Cuore Amico 2017 n.1

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Oltre trecento infartuati salvati dalla telemedicina di Roberto Ricci Direttore Uoc Cardiologia Santo Spirito

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al 13 dicembre 2016 Il nuovo sistema, che trasmette l’elettrocardiogramma direttamente anche il Lazio è dota- dalle ambulanze agli ospedali, conferma la sua estrema utilità to di una vera rete ed efficienza: nel periodo compreso tra il 13 dicembre 2016 e c a rdiologica per il il 31 gennaio 2017 sono stati sottoposti a questo esame 419 pazienti trattamento urg e n t e dei casi più gravi di infarto miocardico acuto. E’ infatti partito il progetto Telemed che prevede la menti sare b b e ro destinate alla morte l’ambulanza e l’Ecg teletrasmesso alla centrale del 118. In particolare: teletrasmissione dell’elettrocardiogram- (infarto). ma, eseguito dagli infermieri dell’ambu- In sostanza prima si arriva e prima si – in 43 casi, pari al 10,26% la diagnosi di Infarto ‘STEMI’ ha richiesto l’invio lanza 118 sul posto del soccorso, diret- procede all’angioplastica, più piccolo del paziente direttamente alla Cartamente alla centrale 118 per ottediologia con Emodinamica disponere un referto con urgenza. Se nibile più vicina al luogo del socl’Ecg conferma la presenza di un corso; infarto acuto, il paziente verrà tra– in 261 casi, pari al 62,29%, la sportato direttamente nell’ospedapatologia cardiologica era meno le non solo più vicino ma anche acuta (es. Infarto NSTEMI) e cosi più idoneo, cioè dotato di cardiolol’ambulanza con le sue luci blu ha gia con emodinamica, in grado di avuto un più ampio spettro di sceld i s o s t r u i re in urgenza con un’anta per individuare la meta tra tutti gioplastica, la probabile occlusione gli ospedali dotati di Cardiologia. trombotica della coronaria responIl tempo medio di refertazione, sabile dell’infarto acuto. Il Presidente della Regione Lazio comprese le comunicazioni Il progetto prevede anche che la Nicola Zingaretti, con un operatore con l’equipaggio al fine di apCardiologica ospedaliera che riceverà il profondire particolari sintopaziente, sia avvisata in anticipo in mo- del 118 in una delle nuove ambulanze dotate di sistema di telemedicina matologie, è stato di 2 minuti do che possa visionare in anticipo l’elete 23 secondi. Meno di 2 mitrocardiogramma e i dati clinici del paziente, accogliere prontamente il pa- sarà l’infarto e migliore la prognosi fina- nuti e mezzo, dunque: tempi di una saziente trasportato dal 118, e inviarlo ra- le del paziente. I dati iniziali conferma- nità moderna. Il sistema “salvavita” Tepidamente in emodinamica per il tratta- no l’estrema utilità ed efficienza del lemed è attivo in tutto il territorio della mento con angioplastica. progetto Telemed: nel periodo compre- regione Lazio. Grazie al coordinamento Il trattamento urgente con angioplastica so tra il 13 dicembre 2016 e il 31 gen- centralizzato garantito dal Centro regiocoronarica nei pazienti con infarto mio- naio 2017 419 pazienti sono stati sotto- nale di refertazione istituito presso la secardico acuto (infarto STEMI) è fonda- posti all’esame elettrocardiografico sul- de dell’Ares 118, i tempi dell’intervento si accorciano, si salta il pronto soccorso mentale per migliorare la prognosi del e questo per chi ha a che fare con un paziente, in quanto disostruire rapidacuore malandato può significare la diffemente l’arteria coronarica occlusa dalla renza tra la vita e la morte. La Cardiolotrombosi consente di ripristinare il flusgia del Santo Spirito, che è dotata di so sanguigno nella coronaria e quindi Emodinamica attiva 24h, rappresenta far arrivare nuovamente ossigeno alle uno dei principali nodi della rete. cellule muscolari del cuore che altri-

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Due nuovi Direttori al Santo Spirito UN’ASSISTENZA POCO CONOSCIUTA MA ESSENZIALE

