Questa pubblicazione è stata realizzata su carta ecologica certificata FSC
ISBN 978-88-6242-149-2 Prima edizione, Marzo 2015 © 2015, LetteraVentidue Edizioni © 2015, Pietro Giorgio Zendrini Tutti i diritti riservati Come si sa la riproduzione, anche parziale, è vietata. L’Autore e l’Editore si augurano che avendo contenuto il costo del volume al minimo i lettori siano stimolati ad acquistare una copia del libro piuttosto che spendere una somma quasi analoga per fare delle fotocopie. Anche perché il formato tascabile della collana è un invito a portare sempre con sé qualcosa da leggere mentre ci spostiamo durante le nostre giornate; cosa piuttosto difficoltosa se si pensa a un plico di fotocopie in formato A4. Autore ed Editore si augurano quindi che i lettori effettivi e potenziali di questa collana si impegnino nella divulgazione di un uso sostenibile del libro, nella sua forma più tradizionale ed antica, quella cartacea, senza per questo disprezzare le pubblicazioni digitali che restano di grande valore e utilità per una distribuzione e diffusione democratica della cultura del progetto. L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare. LetteraVentidue Edizioni S.r.l. www.letteraventidue.com Via Luigi Spagna, 50 L 96100 Siracusa, Italia @letteraventidue LetteraVentidue Edizioni
Pietro Giorgio Zendrini
Periplo
Circolo(i) nell’ordinaria Natura delle cose con uno scritto di Mauro Martinuz
A “ciò” che diviene. Alla memoria di babbo Sandrino.
Indice 6 17 27 33 39 45 51 57 63 73 81 91 97 103
Premessa Trasformazioni illusorie Upaya-Espediente Termine di confine Movimento Un posto alle cose Sul bordo Fatica Raddrizzare chiodi Questione di forma Materiali Tono di verde Essere il luogo Periplo: alcune concrete questioni di Mauro Martinuz
Premessa Tu, sei indietro di tremila anni Alcuni mesi fa – prima che iniziassi a scrivere queste note o schizzi – mi trovavo a causa di un’ occasione poco favorevole, la malattia di mio padre, in uno di quegli uffici dove alcune persone volonterose prestano il loro servizio di assistenza sindacale ai pensionati. Queste, mentre attendevo il mio turno di sportello, stavano discutendo animatamente tra loro in merito ai problemi sociali prodotti dall’attuale crisi economica. Sebbene non fosse mia intenzione unirmi al loro confabulare, il dilungarsi dei loro passaparola finiva inevitabilmente per prolungare la mia attesa, per cui ad un certo punto dissi brevemente qualcosa di generico riguardo al sistema socio-politico-economico odierno. Nell’udire le mie parole, e furono parole di critica, uno di loro mi apostrofò con sufficienza: «tu sei indietro di tremila anni!». Purtroppo l’individuo non poteva prevedere in alcun modo di aver proferito un’affermazione in consonanza con il tono della mia sensibilità: «Pensare Primitivo» ( John Zerzan). A partire da questo aneddoto si può intuire da subito quanto poco di “nuovo” si trovi esposto in questa breve opera e quanto questa si mantenga a distanza
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dalla mentalità corrente. Si potrebbe discutere a lungo sull’opportunità di scrivere un testo in cui non sostengo alcuna teoria dal momento che non sono un professionista-specialista di una qualche disciplina ma, per così dire, un “annusatore di territori”. Questo è uno dei tanti tentativi che si possono fare per portare alla luce correlazioni e comportamenti che dovrebbero appartenere all’archetipo dell’essere umano; ed è per questa ragione che affermo, nonostante l’apparenza autobiografica, di non avere nulla da accampare al di là degli interrogativi e dei dubbi che mi porto appresso. Innanzitutto tengo a precisare che quello che metto in campo, usando un linguaggio scarno e un poco sgrammaticato (se l’essenza del linguaggio è semantica e non grammaticale ci intenderemo), è un breve testo sviluppato per argomenti (a volte saccheggiati da altri autori) i quali descrivono impressioni, “ricordi esistenziali” (C. Bollas), stati della mente e processi relazionali. È un discorso non dogmatico e poco incline a trattare verità indiscusse, un tipo di lavoro che non presuppone certezze; infatti l’intento non è quello di riassumere una lista di nozioni, ma piuttosto di offrire un coagulo di pensieri attinti dalle fonti più diverse, mediati (e meticciati) attraverso la mia esperienza. I temi che tratto pur proponendosi come punti di riferimento autonomi (note a mo’ di istruzione per il “viaggio”) nell’insieme formano un circolo esplorativo: un periplo (spero mi venga perdonato l’uso del termine marinaresco). Con l’espressione periplo intendo evocare il moto “circolare” (il simbolico ensō-uroboros), ricorsivo e coimplicante della natura, starà poi al lettore coglierlo
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«Le mouvement qui paraît spontané est vieux de dix ans! de trente ans! Dans l’art, tout est connaissance, labeur, patience, et ce qui peut surgire en un istant a mis des années à cheminer». Fernand Pouillon
Trasformazioni illusorie Trasformazioni illusorie, fiori nel cielo! (Io) non mi preoccupo di afferrarli. Guadagno e perdita, giusto o sbagliato, Io li ho eliminati una volta per tutte. Da LIN-CHI-LU Raccolta dei Detti del Maestro Ch’an Lin-Chi I-Hsuan, traduzione e commento di Engaku Taino. Diciamo innanzitutto che dal gioco a cui mi riferisco ovvero “fare scuola”, non guadagneremo niente dato che, al meglio, ciò che ci si può attendere dall’insegnamento è apprendere che questo non è che un momento di passaggio. Lo stadio successivo ci pone la questione di capire come utilizzare correttamente questo momento di passaggio e se ciò che espongono i manuali e gli insegnanti, costituisca il primo passo verso la messa a “cultura” del mestiere che si ha l’intenzione di praticare nella vita: nel nostro caso il mestiere dell’architetto e del designer. Come scrivente sono stato implicato nella scuola in maniera dissonante, poco l’ho utilizzata nella mia formazione, finendo invece per praticarla da insegnante e, infine, da discepolo. Il mio atteggiamento verso la scuola è uguale a quello verso il mestiere, direi meglio se dicessi che ho un atteggiamento verso la vita,
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Destato da un colpo di mano. Ondeggiante barchetta nell’onda chiara e oscura.
