Cuore amico 2013 n.2

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Periodico di informazione dell’Associazione Cuore Sano– Anno X VIII -n.2 aprile-giugno 2013

RTO A F N I PER E T TA R A Z Z MO E DIM 0 ANNI E H C PIÙ RCO DI 4 NELL’A

CARDIOPATIE: LA DIFFERENZA DI GENERE FAVORISCE LE DONNE ALL’INTERNO: SIGARETTE ELETTRONICHE BOCCIATE DALLA SANITÀ I CONTROLLI A DISTANZA PER I PACE-MAKER LA DIFESA DAL CALDO PER I CARDIOPATICI L’HOLTER PER MONITORARE LA PRESSIONE ARTERIOSA


Grazie alle nuove terapie, alle Utic, a nuovi stili di vita

Negli ultimi 40 anni la mortalità per infarto è più che dimezzata di Roberto Ricci*

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n ascesa negli uomini e nelle donne fino alla metà degli Anni Settanta (con un picco di oltre 90mila vittime l’anno), in Italia la mortalità per infarto ha cominciato proprio in quel periodo a diminuire progressivamente sino a più che dimezzarsi, ad avvicinarsi ad un terzo – oggi si è a quota 35mila – grazie al miglioramento delle terapie mediche e farmacologiche in fase acuta e post-acuta, all’organizzazione delle Utic (Unità di terapia intensiva coronarica), ad una nuova concezione dei buoni stili di vita: alimentazione con meno grassi, riduzione/abolizione del fumo, movimento fisico. E’ uno dei dati più significativi emersi dal meeting veneziano promosso in occasione del 50° anniversario della nascita dall’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) e che ha consentito, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità, di tracciare un bilancio della saluta del cuore degli italiani nell’ultimo mezzo secolo. In sintesi, mentre una volta – ha ricordato il presidente dell’Associazione, dr. Francesco Bovenzi – l’infarto mieteva molte vittime già in età relativamente giovane (40-50 anni) e che scampava alla morte finiva per un mese all’ospedale e poi era considerato un invalido a vita, ora l’età media del,le vittime d’infarto è salita ai 70 anni, il ricovero dura pochi giorni, e soprattutto si muore assai meno: la mortalità per chi viene ricoverato tempestivamente in un’Utic è del 3% e del 10% quella di chi viene curato in unità non specialistiche. Così che adesso il numero delle vittime è sceso a 35mila l’anno con una riduzione del 60% della mortalità: un risparmio di ben 750mila vite in mezzo secolo”, ha detto Bovenzi. La cifra attuale dei 35mila decessi l’anno

è d’altra parte destinata ad un calo progressivo e significativo, ha sottolineato dal canto suo la dr.ssa Simona Giampaoli, responsabile del reparto di epidemiologia delle malattie cerebro e cardiovascolari dell’Istituto Superiore di Sanità. Decrementi lievemente superiori si sono avuti negli Anni Novanta in corrispondenza dell’introduzione della trobolisi, degli interventi di by pass e angioplastica. Conseguenza: nel 2000 ci sono stati 43mila decessi in meno rispetto al 1980, e una riduzione così drastica è spiegata per il 40% con il miglioramento delle terapie in fase acuta e in prevenzione farmacologica primaria e secondaria, e per il 55% con il miglioramento degli stili di vita. Attenzione però: purtroppo proprio l’ottimizzazione delle cure ha portato gli italiani – paradossalmente – a temere meno l’infarto e ad essere più riluttanti ad abbandonare le cattive abitudini. Fumo (ancora fumo…), sedentarietà, alimentazione sbagliata sono ancora gli ostacoli più difficili da superare, e che mettono a rischio non solo chi a seguito di un infarto è stato sottoposto ad angioplastica o bypass, deve assumere farmaci e sottostima la delicatezza della propria condizione, ma anche i più giovani, perché ai fattori di

rischio tradizionali aggiungono lo sballo dei weekend (droghe e alcol) e, nel caso delle ragazze, anche il pericoloso cocktail fumo-pillola anticoncezionale che aumenta sin o a trenta volte il rischio di eventi cardiovascolari e trombosi. La parola, qui, di nuovo al dr. Bovenzi. Di fatto oggi i giovani che adottano stili di vi-

Ridotta di 2/3 la mortalità per infarto nell’arco di trent’anni, questo il bilancio presentato al meeting dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri ta scorretti rischiano un infarto più di cinquant’anni fa, e si teme che in un prossimo futuro i decessi possano tornare a salire. Non possiamo aspettarci miglioramenti ulteriori e consistenti dall’avanzamento delle tecnologie e dei trattamenti della lotta contro l’infarto che si può combattere anche grazie ad una migliore diagnostica: oggi infatti si è in grado di individuare anche mini-infarti che in passato non si riconoscevano e che possono essere preziosi campanelli d’allarme. “Abbiamo dunque tutto ciò che ci serve perché la mortalità per infarto si trasformi da un’epidemia a un’endemia ma gli italiani devono capire che per riuscirvi serve oramai soprattutto il lolro impegno nel perseguire corretti stili di vita”.

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4 Tra poco disponibili anche in Italia nuovi anticoagulanti orali

