Ringraziamenti Questo libro è il risultato di una ricerca condotta in differenti contesti e istituzioni. La maggior parte del lavoro di redazione, stesura e critica ha avuto luogo in Italia, presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura dell’Università degli studi di Cagliari. Ringrazio Giorgio Peghin, per l’interesse che ha sempre dimostrato verso il mio lavoro di ricerca e per il supporto, la fiducia e l’amicizia che mi ha accordato in questi anni di collaborazione, e i coordinatori della Scuola di Dottorato in Architettura Antonello Sanna e Emanuela Abis. Gli anni trascorsi presso la TU Delft hanno rappresentato un periodo di straordinaria crescita sia per la ricerca che a livello personale. Per questo ringrazio principalmente Wil Zonneveld e i colleghi della scuola di dottorato in urbanistica. I miei ringraziamenti vanno inoltre a Daan Zandbelt e Bernardo Secchi che nel 2011 mi suggerirono la “Patchwork Metropolis” come un interessante caso studio, meritevole di approfondimento. Ringrazio in modo particolare Paola Viganò e Bernardo Secchi per avermi fatto amare la disciplina e per avermi mostrato cosa significhi essere un urbanista. Senza di loro questa ricerca non sarebbe stata possibile o si sarebbe dissolta in un mare di retorica. Ringrazio Willem Jan Neutelings per aver concesso a questa ricerca alcuni materiali personali e inediti; il Netherland Architecture Institute per avermi garantito l’accesso al treasure di disegni e materiali originali; tutti gli amici ed i colleghi delle Università di Cagliari, Delft, Venezia e Losanna, in particolare Giambattista Zaccariotto (AHO Oslo) per essersi dedicato alla lettura dei testi in veste di referee per il Doctor Europaeus. Infine questo libro e molte delle cose che ho fatto nella vita non sarebbero state possibili senza il supporto e le critiche della persona che più di tutti mi è stata vicino in questi anni.
Indice Presentazione 7
13
Città moderna e città contemporanea: la Patchowork Metropolis Paola Viganò
Introduzione Parte II La costruzione di un modello operativo
Parte I De Tapijtmetropool 1989 21
Atto fondativo
125
Oltre le ragioni dell’autore
27
> Inserto: Patchwork Metropolis Manifesto
131
> Inserto: Intervista a Bernardo Secchi
35 36
La Genesi del progetto Il South-Wing Holland come un patchwork Le nuove patch nello Zuidrand
135 138 142 146 149
Materiali Frammento Pattern Parte Patch
40 45
> Inserto: Intervista a Willem Jan Neutelings
153
> Inserto: Della Magnificenza Civile. Il progetto di una patch
51 52 55
The enlightened prince of suburbia Dirty realism Nevelstad belga
159 162
Patch dynamics Un modello evolutivo
61 64
169
> Inserto: Into the Loop. Lo spazio tra le patch
74
La periferia come contesto Il caso olandese: nuovi paradigmi e vecchi nemici Verso la città territorio
85 86 89 92 95
175 178 182
Network Network continui e network discreti Territori specializzati
Le ragioni del territorio olandese Le tre invarianti La città per segmenti Clustered suburbanisation Il neoliberalismo e la politica del Vinex
187 190 195
Patchwork Modalità associative Complessità narrativa
101
> Inserto: Itinerari fotografici fotografie di Giaime Meloni
199 200 204
The new urban dweller Situazionismo e Homo Ludens Il concetto di lifestyle
111
Un esercizio di anacronismo
207
Progetto di città contemporanea
Postfazione 219
Patchwork Metropolis: la dissoluzione dell’ordine formale nella città contemporanea. Giorgio Peghin
6
Patchwork Metropolis Progetto di città contemporanea
Città moderna e città contemporanea: la Patchwork Metropolis di Paola Viganò
Presentazione
7
A
quasi trent’anni dalla sua concezione, la “Tapijt Metropool” / “Patchwork Metropolis” di Jan Neutelings, complici le ambiguità prodotte da traduzioni non evidenti, continua a sollevare questioni e a produrre riflessioni. Questa è la ragione per la quale la tesi di dottorato di Carlo Pisano1, della quale il libro è una restituzione, è stata dedicata alla decostruzione della metafora, alla sua fortuna e diffusione. >> Città moderna e città contemporanea La Patchwork Metropolis è un dispositivo concettuale e operativo di produzione dello spazio. Al momento della sua formulazione e pubblicazione2 l’effetto è dirompente. Gli schizzi colorati di Neutelings introducono nuove immagini, libertà, orizzonti di senso non comprensivi, limitati e tuttavia capaci di rinnovare l’arsenale di modelli spaziali ai quali il progetto può fare riferimento. Nella ricostruzione della sua genealogia emergono percorsi che la congiungono alla formazione della città moderna, una città per parti, ispirata all’analogia cellulare, pensata per satelliti (il trabantenprinzip utilizzato da Ernst May nell’esperienza di Francoforte alla metà degli anni Venti del secolo scorso3 e ripreso dalla città giardino inglese), una città di frammenti. Città moderna e città contemporanea non possono essere comprese senza riconoscere l’emergere