Ocio 6

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Paper blog.

Pubblicazione a stampa, composta di un numero variabile di pagine a cura di Lombardini22.

Ocio.

Ottobre 2018

06/22

03 Ocio Uno stile, tante visioni 04

I tempi della città Sviluppo immobiliare e creazione di comunità

05

Tra ordine e caos Workplace: what’s next?

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Registi di bellezza Il Retail è un film

07

L'occasione fa la scelta Lo scenario italiano dell'ospitalità

08

Milano, bella e coraggiosa La rigenerazione inizia dal quartiere

09

Conscious Cities Festival 2018 Ultima tappa in Lombardini22

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Way Out of this World Guida per viaggi multigenerazionali

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Retail Big Data Ingegno collettivo e spazi brillanti

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Generation Based Workplace Spazi di lavoro a quattro velocità

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Il potere del racconto Contenuti, immagini e strumenti di una promessa

14 Progetti Electrolux Innovation Factory Casa Siemens Moscova 33 Centrale dell'Acqua SEW Eurodrive Pestana CR7 Hotel Corradi Appiani – Denim Collection Centro Virgilio 32 Pubblicazioni Dicono di noi

SPECIALE L'Ocio di Aldo Cibic Estetica delle relazioni


Credits

Concept editoriale e graphic design: FUD Tutte le foto che trovate nel Paper blog sono state scattate dai fotografi Dario e Carlos Tettamanzi, Andrea Segliani, Marco Cappelletti DSL Studio o dai videomaker Giacomo Betti, Malaka, oppure dalle persone di Lombardini22. L’immagine di copertina è un dettaglio della scultura Chromosoma #810.17 realizzata dall'artista mutlimediale Enrico T. De Paris e installata negli spazi di Lombardini22. Ufficio Stampa: Luisa Castiglioni | luisa@press-office.co Gianluca Frigerio | gianfrigerio@live.com Stampa: MARIANI Tipolitografia

91 103 112 Lombardini22 255 164 0 L22 226 35 26 DEGW 60 213 46 FUD 58 168 220 CAP DC Italia 151 27 47 Eclettico Design


Editoriale

Testo: Franco Guidi

Ocio.

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Ocio.

Uno stile, tante visioni

Sembra che il nostro lavoro sia in pericolo. L’innovazione è continua, esponenziale, e grazie all’intelligenza artificiale milioni di posti di lavoro saranno persi, in svariati settori. Compulsiamo con ansia le liste dei lavori che fra dieci anni non ci saranno più, e con speranza le liste delle professioni in salvo. I progettisti? Un giorno sono in una lista, un giorno in un’altra. Molti sono spaventati, desiderano che tutta questa modernità si fermi in un’illusoria dimensione di stallo e tranquillità. Tanti anni fa, al crescere del prezzo della benzina, diceva una mia amica: “a me non interessa, faccio sempre 50 mila lire.” Purtroppo e per fortuna non è così. I cambiamenti generati dalla tecnologia sono impetuosi e ingovernabili, come in una discesa di rafting: guidiamo il gommone cavalcando le onde giuste, senza essere disarcionati, evitando i pericoli emersi e sommersi. Ma le botte arrivano comunque, da tutti i lati. “Stiamo attraversando le rapide, è questo il bello.” Lo stile di navigazione è open to change. L’abbiamo sperimentato negli ultimi anni, in cui abbiamo investito in conoscenza per anticipare il futuro. Siamo tutti coinvolti: archiviazione ottica documentale e sostitutiva per l’amministrazione; nuovi processi di selezione e valutazione per le risorse umane; nuove infrastrutture di connessione e sicurezza per l’ICT e gli smart workers; progettazione parametrica,

digital design, virtual reality, BIM per il core business. La nostra vedetta è il DDLab, che incuba il polo R&D del Gruppo, dedicato al miglioramento dei processi interni e all’individuazione di opportunità di utilizzo delle tecnologie emergenti. È così che vediamo cose che ancora non ci sono, e puntiamo le pagaie dritte verso là. La Digital Transformation ci riguarda da vicino, anzi, ne siamo protagonisti. Abbiamo un po’ paura, come tutti. Ma abbiamo scelto questo stile, e con impegno e dedizione continueremo a dare il nostro contributo alla meravigliosa professione del navigatore. E del progettista. Anche per quelli che, ancora adesso, continuano a fare 50 euro di benzina.


Eventi

Data: 17 maggio 2018 Luogo: Spazio Lombardini22

Ocio.

I tempi della città Sviluppo immobiliare e creazione di comunità di Franco Guidi

Unire sviluppo e inclusività urbana: la grande sfida progettuale per il Real Estate del futuro. Una sfida che investe necessariamente Milano nelle sue grandi aree di trasformazione e nel suo tessuto urbano minore e diffuso, e in entrambi i casi il tema della comunità è centrale. Quali sono le dinamiche che rendono attrattiva la nostra città? Come creare occasioni di crescita e sviluppare resilienza urbana? “Asset tangibili e intangibili per la creazione di comunità: disponibilità di capitali, di tecnologia e alta qualità dell’ambiente costruito (sotto tutti i punti di vista); e poi le persone (i talenti), il network di relazioni e, infine, una cultura dell’innovazione, che premia il rischio, non demonizza il fallimento e favorisce l’imprenditorialità.” Marco Dall’Orso Chief Operating Officer dell’area Sviluppo Immobiliare ed Asset Management di Arexpo “Il contatto umano diretto è il primo fattore di costruzione di comunità. Come favorire questo processo in una città come Milano? Lavorando sulla mobilità, per esempio, anche rallentando. […] Rallentare e riorganizzare i tempi della città. Perché una città che si confronta, che dialoga, si parla e si dedica del tempo è una città che costruisce insieme una visione.” Piero Pelizzaro Chief Resilience Officer per il Comune di Milano

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a. On stage, da sinistra: Franco Guidi, Marco Dall'Orso e Piero Pelizzaro negli spazi di Lombardini22

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Eventi

Data: 31 maggio 2018 Luogo: Spazio Lombardini22

Ocio.

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Tra ordine e caos Workplace: what’s next? di Alessandro Adamo

I processi lavorativi, spinti dal sempre più rapido sviluppo delle tecnologie, cambiano costantemente e con essi cambia il mondo fisico del workplace: i modi di pensarlo, progettarlo e viverlo quotidianamente. La costante è che in ogni processo di cambiamento convergono oggetti e persone. Ma se è relativamente “facile” cambiare i primi – spazi e strumenti – più complesso è cambiare le persone. “In un mondo in cui non ci sono barriere e si è invitati a collaborare e interagire su obiettivi complessi, sarebbe un paradosso dare regole ferree. Per utilizzare ‘correttamente’ gli spazi di questi nuovi modelli lavorativi, le persone sono invitate ad autoregolamentarsi, secondo regole non scritte ma da trovare nell’interazione con gli altri.” Antonio Marino Direttore Immobiliare BNL del Gruppo BNP Paribas “L’innovazione non è nel mattone (o qualsiasi altro oggetto) ma negli scambi, nell’opportunità di creare spazi dove ci si possa contaminare. Oggi l’innovazione non è più purezza, è ibridazione, e per ibridarsi bisogna contaminarsi. E cosa più dello spazio dà questa possibilità? Le idee nascono anche perché ci sono spazi dove persone intelligenti si incontrano, ibridano, contaminano e le fanno nascere.” Alessandro Garofalo Fisico nucleare ed esperto di innovazione

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a. Sotto alle opere sospese di Enrico T. De Paris, un pubblico di esperti e appassionati di workplace e innovazione

b. Da sinistra: Alessandro Garofalo, Alessando Adamo, Antonio Marino


Eventi

Ocio.

