2014 n.2 Cuore Amico

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ALL’INTERNO:

VENT’ANNI! BATTE BENE IL CUORE SANO!

CHE COSA SONO LE PALPITAZIONI IL NUOVO PACEMAKER INSERITO NEL CUORE I TEMPI DI TERAPIA A STENT INSERITI LA CANICOLA? ECCO COME FRONTEGGIARLA

Periodico di informazione dell’Associazione Cuore Sano– Anno X IX -n.2 aprile-giugno 2014


L’assemblea per festeggiare l’anniversario

20 anni e non li dimostra: batte bene il Cuore Sano di Andrea Porzio* di Rita Lucia Putini* iccoli passi, ma sempre avanti. E’ qualcosa più di una battuta quella del primario della Cardiologia del S. Spirito, Roberto Ricci, nel riepilogare – ad aprile, nella palestra gremita di pazienti – la storia parallela del prestigioso reparto ospedaliero e dell’Associazione Cuore Sano che festeggiava i primi venti anni della sua attività di sostegno dell’attività ospedaliera e di promozione delle politiche di prevenzione cardiovascolare e di riabilitazione. Se l’Associazione è nata ed è cresciuta, questo si deve ad una intuizione del prof. Vincenzo Ceci (festeggiatissimo dai presenti) che è stato il primo responsabile della Cardiologia, e che ha fatto della riabilitazione uno dei cardini della cura post-degenza. Qualcuno in sala ha ricordato come, all’inizio, nell’impossibilità di reperire locali idonei nella vecchia struttura dell’ospedale, i corsi di riabilitazione si svolgessero in fondo ad un camerone della Unità sub-intensiva. Poi, a ristrutturazione del S. Spirito compiuta nel 2000, in occasione del giubileo, Ceci realizzò il gran colpo: assegnare alla palestra il grande locale sino ad allora destinato ad ospitare la cappella. Ma già alla fine del 1992 era stata aperta l’Unità di terapia intensiva, e due anni dopo, con la costituzione di un effettivo reparto di Cardiologia, era stata creata anche la sub-intensiva. Un anno decisivo, il 1994: nasce l’Associazione Cuore Sano, verrà rinnovato profondamente il periodico Cuore Amico e più tardi nascerà anche il sito online www.cuore-sano.it. L’Associazione svilupperà l’intuizione di Vincenzo Ceci dando corpo ad un sistema integrato con la Cardiologia che dà frutti sempre più diversificati ma

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è attivo 24h: in qualsiasi momento, giorno e notte, dal pronto soccorso si può trasferire lì un paziente per interventi immediati. (Il dr. Ricci, cui il prof. Ceci ha passato il testimone quando ha cessato il servizio prestato con straordinaria generosità, ha ricordato che oramai è la cardiochirurgia l’unica branca di cui il S. Spirito è priva: poco male, c’è una “alleanza” con il Policlinico S. Camillo.) L’assemblea – che ha anche proceduto al rinnovo delle cariche sociali e all’approvazione del bilancio – ha mostrato una grande consapevolezza dell’importanza del traguardo raggiunto e delle potenzialità che si aprono per il futuro. Tanti auguri, Cuore Sano!

sempre nell’obiettivo della riabilitazione: l’esperienza, oramai decennale, della Montagnaterapia, le esperienze di Nordic Walking, le visite guidate (nel quadro di attività in cui la cultura si lega al moto), la crescita del periodico e poi del sito come strumenti funzionali alla diffusione della cultura della riabilitazione. Sempre con la logica dei piccoli passi, e sempre con il sostegno attivo dell’Associazione, nel frattempo la Cardiologia si struttura come un polo multifunzionale di eccellenza: ancora nel 2000 viene aperto il reparto di emodinamica, essenziale per fronteggiare i casi, non infrequenti, in cui è necessario applicare gli stent agli infartuati. E dal 2009 il reparto

Rinnovate le cariche sociali dell’Acs

Alessandro Carunchio nuovo presidente dell’Associazione Nel corso dell’assemblea del 16 aprile scorso, i soci dell’Associazione Cuore Sano hanno proceduto al rinnovo delle cariche sociali eleggendo nuovo presidente dell’Associazione il dr. Alessandro Carunchio, che alla fine dell’estate lascerà per limiti di età la responsabilità dell’Unità subcoronarica della Cardiologia del S. Spirito. Carunchio succede all’on. Aldo D’Alessio che ha retto per vent’anni la presidenza dell’Asp e che lascia per motivi di salute. A D’Alessio l’assemblea ha tributato un caloroso saluto approvando la proposta di nominarlo presidente onorario come lo è già il prof. Vincenzo Ceci. Oltre al dr. Carunchio, sono nel Consiglio direttivo Aida Di Censo (vicepresidente vicaria), Paolo De Gregorio (tesoriere), Franco Ubaldi (assistente del tesoriere), Roberto Capparucci, Giuseppe Velati e Giovanni Bellini (iniziative esterne), Bruno D’Ancona e Nilde Zonno (tesseramento), Giorgio Frasca Polara (direttore di Cuore Amico), Luciano De Vita (risorse informatiche). Del Comitato scientifico sono stati chiamati a far parte Roberto Ricci (presidente), Edoardo Nevola, Antonio Cautilli, Alessandro Danesi, Gabriella Greco, Francesca Lumia, Alessandro Totteri, Marco Renzi e Giulio Scoppola. In copertina una foto dell’assemblea, nel riquadro, da destra: il primario Roberto Ricci, il prof.Vincenzo Ceci e il tesoriere Paolo De Gregorio

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Palpitazioni, cosa sono e come si curano (ma solo se necessario) di Edoardo Nevola*

e palpitazioni sono sensazioni di pulsazione riferite al torace o a zone adiacenti (collo, stomaco) in rapporto con il battito cardiaco, che normalmente non è avvertito se non durante esercizi fisici intensi o forti emozioni. Il meccanismo che le genera è poco noto. Attraverso i nervi simpatici e il vago – sensori presenti nel muscolo cardiaco, nel pericardio e nei grandi vasi – inviano segnali ad aree cerebrali specifiche: talamo, amigdala, corteccia frontale. I battiti cardiaci riescono ad attivare questi sensori solo se molto rapidi, molto lenti, molto irregolari, o particolarmente vigorosi. Un “filtro” cerebrale sopprime i segnali più deboli, impedendogli di generare sensazioni. Un primo tipo di palpitazioni dura pochi attimi; quando si ripresentano, ciò avviene dopo un tempo in cui non si avverte niente. Corrispondono alle extrasistoli, battiti anticipati che si interpongono tra quelli normali, spezzandone la regolarità. Se sporadiche, sono normali in un cuore sano, e possono leggermente aumentare per stress emotivi o sostanze stimolanti (caffè, fumo, ecc.), e in alcune fasi del ciclo mestruale. In cuori malati (per ipertensione, coronaropatia, valvulopatie, miocardiopatie ecc.), la loro incidenza può essere alta: pur essendo sempre innocue, sono allora la spia della cardiopatia sottostante, da individuare e curare. Il secondo tipo di palpitazioni sono quelle consecutive, che si susseguono senza intervallo, imitando il cardiopalmo che avvertiamo dopo una corsa. Per identificarle, è utile cercare il polso e contare i battiti in un minuto; possono aiutarci un familiare o un misuratore automatico di pressione. Anche se la frequenza supera quella abituale, si parla di tachicardia solo oltre i cento battiti al minuto. Da notare anche il modo di inizio e cessazione (brusca o graduale), la durata ed eventuali fattori scatenanti: sforzo, stress emotivo, assunzione di farmaci o altre sostanze ecc. Quando la frequenza è normale o poco aumentata, con inizio e fine graduali, è probabile che il normale meccanismo del battito cardiaco sia intatto. Le palpitazioni possono dipendere allora da cause esterne al cuore,