della figura del frammento4, parte centrale dell’organizzazione disciplinare e securitaria di una città che cresce e colonizza il suo nuovo spazio. Figura disciplinare5, poiché contiene le cellule specializzate dell’educazione, rieducazione, lavoro, le infrastrutture che attengono alla dimensione corporale degli individui dei quali si occupano e che disciplinano. Figura securitaria6, traduzione spaziale della cura della popolazione, con i nuovi spazi verdi, cinture, penetranti, corridoi che la nuova periferia offre connettendo, ma anche isolando e distanziando, le sue diverse parti. Il frammentismo si costituisce allora come ricerca della perfezione di ciascun frammento, perfetto in sé. Il tema che si apre è quello della coerenza tra i diversi frammenti. La “Patchwork Metropolis” non sfugge al doppio paradigma, disciplinare e securitario, ma lo reinterpreta enfatizzando fino alla caricatura un aspetto inizialmente non centrale nella riflessione sulla città moderna (se non nell’idea della specia-
Paola Viganò
1. Pisano Carlo, Patchwork Metropolis. Un modello teorico per il progetto dei territori contemporanei, XXVIII Ciclo di Dottorato in Architettura, Università degli Studi di Cagliari, 2016. 2. Neutelings Willem Jan, Willem Jan Neutelings, architect, Uitgeverij 010, Rotterdam, 1991. 3. Grassi Giorgio (a cura di), Das Neue Frankfurt 1926-1931, Dedalo, Bari, 1975. 4. Secchi Bernardo, Prima lezione di urbanistica, Laterza, Bari-Roma, 2000. 5. Foucault Michel, Surveiller et punir. Naissance de la prison, Paris, Gallimard, 1975. 6. Foucault Michel, Sécurité, Territoire. Population, Cours au Collège de France, 1978-1979, Gallimard/ Seuil, 2004.
18
Patchwork Metropolis Progetto di cittĂ contemporanea
I
De Tapijtmetropool 1989
20
Patchwork Metropolis Progetto di cittĂ contemporanea
Atto fondativo
Parte I De Tapijtmetropool 1989
C
ome spesso capita in urbanistica, così come in altri campi di ricerca, la storia dei termini e ancor più delle figure1 e dei loro diversi modi d’uso è alquanto vaga. Un’accurata ricerca delle origini e delle diverse declinazioni attraversate da figure ambigue come l’arcipelago o legate al corpo umano o astratte come quelle del frammento e della continuità risulterebbe una operazione molto complessa e forse poco produttiva. Tralasciandone però la genesi più antica, un’indagine sui momenti in cui esse sono diventate di uso comune – utilizzate come chiavi di lettura o manifestazioni di specifici fenomeni – è certamente un’operazione più accessibile e forse più interessante. Quanto sarebbe stato vago, ad esempio, il termine città arcipelago se nel 1977 O. M. Ungers non avesse radunato un gruppo di giovani promettenti architetti, elaborando l’ormai celebre “Die Stadt in der Stadt” noto anche come “Berlino, l’arcipelago verde”? Dal 1977 l’idea di arcipelago urbano e di città arcipelago è apparsa con sempre maggior frequenza nel dibattito urbano per descrivere sia il funzionamento delle aree urbane, sia il modo in cui esse dovrebbero essere concepite2, diventando una delle più influenti metafore urbane del Novecento3. Nonostante l’uso della metafora del patchwork in urbanistica abbia origini lontane – che arrivano almeno fino al gruppo dei “The Regional Planning Association of America”4 – si intende qui considerare la ”Patchwork Metropolis” di Neutelings del 1989 come prima occasione di utilizzo del termine patchwork per indicare
Atto fondativo
21
1. Si veda l’uso del termine “figura” in Secchi Bernardo, Prima lezione di urbanistica, cit., p.10. «Uso questo termine come nella retorica: sono figure la metafora o la metonimia, la sineddoche o l’iperbole, mosse del discorso, attraverso le quali oggetti, situazioni o eventi non sempre omogenei, per esempio la città e il corpo umano, la parte e il tutto, vengono posti tra loro in relazione». 2. Hertweck Florian, Marot Sébastien, The City in the City, cit. 3. La figura dell’arcipelago ha permeato la cultura del Novecento come metafora descrittiva e organizzativa basata sul riconoscimento di elementi discreti, definibili e identificabili, inseriti in un quadro territoriale allargato, all’interno del quale si relazionano reciprocamente. Il suo uso si estende dagli studi del filosofo Massimo Cacciari che in “L’Arcipelago” utilizza le isole dell’Arcipelago come metafore degli stati europei, fino al più recente lavoro di Pier Vittorio Aureli che intitola la sua tesi di dottorato “La città arcipelago e il suo progetto”. Cfr. Cacciari Massimo, L’arcipelago (3° edizione), Adelphi, Milano, 1997 e Aureli Pier Vittorio, La città arcipelago e il suo progetto, Dottorato in Urbanistica ciclo XVII, 2001-02, tutor Elia Zenghelis, coordinatore Bernardo Secchi, Università IUAV di Venezia. 4. Gruppo fondato nel 1923, tra i cui membri è possibile ricordare gli architetti e urbanisti Clarence Stein e Henry Wright; il “forester” Benton MacKeye e l’urbanista e sociologo Lewis Mumford.
