Ecco come è stato rinnovato il ospedale Santo Spirito ha una lunga storia di struttura ospedaliera orientata all’urg e nza /emergenza e la sua collocazione al centro di Roma, in prossimità del Vaticano nonché non lontano delle principali sedi istituzionali, lo rendono un punto di riferimento importante, non solo per i residenti, con un flusso abbastanza stabile di circa 35mila accessi/anno. A seguito del Giubileo del 2000 la struttura ha subito una profonda ristrutturazione orientata principalmente alla sostituzione delle grandi corsie di degenza con camere a due/tre posti letto, la messa a punto di nuove tecnologie e di nuovi modelli organizzativi come quello del Dipartimento di emergenza ed accettazione (DEA). Tuttavia l’intervento ha comportato un consistente ridimensionamento dei posti letto che, associato ad una maggiore complessità clinica di pazienti pluripatologici cronici, ha imposto modelli organizzativi di lavoro avanzati e nuovi nella gestione del Pronto Soccorso. Esso ha infatti sempre presentato buone performance di attività (come rilevato dal monitoraggio continuo, da parte della Regione Lazio, di alcuni indicatori) nonostante una logistica infelice ed inadeguata. L’opportunità offerta dal finanziamento regionale per migliorare l’accoglienza dei Pronto Soccorsi romani in occasione del Giubileo in corso, ha consentito di interv e n i re in modo radicale sugli spazi operativi dell’Emergenza. La riprogettazione ha ruotato intorno a quattro elementi: a) l’accessibilità e la sic u rezza del paziente che viene preso in carico dal Pronto soccorso; b) la fluidità nella gestione del percorso diagnostico
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del Santo Spirito di Patrizia Chierchini Direttore Sanitario Presidio Osp. Santo SPirito
terapeutico da parte degli operatori; c) la flessibilità organizzativa per la gestione delle maxi-emergenze; d) la comunicazione ai familiari indicati dal paziente Il progetto è stato elaborato dopo l’ascolto ed l’osservazione delle criticità segnalate dagli operatori e dai pazienti, e ha previsto una completa trasformazione di tutta l’area, con Medicina d’urgenza e Breve osservazione, con la re a l i z z azione di due ingressi, uno per il soccorso dei pazienti (sala triage) costantemente presidiata da personale qualificato, ed uno generale per i familiari (sala DEA) e dedicato ai percorsi verticali per i piani soprastanti. L’area operativa, oltre la sala triage con relativa sala di attesa, è dotata di cinque sale (A1,A2,B1,B2,C) che possono essere utilizzate in contemporanea in relazione all’afflusso dei pazienti e al problema prevalente, con un ingresso autonomo per i codici rossi. Sono stati inoltre definiti il percorso del paziente psichiatrico, il paziente oggetto di violenza, il paziente infettivo e il percorso nascita. Nell’ambito della piattaforma del Pronto soccorso insistono
anche Radiologia d’urgenza e TAC d’urgenza, anch’esse ristrutturate, facilitando così gli spostamenti interni. Il tutto dotato di nuove tecnologie per la gestione del paziente quanto più possibile in loco, fino alla dimissione o al suo trasferimento in reparto o in Breve Osservazione o in Medicina d’urgenza. Attualmente, grazie all’integrazione portata avanti con l’ospedale di riferimento S. Camillo, è possibile diagnosticare e ges t i re clinicamente l’ictus nelle primissime fasi presso il DEA del S. Spirito definendo e programmando l’eventuale trasferimento del paziente. Particolare attenzione è stata posta al confort dei familiari che possono attendere in una sala con distributori di generi di prima necessità (acqua, caffè, ecc.) e con la disponibilità di un Totem attraverso il quale possono contro l l a re in quale fase del percorso è il loro congiunto all’interno del PS. Nella stessa sala è presente l’uscita per il paziente e la stanza del medico disponibile a incontrare i familiari, dare informazioni, acquisire notizie se necessarie. Durante tutto il periodo del cantiere si è riusciti a garant i re la continuità del lavoro, con un impegno e una dedizione encomiabili da parte di tutto il personale.
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Cardiopatie e tumori le patologie più costose di Alessandro Totteri Dirigente medico Uoc Cardiologia Santo Spirito
Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha recentemente presentato lo studio sull’uso delle medicine in Italia relativo all’anno 2014. Il dato che maggiormente balza agli occhi è la spesa farmaceutica complessiva pari a 26,6 miliardi di euro, di cui il 75% rimborsato dal Servizio sanitario nazionale. Secondo questa stima è come se ogni italiano, inclusi i bambini, avesse consumato 1,7 dosi di farmaco al giorno. Rispetto agli anni precedenti sono aumentati i farmaci di classe A (mutuabili), mentre si sono ridotti i farmaci di classe C (non mutuabili) e, seppure in percentuale minima, quelli da automedicazione, i cosiddetti farmaci da banco.
