SPOP

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ISTANTANEA DELLO SPOPOLAMENTO IN SARDEGNA Francesco Cocco Nicolò Fenu Matteo Lecis Cocco-Ortu


Copertina: Fedrigoni Splendorgel EW, 300 g/m2 Interno: Sappi Magno, 120 g/m2

ISBN 978-88-6242-212-3 Prima edizione Dicembre 2016 © LetteraVentidue Edizioni © Sardarch: Francesco Cocco, Nicolò Fenu, Matteo Lecis Cocco-Ortu | www.sardarchlab.com © Fotografie: Stefano Ferrando | www.stefanoferrando.com (da p. 78 a 138) © Fotografie: Gianluca Vassallo (pp. 148, 154, 160, 184 e da p. 172 a 181) © Fotografie: Nicolò Galeazzi (in alto alle pp. 175, 176, 177) © Imagini satellitari: Google. Elaboratore da Roberto Sanna (Curatorias) | curatorias.wordpress.com © Immagine di copertina: Francesca Sanna | www.francescasanna.com © Elaborazioni cartografiche: Andrea Meloni (ELOE) | www.eloe.eu È vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata con qualsiasi mezzo, compresa la fotocopia, anche ad uso interno o didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto e opera ai danni della cultura. Gli autori rimangono a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare. Tutte le fotografie a corredo degli articoli sono state realizzate durante le varie fasi del progetto. Progetto grafico: Alessandro Congiu | www.threequarts.com Finito di stampare nel mese di Dicembre 2016 presso lo Stabilimento Tipolitografico Priulla S.r.l. (Palermo) LetteraVentidue Edizioni S.r.l. Corso Umberto I, 106 96100 Siracusa, Italia Web www.letteraventidue.com Facebook LetteraVentidue Edizioni Twitter @letteraventidue Instagram letteraventidue_edizioni


INDICE 12

PREFAZIONE Antonello Sanna

14

INTRODUZIONE Francesco Cocco, Nicolò Fenu, Matteo Lecis Cocco-Ortu

16

SPOPOLAMENTO IN SARDEGNA. QUESTIONI DI FUTURO Francesco Cocco, Nicolò Fenu, Matteo Lecis Cocco-Ortu

26

FENOMENO DELLO SPOPOLAMENTO Giuseppe Puggioni

30

I VILLAGGI ABBANDONATI DELLA SARDEGNA. LO SGUARDO DELL’ARCHEOLOGIA FRA RICERCA, MEMORIA COLLETTIVA E RESPONSABILITÀ POLITICA Marco Milanese

36

IL RESPIRO SECOLARE DELL'ABITATO RURALE SARDO Giampaolo Salice

42

TERRE AL LIMITE. LA CIFRA DEL TEMPO NELLE DINAMICHE DI SPOPOLAMENTO Ester Cois

48

PAESI IMMATERIALI. RESIDENZA, APPARTENENZA E DISTANZA TRA SPOPOLAMENTO E MIGRAZIONI TRANSNAZIONALI Francesco Bachis, Felice Tiragallo

