Le pillole del dott.Corbellini

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imparate Dire che l’architettura si impara ma non si insegna può sembrare una scorciatoia per docenti poco responsabili, ma in questa affermazione c’è molto di vero. Non esistono formule rassicuranti o costruzioni logiche che, nella nostra disciplina, non vengano messe a dura prova nel tentativo di essere trasmesse. L’attivo coinvolgimento degli studenti, la loro voglia e capacità di “vedere” il cuore del progetto sono indispensabili.

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copiate Le Corbusier, a cui non mancavano le idee, ripeteva di essere un “ladroâ€?: prendeva spunto dalla natura, dall’industria e dal lavoro dei suoi colleghi, soprattutto del passato, ma anche dei suoi contemporanei. Tutti gli architetti intelligenti guardano incessantemente i capolavori della storia, i nuovi edifici, le strutture spontanee, gli oggetti artigianali e quelli prodotti in serie... Per carpire soluzioni, per verificarne le possibilitĂ di sviluppo o anche per assicurarsi di seguire percorsi totalmente alternativi.

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affinate il vostro gusto Cominciate a frequentare qualche occasione di cultura “alta”. Mostre, musei, concerti di jazz e di musica classica, rappresentazioni teatrali... tutti gli eventi culturali contribuiscono a far crescere la vostra sensibilità. Un architetto il cui orizzonte si ferma al festival di Sanremo o ai reality show difficilmente può produrre qualcosa di interessante.

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inquinate il vostro gusto Se amate i classici, nei vari campi della produzione artistica, musicale e letteraria, è il momento di fare un “petit tourâ€? nella cultura popolare. Il festival di Sanremo o i reality show possono essere potenti spunti di riflessione progettuale.

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non parlate a vanvera Le parole sono importanti, diceva Nanni Moretti. Maneggiate con molta attenzione il gergo tecnicista (implementare, sinergia...) e quello da manicure (attimino, carino, andiamo a, il nostro...); l’eccesso di ambizione (creare, realizzare...); le formule stanche e abusate dell’architettese (pluri- multi- poli-qualcosa, metaprogetto, contesto, analisi, tipomorfologico, compositivo, riqualificare, arredo urbano...); le affermazioni indimostrabili, irraggiungibili o “pelose” (armonia, bellezza, perfetto, ecologico...). Chi parla male, pensa male.
E progetta peggio.

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evitate le simmetrie Quelle di riflessione bilaterale, assiale o di rotazione bidimensionale e tridimensionale emergono in natura in sistemi tendenzialmente isolati, come i cristalli. Possono risolvere alcuni problemi progettuali (soprattutto di carattere statico), ma ne pongono molti altri, proprio per la loro tendenziale staticitĂ . Ogni evoluzione del progetto comporta ad esempio la necessitĂ di riverberare le relative modifiche su parti che, magari, erano giĂ adatte alle esigenze.

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lasciate dei gradi di libertà Difficilmente la rigidità di una forma simmetrica può rispondere alle diverse pressioni dei flussi che attraversano l’architettura: luce, aria, gravità, rumori, accessibilità, viste, usi, programmi, tempi... Per questo è meglio usare i rettangoli dei quadrati e qualsiasi inclinazione diversa dai 45°.

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attenti agli effetti collaterali La simmetria si accompagna in genere a destinazioni monumentali, simboli autoreferenziali di trascendenza o di autorità . Applicandola in altre occasioni si rischiano spiacevoli lapsus freudiani, con l’emergere di svastiche, corna o altre appendici zoomorfe, falliche, ginecologiche, ridicole o inquietanti.

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