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che stimolano l’organo a battere con maggiore forza o frequenza. Tra queste cause la gravidanza, stati di ansia, panico, depressione, sostanze stimolanti (alcool, caffè, fumo, droghe), farmaci (spray nasali, broncodilatatori, alcuni antispastici e antiipertensivi, agenti “dimagranti” ecc.), malattie di altri apparati come febbre, ipertiroidismo, ipoglicemia, anemia, emorragie, disidratazione ecc. Alcune cardiopatie che aumentano il volume di sangue espulso a ogni battito (insufficienze valvolari gravi), o la forza di contrazione (ipertrofia marcata), possono provocare palpitazioni prolungate senza alterare il ritmo normale. Il cardiopalmo a frequenza elevata, con inizio e fine improvvise, è probabilmente dovuto a un’aritmia. In questi casi il normale meccanismo del battito cardiaco è sopraffatto da meccanismi patologici che assumono il controllo dell’organo generando ritmi anomali prolungati con frequenza elevata. Ricordiamo la fibrillazione atriale, comune negli anziani, e una varietà di tachicardie patologiche, che possono tutte causare cardiopalmo persistente. Le palpitazioni intermittenti e gli episodi di cardiopalmo, cessati spontaneamente, vanno segnalati al medico di famiglia che, esclusi i disturbi minori (extrasistoli sporadiche, stato ansioso), orienta le indagini verso altri apparati o verso il cuore, richiedendo in tal caso visita cardiologica ed elettrocardiogramma. Il cardiologo, nel sospetto di una cardiopatia sottostante o di un episodio aritmico maggiore, potrà prescrivere accertamenti ulteriori: ecocardiogramma, test da sforzo, monitoraggio ECG con Holter o event-recorder, studio elettrofisiologico. Se il cardiopalmo non cessa entro alcuni minuti, bisogna presentarsi in Pronto Soccorso, tramite il 118, se si associano sintomi di deterioramento del circolo (difficoltà di respiro, dolore al torace, debolezza, svenimento). L’elettrocardiogramma in corso di sintomi esclude o conferma una causa aritmica, consente di classificarla e fornisce le informazioni necessarie per un trattamento efficace. * Dirigente medico Uoc Cardiologia S.Spirito


Qualche consiglio ai cardiopatici per fronteggiare la canicola di Alessandro Carunchio*

a canicola rappresenta il periodo di caldo afoso e opprimente delle ore centrali della giornata, caratterizzato da alti valori di temperatura, umidità e assenza di vento. Il nome deriva dal latino canicula (“piccolo cane”), ovvero la stella più luminosa (Sirio) della costellazione del Cane Maggiore, che sorge e tramonta con il Sole dal 24 luglio al 26 agosto. Oggi siamo abituati ad avere momenti di caldo anche al di fuori di questo stretto intervallo di tempo ed il cardiopatico deve sempre essere pronto a difendersi dalle insidie insite nella canicola. Il caldo esercita due azioni principali: è un vasodilatatore, quindi abbassa la pressione; e aumenta la traspirazione corporea (sudorazione) e quindi, oltre ad abbassare la pressione, dà disidratazione con perdita di sali minerali quali il potassio ed il sodio. Queste azioni del caldo si sommano ad alcuni farmaci che spesso devono essere assunti dal paziente quali i diuretici (perdita di liquidi e sali) e gli ipotensivi (spesso vasodilatatori). L’azione combinata di caldo, sole e farmaci può causare, in casi gravi, la sindrome da colpo di calore. Sintomi premonitori sono mal di testa, nausea, vomito, diarrea, vertigini, sensazione di svenimento, confusione, febbre con pelle calda e asciutta. Si può arrivare allo shock con pressione arteriosa bassa, polso e respiro accelerati. Cosa fare per prevenire tutto questo? La prima cosa da fare è adeguare il dosaggio dei farmaci alla situazione climatica ed ai valori pressori estivi, perciò riduzione sotto controllo medico di diuretici e vasodilatatori. Essenziale poi più liquidi (acqua in particolare) senza aspettare di avere sete per bere. Se il medico, in presenza di particolari patologie, ha limitato la quantità di liquidi

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ore trascorse in un ambiente condizionato possono aiutare l’organismo a sopportare meglio il caldo. Anche l’abbigliamento gioca un ruolo importante. Indossare abiti leggeri: di cotone, lino o altro ma non sintetici, di colore chiaro, non aderenti e anzi sciolti, per permettere la circolazione dell’aria sul corpo. Evitare esercizi fisici non necessari all’aperto o in luoghi non condizionati ed evitare l’esposizione inutile al sole diretto. Usare cappelli leggeri a tesa larga o parasole, occhiali da sole e filtri solari con protezioni ad ampio spettro. Nel caso in cui si debbano svolgere attività all’aria aperta, limitarle alle ore mattutine e serali; limitare gli sforzi fisici e, quando siano inevitabili, bere dai 2 ai 4 bicchieri di bevande non alcoliche e quindi riposarsi in luoghi ombreggiati. L’alimentazione. Preferire pasti leggeri con molta frutta e verdura fresca, qualche gelato. Fare attenzione all’opportuna conservazione dei cibi (una eventuale diarrea in estate peggiora tutto quanto già detto). Non sostare in automobili ferme al sole né lasciare mai persone, specialmente bambini o anziani, né animali domestici in auto o altri veicoli chiusi. Telefonare all’autorità sanitaria locale o al Comune per saper se e dove, nelle vicinanze dell’abitazione, vi sono appositi luoghi per il sollievo dal caldo.

