultabile: la rivista AC pubblica i risultati di queste spedizioni. Nel suo primo numero (1931) si trovano foto di un gruppo di case di pescatori a San Pol de Mar; il numero 6 (1932) presenta un reportage dedicato a Ibiza e alle sue abitazioni tipiche. A seguire vennero pubblicati esempi di architetture spontanee in Cadìz, Cordoba e in numerosi altri luoghi della costa. Il numero 18 (1935) ospita una vasta serie di fotografie di ceramiche popolari e cesti di vimini, provenienti dalla cultura mediterranea spagnola popolare. Il numero 21 è nuovamente dedicato a Ibiza con le fotografie dei tedeschi Raoul Hausmann ed Erwin Heilbronner.

è a Barcellona e incontra Luis Sert. Nel 1931, dopo soli tre anni dalla Ville Savoye, l’architetto svizzero realizza villa Mandrot a Le Pradet in Costa Azzura, dove i cinque punti dell’architettura spariscono mentre spessi muri dal chiaro carattere stereotomico determinano la composizione degli elementi della casa e ne sottolineano il forte legame con la natura circostante, i materiali e le tecniche costruttive tradizionali. Il Mediterraneo è anche e soprattutto un gioco poetico, una metafora letteraria volta a definire identità inter-regionali e trans-nazionali. Nel 1932 Giovanni Michelucci su Domus scrive di una stretta relazione tra l’architettura vernacolare italiana e il Movimento moderno [Michelucci, 1932]. Nel 1935 Giuseppe Pagano su Casabella: A questo punto si potrebbe fare anche una digressione estetica e constatare quanto contributo spirituale abbia dato questo schema di copertura orizzontale alla concezione dell’architettura moderna, quella che certi critici nostrani 47

vogliono considerare ancora come estranea alle tradizioni italiche. Giuseppe Pagano, 193514 Nel 1950 Figini afferma, nella pagine della rivista “Comunità” che il Mediterraneo e la sua cultura antropica furono essenziali proprio in quel processo di smeccanizzazione dell’architettura razionale, «ancora troppo polemica sorella della clinica e dell’officina», e di «sgelo», nel calore di una riscoperta natura, nel rincontro con i materiali naturali e con l’elemento verde. È qui – nell’architettura tradizionale delle isole del Mediterraneo, esente da richiami agli stili storicamente classificati – che va cercata una delle prime, fondamentali determinanti dell’Architettura Nuova. Oggi invece molti tra quelli che di tale architettura nuova ricercano le origini e i “miti”, tentando di

17. Pagano Giuseppe, Documenti di Architettura rurale, in “Casabella”, 96, 1935


nza: parte

elphia

d Phila

Plymouth

Parigi

Venezia Pavia Verona Firenze Roma Napoli Capri

500 km

Il viaggio di Louis Kahn, 1928 58

Paestum


Louis Kahn Anno: 1928 Durata: 11 mesi Età: 27 anni Louis Kahn parte dagli Stati Uniti verso l’Europa nel 1928. Arriva a Plymouth, in Inghilterra, a maggio. Dopo alcune settimane inizia il viaggio, attraversando Francia, Belgio, Olanda, Germania, Danimarca, Svezia, Finlandia e infine arriva in Estonia. Passa quasi un mese con i suoi familiari, poi riprende il viaggio fino a Berlino. Polonia, ex Cecoslovacchia, Ungheria, Austria e Svizzera. Il 4 ottobre arriva in Italia. Come i vecchi viaggiatori del Grand tour travalica le Alpi e si dirige verso Milano. Dopo una breve visita a Pavia prosegue verso est, visitando Verona, Vicenza e Venezia. Scende verso Assisi, Firenze e Roma. Dalla capitale fa alcune escursioni verso sud, soprattutto visita la costiera amalfitana, Ravello, Positano, Capri, Paestum. Agli inizi del marzo 1929 viaggia verso Parigi dove terminerà il suo viaggio. Materiale consultabile: durante la XXVII Annual Watercolour Exhibition Kahn presenta 7 disegni del suo viaggio, tutti con la medesima tecnica in grafite, tra i quali: F isherman’s house, Conca dei Marini, Study of tree.

