Periodico di informazione dell’Associazione Cuore Sano Anno XX - n.1 gennaio-marzo 2015
VENT’ANNI
Il ricordo del prof. Vincenzo Ceci, a lungo primario della Cardiologia, che tenacemente volle questo periodico
Vent’anni! Un bel cammino per questo “Cuore Amico” di Andrea Porzio*
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uando e perché decidemmo di far nascere “Cuore Amico”, di cui ricordiamo oggi, tra lo stupefatto e l’ammirato, che ha camminato a lungo sulle sua gambe per ben quattro lustri e tanti altri gliene auguriamo? Gli è che l’anno prima io avevo voluto che nascesse, in collaborazione tra cardiologi e pazienti appena dimessi dal Santo Spirito, l’Associazione Cuore Sano, una onlus che affermasse e promuovesse tra i cittadini i tre cardini della nostra scienza che considero inscindibili: prevenzione-cura-riabilitazione. L’Acs marciò speditamente, anzi con entusiasmo. Ricordo (furono le prime iniziative, nate grazie alla passione del primo presidente dell’Acs, Aldo D’Alessio) certi “Cuori in Piazza” tra i cittadini della capitale – il prelievo di sangue, la misurazione della pressione, visite lampo dei medici – che allora, vent’anni fa, suscitavano sorpresa e ammirazione. Ora sono iniziative che, seppure non generalizzate come vorremmo, certo sono diventate abbastanza comuni. Poi le attività si sono diversificate e moltiplicate: le lezioni mensili ai pazienti, le prime guide per città e musei, poi le marce in bicicletta dentro le mura aureliane, e ancora uno dei nostri capolavori, artefice sin dall’inizio, e ancora oggi la dr. Francesca Lumia: da ormai dieci anni un gruppo di cardiopatici stabilizzati e sotto controllo di cardiologi, infermieri professionali e guide del Cai va su per i monti del Terminillo sino alla fatidica quota dei 2.000 metri confermando a se stessi e ad un’opinione comune ancora in qualche misura diffidente che la “Montagnaterapia” fa bene, e non solo per due giorni l’anno. E allora, per tornare a bomba, ecco i motivi della nascita di questo periodico. Il primo e più urgente: volevamo uno strumen-
to che rendesse note le nostre iniziative ma – attenzione – non un bollettino, ma una piccola cosa seria, strutturata, che avesse un senso di per sé. Nasce con questa ambizone “Cuore Amico”, inizialmente distribuito oltre che ai soci anche nelle strutture sanitarie dell’area, ed oggi ancor più capillarmente diffuso: migliaia di iscritti-abbonati, centri ospedalieri e ambulatoriali dell’Asl RmE, farmacie, distribuzione affidata al volontariato. Insomma, uno strumento essenziale di informazione e di promozione delle iniziative dell’Associazione. Tant’è che tra nascita di Acs e stampa del numero 0 (“di prova”, e ammetto che fu prova modesta all’inizio) del giornale passò in realtà meno di un anno solare. Secondo, ma non secondario, motivo: il giornale è diventato (non subito, è vero, e c’è voluto tant’olio di gomiti) uno strumento, una occasione di formazione e di elaborazione scientifica per un paio di generazioni di cardiologi del Santo Spirito. E solo dio sa quanto nel nostro ospedale sia stato sempre coltivato il lavoro di
gruppo, e come per inciso questo sia stato soprattutto l’elemento di una successione naturale tra me e il nuovo primario, il carissimo Roberto Ricci. Terzo fattore del nostro relativo successo nel campo della editoria sociosanitaria nazionale (che si rispecchia anche nelle pagine pubblicitarie ospitate nel giornale): la capacità del periodico di mantenere costantemente, per le vie meno prevedibili e persino più curiose, rapporti tra pazienti anche oramai geograficamente assai lontani; e tra i pazienti romani e il “loro” giornale. E’ un caso, ad esempio, che tra le rubriche fisse più popolari ci sia la “intervista al paziente”: un monitoraggio voluto, costante, dei gusti, dei pregi ma anche dei difetti che il cittadino spedalizzato o ben più spesso in riabilitazione incontra nella vita del Santo Spirito? Ed è un caso che le conferenze mensili dei cardiologi ai pazienti e loro familiari, come i raduni natalizi, come le visite culturali e le tante altre iniziative, rappresentino momenti importanti di aggregazione che il giornale co-promuove, pubblicizza instancabilmente? Basta, detto con schiettezza che anche da casa “Cuore Amico” mi è davvero amico, voglio ricordare con immensa gratitudine quanti, dalla nascita in poi, si sono fatti carico della vita del giornale, della scelta dei temi, della stesura, revisione e titolazione dei pezzi. Bisogna dunque anzitutto esser grati all’amico carissimo ed esperto giornalista Giorgio Frasca Polara che dalla nascita del giornale ne ha assunto la direzione responsabile come atto di volontariato e, aggiunge sempre, “di gratitudine per quanto il mio cuore deve al Santo Spirito”. Direzione che non è un titolo, men che mai un pennacchio (notato che non firma mai, neppure le cose più impegnative?), ma un lavoro oscuro di ideazione di tutto (insieme a Ricci), spes-
Il professor Vincenzo Ceci, ex primario della Cardiologia, ideatore del progetto “Cuore Amico” e il suo successore, il dott. Roberto Ricci, attuale primario della Cardiologia del Santo Spirito
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4 so stressante, gestito magari un po’ e g ocentricamente (noi d’altra parte che capiamo di giornalismo fattuale?) ma con una generosità, una costanza, una tenacia incredibile: sapete da dove mi ha “ordinato” questo pezzo? Da un letto del nostro ospedale dove giace per la fattura di
un femore ma – lui è fatto così – non rinunciando a preparare questo numero del giornale. Rivedo dal sommario del numero 0 le firme, tra gli altri, di Maurizio Burattini, di Gabriella Greco, di Francesca Lumia. Ecco tre nomi che rappresentano la continuità. Oggi, con loro, ci sono
tanti altri che danno forza alla Cardiologia del Santo Spirito, all’Associazione, a questo nostro tanto caro giornale che è un po’ la voce amica di tutti noi e soprattutto di tutti voi pazienti. Grazie e mille auguri, “Cuore Amico”! Vincenzo Ceci
La dolorosa scomparsa di Aldo D’Alessio, promotore di Cuore Sano Mentre questo giornale andava in stampa è morto il nostro carissimo amico on. Aldo D’alessio, che fu tra i promotori dell’Associazione Cuore Sano e ne è stato il presidente, ininterrottamente per venti anni, sino a quando le forze glielo hanno consentito. La passione e la competenza con cui D’Alessio seppe dare sempre maggior prestigio e rilevanza all’istituzione spiegano la considerazione e l’affetto generali che lo avevano sempre circondato come animatore instancabile dell’Associazione che si era subito posta all’avanguardia nella prevenzione, cura e riabilitazione dei cardiopatici. Era un amico vero per tutti noi, un uomo generoso e sorridente che ha legato gran parte della sua esistenza al progresso delle politiche sanitarie nel nostro Paese. Con questi sentimenti il presidente dell’Acs, Alessandro Carunchio, il primario della Cardiologia del Santo Spirito, Roberto Ricci, e la direzione di “Cuore Amico” si fanno interpreti del profondo cordoglio di tutti gli associati come dei medici, paramedici e infermieri dell’ospedale ed esprimono ai familiari dell’on. D’Alessio l’affettuosa partecipazione al loro dolore.