da bere, chiedergli quanto si può bere in più quando fa caldo. Chiedere al medico indicazioni sui sali minerali da integrare. Evitare liquidi che contengano alcool e/o caffeina o grandi quantità di zuccheri (bevande che spesso contengono pochi sali) aumentando la perdita di fluidi corporei. Non bisogna bere liquidi troppo freddi. E’ opportuno stare in casa o in zone ombreggiate e fresche e, se possibile, in ambienti condizionati nelle ore di maggiore insolazione. Utile ventilare l’abitazione attraverso l’apertura notturna delle finestre (e chiusura nelle ore calde) e l’uso di ventilatori che forniscono refrigerio solo se la temperatura ambiente è sopra i 35°C. Se si percepisce un surriscaldamento corporeo, aumentare la ventilazione o usare un condizionatore se disponibile. Nelle ore più calde, è bene fare docce e bagni extra o recarsi in luoghi vicini in cui vi sia l’aria condizionata (cinema, centri commerciali, biblioteche). Poche

* Dirigente medico Uoc Cardiologia S.Spirito

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6 Viene inserito direttamente nel cuore senza incisione ma con catetere

Il nuovo pacemaker minuscolo e senza fili di Luciano Pandolfo*

a ricerca scientifica ha trovato soluzioni tecniche per superare l’incompatibilità tra impianti di pacemaker (PM) e defibrillatori (ICD) e risonanza magnetica. L’imaging mediante risonanza magnetica (MRI) è ormai diventato la scelta di elezione per lo studio morfologico e, più recentemente, anche funzionale, di molti tessuti umani, in particolare le strutture molli. La rapida diffusione che questa modalità diagnostica ha incontrato negli ultimi anni è legata alla capacità di fornire immagini del corpo umano in tre dimensioni ad altissima risoluzione, senza dover ricorrere all’utilizzo di radiazioni ionizzanti. Parallelamente, nell’ultimo decennio, il numero di impianti di pacemaker e defibrillatori ha avuto un notevole incremento e, nel 2010, in Italia si sono impiantati quasi 200 defibrillatori per milione di abitanti (quasi il doppio rispetto al 2005). Questo notevole sviluppo ha però comportato anche una crescente attenzione nei confronti dei possibili disturbi che i sistemi di MRI possono generare sui dispositivi medici impiantabili attivi (DMIA). La presenza di un DMIA come un pacemaker, uno stimolatore neurale, un defibrillatore impiantabile, ecc., ha da sempre rappresentato una controindicazione, spesso anche assoluta, all’esecuzione di una risonanza. La comunità scientifica ha manifestato negli ultimi anni un notevole interesse per questo argomento, nel tentativo di individuare soluzioni tecnologiche ed organizzative capaci di estendere i benefici della MRI ai pazienti portatori di DMIA. I risultati ottenuti dalla ricerca hanno permesso di analizzare meglio e di ridimensionare i rischi derivanti dall’incon-

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tro di queste due tecnologie e di individuare le soluzioni tecniche per eliminare o ridurre tali rischi, portando allo sviluppo di dispositivi (PM/ICD e elettrocatetere) “MRI-conditional”, cioè compatibili con la risonanza magnetica. L’industria biomedicale ha pertanto progettato e realizzato dispositivi con caratteristiche strutturali tali da ridurre al minimo gli effetti indotti dai campi magnetici della RMN, ed allo stato attuale, data la notevole complessità dell’interazione tra le due tecnologie, i dispositivi (PM/ICD) MRI-conditional sono in grado di garantire una notevole riduzione del rischio derivante da esami MRI, a condizione di rispettare specifiche condizioni di utilizzo, ovvero utilizzando risonanze magnetiche con caratteristiche ben definite (ad es. campo magnetico di 1.5 T), attivando la funzione “MRI-Conditional” nel dispositivo del paziente da sottoporre all’esame diagnostico, ed escludendo in genere esami RM in zone particolarmente a rischio (ad es. la RM della zona toracica). L’obiettivo finale della ricerca tecnologica nel prossimo futuro sarà quello di realizzare DMIA completamente “safe” e non più solo “conditional”, tali cioè da poter essere utilizzati in completa sicurezza per qualsiasi tipologia e genere di esame di Risonanza Magnetica sia necessario eseguire. Il nuovo pacemaker mini e senza fili. Nessuna tasca sottocutanea e nessun elettrocatetere, il pacemaker viene inserito con una procedura minimamente invasiva e senza incisione o protuberanza a livello toracico. E’ arrivato anche in Italia Nanostim, il primo pacemaker al mondo senza elettrocateteri che ha ottenuto il marchio CE. Diversamente dai


pacemaker tradizionali, il cui impianto richiede un intervento chirurgico invasivo, il pacemaker Nanostim (prodotto da St. Jude Medical) viene impiantato direttamente nel cuore tramite una procedura meno invasiva. Il dispositivo viene posizionato mediante un catetere manovrabile attraverso la vena femorale. Nanostim è stato progettato in modo tale da essere completamente recuperabile; si può riposizionarlo rapidamente durante la procedura d’impianto e recuperarlo successivamente se necessario, come ad esempio per la sostituzione di routine della batteria. Il pacemaker leadless St. Jude Medical Nanostim è talmente piccolo che viene impiantato interamente all’interno

del cuore, a differenza del pacemaker convenzionale, dieci volte più grande, che necessita invece di una tasca ricavata all’altezza della spalla e di un catetere che porta l’impulso elettrico fino all’interno del cuore. “Questo è un cambiamento epocale nella storia dell’elettrostimolazione e comporta una procedura con meno rischi di infezione per il paziente ed elimina i problemi legati all’usura e alla rottura degli elettrocateteri”, ha affermato il prof. Fiorenzo Gaita, dell’AO Città della Salute e della Scienza di Torino. * Dirigente medico Uoc Cardiologia S.Spirito

Corso per la prevenzione nel Liceo Luciano Manara di Antonello Cautili*

nche quest’anno si è svolto per gli studenti del Liceo classico statale Luciano Manara il corso teorico-pratico su Elementi di Primo Soccorso e Prevenzione Cardiovascolare. Si tratta di un corso pilota progettato dalla Uoc Cardiologia dell’Ospedale S. Spirito. I ragazzi del quarto anno del liceo, nel pieno dell’età in cui si operano le scelte fondamentali sullo “stile di vita”, oltre a ricevere un’ampia informazione sui fattori di rischio coronarico con riguardo particolare a quelli modificabili, e conoscere tutti i danni arrecati da errate scelte (fumo, sedentarietà, obesità etc.), apprendono gli elementi base di primo soccorso in un’alternanza di lezioni frontali con ausilio di filmati ed esercitazioni pratiche. Lo scopo di questi incontri è quindi duplice: oltre ad agire sulla prevenzione, mirano alla formazione di “first responders” che, di fronte ad una situazione di urgenza/emergenza, siano informati ed

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addestrati sull’importanza di un approccio corretto e tempestivo: dal riconoscimento dei sintomi, all’allertamento dei soccorsi, alle prime manovre utili. Il corso ha una durata di 4 ore ed anche quest’anno ha visto la partecipazione in massa dei ragazzi del 4° anno del Liceo Classico, con oltre cento presen-

