Ocio 9 - Digital

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Paper blog.

Pubblicazione cartacea composta da un numero variabile di pagine a cura di Lombardini22. Questa volta digitale in caso eccezionale.

Ocio.

Aprile 2020

09/22

03 Ocio Tutto il potenziale di una rinascita 04

Foresight Review Quando ci scoprimmo soli La decimazione delle Pmi Necessity is the mother of all inventions Vita e morte si dan battaglia Futuro vegetale Resistere per sĂŠ e per il sistema La cultura digitale, noi e il futuro Modelli di azioni concrete Smartworking e COVID-19 Intelligenza collettiva Il tempo delle domande The Good Question

20 Cosa sta succedendo? Design to gather L22 Living Artlane Accademia Lombardini22 Potenzialmente infinito 26 Progetti Sarca 222 Piazzale Lodi 3 Studio FRM Corti Segrete Palazzo di Fuoco Arco: Living Brera 36 Pubblicazioni Dicono di noi...


Credits

Concept editoriale e graphic design: FUD L'immagine in copertina è una fotografia di Benedetta Ristori. Tutte le foto che trovate nel Paper blog sono state scattate dai fotografi Cortili Photo, Marco Cappelletti, Luca Rotondo, Carlos e Dario Tettamanzi. Ufficio Stampa: Luisa Castiglioni | luisa@press-office.co Gianluca Frigerio | gianfrigerio@live.com Seguici su @lombardini22

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Editoriale

Testo: Franco Guidi

Ocio.

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Ocio. Tutto il potenziale di una rinascita

Siamo in piena tempesta, in quarantena, full remote. Siamo passati in un lampo società fortunata in una città fortunata ad una nuova dimensione difficile da definire. Speriamo nella fine, in un dopo pieno di speranza, ma se ci vogliamo arrivare dobbiamo pensarlo e costruirlo adesso questo dopo. In questo durante che durerà e con cui ci stiamo misurando giorno dopo giorno. È una parte impegnativa del percorso che stiamo facendo, ma come dicevamo nell’ultimo Ocio, Lombardini22 non ha una meta da raggiungere ma un percorso da fare insieme. È una sfida difficile, da cui usciremo bene solo se faremo le scelte giuste. Ognuno di noi deve fare la sua parte, ma ne usciremo solo come comunità. Questo vale per noi, per Milano, per l’Italia, l’Europa e per il mondo. Per Lombardini22 vuol dire ancorarsi ancora di più ad alcuni dei valori fondativi della nostra comunità: la voglia di approfondire, l’attenzione alla competenza, l’ascolto di chi ne sa più di noi, l’accettazione della complessità, l’approccio di sistema. Per ironia della sorte negli ultimi anni abbiamo parlato di contaminazione, di ibridazione, di apertura al diverso per diventare meno fragili. Abbiamo parlato dell’importanza di spazi fisici in grado di generare incontri inaspettati. Abbiamo parlato dei nostri spazi e dell’energia che generiamo tutti insieme. Sembrano tutti pensieri folli alla luce di quello che sta succedendo e del sacrificio che dobbiamo fare di separarci dagli altri per perseguire il “distanziamento”. Noi continuiamo a credere in quello che dicevamo prima dell’epidemia. Siamo convinti dell’importanza delle regole che ci stiamo dando per fermare la diffusione di questo virus, ma vogliamo continuare a sforzarci per trovare soluzioni che tengano viva la nostra curiosità per l’altro e la nostra capacità di ascolto e dialogo. Per un periodo che speriamo breve, dovremo inventare e sperimentare una nuova prossemica, dovremo imparare da mondi più esperti come comunicare con gli occhi fuori dalle mascherine, a comunicare molto di più per compensare la distanza. Dovremo trovare modi per mitigare il senso di solitudine del lavoro o dell’apprendimento in remoto, stare attenti ai

nuovi pregiudizi che stanno emergendo, dovremo progettare spazi virtuali in cui far accadere quegli incontri casuali che volevamo far accadere negli spazi fisici, dovremo come sempre aiutare chi rischia di rimanere indietro e nel frattempo spingere chi è davanti a fare sempre meglio. Ieri ho imparato la differenza tra Remote Tolerant, Remote Hybrid e Remote Biased nella strada verso il Full Remote: dovremo imparare nomi nuovi per cose che non c’erano. Dovremo lavorare con i nostri clienti e con altri esperti per immaginare nuovi spazi per nuove esperienze di acquisto, nuovi spazi per nuove esperienze di ospitalità e in cima tutti nuovi spazi per le nostre case che dovranno essere in grado di accogliere molte più funzioni di oggi e probabilmente ospitarci per molto più tempo. Già prima di questa crisi epidemica avevamo bisogno di mappe per interpretare il cambiamento in atto. Oggi ne abbiamo ancora più bisogno. Noi siamo disorientati, né più né meno di tutti. A livello personale e a livello aziendale. Di un libro importante per la mia generazione, “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta”, ricordo un passo cruciale, con la moto completamente smontata e senza la minima idea di come rimettere insieme i pezzi. Ecco, secondo l’autore quello era il momento Zen, il momento che aveva in sé tutto il potenziale di una rinascita. Direi che ci siamo. Siamo in un momento simile, dobbiamo inserire un periodo di attesa, di pensiero, prima di partire a tentoni nella speranza di far ritornare tutto come prima, perché come prima non sarà: sarà meglio se prenderemo le decisioni giuste o sarà peggio, molto peggio, se prenderemo le decisioni sbagliate. In sintesi, c’è un sacco di cose da fare. Non so che moto sarà una volta rimontata, ma in Lombardini22 siamo tutti entusiasti di lavorarci e curiosi di scoprirlo.


Foresight Review

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Quando ci scoprimmo soli L'impatto emotivo delle strade e delle città deserte di Maurizio Crippa

Fu la mattina di martedì 10 marzo 2020 che le persone scomparvero. Tutte. Ma già nel tardo pomeriggio del 9 marzo, il lunedì, verso l'ora che nel mondo di prima era sempre stata dell'aperitivo e dei selfie con aperitivo, cominciò a comparire sui social, più lesto di tutti, un nuovo genere di fotografie. Le foto vuote. Disinfettate dalla presenza umana. Accanto alla generale paura quotidiana, quella del virus, della malattia, ecco lo spavento di un senso di vuoto.

a.

Improvvisamente, una società fondata sull'affollamento della visibilità, ma anche sul solipsismo che crede di poter fare a meno delle altre persone, si è trovata di colpo senza "loro". Non esiste soltanto la paura fisica: e se morissi, o accadesse a un mio caro? Non c'è soltanto il senso di colpa: lo abbiamo scatenato noi il virus, coi nostri comportamenti globali? O il rimorso: perché io sono scampato e altri no? "Il silenzio da assenza umana, mi accorgevo, è un silenzio che non scorre, si accumula". L'epidemia che ci coinvolge e sconvolge è in corso, e nemmeno sappiamo dove sia la fine del tunnel. Ma nella nostra epoca iperprotettiva sappiamo già come imbrigliarne gli esiti futuri, gli effetti sugli scampati. Abbiamo le tecniche per gestire lo stress da evento post traumatico. Abbiamo le psicoterapie per ingabbiare il senso di smarrimento per essere restati soli. E il senso di colpa da sopravvissuti. Ma non basta, forse. C'è un romanzo che li chiama "disertori", coloro che se ne sono andati, spariti. E che imputa il protagonista, in prima persona, come il colpevole: "Eppure, l'Inspiegabile si e inaugurato per opera mia". È l'ultimo dei romanzi di Guido Morselli, Dissipatio H.G., dove H.G. sta per Humani

a. Maurizio Crippa, Giornalista e Vice Direttore de Il Foglio. L'articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2020 su Il Foglio

