Teatro e scena urbana

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Indice 09 L’innovazione Luciano Semerani 13 Teatro / Architettura Antonella Gallo 19 Premessa LA SINTASSI DELLO SPAZIO SCENICO 31 Malevic, Pobeda nad Solncem – La Vittoria sul Sole, 1913 107 Popova, Le Cocu Magnifique, 1922 LA SINTASSI DELLO SPAZIO ARCHITETTONICO E URBANO 151 Dal teatro alla città 163 Fratelli Vesnin, il Palazzo del Lavoro, 1923 APPENDICE: ELEMENTI DELLA COMPOSIZIONE ARCHITETTONICO-SPAZIALE, 1934 VCHUTEMAS 207 Estratti NOTE CONCLUSIVE 243 Frammenti e riconfigurazione di un mondo nuovo 258 Ringraziamenti 260 Bibliografia Guida alla ricerca



L’innovazione Luciano Semerani

Robert Benedetti, Victory over the Sun, California Institute of the Arts for the Los Angeles County Museum of Art, 1981 (produzione di Alma H. Law, costumi di Martha Ferrara)

Io penso che questo libro, per tutto quello che mostra, darà la stessa gioia e felicità come quando si incontra un vecchio amico. Non so se chi usa questo termine “innovazione” pensa a qualcosa che assomiglia a quel che si scopre a prima vista in questo libro: attori infagottati dentro esoscheletri coloratissimi, scenografie che non sono né quadri né fondali ma macchine labirintiche, costruzioni impacciate da una sfida impossibile alla forza di gravità. E una grandissima gioia infantile di sentirsi liberi di distruggere. Soprattutto una grandissima felicità di poter competere – è questo in fondo il messaggio della libera creatività – con il Padre Eterno nel migliorare la Sua creazione imperfetta del Mondo. In obbedienza del resto al dettato rabbinico, forse eretico, che ci prescrive di non lamentarci ma di cercare di migliorare noi, invece, l’Opera divina. Tagliando i ponti col passato. E anche quelli col futuro. Il passato sono Dostoevskij, Gor’kij, Tolstoj, ecc., il futuro Pasternak, Bulgakov, Nabokov, Brodskij. In mezzo ci sta lui, Kručënych, con le sue lettere d’alfabeto galleggianti, senza senso. Il passato della musica russa sono Čajkovskij, Musorgskij, Rimskij-Korsakov. Di lì a poco ci saranno Prokof’ev, Stravinskij, Rachmaninov, Šostakóvič. Che ci fa Matjušin in mezzo con le sue ventitré battute dissonanti? Malevič ha alle spalle Chagall e il primo Kandinskji. El Lisickij e Rodčenko lo abbandoneranno presto per seguire da una parte le Avanguardie, dall’altra il Partito. Il Partito manderà al macello ventitré milioni di sovietici nella Seconda Guerra Mondiale.

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LA SINTASSI DELLO SPAZIO SCENICO


Robert Benedetti, Victory over the Sun, California Institute of the Arts for the Los Angeles County Museum of Art, 1981 (produzione di Alma H. Law, costumi di Martha Ferrara)


Malevic Pobeda nad Solncem – La Vittoria sul Sole, 1913

«La Vittoria sul Sole è priva di qualsiasi intreccio. L’idea centrale è il rovesciamento di uno dei grandi valori artistici, in questo caso il Sole. Il mondo è stato messo in ordine e sono stati stabiliti i confini tra le singole cose e gli oggetti […]. I futuristi vogliono liberarsi di questo mondo ordinato, dal processo di pensiero che gli appartiene. Vogliono trasformare questo mondo nel caos: i valori acquisiti debbono essere fatti a pezzi e da questi pezzi essi vogliono creare nuovi valori, nuove categorie, rivelando nuove relazioni inaspettate e invisibili» (da un’intervista di Malevič e Matjušin al giornale “Den” di San Pietroburgo, dicembre 1913)

Quadri e agimenti La prima scenografia analizzata per indagare sulla sintassi dello spazio scenico è La Vittoria sul Sole di Malevič (San Pietroburgo, 1913). Fondamentale alla comprensione dell’opera è la lettura del libretto La Vittoria sul Sole di Kručënych, tradotto da Böhming (2003). Poesia, musica, costumi, scenografia e recitazione si fondono in un’opera d’arte totale. La lettura delle descrizioni sceniche, dei personaggi e dell’azione teatrale aiuta a definire in termini spaziali i bozzetti scenografici disegnati Malevič (non sempre coordinati allo svolgersi dell’azione). L’opera è assunta come caso emblematico per affrontare il tema della decostruzione del corpo: una banda di superuomini dai costumi sgargianti e dai movimenti sgraziati combatte e sconfigge il Sole, giungendo nel mondo nuovo dei Decimi Contradi.

