Metamorfosi 02

Page 1


ARCHITETTURA – PAESAGGIO

ARTE E ARCHITETTURA ART AND ARCHITECTURE Editoriale / Editorial Marcello Pazzaglini

003

ARCHITETTURA – PAESAGGIO ARCHITECTURE – LANDSCAPE Tema monografico Monographic theme Gabriele De Giorgi

013


RUBRICHE / COLUMNS Territori digitali Digital

061

Soglie urbane Limen

069

Intersezioni linguistiche Languages’ intersections

077

Catastrofi Disasters otherwere

083

Trasformazioni Transformations

091

Architettura e dintorni Overlooking Architecture

101

Rosalba Belibani

Guendalina Salimei

Roberta Lucente

Nicoletta Trasi

Maurizio Petrangeli

Maria Rita Intrieri


FLASH SULL’/FLASH ON

ARCHITETTURA - PAESAGGIO ARCHITECTURE - LANDSCAPE 2000-2015


di / by GABRIELE DE GIORGI

Sviluppi della Terza Avanguardia del Novecento

Developments of the Third Avant-garde during the 20th century

’architettura-paesaggio è uno dei più importanti sviluppi della Terza Avanguardia del 900, che fin dagli anni 80 aveva rinnovato l’architettura grazie a una strategia di totale apertura verso tutti i campi disciplinari. Verso la filosofia, ove ha avuto un grande ruolo il post-strutturalismo (Lyotard, Derrida, Edgar Morin, Foucault); verso il campo scientifico, ove il principio di non causalità aveva evidenziato come andasse «archiviato il concetto classico della scienza, e cioè che la natura funzioni come una macchina ben lubrificata che ubbidisca a leggi implacabili, deterministiche e controllabili, essendo invece un ambiente complesso, sorprendente e soltanto limitatamente prevedibile; verso la matematica, con lo sviluppo degli algoritmi e con la geometria dei frattali; verso il cinema, la letteratura, la poesia; e inoltre verso la sociologia, ove la dualità bipolare di fondo tra omologazione e identità dominava la struttura del sociale e folle fluttuanti multietniche e pluriculturali costituivano oggetto di studio della complessa società urbana contemporanea; infine aperta alle analisi antropologiche della città. Tra le principali linee di ricerca, oltre al decostruttivismo, (che seguiva il pensiero del filosofo francese Jacques Derrida), erano praticate le strategie della metamorfosi, le teorie della complessità di Edgar Morin la situationsarchitektur di Gunther Behnisch, la componente surrealista, le procedure della pop-art. Non è stato secondario il ruolo delle scuole: l’Architectural Association di Londra, la Cooper Union, Usa, la Bartlett di Londra hanno contribuito alla

rchitecture-landscape is one of the most important developments of the twentieth century Third Avant-garde that, ever since the 1980s, has renewed architecture with a strategy of total openness towards other disciplines such as: philosophy and the major role played by post-structuralism (Lyotard, Derrida, Edgar Morin, Foucault); the scientific realm and the principle of noncausality that demonstrated how «nature is a complex, surprising and only in part controllable environment rather than the well-oiled machine that obeys to ruthless, deterministic and controllable laws described by classical science»; mathematics and its development of algorithms and fractal geometry; cinema, literature, poetry; and finally, sociology and the fundamentally bipolar duality between homologation and identity that dominated the social realm and the flowing, multi-ethnic and multi-cultural crowds in the complex contemporary society that became its subject of study; as well as the anthropological analyses of the city. Among the main directions of research, aside from deconstructivism (following the French philosopher Jacques Derrida’s research), there were the strategies of metamorphosis and the theories of complexity proposed by Edgar Morin, as well as Gunther Behnisch’ situationsarchitektur, the Surrealist school, Pop Art and its practices. Architecture schools had a far from accessory role in this process: the Architectural Association and the Bartlett schools in London, and the Cooper Union in the US contributed to the redefinition

ARCHITECTURE – LANDSCAPE

Copertina del libro La Terza Avanguardia in architettura / Cover of the book The third avantgard in architecture, di/by Gabriele De Giorgi, Diagonale, Roma, 1998.

