Collana Alleli / Research
Comitato scientifico
Edoardo Dotto (ICAR 17, Siracusa)
Nicola Flora (ICAR 16, Napoli)
Antonella Greco (ICAR 18, Roma)
Bruno Messina (ICAR 14, Siracusa)
Stefano Munarin (ICAR 21, Venezia)
Giorgio Peghin (ICAR 14, Cagliari)
Il presente volume è stato realizzato con l’appoggio istituzionale della Casa da Arquitectura – Centro Português de Arquitectura
ISBN 978-88-6242-846-0
Prima edizione maggio 2023
© LetteraVentidue Edizioni
© Francesca Sarno
© Angelo Bucci, prefazione
È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura.
Traduzioni a cura dell’autrice
In copertina: Paulo Mendes da Rocha, É Projeto, Biennale di Architettura di Venezia 2018.
Rielaborazione fotografica dell’autrice
Book design: Raffaello Buccheri
LetteraVentidue Edizioni S.r.l.
Via Luigi Spagna 50 P
96100 Siracusa
www.letteraventidue.com
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Francesca Sarno Paulo Mendes da Rocha
Architetture del divenire
Prefazione di Angelo Bucci
Prefazione / Prefácio Angelo Bucci Materica essenza L’umanista urbano Gli strumenti del comporre Un poetico rigore Due progetti per il centro di San Paolo Annotazioni dalla metropoli Una vela bianca nel turbinio paulista. Copertura di Praça do Patriarca Moti ascensionali. SESC 24 de Maio Modernità senza confini Strategie geomorfologiche Al di là del Tago. Museu Nacional dos Coches Referenze iconografiche – Bibliografia 7 16 22 32 54 66 76 108 116 140
Indice
Materica essenza
Una vela bianca nel turbinio paulista
Copertura di Praça do Patriarca
Paulo Mendes da Rocha non si è sottratto al tentativo di domare la gigantesca metropoli, di ricucirne le parti. Con il progetto della copertura di Praça do Patriarca vi è riuscito compiutamente.
La sfida è stata tanto avvincente quanto complessa, poiché ha visto l’architetto cimentarsi nel vorticoso centro urbano, al margine del Triângulo Histórico, l’antico nucleo, oggi estremamente commerciale, formato dall’intersezione delle vie Quinze de Novembro, São Bento e Direita.
L’opera nasce con la funzione segnaletica di indicare e proteggere l’accesso alla galleria Prestes Maia, il sottopasso pedonale che consente di raggiungere il Vale do Anhangabaú. Tuttavia essa enfatizza al contempo il passaggio tra due realtà urbane: città vecchia e città nuova.
Per chi proviene infatti dal cosiddetto centro nuovo, la piazza si trova alla fine del Viaduto do Chá, che dal 1937 travalica il Vale, ed è immediatamente preceduta dall’Edifício Conde de Prates (1957) di Alfredo Mathias e Giancarlo Palanti, nonché dall’Edifício Matarazzo, realizzato da Marcello Piacentini sempre negli anni Trenta ed oggi sede del Municipio di San Paolo.
Interamente visibile dal viadotto, la copertura è cinta da costruzioni di epoche diverse, tra le quali la seicentesca chiesa di Santo Antônio; a farle da sfondo è invece l’Edifício Barão de Iguape, il grattacielo completato nel 1959 su progetto dello studio statunitense SOM-Skidmore, Owings & Merrill in collaborazione con Giancarlo Gasperini.
Per “addomesticare” quel crocevia di persone, automobili, strade del passato e arterie del presente, Paulo Mendes da Rocha ricorre a tecniche dell’ingegneria aeronautica, le quali gli consentono di realizzare la grande
Paulo Mendes da Rocha con E.A. Colonelli, M. Corullon, S. Oksman, Riconfigurazione di Praça do Patriarca, San Paolo, 1992-2002. Foto
67 DUE PROGETTI PER IL CENTRO DI SAN PAOLO
di Nelson Kon.
Moti ascensionali
SESC 24 de Maio
Il centro di San Paolo non tornerà mai più come un tempo, ha sostenuto Mendes da Rocha12, denunciando però che la successiva degenerazione è stata meticolosamente pianificata con sistematica denigrazione dei luoghi, accompagnata da epiteti dispregiativi come nel caso di Cracolândia13. Tuttavia il Maestro brasiliano non ha mai escluso la possibilità di una rivitalizzazione dell’intera area, il cui dinamismo può portare all’affermazione di una nuova monumentalità.
In questo spirito vanno letti i suoi interventi a carattere conservativo per i due maggiori edifici storici del quartiere di Luz, la pinacoteca e la stazione, entrambi simbolo di fasti passati. Intellettuali, politici, ma anche migranti, raggiungevano infatti la nascente metropoli di San Paolo arrivando proprio in questa stazione dallo stile vittoriano, aperta al pubblico nel 1901 e nuovamente inaugurata nel 1951, dopo il restauro resosi necessario a seguito di un consistente incendio avvenuto nel 1946.
Sorte analoga è toccata al Museu da Língua Portuguesa, che della stazione di Luz occupa una parte: inaugurato inizialmente nel 2006, su progetto di Paulo Mendes da Rocha e del figlio Pedro, è stato di recente riaperto dopo il rifacimento seguito all’incendio del 2015. Seppure con delle modifiche, il nuovo intervento rispetta l’impostazione originaria, necessariamente influenzata dallo sviluppo longitudinale del corpo di fabbrica della stazione, il che ha imposto una direzionalità all’allestimento espositivo, oggi reso parzialmente più libero. Sono state altresì mantenute le due coperture in acciaio e vetro che, nel chiudere i cortili posti alle estremità dell’edificio, fanno sì che essi assolvano la funzione di atrii di ingresso.