22
Patchwork Metropolis Progetto di cittĂ contemporanea
Copertina del libro e articolo sulla Patchwork Metropolis: Neutelings Willem Jan, Willem Jan Neutelings architect, cit., p.40.
Atto fondativo
Parte I De Tapijtmetropool 1989
specifiche qualità della città contemporanea, che sono accuratamente analizzate e descritte nei testi e nelle immagini a corredo del progetto. Il progetto ha inizio quando Neutelings, appena trentenne, viene incaricato dal Department of Housing Development del Comune de L’Aia di studiare la fattibilità di un nuovo distretto urbano, situato tra le città di Delft e L’Aia. Questa zona, chiamata Zuidrand, fa parte di una conurbazione molto più ampia che si estende tra Rotterdam e L’Aia. Una porzione di territorio che presenta in modo evidente gli effetti dell’esplosiva crescita post-bellica delle aree urbane e suburbane, portando ad una progressiva sfocatura della distinzione tra la città e la campagna. La zona tra L’Aia e Rotterdam, definita da Neutelings “De Tapijtmetropool” o “Patchwork Metropolis”, è efficacemente descritta come un campo continuo di patch che, partendo dal Mare del Nord, raggiungono a sud il fiume Nieuwe Maas. Il progetto della “Patchwork Metropolis” è stato pubblicato nel 1991 in una piccola monografia che l’editore 010 dedica al vincitore del premio biennale Maaskant, riconoscimento destinato al giovane architetto olandese più promettente. Il progetto è introdotto da un breve ma intenso testo in cui Neutelings, partendo da una questione molto pratica – l’analisi delle quantità insediative e delle tipologie programmatiche da localizzare nel Zuidrand – definisce chiaramente la premessa su cui si basa la sua ricerca: «l’assurda nozione di una polarità romantica tra una paradisiaca Arcadia e una
Atto fondativo
23
44
Patchwork Metropolis Progetto di cittĂ contemporanea
Intervista a Willem Jan Neutelings Giugno 2011
Parte I De Tapijtmetropool Willem 1989 Jan Neutelings 1989
In quale occasione ha sviluppato la ricerca sulla “Patchwork Metropolis”? Era un lavoro commissionato dalla città de L’Aia. Ci chiesero di elaborare uno studio sulla possibilità di espandere la città verso sud. Quest’area era però localizzata al di fuori dei limiti amministrativi, così ci chiesero di estendere le analisi a un’altra municipalità. In seguito ci portammo ancora oltre quei limiti e considerammo l’intera area tra L’Aia e Rotterdam, così da effettuare una ricerca ancora più completa. Dopo alcuni mesi di lavoro definimmo l’idea della “Patchwork Metropolis”, in cui l’area compresa tra il mare e fiume Reno era considerata come un tappeto continuo di elementi spaziali e funzionali. Questo progetto era una sorta di estensione del progetto “Ring culture” redatto nel 1985 per la città di Anversa. Entrambi i progetti, infatti, contrastano il pensiero dominante degli anni ottanta basato sulla ricostruzione dei centri urbani, quando in realtà ogni cosa stava succedendo fuori dalle città, specialmente lungo gli assi stradali periferici. Il progetto urbano si è spesso basato sulle metafore: perché lei ha proposto la metafora del patchwork? L’intero progetto è basato sull’opposizione del paradigma che vede la città come una macchia rossa su un territorio verde. Noi affermammo che questo paradigma non era più adatto e che, se si guarda la città più da vicino, come un biologo, si può notare chiaramente come nella macchia rossa ci siano molte aree verdi e nel verde molte macchie rosse. Se si considera quindi il territorio tra L’Aia e Delft, si può constatare che quello che dovrebbe essere verde, secondo le interpretazioni dei vecchi pianificatori, è in realtà completamente costruito. Inoltre se si guarda al centro de L’Aia si possono riconoscere alcuni luoghi di pura natura. Dunque l’idea medievale basata sull’opposizione tra rosso e verde non è più rilevante; si doveva definire un altro modo di qualificare la condizione spaziale in cui viviamo. Così cominciò la ricerca sulla “Patchwork Metropolis”.