ARCHITETTURA – PAESAGGIO

11


EISENMAN ARCHITECTS PETER EISENMAN

Sterri archeologici, storia, tecniche digitali, geometrie stroboscopiche, pieghe, diagrammi, relazioni topologiche, coppie oppositive, la coesistenza del concetto di « luogo» e del concetto di «non luogo», formano l’architettura di Eisenman, che nella Città della Cultura della Galizia, Santiago de Compostela, 1999-2009, viene espressa pienamente. Architettura-paesaggio ricorrente spesso in modo originale nella progettazione di Eisenman. Di enorme importanza nelle realtà geografiche della contemporaneità, grazie all’impiego del folding.

DILLER SCOFIDIO + RENFRO ELIZABETH DILLER, RICARDO SCOFIDIO E CHARLES RENFRO

Per Diller e Scofidio + Renfro lo “spettacolo” è il paesaggio. “Materiali” architettonici inediti, impalpabili, evanescenti, effimeri, concorrono alla sua percezione. Nasce, così,un modo di configurare le forme nello spazio ricorrendo all’impiego di una “materia-non materiale”, vale a dire attraverso l’adozione di un pulviscolo denso e impalpabile quale quello di Blur, un’architettura dall’indeterminabile forma di una nuvola nel paesaggio. Tale ricerca di “ridefinizione” dello spazio ha il fine di conferire un significato astratto-concreto all’immagine architettonica (da Metamorfosi, quaderni di architettura n. 44).

Blur Building, Expo Neuchatel, 2002 (Diller Scofidio + Renfro)

Archeological excavations, history, digital procedures, strobe geometries, folds, diagrams, topological relations, oppositional couples, the coexistence of «place» and «non-place» are the foundations of Eisenman’s architecture that finds its full expression in the Citade de Cultura de Galicia, Santiago de Compostela, 1999-2009. Architecture-landscape is often articulated in an original way in Eisenman’s architecture, the importance of which, due to the use of folding, cannot be understated in the geographical realities of the contemporary age.

Citade de Cultura de Galicia, Santiago de Compostela, 1999-2011 (Eisenman)

For Diller and Scofidio + Renfro, landscape is the real ‘show’. Novel, impalpable, evanescent, ephemeral architectural “materials” contribute to its perception. The result is a way of shaping forms in space by relying on a “non-material matter”, or by adopting a dense and impalpable dust like the one of Blur, an architecture shaped as an undeterminable cloud in the landscape. Such pursuit of a ‘redefinition’ of space is aimed at providing the architectural image with an abstractconcrete meaning (from Metamorfosi, quaderni di architettura n. 44).

30

METAMORFOSI 02

GABRIELE DE GIORGI


EZCT

IJP GEORGE LEGENDRE, GRAMAZIO & KOHLER

Un’anisotropa bellezza e geometrie fluide con connotazioni ibridate generano lo spazio magico di EZCT. ll Pavillon Seroussi, nato per iniziativa di Natalie Seroussi, nota gallerista parigina, ubicato nell’atelier di André Bloc, ispirato alle sue architetture , contrassegna il lavoro di EZCT. È il primato dello spazio concavo-convesso, avvolgente, plasmato secondo controcurve piene e sfuggenti, monocromatiche nel bianco, ideato con geometrie fluenti, nel contrasto pieno-vuoto di paesaggi glaciali di pieghe, ondulazioni, squarci armonici. Sono tessuti a maglie irregolari vibranti di luce, in proiezioni deformate sulle pareti curvilinee, in uno spazio magico cui concorrono Calder e arredi d’autore. An anisotropic beauty and flowing geometries with hybridized undertones generate EZCT’s magical space. The Seroussi Pavilion, commissioned by the famous Paris-based gallerist Natalie Seroussi in André Bloc’s atelier, is a highlight of their work. The main feature is an enveloping concave-convex space shaped by full and elusive all-white curves, designed with flowing geometries in the solid-void contrast of icy landscapes made of folds, undulations, harmonious gashes. Made of irregular grids, these fabrics vibrate with light in distorted projections on curvilinear walls in a magical space enriched by Calder’s works and signature furnishings.

