ISBN 978-88-6242-216-1 Prima edizione italiana luglio 2008 Seconda edizione italiana febbraio 2017 © LetteraVentidue Edizioni © Bruno Messina È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l'autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l'acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Book design: Martina Distefano LetteraVentidue Edizioni Srl Corso Umberto I, 106 96100 Siracusa web: letteraventidue.com facebook: LetteraVentidue Edizioni twitter: @letteraventidue instagram: letteraventidue_edizioni
INDICE
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Introduzione
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Raumgestaltung
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Archetipi spaziali e valori tattili del Moderno
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Il Raumplan di Loos
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La recherche patiente lecorbuseriana
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Mies van der Rohe, dalla poetica neoplastica all'assoluto
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Il sedime del Moderno nelle ricerche contemporanee
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Fonti delle illustrazioni
INTRODUZIONE
Nel secondo libro del De Architectura, Vitruvio, trattando le origini dell'architettura, riferisce di come la scoperta del fuoco e l'invenzione del linguaggio abbiano costituito le prime forme di convivenza sociale tra gli uomini. Questi «cominciarono in quella loro primitiva società chi a costruire capanne coperte di frasche, chi a scavare caverne sotto i monti, chi, anche, a costruire con fango e rami dei ripari sotto cui rifugiarsi, imitando la tecnica di costruzione dei nidi delle rondini»1. Il passo di Vitruvio apre, ancora oggi, a temi di rilevante interesse. Temi di ordine simbolico, in primo luogo, che hanno a che vedere con il modo di pensare la casa: il valore rappresentato dal fuoco/focolare, quale nucleo semantico dell'abitare e l'idea della casa quale rifugio protetto dalle avversità della natura. Questioni, poi, di ambito formale che mettono in campo i diversi modi di immaginare e rappresentare la casa: la costruzione dello spazio domestico come forma tettonica – il sistema di elementi discreti della capanna – o come forma stereotomica – lo spazio continuo cavo. Si tratta di due diversi sistemi fondati sulle materializzazioni di due diverse idee archetipiche della casa. Uno affonda le sue radici sull'idea trilitica, riferibile all'archetipo greco, l'altro su una concezione dello spazio quale entità concava configurata dalla massa, peculiare dell'architettura romana. La riflessione sulla coerenza e sulle contaminazioni possibili tra i due sistemi e sugli aspetti linguistici che ne derivano è uno dei temi Introduzione
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Gottfried Semper, La capanna caraibica
ricorrenti nel pensiero di molti teorici dell'architettura già a partire dal Rinascimento e il tema della relazione tra le forme dell'abitare e le forme della casa è giunto fino ai nostri giorni senza perdere di pregnanza. Non a caso proprio intorno al tema della capanna primitiva – «modello in base al quale sono state create tutte le meraviglie dell'architettura» come sosteneva l'abate Laugier (1713-1769) – si è concentrato il dibattito architettonico dalla metà del XVIII secolo in poi. L'architetto tedesco Gottfried Semper (1803-1879), a esempio, nel suo saggio I quattro elementi dell'architettura dà forma teorica all'idea tettonica della costruzione e individua nel fuoco «il primo e il principale, l'elemento morale dell'architettura. Attorno ad esso si concentrano altri tre elementi, in certo qual modo le negazioni difensive, i protettori dei tre elementi naturali ostili al fuoco del focolare: il tetto, il recinto e il terrapieno»2. La rappresentazione dello spazio domestico come riparo sembra, dunque, aderire a un'idea ontologica