Nuove medicine per curare la trombosi venosa profonda di Patrizia Romano*

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a trombosi venosa profonda basso peso molecolare come la daltepari- lore dell’INR avrà raggiunto la stabilità (TVP) è una patologia provocata na e l’ enoxaparina che possono essere con valori superiori a 2. A questo punto si dalla formazione di un coagulo di utilizzate anche a domicilio. L’enoxapari- continuerà solo l’anticoagulazione orale sangue (trombo) in una o più vene na viene somministrata per via sottocuta- per un periodo di almeno tre mesi. La durata della terapia andrà valutata del sistema venoso di volta in volta in base alla loprofondo, frequentemente a licalizzazione e alla severità della vello degli arti inferiori. La comTVP. plicazione più temuta è l’emboNella TVP dei segmenti distali lia polmonare. Allo scopo di imdegli arti inferiori il trattamento pedire tale evento si utilizzerà la con i farmaci anticoagulanti anterapia anticoagulante, con l’indrà proseguito per tre mesi solo tento di sciogliere i trombi già nelle forme più severe. Nelle formati e impedirne l’ embolizforme meno severe, in cui i sinzazione a livello polmonare. In tomi non sono presenti o sono base alle ultime linee guida sul lievi o moderati, la terapia antitrattamento della TVP dell’ coagulante non sarà necessaria. American College of Chest PhyIn questi casi, invece, il paziente sicians aggiornate nel 2012 e La complicazione più pericolosa di una patologia come verrà esaminato con ecografia pubblicate sull’importante rivila trombosi, che colpisce frequentemente gli arti inferiori, colordoppler per le successive sta medica “Chest”, il trattamenè l’embolia polmonare due settimane al fine di controlto della TVP varia in base alla lolare che la trombosi non si calizzazione e alla severità dei nea una o due volte al giorno in dosaggi estenda, complicazione che richiederà sintomi. La terapia anticoagulante prevede l’utiliz- rapportati al peso corporeo, all’età e alla una terapia anticoagulante orale per tre zo dell’eparina non frazionata, sommini- presenza di eventuale insufficienza rena- mesi. strabile per infusione endovenosa, con le. Contemporaneamente verrà iniziata Nella TVP dei segmenti prossimali degli necessità di ricovero del paziente in ospe- anche la terapia anticoagulante orale e arti inferiori i farmaci anticoagulanti andale. L’eparina a basso peso molecolare è l’enoxaparina verrà continuata per alme- dranno proseguiti per tre mesi o per periosomministrabile per via sottocutanea co- no cinque giorni e interrotta quando il va- di ancora più lunghi nelle forme di TVP idiopatica. Per episodi ricorrenti di TVP me anche il fondaparinux. Mentre i dicula terapia anticoagulante orale andrà conmarolici (Warfarin) vengono assunti per Insufficienza cardiaca tinuata per molti mesi. Anche nella TVP via orale. Questi ultimi necessitano di una e trombosi degli arti superiori il trattamento anticoamonitorizzazione della coagulazione con gulante prevede solitamente una durata di frequenti prelievi ematici per la determiOltre alla sedentarietà, ai precedenti fatre mesi. nazione dell’INR, un indice dello stato di miliari, al fumo e alla scorretta alimencoagulabilità del sangue che dovrà essere Ricordiamo infine l’utilizzo dei filtri cavatazione, tra i fattori che possono aumenmantenuto nell’intervallo tra 2 e 3. li, limitato a casi strettamente selezionati, tare il rischio di trombosi c’è l’insuffiLa novità: saranno tra poco disponibili e delle calze elastiche a compressione gracienza cardiaca perché se il cuore è dananche in Italia nuovi anticoagulanti orali duata che dovranno essere indossate per neggiato, non pompa sangue con la stes(dabigatran, apixaban, rivaroxaban) che almeno due anni. Il periodo si allungherà sa efficienza di un cuore normale e quinhanno il vantaggio di non rendere necesnel caso siano presenti i segni della sindrodi aumenta la possibilità che il sangue sari controlli del livello di coagulazione. me post-flebitica (gonfiore e dolore). ristagni e si coaguli. Le eparine più usate sono le eparine a * Dirigente medico Uoc Cardiologia, S. Spirito


Non solo per la diversa epoca di comparsa dei mali

Sul fronte cardio la differenza di genere favorisce le donne di Rita Lucia Putini*

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bbene si! Anche nelle relazioni cliniche, pur se per aspetti diversi nelle singole patologie, le donne pagano una differenza di genere. C’e’ un problema “di genere” nella medicina in generale e nella cardiologia. Molte sindromi cliniche sono prevalenti nel sesso femminile, come ad esempio le patologie autoimmuni. Nell’ambito della cardiologia gli esempi sono molteplici sia nella frequenza con cui una patologia cardiovascolare si manifesta nel sesso femminile, e sia per aspetti diversi dell’intero percorso clinico: dalla correttezza con cui viene posta la diagnosi, alle manifestazioni cliniche, alle scelte terapeutiche. Nell’ambito della cardiopatia ischemica é nota da tempo la diversa epoca di comparsa di malattie come infarto miocardico e angina legate alla malattia coronarica che tende a manifestarsi nelle donne prevalentemente a partire dalla sesta decade di vita rispetto alla comparsa più precoce (dalla quarta decade di vita) nel sesso maschile. Questo ritardo temporale sembrerebbe dovuto non solo alla perdita della difesa sull’apparato cardiovascolare per l’azione protettiva degli ormoni estrogeni ma alcuni studi avrebbero evidenziato differenze nell’attività di alcuni enzimi cellulari che modificano il loro modo di agire, tra maschi e femmine, fino dall’età infantile. Molti studi hanno evidenziato poi come, a parità di alto rischio cardiovascolare, le donne siano sottoposte meno frequentemente degli uomini ad indagini diagnostiche in urgenza come la coronarografia o tecniche invasive per riaprire le arterie coronarie in caso di infarto miocardico come l’angioplastica. Meno frequentemente inoltre, nel sesso femminile, vengono utilizzati farmaci come i nuovi e più potenti farmaci antitrombotici nella terapia dell’infarto miocardico acuto e

meno sicuro l’impiego di farmaci attivi nel sesso femminile perché il risultato ottenuto su pazienti prevalentemente maschi non è detto debba ripetersi nella stessa misura di sicurezza ed efficacia nella controparte femminile. Sicuramente esiste una risposta di genere all’attività dei farmaci in generale e forse per quelli attivi sul sistema cardiovascolare in particolare. Solo negli ultimi anni, nei grandi studi scientifici si cerca di bilanciare tra maschi e femmine la popolazione studiata. Un aspetto importante della terapia che obbliga a tenere conto del rischio di genere riguarda i farmaci antitrombotici nella terapia dell’infarto miocardico acuto e nella prevenzione di eventi coronarici successivi. Questi farmaci hanno avuto negli ultimi anni uno sviluppo considerevole riguardo agli studi di efficacia specialmente con la scoperta di nuovi farmaci attivi sulle piastrine che si oppongono alla trombosi coronarica (causa dell’infarto) e prevengono la chiusura degli stent impiegati per riaprire le occlusioni coronariche. Le donne presentano, con l’utilizzo di questi farmaci, un aumento del rischio di emorragie anche gravi come le emorragie cerebrali. Pertanto, l’appartenenza al sesso femminile viene considerato nel punteggio utilizzato per il calcolo numerico del rischio di sanguinamento. Antico è il detto ”chi dice donna dice danno”, e “danno al cuore” sembra essere per molti aspetti prevalentemente “al femminile”. Fortunatamente in questo la parità non è raggiunta e sul fronte cardiovascolare stiamo ancora globalmente meglio degli uomini. Ma attente: solo fino a quando la malattia non colpisce! Pertanto donne: non abbassate la guardia specialmente in termini di prevenzione. * Cardiologa, I Divisione di Cardiologia,

nella prevenzione di eventi successivi. Eppure la differenza di genere si risolve in un rischio di maggiore gravità in corso di infarto miocardico nelle donne affette da diabete mellito, è un rischio per la complicanza grave della rottura di cuore in caso di infarto miocardico esteso. Sicché spesso rende difficile l’esecuzione delle procedure di riapertura delle arterie coronariche con l’angioplastica e lo stent perché spesso, nelle donne, le arterie coronariche sono piccole di calibro e tortuose. Alcuni anni fa, quando iniziava a manifestarsi l’attenzione per una diversità di genere nelle malattie cardiovascolari, venne presentato uno studio in cui una attrice ed un attore si presentavano ad un medico (all’oscuro delle finalità dello studio) lamentando sintomi che indicavano una malattia coronarica: nei due casi i percorsi della diagnosi, l’attenzione ai possibili rischi e la terapia erano completamente diversi: facile immaginare quale dei attori venisse ritenuto il paziente più grave e da curare! Anche nell’ambito della sperimentazione di farmaci cardiovascolari le donne hanno sempre pagato un prezzo in termini di sicurezza e di efficacia nell’impiego dei diversi farmaci. Le donne sono state infatti sempre poco rappresentate in termini numerici nei grandi studi sperimentali. Questo ha reso