Intervista a Willem Jan Neutelings
45 45
46 46
Patchwork Metropolis Progetto Un modello diteorico città contemporanea per il progetto dei territori contemporanei
Pensa che sia possibile guidare l’evoluzione della “Patchwork Metropolis”? Dichiarammo l’impossibilità di guidare l’evoluzione del territorio alla scala del Randstad. L’unico modo in cui si può guidare l’evoluzione del territorio è al livello delle patch. Si possono sostituire le vecchie patch con quelle nuove, si possono frammentare quelle esistenti, ma in una società neoliberale e orientata al mercato non è più possibile guidare il Randstad come un’unica entità. Il Ministero olandese della pianificazione, mobilità e infrastrutture ha recentemente sviluppato una visione che implica il trasferimento di molte responsabilità dal livello nazionale a quello locale1. Pensa che la sua predizione sull’impossibilità di pianificare alla scala regionale si stia avverando?
Diagramma della Patchwork Metropolis.
1. Ci si riferisce alla “Nederland in 2040: een land van regio’s – Ruimtelijke verkenning” del 2011. Per approfondimenti di veda PBL Netherlands Environmental Assessment Agency, Nederland in 2040: een land van regio’s – Ruimtelijke verkenning, The Hague, Netherlands, 2011.
Sicuramente questa decisione valorizzerà la “Patchwork Metropolis” dal momento che tutti si concentreranno su patch sempre più piccole. Confrontando questa situazione con il patchwork reale si può evidenziare la differenza tra un quilt cucito da una sola persona, in grado di controllare il risultato complessivo, e lo stesso quilt realizzato da dieci persone diverse, che ci lavorano in momenti diversi. In realtà ciò che affermammo vent’anni fa è che non è possibile lavorare alla vasta scala. In una società democratica e guidata dal mercato non è possibile controllare il territorio in toto. Cosa succederà al Green Heart? Diventerà anch’esso parte del patchwork? Penso che il Green Heart non esista più. Tutto il concetto del Green Heart è un falso, una specie di idea nella mente dei pianificatori, ma uno sguardo più attento rivela che il cosiddetto Cuore Verde è popolato da una miriade di pic-
Intervista a Willem Jan Neutelings
Parte I De Tapijtmetropool Willem 1989 Jan Neutelings 1989
47 47
coli centri. Dovunque nel Green Heart, nel raggio di pochi chilometri, è possibile vedere un edificio. Poteva funzionare come principio se imposto attraverso un regolamento per la creazione di un parco nazionale, con l’istituzione di una zona a divieto di accesso, come è stato fatto per le aree dunali. Ma questo non è mai stato realizzato. L’idea della “Patchwork Metropolis” è legata anche al modo in cui i fruitori interagiscono con il territorio? Le persone si spostano continuamente da una patch all’altra. Ogni patch ha qualcosa di diverso da offrire e dunque attrae diversi settori di popolazione. Nel fine settimana è possibile andare in un porticciolo o trascorrere la mattina lavorando in fattoria e la serata a Hook Van Holland2. Il problema è che la città non può più essere compresa come un elemento spaziale, perché non è più una composizione spaziale. Internet rappresenta una metafora appropriata della “Patchwork Metropolis”. Ognuno può avere molti siti web da visitare, può collegare luoghi che non hanno più alcuna relazione spaziale di prossimità. È infatti possibile osservare uno yacht club accostato a funzioni con cui non stabilisce alcuna relazione, risultando invece collegato con un quartiere direzionale posizionato ad un chilometro di distanza. Se si osservano per esempio le patch di terziario, è evidente che esse sono sempre localizzate in prossimità di un’uscita autostradale. La distribuzione delle patch segue una logica che non è la logica spaziale di un pianificatore urbano ma è una logica condizionata da processi economici e sociali. Per fare un esempio, io vivo ad Anversa e il mio ufficio è a Rotterdam, vicino alla stazione ferroviaria; così gran parte della mia vita si svolge tra queste due patch. Negli ultimi dieci anni non sono mai stato nella parte sud di Rotterdam, non è una patch che mi interessa, non c’è nulla là per me. La città non è più un continuum, ognuno di noi vive in una città differente.