Si ringrazia la Abbott Vascular Knoll-Ravizza per il sostegno economico alla pubblicazione di questo giornale

ze. Dedicare una mattina ad una “lezione di cuore”, come già ampiamente sperimentato all’estero, può far nascere la consapevolezza nelle nuove generazioni di poter migliorare il futuro proprio e di chi circonda. * Dirigente medico Uoc Cardiologia S. Spirito


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Variano i tempi di terapia dopo l’impianto di stent medicati

I fattori che condizionano le cure con i farmaci antiaggreganti di Roberto Ricci*

ecentemente in occasione di uno degli incontri psicoeducazionali con i pazienti – gli incontri che la Cardiologia del Santo Spirito organizza di concerto con Cuore Sano Onlus –, uno di loro mi ha chiesto, con tono un po’ arrabbiato, come mai a lui, dopo un angioplastica coronarica con impianto di stent coronarico medicato, avevamo prescritto la doppia terapia antiaggregante piastrinica (cardioaspirina e Plavix) per dodici mesi, mentre ad un suo amico, in un altro ospedale, sempre dopo angioplastica con stent medicato, la doppia terapia antiaggregante era stata prescritta per soli tre mesi. La mia prima reazione istintiva è stata quella di soddisfazione, perché mi faceva piacere che il paziente fosse attento alla sua terapia e scambiasse informazioni con i suoi amici circa la propria salute e la terapia da seguire. Subito dopo però mi sono preoccupato di accertarmi se allora il paziente avesse sospeso la doppia terapia antiaggregante prima dei dodici mesi da noi consigliati. Rassicurato che il paziente avesse continuato diligentemente la terapia prescritta, ho poi spiegato il motivo della differenza di prescrizioni tra i due casi. E la durata della doppia terapia antiaggregante piastrinica dopo stent medicato è l’argomento di questo articolo. Perché dopo l’impianto di uno stent coronarico è necessario assumere una doppia terapia antiaggregante piastrinica? Il motivo è semplice ed è

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legato al fatto che gli stent coronarici, costituiti da metallo, una volta impiantati vengono poi lentamente rivestiti (ricoperti) dallo strato di cellule della parete interna delle coronarie (cellule endoteliali): in un certo senso vengono inglobati all’interno della parete del vaso. Questo processo è però lento, impiega alcuni mesi. Fino a quando uno stent non viene completamente rivestito dalle cellule endoteliali, e cioè quando è ancora parzialmente o totalmente nudo all’interno del vaso, stimola le piastrine circolanti ad aderire ed ad aggregarsi tra di loro per formare dei trombi proprio all’interno dello stent. Ecco allora la necessità assoluta di bloccare l’attività delle piastrine con ben due farmaci e ridurre pertanto il rischio di una trombosi intrastent. La trombosi intrastent è un evento molto serio che si manifesta clinicamente con un infarto miocardico acuto a prognosi severa. Ovviamente l’assunzione di una doppia terapia antiaggregante incrementa il rischio di eventi emorragici (in particolar modo emorragie gastrointestinali), ma in generale il rischio legato alla trombosi intrastent e alle sue conseguenze è molto maggiore di quello emorragico e pertanto la quasi totalità dei pazienti a cui viene impiantato uno stent riceve nei mesi iniziali una doppia terapia antiaggregante. Lo sviluppo tecnologico di questi ultimi ha portato all’introduzione di stent medicati di nuova generazione, che vanno incontro al processo di riendotelizzazione molto prima. A seconda dei diversi modelli di stent, dopo tre o sei mesi il processo di riendotelizzazione è completo, e non più dopo dodici mesi come avveniva con gli stent medicati di vecchia generazione. Questo vuol dire che il rischio di trombosi intrastent si riduce dopo tre o sei mesi. Ecco allora la possibilità ragionevole di ridurre ugualmente la durata della doppia terapia antiaggregante. Ma allora perché al paziente avevamo prescritto una doppia terapia antiggregante per dodici mesi? Forse perché al Santo Spirito si impiantano stent di vecchia generazione e non i nuovi? Assolutamente no, al Santo Spirito vengono utilizzati gli stent più moderni ed efficaci e il paziente in questione ne aveva ricevuto uno di questi. Il perché è spiegato dal fatto che la durata della doppia terapia antiaggregante dopo impianto di stent medicato non dipende solamente dal tipo di stent usato, ma anche e soprattut-


to dal tipo di patologia coronarica che ha determinato il ricorso all’angioplastica coronarica e all’impianto di stent. Se l’impianto è avvenuto in occasione di un evento cardiovascolare acuto (angina instabile o infarto miocardico acuto) il rischio di una nuova trombosi coronarica – e quindi di un nuovo evento cardiovascolare – permane alto, indipendentemente dal tipo stent impiantato, per circa un anno. In tali circostante, studi scientifici hanno evidenziato il vantaggio in termini di minore mortalità e minore recidiva di infarto dall’assunzione protratta (dodici mesi) di doppia terapia antiaggregante piastrinica. Viceversa se l’impianto di stent coronarico medica non è avvenuto in occasione di un evento acuto, ma in una situazione di stabilità clinica (ad esempio angina da sforzo stabile) la durata della doppia antiaggregazione può essere molto più breve (tre o sei mesi) e dipendere in

questo caso dal tipo di stent medicato utilizzato. Pertanto per concludere, la durata della doppia terapia antiaggregante (13-6-12 mesi) dipende dalla combinazione di due fattori: il tipo di patologia coronarica (acuta o stabile) e il tipo di stent medicato impiantato. Per tornare al nostro paziente, sebbene avesse ricevuto uno stent medicato di ultima generazione a rapida riendotelizzazione, che di per sé poteva consentire una prescrizione di soli tre mesi di doppia terapia antiaggregante piastrinica, il fatto che l’intervento sia avvenuto in occasione di un evento coronarico acuto, che di per se determina un rischio elevato di recidiva di trombosi coronarica nei dodici mesi, ci ha obbligato a prescrivere la doppia terapia per un anno. * Primario Cardiologia S. Spirito

La significativa ammissione della paziente Maria D’Arrigo

«Sono una pentita», e torna in palestra di Francesca Lumia* uesta è la storia illuminante di una paziente discreta e assai giovanile: Maria D’Arrigo, 65 anni, marito e due figli, arredatrice. Alla signora D’Arrigo dieci anni fa avevano sostituito una valvola aortica (“magnifiche cure allo Spallanzani, al San Camillo e a Villa Betania”). Poi aveva cominciato la riabilitazione nella palestra del Santo Spirito, prima tre volte alla settimana, poi due. Già, ma i suoi colleghi pazienti da un po’ non la vedevano più in palestra. Poi, qualche mese fa, Maria è ricomparsa.

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E così lei ci è tornata… «Si, ci sono tornata. Con qualche imbarazzo e timore, non lo nego. Temevo che, dopo una lunga assenza fossi, come dire?, rifiutata, respinta. E invece no. Sono stata accolta con grande disponibilità, direi con affettuosa comprensione. Per me tornare è stata una liberazione. E sono contenta dell’accoglienza sia delle brave fisioterapiste e sia dei colleghi».