Osp. San Camillo

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6 Lo sviluppo elettronico del tradizionale ambulatorio

Come funzionano i controlli a distanza sui cardiopatici di Luciano Pandolfo*

I L’introduzione di sistemi di monitoraggio remoto può fornire un aiuto determinante nella gestione di un numero maggiore di pazienti rispetto a quello attuale

l controllo ambulatoriale dei pazienti portatori di defibrillatori impiantabili o di pace-maker richiede uno sforzo organizzativo e un impiego di risorse umane sempre più elevato per far fronte al crescente numero di pazienti portatori di questi dispositivi. Inoltre il controllo ambulatoriale fornisce un resoconto del funzionamento attuale del device ma eventuali problematiche possono insorgere molto prima del controllo programmato e, se non implicano chiari sintomi per il paziente, possono rimanere non diagnosticate per lungo tempo. In particolare il controllo ambulatoriale tradizionale può evidenziare solo una diagnosi ritardata di malfunzioni del sistema, come la rottura o lo sposizionamento di un elettrocatetere: eventi che spesso non sono avvertiti dal paziente, che può restare asintomatico o lamentare solo minimi disturbi. Altri esempi possono riguardare il mancato riconoscimento e trattamento di un’aritmia pericolosa per la vita o infine la scarica precoce e inattesa della batteria del dispositivo, che ne inficia il corretto funzionamento. Nei dispositivi più moderni l’acquisizione differita al controllo programmato di informazioni diagnostiche memorizzate come episodi silenti di fibrillazione atriale possono sottostimare il rischio cardioembolico dei pazienti e il conseguente ritardo nell’instaurare la corretta terapia anticoagulante. Per ultimo nei pazienti con scompenso cardiaco portatori di defibrillatori e pacemaker, il controllo programmato in ambulatorio può comportare ritardo nella valutazione dei cambiamenti dello stato di congestione dei pazienti e nelle eventuali modifiche terapeutiche necessarie. La recente introduzione di sistemi di monitoraggio remoto dei devices potrebbe fornire un aiuto determinante nella gestione di molti pazienti. Le principali aziende pro-

duttrici di PM e ICD hanno sviluppato negli ultimi anni dispositivi di controllo remoto per permettere il monitoraggio costante del paziente e garantirne la miglior gestione. In linea generale il dispositivo impiantato si collega wireless, o tramite testina telemetrica, con un comunicatore consegnato in dotazione al paziente. Il comunicatore deve essere collegato a una presa elettrica e, secondo i dispositivi, a una linea telefonica fissa o a rete cellulare. Il dispositivo trasmette quotidianamente i propri dati essenziali al comunicatore e, a intervalli prestabiliti dal medico, viene effettuata in automatico un’interrogazione completa, del tutto sovrapponibile a quella eseguibile in ambulatorio. Inoltre in molti casi il paziente può effettuare una interrogazione manuale, utile per esempio in caso di sintomi, per permettere al medico di ottenere un’immediata analisi del ritmo e dello stato del dispositivo, senza necessità per il paziente di recarsi in ospedale. I dati così raccolti vengono inviati a un sito Internet dedicato, specifico per ogni Ditta e il medico referente può quindi avere a disposizione tutto il controllo del dispositivo con una semplice connessione a Internet. In generale ogni dispositivo è impostato per riconoscere condizioni d’allarme di diversa gravità: gli allarmi rossi riguardano difetti di funzionamento degli elettrocateteri o della batteria (es. rottura di elettrodo, batteria scarica) che possono impedire il corretto funzionamento dell’apparecchio; gli allarmi gialli riguardano difetti del dispositivo di minor gravità e altre condizioni circa lo stato di salute del paziente, per es. insorgenza di fibrillazione atriale, intervento del defibrillatore su aritmie, percentuale di stimolazione sincronizzata (bi ventricolare) nei pazienti affetti da scompenso cardiaco. Ogni condizione d’allarme è notificata al


medico referente via fax o telefono (SMS), secondo le preferenze personali e può essere verificata immediatamente tramite Internet nel sito dedicato. Al momento dell’impianto ogni paziente eleggibile riceve il sistema di trasmissione remoto ed è istruito sul corretto utilizzo dall’infermiere responsabile del progetto. L’infermiere si occupa quindi della programmazione delle trasmissioni da effettuare nel sito dedicato (ogni tre mesi per i defibrillatori e ogni sei mesi per i pace-maker) e gestisce la comunicazione con il paziente riguardo alle stesse. Quotidianamente l’infermiere verifica l’arrivo di nuove trasmissioni nel sito e le sottopone all’attenzione del medico referente. In caso di trasmissione esauriente, con controllo completo di tutti i dati necessari riguardanti il funzionamento di batteria ed elettrocateteri e in assenza di eventi aritmici

di rilievo, il referto viene inviato al paziente via posta tradizionale o via mail. Nei casi di trasmissioni con problematiche il paziente è contattato e sottoposto a controllo ambulatoriale. Il controllo remoto è pertanto una nuova possibilità di monitoraggio dei pazienti, che si dimostra essere molto efficace e sicura. Nella esperienza di molti Centri di Elettrostimolazione i pazienti hanno mostrato disponibilità e soddisfazione per questo sistema di controllo che ha permesso la verifica del funzionamento del dispositivo senza necessità di visite frequenti in ospedale. Inoltre con il controllo remoto il periodo tra insorgenza di una problematica strutturale o clinica e la sua risoluzione, viene notevolmente ridotto, con sensibile beneficio per la salute del paziente. * Dirigente medico Uoc Cardiologia S. Spirito

Angelo Lucchetti, un paziente speciale

Un clown in palestra: «Così ci si incoraggia»

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o, lui frequenta tre volte alla settimana la palestra dei cardiopatici del Santo Spirito perché ha avuto disturbi al cuore rimediati con gli stent. Ma quando capita fa anche altro, sfruttando la sua grande passione di “fare il pagliaccio per far sorridere gli altri”. Il clown (dilettante? lui così ama definirsi, ed è giusto) è in realtà un ex meccanico, si chiama Angelo Lucchetti, ha 75 anni, è stato un giramondo, adora fare “numeri ricreativi” (ha dato persino una mano al circo di Nando Orfei) soprattutto per i bambini, in particolare se son malati, ma qualche volta – rara ma gradita – fa divertire anche i suoi compagni cardiopatici.