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Generis, che Adelphi pubblicò nel 1977, postumo perché I' autore, con maggiore determinazione del suo protagonista alter ego, morì suicida nel 1973. La trama del romanzo è breve. Un colto borghese, ipocondriaco o malato, certamente di solipsismo, decide di suicidarsi. In quello stesso istante, in quella notte, mentre rinuncia al suo atto, è invece tutto il resto dell'umanità a sparire. Andrà a vedere, come uno spettatore perplesso e sempre più angosciato, che cosa è successo, scendendo in città. Guardando e soppesando tutto ciò che è restato, di quel "loro" di cui il nuovo silenzio vuoto gli suggerisce che faceva pur parte. […] Anche a vedere le nostre strade vuote, seppure non così romanzesche, viene a tutti la domanda che non avremmo mai pensato di farci. E allo stesso tempo un senso di colpa, o un appello nuovo alla responsabilità verso chi, semplicemente, in questo tempo non vediamo. O non conosciamo. Sentimenti che ogni cultura elabora a suo modo, e noi italiani non siamo specialisti. Di romanzi di fantascienza, o serie tv da sopravvissuti ce ne sono molti, primo fra tutti Lost. Ma in fondo quelle sono normalità dell'apocalisse, lo spavento della situazione oltre il limite. Turbano solo la superficie. Qui invece a spaventare sono i pensieri. E il gioco di specchi del senso di colpa: dov'ero io quando tutto questo accadeva? Se il romanzo americano evoca la fuga nel fondamentalismo, società come quelle asiatiche, le prime e più colpite dal virus, e abituate agli spaventi collettivi, hanno invece un culto quasi punitivo della responsabilità personale. Che invece da noi, paese anarchico e familista per eccellenza, stiamo solo iniziando a scoprire. Colpa? Redenzione? […] Lo stesso vuoto interroga noi, sottilmente. Quel silenzio umano appena percepito, che i giornalisti dei tg non

sanno più come raccontare, una volta esaurito il repertorio di irreale, assordante, straniante. Persino su Instagram le foto vuote ci inquietano un po'. Il libro di Morselli scava anche di più, pieno com'è di disquisizioni e citazioni, come una disputa medievale intrisa di scetticismo. Ma l'aspetto centrale, il più intenso, che Dissipatio H.G. sa elaborare è il nostro rapporto con "loro". Il posto di ognuno nella vita. Nei suoi gorghi filosofici, Morselli lo chiama "solipsismo". Oggi noi, più digitali, parleremo di narcisismo. Parentesizzare l'esistenza dei nostri simili è stato o è il nostro modo di essere. Scoprire i nostri simili si sono parentesizzati davvero, è una buona pena di contrappasso. O forse l'occasione ladra che ci aspettava. "Un mondo tutto corpo, credente solo nella tangibilità, viene scorporato", scrive Morselli. In questi giorni, ovviamente, prevale la preoccupazione per ciò che sta accadendo, per come evolverà e per la costrizione collettiva a una solitudine sospesa tesa a fermare il virus. E però è palpabile che stia accadendo qualcosa d'altro nelle nostre menti, nella nostra immaginazione collettiva. Forse non meno essenziale. Che può essere la scoperta di un senso nuovo e inedito di responsabilità, o la necessità (ambigua) di un ordine e di un decisore. Ma è anche la percezione di una nuova socialità che ci manca, di un superamento del solipsismo. Oltre lo spavento improvviso del vuoto c'è la sorpresa, che le strade vuote possono essere un antidoto alla dissipazione.

b. Isolation of the City, di Gwen Yip

b.


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La crisi rischia di causare una decimazione delle Pmi È importante salvaguardare il futuro delle startup di Dario Di Vico

La domanda (insidiosa) può essere formulata così: a causa della crisi del coronavirus assisteremo a una nuova decimazione di piccole e medie imprese larga quanto quella che abbiamo subito nella Grande Recessione 2008-2015? La risposta non è facile di questi tempi nei quali è importante restare immunodifesi ma è molto probabile che vada in onda un replay della chiusura di migliaia di piccole aziende. Purtroppo congiurano in questa direzione almeno un paio di cause:

scendesse quel tasso di imprenditorialità delle comunità straniere che assolve a compiti più generale di integrazione culturale e civica. Infine il sistema bancario più di altri potrebbe guidare una grande operazione di aggregazione delle Pmi, approfittare — non mi viene un termine migliore — di queste a circostanza per rendere più robusta la taglia delle nostre Pmi e creare così le condizioni perché al loro interno affluisca capitale umano nuovo. L’agenda, dunque, è ricca.

a. Dario Di Vico, Editorialista del Corriere della Sera

Serve il piglio giusto per affrontarla.

a) l’alta età media dei piccoli imprenditori che rende più facile una loro uscita dal mercato se non altro per non doversi imbarcare in salvataggi senza speranza; b) il valore aggiunto ancora troppo basso di molte produzioni delle Pmi, che sicuramente non sfornano più quei prodotti che si fanno solo in Cina (dalle mollette per la biancheria agli ombrelli) ma che non hanno realizzato quell’upgrade di qualità che sarebbe stato necessario per porre la propria attività sopra la soglia del rischio. Dunque una selezione ci sarà — e non elenco i motivi contingenti che la rendono probabile perché li trovate ampiamente descritti nei giornali di questi giorni — si tratta a questo punto di guidarla per evitare di subirla solamente. Ad esempio sarebbe grave se insieme agli over70 uscissero dal mercato quei giovani che a vario titolo, artigianato o startup innovativo, hanno intrapreso in questi anni percorsi imprenditoriali. Sarebbe da evitare che chiudessero aziende che potrebbero far fronte all’ondata negativa con un’opportuna strategia di rete, mettendo insieme o tutta l’impresa o alcune porzioni di essa. Andrebbe anche evitato che nella baraonda

a.

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a. Chris Kane, Fondatore e Direttore di Six Ideas

Necessity is the mother of all inventions A letter from London a.

di Chris Kane

The COVID-19 pandemic is unprecedented and I am sure many of us are fearful for the future. We human beings are resilient and as sure as night follows day this crisis will come to an end. Franco tells me that the Lombardini22 family have reacted to the crisis with great energy, perseverance and a sense of responsibility. I congratulate you. With such strength of purpose, I have no doubt that you can overcome all the obstacles that you will face in getting back to normal. But what will normal look like? Will there be a new normal or just a return to the status quo? Maybe we can devote some time to think about life post crisis. What could the new normal look like? […] Reflecting on these ideas I asked myself how could we use this time of isolation to produce something good? By necessity we are all forced to isolate and by doing so could we discover new or different ways of doing things? The nature of work and how we use both spaces and places will be affected by the crisis and a return to the old world is unlikely. Could we by using this "time to think and reflect" invent some fresh thinking about workplaces, work and the workforce? Our world is changing, work is changing therefore the built environment needs to adjust – it will be a time to re-set, re-assess and re-imagine. But it will be much wider than just buildings. How can we use the experience of coping with Coronavirus to harness all the good things that came about as a consequence of the situation? It was amazing to see many thousands taking on local volunteering work in recent weeks. Plus, I see some genuine care and concern for all the vulnerable members of our society. There is also a renewed focus on what's really important –

health care, respect for the elderly and support for the needy. Will we see post virus a move to a more caring society? The enforced adoption of large-scale remote working will not go unnoticed after the virus has been beaten. Everyone both employer and employee will recognise that they have choice in how we work and live. For me work is no longer analogue it is digital. This means it is no longer a case of working in the office or at home. It is never going to be the same again as the crisis demonstrates that remote working at scale is feasible. But this is not just about home working it is much more and this new order will need to be defined explained and delivered. As part of this new normal the role of community will be more important. Here again Italy showed its strength of character, human spirit and resilience. As the New York Times puts it by having "moments of joy". By coming out on your balconies and from your Windows singing Azzurro, Nessun Dorma and your national anthem along with the applause for health workers; you showed the rest of us the power of community. We need to examine how this strength in adversity can be harnessed to build better levels of engagement when it comes to our world of the built environment. We need to use this thinking to better understand that we all exist in a wider ecosystem rather than the pre-crisis self-centred approach of profit and shareholder value. It would be criminal not to use this period of isolation as an opportunity to prepare for life post crisis. There will be no return to the old world as this crisis is a clear signal to all humanity that we have to do better. We need to reinvigorate after the storm that was Covid-19 – pick ourselves up and dust ourselves off and start all over again.

This will not be easy as the majority will favour a return to the familiar whilst harbouring secret thoughts that it is unsustainable. Therefore, they will need some clear thought leadership not from one source but from a diverse number of sources. We need to unite all of these into a "Coalition of the Convinced" a wider ranging group of thinkers and commentators who can see a way forward and who care. I invite you to join in this process as we invent a fresh approach based on three concepts: • A shift to a more caring society • An adjustment in how and where we work based on choice • A realisation that the Community is just as important as the Corporation We need to reimagine new possibilities and learn from the experiences of surviving COVID-19. We need to reinvent our thinking and our business models to be more resilient, human centric and sustainable. We can combine all our ideas and opinions and frame a new narrative – a workplace renaissance. One based on a fresh approach to how we as human beings live, how we work and how we can make the best use of our precious planet.