Louis Kahn, disegni di viaggio, 1928; da: JOHNSON E., LEWIS M. J., Drawn from the Source, The MIT Press, London, 1996

59

del Moderno, il Mare è ancora fonte d’ispirazione in architettura: l’entusiasmo dei rapporti orografici per Aalto, le quinte urbane che definiscono spazi pubblici eterogenei per Kahn, gli spessori murari che racchiudono una vita domestica serena per Barragan. Gli architetti continuano a viaggiare alla ricerca di archetipi spaziali senza tempo, da rimodellare a proprio piacimento. Nel 1956 anche Robert Venturi soggiorna per un anno presso l’Accademia Americana di Roma e viaggia in tutta l’area mediterranea, arricchendone il margine interpretativo. Se il giovane Le Corbusier aveva scelto come lezione principale il tempio greco, nel suo essere un corpo isolato, scultoreo, per il suo gioco di ombre, Venturi prende a modello le facciate della città italiana con i loro infiniti adattamenti al tempo, alla storia, alle molteplici attività della vita di ogni giorno. L’“adattamento”, una forma embrionale di resilienza architettonica riscoperta nelle città storiche del Mediterraneo, diventa principio di


A sinistra: Lluis Sert, progetto per una Casa nel Paseo dela Muralla, Ibiza, 1961; da: CAPITEL A., José Luis Sert, Valladolid, Universidad de Valladolid, 2002 A destra: Adolf Loos, Villa Moissi, 1923. In questo progetto la sezione dell’edificio si modella per riuscire a condurre la luce naturale negli angoli più remoti della casa, con una variazione di intensità che dà la misura stessa degli ambienti. L’areazione di ogni vano è assicurata dalle bucature poste in posizione e ad altezze diverse rispetto all’orientamento delle facciate.

e borghesi», da sostituire con «aperture nei muri, ad un’altezza a piacere» [Rudofsky, 1938]. Finestre alte, dalle quali nulla si vede se non il cielo (ma che permettono di vivere piacevolmente all’interno della casa grazie al giusto contributo di luce e ricambio d’aria) appaiono nella Villa Moissi di Adolf Loos a Venezia, nelle case a Ibiza, nella fondazione Mirò a Barcellona o nella Fondazione Maeght a Saint-Paul-de-Vence di Luis Sert, nel convento de La Tourette di Le Corbusier, in Casa Gilardì o nella casa per Efraìn Gonzalez Luna di Luis Barragan. La luce naturale che penetra in modo

inaspettato dall’alto crea spazi che disorientano nella loro assolutezza per l’assenza di riferimenti. È un’architettura inclusiva e introversa quella che nasce dall’esperienza mediterranea, che chiude qualsiasi possibilità di orientamento e mostra il passare delle ore attraverso la sola intensità della luce. Il rapporto con l’esterno si arricchisce con filtri di vario genere: una pergola, una recinzione, una gelosia.

86


Lluis Sert, Fondazione Maeght, Saint-PauldeVence, 1964. © Laura Pujia

Le Corbusier, Convento de La Tourette, 1957. © Valerio Palmieri

87

Luis Barragan. Casa Gilardì, 1975


elementi “intermediari” tra il vivere al chiuso e il vivere all’aperto: loggie, terrazzi, portici, pergole, patii, orti murati, ecc..), lezione di stile (antidecorativismo, amore delle pareti liscie e delle soluzioni plastiche elementari, collocazione e inquadramento dell’edificio nel paesaggio). Luigi Figini, 195047 Le caratteristiche principali comuni in queste architetture [si riferisce a tutte le costruzioni popolari di Egitto, Grecia, Italia, Nord Africa] sono da ricercarsi nei loro elementi: porte, finestre, portici, eccetera, tutti misurati sulla scala umana e con un’assenza assoluta di motivi decorativi superflui e assurdi artifici. Se qualcuno dei loro dettagli potesse essere interpretato come decorativo, questo sarà comunque sempre derivato direttamente dalla tecnica costruttiva, con qualche principio razionale alla base che rafforza il dettaglio stesso. Luis Sert, 193548