Racconta un po’ com’è nata questa tua, come dire?, vocazione… «E’ nata per gioco quando ho lasciato il mio lavoro, ma soprattutto è nata per il desiderio di fare qualcosa per gli altri, naturalmente sempre e solo a titolo gratuito. Sì, la parola vocazione mi sta bene: nel senso che il mio è un modo di far del bene agli altri, cioè uno dei fondamenti

del credo in cui mi riconosco e milito, e cioè il movimento dei focolarini.»

ni, ma non solo lì. Il fatto è che anche qui, in palestra, un piccolo numero può rasserenare i non più piccoli, anzi persino gli anziani…»

Già, infatti parli della tua seconda vita come del desiderio di far sorridere gli altri… «Certo, ma non ho inventato nulla! La pratica del sorriso terapia è piuttosto diffusa, soprattutto negli ospedali dei bambi-

A proposito della nostra palestra: “numeri” a parte, perché ci vieni e ci stai? «Intanto perché mi fa bene: da soli non si riesce (lo sappiamo bene, vero?) ad allenarsi così bene e così regolarmente. Poi perché si respira un clima di famiglia e, insieme, c’è grande attenzione per noi da parte delle operatrici. E infine perché ci si incoraggia l’un l’altro/a, ci si conforta nei momenti più difficili, quelli della ripresa dopo…il fatto.» Ecco, allora le tue prestazioni da clown, qui in palestra, potrebbero essere più frequenti? Noi, e soprattutto quanti non hanno ancora avuto modo di festeggiarti in questa veste, ci spereremmo… «Se fosse necessario…se fosse gradito… comunque come gesto di riconoscenza. Ecco, come atto di gratitudine per quel che la palestra mi ha dato e mi dà: non solo in salute ma anche in ricchezza di rapporti umani.»

Angelo Lucchetti, clown per passione

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8 Il 90% delle finte “bionde” contiene nicotina. Confermato il divieto ai minori di 18 anni

Sigarette elettroniche? Bocciatura della Sanità di Antonio Cautili*

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fianco del portone di casa del vostro direttore ha appena aperto l’ennesimo negozio: “Sigarette elettroniche” grida l’insegna. Poi, abbassando la voce (pardon, scrivendo in minuscolo su un foglietto attaccato in fretta sulla porta a vetri): “vietate ai minori di 18 anni”. I negozi specializzati aprono con velocità vertiginosa in tutt’Italia: siamo già a quota duemila. L’anno scorso – quando in Italia il fenomeno era appena nato – il comparto aveva già fatturato circa 100 (cento) milioni di euro. Poteva, un boom del genere, essere ignorato dalla Sanità? Non poteva, e semmai l’allarme – solo l’allarme, per ora – è giunto in ritardo, quando oramai la moda, la manìa (forse anche l’imbroglio) aveva coinvolto qualcosa come due milioni di italiani, tra quelli già conquistati e quelli che (sondaggio Doxa) hanno ammesso di volerle provare. Ecco allora che l’Istituto Superiore della Sanità, sollecitato dal ministro della Salute Renato Balduzzi, ha redatto un parere assai severo in venti pagine sostanzialmente negative. Una sola ammissione, diciamo così, positiva: alle “elettroniche” si riconosce l’unico vantaggio di ridurre i danni del fumo passivo perché esse emettono vapore e non funzionano con la combustione. Ma, per il resto, il rapporto è così inquietante che il ministero si è affrettato, come prima e parziale conclusione, a proibire appunto la vendita e l’uso della finta bionda ai minori di 18 anni (e proprio nei giorni in cui questo giornale va in stampa, a vietarne anche l’utilizzo nei luoghi pubblici di tutt’Italia). C’è un dato che maggiormente

inquieta, e che alimenta la reazione e le iniziative nemmeno troppo sotterranee di due lobbies contrapposte: quella dei grandi produttori americani di sigarette vere, che annusano la crescente concorrenza delle “finte” e quindi hanno deciso di lanciarsi sul mercato con prodotti analoghi; e quella dei produttori di sigarette elettroniche che temono un drastico freno alla diffusione del loro prodotto. Il dato è costituito dal fatto che, a differenza di quel che sta diventando senso comune, non è affatto vero che le elettroniche non fanno male.

Poche luci e molte ombre dietro un boom di circa 2000 negozi aperti nel giro di pochi mesi in Italia O, almeno, non danneggiano l’organismo quelle con cartucce a base di sapori e profumi diversi dal tabacco. Ma queste sono appena il 10% della produzione sul mercato. E il resto? Cartucce tutte e solo a base di nicotina. La concentrazione di nicotina nei flaconi venduti nel nostro Paese varia

dai 4 ai 36 milligrammi al litro, ma nel mercato online si trovato cartucce con dosi più alte, sino a 48 milligrammi: l’equivalente, tanto per capirsi di due pacchetti di Marlboro Red… E allora il rapporto dell’Iss avverte: “Le sigarette elettroniche con nicotina sollevano preoccupazioni per la salute pubblica. Potrebbero rappresentare un rischio di iniziazione al fumo convenzionale a base di tabacco e di potenziale dipendenza. Rischio notevole soprattutto per i giovani considerando la facilità di reperimento”. Di più e di peggio: “Potrebbero riattivare l’abitudine del fumo” in chi ha già smesso. Si suggerisce quindi che, non esistendo “evidenza scientifica sufficiente a stabilire la sicurezza e l’efficacia come metodo per la dissuefazione, andrebbero regolamentate come dispositivi medici o prodotti farmaceutici e non come prodotti del tabacco”. E’ questa esattamente la stessa linea seguita in altri paesi. Austria, Belgio, Germania, Portogallo e Svezia hanno già cominciato. Australia, Canada e Norvegia già le vietano tutte, profumate alla menta o alla nicotina. In Francia sono autorizzate solo a scopo terapeutico. Il Regno Unito sta regolamentando tutta la materia. Gli Usa sono orientati a sottoporle alle stesse prove di valutazione dei farmaci. Senza contare che un altolà al “fumo senza fumo” era stato già formulato (ne avevamo riferito nel numero scorso) tanto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità quanto dall’Unione Europea. L’Oms ne mette in dubbio l’innocuità e le considera addirittura un sistema “per sabotare le strategie messe in atto contro il tabacco”.


Per l’invecchiamento della popolazione

In aumento le malattie delle arterie delle gambe di Alessandro Totteri*

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e arteriopatie periferiche sono malattie delle arterie (i vasi sanguigni che trasportano il sangue dal cuore alle estremità) in progressivo aumento in relazione all’invecchiamento della popolazione: si calcola che ne sono affetti circa il 40% dei soggetti di sesso maschile con età maggiore di 70 anni. Il distretto maggiormente colpito è quello degli arti inferiori. Si distinguono due forme principali: obliteranti (stenosi/restringimento e occlusioni) e dilatative (aneurismi). La causa principale delle arteriopatie è costituita dalla aterosclerosi, ovvero dal progressivo “indurimento” della parete arteriosa e dalla formazione, all’interno del vaso, di “placche” (accumuli di tessuto fibroso, grassi e calcio) che possono progressivamente ridurre il passaggio di sangue fino alla totale occlusione. In altri casi la struttura della parete dell’arteria si assottiglia, cede e si dilata dando luogo all’aneurisma. Il principale sintomo è costituito dalla claudicatio intermittens (dal latino claudico zoppicare ed intermittens in modo discontinuo) ovvero la comparsa di dolore di tipo crampiforme agli arti inferiori (molto spesso al polpaccio) che avviene durante la deambulazione e costringe il paziente a fermarsi; il dolore regredisce dopo alcuni minuti di riposo. La malattia è stata in passato definita come la “malattia delle vetrine” perché la persona affetta spesso finge di fermarsi davanti ai negozi mentre non riesce a camminare per il dolore. In condizioni di riposo, anche quando la stenosi del vaso è significativa (>70%), l’arteria riesce ancora a fornire l’ossigeno necessario al muscolo; viceversa durante la marcia, aumentando le richieste muscolari sotto sforzo, l’arteria stenotica non può incrementare, come do-

