Esplorazioni della città dei ceti medi

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Questo libro è stampato su carta ecologica certificata FSC

ISBN 978-88-6242-158-4 Prima edizione Giugno 2015 First edition June 2015 © LetteraVentidue Edizioni © Gaia Caramellino, Filippo De Pieri, Cristina Renzoni Photo © Michela Pace Salvo dove diversamente indicato Except where otherwise stated È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. No part of this book may be reproduced or transmitted in any form or by any means, including photocopying, even for internal or educational use. Italian legislation only allows reproduction for personal use and provided it does not damage the author. Therefore, reproduction is illegal when it replaces the actual purchase of a book as it threatens the survival of a way of transmitting knowledge. Photocopying a book, providing the means to photocopy, or facilitating this practice by any means is like committing theft and damaging culture. Gli autori rimangono a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare. Authors apologise for any unintentional omission. Finito di stampare nel mese di Giugno 2015 presso lo Stabilimento Tipolitografico Priulla S.r.l. (Palermo) Printed in June 2015 LetteraVentidue Edizioni S.r.l. Corso Umberto I, 106 96100 Siracusa, Italia

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Gaia Caramellino, Filippo De Pieri, Cristina Renzoni photography by Michela Pace

ESPLORAZIONI NELLA CITTÀ DEI CETI MEDI EXPLORATIONS IN THE MIDDLE-CLASS CITY

TORINO 1945-1980


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INDICE CONTENTS 7 RINGRAZIAMENTI ACKNOWLEDGMENTS 9 Le case dei quarantamila Housing the forty thousand Filippo De Pieri POLITICHE POLICIES 17 La 167 a Torino The 167 law in Turin Filippo De Pieri 25 materiali materials LUOGHI PLACES 49 Cartografie del mutamento Mapping urban mutations Cristina Renzoni 57 materiali materials ATTORI STAKEHOLDERS 79 Costruire la Torino dei ceti medi Building middle-class Turin Gaia Caramellino 87 materiali materials

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FORME FORMS 141 Lo sguardo ordinario The ordinary look Michela Pace TRACCE TRACES 149 Le fonti The sources Daniela Ferrero 154 BIBLIOGRAFIA BIBLIOGRAPHY


Una Fiat 600 di fronte all’edificio residenziale di via Colli progettato da S. Hutter. Torino, 1956 (Centro Storico Fiat) A Fiat 600 in front of the apartment block in via Colli designed by S. Hutter, Turin 1956 (Centro Storico Fiat)


LE CASE DEI QUARANTAMILA HOUSING THE FORTY THOUSAND Filippo De Pieri

Il 14 ottobre 1980 un nutrito corteo attraversò il centro di Torino per chiedere la fine del prolungato periodo di scioperi e blocchi degli stabilimenti Fiat che stava toccando la città dall’inizio dell’autunno. A scendere in piazza furono prevalentemente capi e dirigenti di livello intermedio – i quadri – e impiegati (Baldissera 1984; Castronovo 1987 e 1999; Cardoza-Symcox 2006). La «marcia dei quarantamila», come fu chiamata dalla stampa, non segnò solo una grave sconfitta per il movimento operaio italiano, ma anche un importante momento simbolico per la storia di Torino nel secondo dopoguerra: il momento della conquista della scena pubblica da parte di un segmento della società urbana che rivendicava in quell’occasione la propria natura di maggioranza silenziosa. La storiografia su Torino nel secondo dopoguerra ha spesso posto al centro della propria attenzione la questione della città industriale e delle culture di fabbrica (Gabert 1964; Olmo 1994 e 1997; Musso 2005). Tuttavia la Torino del Novecento non è stata solo una grande città operaia ma anche una grande città di ceti medi, cresciuti intorno e dentro l’industria già nella prima metà del secolo (Pesce 2010). Una città sfaccettata e diversificata nelle sue culture e nelle sue scelte quotidiane e politiche, certo non tutte riconducibili alle posizioni conOn 14th October 1980, a large crowd crossed the centre of Turin to ask for the end of the long period of strikes and blocks of the Fiat factories which had been affecting the city from early autumn. The crowd was mainly made up of intermediary managers and directors – the quadri – and employees (Baldissera 1984; Castronovo 1987 and 1999; Cardoza-Symcox 2006). The «march of the forty thousand», as the press would call it, not only marked a huge defeat for the Italian workers movement, but also an important symbolic moment for the history of Turin in the period following the Second World War: a conquest of the public scene by a segment of urban society which claimed, on that occasion, their own kind of silent majority. The historiography of Turin in the period following the Second World War has often focussed on the question of the industrial city and the factory cultures (Gabert 1964; Olmo 1994 and 1997; Musso 2005). Nevertheless, 20th-century Turin was not only a great working-class city, but also an important city of the middle classes, which had developed around and within the industry from as early as the first half of the century (Pesce 2010). A city that was multi-faceted and diversified concerning its cultures and its daily and political choices, LE CASE DEI QUARANTAMILA