Upaya-Espediente Ecco che cosa dico di ciò che concerne il tutto: l’uomo è ciò che tutti conosciamo. Democrito Cosa succede nel periplo dell’esistenza a un essere che si definisce per natura “un essere umano”? Suvvia, se non si vuole fare dell’inutile demagogia, l’essere umano si definisce per ciò che è l’umano: se c’è luce, dice che è il giorno, e in mancanza di luce, dice che è la notte (luce e buio, parole per la rappresentazione del preumano...). Eppure in questa definizione non si mettono nel conto innumerevoli cose: le cose che succedono avvengono tra la luce e il buio, l’ordinaria manutenzione... miliardi di cellule in movimento. Non si sa (o si fa finta di non sapere) come queste si siano messe in movimento, certo, qualcuno va diritto all’azione (è un grezzo) e parla di una copula andata a buon fine, altri (le anime belle, i finelli), propendono per un’astrazione e si fanno illuminare d’amore; niente da obbiettare... le parole prendono il movimento dalle cellule e il cervello con tutto il suo armamentario di connessioni mette ordine in generale alla natura relativa dell’essere umano. Nulla di nuovo, caratteri a stampa, parole in riga e già si iniziano a incontrare (e a scoprire) “Trappole”.
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Potrebbe essere la felicitĂ fluttuante del pensiero, quella che fa essere sempre dove dovremmo, nei ciottoli e negli animali. Engaku Taino
Movimento Accadde che un giorno una bandiera era agitata dal vento, e due monaci iniziarono a discutere se ciò che si muoveva era il vento o la bandiera. Poiché non riuscivano a stabilire la differenza, proposi loro che a muoversi non era in realtà nessuno dei due, bensì la loro mente. Hui Neng Non conosco (ma quanto conosce sto’ tipo) un lembo di mondo che non sia soggetto a incessante movimento. E, per giunta, sono quasi riuscito io stesso credermi movimento; non c’è stata decisione nel mettermi in movimento, semplicemente mi sono lasciato trasportare dalla prospettiva di essere partecipe del movimento. Miliardi di cellule in movimento, le mie. A volte, mi sento lento, la diastolica sta fra 50 e 60, la sistolica viaggia tra 100 e 120 e la pompa pulsa intorno ai 50 (è un bradicardico sinusale): fluisco anche quando sono immobile... Innumerevoli movimenti di particelle subatomiche in movimento, masse enormi di materia in movimento che fanno universi (scopre l’acqua calda, sarà lento pure di capoccia?). Alzo gli occhi al cielo, nuvole in movimento. A volte, raggi di sole filtrano dalla finestra e vedo pulviscolo in movimento; senza volerlo, creo “atomi di pensiero
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L’albero, la mela. Una è colta...l’altra cade... Poco! per dare posto al finito e all’infinito.
Un posto alle cose Riponete in alto le cose che vanno naturalmente in alto, e in basso quelle che sono più stabili in basso, le cose che stanno naturalmente in alto sono più stabili in alto, mentre quelle che stanno in basso vi trovano la massima stabilità. [...] Giorno e notte, lasciate che le cose entrino e dimorino nella vostra mente. Fate che la vostra mente e tutte le cose agiscano insieme come un tutto. Dogen, Istruzioni a un cuoco zen. Nella società contemporanea dare il giusto posto alle cose è poco considerato, così che, le cose, sempre più frequentemente, finiscono per posizionarsi al di fuori della loro collocazione naturale. Certo, la nostra attuale condizione non ha precedenti nella storia; infatti, “grazie” alla potenza della tecnologia e all’apparente facilità nella manipolazione delle materie si alterano e si ridisegnano i significati e i limiti da assegnare alla posizione delle cose. Ed è una consuetudine, a cui non diamo troppa importanza, quella di imbatterci in cose-oggetti che essendo stati privati del rapporto con il senso pratico dell’uso hanno definitivamente perduto la collocazione che la logica naturale avrebbe loro assegnato. Scrive Ivan Illich nel suo libro Lo specchio del
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