Guardò su nel vuoto apparente – Case di campagna

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07 Collana Alleli / TXT Comitato scientifico Edoardo Dotto (ICAR 17, Siracusa) Antonella Greco (ICAR 18, Roma) Emilio Faroldi (ICAR 12, Milano) Nicola Flora (ICAR 16, Napoli) Bruno Messina (ICAR 14, Siracusa) Stefano Munarin (ICAR 21, Venezia) Giorgio Peghin (ICAR 14, Cagliari)

ISBN 978-88-6242-246-8 Prima edizione Ottobre 2020 © LetteraVentidue Edizioni © Luigi Pellegrino Come si sa la riproduzione, anche parziale, è vietata. L’editore si augura che avendo contenuto il costo del volume al minimo i lettori siano stimolati ad acquistare una copia del libro piuttosto che spendere una somma quasi analoga per fare delle fotocopie. Anche perché il formato tascabile della collana è un invito a portare sempre con sé qualcosa da leggere, mentre ci si sposta durante la giornata. Cosa piuttosto scomoda se si pensa a un plico di fotocopie. Nel caso in cui fosse stato commesso qualche errore o omissione riguardo ai copyrights delle illustrazioni saremo lieti di correggerlo nella prossima ristampa. Progetto grafico: Francesco Trovato Impaginazione: Gaetano Salemi LetteraVentidue Edizioni S.r.l. Via Luigi Spagna 50P 96100 Siracusa, Italia www.letteraventidue.com


Luigi Pellegrino

Guardò su nel vuoto apparente Case di campagna


Indice


9. Introduzione 15. Occhi che non vedono 23. La “misura aulica” 33. La “scala del paesaggio” 49. L’atto insediativo: fondare una casa come fondare una città 57. La villa come idea: da campagna a paesaggio 64. Note


Al compagno di viaggio. ÂŤTante coseÂť


«[…] tutto il progresso che si è verificato […] se escludiamo l’influenza che hanno avuto le nuove scoperte, è testimoniato da due occhi soltanto. E questi occhi sono i miei. Ciò vuol dire che nessuno ne sa niente. E io non aspetto il mio necrologio. Lo dichiaro subito io stesso». Adolf Loos1


Occhi che non vedono

Case Zocco in contrada Nicastro


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Occhi che non vedono

«Era tarda sera quando K. arrivò. Il paese era affondato nella neve. La collina non si vedeva, nebbia e tenebre la nascondevano, e non il più fioco raggio di luce indicava il grande Castello. K. si fermò a lungo sul ponte di legno che conduceva dalla strada maestra al villaggio, e guardò su nel vuoto apparente»8. Uno dei più folgoranti incipit della letteratura del Novecento fa da epigrafe e – come nel libro stesso da cui è tratto – contiene già tutte le ragioni e il senso di ciò che è stata la ricerca paziente che ha condotto a questo lavoro. Posso per certo intendere la mia come la battaglia per decifrare e intendere un mondo – il contado, quello ibleo nella fattispecie – che mi era, e rimane capisco, lontano per spazio e tempo, geografia e società, attitudine e formazione. L’agrimensore K. è estraneo al Castello, per questo non lo vede, non perché sera, neve, collina, nebbia, tenebre, […] sa di guardare su nel “vuoto apparente”; il dramma è immediato e si protrarrà per l’intero libro senza scampo, senza redenzione. Quel pomeriggio da Santa Lucia ci proponevamo di andare a Testa dell’Acqua passando di sotto, dalla contrada S. Marco9: non era un andare a Testa


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Lezione numero 2: l’occhio del falco; il palinsesto e il dettaglio contemporaneamente. La balza calcarea e le colonne del tempio costituiscono un’unità che misura il territorio di Siracusa. La casa sta tutta nella balza ma si estende fino al Porto Grande; non è questione di cosa si vede dalla casa – non sono le “viste” che la costruiscono – ma di cosa ne misura le distanze rendendo il paesaggio “domestico”. Ancora una volta la geo-metria – l’elemento rettilineo verticale della colonna – sta alla geo-grafia – la balza repentina dell’altura di Epipole. L’occhio del falco – “l’occhio del paesaggio” – tiene insieme queste due misure estreme rendendole distinte nelle loro relazioni. «Nessuna idea di opposizione tra paesaggio – percezione e costruzione del territorio – e oggetto – frammento del territorio – trova posto nell’insegnamento dell’Architettura»17.


Schinkel, Landhaus bei Syracus, Veduta

Occhi che non vedono

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Giardino di Renda. Palinsesto territoriale Giardino di Renda. Intorno territoriale


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La “scala del paesaggio”

I disegni operano una restituzione delle stesse tematiche emerse analizzando il disegno di Puglisi (gli elementi di natura, il paesaggio agrario, la rete infrastrutturale, il caseggiato fulcro di articolazione delle parti ) sistematizzandole: il rapporto col palinsesto territoriale, naturale e artificiale; il rapporto col suo intorno specifico, alla scala architettonica e territoriale; la definizione degli elementi base di costituzione del manufatto (sistema di accesso, corpi bassi, casa padronale, corte, giardino). Lo fanno per layer alle varie scale – elaborati sincronicamente, anche se su tavole parallele – che ragionano sulle stesse questioni: suolo-pendenza, giacitura-esposizione, visibilità del manufatto, visuale dal manufatto (l’ultimo disegno, l’esploso assonometrico, tenta la sintesi degli elementi – quantomeno quelli base del manufatto – in una tavola sola; l’esploso, per sua costituzione, è una sorta di disegno per layer sovrapposti). Non è qui il luogo di riconsiderare i caratteri permanenti e l’evoluzione degli stessi rispetto alle questioni individuate, per questo si rimanda alle conclusioni della ricerca51. Preme solo sottolineare come tutto ciò sia scaturito dallo studio dei manufatti attraverso il disegno, come questo sia stato lo strumento cardine di analisi e, infine, come esso rappresenti il primo lavoro sistematico condotto in questo senso sul tema delle case rurali. A lungo – per un lasso di tempo di circa dieci anni, che vanno grosso modo dal 2001 al 2010 – i disegni


La villa come idea: da campagna a paesaggio

Palladio. Villa Emo a Fanzolo


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La villa come idea: da campagna a paesaggio

«Le case della Città sono veramente al Gentil’huomo di molto splendore, e commodità, havendo in esse da habitare tutto quel tempo, che li bisognerà per la amministratione della Republica, e governo delle cose proprie: Ma non minore utilità, e consolatione caverà forse dalle case di Villa, dove il resto del tempo si passerà in vedere, & ornare le sue possessioni, e con industria, & arte dell’Agricoltura accrescer le facultà, dove ancho per l’esercitio, che nella Villa si suol fare a piedi, & à cavallo, il corpo più agevolmente conserverà la sua sanità, e robustezza, e dove finalmente l’animo stanco delle agitationi della Città, prenderà molto ristauro, e consolatione, e quietamente potrà attendere à gli studi delle lettere, & alla contemplatione; come per questo gli antichi Savi solevano spesse volte usare di ritirarsi in simili luoghi, ove visitati da vertuosi amici, e parenti loro, havendo case, giardini, fontane, e simili luoghi sollazzevoli, e sopra tutto la lor Vertù; potevano facilmente conseguir quella beata vita, che quà giù si può ottenere»66. I benefici pratici della vita agreste, la buona salute e l’esercizio, lo studio e la conversazione, la contemplazione del bel paesaggio: il “programma ideale” della Villa che ci presenta Palladio non è mutato nei secoli67.



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