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E7 100 0 0

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E11 22 29 49

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E5 100 0 0

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E22 0 100 0

I

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E25 100 0 0

E24 0 100 0

E19 31 69 0

E17 26 74 0

E21 0 100 0

E6 100 0 0

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II

E2 100 0 0

E4 100 0 0

E13 90 10 0

E10 0 100 0

LE ZONE DELLA 167 167 ZONES enti pubblici public housing

cooperative cooperatives 1km

privati private developers

zone mai giunte ad attuazione never built zones


III E8 23 77 0

E1

E12

E15 41 59 0

E9

E18 58 42 0

E14 25 75 0

E16 0 100 0

IV

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E20

22 29 49

% enti pubblici % public housing % cooperative % cooperatives % privati % private developers

cicli di finanziamento funding phases

I: 1965-68 II: 1969-71 III: 1971-73 IV: 1974-75

zone non assegnate / assegnate in minima parte al 1977 zones not assigned / assigned in small part in 1977

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E23 52 48 0

fonte / source: Comune di Torino 1978 zone costruite al 1977 fully built zones in 1977

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II ppa II ppa III ppa | E29

III ppa | E27

III ppa | E28 II ppa

I ppa.4 | E26

I ppa.3

I ppa.1 I ppa.5 I ppa.2

II ppa

piani particolareggiati attuativi: I ppa (1978-80); II ppa (1984-88); III ppa (1990-94) detailed plans: I ppa (1978-80); II ppa (1984-88); III ppa (1990-94) piano 167 167 plan 1km


LA 167 DOPO IL PRIMO PEEP La storia della 167 non si esaurisce con la storia del primo Peep ma prosegue anche dopo il sostanziale esaurimento delle aree individuate negli anni sessanta. Il ciclo di attuazione della legge a Torino si conclude solo con l’approvazione, nel 1995, del nuovo Prg (Vignuolo 2013). Nel 1978, la giunta a guida Pci mette a punto un programma di interventi per il centro storico che prevede dodici interventi articolati su tre fasi (Città di Torino 1978). Il programma riprende il modello dell’esperienza bolognese dei primi anni settanta, che aveva sperimentato l’approvazione di Peep nel centro storico per sostenere operazioni di recupero urbano socialmente equilibrato (Cervellati et al. 1977). A Torino il modello si declina prevalentemente attraverso interventi micro, difendendo un’idea di conservazione che non si limita alla città romana e barocca ma manifesta un’attenzione per l’architettura dell’Ottocento (la casa delle colonne di Alessandro Antonelli) e il patrimonio industriale (gli edifici Fiat in Borgo San Paolo). Del piano si ricordano oggi soprattutto alcuni effetti indesiderati: l’intervento pubblico nelle aree centrali sarà uno dei molteplici fattori all’origine della gentrification del centro storico, mentre sarà su uno dei lotti individuati ma non giunti a realizzazione che Aldo Rossi progetterà pochi anni più tardi il suo unico edificio torinese, Casa Aurora. A questa fase di interesse per il centro storico fa seguito, a partire dal 1984, una stagione di ritorno alla periferia le cui sporadiche realizzazioni vanno, in alcuni casi, a consolidare alcune zone di espansione già individuate nel primo Peep. FDP | RV THE 167 AFTER THE FIRST PEEP The story of the 167 did not end with the story of the first Peep but continued also after the substantial exhaustion of the areas identified in the 1960s. The lifespan of the law in Turin ended only with the approval, in 1995, of the new general regulatory plan for the city (Vignuolo 2013). In 1978 the communist-led city council drew a plan for the historic centre, which provided for twelve operations divided into three phases (City of Turin 1978). The plan borrowed from the experiences carried out in Bologna at the beginning of the 1970s, where the city council had experimented the implementation of a Peep in the historic centre in order to sustain socially balanced urban recovery operations (Cervellati et al. 1977). In Turin, the model was implemented largely through micro operations and was inspired by a notion of urban conservation which paid attention not just to the Roman and Baroque city but also to 19th-century architecture (the Casa delle colonne by Alessandro Antonelli) and industrial heritage (the Fiat buildings in Borgo San Paolo). Today, the plan is worth recalling especially for some of its undesired effects: public intervention in central areas was one of the factors behind the gentrification of the historic centre, while it was on one of the lots initially identified by the plan that Aldo Rossi was later to design his only building in Turin, Casa Aurora. The interest in the historic centre was followed, as of 1984, by a return to the outskirts. The sporadic interventions of this latter phase consolidated, in some cases, areas of expansion that had already been identified in the first Peep. FDP | RV