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Vita e morte si dan battaglia Politica, scienza e religioni: ora di scelte di Mauro Magatti

Gli storici dicono che le grandi epidemie – insieme alle guerre e alle carestie – hanno la forza di scuotere intere civiltà provocandone la rigenerazione morale e spirituale. La rottura della quotidianità, l’esposizione alla morte, la sospensione delle regole sono i fattori che concorrono a questo risultato.

in esclusiva americana, l’eventuale vaccino al quale sta lavorando una grande azienda tedesca) o farsi parte attiva di una battaglia comune nel nome di quella "Dichiarazione di interdipendenza" che Ulrich Beck qualche anno fa indicava come evoluzione necessaria della politica del XXI secolo?

In effetti, sappiamo che la parola di origine medica "crisi" indica il momento in cui un certo modo di vivere – rivelandosi improvvisamente insostenibile – va sostituito con un altro. Ecco perché crisi significa "separare" "decidere". Sempre in medicina, il momento "critico"? È quello in cui si deve scegliere tra la vita – come riapertura del futuro – e la morte – come ripiegamento sugli elementi distruttivi che stanno all’origine della crisi.

La prima strada porta alla guerra: scenario che oggi ancor più di ieri non si può escludere, ma si deve evitare con tutte le forze. La seconda via porta a una nuova stagione dove la cooperazione diventa leva e condizione per risolvere i grandi problemi globali che ci accomunano.

Noi oggi ci troviamo esattamente qui: sospesi tra la vita e la morte. Tra un passato a cui non si può tornare, un presente terribile e un futuro che non sappiamo immaginare. E che potrà essere molto peggiore o molto migliore. Per andare nella seconda direzione occorre discernere nella situazione che stiamo vivendo gli aspetti di speranza da quelli mortiferi. In quella battaglia che vediamo ogni giorno in cui vita e morte si confrontano a viso aperto. La politica è più che mai in campo. Semplicemente perché nessuno può affrontare il virus da solo. Per sventare il pericolo abbiamo bisogno delle istituzioni collettive, peraltro messe a durissima prova. Coesione, capacità di decisione e di azione, disponibilità di risorse. A tutti i livelli, la politica è potentemente chiamata in causa. Ma deve scegliere: prendere la strada dell’autoritarismo che cancella la libertà o scommettere sulla responsabilità di tutti in un quadro coordinato e coeso? Lasciarsi andare all’egoismo politico (esemplificato dall’assurdo e maldissimulato tentativo di Trump di "comprare",

La scienza (e le sue applicazioni tecniche) si trova anch’essa a dovere scegliere tra la vita e la morte. È sulla base delle indicazioni di alcuni scienziati che il governo inglese ha annunciato di non volere controllare l’epidemia puntando a quella che gli studiosi chiamano "immunità di gregge". In nome di uno pseudo "realismo" scientista, si disegna così uno scenario apocalittico destinato a causare centinaia di migliaia di morti. Sacrificare i fragili per non pagare costi troppo alti. Non pensiamo che una democrazia come quella britannica possa permettersi una tale soluzione. Ma è certo che le dichiarazioni dei giorni scorsi fanno capire che la scienza può essere pensata in modo disumanamente cinico, in una logica di puro darwinismo sociale. Eppure, la stragrande maggioranza degli scienziati va nella direzione opposta: nelle ultime settimane abbiamo tutti visto straordinario spirito di abnegazione che ha unito medici, infermieri, ricercatori, studiosi che si stanno letteralmente consumando pur di salvare vite umane. Anche qui dunque ritorna il dilemma: ad affermarsi sarà un’idea di scienza che non si fa scrupolo di passare sopra la morte di migliaia di persone pur di arrivare al proprio obiettivo o una concezione nella quale lo sviluppo della conoscenza viene effettivamente

messo al servizio della vita di tutti, a cominciare dai più fragili? […] Ecco dunque il dilemma: le religioni saranno capaci di sostenere l’esperienza dell’affidamento a un senso che pure, in questi giorni drammatici, non riusciamo a cogliere? Saranno cioè capaci di morire per rinascere, così da permettere all’uomo contemporaneo di non sprofondare nell’angoscia da cui rischia di essere travolto? Non sappiamo quanto questa crisi durerà. Né dove ci porterà. Sappiamo, però, che non saremo più gli stessi di prima. Vita e morte si stanno scontrando. In qualunque ambito della vita sociale ci troviamo a essere, occorre decidere da che parte stare.

a. Mauro Magatti, Sociologo ed Economista, Fondatore de l'Archivio della Generatività sociale. L'articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2020 su Avvenire

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Futuro vegetale

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a.

Ci salveremo con la cooperazione Intervista a Stefano Mancuso

In questo contesto strano di confinamento possiamo cogliere l'invito di restare a casa come un’occasione per riflettere? Questa situazione possiamo affrontarla in due modi differenti: come una costrizione, quindi come un periodo perso, o come una specie di allenamento per ciò che ci riserva il futuro. Dobbiamo imparare che se non cambiamo velocemente i nostri comportamenti, il nostro modo di stare su questo pianeta, di avvenimenti come questo ce ne saranno tanti. Per capirci, anche questo passaggio dei virus, dagli animali agli uomini, è una conseguenza del riscaldamento globale del 1990. Ad oggi il numero di virus che sono passati dagli animali all'uomo è triplicato rispetto agli anni passati perché, quando ci viene detto che noi stiamo aumentando la temperatura del pianeta, di fatto, non sappiamo che cosa stiamo realmente facendo. Questa è la questione fondamentale che tutti dovremmo capire. Noi sappiamo che la temperatura è il parametro che più di ogni altro influisce su qualunque tipo di fenomeno chimico, fisico, o biologico. Tutto è regolato dalla temperatura. Quando, con i nostri comportamenti, influiamo sul riscaldamento globale, ciò che ne otteniamo sono conseguenze imprevedibili, addirittura esponenziali. Se saremo così testardi da non modificare atteggiamento, vedremo dei cambiamenti talmente forti, talmente importanti, che anche un avvenimento come quello del Coronavirus ci sembrerà un gioco. Nel suo libro La Nazione delle Piante si parla di come le piante vivono radicate al suolo senza neanche potersi muovere, che è un po' quello che stiamo facendo noi. Questa è un'ottima osservazione perché ci permette anche di comprendere meglio il mondo vegetale.

Noi siamo animali, vuol dire che siamo animati, cioè che ci muoviamo. Per noi tutto è fondato sul movimento, non possiamo immaginare di rispondere a un problema senza muoverci, per noi il movimento è tutto. Guarda che cosa accade nel momento in cui siamo tutti bloccati: intensifichiamo le comunicazioni. Invece l’essere tutti impossibilitati a muoverci ci ha fatto capire che riusciamo comunque a comunicare bene. Le piante non si muovono, ma proprio per questo comunicano tantissimo. Fino a non molto tempo fa si pensava che le piante non fossero in grado di farlo, invece le piante si scambiano informazioni in continuazione. In Italia abbiamo un picco enorme del traffico di dati su Internet attualmente, poiché, non potendo muoverci, muoviamo le informazioni. Ed è la stessa cosa che fanno le piante. Detto questo, il secondo punto su cui voglio soffermarmi è che esseri che non sono in grado di muoversi cambiano la loro organizzazione. Nel libro ritieni che le conseguenze del riscaldamento globale non siano drammaticamente evidenti a tutti. Siamo realmente così ciechi da vivere come se nulla stesse accadendo? Partiamo da ciò che ci sta succedendo proprio in questi giorni. Sono rimasto stupito dalla velocità con la quale gli italiani, popolo estremamente indisciplinato, abbiano cambiato le loro abitudini in un tempo brevissimo. Questo accade perché il virus è una minaccia evidente, provoca un certo numero di morti e si propaga da persona a persona. E qual è la soluzione? Non devi incontrare le altre persone. È una soluzione molto semplice, chiara ad un problema evidente. Nella questione del riscaldamento globale, la stragrande maggioranza delle persone, nonostante il pericolo sia infinitamente più grave di quello di questo virus, non riesce a sentire un diretto

pericolo sulle proprie vite, pensa che sia qualcosa che arriverà più in là, che riguarderà le prossime generazioni. È un errore. Il riscaldamento globale interesserà tutti noi in maniera molto più forte di quanto potrà fare mai il virus. La Nazione delle Piante si conclude sottolineando l'importanza della cooperazione nel rapporto tra l'uomo e le piante. Riusciremo a uscire da questa pandemia grazie alla cooperazione? Certamente. Dobbiamo imparare dalle piante che la cooperazione è il grande motore dell'evoluzione sul pianeta. In loro la cooperazione è sempre molto più forte della competizione, al contrario di ciò che accade negli animali. Pëtr Alekseevič Kropotkin, grande biologo russo, ha scritto un libro meraviglioso che s’intitola Il Mutuo Appoggio. Mi piace moltissimo questa definizione, cioè la collaborazione gli uni con gli altri come fonte, evoluzione e propagazione della vita. Anche durante le avversità che il COVID-19 sta provocando, si coopera tra le persone, all'interno della stessa famiglia, della Nazione. Le piante possono essere straordinarie maestre di umiltà, uno specchio contro la paura, ci insegnano che stare insieme, stare dalla stessa parte è il messaggio più importante.