Che cosa ha sentito in questa accoglienza? «Ho avvertito, più lucidamente che nelLa signora Maria D’Arrigo la mia prima stagione in palestra, tutto il Che cos’era successo, dottoressa? “segreto” della riabilitazione. L’espe«E’ successo che avevo creduto che, dopo anni di palestra, fosse venuto il momento di staccare. Insom- rienza in comune, tra pazienti che hanno sofferto analoghe ma, l’anno scorso mi ero illusa di potere fare a meno della riabi- patologie; la capacità di chi ci assiste di cogliere i tratti e le litazione. Mai illusione fu tanto pericolosa. Via via che passa- capacità di ognuno di noi; la necessità – fisica e psicologica – vano le settimane e i mesi senza venire in palestra, sentivo che di coinvolgersi in questa pratica per assicurarsi condizioni di qualcosa non funzionava: ero giù, fuori forma, ho avuto anche vita più sane, migliori. Ecco, queste cose mi hanno fatto tornare in palestra, e conto di restarci, questa volta». paura. E dunque mi sono pentita di aver lasciato la palestra».

La redazione di Cuore Amico ringrazia le case farmaceutiche Daiichi-Sankyo e Eli Lilly per il sostegno offerto alla pubblicazione di questo giornale


10 Ma la Regione Lazio ne limita la distribuzione

Nuovi anticoagulanti più efficaci e sicuri di Francesco Biscione* di Francesca Lumia*

olti pazienti affetti da malattie cardiovascolari hanno bisogno di assumere farmaci anticoagulanti, con l’obiettivo di ridurre (non è possibile eliminare) il rischio di eventi tromboembolici, cioè morte improvvisa o ictus cerebri. L’impiego clinico di questi farmaci (in Italia il Warfarin, conosciuto col nome commerciale di Coumadin; e l’acenocumarolo, conosciuto come Sintrom) ebbe inizio in Usa nella seconda metà degli anni ‘30, quando si scoprì che un tipo di trifoglio utilizzato per l’allevamento di bovini aveva un’importante effetto anticoagulante. Uno dei primi soggetti a chiederne l’assunzione a fini terapeutici, in epoca ancora sperimentale, fu il presidente Eisenhower, colpito da una grave forma di ictus cerebri. Da allora, i farmaci anticoagulanti hanno continuato ad essere largamente impiegati proteggendo milioni di persone dai rischi di tromboembolie. Tuttavia, queste antiche sostanze hanno numerosi effetti collaterali ed interazioni con alimenti e altri farmaci, che ne rendono difficoltoso il dosaggio. Da alcuni anni sono state così sviluppate altre sostanze anticoagulanti, più efficaci e sicure: attualmente in Italia disponiamo di tre nuovi farmaci: il Dabigatran (Pradaxa), il Rivaroxaban (Xarelto) e l’Apixaban (Eliquis). Il vantag-

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gio di queste sostanze risiede soprattutto in una azione farmacologica prevedibile e pressoché simile in tutti i soggetti, per cui esse vengono somministrate a dose fissa e non necessitano di aggiustamenti in base alla misurazione dell’effetto anticoagulante, che si ottiene per i vecchi farmaci con l’esame del sangue chiamato INR. Per questo ed altri motivi, gli studi clinici eseguiti su migliaia di pazienti trattati con i nuovi anticoagulanti hanno mostrato uguale o

maggiore effetto nella prevenzione di trombo embolie, con riduzione delle emorragie ed una tendenza alla riduzione della mortalità globale: dunque, farmaci più efficaci e più sicuri. Il rovescio della medaglia consiste nel fatto che la durata di azione di queste sostanze è molto minore rispetto a Coumadin e Sintrom, per cui la terapia deve essere seguita con assoluta costanza, pena la immediata perdita di efficacia, e quindi di protezione dalle complicanze trombotiche. Anche i nuovi anticoagu-

lanti, ovviamente, aumentano i rischi di emorragie, che possono risultare gravi. Inoltre, non sono ancora disponibili degli affidabili antidoti per neutralizzarne rapidamente l’effetto, per cui (come ogni altro trattamento farmacologico) le indicazioni devono essere accuratamente valutate da medici esperti ed adattate alle peculiarità di ogni paziente. L’ultimo aspetto da segnalare riguarda il costo della terapia: l’uso dei farmaci anticoagulanti tradizionali per un mese di terapia comporta una spesa valutabile in poche decine di euro, mentre i nuovi farmaci costano più di 100 euro al mese. In un periodo di scarse risorse per la sanità italiana e della nostra regione, il passaggio per tutti i pazienti dalla terapia tradizionale con Coumadin o Sintrom ai nuovi anticoagulanti non sarebbe economicamente sostenibile. Per tale motivo, nonostante le raccomandazioni delle società cardiologiche nazionale ed internazionali, la Regione Lazio ne consente, per il momento, la distribuzione gratuita solo a determinate categorie di pazienti ad elevato rischio trombotico o emorragico. E’ auspicabile che questa grave limitazione venga superata al più presto, per non precludere alla maggioranza dei pazienti i rilevanti vantaggi di efficacia e di sicurezza, in una parola una migliore aspettativa e qualità di vita. * Dirigente medico UOC Cardiologia, S. Spirito


Il Nordic Walking per scoprire il piacere di camminare bene di Alessandra Cazzola*

amminare … sembra una banalità: lo facciamo tutti ogni giorno fin da piccoli, eppure il gioco di contrapposizioni ed equilibri della nostra deambulazione, nella sua semplicità, banale non è. A ogni passo mettiamo in moto una serie di muscoli, legamenti e movimenti coordinativi ai quali non pensiamo consciamente; a ogni passo cerchiamo il nostro baricentro. Camminiamo … ma spesso abbiamo perso il piacere di farlo o lo facciamo in fretta e male, automaticamente, senza più percezione e stimolo del movimento. In realtà ci “comandano” la frenesia di tutti i giorni, i lavori sedentari ad una scrivania, al computer, fermi in una stessa posizione. abbiamo ormai assunto posizioni errate, camminiamo a piccoli passi accelerati, accusiamo piccoli-grandi dolori che spesso ci impediscono di camminare in modo fisiologicamente corretto. Il Nordic Walking è una camminata naturale cui viene aggiunto l’utilizzo funzionale di due particolari bastoncini che fanno mettere in moto anche gli arti e la muscolatura della parte superiore del corpo, permettendo un maggior dispendio energetico e un miglioramento complessivo della forma fisica. Si può svolgere sui terreni più diversi (sentieri di montagna, spiagge, strade) e anche in città. Camminare con i bastoncini è un’attività sportiva sana e completa. Se camminare è il movimento naturale per eccellenza, camminare con i bastoncini è qualche cosa in più perché mette in movimento tutto il corpo, sin dal primo passo. Tutti gli operatori del mondo sportivo e medico-scientifico concordano nel sostenere che il Nordic Walking è un’attività rivolta a tutti, dai