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Il consumo dei farmaci cardiovascolari rimane, come negli anni precedenti, al primo posto ed incide in modo significativo sulla spesa farmaceutica totale (4,087 milioni di euro). Tra questi il consumo maggiore spetta agli ace-inibitori, ai sartani (entrambi classi di farmaci per
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la cura dell’ipertensione arteriosa) e alle statine per la riduzione del colesterolo. E’ certo un dato che fa riflettere sia riguardo alla prevalenza ed alla incidenza delle malattie in questione (ipertensione arteriosa ed ipercolesterolemia) e sia in considerazione dello stile di vita, spesso scorretto, della popolazione italiana. E’ comunque un dato assodato la grande incidenza delle malattie cardiovascolari nella popolazione occidentale. I farmaci chemioterapici (antitumorali) si collocano al secondo posto per quanto riguarda i consumi ma incidono più di tutti gli altri nella spesa pubblica. In questa odiosa classifica le donne superano gli uomini, molto probabilmente per una elevata incidenza di neoplasie mammarie. Un dato incoraggiante è una maggiore aderenza alle terapie mediche, soprattutto quelle di lunga durata (+0,7%), dato in controtendenza rispetto agli ultimi anni. Sicuramente molto lavoro rimane da fare in termini di informazione ed educazione sanitaria in quanto, dai dati presentati dall’AIFA risulta che, soprattutto in alcune regioni, ci sono state prescrizioni inapprpropriate e/o farmaci poi scarsamente utilizzati dai pazienti, con picchi fino al 30%. Nelle persone over 75 prevalgono le prescrizioni di farmaci antidolorifici e, soprattutto nel sesso femminile, quelli per la cura dell’osteoporosi e gli antidepressivi. Anche quest’ultimo dato appare significativo delle patologie dell’anziano con pre v a-
lenza dei disturbi artrosici negli uomini e, fisiologicamente, dell’osteporosi nelle donne. Il dato relativo al maggiore utilizzo femminile di antidepressivi testimonia soprattutto un maggiore disagio sociale nella donna in età avanzata. Una ulteriore considerazione va estesa alla composizione della popolazione generale in Italia: il prolungamento dell’età media ed il miglioramento degli strumenti diagnostico/terapeutici ci ha indotto a correggere mediante la farmacologia molte delle patologie tipiche dell’anziano e quindi sempre più spesso ci troviamo di fronte a pazienti politrattati, ovvero curati con diversi farmaci contemporaneamente. L’escursus dellle statistiche riporta inoltre un elevato consumo di farmaci nei bambini al disotto dei quattro anni con netta prevalenza dei farmaci antimicrobici e dei farmaci antiflogistici delle vie respiratorie, ciò che potrebbe rivelare una magg i o re tendenza alle infezione delle vie respiratorie e probabilmente una qualità dell’aria respirata dal bambino non sempre salubre. In conclusione la spesa farmaceutica in Italia è un capitolo sostanziale della spesa pubblica globale e sarà compito di tutte le componenti coinvolte (medici, operatori sanitari, politici, mezzi di informazione e pazienti) sviluppare un percorso virtuoso per aumentare l’efficacia degli interventi farmacologici e ridurre la spesa in modo intelligente, laddove è possibile.
Arresto cardiaco? Poche e semplici manovre salvavita di Antonio Cautili Dirigente medico Uoc Cardiologia Santo Spirito
gni anno in Europa circ a 5.000 persone vanno incontro ad un arresto cardiaco ed ancora oggi il tasso di sopravvivenza è estremamente basso: molti cuori – troppo giovani per morire – possono invece essere aiutati e salvati con semplici manovre. Queste manovre, talmente facili che anche bambini o ragazzi potrebbero compiere, vengono però iniziate dai testimoni dell’evento soltanto in un caso su cinque, e in questo caso la possibilità di sopravvivenza viene raddoppiata se non triplicata. Appena pochi mesi fa sono state pubblicate le nuove linee guida europee per la rianimazione cardiovascolare, dopo l’ultima revisione del 2010. “Oltre 100.000 vite potrebbero essere salvate in Europa!” è il messaggio che campeggia come un enorme spot sul documento dell’European Resuscitation Council (ERC). Alla luce degli studi clinici condotti in questi ultimi anni, l’invito posto agli eventuali testimoni di un arre s t o cardiaco è molto semplice: “Non abbiate paura di sbagliare e non perdete tempo p rezioso! Se la persona non risponde e non reagisce agli stimoli vocali e tattili, iniziate a comprimere al centro del torace praticando un massaggio cardiaco veloce (100-120 compressioni al minuto) e profondo (5-6 cm).” I presenti addestrati e disponibili dovrebbero alternare 30 compressioni toraciche con due ventilazioni di soccorso con respirazione
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bocca a bocca o usando una mascherina facciale. E tuttavia vi sono ormai chiare evidenze che le compressioni toraciche rivestono il ruolo maggiore nel garantire il flusso di sangue al cervello e che quindi le persone non addestrate o che non se la sentono di praticare la respirazione bocca a bocca possono – anzi devono – i n i z i a re subito il massaggio cardiaco continuo (hands only) senza alternarlo con le insufflazioni. Le nuove linee guida consigliano vivamente l’utilizzo precoce da parte degli astanti del Defibrillatore Semiautomatico (DAE), che spesso può essere facilmente reperito nei luoghi pubblici come stazioni ferroviarie, aeroporti o nei centri sportivi. Il DAE, vero strumento salvavita, può essere utilizzato da persone che abbiano frequentato un corso di addestramento (se ne svolgono periodicamente anche al S. Spirito). Il suo utilizzo è estremamente facile in quanto l’apparecchio guida l’utente con semplici messaggi vocali. Utilizzare un defibrillatore entro i primi 3-5 minuti dall’inizio dell ’ a r resto cardiaco, può incre m e n t a re la percentuale di sopravvivenza fino al 5070%! Parlando di casi particolari, è stato
valutato che la presenza di un DAE a bordo degli aeroplani potrebbe aument a re la sopravvivenza del 50% e viene auspicato che tutte le compagnie, anche le low cost, forniscano di DAE tutti i voli commerciali, inclusi i voli regionali. Altra novità introdotta dalle nuove linee guida riguarda la figura degli operatori di centrale del 118: una volta contattati telefonicamente, essi assumono un ruolo chiave nel guidare gli astanti al riconoscimento dell’arresto cardiaco, all’esecuzione delle manovre rianimatorie incoraggiando telefonicamente ad una p recoce e corretta esecuzione di queste operazioni ed alla localizzazione ed invio del defibrillatore semiautomatico più vicino. Il primo anello della catena della sopravvivenza, rappresentato dalla chiamata precoce al 118, diventa quindi un cardine fondamentale del soccorso: da questa chiamata dipende infatti l’arrivo sul posto, nel minor tempo possibile, di un’ambulanza attrezzata, e l’operatore di centrale assume il ruolo di “angelo custode” del soccorritore, istruendolo e sostenendolo a dovere. La raccomandazione dell’ERC è chiara: una volta effettuata la prima valutazione sulla vittima, volta a stabilire che non sia cosciente e che non respiri normalmente, il testimone dell’arresto cardiaco deve chiamare o far chiamare immediatamente il 118 e seguire le istruzioni fornite dalla centrale operativa, agendo tempestivamente senza paura di sbagliare.