EMERGENZA E URGENZA SCIENZA AUTONOMA

di Mario Bosco Uoc Anestesia e Rianimazione Santo Spirito

di Maria Paola Saggese Uoc Pronto Soccorso e Medicina d’U. Santo Spirito

el presentarmi al lettore, dopo pochi mesi dal mio arrivo in questo ospedale, vorrei descrivere l’attività della Unità operativa che ho l’onore di dirigere. La Uoc di anestesia e rianimazione del S. Spirito–Oftalmico è costituita da 37 dirigenti medici che offrono una attività assistenziale spesso poco conosciuta dagli utenti ma essenziale. L’unità si occupa infatti dell’assistenza anestesiologica per tutti gli interventi chirurgici che vengono effettuati: assistenza in ostetricia (compresa la parto analgesia), consulenze anestesiologiche in radiologia interventistica ed in endoscopia digestiva. La figura dell’anestesista è inoltre essenziale nella valutazione dei pazienti in procinto di essere operati. Inoltre la nostra Uoc gestisce direttamente il Centro di rianimazione dotato di sei posti letto tecnologicamente avanzati ed in grado di affrontare le situazioni più critiche, e la Terapia intensiva post-operatoria dotata di quattro posti letto dedicati all’assistenza dei pazienti operati più impegnativi. Non secondaria è l’attività svolta dagli anestesisti-rianimatori presso il Pronto soccorso e presso l’ambulatorio di Terapia del dolore. La collaborazione e la sinergia con la Uoc di Cardiologia è molteplice, a partire dall’assistenza per il posizionamento dei pacemaker e le attività di Emodinamica, in cui viene garantito il rapido intervento per la sicurezza del paziente. Inoltre in Rianimazione vengono accolti i pazienti cardiopatici della Unità coronarica se, come può accadere, presentano complicanze respiratorie che richiedono ventilazione assistita. Questa collaborazione così stretta, collaudata da anni di attività fianco a fianco, è un obiettivo che si perseguirà nel futuro, anche per le ottime relazioni interpersonali tra gli operatori e per il costante lavoro di formazione e di conoscenza delle problematiche re c iproche che in un ospedale come il S. Spirito, costituiscono un valore aggiunto per un servizio sempre più efficiente e personalizzato.

a medicina di Emerg e n z a U rgenza si esercita da tempi lontani nella storia. Solo negli ultimi vent’anni però ha iniziato ad acquisire in Italia dignità di scienza autonoma. La sua implementazione è a macchia di leopardo per organizzazione e modalità interp retative. Nel Lazio e a Roma è molto ben disciplinata da leggi regionali che la collocano per attività ospedaliera nelle Unità Operative Complesse di Pronto soccorso (PS) e Medicina D’Urgenza (MU) costituite dal PS vero e proprio, dalla Osservazione Breve Intensiva finalizzata ad eff e ttuare approfondimenti clinici, in assenza di regime di ricovero, e dal reparto di MU. Nulla di più di questa realtà ha al suo interno la visione moderna di mission a bassa, media e alta intensità di cura. Ciò la rende complessa e semplice allo stesso tempo: complessa perché per esprimerla a livelli di eccellenza necessita della interiorizzazione di technicall skills e non technicall skills che spaziano a tutto tondo nella medicina; e semplice perché per a n d a re a mèta deve seguire percorsi mentali, snelli, decisi e mirati che possono essere raggiunti solo se nel “core” vi è Il “Paziente”. Tutto ciò vuol dire consapevolezza della competenza. Se si comprende questo la si ama profondamente come è capitato di amarla a me che sognavo di fare il medico sin da bambina, che ho fatto il chirurgo da giovane per sentirmi incisiva e ho studiato Anestesia e Rianimazione per sentirmi più completa per questa mission iniziata nel lontano 1996. E dal 16 ottobre 2016 io approdo all’Ospedale Santo Spirito della ASL ROMA 1. Riusciremo a re a l i z z a re i “sogni”? Non lo so, ma so che ci proveremo fortemente.

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“E ora, cantiamoci sopra Felicità” Chiacchierata con Al Bano, ospite inatteso del Santo Spirito. Il famoso cantante è stato colto da infarto mentre provava il Concerto di Natale a due passi dall’ospedale e qui curato dall’équipe della Cardiologia