dell'abitare che stabilisce precise relazioni formali tra un modo di stare nel mondo e un modo di costruire la casa attraverso una serie di operazioni fondative – coprire, recingere, scavare. A partire dall'idea dello spazio come cavità, lo storico dell'arte August Schmarsow (1853-1936) elabora quella definizione di architettura come Raumgestaltung (conformazione spaziale) che tanta influenza eserciterà sull'opera dei maggiori architetti del XX secolo consegnando definitivamente al progetto dello spazio domestico un ruolo prioritario, in quanto progetto dello spazio per l'uomo. Il tema della casa rappresenterà nell'esperienza del Movimento Moderno l'ambito di sperimentazione più fertile per misurare i nuovi linguaggi sulla base delle poetiche delle avanguardie figurative. Non a caso Cubismo e Neoplasticismo avranno una forte ascendenza sulle ricerche spaziali di Le Corbusier e Mies van der Rohe a partire, proprio, dai progetti domestici elaborati nel corso degli anni Venti. Agli esperimenti su forme e linguaggi della casa moderna si affiancano, poi, una serie di riflessioni puntuali sull'idea dell'abitare che costituiscono un solido fondamento teorico per il progetto dell'ambiente domestico. In un'interessante analisi della casa antica dell'epoca greca e romana Fustel de Coulanges (1830-1889) individua, quale atto simbolico fondativo, la recinzione dell'altare degli dei della famiglia, lo spazio domestico diviene così il luogo protetto in cui si perpetua la vita del nucleo familiare3. Introduzione
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RAUMGESTALTUNG
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Spazi domestici del XX Secolo
Un contributo fondamentale al rinnovamento del concetto di spazio in epoca moderna viene dai teorici della “pura visibilità” (sichtbarkeit) che, attribuendo un valore ermeneutico all'atto del vedere, indicano la percezione visiva quale momento primario della conoscenza della realtà. Lo storico dell'arte Alois Riegl (1858-1905) così “vede” lo spazio dell'architettura: «L'architettura è certo un'arte utilitaria e il suo scopo utilitario consistette in realtà in ogni tempo nella formazione di spazi limitati, all'interno dei quali si offriva agli uomini la possibilità di liberi movimenti. Come già questa definizione insegna, il compito dell'architettura si divide in due parti che si completano e si accordano necessariamente l'una con l'altra, ma appunto per questo stanno in una certa opposizione tra loro: la creazione dello spazio (chiuso) come tale e la creazione dei contorni di esso»1. Nella visione di Riegl lo spazio architettonico si conforma, dunque, in una dimensione interna, cava, e in una esterna, convessa. Sull'idea di spazio come entità cava si fonda, poi, il concetto di Raumgestaltung proposto da un altro storico dell'arte, August Schmarsow (1853-1936), secondo cui l'architettura è la configurazione tridimensionale che l'uomo organizza intorno a sé attraverso una successione dinamica che si genera dall'interno verso l'esterno. Il movimento in avanti dispone lo spazio che, attraverso questo procedere, è indissolubilmente legato alle funzioni dell'uomo nel suo ambiente domestico. Tempo, ritmo e direzione ne definiscono lo sviluppo. Antitetica è, invece, la definizione di architettura come arte di masse corporee teorizzata da Heinrich Wölfflin (1864-1945). Una sintesi possibile tra l'idea di Raumgestaltung e l'idea di architettura, fondata sul principio di convessità, è delineata dallo storico dell'arte Henri Focillon (1881-1943). Nel 1933, in un passo di Vie des Formes egli osserva: «Dando una forma definita a questo spazio cavo, essa crea veramente il suo proprio universo. Senza dubbio i volumi esterni e i loro profili inseriscono un elemento nuovo e tutto umano nell'orizzonte delle forme naturali, alle quali anche il loro conformarsi o il loro accordo meglio calcolati, aggiungono sempre qualcosa d'imprevisto. Ma, a ben riflettere, la cosa più meravigliosa è l'avere in qualche modo concepito e creato un inverso dello spazio»2. Questa sintesi è già presente nelle ricerche degli anni Venti di Adolf Loos (1870-1933) e di Le Corbusier (1887-1965). Il principio del Raumplan, che Loos sperimenta compiutamente da villa Raumgestaltung