vrebbe, il flusso sanguigno. Questo meccanismo provoca l’ischemia dell’arto che si manifesta attraverso il dolore del muscolo interessato (crampo muscolare). Non appena si interrompe l’attività, nell’arco di pochi minuti l’ischemia regredisce ed il dolore scompare. Relativamente al tempo di comparsa della claudicatio (misurabile in distanza di metri percorsi senza dolore o intervallo libero) e al tempo in cui scompare il dolore (tempo di ristoro) è possibile avere un’idea del grado di stenosi (restringimento) dell’arteria. E’ lo stesso meccanismo dell’angina da sforzo (!!!) dovuta ad una ischemia (transitoria) del muscolo cardiaco per una stenosi arteriosa (coronarica) durante uno sforzo fisico. Come nella malattia coronarica i fattori che concorrono allo sviluppo della malattia sono gli stessi: ipertensione arteriosa, diabete (in particolare), ipercolesterolemia, fumo, vita sedentaria (sovrappeso) e tendenza familiare che, dove possibile, andranno prontamente corretti. Purtroppo spesso la malattia decorre asintomatica, soprattutto nei soggetti sedentari, e si evidenzia solo quando l’arteria si occlude provocando l’ischemia acuta dell’arto. Le patologie arteriose periferiche devono essere quindi sospettate e segnalate al medico quando compaiono i primi sintomi, soprattutto se presenti uno o più fattori di rischio. La diagnosi è formulata dopo attenta valutazione obiettiva (palpazione manuale dei polsi periferici e rilievo di eventuali soffi vascolari lungo il decorso delle arterie) attraverso l’esecuzione di un ecocolordoppler che permette di valutare: la morfologia della parete dell’arteria; la presenza, la distribuzione e la conformazione (percentuale di calcio) delle plac-

“La malattia delle vetrine” era così chiamato il claudicatio intermittens, principale sintomo della stenosi dell’arteria

che; la percentuale di stenosi (sia attraverso la misurazione dell’area anatomica della placca che con la misurazione della accelerazione della velocità di flusso con il doppler). In alcune situazioni l’arteriopatia deve essere studiata con indagini più complesse: la risonanza magnetica nucleare (angioRMN) e/o la TAC con mezzo di contrasto (angioTC). Nelle prime fasi della malattia il trattamento può essere medico/conservativo (correzione dei fattori di rischio) ma esso deve essere necessariamente associato ad un programma di esercizio fisico con supervisione. Nei casi in cui tali misure non determinano un significativo miglioramento della sintomatologia si deve ricorrere alle metodiche di rivascolarizzazione: o angioplastica/stent dell’arteria interessata o bypass chirurgico. Se la decisione è condivisa dal team cardiologo-chirurgo vascolare (valutazione della sede, della caratteristiche e della gravità della stenosi) attualmente i risultati della rivascolarizzazione sono eccellenti con risoluzione dei problemi ischemici e soprattutto della limitazione funzionale. * Dirigente medico Uoc Cardiologia S. Spirito

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10 Con un Holter che, in automatico, compie diecine di misurazioni

Perché il monitoraggio della pressione arteriosa nell’arco delle 24 ore di Antonella Chiera*

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l monitoraggio della pressione nell’arco delle 24 ore, anche chiamato Holter Pressorio o ABPM (Ambulatory blood pressure monitoring), è un esame diagnostico non invasivo che consente di registrare la pressione arteriosa appunto per 24 ore. Si utilizza un bracciale, simile a quelli usati per la misurazione ambulatoriale, connesso ad un piccolo apparecchio (poco più grande di un moderno telefono cellulare) fissato in vita da una cintura. Durante l’esame vengono effettuate in automatico almeno due misurazioni per ora durante il giorno e una durante la notte, per un totale di 50-100 misurazioni. Al termine delle 24 ore il paziente smonta l’apparecchio e il cardiologo esamina, con l’aiuto di un computer, i dati memorizzati. Pur sottolineando l’importanza da parte di tutta la popolazione, sana o ipertesa, dell’automisurazione della pressione arteriosa (la misurazione, cioè, della pressione, da parte del paziente, per lo più a domicilio, in ambiente tranquillo e sereno), vi sono particolari circostanze che rendono il monitoraggio pressorio nelle 24 ore estremamente utile sia in fase diagnostica che dopo aver iniziato una terapia antiipertensiva. Il caso più semplice è quello dei pazienti che si emozionano e si stressano misurando la pressione in un ambulatorio medico mentre a casa hanno valori normali, si parla di “ipertensione da camice bianco” o più precisamente di “ipertensione clinica isolata”. Un secondo caso, opposto al precedente, è quello della ”ipertensione mascherata”: il paziente ha valori normali alla visita ed elevati valori pressori al di fuori dello studio

medico, con alcuni segni, già evidenti, di danno d’organo da ipertensione, come la retinopatia ipertensiva o l’ipertrofia delle pareti cardiache. L’esame con l’Holter è molto utile, inoltre, nel paziente in terapia farmacologica, per controllare che il farmaco sia efficace in ogni momento della giornata, escludendo anche casi in cui ci sia un’eccessiva diminuzione della pressione, ad esempio episodi ipotensivi legati alla postura come l’ipotensione ortostatica o quella post-pranzo dovuta ad un eccessivo flusso sanguigno negli organi deputati alla digestione o un’ipotensione notturna. Il range di normalità per il monitoraggio pressorio è di 135/85 mmHg per i valori medi diurni e di 120/70 mmHg per i valori medi notturni, anche se in alcuni soggetti ad alto rischio, come ad esempio i

diabetici, si raccomandano valori più bassi. Nei soggetti sani, con normali valori pressori, si ha un ritmo circadiano della pressione arteriosa, cioè si ha generalmente un calo notturno, massimo verso le quattro del mattino, e poi si ha una graduale risalita dei valori, più marcata al risveglio. La riduzione di valori durante le ore di sonno è di circa il 10% (o comunque almeno di 10 mmHg per quanto riguarda la pressione sistolica e di 5 mmHg per la diastolica). I soggetti che non presentano questo ritmo giorno-notte vengono definiti non-dippers. Avere valori pressori normali ma non presentare il fisiologico ritmo giorno-notte è comunque indice di un elevato rischio cardiovascolare. L’Holter pressorio è gravato da alcuni limiti. In presenza di fibrillazione atriale o di frequenti extrasistole le misurazione azioni possono non essere del tutto affidabili e fornire dati parzialmente falsati. Un altro problema è rappresentato da coloro che svolgono attività fisiche pesanti che costringono a un uso frequente del braccio su cui è stato applicato il manicotto. I dati, anche in questo caso, potrebbero essere non del tutto affidabili. Va comunque sottolineato che questo tipo di esame pur essendo utile, non invasivo e relativamente poco costoso, non deve sostituire la funzione fondamentale dell’automisurazione che risulta, se ben eseguita, affidabile, precisa, segno di una adeguata motivazione del paziente, in grado di ridurre il numero di viste mediche di controllo e quindi determinante un significativo guadagno in termini di tempo e di costi. * Dirigente medico Uoc Cardiologia S. Spirito


Quante iniziative per i soci di Cuore Sano!