n dolore al centro, intorno al cuore. Cre d evo fosse una sciocchezza, un fastidio intercostale. E invece dopo qualche minuto il dolore si è ripetuto”. Allora Al Bano ha lasciato le prove del Concerto di Natale, all’Auditorium di via della Conciliazione, ha preso un taxi, e si è fatto condurre ad un passo da lì, al “nostro” Santo Spirito. Infarto. “Certo ne ho vissute di tempeste nella mia vita”, il ricordo corre sempre alla scomparsa della figliola “che non abbiamo più visto”. “Ma questa proprio non me l’aspettavo”. E sorride, questo giovane 73enne che quando lo intervisto (a metà dicembre, a numero di Cuore Amico oramai in stampa), è ancora sotto controllo cardiologico in una stanza off limits a chi non è segnato in una minuscola lista di parenti e amici fidati. Prima che Enrico, mitico caposala dell’Unità Coronarica lo preghi di prepararsi per andare a fare una radiografia del torace, il famoso cantante pugliese mi afferra un braccio: “Ho pensato a quanti colleghi, dal grande Pino Daniele a Lucio Dalla, da Claudio Villa a Mango, sono morti di infarto. Col pensiero sono salito lassù, da San Pietro che ci guarda dalla finestra di questo ospedale, e ho bussato alla sua porta. Cosa vuoi?, mi ha detto: torna giù. E mi ha spedito qui, al Santo Spirito, dove mi hanno salvato dall’ennesima tempesta. Ce l’ho fatta anche questa volta, e stavolta mi sento ringiovanito”. Lo capisco bene, anche per esperienza personale. Ma il merito principale è davvero “lassù”? “Ci ha messo una buona parola, Lui. Ma debbo dire che a salvarmi

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sono state cardiologhe e cardiologi di A proposito di questa attività: quando Al questo ospedale, (piccolo ma magnifico, Bano si sarà pienamente ripreso, egli o magnifico perché piccolo?). Il primo vorrà testimoniare la sua gratitudine – salvataggio consiste nel fatto che in un at- “che è grande”, m’interrompe – al Santo timo, ripeto: solo un attimo, hanno intui- Spirito con un recital per medici, paziento che cosa mi stava capitando. Il secon- ti e quanti sono in riabilitazione cardiolodo salvataggio: qui l’emodinamica fun- gica? Il cantante mi guarda sornione, ziona ventiquattr’ore su ventiquattro, e quasi scoprissi l’acqua calda: “Tranquilin pochi istanti sono stato condotto in lo, ne ho già parlato con il direttore geneuna sala dove ho seguito passo passo, su rale. Certo che lo farò!” uno schermo televisivo, come mi stavano tirando fuori dai guai”. Ovviamente piazzando ai posti giusti gli stent (“Due o tre?”, chiede al suo fidato segretario. Due) che allargano le coronarie un po’ compromesse. All’inguine o al polso, l’intervento per avvicinarsi all’area cardiaca? “Al polso, vivaddio!, la via più semplice e comoda, mi hanno spiegato. Ed ho sentito in diretta, dalla voce dei medici e dalle immagini sullo «...Ecco, questi vostri medici, in un lavoro pur così delicato, schermo, quel che succedeva: ‘Attenzione, qui c’è una curva stretta’, (mentre gli applicavano uno stent per disostruire un’arteria - ndr) ‘Ora avanti tutta”, ‘Ecco, qui rilariescono a dare serenità...» sciamo uno stent…’. Ho seguito tutto, con interesse. E anche con serenità. Ecco, questi vostri medici, in un la- E, intanto, quale suo successo le andrebvoro pur così delicato, riescono a dare se- be oggi di intonare? Anzitutto Felicità, che va bene per tutte le stagioni ma per renità. Un aiuto essenziale, nevvero?”. E ora? “Intanto sono felice di essere usci- questa del cuore risanato in modo partito, presto e bene, da questo tunnel: il mio colare. Ma aggiungiamoci la mia versione c u o re – contadino – ha resistito più di del pucciniano Nessun dorma, così per quello dei miei poveri colleghi… Certo, darci un tono….”. Al Bano si mette la veora devo stare inchiodato per un po’ tra staglia e via, al reparto Rx, ma per un perletto e riabilitazione, il che è contro la corso un po’ contorto, così da evitare fomia natura. Ma forse non tutti i mali ven- tografi e cronisti, ma soprattutto i fan che gono per nuocere: questo, di certo, mi sperano di vedere il loro idolo. Per loro ci insegna molte cose. Ma mi spingerà an- sarà tempo e modo di vederlo “ringiovache a ripre n d e re con maggiore entusia- nito”. E, puntualmente, lo hanno rivisto smo la mia attività artistica”. a Sanremo. (g.f.p.)