Massaggio cardiaco d’emergenza al ritmo di musica di Antonio Cautilli*
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a morte cardiaca improvvisa è un evento estremamente frequente: si verificano circa 59mila casi l’anno in Italia. Le percentuali di sopravvivenza continuano ad essere molto basse (in Italia ed in Europa tra il 2 e il 10 %) nonostante in molti casi siano presenti testimoni potenzialmente in grado di prestare i primi soccorsi. Lo strumento indispensabile per risolvere un arresto cardiaco è il defibrillatore ma, nell’attesa del suo arrivo, è fondamentale sostenere l’attività circolatoria con il massaggio cardiaco. È ormai noto che semplici manovre di rianimazione di base attuate precocemente dai primi sintomi di un arresto cardiaco possono raddoppiare o triplicare la possibilità di sopravvivenza ma la formazione alle tecniche rianimatorie in Italia non è suff i c i e n t emente diffusa e non è ancora divenuta parte integrante dei programmi scolastici, mentre è ormai assodato che. per poter rispondere in modo efficace a tale evento drammatico, è necessario il potenziamento a tutti i livelli di programmi di informazione e formazione dedicati. Per favorire la formazione su larga scala di validi soccorritori, le nuove linee guida per la rianimazione cardiopolmonare ammettono, per il personale non sanitario, l’effettuazione di rianimazione cardiopolmonare (RCP) mediante il solo massaggio cardiaco (hands-only) anche in considerazione del fatto che spesso ci si astiene da qualsiasi manovra rianimatoria pur di non eseguire la respirazione bocca-boccca; in una indagine condotta su 1.000 soccorritori non sanitari, solo il 15% ha di-
chiarato di essere disponibile ad eseguire la respirazione bocca a bocca a sconosciuti. Tale riluttanza è peraltro comprensibile, soprattutto per le condizioni spiacevoli in cui si può trovare la vittima di un arresto cardiaco (presenza di sangue, secrezioni varie, sudore), anche se la probabilità di contrarre malattie con la respirazione bocca-bocca è veramente minima. Se il testimone di un arresto cardiaco è una persona inesperta che non ha ricevuto una formazione adeguata oppure è incerta su come eseguire una rianimazione cardiopolmonare con ventilazioni e compressioni toraciche, dovrebbe immediatamente chiamare il 118 e cominciare a praticare compressioni toraciche al centro del torace della vittima, senza fermarsi fino all’arrivo dei servizi medici di emergenza. L’American Heart Association, ha dato il via a corsi di formazione in cui viene insegnata ai soccorritori occasionali la tecnica di rianimazione cardiopolmonare con solo massaggio cardiaco; viene però sottolineata l’importanza di praticare compressioni toraciche di “alta qualità” - compressioni profonde almeno 5 cm, ad un ritmo di circa 100 al minuto - limitando al massimo le interruzioni. Nei corsi American Heart, il brano dei Bee Gees “Stayin’ alive” o quello dei Queen “Another one bites the dust” con il loro ritmo di 100 battute al minuto, creano il sottofondo musicale ideale, facilmente memorizzabile, per praticare le compressioni toraciche alla velocità ideale usando la tecnica hands-only. * Dirigente medico Uoc, Cardiologia S. Spirito
Il caso del cantante Pino Daniele
Cosa fare nel sospetto di un infarto cardiaco? di Roberto Ricci*
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i recente si è acceso sulla stampa un vivace dibattito sulle modalità di accesso al (pronto) soccorso dal parte dell’indimenticabile Pino Daniele. In particolare ha suscitato molte perplessità la scelta di recarsi, nel sospetto di un attacco cardiaco, con un mezzo privato in un ospedale a circa 150 km di distanza, piuttosto che usufruire del sistema di trasporto medico in emergenza (118) che pure era stato inizialmente allertato e che pure avrebbe potuto trasportarlo, a poca distanza, in un sede medica pubblica attrezzata. Quando si è colpiti da attacco cardiaco (infarto cardiaco acuto) la rapidità dell’inizio dei soccorsi e della terapia è di estrema importanza sia per evitare complicanze aritmiche fatali, sia per limitare la estensione dell’infarto dissolvendo il trombo (coagulo) che, occludendo una arteria coronarica, sta portando alla morte un numero progressivamente maggiore di cellule cardiache. E dunque prima si interviene meglio è. Il tempo è muscolo!! Pertanto è fondamentale riconoscere subito i sintomi dell’attacco cardiaco e chiamare soccorso il prima possibile; e raggiungere al più presto e in modo sicuro un ospedale. I pazienti spesso fanno passare molto tempo prima di attivare i soccorsi. Le cause di questo ritardo sono diverse. Anzitutto il dolore dell’attacco cardiaco è piuttosto variabile come intensità e come sede, e pertanto può essere scambiato per altre cause: un dolore muscolare, una indigestione ecc. Spesso si crede che il dolore dell’infarto è sempre molto intenso e localizzato al centro del torace, come rappresentato drammaticamente nei film. A volte è così, ma tante altre volte il dolore si può localizzare in altre
sedi (spalle, entrambi gli arti superiori, schiena, addome superiore, collo, mandibola ecc.) o essere di modesta intensità. Spesso il dolore dell’infarto si accompagna ad altri sintomi come la nausea, il vomito, la sudorazione improvvisa, l ’ a ffanno, il cardiopalmo o lo svenimento. A volte, specialmente negli anziani, il dolore manca completamente, ma sono presenti solo gli altri sintomi di accompagnamento: sudorazione, dispnea, ecc. In secondo luogo, le persone con sintomi di sospetto attacco cardiaco spesso assumono un atteggiamento di attesa per vedere come evolvono i sintomi, così lasciando trascorrere tempo prezioso. Questo avviene soprattutto quando il dolore dell’infarto, come a volte accade, non è fisso, continuo, ma ha un andamento ciclico a poussès con intervalli di benessere che fanno desistere dal chiamare il soccorso. Ancora: spesso si ha il timore di chiamare il 118, per paura di disturbare inutilmente il personale di turno, nel caso che la sintomatologia in atto non risultasse poi da attribuire ad una patologia grave. Infine, le persone non conoscono i rischi che corrono, in termini di mortalità o di futura compromissione funzionale (inabilità), in caso di mancanza di interventi terapeutici tempestivi per l’infarto miocardico e al contrario non conoscono i benefici derivanti dalla pronta somministrazione di queste cure. Essenziale è dunque raggiungere al più presto e in modo sicuro un ospedale. A chi chiedere soccorso in caso di sospetto