I

l trimestre che si sta per concludere è stato segnato dalla ripresa alla grande delle iniziative sociali dell’Associazione Cuore Sano. Parliamo di ripresa dal momento che il 2012 si era concluso proprio con un evento di notevole spessore culturale come la serata di Gospel e canti popolari tenuta nel teatro dell’ospedale S. Spirito. Ora, invece, in due dei tre eventi si è usciti all’aperto. (Ricordiamo che le iniziative organizzate dall’Acs sono riservate ai soci: un’occasione tanto di rinnovare il legame tra i soci e loro familiari quanto di garantire all’Associazione le risorse finanziarie per le sue pur modeste strutture organizzative e per consentire la pubblicazione di questo periodico.) La prima uscita è stata costituita il 9 maggio dalla visita – guidata dalla dr.ssa Lorena Lombardi – al complesso monumentale del Borgo: Castel Sant’Angelo/Mausoleo di Adriano, passeggiata lungo le Mura leonine, San Pietro (un’occasione preziosa per scavare anche nelle origini della basilica costantiniana) e infine il complesso di Santo Spirito in Sassia, l’antichissimo ospedale medioevale della città, un po’ diverso dall’attuale. Dentro il teatro del S. Spirito si è tornati il 24 maggio, con il tradizionale appuntamento annuale con l’Orchestra Filarmonica di Tivoli diretta dal Maestro Francesco Romanzi. Come è noto a molti soci, l’Orchestra è composta in gran parte di giovani musicisti, si esibisce per l’Acs del tutto gratuitamente, e le sue serate – una compilation sempre varia di musiche classiche e non: da Ravel a Mozart, da Vivaldi a Strauss, Piazzolla, Williams – rac-

Pochi giorni dopo, mercoledì 5 giugno, di nuovo all’aria aperta: un paio d’ore di Nordic Walking nel verde di Villa Pamphili dove i pazienti sono stati guidati dagli istruttori della Scuola italiana dello sport nato in Finlandia. Infine il 20 giugno i soci e i loro familiari sono stati ospiti della Presidenza della Repubblica: lunga visita, infatti, alla tenuta di Castelporziano, residenza estiva del capo dello Stato ma anche vasta e preziosa oasi di verde, di animali in libertà (frequente l’incontro di daini, di cinghialimamme con al seguito di sei-otto cinghialini, ecc.), di coltivazioni, di varie produzioni agricole (grano, latte, carne bovina ed equina da macello, ecc.). Queste produI pazienti di Cuore Sano in un momento della visita a Castel Sant’Angelo

colgono la simpatia e il gradimento di una folla sempre calorosa. Così è accaduto anche nella nuova occasione, ospite d’onore lo scrittore Andrea Camilleri.

zioni sono in parte destinate al mercato, e quindi al parziale autofinanziamento della tenuta, e in parte ad alimentare le mense romane per i meno abbienti.

Si ringrazia la Abbott Vascular Knoll-Ravizza per il sostegno economico per la pubblicazione di questo giornale


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Ne ingeriamo più del doppio di quanto necessario

Consumiamo troppo sale! È un pericolo per la salute

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Oltre all’assenza di sale, la buona conservabilità è un altro dei pregi del pane “sciapo”

allarme viene questa volta da New Orleans (Usa) e conferma i risultati della denuncia di due anni fa della Società europea di ipertensione, frutto della ricerca congiunta tra Università Federico II di Napoli (Dipartimento di medicina clinica e sperimentale) e Centro per la nutrizione dell’Università inglese di Warwick. Al centro del convegno svoltosi nella capitale della Louisiana c’è stato proprio il rapporto tra nutrizione e rischio cardiovascolare. Prima conclusione, piuttosto scontata ma sempre utile a ripetere: consumiamo sale anche senza accorgercene. Nel senso che solo il 20% del sale assunto (sempre troppo, in media il doppio della dose raccomandata: solo quattro-cinque grammi) è di condimento, in qualche modo voluto; mentre l’80% arriva direttamente dal supermercato (alimenti preconfezionati), dal bar (il maledetto tramezzino, il pasto veloce in pausa lavoro), nei prodotti trasformati. Bene, anzi malissimo: proprio gli italiani sono tra i consumatori più accaniti nell’ingerire troppo sale – 12 grammi gli uomini, 10 le donne –, e in Europa solo pochissimi paesi (per esempio l’Ungheria) si comportano peggio di noi. Il risultato, non meccanico ma certamente agevolato dalla carica pressoria del sale, è l’aumento del rischio di ictus e di patologie cardiovascolari.

Proprio a questi aumenti si riferiva, tra l’altro, lo studio italo-britannico di due anni fa, basato sulle medie pressorie di 170mila persone di una diecina di paesi nell’arco di un decennio. Ebbene, la riduzione del consumo di sale a cinque grammi giornalieri ridurrebbe del 23% il rischio di ictus e del 17% quello di patologie cardiovascolari. In altre parole significherebbe evitare più di un milione di morti per ictus e circa tre milioni di morti per malattie di cuore ogni anno in tutto il mondo industrializzato… Come rimediare? Anzitutto bandendo dalla tavola la saliera o quanto meno adoperare (anche cucinando i cibi a casa propria) il sale dietetico a sodio assai ridotto in vendita ovunque. Poi ricorrendo ad altri e più innocui esaltatori di sapore come erbe o aceto. Quindi controllare attentamente le etichette dei prodotti in vendita nei supermercati. Vero è che le resistenze dei produttori/trasformatori di alimenti sono fortissime. Vero anche che in Italia (a differenza di quanto accade in altri paesi) il ministero della Salute nicchia al punto che è rimasto lettera morta il protocollo d’intesa tra dicastero e organizzazioni dei panificatori per ridurre (non obbligatoriamente, attenzione!) il sale nel pane del 15% entro il 2011. Ma, a parte le sacrosante campagne medico-salutiste (compresa la nostra), c’è anche un ruolo, per la verità misconosciuto, degli psicologi. Essi sostengono che, nel giro di qualche settimana, le abitudini alimentari possono essere modificate anche in modo radicale. Tanto più con il sale. D’altra parte c’è un modello sotto gli occhi degli italiani: quello toscano. Il pane di quella regione com’è? “Sciocco”, cioè senza sale. E questo pane oggi si può trovare anche in molti forni romani.