Data: 27 giugno 2018 Luogo: Spazio Lombardini22

Registi di bellezza Il Retail è un film di Adolfo Suarez

Progettare il Retail oggi, cosa significa? Analizzare, comprendere e rispondere ai bisogni complessi delle persone e della città, creando esperienze coinvolgenti in cui accoglienza, qualità degli spazi, comfort e semplicità sono guidati dal valore assoluto della bellezza. “Non vorrei più chiamarlo centro commerciale in futuro, è un nome superato. I Lifestyle Centers possono essere le nuove piazze, capaci di rivitalizzare e cucire settori di città: luoghi belli, puliti e sicuri dove ci si incontra, si fanno esperienze e si decide di passare del tempo.” Massimo Moretti Presidente CNCC – Consiglio Nazionale Centri Commerciali “Noi cittadini dovremmo avere la possibilità di vedere il film della città, starci bene e poterne godere. Un film che può rivelarsi di successo se la città offre infrastrutture, spazi comuni, entertainment e se c’è una regia che sa sintonizzarsi sui bisogni espressi dalla cittadinanza.” Vilma Scarpino Amministratore Delegato e socia di Doxa Spa

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a. Adolfo Suarez modera la conversazione tra Massimo Moretti e Vilma Scarpino. Fuori il caldo estivo. Dentro, al fresco, i nuovi trend degli spazi commerciali

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Eventi

Data: 12 luglio 2018 Luogo: Spazio Lombardini22

Ocio.

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L'occasione fa la scelta Lo scenario italiano dell'ospitalità di Giuseppe Varsavia

I nuovi scenari dell’hospitality nascono per colmare la distanza tra la domanda del mercato attuale - le necessità delle catene internazionali, i brand innovativi e i trend del lifestyle – e la rigidità dell’offerta attuale. I grandi protagonisti del discorso: tempi, costi e rapporto con le amministrazioni pubbliche. “L’hotel familiare non è più competitivo con quello branded. È un tema di management, di gestione dell’hotel a parità di dimensioni. Il turismo cresce, aumentano gli ospiti stranieri che cercano servizi più smart, tecnologie alle quali sono ormai abituati e che ricercano nei luoghi dove vanno.” Marco Mor Manager Italy, Vastint Hospitality Italy WBFACTORY Srl. “Essere poliedrici serve a creare il deal. La prima fase di sviluppo e creazione di opportunità è assolutamente trasversale. Ma quando si entra in un campo più industriale in termini di progettazione - project management, pre-opening e operatività - allora la verticalità è vincente.” Pierpaolo Bernardi Strategy & Development Director JSH Hotel & Resort

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a. Da sinistra, sul palco: Pierpaolo Bernardi, Giuseppe Varsavia e Marco Mor


Eventi

Data: 27 settembre 2018 Luogo: Spazio Lombardini22

Ocio.

Milano, bella e coraggiosa La rigenerazione inizia dal quartiere di Marco Amosso

Il quartiere da sempre è il primo livello di comunità in ambito sociale di una città e richiede di essere definito, riconosciuto nelle sue vocazioni, criticità e opportunità. Agendo anche in un solo punto, una piazza, un singolo edificio, l’architettura ha il potere di innescare bellezza e qualità, estendendo il suo potere oltre i propri confini, creando dinamiche di rivoluzione. “Dopo Barcellona e Berlino, Milano sta vivendo la sua età dell’oro, una fase iniziata con Expo e caratterizzata da un fatto di percezione: non se ne può parlare male.” Giacomo Biraghi Consulente urbano, esperto di Milano e Digital Pr “Innescare la rigenerazione con la creazione di comunità e spazi di qualità è un volano che può attivare un processo che non si ferma, portando altri operatori a riqualificarsi, nei negozi, nelle attività e così via.” Pietro Cavalchini Co-fondatore e Co-CEO RealStep

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a. Da sinistra Giacomo Biraghi, Pietro Cavalchini e Marco Amosso

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Eventi

Data: 26 ottobre 2018 Luogo: Spazio Lombardini22

Ocio.

Conscious Cities Festival 2018 Ultima tappa in Lombardini22 di Davide Ruzzon

Costruire architetture e spazi urbani centrati sul benessere della persona: è questo il tema di “Conscious Cities 2018”, la quarta edizione del Festival londinese che ha scelto Milano come ultima tappa. Nello spazio ibrido e multidisciplinare di Lombardini22 – quarto partner del network globale nato a Londra, con New York e Melbourne – si è parlato di architettura, spazi urbani e neuroscienze cognitive, con un panel di ospiti d’eccezione: ricercatori, scienziati, architetti, docenti, urbanisti. PANEL RELATORI Franco Guidi, Itai Palti, Davide Ruzzon, Giuseppe Roma, Michela Balconi, Francesco Bicciato, Alice Hollenstein, Piero Pelizzaro.

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a. Il festival si è svolto in cinque tappe, tra Londra e Milano, e ciascuna ha posto il focus su una diversa tematica

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Visioni

Ocio.

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Way Out of this World Guida per viaggi multigenerazionali di Paolo Facchini

L’ospitalità d’eccezione è ciò che offre soggiorni indimenticabili, lascia ricordi indelebili, cattura nel tempo l’attenzione dei viaggiatori, sa stupirli, coccolarli, avvolgerli in atmosfere uniche, congedarli con il ricordo di un’esperienza memorabile dopo averli accolti con l’inatteso e il sorprendente: un mondo piacevolmente altro. “Way Out of this World”, come recita per esteso ciò che chiamiamo “WOW”, effetto (o meglio experience) con cui ogni operatore dell’Hospitality deve fare i conti per acquisire distinzione e vantaggi competitivi, trasformando semplici viaggiatori, ospiti e turisti in affezionati clienti se non addirittura in fan e quindi primi ambasciatori della propria struttura. Come ottenere questo effetto? Conoscere le motivazioni e i trend del turismo globale, innanzitutto, e intercettarli declinandoli sul proprio posizionamento specifico. È superfluo dire che non esiste una formula valida per tutti, ogni struttura necessita di una strategia mirata. Tuttavia emergono alcune costanti: posizione, vista panoramica, cura degli ambienti, valorizzazione della storia e della tradizione, originalità della struttura, servizi innovativi come il “kids’ check in”, per esempio. Ed è interessante, quest’ultimo, come espediente di coinvolgimento in parallelo di fasce d’età diverse, perché è anche indicatore di un trend in ascesa. Secondo Virtuoso, network internazionale di agenzie specializzate in viaggi di lusso, la prima posizione tra i trend emergenti del 2018 è occupata dal viaggio multigenerazionale. È un fenomeno in rapida crescita riconosciuto

anche dal rapporto “Global Consumer Trends 2018” di Euromonitor International (secondo il quale sarebbe dovuto anche a una maggior disponibilità finanziaria che i genitori baby boomer possono condividere con i loro eredi). Il tema dell’ibridazione generazionale pone nuovi interrogativi al progetto della ricettività? Da tempo il settore dell’Hospitality sta rispondendo alle dinamiche della mobilità globale con soluzioni ibride in grado di intersecare pubblico e privato, lavoro e tempo libero, privacy individuale e socializzazione, commercio e contemplazione, redditi diversi – Bleisure, Boutique Hostel, “vite-mobili”, viaggiatori/ospiti, Glamping, Couchsurfing e così via. L’ascesa della “multigenerazionalità” significa rispondere anche forme di ibridazione age-based. Come declinare, quindi, il progetto di un’ospitalità d’eccezione per le specificità delle diverse generazioni? Posto che si tratta comunque di progettazione non solo di spazi fisici ma di percorsi esperienziali complessivi e coerenti con l'immagine del brand, stiamo parlando di Service Design: ciò che, dalla definizione che ne dà il suo manifesto, “indirizza le funzionalità e la forma dei servizi verso la prospettiva del cliente.” Quali prospettive si sovrappongono e come? È la domanda che riguarda tutti gli elementi chiave della WOW experience: apporto della struttura fisica (comfort, estetica, linguaggio), livelli di investimento, personalizzazione del benessere (ruolo delle mini-spa), spazi ludici, forme di cura e attenzione, tecnologia… La cosiddetta natività digitale dei Millennials,

per esempio, non li rende “esperti di tecnologia” ma piuttosto “dipendenti dalla tecnologia" ( Jason Dorsey). Per gli hotel significa porre particolare attenzione a strumenti tecnologici affidabili, alla portata di tutti, e a conseguenti forme di cura e accoglienza digitale.