Seroussi Pavilion, Paris, 2007 (EZCT)

FUKSAS

MASSIMILIANO FUKSAS E DORIANA MANDRELLI

Realtà liquide, mutevoli, irriducibili a forme elementari, a schemi preordinati; il ricorso ad elementi naturali quali nuvole, mare, vento, luce sono i motivi ispiratori dell’architettura di Fuksas e Mandrelli. Un tema particolare è quello della rinuncia alla definizione formale nei termini posti dal moderno, a favore di forme complesse con piegature, ondulazioni, compresenze, contaminazioni.

Liquid, changing realities that cannot be reduced to elementary forms or preestablished patterns, the reliance on natural elements such as clouds, sea, wind, light are the main inspirations of Fuksas and Mandrelli’s architecture. A favorite theme is the replacement of formal definition as dictated by modernism with complex forms as such folds, undulations, coexistences, contaminations.

Euromed center, Marseille, 2006 (Fuksas)

Seroussi Pavilion, Paris, 2007 (EZCT)

ARCHITECTURE – LANDSCAPE

ARCHITETTURA – PAESAGGIO

31


La Philarmonie Paris, 2007 (Jean Nouvel)

Lungomare di Rimini, 2008 (Jean Nouvel)

36

METAMORFOSI 02

GABRIELE DE GIORGI


MAD ARCHITECTS MA YANSONG

Lo studio MAD architects di Pechino, fondato da Ma Yansong nel 2004, è uno degli studi cinesi più interessanti operanti a scala mondiale. Ha caratteristiche radicate nella cultura orientale. Per Mad l’architettura è una composizione armonica e organica di spazi e forme ispirati alla natura. Il Pingtan Art Museum in Fujian (2010), vicino Taiwan, su un’isola artificiale della nuova città di Pingtan, è ideato come un nuovo scenario sul mare formato da tre dune artificiali di rara bellezza paesaggistica, collegata alla terra ferma con un pontile ondulato che conduce all’interno museale, agli spazi espositivi, ideati come nuovo centro, nuovo spazio pubblico aperto alla città. Analoghi i principi ispiratori dell’Harbin cultural centre di Harbin metropoli (2010). La grande copertura sinuosa è in alluminio e pietra bianchi che, specialmente d’inverno quando il fiume è ghiacciato, si fonde con il paesaggio, con il solo contrasto delle forti larghe aperture vetrate che ne contrastano la mimesi.

Harbin cultural centre, Heilongjiang, 2010 (Mad)

Pingtan art museum, Fujian, 2010 (Mad)

ARCHITECTURE – LANDSCAPE

Based in Beijing, MAD architects was established by Ma Yansong in 2004 and is now of the most interesting firms working with a distinctly Oriental cultural approach on a global scale. For MAD, architecture is a harmonious and organic composition of nature-inspired spaces and forms. The Pingtan Art Museum in Fujian (2010), built on a man-made island of the new city of Pingtan close to Taiwan, is conceived as a new sea-fronting scenery created between three man-made dunes of sublime environmental beauty. Connected to the land by an undulated jetty that leads into the museum and its exhibition spaces, it is designed as a new center and public space open to the city. Similar principles inspired the Harbin Cultural Centre (2010) and its large and sinuous white aluminum and stone roof that blurs into the landscape particularly during the winter when the river ices over and only the large glazed openings betray its presence.