54

TERRITORIO SENZA ATTORI O ATTORI SENZA TERRITORIO? Marcello Tanca

60

URBANISTICA DELLO SPOPOLAMENTO IN SARDEGNA Giovanni Maciocco


64

LA LENTA AGONIA DEI PAESI DELL'ISOLA Sandro Roggio

68

ATLANTE

142

BERCHIDDA. URBAN JAZZ Francesco Cocco, Nicolò Fenu, Matteo Lecis Cocco-Ortu

150

RIACE. L’ACCOGLIENZA E MIGRANTI, PRATICHE DI RIPOPOLAMENTO Chiara Sasso

156

L'ECONOMIA LOCALE DI UN TERRITORIO CHE SI STA SPOPOLANDO Sardex

162

SPOP >>> UP: CASI STUDIO

170

UN VIAGGIO FAMILIARE. DALL’INFANZIA ALLA CITTÀ INVISIBILE Gianluca Vassallo



PREFAZIONE

di Antonello Sanna

Questo libro è anzitutto portatore di una buona notizia: esiste – e ricomincia a segnare una presenza pubblica esplicita – una nuova generazione di intellettuali e tecnici “impegnati”. Questi nuovi attori del territorio parlano di quello che fanno, sono insider, vengono dal vivo delle nuove scuole di Architettura, e nella società della conoscenza, in cui senza la competenza la democrazia stessa rischia di essere monca e inefficace, costituiscono un modello che dà speranza. L’occhio con cui guardano le cose – gli oggetti che costituiscono lo spazio di vita, la cultura materiale delle comunità di cui si occupano – riprende (consapevolmente) la migliore tradizione del Movimento Moderno, quella che porta Giuseppe Pagano, negli anni ’30 del ’900, a ripercorrere e fotografare l’architettura rurale ripensandola come antico e insieme nuovissimo paradigma della cultura contemporanea, antimonumentalista e antigerarchico. Alla ricerca delle ragioni di uno spaesamento che è all’origine dello spopolamento, gli autori costruiscono un’opera aperta. Il libro è ambizioso senza essere pretenzioso: gli autori visibilmente stanno mettendo in piedi un laboratorio, forse addirittura un cantiere, ed è evidente l’urgenza etica di mettere in campo e fare interagire molti “ferri del mestiere”, anche assai eterogenei, per affrontare una realtà polimorfa e complessa da afferrare e trattare. I testi paralleli delle analisi dei fenomeni contemporanei e delle esplorazioni per immagini della dimensione quotidiana e “banale” dei luoghi (un altro attrezzo ben noto della critica sociale e politica – se si può ancora dire questa parola, oggi quasi impronunciabile – allo stato di cose presente) si nutrono della ricerca storica, demografica, socio-antropologica, del progetto. E la positiva tensione percepibile


tra il ritmo razionale e argomentativo dei saggi scientifici e l’urgenza polemica e costruttiva della ricerca “sul campo” è uno dei valori aggiunti del libro, un ponte tra generazioni che, per chi come me appartiene a quella che entrava all’Università nel ’68, restituisce futuro a quella storia. L’argomento di questo libro è il territorio così come ce lo consegnano le crisi che con sempre maggiore velocità si sono consumate tra la seconda metà del secolo scorso, non per caso breve per antonomasia, e l’inizio del terzo millennio: la “catastrofe insediativa” del secondo dopoguerra, la Sardegna interna che trabocca sulle coste – e oltre il mare, con i grandi flussi migratori degli anni ’60; e poi la modernizzazione imperfetta, – prima quella delle riforme agrarie, subito seguita dall’industrializzazione per poli (chissà se dei trentenni ricordano oggi perché mai nel baricentro fisico dell’isola, davanti ad Ottana, si vedono ancora dei giganteschi camini che non fumano mai) per arrivare all’ultima crisi, quella della globalizzazione, nella quale le nuove élite planetarie hanno affermato al massimo grado il loro potere rendendo i luoghi irrilevanti – è questo il significato del verbo “de-localizzare” parola chiave del lessico e delle pratiche della finanza globale. Le biografie degli autori si inscrivono in questo scenario, che dopo mezzo secolo ha visto la ripresa delle migrazioni, questa volta tutte diverse: in uscita giovani attivi e molto istruiti, i leader che dopodomani rischiano di mancare al protagonismo del territorio, in entrata migranti per i quali non siamo capaci di costruire un progetto, ma che al meglio accogliamo prestandoci ad essere utilizzati come piattaforma di transito.

residue pratiche agrarie, reinterpretato alla luce di una consapevole multifunzionalità: buon cibo associato al bel paesaggio, alta manutenzione dell’ambiente, accoglienza, consapevolezza dei valori culturali, identità interpretate come progetto e non come dato che punta ad escludere il nuovo e il diverso; innovazione consapevole, e informata da una nuova responsabilità ambientale, delle pratiche professionali e imprenditoriali, ottenuta abbattendo i confini tra mestiere e ricerca, e non alzandone altri. Esistono i protagonisti necessari e sufficienti per questo modello di sviluppo? Gli autori rispondono con un misto di pessimismo della ragione e di ottimismo della volontà, e soprattutto con le loro biografie: appartenenza e cura dei luoghi, pensiero strategico e esperienza del mondo, padronanza dei modi e dei tempi del discorso pubblico e della comunicazione: in sostanza, anziché attardarsi a indagare se ci sono effettivamente le forze in campo, hanno deciso di incarnare nelle loro biografie questo futuro. Ed in effetti, per quel poco che vale oggi l’esperienza di molti della mia generazione, credo proprio che non ci sia modo più efficace per far avanzare il cambiamento che praticarlo.