a. Stefano Mancuso, Neurobiologo e curatore de La Nazione delle Piante. L'articolo è tratto da un' intervista al Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona (CCCB)


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Resistere per sé e per il sistema Economia umana per ricucire le fratture di Marco Marcatili e Franco Guidi

F.G. : Buongiorno Dottor Marcatili, cosa sente di poterci dire sul nostro paese?

a.

M.M. : C’è un Paese ancora a “testa bassa” nella sfida estenuante contro il Coronavirus, possiamo avere il tempo per prepararci insieme a “rialzare la testa” prima di infettarci definitivamente di altri virus sociali ed economici in corso di incubazione. In questi giorni si leggono molti commenti sul valore simbolico di questa epidemia e dell’ineluttabilità del cambiamento dei nostri stili di vita. È tornato il mantra del “nulla sarà più come prima”, ma altre volte abbiamo già vissuto questa illusione – come nella crisi finanziaria del 2008 – anche se (purtroppo) tutto è (quasi) tornato come prima. Tuttavia, si sono nel frattempo innescati altri due “virus” in corso d’incubazione che varrebbe la pena monitorare per sostenere un cambiamento collettivo.

b.

È vero, abbiamo grande capacità di dimenticare quello che non ci piace e molta voglia di tornare alla vita di sempre. Quali virus dovremmo monitorare? Il primo è il “virus di umanità” che, anche in questa difficile fase, sta attaccando lentamente alcuni approcci turbo capitalistici in favore di una “economia umana” e una certa propensione antropologica a incentrare le nostre viste solo

sui valori, metodi e parole funzionali al mercato. La crescita economica durante la fase di globalizzazione ha prodotto una serie di “fratture” non più sostenibili: tra l’economia e il sociale, tra l’umano e l’ambiente, tra la produzione e la finanza, tra la competizione e la collaborazione. Mentre tutto si espandeva, tutto si slegava: il nostro modello di crescita ha indebolito la trama dei rapporti sociali, inasprito le diseguaglianze, minacciato le possibilità di sviluppo futuro, eroso ogni intermediazione e svuotato le istituzioni. Ogni slegatura è diseconomia e si pagano oggi i conti della fase storica alle nostre spalle. Non sappiamo ancora bene in che cosa consisterà la prossima crescita economica, ma sappiamo che una crescita senza umanità non è sviluppo. Se il virus di umanità è il primo, qual è il secondo che dobbiamo monitorare? Il secondo è il “virus della sostenibilità”. L’aumento di ricchezza e di benessere passerà da scelte in grado di aumentare l’economia, l’umano, il sociale e l’ambiente contemporaneamente. Migliorare la qualità delle relazioni umane, occuparsi di una sfida sociale o ambientale, come quella della salute, dell’acqua e dell’alimentazione, deve essere concepito come un vero e proprio business, non come atto filantropico esterno o indipendente dal core business. In questo senso l’impresa non è più un’organizzazione chiusa, ma un’infrastruttura aperta a cui viene richiesto di migliorare la qualità di un territorio e assicurare la sostenibilità dello sviluppo umano.


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c. a. Marco Marcatili, Economista e responsabile sviluppo in Nomisma b. Franco Guidi, CEO di Lombardini22 c. Backs, di Gwen Yip

Passato lo shock emotivo, con il primo momento di reazione, siamo entrati in una fase di attesa che rischia di procurarci qualche delusione. Cosa potremmo fare in questo periodo? In attesa del “post Covid”, può essere utile progettare subito insieme il “durante Covid”, che potrebbe estendersi oltre ogni attesa. Detto così mette un po’ di ansia. Che stime fate voi professionisti? Conosciamo quanto siano deboli i modelli predittivi nei periodi di normalità, stimare le previsioni sugli effetti economici nei settori e nei territori è oggettivamente impraticabile nella “nuova normalità” fatta di una socialità indefinita, di un’evoluta emotività nei consumi e investimenti futuri, e di una domanda pubblica ancora tutta da costruire nei contenuti e nelle modalità di intervento. Avete già delle stime sull’impatto sul PIL italiano? Di fatto siamo entrati nell’emergenza con una stima del 3,5% di perdita complessiva di PIL nel 2020, ma l’ultimo dato è di un calo del 12,4%, che significherebbe per il sistema Italia un danno atteso nell’anno di 200-250 miliardi di euro. Immagino che la ferita provocata al paese da questa crisi non sia solo nei numeri del PIL…

Paradossalmente, questa volta, ad essere più colpito potrà essere il capitale sociale senza protezione rispetto alla pratica del distanziamento, ai meccanismi finanziari in discussione nei vari decreti e al restringimento dei bilanci pubblici e famigliari. Certamente i “bazooka” della BCE o dei Governi nazionali saranno importanti per la dimensione degli investimenti, ma progettare il “durante Covid” significa anche attuare subito misure e azioni “anti-cicliche”. Tutti insieme abbiamo capito gradualmente in questi mesi i comportamenti sani per rispettare gli altri di fronte all’emergenza sanitaria. Interessante questo tema dei comportamenti sani, un tema non sempre in evidenza, ma che chiama in causa ognuno con la sua responsabilità individuale di fronte al problema. Immagino dei comportamenti per prendersi cura degli altri di fronte alla possibile devastazione sociale ed economica. Per le medie imprese leader, “farsi carico della filiera”: non incassare subito dai clienti; pagare in anticipo i fornitori; dare continuità alle produzioni utili e programmi di investimento; investire nel capitale sociale dei fornitori strategici. Per le Amministrazioni e imprese pubbliche di servizi, “essere anticiclici”: essere di esempio non riducendo le attività per contenimento dei costi; favorire il più possibile lavoro agile, evitando cassa integrazione o ferie per i dipendenti; dare continuità all’erogazione

per il Terzo Settore, che corre il rischio di vedere evaporare tutte le realtà nascenti e innovative, “sviluppare una logica di rete” che possa attenuare tutte le fragilità degli altri attori sociali, culturali, sportivi. Questa volta non è solo importante resistere per sé, ma anche per il sistema.


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La cultura digitale, noi e il futuro Giorni strani, di fatica e caparbietà di Maria Grazia Mattei

Siamo alla ricerca di soluzioni e il digitale sembra offrircene più d’una. C’è il comico che regala pillole del suo spettacolo su Facebook per “rimediare” alla serrata dei teatri; ci sono medici che offrono video-visite gratuite per questioni di routine attraverso nuove piattaforme di healthcare. C’è chi lo smart working lo applica dal 2017 (cioè da quando l’Italia ne ha inquadrato l’utilizzo) e chi lo scopre adesso e si attrezza per ri-organizzare l’azienda, c’è chi progetta la scuola a distanza sperimentando gli audio di Whatsapp come strumento didattico e gli hang-out per le interrogazioni.

dimensione analogica. Guardiamo al positivo, al fatto che ora ci sono persone un po’ più consapevoli delle opportunità del digitale, della loro capacità di rispondere ai nostri bisogni, superando il tecnologismo. È ciò per cui MEET è nato: accrescere la consapevolezza sulla cultura digitale. Ora come non mai, continuerà a farlo con forza e impegno.