ARCHITETTURA – PAESAGGIO

37


METAMORPH

GABRIELE DE GIORGI, ALESSANDRA MUNTONI, MARCELLO PAZZAGLINI

Per Metamorph la metamorfosi si conferma come potente pensiero dell’architetturapaesaggio. Nella città post-metropolitana, afferma Metamorph, quei fenomeni e quelle contraddizioni che di solito escludiamo o non siamo in grado di individuare, con il pensiero della metamorfosi siamo in grado invece di porre in gioco ed evidenziare perché ci dotiamo dei paradigmi della molteplicità, della diversità, dell’etereogeneità, della complessità. L’architettura si configura prendendo come riferimento i caratteri del luogo e relazionandoli con l’autonomia del progetto. Il compito di strutturare gli spazi urbani, il paesaggio, le infrastrutture, spetta alle coppie oppositive di ordine e disordine, legge e deroga, regola e trasgressione, continuità e discontinuità, di compiutezza e non finito, isotropia e anisotropia. Criteri anticipatori, già dagli anni 60-70, degli orientamenti culturali della più recente architettura contemporanea.

Teaching Maternity and Pediatric Hospital, Diala, Iraq, 2011-2012 (Metamorph)

38

METAMORFOSI 02

Flaminio Competition, Città della Scienza, Rome, 2015 (Metamorph)

Metamorph views metamorphosis as a powerful principle for architecturelandscape. In the post-metropolitan city, the metamorphic approach offers a range of paradigms related to multiplicity, diversity, heterogeneity and complexity as the tools we may rely on to use and highlight all the elusive phenomena and contradictions we usually avoid or cannot see. Architecture results from the contextual features it selects and relates to the design’s

independent structure. The development of urban spaces, landscape, infrastructure results from the deployment of oppositional couples such as order/disorder, law/ exception, rule/transgression, continuity/ discontinuity, finished/unfinished, isotropy/anisotropy. Anticipated in the 1960s-1970s, such principles have since guided the cultural development of recent contemporary architecture.

GABRIELE DE GIORGI


MORPHOSIS THOM MAINE

La strategia del rovesciamento proposta da Thom Maine è quella secondo la quale il progetto agisce sul caos e tenta di ragionare su come ricavare qualità urbana da ciò che non è strutturato, che non ha leggi. È una strategia che tenta di individuare una spazialità espressiva delle energie potenziali del contesto. «La realtà delle città – dice Maine – la complessità dei contesti sollecitano a progettare per interconnessioni e “continuità dell’incompleto”». The strategy of reversal proposed by Thom Mayne calls for architectural design to work on chaos through a meditation on how to derive urban quality from what is unstructured and ungoverned by rules. The goal of this strategy is retrieving the expressive spatial characters within the context’s potential energies. «The reality of cities – says Mayne – the complexity of contexts require architecture to develop mutual connections and a ‘continuity of the unfinished’»

ARCHITECTURE – LANDSCAPE

Olimpic Village NYC 2012, New York, 2004 (Morphosis)

