FRANCO FAUSONE

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Franco Fausone Gianpiero Dalpozzo

È un tempo diverso, differito e in attesa, quello di cui sono permeati i dipinti di Franco Fausone. È il tempo della sospensione, il tempo in cui non esistono passato e futuro, ma solo un eterno presente. Il tempo, un’eredità tenera e violenta da conservare. Che cos’è il tempo? È tutti i nostri ieri, tutti gli ieri di tutti gli esseri consapevoli. Ma anche tutto il passato, questo passato che non si sa quando sia iniziato. E poi tutto il presente. Il quadro può permettersi di dimenticare poichè continuerà a esistere al di là della nostra memoria, e tutto questo vivrà nell’opera al di là del proprio nome. I suoi personaggi agiscono in uno spazio che pure è definito e, a suo modo, concreto, verrebbe quasi da dire misurabile. Una storia è narrata, una scena ha luogo, ma la narrazione non si situa in un arco temporale, si colloca, altresì, in uno spazio al di fuori delle coordinate temporali, condivise

dall’esperienza quotidiana. La grammatura dei quadri di Fausone ha la stessa valenza del tempo; un continuo sovrapporsi di strati. Il suo segno inoltre, attraversa e riattraversa la tela senza esclusione di colpi. Fausone, in sostanza, è autore di una pittura “pura”, sfrondata di ogni elemento che non sia assolutamente necessario al discorso, priva di ogni compiacimento e di ogni sovrastruttura linguistica, ricca solo della sua specificità e, soprattutto, della specificità della sua memoria. Di questo dicono i suoi colori, di questo le sue forme, di questo le sue composizioni. I bruni, le terre, i rossi ossidati, il bianco, nella loro apparente monocromia, additano il colore come distanza, come miraggio di ciò che sta per annunciarsi. E la figura si confonde con la pittura, appare e scompare nella sua stessa luce. Sui cavalletti ci sono quadri nati da immagini scaturite da televisori


senza volume, da fotografie, da riviste di moda e non, in uno studio bianco inondato di luce. La luce, poi, è sempre alta, passa e lascia dei tagli sui suoi quadri. L’autore agisce su tre livelli dialoganti: il video, la pittura, la fotografia. Linguaggi differenti con peculiarità grammaticali e sintattiche difficili da raccordare, quando uno stesso soggetto si sposta da una formula all’altra. Per Fausone, tutto parte da una forma che già appartiene alla mobilità linguistica, in bilico tra aspetto statico (la pittura) e dinamico (il video). Improvvisamente lo still fotografico scatta oltre il rimando e coglie il limbo del movimento sottinteso. Le sue opere mi hanno sempre stupito per diverse ragioni: l’attinenza con cui capta un proprio immaginario, il modo anomalo di raccontarci i dettagli del vivere, la capacità di muoversi tra linguaggi e prospettive. Le tele pittoriche raffigurano volti

con precisione liquida e scivolosa, armonizzando le atmosfere dentro monocromie emozionali o addirittura su tessuti già disegnati. Talvolta colano rivoli di colore, diverse volte la definizione si ripulisce senza perdere quel lento diluirsi. Fausone non cerca esiti iperrealistici e preferisce il carico sensoriale, l’energia emotiva del volto isolato, seguendo un dipingere tra dissolvenza e nettezza, proprio come il controbalzo tra memoria e futuro. È la pittura che coglie i sentimenti razionali dello sguardo, caricandoli di un pathos percepibile. Ed ecco che si presentano sulla tela i paesaggi urbani, le “promenades”, gli aeroporti come conoscenza dell’immenso teatro esistenziale. Ironia, stupore, cultura e tante problematiche sociali si fondono allora in un organismo creativo ricco di sensibilità; occorre precisare che nei suoi dipinti l’uomo è sempre protagonista di incessanti episodi messi in scena dall’autore.

Queste sue opere vanno configurate come un giornale di cronaca dipinto, dove l’artista è una sorta di inviato speciale che annuncia, attraverso la trama del colore, accadimenti umani che si ripetono nei loro fantasiosi e percebili gesti mutanti. La sua pittura, così morbidamente capace di effondere solitudine, può anche suscitare gaiezze di riscoperti erotismi, comunicare una ulteriore vibrazione al sogno, fatto alchemicamente di gioventù, di disfacimenti e di dolcezze. Stupisce, quindi, questo artista che “legge”, registra come in un diario, momenti di vita quotidiana. I personaggi (per lo più donne) sono mossi da un burattinaio filosofo e pittore, che manovra i fili con grazia impertinente e affronta però, a ogni cambio di scena, non solo le difficoltà di un orditura non elusiva e subordinata, pertanto, a rigorosi vincoli di struttura, ma ancora di più quelle che concernono la intricate “humanitas” del racconto.