E come dimenticare l’universo dei beni culturali – musei, biblioteche, teatri – che sta via via aprendo i propri archivi (superando discussioni e ritrosie storiche) scoprendo al contempo linguaggi e modalità espressive magari semplificanti, ma comunque capaci di catalizzare aggregazione e di diffondere ancora la bellezza. Semplificando al massimo, si potrebbe dire che ha potuto più la quarantena da Coronavirus di decine di campagne per la digitalizzazione calate dall’alto. Ci stiamo allenando a vivere in un ecosistema digitale, che va ben al di là dei social. Partita com’è senza una vera preparazione, questa “sperimentazione collettiva” ha una caratteristica essenziale: non prevede marcia indietro. Sta definitivamente mutando il modo in cui gli esseri umani vivono, rappresentano e riconoscono il loro stare al mondo, oltre la

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a. Maria Grazia Mattei, Fondatrice e CEO MEET, centro internazionale per la cultura digitale. L'articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2020 su meetcenter.it

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Foresight Review

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Modelli di azioni concrete L’attualità vivissima di una integrazione di saperi e conoscenze Un pensiero strategico e lungimirante quello di Aldo Cibic. La domanda su come vivono le persone – quanto mai attuale – ha da sempre attraversato il progetto di Aldo, fondato sulla consapevolezza che il design può (e debba) avere un impatto sociale e modificare abitudini e comportamenti. Le sue risposte sono sempre sorprendenti, ironiche, profondamente metabolizzate e, lo (ri) scopriamo oggi, anticipatrici di tendenze future: quelle che volenti o nolenti stiamo vivendo ora. La sua intenzione è sempre stata quella di produrre riflessioni su un’idea umanistica e poetica di affrontare la progettualità, di partire da dinamiche della vita quotidiana per generare prodotti, servizi, modelli urbani in cui è riconoscibile un nesso interessante fra le azioni delle persone e il progetto. Family Business (1997) è il progetto fondativo di questo percorso, condotto a partire dall’analisi dei comportamenti delle persone nella quotidianità. Il progetto ripensa i luoghi della vita quotidiana e propone nuovi spazi ibridi fra la casa e il lavoro. A questo sono seguiti una grande quantità di workshop con gli studenti, ricerche e mostre orientate a far intravedere possibilità, idee, soluzioni non ancora inserite in un sistema economico. In tempi non sospetti aveva immaginato un ecosistema integrato con “servizi condivisi, nuove attività e relazioni in sintonia col territorio”.

a. Rethinking Happiness, 2010. Le nuove comunità possibili di Aldo Cibic

Da sempre fautore di un senso ampio della parola e della pratica di progetto – fatto di sinergia e collaborazioni tra saperi, persone competenti e conoscenze –, con Microrealities (presentato alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2004) lega sociologia e urbanistica.L’indagine progettuale di Aldo osserva l’ambiente costruito a partire da un altro punto di vista e da una diversa scala. Al centro è sempre l’individuo, con il suo complesso sistema di relazioni, con la sua capacità di immaginare e inventare, di scoprire il nuovo e di approfittare delle opportunità dei cambiamenti. Come scritto da Branzi, Cibic definisce il “progetto non come una forma, ma come una energia di relazione, come una occasione per attivare nuovi rapporti e attività tra le persone, e tra queste e gli oggetti. Il suo programma per fare ginnastica in casa (Smart Home Fitness, del 1998) ne è una dimostrazione chiara, dove gusto, salute, forza e cultura sono facce della stessa attitudine vitale” . Fino a ripensare all’idea stessa di felicità, con Rethinking Happiness, presentato alla Biennale di Architettura di Venezia del 2010. a.


Foresight Review

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Smart working e COVID-19 Più di tutto conta comunicare di Alessandro Adamo e Franco Guidi

Questa strana e inedita situazione che stiamo vivendo non offre alcuna garanzia sulla sua prevedibile durata, ci impone continue e talvolta radicali revisioni di programma, a tutti i livelli, compreso uno dei mondi che più ci interessano da vicino: quello del lavoro (in generale), e quello “smart” in particolare. Il modo con cui è comunicato, se non altro a livello generalista, è semplicistico: definire “smart” il semplice svolgere a distanza ciò che si potrebbe fare vis-a-vis crea una confusione semantica. Se fosse tutto qui, si tratterebbe solo di un problema di delivery digitale da un altrove a un centro di raccolta e coordinamento (l’azienda, l’ufficio, la sede…). Tutto qui? L’accesso all’agilità del lavoro si è fatto di colpo più “agile”, anche perché in deroga alla legge attuale, ma non produce gli effetti connaturati allo Smart Working in senso proprio (fluidità delle connessioni, moltiplicazione relazionale ecc.). È invece una straniante sperimentazione di massa: l’allontanamento e la separazione di un sempre più ampio numero di persone dalle proprie comunità lavorative, abilitate tramite tecnologia a mantenersi operative. Vediamo come il COVID-19 abbia stravolto diversi ambiti: i third place

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Foresight Review

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Intelligenza collettiva La ricerca come dialogo, stimolo e sfida

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Lombardini22 si è presentata nel 2007 con un evento di lancio reso sorprendente da un carro armato gonfiabile in scala reale con un mazzo di fiori che fuoriusciva dalla sua bocca da fuoco: Retired Weapons di Yuji Tokuda e Junya Ishikawa. Nello stesso periodo, il collettivo di Art Kitchen iniziava a condividere i nostri spazi, in una convivenza durata due anni: l’arte ispirava e arricchiva “da dentro” l’esperienza lavorativa dello studio. Un inizio che ha posizionato da subito la società su una linea di pensiero trasversale, contaminata da discipline diverse. Da allora Lombardini22 ha avviato con costanza e continuità progetti di ricerca ad ampio raggio, a volte visionari e spiazzanti, altre volte funzionali e propedeutici alla professione: come le neuroscienze in architettura con il progetto Tuned; la psicologia ambientale; i processi digitali per implementare efficienza e condivisione dei progetti; l’arte per dare un nuovo senso a spazi e relazioni. Ora è il nuovo e vasto perimetro di Foresight Lab a portare nuove prospettive, sviluppare ricerche, scoprire opportunità. Nato nel 2019 come festival, Foresight è divenuto rapidamente uno strumento prezioso di esplorazione e approfondimento dei nuovi trend. Foresight Lab si sta consolidando con un team multidisciplinare interno a Lombardini22 coadivuato da personalità immerse

nella comprensione della contemporaneità. L’emergenza COVID-19 spinge naturalmente a insistere su questa direzione, aggregando diversi filoni e ambiti, e sviluppando nuove tematiche e riflessioni. In un tempo sospeso, aumentano le domande sul futuro, e il nostro desiderio di mapparle, collegarle, renderle fertili, in dialogo costante con la comunità. Non vogliamo dare risposte ma provare a costruire sistemi di comprensione, utili per l’oggi e soprattutto per il domani. In particolare, in questo esercizio condiviso di mappatura del futuro, Lombardini22 ha condotto un’ampia ricerca sui social trending: la pandemia ha portato in tutto il mondo alla (ri)scoperta di istanze umane fondamentali di cui ci eravamo quasi dimenticati, bisogni primari, psicologici e di autorealizzazione, cui ora possiamo rispondere con una nuova consapevolezza e maturità. Anche questo fa parte della nostra responsabilità sociale, e lo portiamo avanti con lungimiranza e con il piacere di condividere passioni, valori, risultati e una possibile visione futura, per costruire sempre nuove prospettive in questi tempi dove solo il cambiamento è immutabile. E per ricordarci che non siamo soli.

a. Mettete dei fiori dei vostri cannoni. Nel 2007 inaugurammo così i nostri spazi di Via Lombardini. "Retired Weapons" di Yuji Tokuda e Junya Ishikaw, occupava la navata centrale


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Il tempo delle domande Portare alla luce una nuova consapevolezza Se prevedere il futuro sembra ora impossibile, niente ci vieta di pensarlo anche se è difficile immaginare uno spazio e una temporalità in un mondo che potrebbe strutturarsi sul paradigma della distanza sociale. Ma la sfida si gioca proprio su questa frontiera. Senza la possibilità di un orizzonte, l’immaginazione stenta a operare. E allora un orizzonte – concreto o ideale che sia – dobbiamo costruirlo insieme proprio a partire dalle incertezze e dai punti interrogativi che segnano il nostro presente. Dove il panorama e la prospettiva sono differenti, dove prima c’era ciascuno di noi e dove probabilmente non ci sarà o ci sarà in un’altra forma. È il momento delle domande e delle osservazioni possibili per essere in grado di rinnovare senso, spazio e relazioni. Le conseguenze di questa pandemia hanno ripercussioni profonde sulla nostra vita personale e quotidiana, sulle nostre abitudini e sulla nostra mentalità, così come sui modelli di progettazione e, indubbiamente, su ciò che avrà senso progettare. Il tempo e lo spazio sono la nostra casa, la relazione con l’altro è il senso profondo della nostra vita. In genere questi elementi convivono in equilibrio e si integrano dandoci quel contesto che ci garantisce una serea esistenza e la possibilità di immaginare un futuro positivo. Ma la nostra vita è anche esposta a eventi connotati da una imprevedibilità che ci sorprende e ci lascia impotenti, viviamo infatti in un equilibrio che non sempre si riesce a mantenere sia per la volontà dell’uomo sia per la sua intrinseca fragilità a fronte di una natura che non sempre si lascia controllare e gestire.