attacco cardiaco? Come raggiungere l’ospedale? Un’altra causa di ritardo nel ricevere le appropriate cure in caso di attacco cardiaco è dovuta al fatto che ci si rivolge per chiedere soccorso o consiglio a parenti, conoscenti, medico di famiglia o cardiologo curante che spesso non sono rintracciabili immediatamente. La raccomandazione forte, in questo caso è di chiamare unicamente il sistema di soccorso sanitario d’urgenza, il 118, che non è un semplice sistema di trasporto, ma è anche un sistema che consente di iniziare già sul posto del soccorso (casa, u fficio, strada ecc.) il percorso di diagnosi e terapia. Infatti già la centrale di ascolto del 118 che riceve la chiamata può dare consigli sui comportamenti da tenere e eventualmente tranquillizzare il paziente. Inoltre il personale infermieristico giunto sul luogo del soccorso può registrare l’elettrocardiogramma inviandolo alla centrale per una diagnosi tempestiva e può iniziare a somministrare le prime terapie efficaci (per esempio fleboclisi, aspirina, ecc.). In caso di sintomatologia non critica il medico del 118 può decidere che il ricovero non sia necessario; viceversa in caso di necessità
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6 di ricovero l’ambulanza preavverte l’ospedale di destinazione dell’imminente arrivo di un paziente con sospetto attacco cardiaco in modo che il personale del pronto soccorso si predisponga per una accoglienza immediata e appropriata. Un altro motivo per cui è estremamente importante rivolgersi al 118 per il trasporto in ospedale (e non farlo con propri mezzi o con quelli di conoscenti/parenti o con il taxi) risiede nel fatto che se
sopraggiungono aritmie fatali che portano all’arresto cardiaco, come la fibrillazione ventricolare (evento non raro nei primi minuti di un infarto cardiaco), il personale infermieristico può intervenire rapidamente grazie al defibrillatore presente in tutte le ambulanze. La raccomandazione pertanto è che in caso di sintomatologia sospetta per attacco cardiaco che perduri per oltre 5 minuti si deve chiamare il 118. I pazienti che sof-
frono di angina (dolore toracico dovuto ad una ischemia cardiaca) a cui sia stato consigliato di assumere in caso di dolore una compressa di nitrato sotto la lingua possono aspettare ulteriori 5 minuti dopo l’assunzione della compressa. Se però la sintomatologia persiste anche dopo la somministrazione del nitrato bisogna chiamare subito il 118. * Direttore Uoc Cardiologia S. Spirito
I gravi effetti della fuga dal vaccino anti-influenza: un milione di più a rischio e pronto soccorso intasati di Alessandro Danesi*
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cco gli effetti inquietanti del falso allarme di quest’inverno sui vaccini adulterati: si calcola che a fine campagna per l’immunizzazione, un milione di persone (tra anziani e/o con problemi di salute, anzitutto cardiopatici) in meno rispetto
all’anno precedente si siano vaccinati; e che, di conseguenza, siano aumentati di centinaia di migliaia i casi di influenza stagionale, sino a spiegare in parte l’aumento preoccupante dei ricoveri nei pronto soccorso. Secondo la rete di sorveglianza Influnet, basata sull’estrapolazione delle segnalazioni che arrivano dai medici-sentinella sparsi in tutto il
Paese, dall’inizio delle vaccinazioni al 31 dicembre del 2014 si sono registrati 787mila casi di influenza contro i 691mila dello stesso periodo del 2013. E solo nella prima settimana di quest’anno gli ammalati sfioravano già i 40mila contro i meno di 20mila dello stesso periodo dell’anno precedente. Tutti ricordano come si è diffuso il panico alla fine del novembre scorso. Il decesso di alcuni anziani che erano stati vaccinati, e l’eco allarmistico che quei casi avevano avuto su stampa e tv, ha suscitato molta paura tra la gente, paura accentuata dalla decisione dell’Agenzia del farmaco di sequestrare due lotti del Fluad e dall’intervento della magistratura. Se non che un mese dopo, il 23 dicembre, la stessa Aifa annunciava che tra decessi e vaccino non c’era alcuna relazione. Ma il danno ala campagna vaccinale oramai era fatto. Secondo i calcoli del direttore generale dell’Agenzia del farmaco, Luca Pani, le persone immunizzate tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 sono solo 8-9 milioni (più di un milione in meno del 2013) rispetto ai 14-15 milioni che, per età superiore ai 65 anni o gravi malanni avrebbero dovuto ricorrere al vaccino. La media storica dei decessi ogni anno per compli-
cazioni dovute ai virus influenzali non fronteggiati con il vaccino sfiora gli ottomila casi. Si teme che il bilancio di quest’anno sia più elevato. D’altra parte, anche senza considerare il panico di quest’inverno, c’è una allarmante tendenza a ricorrere sempre meno al vaccino. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità la percentuale delle persone a rischio che dovrebbe immunizzarsi è del 75%. Ebbene, già l’anno scorso in Italia questa media era stata più bassa di quasi venti punti: 55,5%. Ma lo stesso fenomeno si registra in altri paesi. L’effetto-scudo delle vaccinazioni è stato studiato negli Usa dall’epidemiologo Cue H. Tran, dell’Università della Florida. Analizzando i dati sull’incidenza dell’influenza 2012-2013 nella contesa di Alachua, dove la metà degli studenti tra 5 e 17 anni era stata vaccinata contro l’influenza, Tran ha scoperto che il tasso di contagio era calato del 79% nelle scuole, ma era sceso dl 60% anche tra la popolazione non studentesca e addirittura dell’89% tra i bambini sino a 4 anni. La diffusione del virus attraverso gli studenti, “untori” perfetti per i molti contatti sociali e la poca attenzione all’igiene, era stata dunque drasticamente ridotta.
L’esperienza di una paziente che non si è persa d’animo
«Ho un infarto in corso, l’ho saputo da internet»
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iva la faccia della prontezza e della razionalità con cui Paola Bezzi (55 anni, marito e un figlio, impegnata in due distinte attività professionali) ha affrontato i sintomi dell’infarto che l’ha colpita nell’aprile dell’anno scorso.