Tuttavia, qualsiasi forma di cura non significa assicurarsi una fidelizzazione poiché i Millennials “sono ospiti meno fedeli e meno coinvolti emotivamente rispetto a quelli delle altre generazioni", afferma Rob Davidson (University of Greenwich), “un gesto che un cliente di età maggiore percepisce come segno di attenzione e reattività, per un giovane della Generazione Y può essere tedioso e non necessario.” Differenze che si estendono facilmente agli aspetti fisici delle strutture: arredo, cura dei dettagli, ricercatezza del design, armonia e accoglienza delle camere e degli spazi comuni, rapporto tra interior e outdoor. L’ingresso in campo della Generazione Z è ormai una nuova variabile in gioco. L’Hospitality multigenerazionale è quindi chiamata a una sfida: mettere in equilibrio percorsi esperienziali multipli, paralleli e differenziati per atmosfere e attirare mercati recenti e nuovi (Y e Z) bilanciandoli con le prospettive più consolidate della Generazione X e dei Baby Boomer.


Visioni

Ocio.

Retail Big Data Ingegno collettivo e spazi brillanti di Adolfo Suarez

Agli albori del cyberspazio, quando la testa iniziava a vagare piena di curiosità in un Internet germinale ma ancora eravamo con i piedi per terra, usciva il libro di Pierre Lévy “L’intelligenza collettiva” (1994). Il filosofo francese, allievo di Michel Serres, vedeva nella rete delle reti l’ambiente potenzialmente più adatto, grazie alla comunicazione permessa dalle (allora) migliaia d’interconnessioni informatiche in tutto il mondo, per lo sviluppo di una società intelligente a livello di massa. Nel 2016 un altro libro, “La geografia del genio” dell’autore americano Eric Weiner, ragiona intorno ai luoghi dell’intelligenza collettiva e compone una geografia culturale che setaccia la storia alla ricerca dei luoghi in cui si è prodotta “genialità”: dalla Firenze del Rinascimento alla Vienna novecentesca, dall'antica Atene alla Calcutta del XII e il XIII secolo, da Hangzhou ed Edimburgo fino all’odierna Silicon Valley (ovviamente). E sono tutte città, cioè luoghi di assembramento fisico di un gran numero di persone e di scambi continui. A distanza di più di vent’anni tra loro, entrambi i libri parlano in modo diverso di una stessa cosa:

lo scambio di informazioni e conoscenze di massa come condizione privilegiata per produrre possibili salti di qualità. Il primo, però, scritto quando il virtuale non era ancora così pervasivo, scommetteva sulla grande “rivoluzione” della rete; il secondo, invece, torna sui luoghi fisici, e non è un caso che lo faccia ora che le interconnessioni sono miliardi e l’immaterialità dell’interazione umana è così assimilata che non vi siamo più immersi solo con la testa ma, come dire, “con tutte le scarpe”: comprese quelle che, sempre di più, compriamo ormai nei negozi virtuali (croce e delizia del “brick and mortar”). E siamo arrivati al Retail.

Tuttavia questa premessa non mira a contrapporre per l’ennesima volta il fisico al virtuale, con tutte le infinite questioni tra commercio tradizionale ed e-commerce, per esempio, ma a introdurre due temi distinti e allo stesso tempo intrecciati tra loro.

L’importanza dell’interrogazione dei dati Che quello scambio sia infatti materiale o in forma di Mbyte, in entrambi i casi si tratta di “dati”. L’enorme quantità di informazioni oggi a disposizione è la più grande opportunità (e difficoltà) che abbiamo per capire una domanda sempre più articolata e complessa. Il tema chiave è allora saper interrogare i dati, selezionarli, visualizzarli e metterli in relazione. Un tema fondamentale anche per la qualità del progetto architettonico del Retail, che sempre più deve fornire risposte in termini di “esperienza” spaziale (ma consapevole che anche l’e-commerce è un’esperienza che crea bisogni e aspettative negli utenti). Un’esperienza dello spazio architettonico, quindi, che sia bella e attrattiva. Ma per chi? Saper leggere i dati significa sintonizzarsi con gli utenti, capire il target e le sue necessità, poter definire brief dettagliatissimi: e infine dare risposte adeguate.

L’importanza dell’intelligenza collettiva Le condizioni per produrre qualità – e addirittura “genio” come direbbe Weiner – non sono nell’eccezionalità del singolo ma, piuttosto, nello scambio intersoggettivo, sociale o comunitario che sia, tanto più affinato quanto più corposo. Ciò vale non solo come “input”, come quantità di informazioni in ingresso dalle quali poter attingere (e qui torna il tema del dato), ma anche come “output”, come risposta che il progetto può fornire. Ovvero: dare risposte adeguate ma creative, che sappiano andare oltre i bisogni e le aspettative, non con la presunzione del singolo “genio” autoriale ma facendo leva su un’intelligenza collettiva che ogni singolo progettista contribuisce a costruire, e con tale responsabilità creare bellezza e valore per migliorare, possibilmente, la vita delle persone. E, nel caso del Retail, dei loro acquisti.

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Visioni

Ocio.

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Generation Based Workplace Spazi di lavoro a quattro velocità di Alessandro Adamo

Sembra ricorrere, nel mondo della stampa, una questione che a scadenze più o meno regolari, e a dispetto della complessa evoluzione che ha caratterizzato il workplace negli ultimi decenni, è spesso sintetizzata così: open or closed? Talvolta a questa semplificazione non sfugge nemmeno il mondo della ricerca: un caso recente – pubblicato su The Royal Society lo scorso luglio 2018 – è quello promosso dalla Harvard Business School su due aziende in fase di riconfigurazione del loro spazio di lavoro, da tradizionalmente chiuso ad aperto, con l’obiettivo di misurarne gli effetti sulla quantità e qualità delle interazioni face-to-face tra i dipendenti. L’indagine è stata condotta con un metodo innovativo e capillare, di per sé molto preciso, analizzando i dati tratti da dispositivi sociometrici indossabili e dalle informazioni dei server aziendali sulle interazioni digitali tramite email e instant messaging. I risultati, per entrambe le aziende, hanno visto una caduta del 70% di scambi face-to-face e un proporzionale incremento di quelli elettronici. Considerando che uno degli obiettivi dell’open workplace è sempre stato quello di favorire gli incontri e le interazioni tra colleghi, sono numeri che rappresentano una disfatta! Salvo poi scoprire che uno dei contesti da cui derivano è descritto come la “trasformazione da cubicles con postazioni assegnate a grandi spazi open con scrivanie e monitor similmente assegnati ma senza elementi di separazione tra loro.” È evidente che a queste condizioni qualsiasi open space sia destinato a fallire: e infatti in questi termini non è più proponibile, perché l’open space tradizionale non funziona più!

I workplace evoluti sono fatti di diverse tipologie di spazio – tra cui le aree “open space” – e differenziati in base alle attività da svolgere.

La “scrivania” non è più l’unità di misura della postazione di lavoro e il concetto stesso di “postazione assegnata” è ampiamente superato. In sintesi, stiamo parlando di concetti come Activity Based Workplace o Agile Workplace: spazi di lavoro con tanti work setting diversi definiti su esigenze specifiche e spazi disegnati sul lavoro di team con ambienti che rispondono in modo “agile” a necessità di squadre variabili nel tempo. Oggi, tuttavia, a questi schemi si possono aggiungere considerazioni che articolano la questione a un ulteriore livello di complessità: quello multigenerazionale. Per una serie di ragioni – crisi economica, stili e aspettative di vita, vincoli di bilancio statali ecc. – molti lavoratori rimangono ai loro posti di lavoro più a lungo, posticipando il loro ritiro. Entro il 2024 circa il 25% della forza lavoro sarà sopra i 55 anni di età e il workplace sarà un luogo

con almeno quattro generazioni che lavorano fianco a fianco: Baby Boomers, Generazione X, Millennials e la Generazione Z che inizia ora ad affacciarsi sul mondo del lavoro. È una convivenza che implica modi diversi di intendere lo spazio organizzativo, può essere fonte di arricchimenti reciproci ma anche di conflitti. Oggi è necessario interrogarsi su una mixité intergenerazionale che mette alla prova qualsiasi strategia univoca, perché velocità e tempi diversi si mescolano: proiezioni al futuro e simboli apparentemente obsoleti, gerarchie e rapporti orizzontali, strutture formali e spazi collaborativi e trasformativi. Ogni generazione porta con sé il proprio retaggio culturale e le proprie rappresentazioni, facendoli coabitare in uno stesso spazio: cosa significa, quindi, pianificare e adattare la progettazione a un ambiente di lavoro multigenerazionale? Da una parte il management ha la necessità di fare leva sui tratti in comune (che ci sono), cercando soluzioni che siano sufficientemente seduttive e interessanti per diverse mentalità a prescindere dall’età anagrafica: una sorta di age-neutral workspace. Ma come conciliare questa necessità con quell’idea di employee experience che ormai si affianca alla classica customer satisfaction come fattore altrettanto importante per il successo di un’azienda? La risposta è forse in una progettazione che fornisca spazi personalizzabili? E qual è il limite? Poiché “grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente”: è il momento di pensare a un Generation Based Workplace.