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IL CENTRO EUROPA

THE CENTRO EUROPA

Il Centro Europa è l’unico intervento nelle aree di 167 torinesi a essere proposto e realizzato interamente da privati. La legge prevedeva la possibilità per i proprietari di aree comprese nei piani di zona di realizzare su quelle aree complessi di edilizia economica e popolare. L’impresa cuneese Upir del geometra Mario Chesta propone al Comune di Torino nel 1966 una convenzione su alcuni terreni della zona E11, terreni di cui l’impresa finalizza peraltro l’acquisto solo negli anni successivi (1966-68). Il target dell’operazione è esplicitamente una clientela di ceto medio (cfr. pp. 14-16). Gli annunci immobiliari evocano le dotazioni di verde e servizi del nuovo quartiere e le «rifiniture di gran classe». Un’indagine contemporanea vede il quartiere abitato da una popolazione giovane e prevalentemente di origine piemontese, composta in maggioranza di impiegati (71,5%). A chi difendeva l’idea che l’investimento pubblico sull’edilizia economico-popolare dovesse prioritariamente favorire i ceti meno abbienti, il Centro Europa apparve subito un esempio evidente della tendenza delle politiche italiane per la casa a sostenere la produzione di «appartamenti tutt’altro che popolari, a prezzi tutt’altro che economici» (Frisa 1974, 25). La costruzione si rivela presto di bassa qualità e alcuni rifacimenti di facciate vengono effettuati già nel 1973. FDP

The «Centro Europa» was the only intervention in the area of Torino’s 167 which was wholly carried out by private investors. The law allowed for the owners of land included in the zone plans to be able to build affordable housing schemes on those same areas. In 1966, the Upir firm from Cuneo, owned by surveyor Mario Chesta, offered the municipality of Torino an arrangement over certain parcels of land in area E11 which were bought by the firm only in later years (1966-68). The operation’s commercial target was unabashedly the middle class (see pages 14-16). Real estate advertisements evoked the presence of green areas and services in the neighbourhood and the «high class» finishing of buildings. A survey carried out in those years recognized the neighbourhood as being inhabited by a young population of mainly Piedmontese origin, mostly employees (71,5 %). For those who defended the idea that public investment for affordable housing should favour the working classes, the Centro Europa immediately appeared as an example of the Italian housing policies supporting the creation of «apartments which have nothing for the people and at prices which are anything but cheap» (Frisa 1974, 25). Buildings quickly turned out to be of low quality and façades needed refurbishment already by 1973. FDP

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Bombe e mezzi incendiari lanciati, 194245. Zona 2, particolare (Archivio Storico della CittĂ di Torino, Tipi e disegni, 68-1-2) Bombs and fire-bombs fallen on the city, 194245. Zone 2, details (Historical Archives of the City of Turin, Tipi e disegni, 68-1-2)




VIA NIZZA

VIA NIZZA

Attestati lungo via Nizza, nel settore sud della città e di fronte allo stabilimento del Lingotto, sorgono nel 1950 i 18 edifici che la FIAT costruisce per i propri dipendenti nell’ambito del primo settennio Ina-Casa. Costruito su terreni di proprietà dell’azienda, il complesso costituisce l’intervento più rilevante inaugurato dalla società nel corso degli anni cinquanta (2.680 vani) e riflette gli standard piuttosto rigidi imposti dal piano Fanfani e gli esiti di una prima stagione di politiche residenziali avviate dalla Fiat dopo la fine della guerra. Sebbene l’alloggio tipo rispetti la metratura media compresa tra i 55 mq (3 vani e mezzo) e i 75 mq (5 vani), emerge il tentativo dell’azienda di differenziare le soluzioni proposte per i dipendenti torinesi dai complessi di edilizia economico-popolare, attraverso migliorie che interessano per lo più i servizi comuni e le finiture; più ricercate rispetto a quelle normalmente adottate per l’edilizia pubblica, queste includono marmi, piastrelle smaltate, tinteggiature a colla. Per la disposizione planimetrica degli alloggi, il Servizio Costruzioni e Impianti si rifà alla casa multipiano continua con due alloggi per scala (Piano incremento 1949). Nelle case di 5 piani fuori terra il piano tipo comprende quasi sempre 20 alloggi distribuiti su due scale; fanno eccezione le due torri a stella di 8 piani costruite in prossimità di piazza Fabio Filzi (Ravelli 1953), la cui diversa soluzione planimetrica, che prevede alloggi più spaziosi rispondenti alle necessità delle famiglie più numerose, rimarrà un caso isolato nella progettazione delle case Fiat. RDA

The eighteen buildings that Fiat constructed for their employees during the first sevenyear period of the Ina-Casa Plan, in 1950, were erected along via Nizza, to the south of the city and in front of the Lingotto factory. Constructed on land owned by the company, the complex represented the most important intervention inaugurated by the company over the 1950s (for a total of 2,680 rooms) and reflects the rather rigid standards imposed by the Fanfani plan and the results of an initial season of residential policies launched by Fiat immediately after the war. The standard flat types respect the average surface area of between 55 square metres (3 ½ rooms) and 75 square metres (5 rooms). The company however decided to differentiate the solutions proposed for its Turinese employees, through improvements that mainly affected the communal services and finishing touches. The latter were more refined than those generally used for public housing construction and included marble, enamelled tiles, and paste painting. For the design of the houses the Construction and Installation Service followed the type of the continual multi-storey house with two flats per level (Piano Incremento 1949). In fivefloor blocks, the typical floor was almost always composed of 20 homes distributed by two staircases. The two eight-floor, starshaped towers built near piazza Fabio Filzi were an exception to this rule (Ravelli 1953), and allowed for more spacious flats suitable for larger families. This, however, remained a single case in the history of Fiat housing design. RDA

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INGRESSI ENTRANCES



TRACCE TRACES




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