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Obiettivo primario: ridurre la sistolica a 120 di Marco Renzi Dirigente medico Uoc Cardiologia Santo Spirito
egli ultimi anni le raccomandazioni degli esperti circa i valori t a rg e t da r a g g i u n g e recon il trattamento antipertensivo non sono state uniformi. C’è stato il periodo del trattamento aggressivo, poi le linee guida si sono ammorbidite nel timore che spingere troppo in basso i valori pressori potesse far aumentare il rischio card i o v a s c o l a re. Infatti, mentre è ormai chiaro che ridurre i valori di colesterolo in modo pro g ressivo, è un’azione che si associa ad una riduzione continua del rischio card i o v a s c o l a re, per la pressione arteriosa, il giudizio definitivo su quale sia il valore ottimale da raggiungere è molto più incerto. In questo contesto, fanno clamore i risultati dello studio Sprint, ricerca indipendente finanziata dal National Institutes of Health americano e interrotto precocemente, dopo un follow up di soli tre anni, per l’eccezionale rilevanza dei risultati ottenuti. Abbassare la pressione sistolica al di sotto di 120 mmHg nella popolazione arruolata nel trial clinico Sprint ha ridotto infatti di circa un terzo i tassi di eventi cardiovascolari (infarti e scompenso cardiaco) e di ictus, mentre ha abbattuto di un quarto il rischio di mortalità, rispetto a quanti erano stati trattati secondo il target sistolico previsto dalle attuali linee guida, ovvero 140 mmHg. Il concetto espresso dai risultati della re c e rca americana è che un trattamento più aggressivo della pressione arteriosa, mira-
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to a valori di sistolica ben al di sotto del t a rg e t indicato dalle attuali linee guida, riduce in maniera significativa il tasso di malattie cardiovascolari e quello di mortalità, negli ipertesi adulti dai 50 anni in su. Iniziato nel’autunno del 2009, lo studio ha arruolato oltre 9.300 pazienti di età pari o superiore ai 50 anni. I pazienti arruolati sono stati randomizzati in due gruppi di trattamento che differivano in base al t a rg e t p ressorio da raggiungere . Per il primo gruppo l’obiettivo di sistolica è stato fissato al di sotto di 140 mmHg e i pazienti sono stati trattati in media con due farmaci. Nel gruppo “trattamento aggressivo”, invece, l’obiettivo di sistolica da raggiungere è stato fissato a valori pari o inferiori ai 120 mmHg e sono stati utilizzati in media tre farmaci antipertensivi in associazione. Quando lo studio Sprint è stato pro g e ttato, le linee guida consigliavano una p ressione sistolica inferiore a 140 mmHg per gli adulti sani e 130 mmHg per adulti con malattie renali o diabete. Di recente, l’Accord, uno studio su pazienti diabetici, aveva mostrato che ridurre la pressione sistolica al di sotto dei 120 mmHg non portava a ulteriori benefici rispetto ad un target di 140
mmHg, ma piuttosto determinava un aumento degli eventi avversi legati alla terapia. La questione del target pressorio ideale è dibattuta da anni e l’assioma “the lower is better”, non si riteneva fosse utilizzabile nei pazienti ipertesi. Anzi, si è sempre ritenuto che l’effetto della terapia seguisse una “curva a J” dove a un iniziale beneficio ottenuto con la riduzione dei target pressori, poi seguiva un peggioramento se il target veniva ulteriormente ridotto. La spiegazione di questo fenomeno app a re controversa, ma sembra da attrib u i re alla compromissione della perfusione coronarica quando la pressione raggiunge valori al di sotto di un certa soglia. Guardando al futuro, occorrerà valutare accuratamente i possibili eventi avversi nelle diverse categorie di pazienti, in p a r t i c o l a re in termini di rischio di ipotensione e sincope, ma certamente i risultati dello Sprint rappresentano lo spunto per una rivisitazione delle attuali linee guida per il trattamento dell’ipertensione arteriosa, che dovranno pre nd e re in considerazione la possibilità di p e r s e g u i re valori target di Pas più bassi rispetto a quanto raccomandato fino ad oggi. Forse la chiave del trattamento ottimale sta nella giusta individualizzazione della terapia, i cui criteri però sono ancora in parte da scrivere. Di sicuro lo studio Sprint fornisce un forte incentivo clinico alla loro messa a punto.