ARCHITETTURA – PAESAGGIO

39




INTERSEZIONI LINGUISTICHE a cura di Roberta Lucente

Qualche mese fa, in uno dei suoi scritti Alessandra Muntoni si chiedeva fino a che misura l’architettura debba oggi rassegnarsi a rendere esclusiva testimonianza del presente e quanto invece essa non possa ancora ritenersi legittimata a rivendicare i propri specifici strumenti, anzitutto linguistici. Questione cruciale, posta sottintendendo una poco velata propensione in favore dell’affermazione della seconda opzione. Una questione che si ripropone da qualche tempo nei termini di una vera e propria querelle, a seguito della sempre più evidente contrapposizione tra lo spontaneo e progressivo accumularsi dei cosiddetti “paesaggi dell’ordinario” e il concomitante deflagrare delle forme della “Terza avanguardia”, per parte loro impegnate nella strenua affermazione dell’autonomia dei linguaggi dell’architettura, sin dal volgere di un secolo, il Novecento, che ne ha segnato mutazioni feconde e irreversibili. Le pagine di Metamorfosi, dichiaratamente sensibili a tali specifiche autodeterminazioni della cultura architettonica, nell’arco di tre decenni non hanno per questo mancato di documentare la capacità dell’architettura di intersecare le diverse forme delle manifestazioni della realtà traendo alimento da una naturale predisposizione all’interazione, sia provocata che accidentale, con le altre espressioni del sapere implicate nelle rappresentazioni delle sempiterne evoluzioni del divenire. Questa rubrica intende continuare a riflettere su simili “intersezioni”, ponendo esattamente la questione del limite dello specifico dei linguaggi dell’architettura a monte e a valle di esse. Non c’è bisogno di ritornare una volta di più a Vitruvio e alla sua memorabile descrizione della “versatilità” dell’architetto per ricordare l’attitudine intrinsecamente interdisciplinare dell’architettura, la sua disponibilità a intrecciare dialoghi con ambiti diversi della conoscenza, traducendone le istanze di innovazione sul piano della sfera insediativa. I rapporti con l’arte, con la musica, con la letteratura, con la filosofia, con il cinema, con la pubblicità, con le tecnologie avanzate, sono periodicamente affiorati dalle ricognizioni proposte dalla rivista, all’interno di rubriche tematiche (Architettura e lettera-

tura, Tecnologie innovative, Architettura e multimedialità) come in trattazioni monografiche. L’idea di riservare uno spazio trasversale a queste possibili intersezioni, e di farne oggetto di una riflessione specifica, nasce dalla volontà di mettere nella giusta luce questa qualità precipua dell’architettura, che nella complessità della realtà odierna si pone come un valore esclusivo e perciò inestimabile, potremmo dire necessario in un tempo segnato da avanzamenti e arretramenti accelerati della società. Alcuni prevedibili e attesi, altri inopinati, ma tutti inevitabilmente legati alla dimensione umana, e perciò anche connessi con le diverse modalità sperimentate dall’uomo nell’abitare il mondo e dunque dall’architettura, per parte sua, nel recepirle e interpretarle proprio in virtù della sua capacità di interlocuzione con le altre espressioni culturali che danno voce all’esperienza umana. Nei trent’anni di vita di Metamorfosi, le molte occasioni create per cogliere e documentare queste intersezioni hanno testimoniato le zigzaganti divaricazioni e approssimazioni tra i linguaggi propri dei campi attraversati, parallelamente alle loro reciproche evoluzioni, costruendo un vivace racconto illustrato che riparte ora da qui, per ricordarci l’irriducibile vitalità dell’architettura e la sua capacità di produrre sintesi ancora necessarie.


LANGUAGES’ INTERSECTIONS editor Roberta Lucente

A few months ago, Alessandra Muntoni wondered in one of her writings whether architecture should be content with merely reflecting the current situation as it is, or whether it should instead still consider itself legitimized to work on reality with its own tools, namely its linguistic tools. In asking this certainly crucial question, Muntoni seems to favour the latter option. This question has been debated for some time as an actual querelle following the increasingly radical opposition between the spontaneous and gradual development of the so-called “ordinary landscapes” and the simultaneous explosions of the forms of the “Third Avant-garde” that have instead fiercely affirmed the independence of architectural languages ever since the early twentieth century, a time during which it underwent fruitful and irreversible changes. For over thirty years Metamorfosi has carefully observed architectural culture’s attempts at self-determination precisely by reporting on its ability to connect with the other manifestations of reality and intersect with other expressions of knowledge implied in the representations of reality’s constant evolutions by building on architecture’s natural inclination to both researched and accidental interaction. This column intends to keep on reporting on these “intersections” precisely by addressing the question of the boundary of architectural language’s specificity both upstream and downstream of such intersections. There is no need to go back once more to Vitruvius and his memorable description of the architect’s “versatility” to demonstrate architecture’s intrinsically cross-disciplinary approach, its readiness to establish dialogues with different realms of knowledge and thereby incorporate their innovation potential in its own field of action. Architecture’s connections with art, music, literature, philosophy, cinema, advertisement, advanced technology have repeatedly emerged in the surveys proposed by the magazine both in its thematic columns (Architecture and literature, Innovative technologies, Architecture and multimedia) and in its monographic studies. The idea of discussing these possible intersections in a specific space and exploring them through a specific meditation LANGUAGE’S INTERSECTIONS