Torniamo a oggi: dalla degenza in ospedale sei scesa due piani sotto, in palestra, per la riabilitazione. Che im pressione ti ha fatto? “All’inizio un’impressione francamente negativa: non per i pazienti in sé, ma per la loro età, tutti assai più grandi di me. Poi, via via, mi sono adattata. I paCom’è andata, Paola, quel giorno di zienti si sono rivelati per quel che sono: primavera? persone piacevoli con cui spesso si sono “Ero ancora a casa. Improvvisamente Ma non avevi avuto alcun segnale pre - create deliziose amicizie. mi ha preso un gran dolore al petto, da monitore? Nessun precedente? E soprattutto persone consapevoli spalla a spalla, e alla gola fin su alle ma- “Precedenti nessuno, altrimenti non sa- quanto me dell’importanza del recupescelle (e s t roversa com’è, fa anche i ge - rei andata più tardi a cercare su Internet! ro in salute. Dirò anzi che nulla vale di sti per testimoniare dell’ampiezza della Segnali sì, un paio di volte, ma di un più della comune consapevolezza che sofferenza e della sensazione di com - malessere che non legavo al cuore, qui, con lo scambio di esperienze e di pressione, ndr). Non ho atteso un istan- semmai alla stanchezza. In breve: ho un speranze, si recuperano quelle abitudini te: ho preso lo smartphone, e ho cercato grosso cane che spesso mi costringe a di vita che abbiano per troppo tempo su Internet i sintomi dell’infarto. Ecco- corrergli dietro. Ecco, un paio di volte, tralasciato o addirittura ignorato. E queci, mi son detta: è lui. Allora ho chiama- giocando a inseguirlo ero stata presa da sto grazie alle fisioterapiste e alle inferto un taxi: che mi portasse subito al forme di affaticamento e di dolori alla miere che ci assistono con perizia e pagola cui però non avevo dato peso.” zienza.” Santo Spirito.” E lì com’è andata? “Codice rosso naturalmente. E poco dopo via, su all’emodinamica dove, in due rate, mi hanno applicato quattro stent, mica niente. Poi ottima assistenza, un’attenzione che mi ha impressionato. Ho capito che tutti prendono…a cuore chi è stato colpito dall’infarto.”
Non solo i Gospel ma anche i Re Magi
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l timore era che lo sciopero generale provocasse il flop del tradizionale incontro natalizio promosso dall’Associazione Cuore Sano. Insuccesso assicurato? E invece no: neanche il blocco dei trasporti pubblici e il traff i c o impazzito hanno fermato i soci, i loro familiari, gli amici che hanno riempito il Teatro dell’ospedale Santo Spirito. L’atmosfera era assai calorosa intorno al coro Voices of Freedom, diretto dal maestro Andrea Santini, che ha proposto (ripetendo il successo dell’anno precedente) gospel, brani spiritual e della tradizione afro-americana. E – novità graditissima dal pubblico – il gruppo di soprani e contralti, tenori e bassi si è arricchito dell’accompagnamento di musicisti con basso e batteria. Né è stata l’unica sorpresa. Per l’imminente Natale i Voices hanno fatto rivivere l’arrivo dei Re Magi, in costume naturalmente: li impersonavano tre elementi del coro, tra cui il dr.
Cautilli, dirigente medico della Cardiologia. Insomma, in questo clima festoso tutti sono stati coinvolti a intonare le tradizionali canzoni della tradizione americana, come “Oh happy Day”, la più conosciuta. L’Associazione ringrazia tutti i partecipanti alla riuscitissima serata, ed in particolare i nuovi iscritti e quanti hanno colto l’occasione per rinnovare l’iscrizione. Ad essi Cuore Sano ha donato alcuni gadget: i cappellini, le magliette e, altra novità, un portapillole giornaliero a comparti, utilissimo per i pazienti cardiopatici. Carla Maria Rossi
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Già operativa quella che coinvolge Prati e Trionfale
Come operano e con quali scopi, le neonate “Case della Salute” di Camillo Giulio De Gregorio*
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li ultimi dati Istat 2014 mostrano che in Italia la speranza di vita alla nascita è giunta nel 2012 a 79,6 anni per gli uomini e a 84,4 anni per le donne, che vi sono 151,4 persone >65anni ogni 100 giovani con meno di 15 anni. Il 7,7% del totale della popolazione italiana ha dichiarato di star male, oltre la metà delle persone >75anni soffre di patologie croniche gravi ed i casi di disabilità sono in aumento. Il sistema socio-sanitario attuale ancora basato sulla separazione e specializzazione (modello ospedalo-centrico verticale e di attesa che cura le acuzie e che si è sviluppato nel XX° secolo, diffuso in Italia ed in tutti i paesi a sviluppo industriale avanzato), non è adeguato ai nuovi bisogni demografico-epidemiologici della popolazione, non è più sostenibile ed è ormai al tramonto. Per affrontare cronicità, non-autosuff icienza, disabilità e fragilità cresce sempre più l’esigenza di definire nuovi percorsi assistenziali, a partire dal territorio, caratterizzati da: sviluppo di servizi territoriali (ambulatoriali, domiciliari e intermedi), integrazione delle prestazioni territorio-ospedale e socio-sanitarie, team multi-professionali, approccio pro-attivo, partecipazione consapevole e più responsabile de l paziente. Inoltre sempre più c’è la necessità di sviluppare attività di prevenzione e promozione di stili di vita sani che mirino, attraverso l’attiva partecipazione dei cittadini, alla costruzione del benessere individuale e della comunità. Ed in tale nuovo scenario il medico di medicina generale (o di base, o di famiglia) è il principale referente e corresponsabile, insieme allo specialista ed all’Infermiere, della presa in carico e del percorso diagnostico terapeutico più
appropriato per il paziente stesso. In questo contesto si colloca il modello organizzativo nazionale per l’erogazione dell’assistenza primaria denom inato “Casa della Salute-CdS” che aspira a diventare il luogo di produzione e promozione di tutto ciò ed è parte della nuova rete socio-sanitaria che anche la Regione Lazio sta costruendo. La CdS è un presidio del territorio di riferimento per tutti i cittadini residenti in un dato distretto/municipio. Attenzione, però. Non tutte le CdS sono uguali, ma si basano su un modello flessibile che si adatta alle diverse realtà e potenzialità di ciascun territorio (es.: CdS in provincia per riorientamento piccoli ospedali; CdS in ambiente metropolitano con diverse opportunità a seconda del Distretto in cui insiste e dell’offerta locale). Di norma la Casa della Salute è un presidio del Distretto, sede territoriale di riferimento per il cittadino, in grado di erogare l’assistenza primaria, aperta e flessibile, innovativa rispetto ai tradizionali modelli organizzativi sia territoriali che ospedalieri ed in cui si svolgono un insieme di attività sanitarie, sociosanitarie e di promozione della salute realizzate da professionisti provenienti da istituzioni, aree, discipline e livelli diversi, che collaborano tra loro in équipe per dare risposte integrate ai bisogni complessi delle persone. In particolare nella CdS si promuove e realizza l’integrazione con il Municipio ed il coordinamento con gli altri servizi distrettuali e ospedalieri. La CdS consente un’efficace presa in carico soprattutto delle persone con patologie croniche attraverso fasi interdipendenti e successive: l’accoglienza e la presa in carico. La presenza contemporanea di queste azioni, di un team multi professionale ed il
