singolari
SCATTI ARIANNA PETROSINO
Š Liberaria Editrice s.r.l. Via Abate Gimma 171, 70122 Bari www.liberaria.it P.I. 07256920724
Tutti ti videro mentre correvi via. Scavalcavi la balaustra, saltando il muretto. Tutti ti videro inciampare nei pantaloni troppo larghi, e imprecare prima che ricominciassi a correre. Ma nessuno ti guardò per davvero. Eri come la macchiolina nera sull’obiettivo della macchina fotografica, quella di cui nessuno si cura, e che poi si fa notare in tutta la sua importanza nascosta quando si sviluppano le foto. Eri sempre rimasto nell’ombra, un po’ celato all’attenzione: non ti piacevano le folle, non amavi parlare in pubblico, preferivi stare dietro l’obiettivo piuttosto che davanti. Forse per questo facevi il fotografo, perché i megafoni non li sopportavi e la 5
calca ti infastidiva: avevi passato la tua adolescenza nelle piazze piene di studenti, ma non avevi una foto che lo testimoniasse. Mentre avevi degli scatti splendidi dei tuoi compagni: di classe, di scuola, di lotta. Avevi vissuto momenti di tensione come tutti. I tuoi genitori avevano passato notti d’ansia credendoti già sotto i manganelli e, per tua fortuna, avevano pensato bene di dirti come evitarli. Ti avevano consigliato il posto migliore per nascondersi: fra due macchine, non ti trova nessuno, lì. Mai un loro consiglio ti fu tanto utile. Due auto, dovevi trovarle, ma è difficile continuare a correre e guardarsi intorno, quando l’unica cosa da fare è allontanarsi. Paura, terrore, panico dentro gli occhiali spaccati e nel sudore della fronte. Ma chi ha paura non tira fuori la Reflex, non si ripara per montare un obiettivo. La palestra era di fronte, con tutti i suoi materassini sporchi e le docce rotte da giorni, con le stanze da cui 6
trasmettevano tutto via radio. La cappa di fumo non ti dava fastidio come i primi giorni, alla fine ti ci eri abituato anche tu, ma iniziasti a tossire ugualmente. Marcos, il ragazzo spagnolo seduto al computer, ti aveva guardato e, passandoti un bicchiere d’acqua, aveva ricominciato a battere un altro comunicato. Non si era reso conto che ansimavi, non si era reso conto dei tuoi occhi color terrore. - L’hanno ammazzata. Marcos ti stava fissando come se ti fossi fumato il mondo, senza prenderti troppo sul serio. - L’hanno ammazzata. Come dieci anni fa. Cosa state aspettando? Dove sta la radio? Lo volete dire cazzo? - Che cazz... le foto! Hai le foto? Avevi lasciato lo zaino e tirato fuori il portatile, poggiato a terra tutto ciò che ti infastidiva: la camicia, i giornali. Pure le sigarette. Eri quasi sulla porta, scritte due righe sull’assassinio, ed eri già in strada, di nuovo.
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