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The Good Question

Social distancing trending Nel bel mezzo della pandemia da COVID-19 le nostre vite stanno subendo dei cambiamenti radicali. Le relazioni, il modo di vivere la casa, le città, i vari settori dell’economia: tutto sta evolvendo. Ogni giorno sperimentiamo gli effetti di una quotidianità limitata dalla quarantena che minaccia ogni livello di gerarchia della felicità: i bisogni di base (Basic needs), i bisogni psicologici (Psychological needs) e di autorealizzazione (Self-fulfillment needs). Con lo scopo di analizzare i bisogni umani non soddisfatti, questa Social Trending Mind Map – mappa mentale dei trend sociali – mira a mettere in discussione il futuro del mondo post-Coronavirus. Con l’ausilio di esempi specifici relativi al COVID-19 ed esempi generali relativi al settore che validi oltre l’attuale pandemia, la mappa indentifica le attuali richieste di valori empatici, che pur intangibili, sono essenziali per la vita umana. Lo scontro tra le esigenze di empatia, l’approccio tradizionale al design e le innovazioni digitali suscita domande che ci invitano a ripensare la forma, il valore e il significato del presente e del futuro del design.


Foresight Review

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Normalized Narcissism Higher earning class opts out of digital Social Media: easy source of validation for all Interactive & Hyperdynamic marketing content What are the different forms of validation and acknowledgment?

You Love Your Identity DIY skills enable confidence to create a happier space Online schools: finding identity without a physical community Affective Labor: economy run by an exchange of intangible works & goods How do we design for intangible feelings?

Psycological NEEDS

Social distancing trending

Self-fulfillments NEEDS

Basic NEEDS

24/7 Quarantine at Home Social vs. Private Patient Tracking: between creating awareness and invading privacy Privacy is not only isolation. It’s also for play, focus, relaxation & recovery Educate, Work, Nurture: overwhelming roles for quarantined families How can design create a fluid idea and form of privacy?

Public Social Anxiety Higher capacity = Profit and Efficiency vs. Keeping a healthy distance Increased searches for news and health topics Phones ‘socially disconnected’ people on the streets even before COVID-19 Will social distancing remain and redefine the value of space? How can design create a fluid idea and form of privacy?

Human Intimacy Work & social video calls: digital communication Working processed enabled by VR / AR

Pride, Comfort, Identity, Safety & Control at home Sense of home is about relations, not objects or space What feelings define a happy home beyond the physical factors?

YOTEL: automated hospitality service Kiosks: machine placed in between, not replacing, human interactions Lack of integration of digital tools with space How can design bridge the gap between people and digital / automated tools? Are we creating a brand new value or replacing human intimacy?

Self-Esteem & Acceptance Empowering essential workers, the heroes of corona crisis Smart office design for offices left more empty by increase in remote workers What are the new values a work environment should provide?

Getting Whatever Whenever Walmart: parking lots for drivethru COVID-19 testing Digital to Brick, Brick to Digital

Health: the Most Important Asset Quality of life for hospitalized living Stress-reducing space, audio, visuals, sensory design Babylon: on-demand, AI, medical assistance & digital communications Mirror: gym without gym, without equipments How can space design for a higher quality of life?

Crowdsourcing grocery queing info. Amazon go: grocery store without people Generation Z wants shopping to be a hangout experience Will space lose its traditional purpose and be reimagined? How will the retail expand and connect the experience of physical digital space?

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Cultura

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Design to gather Progettare con e per le persone di Domenico D'Alessio e Adolfo Suarez

Prima ancora che il secolo finisse, nel mondo del telefono cellulare e delle email, l’individuo non era più assegnato a un posto determinato, a un luogo o a una località, e anche gli involucri si sono fatti meno rigidi e pesanti, sempre meno muri e sempre più membrane sensibili e capaci di reagire sotto il flusso delle informazioni. Le separazioni tra interno ed esterno e tra spazio architettonico e spazio urbano sono diventate più vaghe e indecise.

a. Più di tutto conta vedersi, parlare, stare insieme. Più di tutto conta comunicare

Affrontare il tema della residenza, oggi, è tanto urgente quanto saturo di incertezze. Di fronte all’attuale congiuntura che ci obbliga alla separazione fisica e al reciproco distanziamento nei luoghi pubblici, il nostro spazio privato è anche il nostro teatro sociale. Stiamo imparando a coniugare in modo nuovo prossimità e distanza, intimità e mediazione, spontaneità e formalizzazione. E tutto questo sta avvenendo in un punto, un luogo speciale, il “primo luogo”: la casa. È l’abitazione, in questi tempi, il vero centro d’interesse. Nulla come il coronavirus ci ha messo di fronte all’abitare domestico come tema da ripensare anche radicalmente, le case sono state reinvestite di nuovi (o antichi?) comportamenti, ritmi, tempi

a.

e usi dello spazio. Mentre la nuvola di connessioni digitali si mantiene in vita, e anzi prolifera (dobbiamo aspettarci un'ulteriore accelerazione dell'uso di strumenti tecnologici ancora sottoutilizzati), sono proprio i meccanismi fisici di condivisione che saltano. La loro articolazione collassa in un punto: la casa è un ologramma. È dunque urgente riarticolare quel punto, ed è necessario un nuovo e diverso modello che immagini altre ibridazioni, contaminazioni, punti da unire. Ciò apre nuovi scenari alla progettazione, ai modelli d’uso e gestione degli spazi residenziali, all’invenzione di altre tipologie e di altri processi. Per affrontare il tema residenziale e la sua sfera comunitaria presente e futura i modelli di riferimento cui attingere sono molti, il nodo è orientare le opzioni progettuali mettendo in relazione le differenti dimensioni coinvolte – end user, developer, contesto socio-politico generale in cui si opera – ed elaborare una linea guida comune.


Cosa sta succedendo?

Iniziativa: L22 Living

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L22 Living Un nuovo brand per una nuova mappa dell'abitare In tempi non sospetti, prima dell’emergenza che ci ha travolti e catapultati nella nostra casa, avevamo iniziato a ripensare alla casa in quanto spazio organico, vivo, che si evolve insieme a noi e che ha bisogno quindi di essere collocato in un pensiero progettuale e sociologico più ampio, a partire dalle fondamenta. Poi l’emergenza COVID-19 ha di nuovo mescolato le carte, aggiungendo complessità (o maggiore chiarezza) all’ecosistema casa. Non più una zona di comfort ma uno spazio da costruirsi intorno, che sia pronto ad assecondare le nostre attività, e perché no, anche le emergenze quotidiane, fuori dai vecchi schemi. L22 Living è il nuovo brand di Lombardini22 che porta in ambito residenziale l’approccio del Design Thinking attraverso servizi trasversali di progettazione architettonica, ingegneria, comunicazione, service design. La missione di questa Business Unit è ridefinire il settore residenziale, sviluppando nuove soluzioni progettuali. Come? Stiamo immaginando una nuova mappa della casa: le cinque dimensioni su cui fare leva. La dimensione ecologica, socio-politica e bisogni degli utenti, le intensità delle relazioni, il senso di appartenenza, le esperienze di qualità e coinvolgimento e, non ultimo, la Sharing Economy. Armonizzare le diverse dimensioni tra loro e farle confluire in un campo comune di bisogni universali è l’obiettivo: per un orizzonte di connettività urbana, efficienza energetica, sostenibilità, alloggi a prezzi accessibili, valori senza tempo, “a prova di futuro”, quartieri sicuri con facili relazioni di vicinato, spazi verdi e supporti demografici specifici. Un rinnovato terreno comune.

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a. Il progetto per l'ex Area Marzotto a Salerno. Tre torri residenziali immerse nel verde mediterraneo

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Cosa sta succedendo?