Ma il modello di futuro che si legge nel libro è tutt’altro che rassegnato o nostalgico, e nemmeno “resistenziale”. Si riconoscono, in filigrana e in chiaro i temi della qualità, i soli che possono trasformare l’irrilevanza di un’anonima periferia dell’impero in una nuova centralità sulla quale vale la pena di investire. La “bassa densità insediativa” trasformata da vincolo in opportunità e risorsa; il presidio del territorio offerto dalle 13


QUESTIONI DI FUTURO

SPOPOLAMENTO IN SARDEGNA

di Francesco Cocco, Nicolò Fenu, Matteo Lecis Cocco-Ortu

Una rivoluzione urbana e demografica

Secondo le stime delle Nazioni Unite la popolazione mondiale nel 2015 ha superato i 7,3 miliardi e si attesterà intorno a 9,7 miliardi nel 2050, 11,2 nel 2100. Il continente più popoloso rimane l’Asia, sempre tra i 4 e 5 miliardi di abitanti nel corso del XXI secolo, mentre l’incremento più impressionante si registrerà in Africa dove dagli attuali 1,2 miliardi si passerà a quasi 4,4 miliardi tra meno di cento anni. L’unico continente in controtendenza in questo scenario è l’Europa, in cui il trend demografico è negativo, con una popolazione che dagli attuali 738 milioni di abitanti è destinata a scendere sotto i 650 milioni. L’Italia in questo contesto non fa eccezione e, se non interverranno nuovi fattori di sviluppo alternativi, passerà nel corso del secolo a perdere quasi 10 milioni di abitanti rispetto agli attuali 59 milioni, con un’età media che passerà dagli attuali 45,9 anni (dato che ci rende il quarto paese più vecchio al mondo) ai 51,7 del 2050. (UN 2015) Più della metà dei sette miliardi dell’attuale popolazione mondiale vive in aree urbane, il 54% nel 2015, concentrata in circa 500 città con più di un milione di abitanti e numerose megalopoli con oltre 20 milioni di abitanti1. Nei prossimi tre decenni il numero degli abitanti delle città salirà di 2,5 miliardi di unità. La maggiore crescita urbana è prevista nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa. Solo l'India, la Cina e la Nigeria avranno il 37% della crescita della popolazione urbana mondiale nei prossimi trenta anni: l'India aggiungerà 404 milioni di residenti nelle metropoli, la Cina 292 milioni mentre la Nigeria 212 milioni (UN-HABITAT 2016).


In Europa il livello di urbanizzazione è notevolmente più alto della media mondiale: nei prossimi anni il 75,8% della popolazione è destinata ad essere concentrata nelle città. La geografia italiana dei piccoli comuni

Il territorio italiano ha un’organizzazione insediativa policentrica, articolata in due sottosistemi territoriali con dinamiche differenti: un sistema territoriale a carattere urbano, formato dai grandi, medi e piccoli sistemi urbani, e un sistema territoriale formato dai piccoli centri, dai borghi e dagli insediamenti montani. In Italia ci sono 5.627 comuni al di sotto di 5.000 abitanti, ovvero piccoli comuni, pari al 69,9% degli 8.047 comuni italiani; di questi quasi duemila hanno meno di mille abitanti. Le regioni con la presenza più significativa di piccoli comuni sono, nell’ordine, il Piemonte, la Lombardia, la Campania, la Calabria e la Sardegna (314 comuni, pari all’83,3% del totale dei comuni sardi), coprendo il 70% del territorio regionale. La densità abitativa dei piccoli comuni è notevolmente inferiore a quella dei centri più grandi, basti pensare che vi risiedono mediamente 62 abitanti per chilometro quadrato, mentre nelle amministrazioni con più di 5.000 abitanti ne

troviamo 366 (Lanave e Testa 2015). I centri maggiori, offrendo servizi ai cittadini, fungono da attrattori per la popolazione e sono oggetto di un progressivo inurbamento, dovuto nella storia a svariati fattori che hanno portato oltre sette italiani su dieci a risiedere in questi agglomerati urbani. Circa un quarto della popolazione italiana vive invece in quelle che possiamo definire “aree interne” che occupano circa il sessanta percento del territorio del Paese. Sono quelle aree significativamente distanti dai centri di offerta di servizi di cittadinanza (di istruzione, salute e mobilità) e caratterizzate da processi di spopolamento e degrado, ma ricche di importanti risorse ambientali e culturali e fortemente diversificate per natura a seguito di secolari processi di antropizzazione.