Trombolisi per l’ictus anche al Santo Spirito di Flavio Franco Caruso Direttore sost. Uoc Pronto soccorso medicina d’urg. Santo Spirito e Monica Carfora A.S. Coordinamento percorso trombolisi
ictus è una grave condizione clinica che si verifica quando, a causa di un embolo o di un trombo, il flusso sanguigno diretto al cervello si interrompe o si riduce. In Italia ogni anno colpisce più di 200mila persone, di cui l’80% sono nuovi episodi e il restante 20% recidive in soggetti precedentemente colpiti. La mortalità dell’ictus a 28 giorni è di circa il 25%, dato che lo pone, insieme alla cardiopatie e alle neoplasie, tra le principali cause di morte. In caso di sopravvivenza è la prima causa di invalidità permanente. Il 75% dei casi di ictus interessa persone dai 65 anni in su, mentre il rimanente 25% colpisce i più giovani. I sintomi sono molto spesso improvvisi e possono compre n d e re, secondo l’area cerebrale colpita, insensibilità o paralisi unilaterale, confusione, difficoltà nel p a r l a re e nel comp re n d e re, vertigini, disturbi nell’equilibrio, perdita della vista, vomito ed alterazione dello stato di coscienza. L’unico intervento terapeutico validato dalle evidenze scientifiche è la trombolisi, che consiste nella somministrazione endovenosa di un farmaco in grado di ripristinare la circolazione del sangue attraverso la dissolu-
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zione del trombo: migliora la prognosi, si riducono mortalità e invalidità re s idua. Questa terapia ha un limite: il tempo. I suoi benefici si riducono pro g ressivamente se la trombolisi non viene somministrata in maniera tempestiva, fino a farla diventare inefficace se non dannosa, quando ritardata oltre le quattro ore e mezza dall’esordio dei sintomi. Da anni in Italia si cerca di aumentare la diffusione sul territorio di questa tipologia di intervento, dal momento che, specialmente nel Centro-Sud, è limitata a pochi grandi ospedali. Sono operativi in tal senso solo un terzo dei centri ritenuti L’unico intervento terapeutico è la somministrazione endovenosa di un farmaco che ripristina la circolazione sanguigna sciogliendo il trombo
necessari, ed i dati epidemiologici evidenziano che solo il 20 % dei pazienti che potre b b e ro essere trattati usufruisce di questa procedura. La Regione Lazio, riorganizzando gli interventi in cui il tempo è vitale (le cosiddette “reti tempo-dipendenti”), ha sollecitato le Aziende Sanitarie a attivarsi in tal senso: l’Ospedale S. Spirito, attraverso una riorganizzazione degli spazi e delle pro c e d u re del Dipartimento di emergenza, ha risposto a questo invito: è stato addestrato il personale, sono state formalizzate le pro c e d u re – incluse quelle che permettono la consulenza del centro di riferimento presso l’Ospedale San Camillo – e nel novembre scorso è stato eseguito il primo intervento, cui nelle settimane successive ne sono seguiti altri. Lo sforzo organizzativo è ancora in atto, nell’intento di mig l i o r a re il più possibile l’offerta. L’ o b i e ttivo è di essere in grado di garantire la terapia migliore possibile al 100% dei pazienti colpiti da una ischemia cerebrale, siano essi residenti nel bacino di utenza dell’Ospedale, o siano uno dei numerosi turisti che in soprattutto in un periodo g i u b i l a re gravitano nell’area.
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Quanto è importante l’esercizio fisico di Francesca Lumia Dirigente medico Uoc Cardiologia Santo Spirito
n Italia, ma anche in altri paesi europei e nordamericani, a fronte di una notevole riduzione, nel tempo, della mortalità intraospedaliera per infarto acuto, si è verificata invece, una stabilità o addirittura un incremento dellamortalità post-ospedaliera. Quindi sembrerebbe che a tutt’oggi non si è ancora trovato il modo per incidere in maniera significativa, con strategie e protocolli terapeutici, sulla prognosi post-ospedaliera del paziente infartuato, fortemente gravata da recidive ischemiche ed episodi di scompenso. L’esercizio fisico regolare e continuativo, insieme alla modifica dello stile di vita, o l t re ad essere un fattore protettivo di per sé nei confronti delle malattie cardiovascolari, contribuisce a ridurre i fattori di rischio con conseguente riduzione del tasso di eventi. La letteratura internazionale è ormai concorde sull’evidenza che lìintervento di riabilitazione cardiologica, omni-
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comprensivo, non solo basato sul training fisico, ma comprendente anche l’educazione alla salute e il counseling psicologico, nei pazienti con sindrome coronarica acuta, riduca mortalità, reinfarto e reospedalizzazioni in misura paragonabile a quella che si ottiene con terapie “consacrate” dalle linee guida internazionali (acido acetilsalicilico, betabloccanti, trombolisi, ecc). Sembra i n o l t re che a beneficiare maggiormente dell’intervento riabilitativo, soprattutto se precoce, siano proprio i pazienti a maggior rischio di nuovi eventi: anziani, donne, pazienti con elevato tasso di comorbilità. In alcune forme di coronaropatia, il trattamento riabilitativo può essere una valida alternativa all’angioplastica. Interessante uno studio svolto dai tedesschi di Leipzig nel 2004 in pazienti con angina, positivi al test ergonometrico a carico medio ed il rilievo di una stenosi coronarica che poteva essere trattata con angioplastica. Ebbene, messi a c o n f ronto due gruppi, uno sottoposto ad angioplastica ed uno trattato con terapia medica e un programma intensivo di esercizio fisico, quest’ultimo gruppo mostrava una maggiore capacità di e s e rcizio, un massimo consumo di ossigeno più elevato e un ridotto numero di eventi ad un anno rispetto al primo gruppo. Non vi era una regressione della stenosi coronarica, ma i pazienti
allenati avevano una maggiore tolleranza all’esercizio fisico, sia per una migliorata perfusione miocardica grazie ad un effetto benefico sulla funzione endoteliale, sia per la formazione di collaterali ed anche per l’effetto “alienante” sulla muscolatura peruferica e sul bilancio simpato-vegetale. Inoltre vi era un rallentamento della progressione della malattia atero s c l e rotica sull’intero albero coronarico, tutto questo con un costo di circa la metà. Anche lo studio Courage confermava che in pazienti con coronaropatia stabile, tra una strategia aggressiva con angioplastica e un trattamento medico ottimale associato a interventi sul cambiamento dello stile di vita, l’angioplastica non si dimostrava superiore nel ridurre il rischio di eventi cardiovascolari. L’angioplastica è un’arma formidabile, soprattutto in fase acuta, per salvare vite e miocardio a rischio, ma se si vuole che il beneficio perduri nel tempo, lo stent va “accarezzato” ogni giorno con “cura”, altrimenti la rivascolarizzazione coronarica, se non seguita da un programma riabilitativo omnicomprensivo, potrebbe avere un impatto molto basso sulla prognosi a lungo termine. Un programma di riabilitazione cardiologica a lungo termine, inoltre, avrebbe un effetto benefico nel rallentare il processo di restenosi intrastent. Quindi un programma riabilitativo efficace e ben strutturato, se diffuso e capillarizzato, potrebbe cont r i b u i re ad incidere in maniera significativa sulla prognosi post-ospedaliera del paziente infartuato e sul tasso di reospedalizzazioni dei pazienti scompensati.