coinvolgimento del paziente e della famiglia nelle scelte e nella gestione delle cure costituiscono un nuovo modo di lavorare e di approcciarsi alla persona con cronicità e rappresentano il valore aggiunto della CdS rispetto al tradizionale presidio distrettuale socio-sanitario. La Casa della Salute Prati-Trionfale, che ha aperto il 1° dicembre, si situa all’interno di un processo in continua evoluzione che si arricchirà progressivamente di nuove attività e nuovi interventi strutturali e offrirà ai cittadini una sede territoriale di riferimento alla quale rivolgersi ogni giorno per i diversi servizi socio-sanitari in particolare per quelli orientati alla gestione delle patologie croniche come inizialmente il diabete, lo scompenso cardiaco, le broncopneumopatie cronico-ostruttive. Vediamo ora quali sono le caratteristiche di base, comuni a tutte le Case della Salute, compresa naturalmente questa nostra di Prati-Trionfale: - area dell’accoglienza integrata sociosanitaria con il Comune: il così detto Punto Unico di Accesso (PUA) per informazioni, orientamento ed accompagnamento verso il servizio più adeguato a rispondere ai diversi bisogni di assistenza; - valutazione e presa in carico multi professionale dei casi complessi; - assistenza domiciliare clinico-riabilitativa e assistenziale con servizio di protesi e ausili; - assistenza farmaceutica; - ambulatorio dei medici di medicina generale, dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20; ambulatori specialistici; ambulatorio infermieristico e Centro prelievi; - attività diagnostica di 1° livello (radiologia, ecografia, laboratorio analisi);
- gestione della cronicità con team multiprofessionali (MMG, infermieri, specialisti) ed approccio pro-attivo: i pazienti cronici (diabete, scompenso cardiaco, bronchite cronica ostruttiva) vengono invitati a seguire un percorso validato scientificamente per prevenire scompensi, ricadute, ricoveri e mantenersi in buona salute. Questa gestione della cronicità migliora anche il governo liste di attesa; - area di prevenzione e promozione della salute con coinvolgimento del volontariato e della comunità attiva mirante al benessere (lotta al fumo-alcool; attività motoria; alimentazione sana; relazioni sociali e culturali). Come indicato dalla regione Lazio gradualmente verrà realizzata una Casa del-
bulatorio del medico di medicina generale. Ma anche qui, attenzione: l’ambulatorio cure primarie non è un pronto soccorso. E non lo sostituisce. E’ un ambulatorio di medicina generale che garantisce la continuità assistenziale sul territorio nei giorni di “pausa”. Presso questo ambulatorio non vengono trattate le patologie di specifica competenza ginecologica, ortopedica, chirurgica, traumi, patologie neurologiche acute, patologie psichiatriche, e pazienti di età inferiore ai sei anni. Per i pazienti con difficoltà motorie o che non siano momentaneamente in grado di lasciare il proprio domicilio, viene assicurata la normale guardia medica.
la Salute in ciascun Distretto, per sviluppare in particolare la gestione pro-attiva della cronicità. Uno degli obiettivi principali nel prossimo biennio sarà la realizzazione da parte della Regione della Rete informatica di interfacciamento dei diversi sistemi operativi del team multiprofessionale (cartella clinica unitaria informatizzata, per i pazienti affetti da cronicità, condivisa da MMG, specialista, infermiere). Infine, ecco l’attivazione, presso la Casa di Prati-Trionfale già dal Natale scorso, dell’ambulatorio cure primarie aperto il sabato, la domenica e i festivi dalle 10 alle 19. Tutti i cittadini di età superiore ai sei anni iscritti al SSN per ricevere le prestazioni mediche e infermieristiche che si richiedono normalmente durante la settimana presso l’am-
* Dirigente medico e direttore Casa della Salute – Ospedale oftalmico
La musica entra nelle corsie degli ospedali della Asl Rm E di Roberta Mochi*
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volte la musica esce dalle sale da concerto e dalla cerchia degli appassionati per comunicare, altrove, qualcosa di diverso. È quello che è accaduto con l’iniziativa “REparti Musicali”: cogliendo l’occasione delle festività natalizie, la Asl RmE ha realizzato in collaborazione con il Museo Laboratorio della Mente e con il Complesso Ospedaliero San Filippo Neri (oggi presidio a gestione diretta della Roma E), un programma musicale gratuito rivolto a dipendenti, a cittadini e naturalmente a degenti, programma finalizzato a rendere i luoghi di cura più aperti e sensibili al benessere della persona. Un’occasione che ben si inserisce nel percorso d’accoglienza e di umanizzazione portato avanti dall’Azienda sanitaria che questa volta ha utilizzato l‘arte dei suoni come momento di sollievo. Violini, viole, violoncello e contrabbasso per i quattro appuntamenti carichi di
forza vitale e raffinatezza armonica, a concerto per un pubblico di pazienti e operatori, per rendere evidente e concreto che la cura della persona è qualcosa di più complesso della semplice somministrazione di farmaci o della singola prestazione sanitaria. La rassegna musicale è nata proprio per regalare a chi affronta momenti critici, quindi per i malati ma anche per le loro famiglie, l’esperienza emotiva ed umana dell’ascolto della musica dal vivo e ricordare che la vita, anche nel reparto, non è sospesa. L’iniziativa si è aperta il 9 dicembre con un concerto itinerante tra le corsie del S. Spirito dove gli aRchimisti Ensemble (virtuoso gruppo di musicisti composto da Giovanni Lorenzo Marquez, Elisa I, Andrea Camerino, Giampiero Caponi, Riccardo Savinelli, Giorgio Bottiglioni, Giuseppe Scaglione, Alfredo Mola e Mayra Pedrosa) hanno offerto un momento di svago e distrazione a coloro che si trovavano, per degenze più o me-
no brevi, all’interno dell’ospedale più antico della città. Il ciclo di esibizioni è proseguito all’interno del San Filippo Neri sempre per regalare a pazienti e familiari una piccola parentesi nel difficile percorso della malattia o del periodo di riabilitazione. Oltre alle esecuzioni in corsia altri due concerti (con musiche di Mozart e Vivaldi, corelli e Respighi) uno nello splendido Salone del Commendatore del Complesso Monumentale Santo Spirito in Sassia, per sottolineare la complessa opera di carità e tradizione di accoglienza svolta dall’Istituto nonché l’antica abitudine dell’Arcispedale, descritta negli affreschi del XVI sec della sala, di intrattenere i ricoverati e aiutare l’allattamento degli “esposti” attraverso la musica; ed un altro al Museo Laboratorio della Mente, dove il programma è stato assai apprezzato da un entusiasta, foltissimo pubblico. * Ufficio stampa Asl RmE 9