1. Le cosiddette megacittà che superano i 10 milioni di abitanti oggi sono 29 di cui sedici si trovano in Asia, quattro in America latina e in Europa, tre in Africa e due in Nordamerica: Tokyo (38), Delhi (25,7), Shangai (23,7), São Paulo (21), Mumbai (21), Mexico City (21), Beijing (20,4), Osaka (20,2).

17




RESIDENZA, APPARTENENZA E DISTANZA TRA SPOPOLAMENTO E MIGRAZIONI TRANSNAZIONALI

PAESI IMMATERIALI

di Francesco Bachis, Felice Tiragallo

Riempire un vuoto?

Una delle difficoltà maggiori che si presenta a chi voglia comprendere cosa stia accedendo nella vita quotidiana di molti dei paesi delle zone collinari dell’Europa meridionale è quella di individuare i reali indicatori del disagio demografico1. Normalmente il discorso pubblico sullo spopolamento, articolato nell’opinione pubblica e nel dibattito politico, amministrativo e giornalistico fa riferimento ai numeri della statistica: il censimento nazionale e locale, il saldo naturale, il saldo migratorio, le piramidi di età, etc. In secondo luogo lo spopolamento sembra manifestarsi, come sintomo, tramite il progressivo allentamento dello stato sociale nelle periferie: gli uffici postali chiudono, gli ospedali di zona sono progressivamente ridimensionati e privati di servizi, trasferiti e accorpati in centri maggiori. Chiave di volta di questo modo di rappresentare lo spopolamento è la restrizione e la rarefazione del servizio scolastico: scuole elementari che adottano le pluriclassi, scuole medie chiuse o accorpate secondo logiche di integrazione areale. Intorno alla scuola si concentra, in genere, un malessere identitario: il pendolarismo dei bambini appare come il primo passo verso un futuro di definitivo sradicamento. Un terzo indizio della presenza dello spopolamento è l’attivismo degli amministratori locali. Individuati come i recettori e gli interpreti privilegiati del malessere, emergono come promotori di denunce, lettere aperte, riunioni e dibattiti pubblici, manifestazioni di protesta e di sensibilizzazione costantemente indirizzati all’apertura di contenziosi articolati col governo regionale, col governo nazionale e


con l’Unione europea per la disattenzione, l’insensibilità, il diniego di risorse e, ancora di più, per l’assenza della volontà programmatica di affrontare in modo partecipato le cause di fondo del fenomeno. Una ricognizione effettuata sul quotidiano “L’Unione Sarda” per l’anno 2015 ha consentito di trarre un primo elemento di riscontro di questa lettura pubblica dello spopolamento. Essa sembra privilegiare una interpretazione esclusivamente in negativo del fenomeno. L’associare implicitamente la crisi demografica di molti comuni isolani (soprattutto se interni, collinari e con meno di mille abitanti) al concetto e all’immagine del vuoto sociale ha portato in secondo piano il fatto processuale dell’indebolimento demografico, per andare, senza mediazioni, all’indicazione delle strategie per combattere, cioè – in questa logica – per riempire questo vuoto. I ricercatori sociali rivestono sovente qui più un ruolo di proponenti e progettisti di politiche locali, di strateghi di un interventismo economico e politico, che di interpreti di situazioni problematiche che prendono vita nel presente. Da qui la convinzione diffusa che riflettere sullo spopolamento coincida col parlare dei modi per mantenere il welfare, non chiudere le scuole, gli ospedali e, allo stesso tempo, individuare direttamente, come operazioni intellettuali primarie, strategie d’intervento nei settori e nei comparti economici locali. Esse si traducono, fra l’altro, nel progettare e attuare nuove filiere produttive virtuose in campo gastro-economico, nel diffondere la cultura dell’accoglienza e del turismo, nel riqualificare l’ambiente e valorizzarlo in termini patrimoniali con eco-musei, bonifiche e parchi. Ma cosa osservare e come interpretare i fatti osservati se al centro

1. Sebbene la redazione dell’articolo sia frutto di una riflessione comune il primo paragrafo è da attribuire a Felice Tiragallo, il secondo a Francesco Bachis.