Tecnica mista su tessuto, 100 x 100 cm



Tecnica mista su tessuto, 130 x 250 cm



Tecnica mista su tessuto, 120 x 90 cm


Tecnica mista su tessuto, 120 x 90 cm


Tecnica mista su tessuto, 100 x 150 cm




Tecnica mista su tessuto, 220 x 120 cm



Tecnica mista su tessuto, 40 x 40 cm


Tecnica mista su tessuto, 80 x 150 cm



Tecnica mista su tessuto, 100 x 140 cm


Tecnica mista su tessuto, 35 x 50 cm


Tecnica mista su tessuto, 40 x 40 cm

Tecnica mista su tessuto, 35 x 40 cm


Tecnica mista su tessuto, 120 x 90 cm


Tecnica mista su tessuto, 80 x 120 cm


Tecnica mista su tessuto, 135 x 95 cm


Tecnica mista su tessuto, 200 x 160 cm



Tecnica mista su tessuto, 200 x 100 cm



Tecnica mista su tessuto, 200 x 140 cm



Tecnica mista su tessuto, 150 x 140 cm

Tecnica mista su tessuto, 120 x 130 cm



Tecnica mista su tessuto, 100 x 100 cm



Tecnica mista su tessuto, 100 x 145 cm



Tecnica mista su tessuto, 120 x 120 cm


Tecnica mista su tessuto, 120 x 100 cm



Tessuto stampato su tavola, 125 x 125 cm


Tecnica mista su tessuto, 60 x 50 cm


Tecnica mista su tessuto, 35 x 40 cm


Franco Fausone Gualtiero Del Carmine

Quando Fausone dipingeva i suoi primi paesaggi, tanti anni fa (siamo alla fine degli anni 60’), secondo una memoria che gli durò intatta per anni, serbando una impermeabilità e un mutismo per allora davvero monumentali. Non era sordità, ma una divergente inflessibilità che poteva addirittura permettersi tangenze se non invasioni nel territorio alieno di Francis Bacon. Il fatto è che la saldezza di Fausone sulle proprie posizioni, non è solamente motivata da un carattere forte e una natura introspettiva, sospettosa delle esagerazioni e delle degerazioni. A meno che non si intenda come fase estrema di elaborazione mentale, estrema ironia, mascherata nell’interno più profondo dell’opera, mentre la maggior parte dei pittori stanno di fronte alle proprie opere, come gaudenti e delibatori, profanandole addirittura durante il lavoro in qualità di

spettatori e committenti. Quando Fausone è giovanissimo, dopo aver lavorato ad Alba ed esposto i suoi primi lavori, si trasferisce a Parigi, accompagnato ed ospitato da un personaggio d’eccezione: Dedalo Montali. Allora si pone non al principio ma a sigillo di una scelta che diventerà positiva e definitiva, non tanto rispetto alla tipologia, che a guardare bene è assai variata e, che non ci si aspetterebbe da un pittore che arriva dalla provincia, quanto a proseguire una pittura non dal vero o sul vero, invece una pittura del vero, un vero dipinto (e il dipinto si fa figura), il quale non ha nulla da spartire con la descrizione verista, propensa a privilegiare le ragioni dell’occhio. Un dipingere, quello di Fausone, che procede attraverso la raccolta e l’aggregazione di informazioni ordinate telegrafiche, anziché attraverso la riduzione, secondo la natura


tardonaturalistica, senza che per questo sia pedante illustrazione. I suoi personaggi sono stimolati seguendo la capacità di miti visivi, in modo tale che l’immaginazione sia stimolata “a sentirle il volume”, soppesarle e rendersi conto della loro resistenza: misurare la loro distanza tra noi, mettersi in stretto contatto con essi ed afferrarli, abbracciarli e girare in tondo con essi. Un atteggiamento meno estetizzante direbbe senz’altro usarli. È come se l’immagine – anche se in questo senso il termine illustrazione sarebbe convincente – servisse a portare all’evidenza percettiva una quantità notevole ma finita, di dati, ciascuna nominabile in quanto logicamente elaborata. Una poetica del finito, non del rifinito; e dell’evidente, opposte a quella dell’indefinito, dello sfinito che si trova dalla parte della prosa dove le cose :”i personaggi e i paesaggi” si integrano nella chiarezza plastica e

conclusiva dell’immagine, piuttosto che nella lirica di atmosfere e sentimenti. Insomma, la proposta di Fausone consiste nel ricostruire la realtà in immagine, rigorosamente attraverso gli strumenti della pittura: la vista chiamata a verificare ciò che la memoria e l’immaginazione hanno inverato. Perché la ricostruzione possa faticosamente ma inesorabilmente compiersi, bisogna essere profondamente e intimamente artigiani, dalla parte cioè di quella cultura che non oppone natura ed artificio, ma li integra a un processo unitario, dove il lavoro è l’esperienza del soggetto, la regolata e motivata fatica che forma le cose, ne accerta l’esistenza, ne sancisce il valore, cioè il peso etico. Non a caso il tema costante della pittura di Fausone non è la natura che l’alieno borghse, può supporre “vergine”. Dove la firma compare è discretissima, presenza colta in qualche calco-