77 DUE PROGETTI PER IL CENTRO DI SAN PAOLO
Paulo Mendes da Rocha con MMBB Arquitetos, SESC 24 de Maio, San Paolo, 2001-2017. Foto di Nelson Kon.
92 PAULO MENDES DA ROCHA ARCHITETTURE DEL DIVENIRE
La “casa delle macchine” e gli spogliatoi. All’ultimo livello la copertura occupata dalla piscina.
Sezioni lungo gli assi paralleli a rua 24 de Maio e a rua Dom José de Barros.
93 DUE PROGETTI PER IL CENTRO DI SAN PAOLO
Strategie geomorfologiche
In occasione delle celebrazioni dei settant’anni della Faculdade de Arquitetura e Urbanismo dell’Universidade Presbiteriana Mackenzie e dei cento del Corso di Architettura1, svoltesi in concomitanza nel 2017, Paulo Mendes da Rocha, per commemorare la sua Facoltà, ricorda i personaggi che concorsero a scriverne la storia. Li immagina prendere parte ad uno straordinario banchetto. Gli ultimi ad allietare il simposio sono gli amici con i quali ha condiviso il percorso universitario; tra questi ricorda Fábio Penteado, Carlos Millan, Pedro Paulo de Melo Saraiva, Alfredo Paesani, Eurico Prado Lopes. Ad aprire il convivio è invece il professore Christiano Stokler das Neves, fondatore del corso nonché primo preside (1947-1956) della FAU-Mackenzie, che contribuì alla formazione dell’architetto di Vitória insieme a Elisiário Antônio da Cunha Bahiana, all’artista Pedro Corona, agli ingegneri Plínio Croce e Roberto Rossi Zuccolo2. Arricchiva infine questo allegro consesso di arte, scienza e tecnica Serafim Orlandi, più volte preside dell’istituzione, ma soprattutto illustre insegnante di topografia, che ebbe il merito di trasmettere agli allievi l’importanza della conformazione del sito per qualsivoglia pianificazione3.
Mendes da Rocha rimarca anche così la rilevanza della geomorfologia, e dunque della geografia associata alla pratica architettonica. Per il Maestro brasiliano la trasformazione dell’ambiente esige infatti una riflessione di carattere progettuale dall’ampia visione, che sia dunque in grado di inglobare i rilevanti temi correlati all’occupazione del territorio, anche in una prospettiva di superamento dei confini politici tra Stati. È d’altronde fermamente convinto che sia necessario sviluppare una rete di trasporto ferroviario per collegare la regione sudamericana dalla costa atlantica a quella pacifica; e ancora,
Proposta urbana Cidade do Tietê, 1980. Schizzo della strutturazione della città in macro settori. Arquivo Casa da Arquitectura – Centro Português de Arquitectura.
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Al di là del Tago
Museu Nacional dos Coches
«Le pietre per una cattedrale sono come le parole per un poeta»20 le quali, combinate insieme, permettono di comunicare nuovi e svariati valori, di trasmettere sensazioni, di astrarsi dalla realtà contingente per conoscerne altre, spesso più intime e profonde. Le pietre evocate da Paulo Mendes da Rocha sono affini ai mattoni di Artigas21: le une e gli altri, messi insieme, esprimono il significato del gesto architettonico, esplicitandone dunque il pensiero speculativo generatore. La singola specificità di un progetto rappresenta del resto, per il Maestro di Vitória, un pretesto per formulare un ragionamento22, orientamento condiviso anche dagli studi con cui ha nel tempo collaborato.
È il caso del sodalizio brasiliano-portoghese, messo in campo per la realizzazione del Museu Nacional dos Coches a Lisbona, firmato con MMBB Arquitetos e Bak Gordon Arquitectos.
L’elaborazione del museo delle carrozze – «rigorosamente protetto e imprevedibilmente aperto»23 – consente infatti di poter riflettere anche su altro, come lasciano intuire queste parole, le quali imprimono in maniera epigrafica la natura identitaria dell’opera.
La topografia di Lisbona, la valenza storica del luogo in cui sorge il complesso, Belém, e al contempo l’illusorietà idrografica che permea la capitale portoghese, non potevano che affascinare l’architetto brasiliano. Ci troviamo sul mare o sul fiume? Ricorda infatti sottolineando che la valenza dell’area
è anzitutto di carattere geografico24, per via dell’estuario del Tago che bagna anche i limiti di Belém. Il quartiere in cui si celebrano le grandi navigazioni lusitane rappresenta attualmente, grazie al piano Belém Redescoberta, un importante polo di attrazione culturale e turistica della città, sviluppatasi tra
117 MODERNITÀ SENZA CONFINI
Paulo Mendes da Rocha con Bak Gordon Arquitectos e MMBB Arquitetos, Museu Nacional dos Coches, Lisbona, 2008-2015. Foto di Fernando Guerra.
Uno dei due saloni espositivi prima dell’allestimento museale. Foto di Fernando Guerra.
126 PAULO MENDES DA ROCHA ARCHITETTURE DEL DIVENIRE
La significativa struttura trasversale nella navata centrale.
127 MODERNITÀ SENZA CONFINI
Foto di Fernando Guerra.