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Anche al Santo Spirito la Coronarografia in Day Hospital di Flavia Belloni*
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a qualche mese al Santo Spirito abbiamo iniziato ad eseguire la coronarografia in Day hospital. Come molti di voi già sanno la Coronarografia è un’indagine diagnostica di tipo invasivo che consente di visualizzare direttamente le arterie coronarie che distribuiscono sangue al muscolo cardiaco. La metodica, oltre ad avere finalità diagnostiche, può anche avere risvolti interventistici e curativi. L’esame può essere eseguita attraverso due strade: l‘arteria femorale che si trova all’inguine e l’arteria radiale che si trova sul polso. Negli ultimi anni l’approccio radiale ha preso sempre più il sopravvento e ciò per numerosi vantaggi. L’approccio radiale sta diventando sempre più diffuso e la motivazione principale è rappresentata dalla
riduzione del rischio emorragico. Un altro beneficio dell’approccio radiale è la mobilizzazione precoce del paziente e la possibilità di effettuare la procedura in regime di “day surg e r y ” , cioè senza neppure soggiorno notturno in ospedale. e quindi con maggior confort per il paziente, sebbene questa tipologia di ricovero non sia molto diffusa in Italia per problemi legislativi ed amministrativi. La coronarografia con approccio radiale oltre ad avere degli evidenti vantaggi per il paziente, permette un utilizzo più efficiente dei letti
Uno dei vantaggi della coronarografia radiale è la sua realizzazione in“day surgery”, cioè senza il bisogno di soggiorno notturno in ospedale di degenza con conseguente riduzione delle liste di attesa negli ospedali. Ma quali sono i pazienti a cui proporre la coronarografia in DH?. Privolegiaamo i pazienti affetti da scompenso cardiaco primitivo; i pazienti con malattia valvolare grave in lista di intervento chirurgico; i pazienti che devono eseguire controllo per una pregressa angioplastica sul tronco comune; i pazienti con bassa probabilità pre-test di avere una malattia coronarica (cioè: pazienti con scintigrafia debolmente positiva in sede inferiore in pazienti obesi, test erg o m etrico positivo in pazienti ipertesi; valutazione pre-test dubbia). Le modalita, poi. Dopo una visita preliminare e un preciso algoritmo di selezione, l’esame coronarografico viene quindi eseguito anche in day-hospital. Durante la visita preliminare verrà aperta la cartella di DH, il paziente dovrà essere sottoposto ad esame ematochimico di base, ECG, e, qualora non ne avesse uno recente, ad ecocardiogramma. Il medico dovrà compilare la cartella clinica completa (anamnesi, E.O.) e dovrà verificare la fattibilità della coronarografia per accesso radiale (polso radiale , presente e valido). Al paziente dovrà essere consegnata la nota informativa e il consenso informato. E’ bene che il giorno prima beva almeno 1,5 litri di acqua. Il giorno stabilito il paziente si presenterà a digiuno, verrà accettato nel
DH e successivamente sottoposto a coronarografia per poi rimanere in osservazione fino al primo pomeriggio, quando verrà dimesso e gli verrà consegnata la lettera di dimissione. Il paziente potrà tornare a casa accompagnato (non potrà guidare veicoli). Nei giorni successivi, diciamo per circa una settimana, sarebbe ragionevole che egli stesse riguardato, che beva circa 1,5 litri di acqua al dì, e non esegua sforzi con il braccio da cui hanno eseguito l’esale. Qualora, a seguito della coronarografia venisse riscontrata una lesione coronarica per la quale fosse necessaria una procedura di angioplastica, il paziente, al termine di quest’ultima, verrà ricoverato presso il reparto di cardiologia. Analogamente nel caso in cui l’approccio radiale non fosse possibile e si dovesse convertire l’esame coronarografico per via femorale, che prevede al termine della procedura un bendaggio compressivo nel sito di puntura della durata di alcune ore, il paziente verrà trasferito presso il reparto di cardiologia e dimesso il giorno seguente. Ad una settimana dalla procedura è consigliato controllo degli esami ematochimici (funzione renale ed emocromo) e visita cardiologica a chiusura cartella di DH. Nei casi che abbiamo fin’ora eseguito l’approccio radiale ha limitato le complicanze post procedurali, ridotto la complessità assistenziale con una conseguente diminuzione dei carichi di lavoro infermieristici, attenuato il disconfort del paziente. Confidiamo nel tempo di eseguire in regine di DH anche le angioplastiche più semplici con possibilità di risparmio per singola procedura ed aumento delle procedure totali. * Dirigente medico Uoc, Cardiologia S. Spirito
Indagine Usa sull’abbinamento statina-ezetimibe
Nuovi successi nella guerra all’Ldl, il colesterolo “cattivo” di Gabriella Greco*
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a riduzione del colesterolo nel sangue ed in particolare la sua frazione LDL (così detto “colesterolo cattivo”, in quanto strettamente legato all’instaurarsi dell’aterosclerosi) è uno dei pilastri della prevenzione cardiovascolare, essendo stato ampiamente dimostrato il vantaggio sia in termini di morbilità che di mortalità sia nei soggetti già malati che nei sani. Il raggiungimento ed il mantenimento di valori adeguati di colesterolo LDL dipende in primo luogo dall’alimentazione, priva di grassi dannosi: grassi saturi di origine animale, grassi idrogenati. Quando questo non dovesse risultare s u fficiente per la presenza di ipercolesterolemia su basi genetiche o per la necessità di mantenere valori più bassi per il controllo di una malattia arteriosa già in atto, è necessario ricorrere alla somministrazione di farmaci. L’introduzione delle statine, una gruppo di sostanze che agisce inibendo la produzione di colesterolo da parte del fegato, ha consentito di ottenere importanti risultati in termini di riduzione del rischio cardiovascolare legato all’ipercolesterolemia e all’aterosclerosi. Dal 2002 è disponibile un altro farmaco, l’ezetimibe, che agisce con un meccanismo diverso: questa sostanza, assunta per bocca , viene trasformata nella forma attiva e nuovamente trasferita con la bile nell’intestino dove agisce impedendo l’assorbimento del coleste-