Visioni

Ocio.

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Il potere del racconto Contenuti, immagini e strumenti di una promessa di Domenico D'Alessio e Matteo Noto

“Qual è il parassita più resistente?” – si chiede Cobb (Leonardo Di Caprio) nel film Inception – “Un'idea! Una singola idea della mente umana può costruire città! Un'idea può trasformare il mondo e riscrivere tutte le idee!” Un’idea, per FUD/DDLab, è una figura complessa: è una tessitura dove i contenuti prendono forma narrativa, le immagini si strutturano in rappresentazioni coerenti, gli strumenti di visualizzazione sono dinamici e interattivi. In ogni progetto queste componenti – racconto, immagine, interazione – si intrecciano tra loro e formano la trama della comunicazione: una trama coinvolgente, che trascina e seduce, e diventa esperienza. Esperienza che è sempre più importante nel potere comunicativo di un progetto: “Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”, diceva Bruno Munari, grande maestro della comunicazione, riprendendo una celebre massima confuciana. Questa dimensione del fare, che si traduce in “esperire”, fare esperienza, è ciò che guida tutti i progetti di FUD/DDLab: progetti d’immagine per il Real Estate sempre pensati come un’esperienza comunicativa complessa, che nel potere dell’immaginazione ha il suo inizio – inception – e nella relazione con il cliente la sua crescita e costruzione, fino a che non acquisisce valore e si “innesta” nelle richieste della committenza e nelle sue aspettative, alimentandole e talvolta andando anche oltre. Si tratta di un processo in cui è richiesto, da parte del cliente e dei progettisti, il massimo livello di attenzione reciproca, perché è in questa fase che

un progetto di comunicazione prende la forma di una “promessa”: di qualità, efficacia narrativa, alta fedeltà del risultato.

Mantenere tale promessa è possibile offrendo un’esperienza di altissima qualità percettiva: dare concretezza all’idea, renderla “tattile”, poterla toccare con mano. Un’esperienza dalla qualità tangibile – nelle immagini statiche, nelle immagini movimento e nel racconto complessivo – è tanto più importante quanto più siamo sottoposti a un vero e proprio bombardamento visivo, come oggi avviene. È dalla qualità distintiva delle immagini che nasce il potere di coinvolgimento del racconto. Un racconto che racchiude naming, branding, storytelling, video, scelta delle inquadrature, movimenti di camera, dati in un’accurata composizione dove tutti gli elementi formano un sistema coerente e inventivo. FUD/DDLab garantisce la qualità del risultato perché può contare su un mix di professionalità, competenze multidisciplinari e strumenti integrati fra loro.

La sua offerta è credibile perché si fonda su team tecnici: intorno al tavolo di ogni progetto non siedono solo l’architetto e il 3D artist, ma anche il copywriter, il brand designer, il graphic designer, lo user experience designer, supportati da tecnologie sempre aggiornate e da avanzate ricerche in ambito visual (dai render a 360° ai video interattivi – sempre più richiesti per la profondità esperienziale che imprimono alla comunicazione – fino alla visualizzazione e interrogazione degli ambienti architettonici attraverso strumenti BIM). È il connubio di queste diverse figure e la loro interazione a sostenere la qualità e l’affidabilità del prodotto-servizio e, insieme, la velocità e l’accuratezza della sua realizzazione nel rispetto dei ristretti tempi imposti dal mercato. Ed è la multidisciplinarità di Lombardini22 l’ecosistema in cui questo connubio-interazione opera al meglio: non solo un’idea, ma un nuovo paradigma sintonizzato col futuro per produrre nuove idee e visioni.


Progetti

Progetto: DEGW

a.

a. 1000 mq per fare innovazione. Un unico grande ambiente, pochi materiali primari

Ocio.

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Ocio.

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b.

b. Uno spazio pieno di confronti, lavatrici, divani, idee, piante e un immenso potenziale creativo

c. Creative Area: collaborazione in scala

c.

d. Work hard, play harder

d.

ELECTROLUX INNOVATION FACTORY

DEGW / Space planning, interior design, art direction

PORCIA (PN)

2018


Progetti

Ocio.

a. Meeting room per decisioni importanti

Progetto: DEGW, FUD

a.

b. Raccolto e intimo, al centro dell'open space

c. Project Room: per progettare dentro una nuvola

b. c.

d. Fast, social, touch and go, pic nic, soft e one to one. Una caffetteria per la vita

d.

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Ocio.

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e.

e. Welcome Area. Ăˆ nelle attese che succedono le cose piĂš interessanti f. f. Wayfinding ai piani. Per salire e scendere nella direzione giusta

CASA SIEMENS

DEGW / Space planning, interior design, lighting design, art direction FUD / Branding, physical branding, wayfinding

MILANO

2018


Progetti

Progetto: FUD, DDLab

Ocio.

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a. Video in CGI. Un viaggio tra storia e futuro

a.

b.

c.

b. Immaginare, modellare, esserci

c. Ogni materiale il suo riflesso. Render della corte interna


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d. Brochure e leaflet. Eleganza sfogliabile

Ocio.

d.

e. Taglio, cadenza, ritmo: logo

e. f. Website. Racconto formato finestra

f.

MOSCOVA 33 FUD / Branding, content, web design, editorial design, multimedia DDLab / Modellazione, render, virtual animation

MILANO

2018


Progetti

Progetto: DEGW, FUD

Ocio.

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c. Il salone centrale, dove si vede e si sente l'acqua scorrere

c.

a.

a. Eventi, townhall, conferenze, spettacoli e workshop. È tutto pronto

b. Il primo museo sull’acqua apre le porte alla città

b.


l'Ocio di Aldo Cibic

Speciale

Ottobre 2018

ESTETICA DELLE RELAZIONI INTERVISTA AD ALDO CIBIC

La mia formazione è quella di un designer che approda all’architettura allargando lo sguardo dagli oggetti ai comportamenti umani, e da questi ai luoghi dove avvengono le attività delle persone. La ricerca non è casuale, intuitiva, ma guidata dalla realtà. La mia ricerca è sui luoghi, le interazioni sociali.


l'Ocio di Aldo Cibic

Speciale

Ottobre 2018

L’anima di Aldo Cibic e la sua essenza

progettuale accompagnata, sempre,

informati e usare le informazioni

progettuale sono racchiuse in queste

da un entusiasmo puro e cristallino.

per produrre bellezza da

poche, dense parole.

Andrea Branzi [Interni, dicembre 2005]

condividere.” Dall’esperienza con

La volontà di allargare il campo

ammira il fatto che Aldo ha sempre

Ettore Sottsass ha ereditato il vizio

d’azione rispetto ai confini canonici

conservato “l’elasticità, la potenza,

di progettare per realizzare utopie,

del design e dell’architettura ha da

l’imprevedibilità di una sorta di infanzia

piuttosto che per ragioni commerciali,

sempre rappresentato il motore della

progettante” dando origine a un “design

fedele al principio di compiacere non

progettualità di Aldo Cibic:

che inventa domande, descrivendo

il mercato ma le sue visioni. Continua

il suo interesse vira dall’oggetto

una potenzialità latente a realizzare

a disegnare per produrre vitalità, per

alle azioni delle persone. Quindi

un mondo diverso (se non migliore).”

far germogliare semi che favoriscano lo

non più design di cose, ma design

Domande, non risposte, quindi.

scambio, per creare spazi che mettano

di attività, comportamenti, servizi.