Intervista a Willem Jan Neutelings
Percorso quotidiano di W. J. Neutelings attraverso la Patchwork Metropolis da Anversa a Rotterdam.
2. Località balneare situata lungo la foce del fiume Mosa.
50
Patchwork Metropolis Progetto di città contemporanea
Manifesto della mostra “Junge Architekten in Belgie. Tentoonstelling de selekties 85-8687 van de Stichting Architektuurmuseum, van 8 maart tot 3 april 1988, De Singel Antwerpen [graphic material]”, per gentile concessione della University of Gent (http://lib. ugent.be/catalog/ rug01:001633652) Dall’alto: Bernard Baines, Stephane Beel, Paul Bellemans, Jan Bruggemans, Peter Cornelis, Jo Crepain, Willem de Beus, Philip Deceuninck, Henk De Smet, Giedo Driesen, Klaas Goris, Pierre Hebbelinck, Jean Michel Huyge e Luc de Maesschalck, Georges Eric Lantair, Patrick Lefebure, Eugeen Liebaut, Guy Mertens, Kris Mys, W J Neutelings, Mauro Poponcini, Peuls Robrecht, Hilde Daem, Frank Stals, M Jose Van Hee, Huges Wilquin, Frank e Paul Wintermans.
1. Vermuelen Paul, The Enlightened Prince of Suburbia, in Neutelings Willem Jan, Willem Jan Neutelings, architect, cit., p.8. Dove non diversamente indicato le traduzioni si intendono ad opera dell’Autore. 2. Neutelings nacque infatti a Bergen Op Zoom, cittadina olandese, ma situata al confine con il Belgio, vicino ad Anversa.
02. The enlightened prince of suburbia
Parte I De Tapijtmetropool 1989
51
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The enlightened prince of suburbia «Sembra che Neutelings sia un poeta. Sembra che appartenga a quel gruppo limitato di persone che, da dietro le barricate dei centri storici, cantano la vera vita della Suburbia, dove i partigiani della Cultura di Massa regnano sovrani»1. Con questa entusiastica descrizione, in occasione della cerimonia del Maaskant Prize 1991 dedicato al giovane architetto dell’anno, Paul Vermuelen pubblica in un articolo intitolato “The enlightened prince of Suburbia”il racconto sui lavori giovanili di Neutelings. Nel 1991 Neutelings, poco più che trentenne, aveva già vinto il concorso per la realizzazione dello “European Patent Office”, allora il più grande edificio progettato in Olanda, aveva realizzato alcune case unifamiliari, principalmente nelle Fiandre, e aveva curato alcune ricerche e progetti urbani tra i quali spiccano il “Ring Culture” e la “Patchwork Metropolis”. Nel descrivere la formazione di Neutelings, Paul Vermuelen riconosce l’influenza di due fattori principali. In primo luogo evidenzia il debito concettuale di Neutelings nei confronti di Koolhaas, dapprima come suo studente all’Università di Delft e successivamente come architetto presso il suo studio. In secondo luogo nota le forti relazioni del pensiero di Neutelings con il territorio e la cultura belga e l’ascendente che questo contesto geografico ha avuto sul suo lavoro2.
02. The enlightened prince of suburbia
58
Patchwork Metropolis Progetto di cittĂ contemporanea
Cinque studi tipologici per il Ring di Anversa. Dall’alto a sinistra in senso orario: Spaghetti junction; Temporary residence block; Plateau; City vestibule; Distribution slab. Neutelings 1986, in Neutelings Willem Jan, Willem Jan Neutelings, architect, cit., pp. 34-39.
02. The enlightened prince of suburbia
Parte I De Tapijtmetropool 1989
59 Spaghetti junction. Neutelings 1986, in Neutelings Willem Jan, Willem Jan Neutelings, architect, cit., pp. 34-39.
Nevelstad belga
Itinerario 1: Da Delft a Delftse Hout, passando per Ypenburg.