«Per un buon recupero serve il lavoro di équipe» Colloquio con la nuova terapista della riabilitazione cardiologica, M.C. Cardellini
l Santo Spirito? Lo conoscevo e ci avevo già lavorato: il mio primo incarico è stato al Centro assistenza domiciliare che faceva capo proprio a questo ospedale”. A chiarirlo subito è Maria Ludovica Cardellini, che da poco più di due mesi ha assunto la responsabilità della palestra di riabilitazione cardiologica al posto della mitica Clara Amari che ha assunto altro e più importante incarico di coordinatrice al San Filippo Neri. Ma, prima di questa chiacchierata, Card e l l i n i vuole concludere uno scambio di opinioni, su un caso piuttosto delicato, con Sonia Meloni, l’infermiera pro f e ssionale che conosce da anni i pazienti che si alternano in palestra. (Intanto chi scrive è andato a prendersi un caffè: privacy professionale intangibile.)
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Teneva molto a questo colloquio con la nostra Sonia. Come mai? “ C redo che sia la prova dei miei (meglio: dei nostri) criteri di lavoro. Voglio d i re che credo fortemente in un lavoro di équipe: intendo nella struttura che stiamo costruendo e che coinvolge le cardiologhe Francesco Lumia e Patrizia Romano, lo psicologo Giulio Scoppola,
la stessa Sonia ed io. Considero l’integrazione delle varie professionalità un elemento essenziale. O c’è un lavoro d’équipe o la riabilitazione è carente, insufficiente.”
cienza e la professionalità dei reparti e la cura delle patologie più prossimi al mio lavoro: l’Utic, la terapia intensiva, i problemi respiratori… Palestra? Meglio di questa è difficile immaginarne una. Confortevole e soprattutto funzionale al mio lavoro e a quello dei pazienti. Mi dispiace soltanto che il mio arrivo si sia intre cciato con le nuove regole dettate centralmente, che sacrificano molti pazienti, soprattutto quelli con maggiore anzianità di frequenza”.
Per questo ci stiamo muoven do come Associazione Cuore Sano per un’intesa con la Asl. Pensiamo a turni pomeridiani dedicati ai nostri soci. Le sue preoccupazioni le fanno onore… “Non è questo il punto. Non è tanto e solo un problema umano o di ‘rimpianto’ di taluno per le ore trascorse in palestra: l’abbandono della riabilitazione, ancorché imposto dalle circostanze e dalla s t retta economica, è sempre un danno Dottoressa, come ha trovato questo am - anche per il cardiopatico stabilizzato. Apprezzo molto l’iniziativa dell’Acs, vi biente, ed in particolare questa palestra? “Abbia pazienza, ma vorrei scindere in faccio molti auguri di riuscire a ‘recupedue la domanda. Anzitutto l’appellati- rare’ molti pazienti.” vo: al titolo accademico preferisco quello di terapista: credo molto nella specifi- Molti auguri a lei, signora terapista! cità della professione. Quanto all’ambiente ospedaliero, mi colpiscono l’effi-
La redazione di Cuore Amico ringrazia le case farmaceutiche Daiichi Sankyo e Eli Lilly per il sostegno offerto alla pubblicazione di questo giornale
“Errori” nella sanità? C’è chi li inventa e ci specula sopra i avete fatto caso? Ogni tanto ( s e m p re più spesso) compaiono sui quotidiani intere paginate pubblicitarie di “associazioni” di consulenza medico-legale che suggeriscono, a chi si ritiene vittima di un errore sanitario, di ricorrere ad avvocati e medici associati “per a v e re giustizia” e naturalmente ottenere un risarcimento “da malasanità”. Zero anticipi, nessuna parcella se perdi la causa (pensa a tutto la “associazione”), ma se la vinci paghi una percentuale a chi ti ha procurato l’indennizzo. Di più e di peggio: vanno molto anche certe “onlus”, costituite in memoria di vittime di errori sanitari che sostengono di poter t u t e l a re chi ha subito qualsiasi danno medico, in ospedale, in case di cura e ambulatori privati. Né basta, ché qualcuna di queste org a n i z z azioni distribuisce pieghevoli con dettagliate spiegazioni persino nelle strutture ospedaliere : un galoppino passa in corsia o nelle stanze e lascia il volantino senza che un medico o un infermiere o un paziente se ne accorgano, se non dopo che il clandestino è sparito. Di questa storia (e del cinismo che lo nutre) si è più volte discusso in Parlamento attraverso interrogazioni e interpellanze che ponevano alcune questioni molto delicate. La prima: il messaggio non consente di distinguere la complicanza dall’errore. La seconda: si suggestionano persone vulnerabili (lese esse stesse, o
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colpite da morti di congiunti) spingendole ad azioni giudiziarie anche quando non vi è per esse un fondamento. La terza e più essenziale questione: si infonde un senso di sfiducia nel Servizio sanitario nazionale, non perché la sanità pubblica non sia esente da difetti ma perché la “malasanità” vien fatta passare come una pandemia, del tutto organica al sistema; e perché si lancia il messaggio che, se le cause si concludono con l’assoluzione per il medico, la giustizia “è ingiusta”, cioè non è in grado di rispondere alle istanze dei cittadini. E infine: si c o n c o r re ad aumentare in modo talora considerevole il carico di lavoro del sistema giudiziario.