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1. Tempio di Tebe, Acropoli di Atene, chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli; da: Verso una Architettura
Rufer (1922) in poi, contrappone all'articolazione spaziale interna la stereometria dei volumi esterni. Negli stessi anni Le Corbusier, invece, dà una definizione di architettura quale «gioco sapiente, rigoroso e magnifico dei volumi […] nella luce»3 e afferma che «la pianta procede da dentro a fuori; l'esterno è il risultato di un interno»4. Sul concetto di Raumgestaltung si fondano una serie di princìpi compositivi che contribuiranno al rinnovamento dell'idea di spazio domestico nel corso del Novecento. L'idea di architettura come configurazione di uno spazio cavo, strutturato dall'uomo secondo un movimento ritmico e temporale che procede dall'interno, costituirà uno dei fondamenti di una nuova concezione spaziale, emblematicamente sintetizzata dalla promenade architecturale lecorbuseriana. Nel capitolo di Vers une Architecture (1923) dedicato alla pianta, Le Corbusier definisce il ritmo come uno stato di equilibrio che procede da simmetrie semplici o complesse o da compensazioni sapienti, legate alla percezione spazio-temporale dell'uomo. 1 Egli esemplifica questa idea attraverso tre diversi sistemi di organizzazione spaziale: il primo basato su un percorso assiale, ritmo come ripetizione (l'idea processionale dei templi egizi), il secondo come compensazione di un impianto che si adatta organicamente alle 14
Spazi domestici del XX Secolo
condizioni del sito (l'accesso all'Acropoli di Atene) e infine il terzo come organizzazione spaziale fondata su un sistema modulare che procede dalla pianta ed è trasmesso alla sezione, configurando uno spazio unitario e centrale (il ritmo come modulazione di un'idea plastica iniziale di Santa Sofia a Istanbul). Un recente saggio del filosofo Emanuele Severino propone un'interessante (re)interpretazione del concetto di Raumgestaltung. Per Severino la configurazione dello spazio è stata espressione, nel corso della storia dell'Occidente, della volontà di salvezza dell'uomo dall'angoscia del divenire. La prima forma di configurazione spaziale è il fuoco che libera l'uomo primitivo dalla paura del buio. In questa singolare rilettura «Le costruzioni e abitazioni della tradizione occidentale possono essere simboli dell'Eterno dell'episteme greco-cristiana perché sono configurazioni geometrico-matematiche dello spazio»5. Metron (geometria) e mathos (conoscenza) sono espressione di un sapere epistemico che solleva l'uomo dall'angoscia del divenire, dandogli una prospettiva teleologica. È l'idea platonica del demiurgo che dal caos genera il cosmos attraverso una struttura di numeri, l'idea ancora dei cinque 2 solidi espressione degli elementi naturali (aria, acqua, terra, fuoco ed etere). «Quando August von Schmarsow introduce il concetto di Raumgestaltung pensa che la “figura” che configura lo spazio non possa più essere una regola assoluta e immutabile (cioè epistemica) che controlla e prestabilisce l'“interno” degli edifici e la vita che vi si svolge, ma debba essere una conseguenza del divenire della vita»6. Per Severino la libertà spaziale del Raumplan loosiano o della pianta libera del Movimento Moderno, svincolati dall'idea epistemica della geometria e della matematica, esprimono dunque una diversa condizione rispetto al passato. Anche se nei maestri del Movimento Moderno permane ancora, quale codice genetico dell'architettura occidentale, il fondamento dell'ordine matematico e geometrico (a volte in forma implicita, altre in forma programmatica e sperimentale, come nel caso del Modulor lecorbusieriano), risulta evidente come le sperimentazioni degli anni Venti (condensate ne Les 5 points d'une architecture nouvelle7) mettano in atto un paradossale ribaltamento dell'idea archetipica di spazio domestico radicata nell'immaginario collettivo. Bernard Huet cogliendo con lucidità questo passaggio sostiene che «Le Corbusier parla della casa grazie a cinque principi negativi, che sono, punto per punto, l'opposto di quanto pensa la gente quando pensa casa. Pensa ancoraggio al suolo, sottosuolo, cantina, Raumgestaltung