Le risposte sono gli uomini, i loro

in relazione le persone, risvegliando

comportamenti, i loro pensieri,

i loro sensi sopiti, per migliorare,

le dinamiche sociali che si creano

ammorbidire e umanizzare gli ambienti

in eterno mutamento.

e le cose. E per farlo si dispone

Sono le azioni delle persone che generano i luoghi e non viceversa.

all’ascolto, soprattutto dei giovani. Ciò che muove Aldo Cibic è l’osservazione della realtà, capire verso che mondo andare e quindi cosa si configura. La contemporaneità significa

La vera salvezza è la progettualità.

Una consapevolezza nata e cresciuta

cavalcare il tempo che si sta vivendo,

durante gli anni, in tempi non sospetti,

capire cosa succederà nella situazione

Ovvero creare la possibilità per ognuno

quando la formula “design dei servizi”

fluida in cui ci troviamo. “Non riesco

di noi, professionisti, imprenditori,

era sconosciuta ai più. Ma le etichette

a dare senso al mio lavoro se non

amministratori, di agire in una griglia

non piacciono ad Aldo, tanto varia

parto dall’innovazione sociale.

comune, partecipare a un progetto

e trasversale è (ed è stata) la sua attività

Oggi bisogna essere molto più

condiviso che abbia come centro


l'Ocio di Aldo Cibic

Speciale

l’uomo. Produrre valore è diventato

sul cambiamento della società

un lavoro: creare un’attitudine

e sulla necessità di ripartire da nuove

a imparare a essere disponibili, solidali.

soluzioni sociali e abitative.

La grande sfida è quella di creare una

La ricerca ha considerato

visione comune. Ponendo al centro

i comportamenti delle persone

l’individuo con il suo complesso

e delle famiglie nella vita di ogni giorno

sistema di relazioni, l’obiettivo di Aldo

(attività, relazioni interpersonali, oggetti

è proporre uno stile di vita virtuoso

e ambienti) e ha proposto nuovi spazi

all’interno di una visione globale fatta

ibridi tra casa e lavoro.

di solidarietà e condivisione.

La considerazione della ricerca parte

Non è un caso infatti che Cibic

dal fatto che nella società industriale

Workshop abbia scelto Lombardini22

tende sempre di più a parcellizzare

Agli inizi degli anni Duemila,

come propria casa milanese.

e a dividere la quotidianità degli

il progetto combinato insieme a diverse

individui: il tempo della famiglia, del

università New stories new design

Un excursus sulle sue riflessioni

lavoro, dello svago. Un’atomizzazione

ha dato origine al primo manifesto

e ricerche metaprogettuali, spesso

che tende a creare dei non luoghi,

sul design di servizi. Un design che va

condotte con una rete internazionale

sempre più vuoti di vero significato.

oltre l’oggetto e propone opportunità

di università, dalla Domus Academy

Ottobre 2018

E, d’altra parte, la ricerca della sostenibilità può costituire il valore condiviso su cui produrre legame sociale.

di sviluppo sociale attraverso nuove

alla Tong ji University di Shanghai,

Lo studio realizza un inventario

iniziative occupazionali, esplorando

tratteggia con chiarezza la visione,

di valori dai quali ripartire per costruire

la possibilità di utilizzare strumenti

molto sentita e molto umana, di Aldo.

nuovi spazi dedicati all’uomo

di progettazione per interpretare le

e alla sua vita. La transizione verso

relazioni sociali all’interno della città.

Nel 1995 Family Business, ricerca

la sostenibilità può innescare nuove

Sullo stesso binario di ricerca anche

condotta con Erin Sharp per The Solid

forme di comunità: la cura dei

il progetto del 2004 Microrealities

Side, Domus Academy e Philips Design,

beni comuni richiede intenti

che propone “visioni in cui, attraverso

propone un osservatorio

e attenzioni comuni.

la riorganizzazione di potenzialità


ed energie, si favoriscono le condizioni per attivare occasioni di incontro, di scambio, di condivisione che caratterizzano i momenti di vita collettiva.” L’uso dell’architettura è chiaro, propositivo, concreto, lontano dalle utopie. L’indagine progettuale osserva l’ambiente costruito a partire da un altro punto di vista e da una diversa scala. Al centro è l’individuo, con il suo complesso sistema di relazioni, con la sua capacità di immaginare e inventare, di scoprire il nuovo e di approfittare delle opportunità dei cambiamenti. Fino a ripensare all’idea stessa di felicità. Rethinking Happiness – nuove realtà per nuovi modi di vivere è del 2010. Significativo il claim “Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te.” Il design può essere uno strumento di innovazione sociale? Può dare risposte a nuovi bisogni emergenti? Il design può, in altre parole, essere uno strumento di liberazione? Sono le domande che muovono Freedom Room, laboratorio del 2013 sul design in carcere, progetto nato dalla collaborazione tra Aldo Cibic, Tommaso Corà e Marco Tortoioli Ricci con una delle carceri di massima sicurezza italiane, la Casa Circondariale di Spoleto. Ne sono derivati un nuovo concetto di ospitalità, un modulo abitativo essenziale, a basso costo, pensato con i detenuti e prodotto in carcere, una proposta/prodotto, una mostra, una installazione per l’ospitalità temporanea e sociale. Il modulo Freedom Room può diventare motore di nuove dinamiche sociali destinate a reinventare l’idea di comunità e di quartiere.

Infine, (In)complete (2017, in progress) è la prima indagine in costante evoluzione, a livello mondiale, basata sulla comunità ed eternamente (in)completa dei nostri atteggiamenti nei confronti del mondo che ci circonda. È una piattaforma in open source, un produttore di dati che possono servire a ispirare strategie per attivare nuove aree di progetto. È un’indagine sulla vita e sul design, è uno strumento per capire meglio, attraverso i dati raccolti, lo spirito del tempo in cui viviamo. È un “design process” connesso all’intelligenza collettiva, che attraverso le domande – su natura, società e nuove tecnologie – aiuta a capire cosa può aver senso fare per poter sognare e progettare un futuro sostenibile. Il senso della ricerca è spostare il paradigma di quello cui siamo abituati.

missing-opportunity-progress-design www.incomplete.design


Ocio.

21

d.

d Pompe idriche e virtual reality

e.

e. Library. La classe non è acqua

e.

CENTRALE DELL'ACQUA

DEGW / Visual identity, interior design FUD / Brand idea, physical branding, wayfinding

MILANO

2018


Progetti

Progetto: L22 Engineering & Sustainability, DEGW, DDLab

Ocio.

22

b.

a.

b. Per gli interni materiali minimal che rimandano al metallo e cemento del mondo industriale

a. Direzioni parallele


Ocio.

23

c. Matematica estetica: un algoritmo disegna le 150 onde della facciata

c.

d. Sospensioni formali nell’area accoglienza

d.

SEW - EURODRIVE

L22 Engineering & Sustainability / Progettazione impiantistica, pratica amministrativa, sicurezza, direzione lavori DEGW / FattibilitĂ , progettazione architettonica, space planning, interior design, workplace change management DDLab / BIM, progettazione facciata parametrica SOLARO (MI)

2018


Progetti

Progetto: Eclettico Design

Ocio.

24

a.

a. Doccia vista camera

b. Un micromondo sofisticato, informale e rilassante

b.

c. Welcome to Pestana CR7 Hotel

c.


Ocio.

25

e.

e. Roof-garden con area piscina e sky bar, sotto il cielo di Marrakech

d. Le tonalità chiare, il rosso e l’ocra dell’arenaria, la sabbia, le terre, il deserto

f. Ogni dettaglio è parte di un selezionato vocabolario formale fatto di linee, superfici e texture

d.

PESTANA CR7 HOTEL

f.

