Alessandro Bucci Architetti, Progettare e costruire

Page 1


Indice

4


7

Compagni di viaggio

12 20 26 38 48 58

Residenze area Cimatti via Micheline via Majorana via Chiusa di Errano via Laghi vicolo Gottardi

76 88 100

Progetti urbani area ex Neri area ex fiera Rimini area ex fiera Rimini residenze

118 126 134

Spazi commerciali sala mostra La Faenza negozio la Calzoteca sala mostra Cooperativa Ceramica d’Imola

152 156 168 172 184

Progetti edificio residenziale A34 life style village Le Perle terme di Brisighella masterplan Cooperativa Ceramica d’Imola istituto alberghiero Pellegrino Artusi

195

Conversazione con Alessandro Bucci

210 212 213

Apparati Cronologia progetti Elenco pubblicazioni Biografia


10


Residenze

11


0

20 m

area Cimatti

1996-99

Intervento integrato di edilizia residenziale, Faenza

Residenze

L’area Cimatti è ubicata ai margini del centro storico della città di Faenza, a diretto contatto con i resti delle antiche mura che cingevano il borgo Durbecco e aperta su un grande parco, in posizione ideale per un insediamento che ambisce a restituire valenze di “luogo urbano” a un’area degradata. Il progetto si è posto diversi obiettivi: la ricucitura del tessuto edilizio; la valorizzazione della strada esistente; il recupero dell’immagine di corte protetta interna; la separazione dei percorsi ciclopedonali e carrabili e la valorizzazione della pianta secolare, assunta come elemento generatore del progetto. L’intervento è caratterizzato da tre distinti corpi di fabbrica: due a carattere residenziale e uno con funzioni di centro diurno per anziani e residenza protetta. L’edificio prospiciente la strada principale, a destinazione residenziale con i suoi tre piani fuori terra, è attraversato da un varco centrale al piano terra che costituisce il principale ingresso pedonale al complesso e al parco. L’altro edificio residenziale posto all’interno si eleva per quattro piani fuori terra mentre il centro anziani si caratterizza per il centro di assistenza diurno al piano terra e tre mini appartamenti al primo piano. Un pergolato metallico collegato agli spazi comuni, amplia la superficie fruibile del centro diurno durante i mesi estivi. La molteplicità sociale dell’utenza è il punto di forza di questo nuovo ambito insediativo. 12


13


16


17


42


43


46


47



Progetti urbani


0

100 m

H H

H

area ex Neri

2007-10

Rigenerazione area produttiva dismessa, Faenza

Progetti urbani

Situato a ridosso di uno degli ingressi principali alla città di Faenza, l’area delle ex distillerie Neri, a partire dal 1997, si presenta come un brano di città dismesso alle porte del centro storico. Il progetto ristabilisce la connessione con il centro storico e recupera il rapporto con la dimensione cittadina. L’intervento si articola con la medesima complessità che caratterizza la parte consolidata della città suddividendo l’area (circa dodici ettari) in due comparti: uno ad uso prettamente residenziale, l’altro ad uso polifunzionale (commerciale, direzionale e residenziale). La parte residenziale dell’intervento di riqualificazione è definita da una successione di volumi architettonici leggibili come unico aggregato urbano che delinea il fronte verso la città. L’aspetto degli edifici, dominato da una forte componente materica, presenta un’articolata alternanza cromatica regolata dalle bucature e dalle logge a sbalzo. Gli alloggi sono collocati nei livelli più alti dei fabbricati, lasciando a quelli inferiori le attività a diretto contatto con il pubblico. Entrambe le zone residenziale e polifunzionale, pur avendo due accessibilità distinte ed autonome, vengono collegate tra loro da un’ampia area verde e da percorsi ciclabili e pedonali. Si tratta di un sistema integrato di edifici a destinazione mista che si sviluppano in un’area di espansione: non risulta individuabile come nucleo isolato poiché la commistione di funzioni, fabbricati, percorsi, spazi di relazione lo rendono percepibile come vera e propria porzione di città, configurando l’aggregato come uno spazio urbano. 76


77


106


107


0

5m

la Calzoteca

2010

Negozio di abbigliamento, Faenza

Spazi commerciali

Il nuovo spazio espositivo della boutique la Calzoteca trova una collocazione prestigiosa sotto gli storici portici di corso Mazzini, proprio nel cuore della città di Faenza. Lo scaffale espositivo che disegna in maniera sinuosa ed avvolgente tutto l’ambiente, diviene l’elemento principale che definisce e caratterizza lo spazio interno. Lo studio articolato delle sue forme permette di fuggire la monotonia visuale e di creare un percorso sempre in evoluzione, in continuo movimento per il visitatore. Il suo colore scuro contrasta in maniera decisa con la scelta della pavimentazione cementizia dai toni chiari in modo da risaltare ed imporsi in maniera accattivante all’occhio dell’osservatore. I pieni e i vuoti di cui è composto servono a definire e a mettere in luce il luogo dell’esposizione, riunendo così, allo stesso tempo, la funzionalità e l’estetica. I camerini trovano una collocazione strategica, “annidati” là dove si interrompe il mobile, in modo da restare in una nicchia introversa rispetto allo spazio principale della boutique. La geometria tortuosa della scaffalatura consente inoltre di ricavare gli spazi di deposito delle merci e dei magazzini proprio tra le anse che questa crea nella sua parte posteriore. Uno studio attento della spazialità e della strutturazione del mobilio permette quindi di realizzare, con lo stesso meccanismo, luoghi privati e altri invece destinati al pubblico visitatore. 126