Il più delle volte i così detti “atti ispettivi” su questa vicenda, presentati in Parlamento, erano rimasti senza risposta. Ma finalmente, ora, la ministra della Salute Beatrice Lorenzin ha fornito, per iscritto, una risposta non troppo generica, e relativamente convincente. La premessa: “Fermo restando che non è possibile impedire alle associazioni profes-
sionali di pubblicizzare la propria attività finalizzata ad assistere coloro che lamentano di aver subito un danno derivante da malpractice”; fermo restando questo, è però “sicuramente importante a s s i c u r a re una corretta informazione istituzionale ai cittadini, affinché comprendano che le conseguenze avverse di un intervento sanitario non sempre ascrivibili a negligenza, imprudenza o imperizia del professionista ma, al contrario, derivano dal fatto che la medicina non è una scienza esatta, e nonostante i pro g ressi della scienza, purtroppo non tutte le patologie sono oggi curabili”. E allora? Qui l’annuncio della ministra Lorenzin che già a fine marzo 2015 aveva firmato il decreto istitutivo di “una commissione consultiva per le problematiche in materia di medicina difensiva e di responsabilità professionale, con il compito di approfondire le diverse questioni connesse alla medicina difensiva e alla responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie”. Perché siano chiare le molteplici implicazioni del lavoro della commissione, Lorenzin si è premurata di precisare che, “proprio perché il tema è molto complesso, esso necessita di un intervento a tutto tondo”. Insomma che investe anche la natura (spesso incerta), gli scopi (talora strumentali) e spesso gli eccessi del lavoro di associazioni e onlus che sostengono di operare sempre e solo a difesa delle vittime della “malasanità”. Chissà che certe paginate pubblicitarie non tendano a scomparire…
Musica nelle corsie! di Roberta Mochi Ufficio Stampa Asl Roma 1
Anche quest’anno, approfittando del periodo natalizio, le corsie degli ospedali della ex ASL Roma E si sono trasformate in sale da concerto. Un ciclo di esibizioni dedicate ai cittadini, ai dipendenti ma soprattutto ai pazienti ricoverati e ai loro accompagnatori. Questo è #?Reparti musicali, il programma realizzato dalla Polo Museale Santo Spirito e Museo Laboratorio della Mente di quella che dal 1° gennaio 2016 è la ASL Roma 1, nata dalla fusione della ASL Roma A con la ASL Roma . La serie di concerti si sono aperti il 15 dicembre al Santo Spirito, poi è stata la volta del San Filippo Neri, quindi grande Concerto di Natale nel Salone del Commendatore e infine al Museo Laboratorio della Mente, nel parco della Salute e del Benessere del Santa Maria della Pietà. Il fine naturalmente è sempre lo stesso, quello di re n d e re i luoghi di cura più aperti e sensibili alle necessità della persona, e farli perc e p i re non solo come luoghi sofferenza o di erogazione di prestazioni ma anche luoghi di presa in carico, di riabilitazione, di accoglienza e di risposta ai bisogni di salute. Ad animare questo speciale calendario di concerti sono stati gli “aRchimisti Ensemble”, un ottetto d’archi provenienti da quella che era l’Orchestra Sinfonica di Roma qui in versione più agile e ridotta per ovvi motivi logistici, un complesso che ha potuto esprimere il proprio virtuosismo con i violini di Lorenzo Marquez e di Eleonora Giosuè, la viola di
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Concerti al Santo Spirito, al San Filippo Neri, e al Santa Maria della Pietà
R i c c a rdo Savinelli e il violoncello di Giuseppe Scaglione. Una formazione che già in passato aveva donato le proprie note agli ospiti dei Presidi Ospedalieri della ASL e che con queste nuove esibizioni è riuscita a far vivere momenti di autentica magia natalizia, sia grazie al brillante talento dei musicisti che attraverso il calore e la partecipazione del personale sanitario - infermieri, medici, operatori - e degli stessi pazienti che si sono lasciati coinvolgere, con gioioso stupore, dalle melodie mozartiane. Sale d’attesa, sale terapia, reparti di degenza permeati dunque dalle musiche “alte” così come già avveniva, un millennio addietro, all’epoca della Cappella Musicale di Santo Spirito in Sassia. L’iniziativa, infatti, nasce non solo dalla grande attenzione all’umanizzazione
nei luoghi di cura della ASL Roma 1 ma anche dalla tradizione secolare dell’Ordine degli Ospitalieri del Santo Spirito che a partire dal 1198 si era fatto carico di accogliere i pellegrini in visita alla tomba di Pietro e di allevare i bambini abbandonati; giacché - come non tutti sanno - era in uso per l ’ O rdine di Guido di Montpellier di assumere tra il proprio personale non solo balie ma anche “ciociari” che avevano il
compito di suonare durante le poppate per aumentare il flusso del latte alle nutrici, come testimoniano ancora oggi gli affreschi dei fratelli Zucchi nel Salone del Commendatore. A questi bimbi, i proietti lasciati nella ruota degli esposti e diventati “figli della casa” veniva, inolt re, insegnata la musica e il canto. Non c’è da meravigliarsi quindi che le armonie musicali siano parte integrante delle attività di questa Azienda Sanitaria ed e s p ressione del suo essere orientata al benessere delle persone.