ECLETTICO DESIGN / Interior design, concept design, schematic design, design development, FF&E selection, art direction, project coordination

MARRAKECH

IN PROGRESS


Progetto: L22 Urban & Building

b.

b. Perfettamente organizzato in porzioni di paesaggio a tutta altezza

Progetti Ocio.

a.

a. Eppur si muove

26


c. La chiarezza compositiva, il rigore volumetrico, l’eleganza formale

c.

27

d. Mondrian moderno: nitida armonia

Ocio.

d.

e. Solido e leggero, chiaro e scuro, trasparente, chiuso. Opposti compatibili

e.

CORRADI

L22 Urban & Building / Due diligence, studio di fattibilitĂ , concept, progettazione preliminare e definitiva architettonica, strutturale, impianti, prevenzione incendi, pratiche autorizzative, direzione lavori, coordinamento sicurezza, responsabile lavori, project management, cost control, construction management CASTEL MAGGIORE (BO)

IN PROGRESS


Progetti

Progetto: FUD

Ocio.

a.

a. Striato, Ondulato, Sfilato: l’essenza del jeans rielaborata attraverso tre decori in mosaico. Cersaie 2018

b. Orientarsi nell'eccellenza. Dal 1873

b.

28


Ocio.

29

c.

c. 14 sfumature di Denim

e.

e.

e. Le angolazioni della creatività. Cersaie 2018

d.

APPIANI – DENIM COLLECTION

d. Intrecci POP. Una nuova forma di espressione. Cersaie 2018

FUD / Art direction, sviluppo prodotti e collezioni, exhibit design, editorial design

MILANO, BOLOGNA

2018


Progetti

Progetto: L22 Retail, FUD

Ocio.

30

a.

a. La corona di alloro è il segno grafico e cromatico che caratterizza la nuova immagine del Centro

b. Nuvoloso con ampie schiarite nel parcheggio

b.


Ocio.

31

c.

c. Le nuove volte in doghe di alluminio della galleria modulano la luce naturale

d. Percorsi piĂš chiari e semplici. FluiditĂ e comfort

e.

e. Al centro dell'attenzione. Food Court con lucernari a diverse altezze

d.

CENTRO VIRGILIO L22 Retail / Progettazione architettonica, art direction FUD / Branding, communication design

BORGO VIRGILIO (MN)

2017


Pubblicazioni

Fonte: GUEST Pubblicato: aprile 2018

Ocio.

32

Hospitality | Design | Food | Tendenze

POSTE ITALIANE S.P.A. – SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE – D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N.46) ART. 1, COMMA 1/CN/BO/AUT 009/2017 PERIODICO ROC

Design Portrait

Design Thinking Dall’hotel super lusso al budget hotel, al service apartment brandizzato. Una panoramica dell’oggi e del domani con una domanda sul ruolo dell’architetto. Conversazione con GIUSEPPE 3 VARSAVIA e IGOR REBOSIO, rispettivamente 2018 managing e design director di Eclettico Design, brand di Lombardini22 specializzato in ospitalità Sharing Spaces Trend | Matteo Thun | Room Mate Emir | Hotel Seehof | Mondrian Doha by Wanders e residenze di lusso Piero Lissoni | Amanyangyun Shanghai | Hotel De' Ricci Roma | Heinz Beck | 1 Hotels New York

| d i L a u r a Ve r d i |

P

er presentare la vostra realtà, gruppo Lombardini22 e i suoi cinque brand, spesso vi dipingete come una società di progettazioŠĚ ŠūŠ îƭƥūƑîŕĚɍ ūƙî ƙĿijŠĿǶČîɎ Giuseppe Varsavia Siamo nati per dare un servizio al cliente, progettiamo secondo la metodologia del design thinking e facciamo riferimento alle neuroscienze applicate all’architettura. Siamo lontani dal mondo delle archistar. Il termine archistar non è negativo in sé, è negativa l’accezione di archistar come brand che viene aggiunto a un progetto. Lo stile dell’architetto, quando è l’unica cifra riconoscibile, può essere un elemento incredibilmente positivo o estremamente negativo per il progetto.

108 | GUEST

GUEST |

109


Ocio.

33

Design Portrait

£ƭîŠƥū ĩ ĿŞƎūƑƥîŠƥĚ ŕî ēĚǶŠĿǕĿūŠĚ ēĚŕ ČūŠČĚƎƥ ŠĚŕŕî ƎƑūijĚƥƥîǕĿūŠĚ ēĿ ƭŠ îŕċĚƑijūɎ G. V. Il progetto di un hotel nasce da un’esigenza di business. Non sono tanto importanti i metri quadri nella progettazione ma il reddito che deve generare, non solo attraverso l’hospitality ma anche con i bar, i ristoranti, le aree wellness. Anzi, molto spesso il pernottamento è un elemento marginale della redditività di un hotel a fronte di un food and beverage molto più marcato. Il business ČĺĚ ƙĿ ƑĿĚƙČĚ î ijĚŠĚƑîƑĚ ƙƎĚƙƙū ēĿƎĚŠēĚ ēî ƭŠî ċƭūŠî ēĚǶŠĿǕĿūŠĚ del concept. Senza una chiara visione di come deve funzionare un albergo, si rischia di fare progetti inadeguati. È sempre un errore innamorarsi di soluzioni progettuali che non siano sintonizzate con reali esigenze di posizionamento e business. Grandi catene alberghiere o piccoli investitori: qual è l’approccio al progetto e quale la vostra posizione in rapporto a queste due ƥĿƎūŕūijĿĚ ēĿ ČūŞŞĿƥƥĚŠƥĿɎ G. V. I brand consolidati sanno esattamente come gestire l’alberijūɍ ~ijŠĿ ĚŕĚŞĚŠƥū ĩ ijĿā ƙƥîƥū DŽîŕƭƥîƥū Ě DŽĚƑĿǶČîƥū Ě ČĿ DŽĚŠijūŠū fornite precise linee guida con un programma funzionale. Igor Rebosio Lavorare con le grandi catene è più facile. Sanno quello che vogliono e hanno tutto sotto controllo. Dal punto di viƙƥî ēĚŕ ŕĿŠijƭîijijĿū IJūƑŞîŕĚɈ Ŀ ċƑîŠē ĺū ēĚĿ ƎƭŠƥĿ ǶƙƙĿ ČĺĚ ČîƑîƥƥĚƑĿǕǕîŠū Ŀŕ ŕūƑū ŞîƑČĺĿūɍ ¡ĚƑ ŠūĿ ƎƑūijĚƥƥĿƙƥĿ ƐƭĚƙƥĿ ƎƭŠƥĿ ǶƙƙĿ ƙūŠū una base di partenza solida, non da intendere come una limitazio-

plan. Ma non è questo il ruolo dell’architetto. Ci sono pro-

ne del pensiero progettuale. Spesso i brand internazionali ci chie-

IJĚƙƙĿūŠĿƙƥĿ ēĚŕ ƙĚƥƥūƑĚ ČĺĚ ƙĿ ūČČƭƎîŠū ƙƎĚČĿǶČîŞĚŠƥĚ ēĿ

dono di mantenere la loro immagine ma contestualizzandola, ad

investimenti. C’è bisogno di un panel mirato che rappre-

esempio inserendo nel progetto delle pennellate di cultura locale.

senti i diversi punti di vista, l’analista, l’advisor, lo svilup-

G. V. Il piccolo investitore, invece, spesso non ha le idee chiare e

patore da mettere a confronto con il fondamentale ruolo

non ha un programma funzionale adeguato alle prospettive di bu-

di interpretazione e di sintesi del progetto architettonico.

siness. Spesso gli investitori ci chiedono di sviluppare un business

Quindi mi state dicendo che per realizzare una struttura che funzioni il singolo albergatore deve essere supporƥîƥū ēî ƭŠū ƙƥƭēĿū ƎƑĚŕĿŞĿŠîƑĚɎ I.R. Lo sviluppo progettuale con il piccolo investitore è più laborioso perché molto più emozionale. è legato, come di-

Nelle immagini, Generator Hostel a Roma e Armani Hotel a Milano. Due opposti esempi di hospitality: low cost ma di design, da una parte, e lusso raffinato dall’altra.

ceva Giuseppe, a un “innamoramento personale” che può portare alla realizzazione di un progetto lontano da quello che in realtà può funzionare. Per questo c’è bisogno di professionisti del settore che studino il posizionamento e l’investimento, in modo da fornire al progettista gli strumenti necessari per fare un hotel di successo. Parliamo di tendenze. Cosa vedete nel futuro dell’hoƥĚŕŕĚƑĿĚɎ

Render di progetto della ristrutturazione del Regency a Roma che diventerà un boutique hotel a target millennial. Tendenze attuali - la lobby pensata come wine cellar aperta alla città, mancanza di frazionamento tra bagni e zona letto, iperconnettività - convivono con riferimenti diretti alla tradizione locale.