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ARCHETIPI SPAZIALI E VALORI TATTILI DEL MODERNO
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Spazi domestici del XX Secolo
In un celebre saggio sul convento di Sainte Marie de la Tourette, Colin Rowe (1929-1999), riferendosi a una precedente definizione di Vincent Scully, utilizza i concetti di megaron e di sandwich quali paradigmi spaziali per una lettura critica dell'opera di Le Corbusier. Il megaron è, per Rowe, uno spazio verticale delimitato da pareti continue, il sandwich è definito, invece, dalla compressione dei piani orizzontali. In quest'ottica risulta evidente il differente ruolo dell'involucro quale soluzione di continuità tra interno ed esterno e dunque, secondo l'esemplificazione di metodo di Rowe, «Poissy è un sandwich e [...] la Maison Citrohan è l'originario megaron»1. A partire dalla maison Citrohan (1922) il tema dello spazio a doppia altezza informerà la ricerca spaziale lecorbuseriana e troverà negli interni domestici un fertile campo di sperimentazione. Megaron e sandwich saranno archetipi di un'unica, singolare idea spaziale articolata sulle variazioni interne. Nel lavoro di altri maestri del Movimento Moderno questi paradigmi troveranno, poi, ulteriori declinazioni. Frank Lloyd Wright (1867-1959), per esempio, sperimenta in alcune residenze, quali la casa Kaufmann (1936) o la casa 1-2 Sturges (1939) un sistema in cui lo spazio è compresso tra 3-4 solaio piano e pavimento, mettendo in atto una proiezione dell'interno verso l'esterno. In queste due case l'arditezza tecnico-costruttiva degli sbalzi palesa la tensione dinamica verso la natura esterna, tensione generata a partire dal nucleo formale e strutturale del camino che segna, nella sua dimensione verticale, il radicamento al suolo. In altre case legate a contesti urbani, quale a esempio casa Millard (1923), Wright, invece, sperimenta straordinari spazi a megaron. Un'interessante soluzione è proposta da Wright nella casa Price (1955) a Scottsdale in Arizona. La disposizione 5 longitudinale dei corpi di fabbrica trova nel vuoto dell'ambiente centrale il suo fulcro compositivo. La citazione dell'impluvio con la vasca mette in atto una singolare reinterpretazione dell'atrio della domus romana. L'idea di spazio ipogeo, suggerita dalla luce zenitale è contraddetta, però, dalla peristasi. I pilastri svasati verso l'alto e la soluzione di attacco alla copertura (definita da esili elementi metallici) negano ogni denotazione tettonica, alludendo a una sorta di gravità inversa che fa levitare il solaio piano. La peculiare qualità di questo spazio sta nella riuscita coniugazione tra atmosfera ipogea e continuità interno-esterno. Archetipi spaziali e valori tattili del Moderno
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7-8. Casa Esherick, Pennsylvania, 1959-61, esterno
9. Casa Fisher, Pennsylvania, 1960-67, esterno