lata impresa o ritmata fatica. Se non appare la figura umana ha comunque lasciato taccia precisa e ben fondata. Perciò non meraviglia che i suoi soggetti, Fausone, non li riprenda quasi mai dal vero, ma li combini di elementi di elementi partitamente raccolti, ai quali limita il suo commercio diretto con la figura e la natura. Mi aiuta un affermazione di Mario Lattes del 1952: “Mai dal vero, diceva, il vero non lo si riceve ma lo si guadagna con pazientissima discreta indagine, reiterati approcci e prove, e alla fine più che un merito è un dono”. Bisogna essere più lenti, non più veloci, esso sfugge chi lo tormenti con inadeguate strategie, ma è indulgente e per così dire generoso con chi lo corteggi. Lo cerchi fattivamente usando pazienza e tecnica giusta, anche un pizzico di furbizia che ne stuzzichi l’implicita ironia.



Tecnica mista su tavola, 240 x 32 cm


Tecnica mista su tessuto, 80 x 80 cm


Tecnica mista su tavola, 210 x 50 cm



Tecnica mista su tessuto, 200 x 100 cm


Tecnica mista su tessuto, 80 x 80 cm


Tecnica mista su tessuto, 160 x 115 cm



Tecnica mista su tessuto, 120 x 80 cm


Tecnica mista su tessuto, 40 x 40 cm


Tecnica mista su tessuto, 120 x 80 cm

Tecnica mista su tessuto, 60 x 45 cm


Tecnica mista su tavola, 260 x 170 cm



Tecnica mista su tessuto, 100 x 100 cm



Tecnica mista su tessuto, 60 x 60 cm



Tecnica mista su tessuto, 150 x 150 cm


Tecnica mista su tessuto, 40 x 40 cm


Tecnica mista su tavola, 50 x 43 cm

Tecnica mista su tessuto, 100 x 100 cm



Tecnica mista su tessuto, 120 x 90 cm



Tecnica mista su tessuto, 100 x 150 cm



Tecnica mista su tessuto, 58 x 130 cm



Tecnica mista su tessuto, 60 x 150 cm



Tecnica mista su tessuto, 230 x 120 cm



Tecnica mista su tessuto, 60 x 60 cm


Tecnica mista su tessuto, 120 x 230 cm



Tecnica mista su tessuto, 150 x 80 cm



Tecnica mista su tessuto, 160 x 80 cm



Tecnica mista su tessuto, 140 x 80 cm



Tecnica mista su tessuto, 140 x 70 cm



Tecnica mista su tessuto, 120 x 140 cm


Notizie biografiche

Esposizioni

Franco Fusone è nato a Santo Stefano Belbo, vive a Diano d’Alba (Cn)

1970 Piacenza “Mondial Gallery” 1971 Fossano, galleria “La Cornice” 1971 Savigliano, galleria “La Lanterna” 1972 Torre Pellice “Galleria Garden” 1972 Bardonecchia, galleria “La Margherita” 1973 Saluzzo, galleria “L’Archivolto” 1974 Torino, galleria “La Conchiglia” 1975 Alba galleria “L’Incrocio” 1976 Casale Monferrato, galleria “L’Aleramica” 1978 Cherasco, galleria “Chanaz” 1980 Parigi “Espace Da et Du” 1980 Roma, galleria “Citybanck” 1981 Parigi “Espace Da et Du” 1986 Martigny, galleria “La tour” 1987 Alba, galleria “Studio Arte 56” 1988 Osaka, Japan, Daimaru Departement Store 1990 Amiens, France “Gallerie Ferinelle” 1992 Alba galleria “Studio Arte 56” 1998 Chaumont, Chapelle des Jésuites 1998 Seol, Koréa “Indéco gallery” 2000 Brest, Credit Mutuel de Bretagne 2006 Alba, galleria “Il Busto Mistero” 2008 Gulpen, “Galerie Beeldentuin” Nederland 2008 Expoarte Bari con la galleria “Il Busto Mistero” 2010 Lugano espace Bim In permanenza le sue opere sono reperibili presso: GIANPIERO DALPOZZO artecontemporanea Via Elvio Pertinace 10/d 12051 ALBA(Cn) Tel: +39 0173 441092 email: dalpozzoarte@live.it “IL BUSTO MISTERO” Via Elvio Pertinace 22 12051 ALBA (Cn) Tel. +39 0173 440534



Finito di stampare nel dicembre 2012




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