derives from on the intention to highlight architecture’s specific quality – an exclusive and therefore priceless, even necessary, value in our current complex reality and at a time when society moves by sudden leaps and withdrawals. While some of these intersections are expected and foreseeable and others are surprising, they are all connected to the human dimension, and therefore to how human beings have variously tried to inhabit the world, and to architecture’s ability to perceive and interpret this process by connecting with the other cultural expressions that convey the human experience. During its thirty years of activity, Metamorfosi has created a number of occasions to capture and report on such intersections, and to reflect the winding divarication and approximation between the specific fields’ languages, as well as their mutual evolutions. We are now resuming this vividly illustrated narration to remind ourselves of architecture’s irreducible vitality and ability to produce a still necessary synthesis.

INTERSEZIONI LINGUISTICHE

77


Architettura/pubblicità: Angelo Bianchetti e Cesare Pea, Padiglione espositivo per la Fiera di Milano, 1939. Architecture/advertisement: Angelo Bianchetti and Cesare Pea, Exhibition pavilion for the Milan Trade Fair, 1939.

Architettura/letteratura: Fortunato Depero, Bozzetto di locandina Depero Futurist House (1928-1929), da “Metamorfosi” n.53, 2005. Architecture/literature: Fortunato Depero, Sketch for the Depero Futurist House poster (1928-1929), from “Metamorfosi”n.53, 2005

Architettura/teatro: Zaha Hadid, Costruzione scenica per l’opera Begeheren, 2003 Graz, per gentile concessione dello SteirischerHerbst, da “Metamorfosi” n. 68/69, 2007. Architecture/theatre: Zaha Hadid, Stage design for the opera Begeheren, 2003 Graz, courtesy of SteirischerHerbst, from “Metamorfosi” n. 68/69, 2007. 78

METAMORFOSI 02

ROBERTA LUCENTE


Architettura/filosofia: Itsuko Hasegawa, Centro culturale a Shonandai Fujisawa, da “Metamorfosi” n.49, 2004. Architecture/philosophy: Itsuko Hasegawa, Cultural Centre in Shonandai Fujisawa, from “Metamorfosi”n.49, 2004

Architettura/economia/sociologia: MVRDV, Pig city. Allevamento intensivo, grattacielo-mattatoio, da “Metamorfosi” n. 45, 2003. Architecture/economics/sociology: MVRDV, Pig city. Intensive pig-rearing system, high-rise slaughterhouse, from “Metamorfosi” n. 45, 2003.

Architettura/tecnologie innovative: Thomas Herzog, Complesso amministrativo della SOKA-BAU, Wiesbaden, 1994-2003, da “Metamorfosi” n. 46, 2003. Architecture/innovative technologies: Thomas Herzog, SOKA-BAU Administration Centre, Wiesbaden, 1994-2003, from “Metamorfosi” n. 46, 2003.

