Mini cigarillos

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Il “volumone� citato, aperto a pagina 406


Ho finito gli studi e qualcosa devo fare. In una libreria d’architettura compero un volumone intitolato Niemeyer, architetto e poeta. La fotografia a pagina 406 ritrae l’interno dello studio di Oscar Niemeyer con la spiaggia di Copacabana sullo sfondo: ecco, penso, lì vorrei essere. Trovo il numero di telefono, chiamo e chiedo di parlargli. Me lo passano. Il dialogo è breve e cordiale, ma l’esito negativo: in Brasile manca lavoro a causa di un’improvvisa crisi economica di cui ho letto anche sui nostri giornali. Maledico la crisi e mi metto il cuore in pace.

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Pagina 47 di “The work of Oscar Niemeyer�, la monografia curata da Stamo Papadaky citata a pagina 7


Da buon brasiliano anche Niemeyer è un appassionato di calcio. Nello studio, in fondo a una nicchia buia, c’è un televisore per guardare le partite. Un giorno mi parla del suo progetto per lo Stadio Nazionale disegnato nel 1941, a 34 anni. Ne critica la forma delle tribune, più alte da un lato: “Ci erano piaciuti gli spalti asimmetrici di un progetto di Le Corbusier e l’arco del suo Palazzo dei Soviet. Ma il football è una festa collettiva e il campo da gioco ne deve essere il centro”. E indulgente: “Sai, eravamo giovani”. Un altro giorno stiamo guardando Germania-Brasile, primo turno eliminatorio della Confederations Cup. Gli chiedo a bruciapelo: Maradona o Pelé? Indugia, poi dice Pelé. Tra me e me dissento e penso che in fondo l’“istituzione nazionale Oscar Niemeyer” non avrebbe potuto rispondere altro.

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Prima pagina del settimanale “Folha de Niterói” del 2-8 luglio 1999


Parla inglese solo se deve. Non gli piace la lingua degli americani. Qualche giorno prima del mio arrivo a Rio de Janeiro Fidel Castro gli ha fatto visita. Con me comunica in francese, la lingua del suo esilio a Parigi durante gli anni di regime militare. Alla fazenda sua nipote mi aveva chiesto se mi ero offeso quando mi aveva chiamato “gringo”. Le risposi di no. E lei: “È perché Oscar mi ha detto di non farlo più”.

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Copacabana di giorno, vista dallo studio, e di notte, vista dalla passeggiata


Mi racconta che da bambino la sua famiglia aveva una piccola casa proprio dove ora sorge il palazzo dello studio e che la spiaggia era molto più larga. Nella sabbia c’erano delle conchigliette particolari che adesso non si trovano più. Un giorno pieno di sole mi dice: “Maintenant, à ta place, je serais à la plage”14. Lui non lo sa, ma io alla sabbia di Copacabana preferisco la superficie salda della passeggiata disegnata da Burle Marx che quasi ogni sera percorro dopo cena andata e ritorno: tre e tre chilometri al passo.

14. “Adesso, al tuo posto, sarei in spiaggia”.

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In alto: entrando nella cappella del Palรกcio da Alvorada; In basso: la fazenda di famiglia a Bananal


Lo stesso giorno partiamo in pullman per Pampulha, poi Brasilia, San Paolo e di nuovo Rio. A Brasilia ci accoglie un amico di Niemeyer. Con lui ci è concesso di visitare anche il Palåcio da Alvorada, la residenza presidenziale. Alla garitta consegniamo i documenti e aspettiamo che passi un corteo di berline: esce Cardoso16 ed entriamo noi. Negli spazi assoluti disegnati da Niemeyer ci colpisce la presenza di alcuni oggetti famigliari come una biciclettina con le rotelle o i giocattoli di plastica colorata al bordo della piscina. Mentre visitiamo la piccola cappella privata penso a quando Niemeyer mi aveva raccontato di averla messa a fianco del portico con in mente la sua fazenda a Bananal.

16. Fernando Henrique Cardoso, presidente del Brasile dal 1995 al 2003.

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