L’aderenza alle necessità, la rinuncia al superfluo, l’adeguamento alla scala umana, diventano una cifra mediterranea per la soluzione di problemi contemporanei: un’architettura massiva, razionale e ragionevole, in cui la modellazione della materia è affidata alle esigenze funzionali per mezzo di logge, terrazze, portici, pergole, patii, orti murati, scale. Un’architettura semplice e attenta ad aggraziare i sensi. Bernard Rudofsky auspica nel suo articolo su Domus del 1938 un riadattamento alle sapienti usanze senza tempo mediterranee, che sembra che la civiltà moderna abbia dimenticato: il sentirsi vellicare la pianta dei piedi dalla sabbia, da erba ben rasata, da un marmo levigato. Abolire, dunque, il lavarsi barbaramente ridottosi ad una piccola vasca di acqua stantìa, e ritornare ad 47. Figini Luigi, Architettura naturale a Ibiza, in “Comunità”, 8, 1950 48. Sert Josep Lluis, Raíces mediterráneas de la arquitectura moderna, in “AC”, 18, 1935. Trad. it. dell’autore 106

avere una stanza dedicata all’uopo. E la seduta... ritorni ad essere un cline. La camera da letto può esser fatta interamente di materassi al posto di pavimenti, cosicché le signore che la abitano saranno costrette a camminarvi scalze, adornate solo da veli bianchi e capelli al vento. Il modus vivendi mediterraneo, che avvicina alla spontaneità e alla sensualità, diviene esso stesso principio compositivo.


Bernard Rudofsky, Casa all’Isola di Procida. Da: Domus XVI, 1938


Le Corbu­sier, disegno con tecnica a pastello sovrapposto ad un’illustrazione di John Flaxman per un’edizione dell’Iliade del 1795. © FLC, by SIAE 2016 Le Corbusier interpreta con pochi segni la scena dell’Iliade in chiave mediterranea, a Cap Martin nel Febbraio 1955, probabilmente seduto al tavolo all’interno del suo cabanon o sotto la pergola esterna adiacente. Immerso nella scena, nel disegno traspare un coinvolgimento personale dell’architetto nel mito. La figura maschile, in rosso, sdraiata su un cline, prende le forme di un Arianna dormiente, in estasi per una femminilità strari­pante dai fianchi larghi e forme sinuose che sconvolge di sensualità l’uomo, nudo anch’egli, che ci appare affascinato e contemplativo.


121


Riflessi mediterranei nell’architettura contemporanea

122


Un’architettura con i caratteri generali descritti nei capitoli della terza parte di questo libro (Luce, mezza luce e ombra - Contro la finestra - Città (e transatlantici) radicati … - Sequenze di spazi… - Economia dei mezzi… - Sensualità e mistero… Sull’uscio…) non si è affatto esaurita col secolo scorso: esiste tuttora, vivissima, rinnovata, ricca di risultati e interesse. Si può anzi dire, seppure con molta approssimazione, che essa è il campo d’azione di una gran parte degli architetti contemporanei, specialmente giovani, operanti non solo nell’area mediterranea, ma, azzardando un’imperfetta definizione topografica, in quella subtropicale, Americhe e Oriente compresi. Nel capitolo che segue, il quarto, l’autrice ne analizza molti esempi, dimostrandone l’originalità e l’innovatività. Dunque non si tratta di emulazione o replica delle ricerche dei maestri del Novecento; c’è, questo sì, una chiara permanenza di riferimenti e di sensibilità, ma le ragioni ultime, le logiche progettuali e i problemi sono certamente altri: sono attuali e profondi. Esiste solo un punto che accomuna la visione di questi contemporanei a quella degli architetti degli anni Venti e Trenta: l’intuizione (la speranza) che nell’architettura tradizionale del Mediterraneo ci sia (si possa scorgere) un principio stabile, anche se etereo, quasi impalpabile: un nucleo di classicità o almeno un’occasione di radicamento nell’antico, l’unica che resta evocabile e praticabile oggi e che potesse esserlo anche allora, nel rigido contesto ideologico del Moderno. Si pensi, per confronto, al ‘classicismo’ di Picasso, Matisse, Cocteau ecc.; a tante cose di Le Corbusier; a Pikionis, artista senza tempo. Con questo spirito probabilmente Pagano o Rudofsky hanno guardato alle case egee; così poi, negli anni Cinquanta, Scully interpreterà i profili delle montagne greche; così anche ora Campo Baeza ragiona sui patii e le albercas mozarabe. Allora, nel primo razionalismo, certamente rassicurava il fatto che quell’edilizia senza età e senza autore (quella delle case egee, per esempio, così semplici e così intense) apparisse tanto congruente colle bianche architetture del 123