Lo stesso Wright aveva già affrontato il tema del vuoto come elemento connettivo dello spazio domestico nella Hanna House (1936) a Palo Alto. In questo progetto la disposizione della casa perde il carattere di continuità per articolarsi in nuclei autonomi. Il vuoto centrale a cielo aperto diviene luogo delle relazioni. L'idea di spazio che ha prodotto questo tipo di disposizione planimetrica attraversa la ricerca 6 anche di altri maestri. Nel progetto per casa Adler (1954), Louis Kahn (1901-1974) ipotizza uno spazio definito da cinque nuclei quadrati. Ogni padiglione individua una zona funzionale della casa. Gli slittamenti individuano spazi aperti di relazione: la corte interna, la terrazza, le zone verdi. La struttura tettonica, formata da quattro pilastri quadrati con copertura a padiglione (nella prima versione), evidenzia l'autonomia formale e funzionale di ogni nucleo e anticipa uno dei temi ricorrenti nella ricerca di Kahn: il ruolo dello spessore murario quale soluzione di continuità tra interno ed esterno. 7-8 Nella casa Esherick (1961), invece, l'idea di spazio domestico è declinata attraverso la riduzione stereometrica del volume e la semplificazione tipologica dell'impianto. Un nucleo centrale con ingresso e scala separa la zona giorno a doppia altezza da una zona su due livelli con un blocco di servizi. La qualità dello spazio è affidata Archetipi spaziali e valori tattili del Moderno
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IL SEDIME DEL MODERNO NELLE RICERCHE CONTEMPORANEE
Alcuni nodi tematici delle ricerche condotte da Loos, Le Corbusier e Mies van der Rohe costituiscono oggi un punto di partenza ineludibile per le più interessanti esperienze del progetto sull'abitare. La riduzione stereometrica di Loos, la luce come dispositivo architettonico e la promenade architecturale di Le Corbusier, la tensione verso uno spazio assoluto perseguita attraverso una rigorosa logica strutturale di Mies sono, infatti, temi costantemente declinati e reinterpretati nell'ambito delle più recenti indagini sullo spazio domestico. Alcuni architetti continuano a lavorare su questi temi, stretti tra la necessità di aderire alle complessità e fluidità del mondo attuale e la coscienza di una sintesi impossibile della tradizione del Moderno. Eppure tra ipotesi di risignificazione dei linguaggi e di rifondazione dei principi ontologici dell'abitare è possibile rintracciare un ideale itinerario tra alcune case della contemporaneità che, con esiti linguistici assolutamente eterogenei e approfondimenti diversamente articolati, sembrano condividere uno stesso piano di fondazione: il sedime del Moderno. 1 Il paziente lavoro di Álvaro Siza Vieira parte dal riferimento all'opera di Alvar Aalto e Le Corbusier per poi procedere a una definizione originale della propria identità attraverso la rilettura sia dell'architettura domestica vernacolare portoghese sia delle istanze del Moderno. Nelle sue prime esperienze sull'abitare, prove singolari di una già straordinaria sensibilità, il processo di definizione degli spazi della casa tende a stabilire una condizione di intimità rispetto ai contesti urbani (spesso privi di particolari qualità) attraverso l'uso attento dei materiali e attraverso variazioni minime delle quote interne ed esterne, evidenziando una disponibilità verso la topografia di aaltiana memoria. Le tensioni e le rotazioni della piante determinano una precisa gerarchia degli spazi aperti e rivelano un'attenzione specifica per gli elementi preesistenti. 2/6 Le case Rocha Ribeiro a Maia (1960-62), Alves Costa a Moledo do Minho (1964-68) e Santos a Pavoa do Varzim (1966-69) sono, probabilmente, gli esempi più significativi di questa ricerca sul carattere intimo dell'abitare. Nella casa Rocha Ribeiro lo spazio interno, articolato con lievi differenze di quota, è compresso tra il pavimento e l'intradosso della copertura a falda unica, rivestita in afrormosia. La dimensione interna, attraverso le ampie finestrature in Il sedime del Moderno nelle ricerche contemporanee
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16. Quinta da Malagueira, Portogallo, 1977-97. Piante alloggi a due e tre e quattro e cinque vani, scala 1:300
17. Quinta da Malagueira, Portogallo, 1977-97. Piante alloggi a due e tre e quattro e cinque vani, scala 1:300
18. Quinta da Malagueira, Portogallo, 1977-97, esterno
19. Complesso residenziale, Fukuoka, Giappone, 1991, esterno