II
La costruzione di un modello operativo
124
Patchwork Metropolis Progetto di cittĂ contemporanea
Oltre le ragioni dell’autore
Parte II La costruzione di un modello operativo
125
Q
uesta seconda parte è dedicata alla ricerca di una possibile configurazione territoriale basata sulla metafora del patchwork, attraverso la descrizione dei suoi elementi costitutivi, dei modi in cui questi si relazionano e della loro operabilità all’interno della disciplina urbanistica. Quanto teorizzato su questo argomento da Neutelings rappresenta un riferimento, un punto di partenza rispetto al quale, in virtù di una sorta di «autonomia dell’opera rispetto all’autore»1, il concetto di patchwork può essere manipolato, trasformato o contaminato attraverso il confronto con altri contributi e con altre figure a esso parallele o incidenti. A questo proposito è utile citare Umberto Eco che, in occasione di un dibattito con Richard Rorty sui limiti dell’interpretazione, propone una distinzione tra le “ragioni dell’autore”(le intenzioni delle quali un autore carica la propria opera), quelle “del lettore”(i modi nei quali il destinatario interpreta e utilizza la stessa opera) e le “ragioni dell’opera”(ciò che l’opera può dire e ciò che essa lascia nel terreno del non detto)2. Abbandonando quindi l’interpretazione filologica, basata esclusivamente sulla definizione dell’autore, a favore di una sua appropriazione e rielaborazione, la metafora del patchwork può rivelare aspetti inediti ed essere applicata in contesti diversi, che la trasformano o la ricostituiscono3. Il patchwork quindi da oggetto della ricerca diventa uno strumento di interpretazione,
Oltre le ragioni dell’autore
1. Eco Umberto, I limiti dell’interpretazione. Bompiani, Milano, 1990. Citato in Viganò Paola, Territorio dell’urbanistica. Il progetto come produttore di conoscenza. Officina, Roma, 2010, p.63. 2. Eco Umberto, Interpretation and Overinterpretation, Cambridge University Press, Cambridge, 1992. Cfr. Secchi Bernardo, Tracce di città: nuovi scenari per la città europea, in Munarin Stefano, Tosi Maria Chiara, Tracce di città. Esplorazioni di un territorio abitato: l’area veneta (2° edizione), Franco Angeli, Milano, 2002, pp. 213-217. 3. Cfr. Viganò Paola, Territorio dell’urbanistica. Il progetto come produttore di conoscenza, Officina, Roma, 2010, p.63.
Intervista a Bernardo Secchi Giugno 2011
Parte II La costruzione di un modello operativo
Le politiche pianificatorie olandesi si sono sempre basate sul modello della città compatta. Quali sono i suoi vantaggi? La discussione contemporanea sulla città è caratterizzata dal timore del fenomeno della dispersione. Enormi sforzi sono dedicati al mantenimento della città a una forma conclusa, definendo continuamente nuovi confini tra quella che è stata la città antica e il territorio contemporaneo. Quello che in realtà si è ottenuto attraverso questa cecità teorica è solo la crescita continua della città diffusa. Se vogliamo pensare la città futura, seguendo i trend in corso, dobbiamo trovare un nuovo modo di comprendere e progettare il territorio, una nuova metodologia che superi i confini della città compatta. I Paesi Bassi non sono più costituiti da una serie di città di media dimensione distribuite in un paesaggio aperto. La percezione del paesaggio è cambiata, da un qualcosa che sta al di fuori a qualcosa che sta all’interno; non una serie di spazi in between ma parti di una metropoli. Quali possono essere gli attributi di un territorio organizzato come un patchwork? La pianificazione urbana ha sempre basato i modelli urbani su alcune metafore: il corpo umano, la foresta, la mano, il parco, l’arcipelago. Il patchwork quindi deve essere compreso prima di tutto come metafora teorica, così da estrarre quelle caratteristiche che possono essere poi applicate in un territorio reale. Le donne dell’Appalachia che producono il patchwork iniziano il loro lavoro di rammendo senza un piano specifico, ma con una serie di linee guida declinate sulla base dei materiali a disposizione e del loro gusto personale nella giustapposizione di patch di differente dimensione e colore. In campo urbano possiamo assimilare questo processo con il concetto di compatibilità. La disposizione delle patch è guidata da considerazioni sulla compatibilità o incompatibilità dei loro caratteri visivi, funzionali, scalari. Il patchwork si oppone all’idea di frammentazione che è una figura negativa, definita tra il 19° e il 20° secolo, che implica che qualche cosa, della continuità della città del 18°-19° secolo, ha subito una rottura.