0

Aires Mateus Associados, Casa a Melídes, Litorale Alentejano (Grândola) 134

1

3


rara. Le possibilità si restringono. A quel punto, abbiamo avuto la strana sensazione che la casa stesse scegliendo il proprio destino autonomamente. Il progetto alla fine si nutre mantenendo alla sua logica66. Mediterraneo diventa ispirazione raffinata per risolvere in modo economico ed essenziale un’architettura che si contrappone volontariamente alle esigenze consumistiche di una società in crisi e ritrova lo stupore nelle piccole cose, in una dimensione altrettanto rivoluzionaria. Si lavora sempre sulla piccola scala. E ritorna nell’architettura contemporanea anche quel Mediterraneo scomposto, spettinato, fatto di edilizia casuale, sbalestrata, priva di senso [Brandi, 1954] che accolse Cesare Brandi appena arrivato davanti alle coste della Grecia. Il tema della “stanza in più” (o del piano in più), dell’architettura incompiuta per scelta, ha stimolato Guilhem Eustache, FOBE House, Tassoultante (Marocco), 2014 © Jean-Marie Monthiers

66. Ibidem 135


L’architettura portoghese, attraverso la figura centrale di Alvaro Siza, riscopre il Mediterraneo tramite i viaggi del finlandese Alvar Aalto; i temi tradizionali ritornano nell’architettura contemporanea del bacino filtrati da viaggiatori americani come Luis Barragan o Louis Kahn per poi essere ulteriormente contaminati e arricchiti. La smaterializzazione dei confini geografici è ultimata. Il Mediterraneo è una traversata di immaginari alla quale gli architetti contemporanei attingono per misurarsi con la propria storia, con la propria identità, con la crisi di un’architettura contemporanea di matrice culturale nordeuropea basata su un sistema economico anch’esso da riformare. Quello spirito rivoluzionario che muoveva i viaggiatori del Novecento sembra essersi rinchiuso dentro un modus vivendi intimo e intangibile, la cui validità può essere intuita ma ancora non riscoperta.

Il Mediterraneo rappresenta il punto d’origine dal quale, istintivamente, tendiamo ad allontanarci, misurando il nostro progresso con la distanza percorsa. Per questo motivo sentiamo il bisogno di mantenere vive le immagini, per confrontarci con esse. «Queste cose non avvennero mai, ma sono sempre» scriveva Sallu­stio in Degli Dei e del Mondo. Il Mediterraneo non è mai esistito, è una creazione dell’uomo, un’invenzione recente rispetto alla storia del mondo. Eppure esiste una continuità storica e culturale che accoglie e ha accolto ogni forma di ibridazione, nel susseguirsi dei secoli e delle mode, e che noi continuiamo a identificare con que­sto Mare.

138

Elisa Valero, ristrutturazione del Complesso di San Ildefonso, Granada, 2006


Le Corbusier, Cap Martin, 1965. Fotografia di René Maestri. © FLC, by SIAE 2016 «Nel corso degli anni, sono diventato cittadino del mondo. Ho viaggiato attraverso i continenti. Ho solo un legame profondo: il Mediterraneo. Sono un Mediterraneo, fortissimamente. Mediterraneo, re di forme e di luce. La luce e lo spazio. Il fatto, è per me il contatto nel 1910 ad Atene. Luce decisiva. Volume decisivo: l'Acropoli. Il mio primo quadro dipinto nel 1918, “Il Caminetto” (La cheminée), è l'Acropoli. La mia Unità di Abitazione di Marsiglia? è il prolungamento. In tutto mi sento mediterraneo. Le mie distensioni, le mie sorgenti, bisogna trovarle anche nel mare che non ho mai cessato di amare. La montagna, ne sono stato senz'altro disgustato in gioventù. Mio padre l'amava troppo. Era sempre presente. Pesante, soffocante. E poi è monotonia. Il mare è movimento, orizzonte senza fine». da: Casali Valerio, Le Corbusier. Scritti e Pensieri, Mancosu Editore, Roma, 2014

139



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.