Iniziativa: Artlane

Artlane Have you ever art? Una domanda di senso figurato, in cui la parola “arte” assume funzione verbale. Come a dire: avete mai pensato all’arte come soluzione?

Insieme progettiamo, sviluppiamo e coordiniamo performance artistiche a scopo comunicativo, dove l’arte è necessaria.

ARTLANE è un collettivo che ha sede in Lombardini22 e usa l’arte per comunicare. Linguaggio universale capace di ridurre le distanze creando ponti emozionali, duraturi e tangibili tra brand e persone, tra luoghi e persone. L’arte porta valore, attira l’attenzione, traduce concetti complessi, l’arte ispira. Più di quanto facciano le parole. L’arte non è solo una parola, l’arte è un’azione.

Dipingete una ciminiera. Non basterà essere artisti.

Azione che in Lombardini22 — dove da sempre l’arte è non solo una passione ma un valore — è naturale conseguenza, di cui ARTLANE è la firma: un collettivo che aggrega più visioni e professionalità. Artisti, creativi, strategic planners, copywriters, art directors, storytellers, sviluppatori, designer, ingegneri, architetti, computisti, scienziati eccetera eccetera, capaci di gestire un processo artistico dall’ideazione alla realizzazione.

a. a. L’opera di street art sulla Ciminiera Branca, in via Resegone 2 a Milano

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b.

b. Il manifesto di Artlane. Visione e approccio, premessa e promessa, provocazione e dichiarazione d’intenti


Cosa sta succedendo?

Iniziativa: Lombardini22

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Accademia Lombardini22 Apprendere e ricercare, per fare sempre meglio Un’accademia per rafforzare la rete di conoscenza del Gruppo, composta da specialisti e competenze che si intrecciano in un nuovo percorso di apprendimento reciproco. Essere una comunità aperta, capace di accogliere le diversità e metterle a sistema, è nel nostro DNA. Essere grandi ed eterogenei significa ricchezza semantica, ma anche responsabilità: accompagnare ciascuno a riconoscere e coltivare i propri talenti, generare spazio per le aspettative di crescita professionale e specialistica. Il circolo è virtuoso. Accademia Lombardini22 aggrega i percorsi già presenti e ne traccia di nuovi, con l’obiettivo di offrire una proposta formativa completa e trasversale per potenziare le capacità dei singoli professionisti e dei team di lavoro. Tratteremo tematiche orizzontali, dalle soft skill – non più accessorie ma fondamentali – all’uso dei software, dallo studio delle normative più tecniche all’applicazione delle nuove tecnologie per la progettazione.

Uno dei punti di forza dell’accademia sono i docenti: i migliori professionisti di Lombardini22 che eccellono nei rispettivi campi. La formazione può così concentrarsi sulle esigenze reali che affrontiamo nei progetti e nella gestione del lavoro quotidiano. Accademia (Ακαδημία per chi ha fatto il classico) era il nome di una località poco distante da Atene, nei pressi della quale Platone verso il 387 a.C. iniziò il suo insegnamento. L‘accademia platonica era una scuola il cui fine non era solo l’insegnamento ma anche la ricerca scientifica. A questo vogliamo ispirarci: apprendere e ricercare, per fare sempre meglio.

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a. Il nuovo logo dell'Accademia, Le linee richiamano i pilastri della cultura: le colonne greche e le pagine dei libri

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Cosa sta succedendo?

Iniziativa: Lombardini 22

Ocio.

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Potenzialmente infinito Un Real Estate generativo

È tempo di riscrivere le regole del gioco. Scegliamo ancora una volta il modello generativo: siamo parte dell’Alleanza per la Generatività Sociale. Scegliere di far parte di un network per la generatività sociale è per Lombardini22 uno sbocco naturale. Riconoscersi in un’alleanza che sappia mettere in rete nuove energie – sociali, culturali, istituzionali e organizzative – in modo potenzialmente inedito, risponde in pieno all’idea di crescita collaborativa su cui Lombardini22 ha sempre scommesso nella propria traiettoria professionale e di ricerca. Noi — organismo multi-autoriale che riconosce nei clienti, nei developer, negli utenti finali e in tutti gli attori coinvolti il ruolo di partner, di co-autori responsabili di un processo reticolare e complesso — ci impegneremo ancora di più a farlo nel nostro mondo: arricchire il Real Estate e farne un catalizzatore di processi aperti e generatori di spazi altri e per gli altri, un Real Estate generativo.

a.

Soprattutto in questo tempo sospeso, che ci invita a cambiare le regole del gioco e interrogarci anche profondamente su come riscrivere il nostro futuro.

a. Mettere in rete nuove energie – sociali, culturali, istituzionali e organizzative – in modo inedito


Progetti

Progetto: DEGW, L22 Urban & Building

Ocio.

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a.

a. Dettaglio delle vetrate a scacchiera b. Il cortile interno: verde e luminoso

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c. Luce 3d. Ci passi davanti e ti ci specchi


Progetti

Ocio.

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b.

d. e.

d. Papaveri giganti ad accogliervi e. Sembra una scala, ma non lo è

SARCA 222

DEGW / progetto architettonico di aree comuni e spazi esterni, fit-out uffici di un tenant L22 Urban & Building/ rivestimento esterno, pratiche amministrative e direzione lavori MILANO

2019


Progetto: DEGW, L22 Engineering & Sustainability

Ocio.

a. b.

a. Grandi vetrate per affacciarsi e riflettere sul senso della vita b. Immersi nell’operosa Milano

c.

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c. Interni minimal che illuminano gli spazi

Progetti


Ocio.

d. Cascate di luci. Se se ne fulmina una, nessuno se ne accorge

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d.

e. Marmi e verde. Le colonne sono appena state lucidate, e si vede

f. Aree in bianco e nero, eleganti e rilassanti

e.

f.

PIAZZALE LODI 3

DEGW / progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva interior design e direzione artistica L22 Engeenering & Sustainability/ progettazione impiantistica preliminare, definitiva ed esecutiva, contabilizzazione, certificazione CENED, pratica ex L.10/91, direzione lavori MILANO

2018 - 2019


Progetti

Progetto: DEGW

Ocio.

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a.

a. Parquet chiaro, poltroncine: ed è subito studio b. Buongiorno signori, siamo qui riuniti per riunioni importanti e anche meno importanti

b.


d.

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d Non c’è studio che si rispetti senza una bella cucina dove trascorrere la propria pausa pranzo

Ocio.

c.

c. Intrecci, informazioni, casi: in questa biblioteca sono custodite decine di storie

STUDIO FRM DEGW / concept, space planning, interior design, progetto esecutivo, selezione arredi, pratica edilizia, direzioni Lavori, coordinamento fornitori, H&S MILANO

2019


Progetti

Progetto: L22 Living

Ocio.

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a.

a. Una corte segreta, dove rilassarsi e sentirsi a casa b. Non c’è corte senza giardino

b.


Ocio.

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c. Una nuvola di luce d. Palette pastello raffinata ed elegante

c.

d.

CORTI SEGRETE L22 Living / concept architettonico spazi comuni, progetto definitivo unitĂ residenziali e spazi comuni, proposta accorpamento unitĂ residenziale, direzione artistica. MILANO

2019 - ongoing


Progetti

Progetto: FUD

Ocio.

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a.

a. Un logo deciso e strutturato per un luogo iconico b. Design minimale per migliorare la leggibilitĂ e enfatizzare le immagini Clicca palazzodifuoco.it per navigare il sito

c. Brochure obsession

c.

d.

d. Clicca il monitor per vedere il video

PALAZZO DI FUOCO FUD / branding, creative, design, digital, web development

MILANO

2019

b.


Progetti

a. Un quartiere storico, un luogo simbolo. Cosa c’è di meglio dell’oro per comunicare un posto così?

Progetto: FUD

Ocio.

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a.

b.

c.

Clicca arcobrera.it per navigare il sito

b. UI e UX fluide ed eleganti, Living Brera, sì, ma con un sito responsive c. Essenziali per essere raffinati, il fascino di Brera fa il resto d. Brera al negativo, è comunque bellissima d.

ARCO LIVING BRERA FUD / branding, creative, design, digital, 3D visualisation & rendering

MILANO

2019 - ongoing


Pubblicazioni

Fonte: La Repubblica Pubblicato: febbraio 2020

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a. Leggi qui l'articolo completo

a. Tecnologia unita al calore del legno protagonista del nuovo studio di radio m2o. Dj Albertino racconta la sua nuova casa di Via Massena sulle pagine de la Repubblica Design


Pubblicazioni

Fonte: REview Pubblicato: marzo 2020

Ocio.