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Perché è essenziale la prevenzione secondaria di Gabriella Greco Dirigente medico Uoc Cardiologia Santo Spirito

arlando di prevenzione di malattie croniche degenerative e delle malattie card i o v ascolari in particolare si usa c o n s i d e r a re il concetto di prevenzione a diversi livelli. Con il termine di pre v e nzione secondaria si intende, nell’uso corrente, l’insieme di interventi attuabili in soggetti con malattia già instaurata e clinicamente riconoscibile con il fine di arre s t a rne l’evoluzione ed il concetto di prevenzione è attualmente così diffuso da apparire elementare tanto che appare superfluo darne una definizione. La pre v e nzione comunque può essere considerata come quel complesso di attività e pro c e d u re di vario genere (educazionali, informative, diagnostiche, terapeutiche) messe in atto a diversi livelli (sanitario, legislativa, formativo ecc.) per evitare, o nella speranza di evitare, la comparsa della malattia, o almeno – per la maggior parte delle malattie croniche – per ridurne la frequenza, dilazionarne la comparsa, ridurne la gravità o rallentarne lo sviluppo, evitare le recidive e le complicanze. Le malattie cardiovascolari, come la maggior parte delle patologie più diffuse nei paesi economicamente avanzati, sono infatti patologie croniche recidivanti: non è cioè possibile o t t e n e re la “restitutio ad integrum” cioè la guarigione completa e impedire il verificarsi di ricadute. Considerata la diffusione epidemica di queste malattie, è pertanto comprensibile come tutte le misure terapeutiche, educazionali, organizzative che possano contribuire a pro t e ggere i pazienti cardiopatici dal rischio di nuovi eventi rappresentino una assoluta priorità.

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La correzione dei fattori di rischio e le terapie farmacologiche rappresentano gli strumenti di base. L’adozione di un corretto stile di vita è un presupposto indispensabile. Spesso i pazienti ai controlli clinici chiedono quali sono le “regole” che devono seguire: semplicemente quelle che dovrebbe adottare ogni perso-

na di buon senso che abbia cura del proprio stato di salute. Quindi: adottare un’alimentazione equilibrata, con un contenuto calorico adeguato alle sue attività o ridotto in caso di sovrappeso (-500 KCal al giorno rispetto al fabbisogno) e un basso contenuto di grassi animali (>30% dell’apporto calorico), smettere di fumare, praticare con regolarità un’attività fisica, quindi almeno 1.500 minuti a settimana di attività moderata. Per quanto riguarda i fattori di rischio in questi pazienti il controllo deve essere più rigoroso con valori di riferimento più rigidi come è stato ampiamente dimostrato dagli studi clinici: il colesterolo LDL deve e s s e re mantenuto a valori < 70 mg/dl, la p ressione arteriosa entro i limiti della normalità (ottimale 120/80 mmHg), l’in-

dice di massa corporea (che misura la normalità o meno del peso) < 26 Kg/m2 e per i pazienti diabetici la glicemia deve e s s e re contenuta nei valori di 70-130 mg/dl a digiuno con livelli di emoglobina glicata < 7% ( 54 mmoli/moli). L’altro pilastro della prevenzione secondaria sono i farmaci: anni di studi hanno documentato come sia possibile ridurre in modo drastico il rischio di recidive con l’associazione di alcune classi di farmaci in particolare antiaggreganti (aspirina in associazione, quando indicato, ad altri a n t i a g g reganti), betabloccanti, ACE-inibitori e statine. P u r t roppo molte ricerche hanno dimostrato che spesso questi obiettivi sono disattesi: il controllo dei fattori di rischio è inadeguato, il rispetto delle norme comportamentali scarso e soprattutto le terapie farmacologiche non vengono prescritte nei modi e nelle dosi ottimali o vengono precocemente e interrotte in modo inappro p r i ato dai pazienti. E’ quindi indispensabile un maggior impegno in questo campo. In primo luogo da un punto di vista dell’organizzazione sanitaria: le strategie di prevenzione devono iniziale al momento della dimissione e devono essere perseguite tenacemente durante i controlli successivi anche con servizi dedicati e facilmente accessibili. Altrettanto importante è un cambiamento di mentalità : il medico e il paziente devono collaborare e stabilire un rapporto di alleanza per il raggiungimento del miglior risultato possibile.