rolo. I due tipi di farmaco agiscono quindi in modo complementare ed esistono infatti in commercio in associazione. Al congresso dell’ American Heart A ssociation di Chicago sono stati presentati i risultati di uno studio, IMPROVE IT (IMProved Reduction of Outcomes: Vytorin Efficacy International Trial), che ha confrontato l’efficacia di una statina (simvastatina, 40 mg.) con l’associazione tra questa stessa e l’ezetimibe (simvastatina 40 mg. + ezetimibe 10 mg.). La ricerca ha coinvolto 1.158 centri di 39 paesi dove sono stati arruolati e seguiti per un periodo di 6 anni ( in media) 18.144 pazienti colpiti da recente sindrome coronarica acuta (da meno di 10 giorni). Per partecipare allo studio i pazienti dovevano avere inoltre un altra caratteristica aggiuntiva che li caratterizzasse come ad alto rischio cardiovascolare (un precedente infarto, una malattia coronarica di più vasi o diabete mellito ecc.). I pazienti trattati con l’associazione simvastatina-ezetimibe hanno presentato, rispetto a quelli trattati con la sola statina, una riduzione maggiore del colesterolo LDL ( media 53,7 mg/dl contro 69,5 mg/dl). Ma il risultato più significativo, nel gruppo trattato con l’associazione, è stata una riduzione del
La redazione di Cuore Amico ringrazia le case farmaceutiche Daiichi-Sankyo e Eli Lilly per il sostegno offerto alla pubblicazione di questo giornale
6,4% del rischio di tutti gli eventi cardiovascolari, vale a dire una riduzione del rischio di infarto del 13%, di ictus del 14% e addirittura del 21% del rischio di ictus ischemico. La mortalità per malattie cardiovascolari è risultata invece simile nei due gruppi. Il numero di pazienti che è risultato necessario trattare per sette anni per evitare un infarto o un ictus è risultato dunque di 50 (NNT = 50). L’ a s s ociazione ha quindi consentito di raggiungere risultati migliori senza peraltro un aumento degli effetti collaterali come tossicità epatica ( aumento delle transaminasi) o muscolare (aumento dell’enzima muscolare CK o miopatia) né indurre altre patologie ( neoplasie o malattie biliari). Due quindi i risultati rilevanti di questo studio: l’esistenza di un trattamento efficace e sicuro da proporre soprattutto ai pazienti che tollerano male le alte dosi di statine comunemente utilizzate dopo una sindrome coronarica acuta; e la dimostrazione che riducendo molto i valori di LDL, in questi pazienti, si ottiene un’ulteriore riduzione di nuovi eventi cardiovascolari e un miglioramento della sopravvivenza senza provocare effetti indesiderati. * Dirigente medico Uoc Cardiologia, S. Spirito
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L’allarme della Sanità e dei Nas sui pericoli delle contraffazioni
40mila farmacie online offrono medicine fasulle di Antonella Chiera*
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l 95% delle farmacie on line (ne sono state censite nel mondo circa quarantamila) è “totalmente” illegale. Solo lo 0,6% è legale, mentre il 4,9 rispetta solo la normativa del paese in cui è registrato ma invia prodotti all’estero violando le norme vigenti nei paesi in cui esporta. Di più e di peggio: la
necessitano di una ricetta ma che il medico di base non prescrive ritenendoli inefficaci o pericolosi per il paziente”. Senza contare che l’acquisto di farmaci on line è anonimo e i prezzi ridotti anche del 60-70%. A proposito di steroidi, il generale Cosimo Piccinno, comandante dei Nas, ha
metà dei prodotti farmaceutici venduti sul web è contraffatto: o non contiene affatto il principio attivo, o contiene sostanze diverse da quelle dichiarate, e assai spesso pericolose. Sono dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Non si tratta di una novità assoluta, ma della conferma ufficiale di un pericolo vagante e diffusissimo anche in Italia. C’è subito da chiedersi: perché in un paese come l’Italia, dove la rete delle farmacie è estesa e capillare, c’è gente – molta gente – che si rivolge al mercato nero, rischiando truffe e pericoli? Una risposta convincente (perché verificata) è fornita dall’Istituto superiore della Sanità, e per esso dalla dr.ssa Luisa Valvo, direttrice dell’Unità anticontraff a z i o n e al dipartimento del farmaco dell’Iss. Due i motivi prevalenti. Intanto “si comprano in rete medicine che ci si vergogna di chiedere di persona in farmacia”, e non a caso al top delle vendite sono i farmaci contro la disfunzione erettile (Vi agra, Cialis), i dimagranti e gli steroidi anabolizzanti attraverso cui si realizza il doping. E poi “si comprano farmaci che
sollecitato, sulla base di dati allarmanti, di “chiudere tanti siti attraverso i quali si gestisce la vendita illegale via Internet: una ricerca su Google per <comprare anabolizzanti> ottiene, solo in italiano, oltre 80mila risultati”. Dal 2000 a oggi, 4.397 persone sono state arrestate e 612 denunciate per reati connessi al doping. Secondo Piccinno, quello dei farmaci illegali e/o contraffatti e comunque pericolosi per la salute, è diventato un affare assai redditizio per le mafie: “Un euro investito su uno stupefacente rende 16 volte, sui farmaci 2.500. Il giro di affari accertato è di 50 miliardi l’anno, ma c’è chi ritiene che valga il quadruplo”. Circa i falsi, ce ne sono di diverse specie, solo apparentemente meno pericolose.
«Quello dei farmaci illegali è un affare assai redditizio per le mafie, ogni euro investito ne rende 2.500»
“Anche quando la medicina contiene il principio attivo dichiarato – fa notare ancora Luisa Valvo –, raramente lo si trova nelle qualità indicate e prescritte e si rischia quindi o di assumerne troppo o troppo poco. Inoltre, questi prodotti non arrivano certo da stabilimenti che seguono le norme di fabbricazione a cui sottostanno le aziende farmaceutiche, e possono quindi contenere contaminanti e impurità nocive, come solventi o metalli pesanti”. Se si pensa che, ad esempio, la maggior parte dei falsi Viagra e Cialis sono pubblicizzati su Internet da imprese cinesi, si avrà una pur pallida idea delle proporzioni delle truffe. Ma una direttiva Ue del 2011, recepita come al solito dall’Italia con molto ritardo, dovrebbe mettere in parte freno alla speculazione e alla contraffazione. A partire dalla seconda metà dell’anno venturo (ma perché ci vuole tanto tempo?) un logo ben visibile sulla homepage dei siti che vendono medicine via web permetterà di individuare quelli che rispettano le leggi nazionali ed europee. Il logo è costituito da una banda orizzontale a righe verdi e grigie, con una croce bianca e una bandiera che indica la nazione in cui ha sede la farmacia internet e la scritta: “Clicca qui per verificare se questo sito web è legale”. Così si accede all’elenco ufficiale delle web-farmacie autorizzate. In Italia quanto prima sarà possibile acquistare via web prodotti da banco mentre bisognerà continuare a recarsi in farmacia per quelli soggetti a prescrizione. Se poi qualcuno è così irresponsabile da continuare non solo a violare la legge ma anche ad acquistare l’incognito magari assolutamente fasullo o pericoloso, faccia pure. La responsabilità sarà sua e solo sua.