Una insidia per la salute

Come il cardiopatico si difende dal caldo di Alessandro Carunchio* di Flavia Belloni*

I

l caldo nasconde insidie per la salute del cardiopatico poiché esercita due azioni principali: intanto è un vasodilatatore e, come tale, abbassa la pressione; e poi aumenta la traspirazione corporea (sudorazione marcata) e quindi non solo contribuisce anch’essa ad abbassare la pressione ma dà anche disidratazione con perdita di sali minerali quali il potassio ed il sodio. Queste azioni del caldo si sommano ad alcuni farmaci che spesso devono essere assunti dal paziente quali i diuretici (che provocano perdita di liquidi e sali) e gli ipotensivi, che spesso hanno un effetto vasodilatatore.

L’azione combinata di caldo, sole e farmaci può causare, in casi gravi, la sindrome da colpo di calore. Ne sono sintomi premonitori mal di testa, nausea, vomito, diarrea, vertigini, sensazione di svenimento, confusione, delirio, febbre con pelle calda e asciutta. Possono esserci convulsioni e il paziente può arrivare allo shock con pressione arteriosa bassa, polso e respiro accelerati. Cosa fare per prevenire tutto questo? La prima cosa da fare è adeguare il dosaggio dei farmaci alla situazione climatica ed ai valori pressori estivi con conseguente riduzione – sotto controllo medico – di diuretici e vasodilatatori. Altra raccomandazione: bere più liquidi (soprattutto acqua)

sono aiutare l’organismo a sopportare meglio il caldo. Inoltre si raccomanda di indossare abiti leggeri, di colore chiaro, non aderenti, anzi sciolti, per permettere la circolazione dell’aria sul corpo; di evitare esercizi

senza aspettare di avere sete per bere. Se il medico, in presenza di particolari patologie, ha limitato la quantità di liquidi da bere, chiedergli quanto si può bere in più quando fa caldo e chiedergli anche indicazioni sui sali minerali da integrare. Inoltre sono da evitare liquidi che contengano alcool e/o caffeina o grandi quantità di zuccheri (bevande che spesso contengono pochi sali) aumentando la perdita di fluidi corporei. Inoltre, non bere liquidi troppo freddi. Altre raccomandazioni: stare in casa o in zone ombreggiate e fresche e, se possibile, in ambienti protetti da lieve aria condizionata nelle ore di maggiore insolazione; ventilare l’abitazione attraverso l’apertura notturna delle finestre (e chiusura nelle ore calde) e uso di ventilatori che forniscono refrigerio solo se la temperatura ambiente è < ai 35°C. Se si percepisce un surriscaldamento corporeo, aumentare la ventilazione o usare un condizionatore se è possibile. Nelle ore più calde, è opportuno fare docce e bagni fre-

fisici non necessari all’aperto o in luoghi non condizionati ed evitare l’esposizione inutile al sole diretto; di usare cappelli leggeri a tesa larga o parasole, occhiali da sole e filtri solari con protezioni ad ampio spettro. Nel caso in cui si debbano svolgere attività all’aria aperta: limitarle alle ore mattutine e serali; limitare gli sforzi fisici, e quando siano inevitabili bere dai due ai quattro bicchieri di bevande non alcoliche; riposarsi in luoghi ombreggiati. Quanto all’alimentazione, preferire pasti leggeri con molta frutta e verdura fresca, qualche gelato, facendo attenzione all’opportuna conservazione dei cibi (una eventuale diarrea in estate peggiora tutto quanto già detto). Inoltre, non sostare in automobili ferme al sole né lasciare mai persone, specialmente bambini o anziani, nè animali domestici in auto o altri veicoli chiusi. Se si è fuori del luogo di dimora, è opportuno telefonare all’autorità sanitaria locale o al comune per saper se e dove, nelle vicinanze dell’abitazione, vi sono appositi luoghi per il sollievo dal caldo. * Dirigente medico Uoc Cardiologia S. Spirito

L’azione combinata del caldo e di farmaci, come i diuretici e gli ipotensivi, può causare la sindrome da colpo di calore. Bere molti liquidi e adeguare il dosaggio dei farmaci (con l’adeguato controllo medico) aiutano a prevenirlo quenti o recarsi in luoghi vicini in cui vi sia l’aria condizionata (cinema, centri commerciali, biblioteche). Poche ore trascorse in un ambiente condizionato pos13


14 Con il caldo nuove regole dietetiche

Tre piatti estivi, leggeri e sani

E

state? Pasti leggeri e sani. Vi proponiamo tre ricette (le dosi sono per quattro persone) che possono anche essere piatti unici, se accompagnati in qualche caso da verdure fresche e comunque da un frutto. Mezzo bicchiere di vino leggero ci sta bene, e soprattutto… fa bene.

FAVE E CICORIA – È una tipica ricetta pugliese e della Sicilia orientale, di facile preparazione e di ottima digeribilità. Ci vogliono 300 grammi di fave secche e il doppio di cicoria. Mettete le fave a bagno in acqua fredda per sei ore, poi scolate e fate cuocere a fiamma bassa, in poca acqua appena salata, per un paio d’ore (semmai rimboccate con altra poca ac-

lizzazione. La base sono quattro bei pesci azzurri – cercate che siano del Mediterraneo e non dell’Atlantico – eviscerati e ben lavati sotto l’acqua corrente. Con un coltello affilato fate su ogni dorso due incisioni traversali. Ora, delle due una: o mettete in tegame gli sgombri in forno ben caldo sotto un foglio di carta-forno, o direttamente su una griglia in giardino se siete così fortunati da averci non solo il giardino ma anche il barbecue. A parte avrete preparato una salsina (il sugo di un limone, altrettanta quantità d’olio extravergine, un

dolci; un pizzico di sale; frutta o marmellata (l’ideale è quella di arancia amara) per guarnizione. Come si prepara? Battete a neve, o usando il frullatore, gli albumi col pizzico di sale e il cremor tartaro. Poi aggiungete, sempre col frullatore) 200 gr. di zucchero in due cucchiai alla volta per consentire che s’incorpori bene, e aggiungete l’aroma di mandorla e la vanillina. Ora setacciate insieme la farina e i 150 gr. di zucchero rimasto, e versateli poco a poco nel composto di albumi. Quindi versate in uno stampo antiaderente per ciambelloni e livellate dolcemente con una spatola. Nel forno già riscaldato a 180° lasciate per 30-40 minuti. Quando il colore è leggermente brunito, fate una lieve pressione col dito sulla superficie: dovrebbe essere respinto (il dito) come la torta

bel pizzico di origano, ma i cultori dello sgombro arrosto adorano metterci anche il trito di uno spicchio d’aglio e di un terzo di peperoncino fresco). Man mano che il pesce cuoce, versate con un cucchiaino la salsina nelle incisioni. E’ fatta. Accompagnate con una verdura, da condire come? Con quel che resta della paradisiaca salsina! qua). Con un cucchiaio di legno o un frullatore mescolate con due cucchiai di olio extravergine di oliva sino a rendere le fave una crema. Intanto pulite bene e risciacquate le cicorie, poi lessatele. U maccu (così si chiama in Sicilia) è pronto: nella scodella versate due mestoli di crema di fave e, accanto o sopra, una bella quantità di cicoria: c’è chi ama ripassarla, ma per il costume contadino è un sacrilegio. Un bel filo d’olio e, se volete (lo si raccomanda) un pizzico di peperoncino…