Intervista a Bernardo Secchi
131
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Patchwork Metropolis Progetto di città contemporanea
Il patchwork invece è composto da patch, una serie di entità ciascuna dotata di propria identità, organizzate insieme a costituire una unità superiore. Il patchwork è una figura paratattica. Il modo in cui le patch sono sistemate insieme non segue alcun piano sovraordinato. Il patchwork non contempla alcuna sintassi, solo un vocabolario di patch gestito attraverso regole basilari di compatibilità e incompatibilità. Il punto di contatto tra le patch è il reale punto critico e di interesse della “Patchwork Metropolis”. Quali tendenze stanno alterando l’equilibrio e la varietà del patchwork? Oggi dobbiamo pensare, in modo responsabile, a produrre una metropoli che sia sostenibile. Dovremmo considerare il valore ecologico del territorio, i rischi di allagamento, il mix di funzioni e la creazione di un sistema di mobilità collettivo ed efficiente. L’agricoltura e la produzione di cibo costituiscono un altro punto critico. Oggi infatti viene per lo più applicata la teoria dei “vantaggi comparati”, introdotta da David Ricardo. Secondo questo modello si dovrebbe facilitare la produzione là dove costa di meno. In questo modo però non stiamo considerando una serie di performance legate all’agricoltura, che hanno un valore sociale, che non sono però computate nel mercato delle produzioni agricole. Dovremmo comprendere profondamente il territorio e le differenze che lo abitano. Diverse tipologie di suolo, altezze / topografie, pattern naturali e urbani, tipologie di coltivazioni, prezzi dei terreni sono caratteristiche che dovrebbero essere considerate prima di conferire i ruoli alle diverse parti del territorio.
Intervista a Bernardo Secchi
133
Parte II La costruzione di un modello operativo
0 Km
5 Km
10 Km
15 Km
Costo medio delle case rapportato al periodo 20 Km di costruzione degli edifici (in bianco gli edifici realizzati dopo in 1990). Salvo rare eccezioni (come le aree di particolare pregio naturale lungo le dune a nord-est de L’Aia), gli appartamenti realizzati nei Vinex risultano in media più costosi rispetto a quelli localizzati nei centri storici delle maggiori città. I Vinex attirano pertanto “in periferia” porzioni di popolazione dal reddito medio-alto. Data source: CBS Holland (2014) Carlo Pisano, 2015
Costo medio di una casa (x1000 euro) 1509 - ∞ 936 - 1508 601 - 935 401 - 600 301 - 400 201 - 300 151 - 200 101 - 150 1 - 100
Intervista a Bernardo Secchi
134
1. Cfr. Choay Francois, La città. Utopie e realtà, Einaudi, Torino, 2000. 2. Wittgenstein Ludwig, Philosophische Untersuchungen, Basil Blackwell, Oxford, 1953. Trad. it. Trinchero Mario (a cura di), Ricerche filosofiche (1967), Einaudi, Torino, 1995, p. 34. Citato in Viganò Paola, La città elementare, Skira - Biblioteca di architettura, Milano, 1999, p. 31. 3. Questo è vero anche in altri campi del sapere. Nelle scienze biologiche ad esempio, il problema della scala di analisi e della coerenza delle parti è stato ampiamente dibattuto (si vedano ad esempio gli studi di Donna Haraway, 1991. “The Biopolitics of Postmodern Bodies: Constitutions of Self in Immune System Discourse”, in Simians, Cyborgs and Women: The Reinvention of Nature. New York: Routledge, e di Georges Canguilhem, 1966. Le normal et le pathologique, 1966 Paris: Presses Universitaires de France). I biologi Kupiec e Sonigo introducono ad esempio l’ipotesi delle ‘celle liberate’, teorizzando il potere di iniziativa e di azione a tutte le componenti coinvolte nella vita di un organismo. Nel loro libro “Nor God, nor Gene” infatti scrivono: «[…] le cellule sono soggette alla legge dell’evoluzione, […] le cellule formano una società che è simile a quella che risconosciamo ad altri livelli […] in ognuno di noi è presente un ecosistema composto da miliardi di animali microscopici. […] Questi animali vivono dentro di noi e, senza saperlo, ci permottono di vivere, pensare e sognare. Questi esseri unicellulari non vivono perchè ci devono far vivere. Loro vivono, esattamente come noi, semplicemente perchè devono farlo. […] Il piccolo non fa il grande, così come il grande non fa il piccolo. Le ‘parti’ e il ‘tutto’ hanno lo stesso status». V. Zitouni Benedikte, Organic Metaphors and Urban Causalities, in Gerber Andri, Patterson Brent, (a cura di), Metaphors in Architecture and Urbanism. An Introductionm, Transcript Verlag, 2013, pp. 147-158.
Patchwork Metropolis Progetto di città contemporanea
Stan Allen, Field Condition. In Points + Lines, 1985. Modalità compositive. Dall’alto a sinistra: Striated, Striated 2, twigs, striated 3, cluster, open cluster, mosaic, block composition, field vectors, field vectors 2, felt, loose grid, patchwork, patchwork 2, linked assemblies, collision.