LANGUAGE’S INTERSECTIONS

INTERSEZIONI LINGUISTICHE

79


CATASTROFI a cura di Nicoletta Trasi

L’interesse di curare una rubrica su un tema così complesso, i Disastri, siano essi di natura sociale, man-made, provocati da cause naturali o ancor peggio da conflitti e guerre, risiede nella urgente risposta che l’architettura deve dare alle situazioni post-disastro, sempre più frequenti e in tutte le parti del mondo. È sempre più necessario riflettere sulle modalità possibili con cui l’architettura può rispondere a situazioni provocate da disastri di vario genere o anche in taluni casi forse limitarne gli accadimenti. È altresì urgente capire come l’architettura si pone rispetto a quelle che ormai nell’ambito dell’architettura e del design vengono definite ‘innovazioni sociali locali’ ; progetti di vita che si configurano, in accelerazione e in ambiti informali, per effetto di disastri politici, sociali, naturali e vedono protagonisti in co-progettazione architetti e forze che agiscono sulla città e l’architettura: comunità, imprese, associazioni… Si assiste sempre più ad una frammentazione delle istituzioni attraverso la messa in atto di nuove strategie urbane (e di vita) attraverso una diversa interpretazione del rapporto uomo/territorio/città. Analizzando esempi di progetti realizzati si scopre -secondo modalità diverse attraversando i continenti- un immenso laboratorio di sperimentazione e ricerca in cui si producono forme sociali, soluzioni architettoniche e urbane e significati inediti che scalfiscono spazi e modi del consumo e dell’organizzazione urbana e territoriale tradizionale. Un diverso ordine emergente. Non era un caso del resto che la 15° Biennale di architettura di Venezia 2016 si aprisse con un elenco di temi : disuguaglianze, sostenibilità, insicurezza, rifiuti, segregazione, traffico, inquinamento, spreco, migrazione, calamità naturali, casualità, periferie, carenza di alloggi… Né era un caso il fatto che in primavera 2016 la Cité de l’architecture et du patrimoine di Parigi avesse organizzato un’esposizione (visitatissima) dal bel titolo ‘Habiter le campement. Nomades, exilés, voyageurs, contestataires, infortués, conquerants’ in cui si riflette su come “abitare altrimenti” e

sull’importante ruolo che gioca l’architettura in situazioni di crisi, aprendo a riflessioni più necessarie che mai. Volgendo lo sguardo indietro ad alcuni numeri della rivista Metamorfosi del resto, alcuni di questi temi, già diversi anni fa erano stati oggetto di attenzione, come ad esempio il tema dei rifiuti nell’intero numero a questo soggetto dedicato: il 66 /2007 ‘Paesaggi fragili’; o ancora il tema delle calamità naturali nel numero 57/2005 su Amburgo che si apriva con un editoriale sulla catastrofe di New Orleans; e l’articolo ‘Confini nomadi: ipotesi per una progettazione sostenibile per spazi e popoli ai margini delle grandi città, che presentava una interessante Tesi di laurea su un tema complesso ed oggi quanto mai urgente. Questo, semplicemente per dire che la rivista Metamorfosi, da sempre attenta al dibattito architettonico, già aveva colto queste criticità, questi temi complessi, che in qualche modo, oggi a distanza di circa 10 anni, sono letteralmente esplosi nelle mani degli architetti. Da qui l’interesse di una simile Rubrica che al suo interno ospiterà, tra gli altri, architetti quali Cameron Sinclair (Ted Prize e fondatore di Architecture for Humanity e poi di Small Works), Toyo Ito (Home for All dopo il disastro di Sendai) , Shigeru Ban (premiato con il Pritzker nel 2014 per il suo lavoro sulla “temporaneità”)… un elenco destinato ad allungarsi…. Con lo scopo di dare voce a coloro che, di fronte alla complessità e alla varietà di tali sfide che l’architettura deve affrontare, sono stati capaci di offrire una prospettiva più ampia, soluzioni innovative, arrivando a dare nuove forme di ‘qualità’ a luoghi di forte criticità, in difficoltà di condizioni (insufficienza di mezzi, vincoli molto restrittivi, necessità di ogni tipo) laddove esiste una costante minaccia ad un risultato di qualità.