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La voce e le note del cuore di Alessandro Carunchio Presidente Associazione Cuore Sano onlus
antami, o Diva, del Pelìde Achille l’ira funesta che in finiti addusse lutti agli Achei, molte anzi tempo all’Orco generose travolse alme d’eroi, e di cani e d’augelli or rido pasto lor salme abbandonò…” Oppure: “Musa, quell’uom di multiforme ingegno dimmi, che molto errò, poich’ebbe a terr a Gittate d’Ilïòn le sacre torri…” Tutti abbiamo studiato o letto di ero i che hanno compiuto gesti eroici, viaggi interminabili ed avventurosi, proferito
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frasi rimaste immortali come “fatti non foste per viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza..” Oppure “ e sarebbe pensier non poco accorto perder due vivi per salvare un morto”. Poco sappiamo delle loro donne, dei loro pensieri. Sappiamo di Penelope che tesseva una tela di giorno e la smontava di notte, ma cosa pensava realmente? Non lo sapremo mai, ma molto bello è il
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Una poetica serata natalizia in compagnia di Baba Richerme e Cristina Leone
cherme - nota giornalista della Rai – ha immaginato scritte da donne ai loro uomini, si sono alternate a brani di musica classica (di Mozart, Debussy, Ravel, Satie, Clementi, Chopin) scritti da autori maschi alle proprie donne. Qualcuno l’ha chiamata “serata al femminile”. L’ amore visto dalla parte di donne, famose per luce riflessa dai propri mariti o tentativo di Baba Richerme di dare voce amanti, di cui poco si sa. Celebri meloa donne che attendono un ritorno, uno die dei grandi musicisti romantici e scritto, un segno di amore che non arri- non solo, hanno accompagnato e fatto va dal loro uomo spesso lontano o an- da sfondo alle “Lettere mai scritte” di Baba Richerme. Un viaggio appassionato e struggente tra musica e parole che si fondono in un tutt’uno, ed in cui il vero protagonista è stato il “cuore ” luogo ideale, da sempre, dei sentimenti. Un sentito ringraziamento va a Casa Ciampi che ha gentilmente concesso un ottimo che vicino ma “distratto” da altre cose. Il 12 dicembre scorso, nella bella corni- pianoforte a coda, al Prof. Iacovelli e ce della Sala Alessandrina del Museo di Dott. Visentin della Scuola di Arte SaniStoria dell’Arte Sanitaria, abbiamo pas- taria, al sig. Piero Perilli e, non ultima sato una serata veramente molto bella e per importanza, a Carla Rossi, la nostra magica in cui impagabile Segrelettere piene di taria che ha org aTempo di dichiarazione dei redditi: passione, amonizzato tutta la sedate una mano a Cuore Sano e re e, a volte, rirata con il supporCuore Amico scegliendo di donare sentimento, to di Roberto Capil vostro 5 per mille che Baba Riparucci.
alla nostra associazione, CODICE 96255480582
Numerosi eventi di Cuore Sano el corso del primo semestre e sempre con la stessa curatrice, sono polari romani (pianoforte e voce). Più di quest’anno l’Associazio- p reviste alcune “uscite” in bicicletta su tardi, presumibilmente a giugno, torne Cuore Sano ha promos- t e r reni pianeggianti, ad esempio lungo nerà – dopo l’intervallo di un anno doso (e già qualcosa è stata fat- gli argini cittadini del Tevere. vuto a cause di forza maggiore – la ormai ta) un fitto calendario di eventi riservati Sempre nella stessa stagione il dr.Totteri decennale Montagnaterapia e, probabilagli iscritti al sodalizio. e il dr. Capparucci organizzeranno una mente, anche una gita al monte Soratte: Una visita guidata all’interno del vasto nuova visita guidata alla Necropoli etru- la cura di queste iniziative sarà come al Complesso monumentale del Santo Spi- sca di Ta rquinia. Capparucci curerà an- solito della dr.ssa Lumia. rito si è già svolta con notevole parteci- che una “serata romanesca” che avrà al Infine sono da concordare le date e le sepazione di soci e di loro familiari. Sta poi centro una serie di tradizionali canti po- di di un concerto dall’Orchestra filarper cominciare, nei viali di Vi l l a monica di Tivoli e di una serata Pamphili, una sessione settimadi coro Gospel (a cura del dr. Come annunciato nel numero precedente del nale di Nordik Walking (le pasCautilli), mentre la segre t a r i a nostro giornale, qui abbiamo riservato uno spa seggiate con i bastoncini, un’edell’Associazione, Carla Maria zio per un colloquio con i lettori che desiderasse sperienza molto salutare non solo Rossi, curerà tra aprile e maggio, ro porre problemi medici o quesiti relativi all’As in fase riabilitativa), a cura della una visita guidata alle Ville Ponsociazione. Il presidente dell’Acs, dr. Alessandro dr.ssa Di Censo. Purtroppo la pritificie di Castelgandolfo. Le date Carunchio, è a disposizione per rispondere su ma “uscita”, prevista il 6 marzo, è esatte degli eventi verranno coquesta pagina. stata rinviata causa il maltempo. municate per mail agli iscritti alIn primavera, tra aprile e maggio, l’Acs.
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Volontariato: “formati” i nuovi assistenti ai malati entre questo giornale va in stampa si conclude, con un buon successo, il tradizionale corso annuale per l’assistenza volontaria e gratuita ai malati ricoverati al Santo Spirito e a Villa Betania. L’organizzazione dei corsi è dell’Arvas (Associazione regionale volontari assistenza sanitaria) in collaborazione con la Asl Rm1. Al corso di quest’anno, che si è svolto nell’ex cappella ospedaliera, hanno preso parte una quindicina di volontari che hanno partecipato ad una serie di incontri formativi per l’assistenza alle varie aree (chirurgica, medica, cardiologica, ortopedica, prevenzione), per l’etica, la psicologia, la comunicazione e l’ascolto, l’igiene ospedaliera. “Con questo corso – spiega la responsabile, Raffaella
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A cura dell’Arvas, Santo spirito Picca – mi sono occupata di tredici corsi di formazione, grazie alla collaborazione anzitutto del direttore dei corsi, il dottor Pierluigi Bonatti, medico della struttura; del presidente dell’Arvas, Silvio Roscioli; dello psicologo clinico Giulio Scoppola, il più costante tra i docenti”. Certo, non tutti faranno opera di assistenza. “Non è semplice capire subito la p redisposizione e la reale motivazione di una scelta così impegnativa”, aggiunge Picca. “Comunque vogliamo offrire a tutti i corsisti la possibilità di mettersi in gioco e provare quest’esperienza molto bella e appagante. Qualcuno poi rinuncia, altri fanno tirocinio nei reparti asse-
gnati, ne traggono profitto (e ne traggono ancora di più i pazienti) e re s t a n o , come dire?, in forza alla squadra dei volontari”. Ai quali si chiedono almeno due ore di servizio a settimana nel reparto loro assegnato. Quando si svolge questo servizio? “Essenzialmente nelle ore più critiche della giornata del degente: risveglio e colazione, pranzo e cena”, spiega ancora Raffaella Picca: “Lo si aiuta nelle necessità più comuni, come indicato non solo dal nostro mansionario ma anche, e sempre, d’intesa con la/il capo sala. Ma l’aiuto è anche morale: per ascoltarlo, per cercare di condividere la situazione di soff e renza, per tentare di alleviare, per quanto possibile, il peso della malattia e, in molti casi, della solitudine.”