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Kazimir Malevic, Il viaggiatore di tutti i secoli, Museo di Arte Teatrale e Musicale, S. Pietroburgo, 1913. «Ha indosso fogli con le scritte età della pietra medioevo ecc.». «Sono tutto impolverato e trasversale». «Io ho girato in lungo e in largo». «Sono coraggioso coprirò di fumo la mia strada e non lascerò traccia»

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Kazimir Malevic, un malintenzionato con il fucile, Museo di Arte Teatrale e Musicale, S. Pietroburgo, 1913. «Si avvicina strisciando». «Si copre con il fucile». «Fa vedere una mossa da calciatore»


Kazimir Malevic, un attaccabrighe, Museo di Arte Teatrale e Musicale, S. Pietroburgo, 1913 «Gironzola e canta». Scritta in russo: attaccabrighe, tda

Kazimir Malevic, il nemico, Museo di Arte Teatrale e Musicale, S. Pietroburgo, 1913. «Guerrieri nemici in costumi turchi, uno zoppo per squadrone, con i vessilli abbassati, alcuni sono molto grassi». Scritta in russo: il nemico, firma K. Malevic, 1913, tda

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Leitmotiv e artifici della messa in scena Il Sole nero Leitmotiv dell’opera La Vittoria sul Sole è l’eliomachia, la vittoria della tecnica sulle forze cosmiche; l’assalto dell’universo e la conquista degli astri sono temi già presenti in diversi testi marinettiani, un segnale di rivolta contro l’ordine costituito e i valori della tradizione. L’astro splendente, simbolo della vecchia estetica e della gretta razionalità matematica, è combattuto e sconfitto nell’opera di Kručënych dai forzuti futuristi che lo sgozzano, coadiuvati dai “molti” che si vantano: «abbiamo estirpato il sole con le fresche radici / grasse puzzano di aritmetica»15. Nell’ambito del futurismo russo si sviluppa proprio in questo periodo la componente cosmista, che mira a trascendere i limiti spazio-temporali per sconfinare nello spazio cosmico ed aspirare a diventare immortali attraverso l’arte. Malevič introduce in alcuni quadri alogici degli anni 1913-14 le lettere che compongono la dicitura частичное затмение, “eclissi parziale”. Al Sole da sempre sono legati significati simbolici profondi: luce, illuminazione, lume, intelletto e ragione. Per questo La Vittoria sul Sole manifesta il suo carattere irrazionale e rivoluzionario. Il Sole nero ritorna in molte opere di questo periodo: il grande disco nero che fa da sfondo alla costruzione scenica per Le Cocu Magnifique di Popova potrebbe essere la reinterpretazione del Quadrato Nero di Malevič; sul cerchio come elemento base di composizione si fonda l’assidua ricerca di Rodčenko; per Kandinskij un cerchio è un punto che cresce e diventa superficie16; una grande sfera nera, o un grande Sole nero, eclissato forse dal fumo dell’eruzione del Vesuvio di Napoli, domina le visioni utopistiche della Città del Sole di Leonidov degli anni Quaranta, che si ispira all’omonima città del filosofo Campanella: una nuova icona per un uomo nuovo.

La lingua trasmentale La zaum’, la lingua trasmentale introdotta da Kručënych con Chlebnikov e sperimentata nel libretto si carica di significati contrastanti: viene definita lingua della rivoluzione, lingua priva di senso, lingua dei sensi autentici, lingua delle emozioni e dell’iper-ragione. La zaum’ mira a far parlare ciò che si trova oltre il logos, è la lingua che segue la “logica delle emozioni”. Trasmentale è «tutto ciò che nella parola è vivo, sopra la coscienza, ciò che lega la parola alle scaturigini, alle sorgenti dell’esistenza». Questa è una lingua libera, senza regole grammaticali, prescrizioni sintattiche, convenzioni semantiche, norme stilistiche. Le sue parole si possono spezzare, contrarre, dilatare17.

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Kazimir Malevic, Cerchio nero, Museo di Stato Russo, S. Pietroburgo, [1913], 1923-29 Sotto: Vasilij Kandinskij, Several Circles, Solomon R. Guggenheim Museum, New York, 1926

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Kazimir Malevic, La Vittoria sul Sole, agimento primo, quadro secondo, bozzetto, Museo di Arte Teatrale e Musicale, S. Pietroburgo, 1913; ricostruzione della scenografia, lettura degli oggetti contenuti nell’invaso per superfici, mda

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L’invaso in negativo; gli oggetti e il set senza i sipari; gli elementi del set: palco, impalcatura e sipari; gli elementi del set e gli oggetti sullo sfondo sanciscono il rapporto bianco/nero, pieno/vuoto

Elementi del set Sulla pavimentazione nera è disegnata una forma su tre livelli; si ignora se sia un disegno del pavimento oppure un’impalcatura, di cui non si conosce la profondità: potrebbe essere una costruzione scenica su cui i personaggi salgono e accedono da una scaletta a zig zag, posta sul fondale sinistro. Malevič descrive una diagonale opposta a quella del precedente quadro, dal basso a destra all’alto a sinistra. Sul soffitto incombe una figura nera a sette lati, sembra un uccello che sorvola la scena, accanto a tre ganci a c appesi alla sua destra. Le quinte sono rappresentate da due tende bianche e nere poste sulla sinistra, alle quali rimane aggrappato un frammento nero di sipario, mentre sul lato destro un tendone nero si dischiude come ali di pipistrello, forse alludendo ad alcuni versi del secondo quadro: «copritevi cieli di marcio» (i cantori), «alzano un gran polverone»; «si aggira in volo un uccello di ferro»; «il buio intorno è fitto» (forzuti futuristi). La collocazione degli elementi rimanda ad una lotta: «una gran zuffa […] aprite la zuffa col mitra», «alzano un tal polverone», «in mezzo a fumo e vapore» (dice il forzuto futurista). Alla fine del secondo quadro il Sole è sconfitto e cala il sipario. 75


Disegni interpretativi del quadro sesto; profondità paradossale, introduzioni di piani orizzontali e verticali, dda

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