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per la salute sia dal punto di vista fisico (ad esempio ritardo del processo di invecchiamento, rinforzo del sistema immunitario, miglioramento cardio-circolatorio) e sia come forte antidepressivo che contribuisce a un sostanziale miglioramento dell’umore.

bambini agli anziani, dagli sportivi ai sedentari. E’ stato dimostrato come con questa pratica la percezione della fatica si abbassi radicalmente, consentendo anche a persone poco allenate di effettuare un’attività fisica prolungata. È per esempio un’attività indicata per le persone sovrappeso che vogliono ritrovare la forma, oppure per persone con problemi alle articolazioni del ginocchio o delle anche che hanno bisogno di un percorso riabilitativo. In più è provato che, adottando una tecnica corretta, con il Nordic Walking si ottengono benefici

* Architetta-urbanista, Master Trainer della Scuola italiana Nordic Walking, inventore dell’Urban Walking®, autrice della Guida “Scoprire e riscoprire Roma”, edita da Outdoor Italy Books & Guides con 16 itinerari tematici percorribili da tutti

Cuore Sano in movimento: prima marcia e poi montagna DAL WALKING NEL CENTRO CITTÀ... Venerdì 9 maggio, nel quadro dei festeggiamenti per i 20 anni della nascita dell’Associazione, Cuore Sano e il Walking Center Italia hanno organizzato una camminata serale di Urban Walking® di 5 km. Guidato dalle istruttrici Alessandra Cazzola, Rossella Lavoratornuovo e Donatella Masiero, il gruppo di pazienti (Maurizio Mastruzzi, Giuseppe Rotundi, Aida Di Censo, Vittorio Petrone, Carlo Pagliano Tajani, Lucia Lunghetti, M.Antonietta Carlini, Maria Parisi, Bruno D’Ancona, Marcello Caradossi), accompagnato dall’équipe multidisciplinare del S. Spirito (Carunchio, Krakowska, Lumìa, Scoppola), ha compiuto un ampio giro per il centro storico di Roma. Partendo da Piazza del Popolo ha raggiunto, attraverso via del Babuino, piazza di Spagna, Fontana di Trevi, il Pantheon, per tornare quindi al punto di partenza vivendo una bella esperienza insieme di segue a pag. successiva 11


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...AL RITORNO DELLA MONTAGNATERAPIA. Per il 3 e 4 luglio, infine, è prevista l’annuale esperienza della Montagnaterapia: due giornate all’aria aperta su per il monte Terminillo. All’iniziativa possono partecipare tutti i cardiopatici stabilizzati che frequentano la palestra di riabilitazione cardiologica che abbiano superato i tradizionali controlli medici. Per tutte le informazioni rivolgersi alla segreteria dell’Associazione presso la Cardiologia del S. Spirito.

sport e di cultura. Per i soci di Cuore Sano che fossero interessati a questa attività è cominciato a fine maggio un corso per principianti a Villa Pamphili. Infine a metà giugno si è svolta nella Capitale la Fizan NordicWalkinRome che ha consentito a molti di avvicinarsi a questa coinvolgente disciplina.

Al S. Spirito anche la risorsa del Servizio di Psicologia clinico-ospedaliera na delle risorse forse meno conosciute (ma non per questo meno preziose) del Polo ospedaliero del Santo Spirito è costituita dal Servizio di Psicologia Clinico-Ospedaliera destinato a tutti i reparti ed anche proiettato all’esterno, per i pazienti assistiti dal Servizio sanitario nazionale. Lo scopo è spiegato in poche parole dal capostaff, il dr. Giulio Scoppola, psicologo e psicoterapeuta, che già molti cardiopatici stabilizzati conoscono da tempo per il suo generoso sostegno nell’annuale esperienza della Montagnaterapia. Lo scopo del Servizio – spiega Scoppola – è di consentire ai pazienti e ai loro familiari di usufruire di una consulenza e/o di un intervento clinico di supporto nei tre momenti della pre-ospedalizzazione, del ricovero e del post-ricovero. E’ possibile per i pazienti richiedere la consulenza dello psicologo sia durante la degenza nelle strutture del Polo e sia al momento dell’accesso al Pronto Soccorso e/o agli ambulatori specialistici ospedalieri”. Ancora, “il servizio si occupa inoltre di fornire sostegno allo staff ospedaliero sia nel gruppo di lavoro e sia attraverso la collaborazione con la Direzione Aziendale per il Benessere Organizzativo e l’accoglienza”. Con il dr. Scoppola fanno parte dello

U

Il dottor Giulio Scoppola

staff le dirigenti Psicologhe-Psicoterapeute dr.sse Pasquina Feliziani, Angelica Mazzarda e Nicoletta Faccenda ed inoltre l’Infermiera Professionale e Psicologa del Lavoro dr.ssa Anna Romano. La sede del servizio è in via dei Penitenzieri 13, Pal. Alpi, terzo piano. Collocata dunque all’interno del complesso del Santo Spirito, consente un rapido intervento dell’équipe. Il servizio è attivo dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 18 salvo urgenze.Le visite ambulatoriali, riservate prevalentemente ai pazienti del Polo e ai loro familiari, si effettuano presso la sede del Servizio previo appuntamento con il curante. Per la visita ambulatoriale è necessaria la richiesta del medico di base o specialista sul ricettario regionale (modulo rosa) con la dicitura “colloquio psicologico-clinico”: Le consulenze durante la degenza ed entro il primo mese delle “dimissioni protette” sono comunque assolutamente gratuite facendo parte delle prestazioni ospedaliere. Successivamente possono essere concordate, in presenza delle indicazioni, ed assoggettate alla normativa Regionale sul ticket. Per contattare gli Psicologi dello staff il telefono è il 066835-2460; fax: -7012; e-mail: giulio.scoppola@asl-rme.it Il capo-staff del Servizio, dr. Giulio Scoppola


Il cioccolato? É un dono per cuore e arterie purché poco e amaro er molti è una consolazione gustarsi un pezzetto di cioccolato. Ma se vogliamo che, oltre al palato (e allo spirito), faccia bene anche alla salute, dobbiamo puntare sul cioccolato fondente, cioè amaro (al 70% come minimo, ma meglio ancora quello all’80). In questo caso il cioccolato può essere se non un toccasana, certo un aiuto per il cuore e il sistema vascolare. E’ l’ennesima volta che lo ripetete, dirà qualcuno dei nostri lettori e pazienti. Eppure è utile tornare sull’argomento alla luce di nuove ricerche e nuove conferme. Partiamo da un dato: cento grammi di cioccolato al latte forniscono 545 calorie; trenta calorie in meno quello mediamente fondente. Un quadratino di cioccolato amaro quota 21 calorie, e quindi se a fine pranzo o cena se ne consumano due, il palato è soddisfatto e così anche una dieta ipocalorica. Il Consiglio nazionale delle ricerche spiega che in trenta grammi di fondente ci sono gli stessi antiossidanti presenti in una dose media di vino rosso ai pasti e nel tè; e che nonostante la quantità di proteine sia scarsa, al contrario è notevole la presenza di alcuni minerali come rame, ferro e zinco. Di più, da uno studio appena apparso sull’autorevole Journal of the American Medical Association si ricava che, consumando 6,3 grammi di cioccolato nero al dì per diciotto settimane, è possibile far diminuire l’ipertensione dall’86 al 68% e aumentare la protezione di tutto il sistema cardiovascolare. Ma dagli scienziati del Top Institute Food and Nutrition e dai loro colleghi della Wageningen University (Pasi Bassi) viene un’altra utile informazione: che il cioccolato fondente aiuta a ripristinare, negli anziani, la flessibilità delle arterie e ad evitare che i globuli bianchi si attac-