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Se volete sostenerci e donarci il 5 per mille Associazione Cuore Sano /// Unicredit Banca di Roma – Roma 173 – Ospedale Borgo S.Spirito, 3 – 00193 Roma – c/c n. 1031536970 – Codice IBAN 66 Z 02008 05135 000400005512 – Swift code UNCRITM1B83 /// Posta – IT 68 y 076 0103 2000 0008 3738005 /// Cod. Fisc. Associazione (5 per mille) 96255480582
Pillole di salute SEMPRE PIÙ VECCHI – L’Organizzazione mondiale della sanità conferma: dopo il Giappone è l’Italia al secondo posto per popolazione più anziana del mondo: il 21,4% è over 65, e il 6,4% ha più di 80 anni. In Europa siamo i più longevi, seguiti da Germania e Portogallo. Il dato italiano si presta a una doppia lettura. Da un lato significa che la qualità della vita è molto migliorata grazie all’accessibilità universale delle cure e l’alto livello del sistema sanitario. Dall’altro lato l’invecchiamento della popolazione crea una serie di problemi per il sistema pensionistico, ma soprattutto per gli stessi anziani: lo Stato deve garantire politiche che consentano ad essi di continuare ad essere parte vitale nella società. N U OVO CUORE ARTIFICIALE – Un nuovo cuore artificiale magnetico è stato impiantato con successo per la prima volta al mondo in un paziente pediatrico, una ragazza di 16 anni che rischiava la morte improvvisa in attesa di un org ano compatibile. L’operazione è stata eseguita all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. L’intervento è stato eseguito come soluzione ponte (cioè in attesa di un cuore per il trapianto) il 7 gennaio scorso su una ragazza di 16 anni che soffriva di miocardiopatia dilatativa severa.
Dopo 4 giorni si è reso disponibile un c u o re compatibile e la paziente è stata trapiantata l’11 gennaio. Il nuovo dispositivo meccanico si chiama Heart MAte 3. Impedisce l’attrito delle parti meccaniche tra di loro, prevenendo così l’usura del dispositivo. L’ospedale ha realizzato il primo impianto di cuore artificiale nel 2002 MANGIAMALE A SCUOLA – Contorni di verdure, pasta, pesce, poi frutta, pane e minestrone. Sono gli alimenti che finiscono sprecati di più nelle mense scolastiche. Proprio quelli tipici della dieta mediterranea! Gli avanzi di cibo si aggirano mediamente intorno al 14% e possono essere riutilizzati solo nel 9% dei casi (Banco alimentare, ospizi, ecc.). Ma solo in meno della metà degli istituti scolastici viene rilevata la presenza di avanti. Di più: nel 16% delle scuole non
si fa la raccolta diff e renziata. Dati del ministero dell’Istruzione. 45MILA INTERVENTI AL CUORE – Negli ultimi quarant’anni la mortalità per malattie cardiovascolari si è ridotta del 63%. Non solo per i progressi straordinari della medicina ma anche per la riduzione della pressione arteriosa (25%) e della colesterolemia (23%). Ogni anno, in Italia, sono 45mila le operazioni cardiochirurgiche. Gli interventi più diffusi sono il bypass artocoronarico (35-40%), la sostituzione delle valvole (30-35%) e dell’aorta toracica (10-15%). È L’ANNO DEI LEGUMI – L’Onu ha stabilito che questo sia l’anno internazionale dei legumi secchi: fagioli, piselli, lenticchie, ceci e affini. L’operatività della decisione è delegata alla Fao (l’agenzia delle Nazioni unite delegata alla gestione dei problemi e delle risorse agroalimentari) che ha in progamma una serie di iniziative, in Italia e nel mondo, per favorire il consumo dei legumi secchi. Essi sono ricchi di proteine: 20-25% del loro peso, contro il 10% del grano e il 30-40% della carne. Quindi un’alternativa concreta, soprattutto al consumo di carne, più economica e più sana per combatt e re obesità (pochi grassi), diabete, disturbi cardiaci (tengono in equilibrio il colesterolo) e cancro.
Periodico dell’Associazione Cuore Sano in collaborazione con la Uoc Cardiologia S.Spirito • Anno XXI - n.1 - genn./marzo 2016 • Reg. Trib. di Roma n.00323/95 • Direttore responsabile Giorgio Frasca Polara • Comitato scientifico Roberto Ricci (presidente), Edoardo Nevola, Antonio Cautilli, Alessandro Danesi, Gabriella Greco, Francesca Lumia, Alessandro Totteri, Marco Renzi, Giulio Scoppola • Redazione Lungotevere in Sassia n. 3 • 00193 Roma Ospedale Santo Spirito • Recapiti: Cardiologia-reparto terapia intensiva (Utic) tel. 06.68352579; Cardiologia-reparto Subintensiva (Usic) tel. 06.68352213; Segreterie Cardiologia, Ass. Cuore Sano e redazione di Cuore Amico tel. 06.68352323 • E-mail: dmed.car@asl-rme.it •segreteriacs@cuoresano.it • www.cuore-sano.it • Stampato dalla Stamperia Lampo