I.R. Qualche anno fa stavamo lavorando all’Armani Hotel

“Spesso gli investitori

ci chiedono di sviluppare un business plan. Ma non è questo il ruolo dell’architetto. Meglio rivolgersi a professionisti specializzati”

110 | GUEST

a Milano e, in contemporanea, avevamo iniziato a progettare il Generator a Roma. Tendenze che allora sembrava-

tiva e visiva dell’ambiente letto e dell’ambiente bagno-cabina

no rivoluzionarie e straordinarie e oggi sono considerate

armadio. Si assiste quindi alla disgregazione del frazionamen-

dotazione standard. Come per esempio l’aspetto della so-

to degli spazi. Cosa impensabile per alberghi realizzati nel

cialità richiesta nelle lobby e nelle reception con proget-

mondo arabo o in Medio Oriente dove la compartimentazione

tazione di social-collaborative table. Bisogna inoltre fare

delle stanze non solo è fortemente richiesta ma è necessaria.

una distinzione in base alla localizzazione, perché la con-

Dipende molto dalla percezione dell’intimità.

cezione dell’albergo è anche un fatto culturale. Nel mondo

G.V. Rispetto al mondo orientale, in Europa, e in particolare

occidentale c’è la richiesta di avere una continuità percet-

in Italia, siamo ancora molto lontani dal vivere l’hotel come GUEST |

111

a.

a. Grandi catene alberghiere e piccoli investitori, tecnologia, spazio pubblico e privato, ibridazione e contaminazione. Questo e altro nell' intervista doppia a Giuseppe Varsavia e Igor Rebosio, Managing Director e Creative Director di Eclettico Design


Pubblicazioni

Fonte: IlSole24Ore Pubblicato: settembre 2018

Ocio.

a.

a. Splende il Sole su Relooking, il grande progetto di L22 Retail per il rinnovamento dei centri commerciali Unicoop Firenze. Cristian Catania, Senior Architect, ci spiega la scelta del materiale ceramico per questo intervento corale e coordinato

34


a. Una classica architettura residenziale degli anni Quaranta diventa una struttura contemporanea per uffici. Fatebenefratelli 14 è votato al futuro, rispettoso del passato e del contesto storico in cui sorge. Su The Next Building il progetto per gli uffici Trussardi, a Brera, firmato L22 GIUGNO 2018

60

in rispettoso contrasto

Fonte: The Next Building Pubblicato: giugno 2018

Indispensabili aggiornamenti

Dichiarare gli elementi di innovazione e, insieme, rispettare le caratteristiche originali dell’edificio, ponendo l’accento progettuale sulla componente energetica, senza dimenticare l’evocazione razionalista. Il progetto per gli uffici Trussardi, a Brera, nel cuore di Milano, firmato L22

Livia Curti Roncoroni Foto: Carlos Tettamanzi

QuArtier generALe trussArdi VIa FaTEBENFraTELLI, 14 MILaNo

THE NEXT BUILDING Architetture

Pubblicazioni Ocio. 35

a.


a. Lo speciale del Corriere della Sera approfondisce il nuovo landmark di Beirut, Holcom HQ. Il dialogo tra innovazione e tradizione è tra i principi che hanno guidato i progettisti, L22 Urban & Building e DEGW, nello sviluppo dell’opera Beirut, 2011-2015

LIBANO

10

89

Fonte: Corriere della Sera - Le sfide dell'architettura Pubblicato: gennaio 2018

Il quartier generale del gruppo Holcom costituisce un nuovo landmark per Beirut, posto in prossimità del centro della città e rivolto verso le montagne attorno, e rappresenta la complessità di un’azienda operativa a livello internazionale che ha voluto radunare in un solo luogo le diverse realtà professionali e culturali che lo compongono. L’edificio è l’esito dell’unione dei più aggiornati approcci al design degli spazi del lavoro e alla progettazione sostenibile con soluzioni

HOLCOM HQ

L22 URBAN & BUILDING, DEGW – BRAND OF LOMBARDINI22

Pubblicazioni Ocio. 36

a.


a. S32 Fintech District, il cuore trasparente della finanza innovativa a Milano. L’approccio progettuale di L22 Urban & Building segue una visione contemporanea dove efficienza e flessibilità degli spazi ufficio si confrontano con un iconico design di facciata 93

Santafiora s.r.l. - “Pietre Santafiora è una Azienda Leader grazie ai suoi 100 operai, 30.000 mq mensili di prodotto venduto e 40 anni di esperienza.” Particolarmente apprezzata per i suoi lavorati, Santafiora produce blocchi, lastre grezze, semilavorati e lavorati finiti senza limiti di dimensioni per ogni e qualsiasi esigenza richiesta: – edilizia: rivestimenti di pareti interne ed esterne, tradizionali e ventilate, scale, copertine, pavimenti di ogni dimensione. – arredo urbano: pavimenti di piazze, zone pedonali, viali e marciapiedi, fontane, panchine, colonne. – lavori artistici: capitelli, colonnine, balaustre, cornici, caminetti. Grazie al sapere acquisito nel campo dei prodotti lapidei, Pietre Santafiora accompagna passo dopo passo il proprio cliente dal momento della commessa fino alla consegna del lavoro finito. Altra attività svolta riguarda la piena collaborazione con gli studi di progettazione ed architettura.

Fonte: 100 Progetti Italiani - II^ edizione Pubblicato: 2018

92

La nuova Torre Sassetti è l’hub del neonato Fintech District, area urbana dedicata allo sviluppo della finanza innovativa e tecnologica. Creato da SELLALAB per rappresentare la comunità fintech italiana, il nuovo ecosistema si pone l’obiettivo di favorirne lo sviluppo in una prospettiva internazionale, promuovendo l’impegno e la collaborazione tra i diversi player del settore, aziende, istituzioni finanziarie ed enti fintech. Anche la selezione di professionisti e start-up è stata condotta con coerenza da Copernico seguendo il fil rouge dell’innovazione tecnologica. L’approccio progettuale di L22 Urban & Building segue una visione contemporanea dove la massimizzazione dell’efficienza e della flessibilità dello spazio uffici si compenetra con un design di facciata innovativo e un fluire di spazi e vedute dall’interno all’esterno e viceversa. L’edificio prevede una facciata continua vetrata, caratterizzata dalla sovrapposizione di una trama di sottili elementi orizzontali e verticali che sottolineano la scansione in piani e la griglia strutturale di facciata. Il progetto di riqualificazione è orientato a enfatizzare la presenza dell’edificio all’interno della piazza antistante, massimizzando l’altezza per dare un senso di maggiore verticalità. La costruzione galleggia su un ingresso completamente trasparente, a doppia altezza. L’intervento è stato progettato all’insegna delle parole chiave eleganza e atemporalità. L’edificio è stato sventrato completamente, a eccezione delle strutture principali, quali pilastri e solai, ed è stato richiuso con una facciata di ultima generazione. Risparmio di risorse, efficienza energetica, selezione dei materiali, illuminazione a ridotto consumo e qualità dell’ambiente interno, utilizzo di sistemi che facilitino la gestione dei consumi, fanno parte della strategia progettuale dalla quale nasce un edificio dalle elevate prestazioni. Particolari impiantistici ed elementi puramente funzionali come la scala antincendio esterna connotano l’architettura, assumendo una qualità estetica notevole, grazie all’integrazione di architettura e ingegneria e al lavoro sinergico con la divisione engineering di L22.