127


0

15 m

istituto alberghiero Pellegrino Artusi

2017

Progetto di ampliamento istituto professionale, Riolo Terme

Progetti

Il progetto è frutto della partecipazione al concorso di idee sulle scuole innovative bandito dal MIUR. Riolo Terme, terra di Romagna, è luogo di grande tradizione culinaria e alberghiera. La scuola rappresenta lo scrigno dove poter coltivare sogni e ambizioni, attraverso studio e fatica. Allo stesso tempo è il terreno dove sperimentare le prime esperienze e mettersi in gioco. Un luogo aperto pronto a ricevere le possibilità e gli stimoli offerti dal territorio per restituirli, interiorizzati e reinterpretati, dalle nuove generazioni. Il progetto sintetizza le istanze del territorio in una sequenza di spazi frutto di un unico coerente progetto culturale. L’architettura recepisce i caratteri del territorio: edilizia storica e materiali costruttivi della tradizione, aggregati urbani storici, variabilità stagionale delle campagne. Essi sono rielaborati in chiave contemporanea e sostenibile: volumi semplici e tetto a falde, doppia pelle esterna in laterizio smaltato, intonaci interni di gesso, arredi in legno e vimini, sistema di piccole corti e verde rampicante. Gli spazi scolastici sono diversificati per accogliere anche le funzioni laboratoriali: sono flessibili e a contatto continuo con il verde circostante attraverso ampie vetrate. L’edificio richiama il complesso di forme dell’intorno e nasce per questo da una scomposizione in più volumi di dimensioni ridotte e forme regolari, intervallati da corti e spazi aperti. Gli elementi distributivi e le corti favoriscono la socializzazione e creano un sistema di spazi fruibili non solo dalla scuola ma anche dalla comunità. 184


185


Conversazione con Alessandro Bucci Faenza, 22 agosto 2019

194


Pasqualino Solomita: Alessandro Bucci, classe 1964, si laurea con lode nel 1991 presso la facoltà di Architettura di Firenze, relatore prof. Adolfo Natalini. Che cosa ti ha lasciato quell’esperienza e il confronto con Natalini? Alessandro Bucci: dovrei iniziare a parlare di cosa è stata per me l’università. Un percorso di cui ora vado fiero, ma all’inizio è stata una grande limitazione confrontarmi con un ambito di così ampio respiro come la città di Firenze e la sua università pluri-titolata, provenendo da una realtà di provincia qual è Faenza. Il percorso che mi ha portato ad essere architetto è stato veramente faticoso, tant’è che quando racconto la mia esperienza mi viene da dire che sono diventate architetto nonostante la facoltà. Il primo anno di corso eravamo 1200 iscritti, il secondo 800. Aule strapiene dove il rapporto con i professori era inesistente. Nonostante le difficoltà iniziali ho imparato ad apprezzare l’ambiente universitario e a svolgere con profitto il mio percorso accademico. In tutto questo Adolfo Natalini è stato il primo professore che mi ha fatto percepire la fiducia nei confronti delle mie attitudini verso l’architettura. Natalini, a differenza di tanti altri professori che ho conosciuto successivamente, non accettava domande di tesi ma era lui a chiedere agli studenti se volessero fare la tesi con lui. Natalini mi ha fatto capire che la figura dell’architetto è attenta a diversi aspetti, non soltanto all’architettura! Natalini è stata una persona di grandissima cultura, un grande disegnatore, un’amante dell’arte, un profondo esteta della vita. È stato un confronto positivo? Ha influenzato e modificato la tua maniera di approcciarti a questo mestiere? Assolutamente sì! Intanto non avevo una maniera di approcciarmi a questo mestiere. All’inizio cercavo di capire, da quelli che io consideravo i maestri, quale poteva essere un modello da seguire per diventare architetto e, all’interno di questi riferimenti, Natalini è stato sicuramente un riferimento estremamente positivo. Un uomo di cultura, estremamente affascinante, perché raccontava una serie di aneddoti sulla propria vita piuttosto che sull’essere architetto. Un uomo che costruiva, che cercava di mettere in pratica quelle che erano le proprie idee sul campo e non soltanto sui libri. Le sperimentazioni dell’architettura radicale di cui Natalini era esponente hanno in qualche misura influenzato il tuo iniziale percorso professionale? Allora più per contrasto che per affinità o similitudine. Lo stesso Natalini, nel momento in cui ho iniziato a confrontarmi in facoltà, era in una fase in cui aveva probabilmente già superato il suo radicalismo. I suoi progetti erano, secondo me, già da considerare leggermente manieristi e quindi probabilmente il radicalismo iniziale non palesava quello che stava in quel momento realizzando. Rimaneva però una grande idea radicale che Natalini era in grado di trasferire nel momento in cui ti raccontava la sua idea di architettura. Natalini, da maniaco del disegno qual era, disegnava tutto nelle sue revisioni, ti riempiva di schizzi e disegni. Ti apriva suggestioni per cui era come entrare in un corridoio con un centinaio di porte e tutte le volte in cui lui ne apriva una si aprivano dei mondi. Questa era un po’ la sensazione che mi ricordo delle lunghe chiacchierate con Natalini. Il tuo primo incarico professionale in cosa consisteva e vi erano tracce evidenti dell’impronta maestra del tuo relatore? Il mio primo incarico in realtà è stata una direzione lavori su un progetto fatto da un altro architetto. Fin da subito non ho potuto fare altro che sperimentare la mia 195



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.