gruppi di scienziati sottolineano che il loro studio “fornisce nuove intuizioni [si noti la prudente definizione di “intuizioni”, ndr] su come il cioccolato fondente influisce sulla salute endoteliale dimostrando che il suo consumo, oltre a migliorare la funzione vascolare, riduce la capacità di adesione dei leucociti nella circolazione”, come dire che limita l’ostruzione delle arterie per i famosi “tappi” che alla fine impongono o l’intervento dell’emodinamista (per la sistemazione dello o degli stent nelle arterie ostruite) o del cardiochirurgo, per i più delicati e più invasivi bypass.

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chino alle pareti dei vasi sanguigni creando le famigerate placche ostruttive. Questi due dati costituiscono un mezzo preventivo dell’aterosclerosi di cui proprio la rigidità arteriosa e le placche sono il principale sintomo. A conclusione delle loro ricerche, i due

Ricette al... sole! CAESAR SALAD La Caesar salad è una celebre insalata creata dallo chef italiano Cesare Cardini, emigrato negli Stati Uniti dopo la prima guerra mondiale e vissuto a San Diego; nel 1924 Cesare apre e gestisce un ristorante a Tijuana, in Messico, dove crea questa insalata che diverrà molto famosa negli Stati Uniti e in seguito anche in Europa. Nella Caesar salad Cardini vuole unire sapori tipici italiani come il parmigiano, la lattuga romana e l’olio extravergine di oliva, e sapori americani come la salsa Worcestershire che viene usata per il condimento dell’insalata. Ingredienti Lattuga romana, 4 cespi medi Pane casareccio, 2 fette Parmigiano Reggiano a scaglie, 100 gr Aglio, 2 spicchi Worcestershire sauce, 1 cucchiaino Uova, 1

Sale, ne basta pochissimo! Aceto di vino bianco, 1 cucchiaio 2 cucchiai di succo di limone Pepe Olio di oliva, 80 ml Preparazione Per preparare la Caesar Salad iniziate scegliendo le foglie più tenere e interne della lattuga romana; lavatele e asciugatele senza spezzarle.Tagliate il pane a fette alte 1 cm, eliminate la crosta e ta-

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gliatelo a quadretti; fatelo tostare in forno senza aggiunta di grassi. Proseguite preparando la salsa: mettete nel bicchiere del robot il succo di limone, l’uovo freschissimo (la ricetta originale dice che l’uovo deve cuocere nellíacqua bollente per 1 minuto), l’aceto, l’aglio, la salsa worcestershire, il sale, il pepe macinato fresco e cominciate a frullare il composto, unendo poco alla volta l’olio, fino ad ottenere una salsa densa simile alla maionese. Servite la Caesar Salad mettendo le foglie di lattuga romana sul fondo, unendo i crostini di pane, le scaglie di parmigiano reggiano e infine condendo il tutto con la salsa ottenuta.

agli altri ingredienti, poiché non dovete sminuzzare i suoi semini, che devono rimanere invece interi e croccanti. Disponete il carpaccio di pesce spada su un letto di insalatina, spennelatelo con dell’olio per evitare che secchi e cospargetelo con la salsa appena preparata, lasciate insaporire il tutto per 20 minuti e CARPACCIO DI PESCE SPADA Il carpaccio di pesce spada con salsa poi servite, meglio se a temperatura amverde alla senape è un secondo piatto biente. fresco, leggero e sfizioso, adatto alle calde serate estive. La salsa verde alla COUSCOUS FREDDO DI POLLO senape con la quale viene accompagna- Il couscous freddo di pollo è una varianto, è ottenuta con olio, prezzemolo, pi- te del classico couscous di derivazione noli, aceto e senape all’antica che, con i nordafricana, preparata con tante verdusuoi semini interi e croccanti, rende re e dei bocconcini di pollo. È una ricetquesto condimento particolarmente sa- ta gustosa adatta alla stagione estiva porito e adatto ad accompagnare la car- molto semplice da preparare. Per realizne del pesce spada, dal gusto naturale zare il couscous freddo di pollo cuocete le verdure e, in una pentola a parte, rosonon troppo pronunciato. late i bocconcini di pollo, poi unite il tutIngredienti Olio extravergine di oliva, 1/2 bicchiere to al couscous e servite in tavola freddo. Il couscous freddo di pollo è adatto da Prezzemolo, 1 mazzetto servire come piatto unico o da portare Sale, ne basta pochissimo! con sè ad un picnic. Aceto di vino bianco, 1 cucchiaio Ingredienti per il couscous Pinoli, 20 gr Acqua, 270 ml Senape all'antica, 2 cucchiaini Pesce spada, carpaccio (fresco o affumi- Couscous precotto, 250 gr Olio di oliva extravergine, 2 cucchiai cato), 400 gr Preparazione Ingredienti per il condimento di verdure Per preparare il carpaccio di pesce spada Scalogno, 3 piccoli con salsa verde alla senape iniziate pre- Peperoni, mezzo rosso da 100 gr parando la salsina: ponete in un mixer il Asparagi, 150 gr mazzetto di prezzemolo, aggiungete Zucchine, 2 (310 gr) quindi i pinoli, un cucchiaio di aceto di Carote, 2 (140 gr) vino bianco e l’olio extravergine di oli- Piselli, 150 gr va e frullate fino ad ottenere una salsa Pomodori, 2 omogenea e cremosa; versate la salsa ot- Pepe tenuta in una ciotolina, aggiustate di sa- Sale, ne basta poco! le e unite due cucchiaini di senape al- Brodo vegetale, 150 ml l’antica, mescolate bene per amalga- Olio di oliva extravergine, 3 cucchiai marla. È importante che non mettiate la Ingredienti per il pollo senape all’antica nel frullatore insieme Pollo, 400 gr