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Una clip per curare l’insufficienza mitralica di Flavia Belloni Dirigente medico Uoc Cardiologia Santo Spirito

i n s u fficienza mitralica (MR) è una condizione in cui la valvola mitralica diviene incontinente e determina rigurgito di sangue dal ventricolo sinistro all’atrio sinistro. L’insufficienza mitralica è la causa più frequente di malattia valvolare negli individui anziani. L’identificazione della causa del rigurgito è una fase fondamentale del percorso decisionale in quanto influisce sul tipo di terapia. La principale classificazione riguarda la differenziazione tra forme organiche (dette anche primarie) e forme funzionali (dette anche forme secondarie). Il tasso di mortalità annua nei pazienti con IM degenerativa significativa varia dall’1% al 9%. La mortalità è più alta nei pazienti con dilatazione ventricolare sinistra e nei pazienti sintomatici. Per ridurre le probabilità di sviluppare scompenso cardiaco e migliorare la sopravvivenza, l’unica terapia efficace è la correzione meccanica della IM mediante interv e nto chirurgico. L’intervento chirurgico consiste nella sutura dei lembi a livello del margine libero in corrispondenza dell’origine del rigurgito, sotto visione diretta, in circolazione extracorporea e arresto cardioplegico. Benchè la chirurgia standard rappresenta la scelta di intervento i dati epidemiologici dimostrano che più del 50% dei pazienti affetti da IM severa e

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sintomatici non sono candidabili alla chirurgia. Le ragioni che determinano quanto descritto sono purtroppo il

La valvola malfunzionante provoca un rigurgito dal ventricolo sinistro all’atrio destro

complesso profilo di comorbidità, l’età avanzata dei pazienti a cui si ricollega un alto rischio operatorio. In questo scenario, l’industria biomedica sta sperimentando metodiche alternative alla chirurgia per offrire un trattamento meno invasivo che possa essere più tollerabile e meno rischioso per i pazienti anziani e con comorbidità. La MitraClip è un dispositivo che riproduce l’intervento chirurgico . La tecnica è particolarmente complessa: la procedura d’impianto viene eseguita da approccio percutaneo attraverso la vena femorale, con strumenti di largo calibro che consentono di raggiungere il cuore con il device che attraversa prima l’atrio de-

stro e successivamente raggiunge la valvola mitrale, dopo aver attraversato il setto interatriale attraverso una piccola breccia eseguita sul setto interatriale. L’intervento può essere lungo (della durata di alcune ore), perché il posizionamento della Mitraclip è particolarmente complesso, essendo il cuore un organo in movimento. Considerata la durata e la necessità di eseguire, nel frattempo, un ecocardiogramma transesofageo, la procedura è eseguita in anestesia generale. Sotto guida ecocardiografica, la clip viene posizionata nella regione del rigurgito; mediante una procedura standardizzata, i lembi vengono incorporati nella clip e sotto guida eco si procede alla chiusura della clip e al monitoraggio in tempo reale del risultato della procedura. Il corretto posizionamento del dispositivo a livello dei lembi valvolari mitralici viene guidato dall’esame ecocardiografico transesofageo, e dalle immagini radiologiche. Se si ottiene l’effetto desiderato, la clip viene rilasciata, e il sistema di rilascio viene rimosso. Nonostante la complessità, l’impianto di Mitraclip è una procedura sicura, in cui vi è una bassa incidenza di complicanze e rappre s e n t a una prospettiva affascinante in piena evoluzione come alternativa alla chirurgia per offrire ad ogni paziente il migliore trattamento.


Tachicardia cronica? Un segnale di allarme di Mario Costanzo Dirigente medico Uoc Cardiologia S.Spirito

e alterazioni croniche del battito del cuore (aritmie cro n iche) con elevata frequenza del c u o re (tachiaritmie) sono spesso in grado di causare una dilatazione del cuore e un deterioramento della sua funzione, conosciuta come cardiomiopatia indotta da tachicardia o tachicardiomiopatia. Tale patologia può provocare la comparsa di palpitazioni frequenti (almeno il 10-15% delle ore della giornata), senso di fame d’aria durante sforzi fisici, mancanza di forze. La p resenza di una tachicardia cro n i c a (con frequenza maggiore ai 120 battiti/minuto) dovrebbe essere sempre considerata come segno d’allarme. È stata proposta una classificazione delle tachicardiomiopatie in due categorie: a) una forma ‘‘pura’’ quando la tachicardia cronica insorge in un cuore peraltro normale e rimane la sola causa in grado di danneggiare il cuore che guarisce una volta risolta la tachicardia; b) una forma “impura” quando invece la patologia si manifesta in pazienti già affetti da una malattia del cuore e la disfunzione cardiaca può regredire non completamente dopo il termine della tachicardia. Phillips e collaboratori nel 1949 descrissero per la prima volta la re l a z i o n e tra una forma cronica e non controllata di tachicardia e la disfunzione cardiaca, in pazienti con fibrillazione atriale e scompenso cardiaco reversibile. Le tachicardiomiopatie possono essere causate da molti tipi di aritmie cardiache sia degli atri sia dei ventricoli. Ogni fascia di età può essere colpita, sia cuori normali sia cuori affetti da varie malattie