SGOMBRO ARROSTO – Altro piatto succulento, sanissimo (è uno dei pesci più “carichi” di omega3), economico e di facile rea-

IL CIBO DEGLI ANGELI – Così è famosa in America (Angel Food Cake) una torta assolutamente deliziosa, probabilmente la più leggera che esiste perché totalmente priva di grassi, e per giunta semplice e veloce da preparare. Ideale per chi ha il colesterolo alto ed ha paura delle uova: si usano solo gli albumi (coi rossi regalate uno zabaione o fatene una frittata). Gli ingredienti: dodici albumi d’uovo; un cucchiaino e mezzo di cremor tartaro (agente lievitante) che si compra a peso in farmacia; 350 gr. di zucchero; un cucchiaino di vanillina in polvere; un cucchiaio di aroma di mandorle; 150 gr. di farina setacciata per

fosse una spugna. Lasciate raffreddare per un’ora, e poi, una volta staccata e rivoltata su un piatto da portata, guarnite con la salsa di frutta che preferite (chi scrive ha una passionaccia esclusiva per la marmellata di arancia amara) o con frutti di bosco. Che goduria!


PILLOLE DI SALUTE… PISTACCHIO TOCCASANA? – Anche in salute è di moda il pistacchio, sia quello di Bronte (considerato il migliore) o quello dell’Iran, che gli fa spietata concorrenza anche per il costo più basso della raccolta. Due le ricerche più recenti, con risultati differenziati ma convergenti per le cardiopatie. Quella dell’Università americana della Pennsylvania ha evidenziato che – in una dieta corretta: siamo sempre lì – l’uso del pistacchio in sostituzione moderata di cibi calorici, può contribuire a ridurre sia la pressione arteriosa e sia il colesterolo cattivo, l’LDL. Secondo invece una ricerca canadese potrebbe contribuire a dimi-

nuire o a mantenere bassi i valori della glicemia.

IL CUORE DEI GIOVANI – Come si protegge il cuore dei giovani? Combattendo stili di vita sbagliati (alcol e fumo, sedentarietà e vitto scorretto) e riconoscendo precocemente i soggetti a rischio, soprattutto tra gli sportivi. Utile la lettura de “Il cuore dei giovani” di Francesco Fedele, ed. L’asino d’oro, 12 euro. IL CARTONE PER LA PIZZA – Due raccomandazioni per chi consuma pizza da asporto: ogni giorno in Italia un milione e mezzo

di pizze vengono sfornate in confezioni di cartone. La prima: la legge dispone tassativamente che il cartone dell’asporto sia realizzato con cellulosa vergine non riciclata e senza scritte all’interno per evitare che la pizza assorba sostanze tossiche come piombo e fatalati o residue di inchiostro e colle. La seconda: evitare comunque sempre di mangiare la pizza nel contenitore, di fare insomma di questo una sorta di piatto.

…E SALUTE IN PILLOLE SPESA-SALUTE? POCA E MALE – Il Sole 24 Ore ha pubblicato una preziosa tabella sulla spesa sanitaria pro-capite in otto paesicampione dell’Ue. In testa la Germania (4.129 $), seguita a ruota da Francia (3.934) e Svezia (3.690). L’Italia è penultima (3.027), in coda il Portogallo (2.703). Vero è che i tagli ai fondi sanitari sono stati micidiali: 31 miliardi, e la cura di cavallo vale sino al 2015 compreso. Ma è anche vero che la sanità nel nostro paese è seminata di scandali (uno per tutti valga il caso della Lombardia), di paurosi deficit dovuti a sprechi, clientelismo e pessime amministrazioni (cinque regioni commissariate: Lazio, Campania, Molise, Abruzzo e Calabria). Senza contare che restano al palo misure fondamentali come la definizione dei

nuovi Livelli essenziali di assistenza, cioè l’unificazione dei trattamenti.

SÌ TROTA MA SENZA CAROTA – Una buona alternativa al pesce di mare può essere la trota, anche di allevamento: pochi grassi, molte vitamine, ottima digeribilità, basso costo e la caratteristica quasi unica che questo pesce non campa con acque inquinate. Non cascate nella trappola della trota salmonata, che cosa il doppio e non è una specie particolare: la “salmonata” è solo nutrita in modo speciale, con mangimi ricchi di crostacei rossi o più frequentemente di carote. Gli uni e le altre danno alla trota quel colore rosato suggestivo sì, ma perfettamente inutile ai fini alimentari. Chi ci guadagna è solo il produttore.

CALVIZIE E BATTICUORE – Cosa fare quando lo specchio, impietoso, mostra i primi segni di una chioma diradata? Ovvio: correre da un cardiologo. È questo il consiglio che arriva oggi da uno studio dell'Università di Tokyo, che ha analizzato il legame tra la calvizie maschile e il rischio di sviluppare problemi cardiaci. I risultati, pubblicati sulla rivista Bmj Open, mostrano infatti che i calvi hanno un maggiore rischio di soffrire di coronaropatie, disfunzioni dei vasi sanguigni del cuore che possono portare a infarto e insufficienza cardiaca. Il problema riguarderebbe però chi presenta la cosiddetta “chierica”, ovvero la caduta dei capelli sulla parte superiore della testa, risparmiando invece la ben più nutrita schiera degli stempiati.

Donazioni: Associazione Cuore Sano Unicredit Banca di Roma - Roma 173 - Ospedale Borgo S.Spirito, 3 – 00193 Roma c/c n. 66 Z 02008 05135 000400005512 – Swift Code UNCRITM1B83 Periodico di informazione dell’Associazione Cuore Sano • Anno XVIII - n.2 - aprile/giugno 2013 • Reg. Trib. di Roma n.00323/95 • Direttore responsabile Giorgio Frasca Polara • Comitato scientifico Roberto Ricci (presidente), Alessandro Carunchio, Antonio Cautilli, Alessandro Danesi, Gabriella Greco, Francesca Lumia, Alessandro Totteri, Marco Renzi • Redazione Lungotevere in Sassia n.3 • 00193 Roma Ospedale Santo Spirito • Recapiti: Cardiologia-reparto terapia intensiva (Utic) tel. 06.68352579; Cardiologia-reparto Subintensiva (Usic) tel. 06.68352213; Segreterie Cardiologia, Associazione Cuore Sano e redazione Cuore Amico tel. 06.68352323. • E-mail: cuoresano@yahoo.com • www.cuore-sano.it • Stampa Tipolitografia Visconti - Terni


IV di copertina pubblicitĂ come numero precedente - B AY E R N -


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