49


TERRITORIO Superficie:

Suolo urbanizzato sulla costa:

24.100,02 km

2

27%

Densità:

68,8 ab./km²

Consumo del suolo nel 2005:

3,6%

Numero di Comuni:

377

2

5.942 km Indice mortalità:

180.7

ANDAMENTO ABITANTI

40

Città e Rete Metropolitana:

Strade:

Indice vecchiaia:

Unione dei Comuni:

3

1.038 km

1.849 km

56

Comunità Montane:

Rete ferroviaria:

Lunghezza costa:

Curatorias:

10 x 1000 ab.

Indice nascita:

6,7 x 1000 ab.

Numero di abitanti dal 1844 al 2015

1.276.023 795.793

1.658.138

1.473.800

885.467

554.253

1844

1871

ECONOMIA 2015 Principale settore economico: Terziario

1891

1921

POPOLAZIONE

1951 Dati del 2015

1971

1991

2015

STRANIERI

Donne 49,0%

Uomini

51,0%

imprese attive:

107.581

numero addetti:

294.992

reddito procapite:

16.440€

0-19 anni 16,0%

20-69 anni 68,1%

+70 anni 15,9%

Italia Europa Africa America Asia Oceania Apolidi Indice popolazione straniera:

2,9%


EPISODI SPOPOLAMENTO

LEGENDA Continuato reiterato Continuato ripetuto Continuato Singoli episodi Assenza di episodi

75


ARDAULI

100 m

Piazza dell'Emigrante

Geograficamente facente parte del Barigadu, Ardauli è sito a circa 475 metri sul livello del mare; ha un territorio di 2.055 ettari, confinante a nord con i territori comunali di Nughedu Santa Vittoria e di Sorradile, ad est con quello di Neoneli, a sud con quello di Ula Tirso e ad ovest con quello di Ghilarza. Il confine ovest è costituito completamente dalla riva meridionale del lago Omodeo. Il territorio è prevalentemente roccioso costituito in buona parte da terreni scoscesi, non troppo fertili, anche se una volta intensamente coltivati; sopravvivono ancora la coltura dell’ulivo e qualche centinaio di ettari di vigneto ad alberello. 82


TERRITORIO

ANDAMENTO ABITANTI

Numero di abitanti dal 1844 al 2015

2.008

Superficie:

20,5 km

1.470

874

1981

2015

2

Densità:

42,5 ab./km²

1.262

1.536

942

Curatoria: Barte Barigadu Unione dei comuni: Barigadu SSL: Ghilarza

1844

INDICE SERVIZI 2. Anela

0,7%

3. Ardauli

0,8%

4. Armungia

0,8%

1881

POPOLAZIONE

1921

Nel cerchio esterno i dati del 2015, nel cerchio interno quelli del 1844 1844

Commissariato

Farmacia

Centro anziani

Ambulanza

Ufficio postale

Noleggio

Guardia medica

Scuole Prim. 5,5 km Neoneli

Scuole Sec.

1844

2015

0-19 anni

Uomini

20-69 anni

48,8%

Banca

2015

Donne 51,2%

SERVIZI

1961

53,0% 47,0%

41,6%

9,6%

51,9% 60,5%

+70 anni 6,5%

Indice popolazione straniera:

29,9%

3,1%

Italia Romania Marocco Francia Moldavia Bielorussia Nigeria

ECONOMIA 1844 Principale settore economico: Agropastorale

2015 Principale settore economico: Zootecnia

imprese attive: 37 numero addetti: 62 reddito procapite: 12.779€


MORGONGIORI

100 m

Via Vittorio Emanuele III

Morgongiori si trova a 351 m di altitudine, sulle falde sud-orientali del Monte Arci, nella regione storico geografica della Parte Montis, con un territorio che si estende per 45,28 km². Trachite e basalto sono le rocce che caratterizzano un paesaggio dalla variegata vegetazione che va dalle querce alla macchia e molti altri endemismi vegetali. Il paese mantiene qualche esempio di abitazione tradizionale, sebbene ad incominciare dalla seconda metĂ del Novecento, l’impiego di modelli edilizi non coerenti ha drasticamente modificato la fisionomia del centro storico. Questo si articola su un asse che parte dalla chiesa parrocchiale per svilupparsi, assecondando l'orografia, verso due direttive principali a nordovest e a sud, negli storici rioni di Zimasi e Cresia. 110