DISASTERS OTHERWERE editor Nicoletta Trasi

Writing a column on such a complex issue as Disasters resulting from either social, man-made or natural causes or, worse, from conflicts and wars, means addressing the urgent response architecture must provide to post-disaster sites, increasingly common across the world. A meditation on the possible solutions architecture may offer to respond to the consequences of disasters of various type, or even sometimes to prevent them, seems increasingly important. It is increasingly necessary to understand how architecture should address what are now commonly defined as ‘local social innovations” in the architecture and design fields. These are the living arrangements that emerge in accelerated and informal ways as the result of political, social, natural disasters and as collaborations between architects and the players – such as communities, businesses, associations that act on the city and on architecture. A different interpretation of the man/territory/city relationship results in the implementation of new urban (and life) strategies and in turn in an increasing fragmentation of the institutions. By analyzing examples of completed projects, we discover an immense workshop of experimentation and research that – in different ways across the continents – produces original social forms, architectural and urban solutions and meanings that affect the spaces and modes of fruition and the traditional urban and territorial organization. A different order is emerging. It was no coincidence that the 15th Venice Biennale of Architecture held in 2016 proposed a list of topics including inequalities, sustainability, unsafety, waste, segregation, traffic, pollution, migration, natural disasters, randomness, suburbs, housing shortage … Nor was it a coincidence that in the spring of 2016 the Paris-based Cité de l’Architecture et du Patrimoine organized a (very successful) exhibition called ‘Habiter le campement. Nomades, exilés, voyageurs, contestataires, infortués, conquerants’ the specific focus of which was how to “inhabit DISASTERS OTHERWERE

otherwise” and the important role that architecture may play during situations of crisis, in a meditation that seems more urgent than ever. On the other hand, Metamorfosi already explored some of these themes many years ago. These include: an entire issue – ‘Paesaggi fragili’ (n. 66 /2007) – devoted to the theme of waste; the theme of cultural disasters explored in the issue 57/2005 about Hamburg and its opening editorial about the New Orleans catastrophe; and the article ‘Confini nomadi’ – a proposal for the sustainable design of spaces and peoples on the fringes of major cities that presented an interesting degree dissertation about a complex issue that seems more urgent than ever. This is just to say that, as a magazine that has consistently followed the architectural debate, Metamorfosi already captured early on the key importance of the critical and complex issues that would literally explode in the hands of architects in the coming decade. This column will explore these issues by presenting the works of architects like Cameron Sinclair (Ted Prize recipient and founder of Architecture for Humanity and later of Small Works), Toyo Ito (founder of Home for All as a response to the Sendai disaster), Shigeru Ban (Pritzker Prize laureate in 2014 for his work on “temporariness”), among many others. And the list will get longer and longer …. The goal is giving voice to all those designers who, confronted with the complexity and variety of challenges that architecture must address, have successfully offered a wider perspective and innovative solutions resulting in new forms of ‘quality’ for highly critical places, in difficult conditions (lack of resources, prohibitive constraints, pressing requirements) precisely where a quality result is hard to achieve.

CATASTROFI

83


Disastri Naturali. Dopo i disastri non piĂš confini geografici ma omologazione di paesaggi e volti. Natural Disasters collage. After disasters no more geographic boundaries, homologation of landscapes and faces.

Disastri sociali. Senzatetto. Dopo i disastri non piĂš confini geografici ma omologazione di paesaggi e volti. Homeless Disasters collage. After disasters no more geographic boundaries, homologation of landscapes and faces.

84

METAMORFOSI 02

NICOLETTA TRASI


Collage di disastri sociali: slums nel mondo. Dopo i disastri non piĂš confini geografici ma omologazione di paesaggi e volti. Social Disasters collage: slums in the world. Â After disasters no more geographic boundaries, homologation of landscapes and faces

DISASTERS OTHERWERE

CATASTROFI

85



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.