Cliente: Invesco Real Estate | Tipologia: edificio per uffici | Servizi: L22 Urban & Building: Due diligence; analisi edificio; concept; progettazione architettonica, impiantistica e strutturale; pratiche autorizzative, analisi acustica e requisiti passivi, progetto e certificato VVF, coordinamento della sicurezza, responsabile dei lavori, fit out. | Certificazioni: LEED Platinum for LEED 2009 for Core & Shell Development | Santafiora s.r.l.: Strada Statale Ortana, km 8.200 Vitorchiano, Tel. +39 0761 370909, www.santafiorastone.com

L22 Urban & Building - Lombardini22

Milano

S32 FINTECH DISTRICT

Pubblicazioni Ocio. 37

a.


Pubblicazioni

Fonte: MarkUp Pubblicato: luglio 2018

Ocio.

38

MARKUP 271 Retail Real Estate

110

Virgilio, un restyling totale Centro Virgilio compie 25 anni e si presenta integralmente rinnovato, a partire dal logo, dalla comunicazione, dall’immagine complessiva, fino alla struttura esterna e ai nuovi spazi interni della galleria di Roberto Pacifico - @RobertoPacific3

Il motivo grafico delle foglie si abbina con le modulazioni del verde, per dare un maggiore impatto visivo, anche a distanza, alla facciata che, insieme ai portali d’ingresso, è stata completamente rinnovata

L’

immagine del Centro Virgilio è stata completamente rinnovata sia sotto il profilo architettonico sia in termini di “brand identity”. Per il restyling del centro mantovano Lombardini22, attraverso L22 Retail, ha puntato a un cambiamento sostanziale della qualità degli spazi e dell’esperienza d’acquisto, rinnovando il luogo d’acquisto per dare alle persone una destinazione inclusiva, comoda, e sostenibile. Il progetto si focalizza su alcuni elementi simbolici e

funzionali, puntando su una maggiore riconoscibilità e un nuovo equilibrio nella fruizione degli spazi: a ispirare la riprogettazione sono stati fattori come la storia, la natura, la sostenibilità, il legame con il territorio. L22 Retail è partita dal ripensamento e dalla valorizzazione dell’esterno: la facciata, secondo L22 Retail, è ora più riconoscibile e visibile. L’idea alla base della riqualificazione nasce dalla corona di alloro di Virgilio, il poeta mantovano,

a.

a. Su MarkUp uno speciale dedicato a Centro Virgilio. Un progetto di cambiamento sostanziale sia nella qualità degli spazi che nell’esperienza d’acquisto, per dare alle persone una destinazione inclusiva, comoda, e sostenibile. La firma è L22 Retail


Pubblicazioni

Ocio.

Fonte: Progetti Pubblicato: settembre 2018

120

luoghi dello spettacolo

39

Verano Brianza - Milano

Intervento Theatro Luogo Verano Brianza (MI) Progettisti Lombardini22 Committente Thema Anno di redazione 2016 - 2017 Anno di realizzazione 2017 Imprese fornitrici Schüco, Poliform, Unifor, iGuzzini, Starpool, Schneider (domotica), Culligan (piscina esterna), Pellini Industrie, Omnitel, Resstende, Oikos, Laboratorio Morseletto, Roda Design

Testo - Marco Martini Foto - Dario Tettamanzi

Lombardini22

Il Theatro dei sogni In Brianza sorge una sala esposizioni di nuova concezione, moderna e completa Nel cuore del distretto del mobile, a Verano Brianza, è sorto Theatro, il nuovo palcoscenico di soluzioni alternative. Nato da una intuizione di due aziende, Thema e Schüco Italia, esso vuole essere uno spazio espositivo interamente dedicato all’involucro edilizio. La necessità di avere un luogo ove presentare le proprie soluzioni, in una maniera completamente alternativa a quella tradizionale, ha portato le due aziende ad una riflessione, in seguito alla quale si è deciso di trasformare questo loro bisogno in opportunità, sia commerciale sia architettonica. Il progetto è partito dai computer di FUD Brand Making Factory e L22 Urban & Design, due brand del gruppo Lombardini 22 che hanno unito le loro forze per dar vita allo spazio Theatro. L22 U&D si occupa di architettura ed ingegneria, ed è stato il braccio che ha sviluppato il concept architettonico, la disposizione degli spazi e la scelta degli arredi. FUD si occupa invece, principalmente, di Physical Branding e Communication Design e ha sviluppato tutto l’aspetto comunicativo del mondo Theatro, dalla scelta del nome alla realizzazione della piattaforma web dello spazio. L’ambiente vuole essere dinamico ed emozionale, fluido e flessibile, ovvero essere sempre in grado di raccontare storie diverse. Lo spazio vuole essere casa, ufficio, sala mostra ed area eventi, allo stesso tempo. Cultura, formazione, ricerca, operatività, spettacolo, tutto ciò è di casa all’interno di Theatro, un luogo che va decisamente oltre il concetto di showroom. L’edificio è caratterizzato da spazi domestici completi e funzionanti, ampie sale conferenze e spazi dedicati alla costruzione di reti settoriali e allo sviluppo progettuale. In esso i progettisti possono sperimentare, provare e dialogare. L22 U&D ha creato una dimensione armonica ispirata alla versatilità, sui tre piani di Theatro, per poter disporre di uno spazio liquido, sempre nuovo e trasformabile. FUD si è occupata di creare varie formule di allestimento per un teatro in cui si può fare, abitare, lavorare, collaborare,

mostrare, creare, abitare, insegnare, inaugurare, lanciare, formare ed informare. L’architettura è rigorosa e concreta, fa respirare al visitatore un’estetica ed un sapore tipici dello spazio industriale. I dettagli, estremamente curati, risaltano e fanno risaltare i colori prettamente neutri, spesso tendenti allo scuro, studiati per sottolineare i prodotti in mostra e non distogliere da essi l’attenzione. La metafora teatrale risulta evidente fin dal primo accesso: la hall rappresenta l’ideale foyer; l’area di benvenuto, come si può evincere anche dalla scalinata lignea, in xlam trattato, che la collega allo spazio auditorium. Da tale scalinata si raggiunge anche la lounge, location ideale per pause ristoratrici. I materiali suggeriscono un’ideale continuità visiva degli spazi, come ad esempio il legno di colore grigio utilizzato sia per la platea, sia per il bancone, sia per la parete attrezzata della cafè lounge. Questa prima area è racchiusa da vetri satinati intervallati da travi metalliche a tutta parete, combinazione di elementi che crea un imponente ed accogliente “effetto cattedrale”. Il vero e proprio Theatro è uno spazio a tripla altezza che prevede diverse configurazioni, per la massima flessibilità. La scenografia non è altro che una parete con fondale a griglia, la quale crea un gioco di ballatoi ed aperture intervallata da serramenti ed infissi costituenti un sample di prodotti che può variare a seconda dell’azienda che utilizza lo spazio. Ripiani in legno ed alluminio creano profondità sfasate che danno movimento all’intera composizione. L’intera parte operativa è stata concepita in open space, mentre la parte commerciale affacciata su Theatro è suddivisa in spazi chiusi, interamente vetrati. Ai lati di Theatro si trovano le finishing library, due sale finiture contenenti campionari di prodotti, tutti contenuti in cassettoni e sportelli, e quattro sale riunioni di ampiezze diverse. Theatro vuole porsi come la nuova frontiera dell’esposizione edilizia e un punto di riferimento per tutti i professionisti del settore.

a.

a. Il progetto Theatro per filo e per segno sulla rivista Progetti. Insieme L22 Urban & Building e FUD hanno creato questo showroom innovativo, uno spazio dinamico ed emozionale in cui la scenografia racconta una storia sempre diversa


“Il tema chiave è saper comprendere la domanda per dare come risposta un’esperienza adeguata.” – A. S. Questa è la copia N°

di 500.

Ogni copia è stata pensata e progettata a Milano, in Via Lombardini 22, a scopo esclusivamente informativo. Hanno lavorato a questo progetto circa 180 persone di cui 99 Architetti, 54 Ingegneri, 16 Brand Designer, 11 componenti dello staff e 7 Partner. —


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