TERRITORIO

ANDAMENTO ABITANTI

Numero di abitanti dal 1844 al 2015

Superficie:

1.500

45,2 km

2

1.243

1.216

Densità:

16,2 ab./km²

1.037

730

1991

2015

824

Curatoria: Parte Montis Unione dei comuni: Alta Marmilla SSL: Ales

1844

INDICE SERVIZI 16. Montresta

17. Morgongiori 18. Nughedu San Nicolò

0,5%

1871

POPOLAZIONE

1911

1931

1844

SERVIZI

Centro anziani

Ambulanza

Ufficio postale

Noleggio

Guardia medica 6,2 km Ales

Scuole Prim.

Scuole Sec. 6,2 km Ales

1844

2015

0-19 anni

Uomini

20-69 anni

47,8%

Farmacia

2015

Donne 52,2%

0,8%

Commissariato

1971

Nel cerchio esterno i dati del 2015, nel cerchio interno quelli del 1844

0,6%

Banca

1951

45,6%

48,8%

10,8%

51,2% 63,8%

51,2%

+70 anni 3,2%

Indice popolazione straniera:

Italia

Romania

25,4%

2,1%

Marocco

Lituania

Ucraina

Polonia

ECONOMIA 1844 Principale settore economico: Agricoltura

2015 Principale settore economico: Pastorizia

imprese attive: 30 numero addetti: 59 reddito procapite: 12.247€


PADRIA

100 m

Scorcio da via Mossa

Il paese si trova ai margini sud-occidentali della regione del Logudoro-Meilogu, dominato dal massiccio del Monte Minerva. Il territorio è prevalentemente collinoso e si estende sul versante sinistro del medio bacino del Temo. Ha origini risalenti al periodo delle dominazioni fenicio-punica e romana, come testimoniato da importanti monumenti come le chiese, il Museo Civico Archeologico e vari palazzi nobiliari che si affacciano sulle spaziose piazzette del centro storico. Il suo nucleo è completato da edifici dalla semplice architettura, in pietra vulcanica a vista o intonacata. Sono inoltre caratteristiche alcune costruzioni dove vi è il riutilizzo di architravi calcarei scolpiti dai “picapedras” locali con motivi tipici della scuola catalana. 116


TERRITORIO

ANDAMENTO ABITANTI Superficie:

Numero di abitanti dal 1844 al 2015

2.120

48,4 km

2.067

2

1.672

Densità:

635

1.307

13,1 ab./km² Curatoria: Monteleone Unione dei comuni: Villanova SSL: Bonorva

1844

INDICE SERVIZI 19. Nughedu Santa Vittoria

20. Padria 21. Ruinas

0,3%

1871

POPOLAZIONE

1911

1931

SERVIZI Commissariato

Farmacia

Centro anziani

Ambulanza

Ufficio postale

Noleggio

Guardia medica 7,5 km Pozzomaggiore

Scuole Prim.

Scuole Sec. 7,5 km Pozzomaggiore

2015

2015

1844

2015

0-19 anni

Uomini

20-69 anni

51,2%

Banca

1991

Donne 48,8%

0,7%

1971

Nel cerchio esterno i dati del 2015, nel cerchio interno quelli del 1844 1844

0,8%

1951

42,8%

50,4%

9,0%

55,2% 63,0%

49,6%

+70 anni 2,0%

Indice popolazione straniera:

28,0%

3,9%

Italia Romania Marocco Germania Ungheria

Regno Unito

ECONOMIA 1844 Principale settore economico: Agricoltura

2015 Principale settore economico: Agricoltura

imprese attive: 36 numero addetti: 54 reddito procapite: 12.268€




DALL’INFANZIA ALLA CITTÀ INVISIBILE.