Paprika dolce, 2 gr Sale, ne basta poco! Brodo vegetale, 100 ml Olio di oliva extravergine, 3 cucchiai Preparazione Per preparare il couscous freddo di pollo iniziate mettendo sul fuoco una pentola di acqua salata e, quando avrà raggiunto il bollore, aggiungete il couscous a pioggia, due cucchiai di olio extravergine di oliva, poi mescolate bene e spegnete il fuoco. Lasciate riposare il composto affinché la semola di grano duro assorba tutta l’acqua (4). Trascorso il tempo necessario aggiungete un altro cucchiaio d’olio e fate cuocere a fuoco basso per 2 minuti, coperto da un coperchio (6). Una volta cotto, sgranate bene il couscous con l’aiuto di una forchetta e mettetelo da parte. Ora occupatevi del condimento: lavate e mondate le verdure, dopodiché tagliate a cubetti le carote, le zucchine, pulite il peperone eliminando i filamenti interni e tagliatelo a cubetti, tagliate a cubetti anche i pomodori, infine pulite gli asparagi, tagliateli a rondelline fini lasciando intere le punte, poi tritate lo scalogno. Prendete metà dello scalogno e ponetelo ad appassire in una pentola con l’olio, poi aggiungete le verdure (per gli asparagi aggiungete prima il gambo e verso la fine della cottura le punte), ed un mestolo di brodo; poi lasciate cuocere per 10 minuti a fuoco medio. Salate e pepate per insaporire le verdure e aggiungete altro brodo se necessario. A questo punto prendete il pollo e tagliatelo a pezzi, mettete ad appassire lo scalogno rimasto con tre cucchiai di olio e aggiungete il pollo, insaporite con la paprika dolce e bagnate con un mestolo di brodo, poi lasciate cuocere per 15 minuti a fuoco basso. Una volta cotte e intiepidite le verdure unitele al couscous, aggiungete il pollo, anch’esso tiepido e mescolate il tutto. Se necessario aggiustate di sale e pepe. Lasciate raffreddare il tempo necessario e poi sarete pronti per portare in tavola il couscous freddo di pollo. Le ricette sono state tratte dal blog GialloZafferano


PILLOLE DI SALUTE… CUORE E VACCINO – Secondo gli ultimi dati, solo il 42% degli anziani e dei cardiopatici è ricorso alla vaccinazione antinfluenzale. E’ un dato grave e preoccupante perché il vaccino è un’arma di prevenzione dal doppio effetto: da un lato per contrastare l’influenza stagionale e dall’altro per evitare complicazioni e ulteriori rischi legati ai portatori di patologie cardiovascolari. La preoccupata segnalazione giunge dal congresso della Società di terapia clinica e sperimentale. FARMACI “FRIZZANTI”? NO GRAZIE – Alcuni farmaci effervescenti contengono molto, troppo sodio, e quindi (esattamente

come il sale) mettono a rischio la salute del cuore. Una ricerca di due università inglesi conclude così: l’uso continuativo di alcune medicine frizzanti di uso comune può associarsi ad un aumento, stimato intorno al 16%, del rischio cardiaco. Ricerca condotta per sette anni su oltre un milione di pazienti: metà assumevano questo medicamento, gli altri stesso farmaco ma in versione priva di sodio. Il risultato è che il primo gruppo era anche sette volte più esposto a ipertensione e anche a guai peggiori. L’OROLOGIO DELLE MEDICINE – Uno dei segreti (non l’unico) per ottenere il massi-

mo effetto di una medicina è ingerirla in uno specifico momento della giornata. Chiedere consiglio al medico o verificare quel che dice il foglietto d’istruzioni. Ma due o tre raccomandazioni sono particolarmente utili per i cardiopatici. L’aspirinetta, ad esempio, è meglio assumerla nel corso del pasto centrale della giornata: si fronteggiano i disturbi allo stomaco. A proposito, gli anti-ulcera meglio al mattino: una riserva di blocco della secrezione acida gastrica per tutto il giorno. Le statine invece sono consigliate a sera, prima di dormire: riducono più agevolmente il colesterolo Ldl, quello “cattivo”.

…E SALUTE IN PILLOLE TEST PER RISCHIO INFARTO? – Ricercatori di un istituto della California hanno messo a punto un test predittivo del rischio infarto, che cioè identificherebbe pazienti ad alto pericolo identificando nel sangue specifiche cellule come marcatori. La tecnica, descritta su Physical Biology, identifica le cellule endoteliali in circolo (CECs). Il passaggio successivo pre-sperimentazione dovrebbe essere il test del metodo su pazienti sintomatici.

citazione di molti immigrati) un per noi nuovo vegetale: l’okra o gombo. A vederlo lo diresti un grosso pisello o un peperoncino verde. E invece è un elemento gustoso di molti piatti etiopi, turchi, albanesi, brasiliani, asiatici. E per la Harvard Medical School è uno dei dieci cibi di provata proprietà anticolesterolo come i legumi, l’olio di oliva extravergine, frutta e verdura. Ottimo in uno stufato o fritto.

I RAGGI UVA PER GLI IPERTESI – Altro stuALLA SCOPERTA DELL’OKRA – Si affaccia dio, condotto in Inghilterra, dalle uninei nostri mercati (soprattutto su solle- versità di Southampton e di Edimburgo

spiega perché l’esposizione ai raggi ultravioletti può ridurre la pressione arteriosa e quindi l’incidenza di infarti e ictus. La luce solare è in grado di alterare i livelli di monossido di azoto e dei suoi sottoprodotti, importanti nella regolazione della circolazione arteriosa. Durante i primi esperimenti, ventiquattro soggetti sani sono stati sottoposti alla luce Uva di lampade abbronzanti, come stare mezz’ora al sole estivo sulle coste del Mediterraneo. Il processo, innescato dai raggi ultravioletti, porterebbe alla dilatazione dei vasi sanguigni con conseguente calo dei valori pressori.

Donazioni: Associazione Cuore Sano /// Unicredit Banca di Roma - Roma 173 - Ospedale Borgo S.Spirito, 3 – 00193 Roma – c/c n. 400005512 – Codice IBAN 66 Z 02008 05135 000400005512 – Swift code UNCRITM1B83 /// Posta – IT 68 y 076 0103 2000 0008 3738005 /// Cod. Fisc. Associazione (5 per mille) 96255480582

Periodico di informazione dell’Associazione Cuore Sano • Anno XIX - n.2 - aprile/giugno 2014 • Reg. Trib. di Roma n.00323/95 • Direttore responsabile Giorgio Frasca Polara • Comitato scientifico Roberto Ricci (presidente), Edoardo Nevola, Antonio Cautili, Alessandro Danesi, Gabriella Greco, Francesca Lumia, Alessandro Totteri, Marco Renzi, Giulio Scoppola • Redazione Lungotevere in Sassia n.3 • 00193 Roma Ospedale Santo Spirito • Recapiti: Cardiologia-reparto terapia intensiva (Utic) tel. 06.68352579; Cardiologia-reparto Subintensiva (Usic) tel. 06.68352213; Segreterie Cardiologia, Associazione Cuore Sano e redazione Cuore Amico tel. 06.68352323. • E-mail: dmedcar@asl-rme.it • www.cuoresano.it • Stampa Tipolitografia Visconti - Terni


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