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b. Leggi qui l'articolo completo

b. Verticali e orizzontali, specializzati e collaborativi. Lombardini22 va in profonditĂ e intensifica gli scambi: il nostro CEO si fa portatore di questa attitudine


c.

c. Un restyling che non lascia niente al caso e si allinea ai trend del retail più innovativi. L’esperienza ibrida di shopping e leisure diventa realtà nelle nuove Fonti del Corallo di Livorno e viene raccontata dalle pagine di ioArch

IOARCH_85

Un’estetica stilizzata ispirata ai motivi floreali del vicino complesso Liberty delle Terme del Corallo, una delle architetture più significative della zona, segnala l’intervento di restyling di Lombardini22 Retail – eseguito tra il 2018 e il 2019 – del Centro Commerciale che dell’antico centro termale, oggi in disuso, prende il nome. A conferma di una tendenza in atto da diversi anni, il progetto ha riorganizzato gli spazi commerciali riducendo la superficie dell’ipermercato a favore della galleria, in cui sono state inserite nuove unità di medie superfici (circa 5.400 mq di Gla aggiuntiva). La lobby al piano terra è stata adeguata al nuovo concept proposto con l’inserimento di attività commerciali per una funzione più attiva dello spazio.

I temi della riqualificazione sono l’accoglienza, il comfort, l’espressività e la domesticità, ottenuti con un miglioramento complessivo della qualità degli spazi, un completo sistema di illuminazione, l’utilizzo di nuovi materiali a partire dalla pavimentazione e dalle doghe metalliche che incorniciano le gallerie. L’aggiornamento complessivo della food court la rende ora più visibile grazie a un collegamento tra il mezzanino, dove è collocata, e il livello sottostante attraverso una grande apertura a solaio, e percettivamente più ricca con un fronte di “casette” la cui grafica richiama il concept di tutto il centro. L’insieme si trasforma in un disegno floreale, con motivi grafici che ricorrono con differenti modalità espressive, su

RiconnotaRe gli ambienti pubblici peR geneRaRe una miglioRe fRuizione degli spazi: con un Restyling estetico e funzionale lombaRdini22 Retail adegua il centRo commeRciale ai mutati stili di vita e di acquisto

stile liberty rivisitato

FONTI DEL CORALLO, LIVORNO

Il centro commerciale di Livorno dopo l’intervento di restyling: la grafica interna ed esterna si ispira ai petali dell’orchidea presenti sui fregi dell’architettura Liberty del vicino complesso termale da tempo dismesso (foto Dario Tettamanzi).

L’intervento di restyling ha dato più importanza alla food court, situata al piano mezzanino, resa più visibile da un trattamento “a casetta” delle balaustre che ne delimitano lo spazio (foto ©Dario Tettamanzi).

L22 Retail è diretta da Adolfo Suarez, architetto e partner di Lombardini22. La mission di questa business unit è generare e mantenere valore per gli spazi commerciali. La visione del processo che accompagna lo sviluppo di un sistema retail in cui competenze architettoniche, sociologiche e semiologiche si incrociano ad aspetti di analisi economica, marketing e comunicazione, commerciale e di sviluppo, rendono L22 Retail uno dei soggetti più accreditati del comparto. Alcuni lavori più di altri hanno rappresentano un riferimento per il settore retail: il restyling del Centro Sarca a Milano, il progetto Relooking di ristrutturazione coordinata di numerosi centri Unicoop di Firenze, il Freccia Rossa a Brescia e il Forum a Palermo. www.l22.it

L22 Retail

tutti gli elementi compositivi, dai pavimenti alle serigrafie che decorano le parti trasprenti fino ai pannelli insonorizzanti, sospesi a soffitto come petali. Funzionale al flusso degli utenti, il restyling rende il complesso commerciale esteticamente piacevole e attraente, un accogliente luogo di incontro e di sosta

IOARCH_85

Capo progetto Cristian Catania, L22 Senior architect Gianluca Fusari, L22 Superficie 7.300 mq Fine lavori 2019

Retail (concept, preliminare, definitivo ed esecutivo, direzione artistica)

Località Livorno, via Graziani Committente IGD Progettazione Aldolfo Suarez, direttore L22

Crediti

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› ARCHITETTURA PER IL RETAIL

Fonte: ioArch Pubblicato: gennaio 2020

[ 100 ]

Esteticamente il centro è caratterizzato da motivi grafici stilizzati che si richiamano alle decorazioni Liberty delle vicine terme (foto ©Dario Tettamanzi).

› ARCHITETTURA PER IL RETAIL

Pubblicazioni Ocio. 38

c.

Leggi qui l'articolo completo


Pubblicazioni

Fonte: Il Sole 24 Ore Pubblicato: aprile 2020

Ocio.

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d. Leggi qui l'articolo completo 1 Leggi qui l'articolo completo 2 d. Studiamo lo smart working — e lo rendiamo realtà — sin da tempi non sospetti. DEGW protagonista delle pagine de Il Sole 24 Ore con la progettazione di spazi ufficio flessibili ed efficienti. Anche quando non popolati


Pubblicazioni

Fonte: il QI Pubblicato: aprile 2020

Ocio.

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Nuove strategie e nuove alleanze per generare insieme il futuro di Franco Guidi, Partner e CEO Lombardini22

S

iamo entrati da un giorno all’altro in una crisi lunga e drammatica e l’ultimo Osservatorio Nomisma traduce in previsioni i pensieri di tutti noi. Il cigno nero e le “fitte tenebre” citate da Papa Francesco. Anche noi in Lombardini22 facciamo fatica a vedere in lontananza spiragli di luce, ma è giusto pensare al futuro. Questa crisi sta accelerando un processo. Cose che sarebbero successe comunque nel giro di 10 anni stanno avvenendo sotto i nostri occhi. L’ottobre scorso Lombardini22 ha organizzato un evento, Foresight, per guardare con lungimiranza alle sfide che attendono la filiera immobiliare. Oggi dobbiamo aggiungere la componente del rischio di contagio, che mette in crisi la vita sociale in tutte le sue componenti, dal lavoro allo svago, dallo studio alla cura, dai viaggi di lavoro ai viaggi di piacere fino al modo di vivere nella propria casa. La vivacità delle città, l’attrattività culturale e commerciale, la vitalità si sono trasformate in un attimo in minacce per la nostra salute. È difficile negare la voglia che tutto torni come prima, ma sappiamo che così non sarà. Lombardini22 si è configurata in questi anni come un luogo di competenze: competenze professionali sempre più specifiche e competenze di business, orientando la propria offerta sulla base dei bisogni attuali

UFFICI

PERSONA

FRANCO GUIDI

SOCIETÀ

LOMBARDINI22

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e.

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e. Lungimiranza, pazienza, voglia di (ri)costruire. Guardiamo avanti, con i piedi ben piantati a terra


Fonte: Lyce & Design Pubblicato: aprile 2020

Ocio.

Incontri

Lombardini22

Un ‘lighting architect’ per costruire la luce Fra i grandi studi di architettura e progettazione italiani, esistono realtà che hanno saputo realmente tradurre in chiave multisciplinare la gestione del loro lavoro sulla linea di autorevoli esempi d’oltremanica. È il caso di Lombardini22 e del suo

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Il tema della luce e del lighting design è una realtà che inizia ad essere anche ‘fisicamente’ presenza attiva nell’ambito dei più grandi studi di architettura e progettazione e per questo motivo abbiamo incontrato l’arch. Andrea Cacaci, che all’interno di Lombardini22 opera con le sue competenze lighting nel contesto del dipartimento Atmos Building Physics, dedicato ad una progettazione globale e olistica degli spazi.

peculiare approccio alla luce

A cura di Massimo M. Villa - Redazione

Per una progettazione multiautoriale a 360° L’attività di Lombardini22 è espressione complessa e articolata di un

le forme del progetto

Andrea Cacaci, Lighting Architect (courtesy photo: Physics - Lombardini22)

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n.2/2020

f.

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f. “Lighting lover” ovvero progettare la luce per passione: il pezzo dedicato ad Atmos Building Physics fa luce su questa professione così affascinante


“ Abbiamo sempre lavorato insieme, tra noi e con i clienti, con un approccio cooperativo che oggi è fondamentale per superare questa crisi. Il futuro ha bisogno di noi. – F. G. “


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