UN VIAGGIO FAMILIARE

di Gianluca Vassallo

La città invisibile, si struttura in tre capitoli: il viaggio, il video, l’esposizione. Il viaggio è un confronto con le persone, quelle che scompariranno insieme ai paesi. La testimonianza degli incontri viene riassunta in tre o più fotografie, messe in stampa alla fine della mattinata. Le immagini, stampate in grande formato a manifesto, vengono poi affissate in tre ambiti specifici del paese, nel pomeriggio della stessa giornata. Il video La città invisibile è montato come un piano sequenza continuo, la strada, i paesi, le persone, gli sguardi e le parole degli abitanti visibili in una città invisibile, quella che riassume tutte le altre. 106 fotografie sono invece presenti in mostra, all’interno della riproduzione tridimensionale di una città opaca, fatta di strade, di vicoli, di anime. All’interno della città ricostruita nella mente dell’artista, si sussurra il dubbio che la volontà degli uomini, la loro attualità, venga prima della loro storia; che quanto già fatto dagli antichi sardi, che si proteggevano dagli attacchi dei Saraceni e dei pirati, insediandosi nell’entroterra, lasciando la costa inabitata, possa cambiare ancora per volontà dei contemporanei. Con la differenza che oggi, raggiunto il mare, si è ad un passo dal resto del mondo. Roberto Cremascoli


Mi ricordo il giorno che ci siamo imbarcati. L’Alfa Sud stipata di valigie, già pronta dopo pranzo a stiparsi di noi. E poi, tre ore di strada, la trattoria del porto, le cabine che puzzavano di Tirrenia, senza scampo, senza oblò. Ma ricordo meglio il mese precedente. Undici anni fatti ventotto giorni prima. E quattro anni dopo il terremoto dell’ottantuno, il balcone di casa si affacciava ancora sui terremotati che occupavano le medie. Torre Annunziata non me la ricordo, eppure ci abitavo. Ma la polvere nera si, sui marciapiedi, e il mare buio che non mi faceva respirare. Ricordo bene, invece, Napoli la domenica, la scuola da ricchi, le feste di Natale, la palestra per la lordosi, il cestino per il pranzo, la Sardegna da giugno per lavorare, quasi senza sole, quasi senza estate. Undici anni fatti da ventotto giorni, dicevo. Mio padre e mia madre, io e mia sorella, seduti in salotto, prima porta a destra del corridoio che tagliava in due il quinto piano di Via Fusco: a sinistra il mondo degli adulti – la cella di Nonna Celeste, la cucina, il bagno, la camera dei miei – a destra quello di tutti, perché al sud nulla è privato finché rimani figlio. Mi ricordo bene quel giorno, tutti noi, nel mondo di tutti, seduti ad aspettare che

mio padre trovasse le parole per dirci “a giugno ci trasferiamo in Sardegna”. A giugno, al confine con l’adolescenza, quando tutto inizia a significare qualcosa, tutto quello che conosci: tua madre che fuma, la camorra che bussa, i compagni di scuola, l’eroina per strada, i dolcevita d’inverno, lo Zio comunista, Gennarino che porta i caffè in negozio, Daniela che non ti vuole che Pasquale ha gli occhi azzurri, i giochi nel retrobottega, la pistola in cassaforte. Tra l’oro e la paura del domani c’erano i Lego e una pistola. Anche quella ha significato qualcosa, due anni prima dei miei undici anni, un giorno che mi sembrava festa e pensavo fosse un regalo, nascosto per me, come sempre, dove non arrivavo gli occhi. E tutti, Gennarino col vassoio, mio zio con la classe operaia, e Gigino e Michele che lavoravano in negozio, e mia madre che voleva solo portarmi a casa dopo scuola. Tutti

171








Nei prossimi sessant’anni 31 dei 377 paesi della Sardegna forse non esisteranno più e oltre 250 comuni sono attualmente interessati da dinamiche di spopolamento. Il libro offre un’istantanea della Sardegna contemporanea, a partire dall’analisi dei 31 comuni in estinzione attraverso infografiche, testi, geomappe e fotografie, fornendo una chiave di lettura accessibile a tutti i lettori. A fianco a ciò vengono esplorate alcune risposte che la società sta offrendo, in modo più o meno esplicito, al fenomeno dello spopolamento attraverso esperienze che spaziano dai temi della cultura diffusa e dell’economia locale di prossimità al rapporto con le migrazioni. Grazie ai contributi di studiosi di diversa natura questo volume apre un percorso di confronto e dibattito, che intende uscire dalle realtà accademiche e istituzionali, per creare una consapevolezza diffusa di un fenomeno che non riguarda solo l’isola ma gran parte del continente europeo.

€ 20,00


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