Una inchiesta Aiop-Ispo rivelata dal Sole 24 Ore
“I pazienti si fidano di medici e di Sanità? ” Il parere della psicologa di Anna Romano*
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egli ultimi anni si è assistito ad una critica piuttosto severa degli esperti del settore sociosanitario e di parte della comunità sociale che si muovono, pur con diversi accenti, nel solco della denuncia di un progressivo allontanamento da quello che è sempre stato, è, e dovrà esser il compito primario da parte dei medici e della medicina di tutti i tempi, cioè quello di prendersi cura dei malati, di alleviare le sofferenze e di accompagnare i pazienti nei percorsi di cura e di successiva rabilitazione. In effetti, l’enorme e quanto mai veloce sviluppo delle tecnologie, se da una parte ha migliorato (e allungato) la qualità della vita delle persone, dall’altra sembrerebbe aver creato un progressivo distacco dagli autentici bisogni di salute dei pazienti da parte degli operatori della Sanità, con una conseguente dis a ffezione delle persone nei confronti degli stessi. Non a caso di recente sono sorte anche nel Lazio le prime Case della Salute istituite proprio con lo scopo di soddisfare questa domanda purtroppo ancora disattesa. Da questi ipotetici assunti, altre domande non necessariamente ipotetiche: ‘I pazienti, si fidano ancora dei medici e delle strutture sanitarie?’, oppure: ‘L’attuale dif-
fusione della comunicazione attraverso il web, ha reso più facile o più complesso mettere insieme i bisogni di salute delle persone e la opportuna risposta da parte degli operatori del settore?’, e ancora: ‘La ricerca di una struttura o del valore di uno specialista attraverso il web, nega la possibilità di stabilire una relazione autentica e di affidamento?’. Da una indagine effettuata dall’Istituto di ricerche sociali Aiop-Ispo di Milano, e riportata dal Sole 24 Ore-Sanità, parrebbe ci siano sempre più italiani che si servono del web per la ricerca di ‘salute’ ma che poi, nella scelta delle strutture ospedaliere, più di tutti conta il parere del medico. Il quale resta quindi un punto di riferimento per le persone e uno strumento attraverso il quale orientarsi per le scelte di carattere curativo. Più scarso sembrerebbe – a contrario –
Si ringrazia la Abbott Vascular Knoll-Ravizza per il sostegno economico alla pubblicazione di questo giornale
il livello di conoscenza e di utilizzo da parte dei medici del web e di Internet. Questo dato potrebbe far pensare ad una sorta di resistenza alle nuove tecnologie da parte dei medici che preferiscono aggiornarsi e informarsi coi metodi tradizionali, Naturalmente il dato non può che essere accolto se non con soddisfazione, da parte degli psicologi che operano nella Sanità. Da sempre essi ritengono che la relazione diretta (vis-à-vis) con i pazienti che richiedono un intervento sia – proprio questo – lo strumento cardine per eccellenza per poter stabilire il rapporto di fiducia necessario (confermato dal dato stesso della ricerca sopra descritta). Certo, il medico può scegliere di adottare gli strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie per tenersi ‘al passo con i tempi’, ma quando poi si tratta di incontrare e intercettare i bisogni reali del paziente è senza dubbio più opportuno guardarlo in faccia, a quattr’occhi, impiegando il tempo del paziente ‘per il paziente’ non distogliendo, attraverso il video, la propria attenzione dalla persona che si ha di fronte. * Infermiera prof, laurea in Psicologia del Lavoro (Servizio di Psicologia Cli nica-Ospedaliera S,Spirito)
PILLOLE DI SALUTE… ARRESTO CARDIACO – Esperienze di fine vita, dal vero. Un gruppo di ricercatori inglesi ha esaminato i casi di 2.060 vittime di arresto cardiaco che hanno superato lo shock e hanno ripreso a vivere normalmente. Verificate le cartelle cliniche nei quindici ospedali dove questi sopravvissuti erano stati a suo tempo ricoverati, sono andati a chieder loro quali sensazioni avessero provato. Uno su cinque ha sperimentato “senso di pace”. Altri hanno raccontato della sensazione di essere trascinati in acque profonde.
ta di 26,1 miliardi, con un aumento del 2,3% rispetto all’anno precedente. Ma l’incidenza di questa spesa sul Pil è aumentata di meno: +1,7%. L’aumento della spesa non è tanto colpa del consumismo quanto soprattutto del progressivo allungamento della vita che esige cure. La quota di spesa farmaceutica rimborsata dal Servizio sanitario nazionale
NON S’ARRESTA LA SPESA – La spesa farmaceutica complessiva nel 2013 (pubblica e privata) è sta-
è pressocché stabile: al 75,4%. Un quarto è inghiottito dai ticket. PIÙ CHILI, PIÙ PRESSIONE – Anche un piccolo aumento di peso può avere ripercussioni sul livello pressorio. Ecco l’ennesima conferma da una indagine elaborata da un gruppo di ricercatori e presentata all’ultimo congresso della importante Associazione americana del cuore: ad un gruppo di volontari è stata misurata la pressione nell’arco della 24 ore, quindi sono stati sottoposti per otto settimane a una dieta ipercalorica tale da far guadagnare loro da due a cinque chili, poi di nuovo un controllo: livelli di colesterolo, insulina e glucosio nel sangue mediamente stabili, ma la pressione salita sensibilmente.
…E SALUTE IN PILLOLE ICTUS, DONNE PIÙ A RISCHIO – L’ictus rappresenta la prima causa di disabilità nel mondo. In Italia si registrano 200mila nuovi casi l’anno: le donne sono assai più a rischio di menomazioni e di morte rispetto agli uomini: rapporto di 5 a 1. 3035mila casi sarebbero imputabili ad una anomalia del ritmo cardiaco, la fibrillazione atriale. La onlus ALICe suggerisce appunto di consultare un sito (www.aliceita-
lia.org) in cui sono indicate le farmacie delle città italiane dove il controllo della pressione viene effettuato con un nuovo apparecchio che rileva anche l’eventuale presenza della fibrillazione atriale. ZONE DEL PESCATO – Grazie ad una delle novità del nuovo regolamento Ue relativo all’informazione sugli alimenti, il consumatore di pesce (tanto raccoman-
dato ai cardiopatici) può ora sapere ancor più precisamente quali prodotti sono di più vicina origine. Tutti sanno che le rivendite di pesce devono esporre le tabelle della cosiddetta zona da cui proviene la specie pescata. Ebbene, per la zona 37 (Mediterraneo) ora ci sono sottozone: il commerciante è tenuto a a specificare in cartellino se il pesce è stato pescato nel mare Adriatico o nel Tirreno.
Donazioni: Associazione Cuore Sano /// Unicredit Banca di Roma - Roma 173 - Ospedale Borgo S.Spirito, 3 – 00193 Roma – c/c n. 400005512 – Codice IBAN 66 Z 02008 05135 000400005512 – Swift code UNCRITM1B83 /// Posta – IT 68 y 076 0103 2000 0008 3738005 /// Cod. Fisc. Associazione (5 per mille) 96255480582
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