01. Materiali
Parte II La costruzione di un modello operativo
135
01
Materiali La definizione delle unità costitutive, dei materiali che compongono la realtà urbana è un tema ricorrente nell’urbanistica e in particolare è stato al centro degli studi sviluppati all’interno di quella che Françoise Choay definisce l’urbanistica progressista. Nel corso del 19° secolo, Durand, Haussmann e Cerdà hanno infatti basato le loro teorie sull’ipotesi che la città potesse essere smontata nei suoi elementi e che l’analisi di questi elementi avrebbe potuto portare a una migliore comprensione del tutto. Partendo da questa ipotesi, questi autori hanno “indossato il camice bianco dei dottori” e analizzato la città industriale nei suoi più piccoli componenti1. Nella sua ricerca sull’elementarismo, Paola Viganò evidenzia come la definizione delle parti costitutive semplici di cui si compone la realtà sia un’operazione complessa. Citando Wittgenstein: «Quali sono le parti costitutive semplici di una sedia? -– I pezzi di legno di cui è formata? O le molecole? Oppure gli atomi? – Semplice vuol dire: non composto. E questo è il punto: ‘composto’ in che senso?»2. La selezione degli elementi che compongono la realtà è un’operazione che richiede dunque una procedura progettuale di riduzione della complessità3. L’operazione interpretativa – intrinseca alla costruzione di modelli e metafore urbane – è intimamente legata al processo di selezione della giusta scala alla quale il territorio debba essere analizzato, degli elementi da prendere in considerazione e di quelli superflui o fuorvianti, delle categorie e
01. Materiali
170 I. Kasteli
Patchwork Metropolis Progetto di cittĂ contemporanea
II. Palia Poli
III. Topanas
Into the Loop
IV. Public Garden
V. Koum Kapi
VI. Dikastiria
171
Parte II La costruzione di un modello operativo
VII. Aghios Ioannis
Abaco delle patch di Chania.
A sinistra: patch A destra: tra le patch.
Into the Loop
VII. Koumpes
IX. Pasakaki
X. Nea Poli
XI. Nea Chora
XII. Pachania
218
Patchwork Metropolis Progetto di città contemporanea
Patchwork Metropolis: la dissoluzione dell’ordine formale nella città contemporanea di Giorgio Peghin
Postfazione
219
L
a ricca e approfondita ricerca di Carlo Pisano sul progetto elaborato nel 1989 dall’architetto olandese Willem Jan Neutelings, la “Patchwork Metropolis”, introduce una riflessione sulla forma della città ed esplora la metafora del patchwork come strumento teorico e progettuale per i territori contemporanei. Il progetto di Neutelings, messo a confronto con modelli e teorie che, soprattutto dalla seconda metà del Novecento, hanno colto il cambiamento, in alcuni casi repentino, del paesaggio urbano e con esso la trasformazione dei modelli economici e di sviluppo territoriale, rivela una tendenza, quella della frammentazione della città in parti formalmente definite, e ne descrive i meccanismi di funzionamento e gli elementi costitutivi. Il paesaggio olandese – riferimento per una riflessione più ampia sulla forma della città contemporanea – e il disegno della “Patchwork Metropolis” di Neutelings mostrano, così, un territorio che si frantuma in tante unità, alcune autonome, altre interrelate, e si ricompone come rete dalle gerarchie continuamente in formazione e trasformazione. Una città che, se confrontata con quella storica o con le utopie e gli ideali urbani dei secoli passati, esprime il senso di una limitazione di ogni aspirazione verso l’ordine compiuto della forma. Jean Starobinski notava come nella nostra società prevale la convinzione che lo spirito dell’epoca sia contraddistinto, per dirla con le sue parole, «dall’incoerenza, dall’assurdo, dalla confusione delle lingue, dalla perdita e dalla dissipazione dei valori tradizionali della cultura»1. Egli affermava, al contrario, la possibilità di decifrare il nostro tempo attraverso una razionalità non superficiale capace di far emergere da una realtà la cui immagine è apparente, insiemi comprensibili dotati della compresenza di strutture eterogenee e simultaneamente presenti. La “Patchwork Metropolis” di Neutelings, se guardiamo agli esiti della sua rappresentazione e alle sue declinazioni teoriche ed operative, riesce a tradurre l’informe in una struttura organizzativa che, oltre l’apparenza, condiziona e produce un esito formale. Un concetto di forma, è bene sottolineare, che mette insieme elementi eterogenei in una unità inseparabile senza aspirare ad una definizione geometrica stabile. Ciò che interessa, infatti, non è il contenuto apparente di una forma ma
Giorgio Peghin
1. Starobinski Jean, Strutturalismo e critica, Il Saggiatore, Milano, 1985, p. 34.