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del cuore (congenite o acquisite). L’interazione fra tutte queste variabili determina l’intervallo richiesto per lo sviluppo del danno cardiaco, la sua gravità e la p resentazione clinica. In pazienti con cuore sano, un’aritmia cronica può essere ben tollerata e del tutto priva di sintomi. Il danno al cuore si ha come conseguenza di frequenze ventricolari maggiori di 120 battiti/minuto, qualora si mantengano tali per settimane o mesi. L’ e s t e nsione del danno sembra essere in re l azione con la durata della tachicardia e con la frequenza cardiaca. Tuttavia, esiste una notevole variabilità in merito all’intervallo dopo il quale iniziano a manifestarsi le alterazioni. Lo scopo della terapia è il ripristino del ritmo sinusale o un adeguato controllo della frequenza cardiaca. In seguito al trattamento più idoneo, il recupero può essere completo, parziale o assente. Le armi a disposizione del medico per arrivare a tale risultato sono molteplici: – terapia con farmaci (beta bloccanti, calcio antagonisti oppure farmaci antiaritmici); – cardioversione della fibrillazione

atriale a ritmo sinusale (sia mediante l’uso di farmaci sia mediante cardioversione elettrica); – ablazione del nodo atrioventricolare ( p rocedura invasiva che prevede la “bruciatura” di una parte del cuore mediante l’utilizzo di particolari cateteri cardiaci) e l’impianto successivo di un pacemaker cardiaco necessario per il mantenimento di una frequenza cardiaca accettabile per la vita; – ablazione del substrato aritmogeno con radiofrequenza (strategia invasiva definitiva per molte aritmie che si attua mediante la “bruciatura delle zone del cuore responsabili delle aritmie). La scelta della terapia più adatta dipen-

de dal tipo di aritmia, dall’eventuale concomitanza di una cardiopatia org anica, dalle condizioni cliniche generali, dall’età del paziente e soprattutto dalla disponibilità del paziente stesso ad affrontare una terapia più o meno invasiva, che talvolta comporta dei rischi.

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Le “nostre” lezioni di cuore nelle scuole: cosa buona e giusta di Antonio Cautili Dirigente medico Uoc Cardiologia S.Spirito

el mondo occidentale le malattie cardiovascolari sono sempre più al primo posto tra le cause di morte. Una drastica inversione di tendenza può passare soltanto attraverso un’opera di prevenzione tesa a ridurre i fattori

Ormai da diversi anni la UOC Cardiologia del S. Spirito, in collaborazione con L’Associazione Cuore Sano, org a n i z z a corsi teorico-pratici per studenti delle scuole superiori dove i ragazzi, oltre a r i c e v e re un’ampia informazione sui fattori di rischio coronarico (con particol a re riguardo a quelli modificabili) e appre n d e re tutti i danni arrecati da errate scelte come fumo, sedentarietà, obesità etc, imparano anche elementi di primo soccorso. Lo scopo di questi incontri è quindi duplice: oltre ad agire sulla prevenzione, si mira alla Insegnare alle giovani generazioni stili formazione di first di vita capaci di ridurre i rischi cardiaci responders che, di (e non solo) è uno dei passi chiave f ronte ad una situazioper ridurre l’indice di mortalità delle ne di urgenza-emerpatologie cardiache (e non solo) genza, siano informati ed addestrati sull’imdi rischio coronarico. E’ fondamentale portanza di un approccio corretto e cominciare a parlare di prevenzione tempestivo: dal riconoscimento dei sincardiovascolare nell’età in cui si com- tomi, all’allertamento dei soccorsi, alle piono le scelte fondamentali sulle abitu- prime manovre utili. dini di vita. Insomma, già in età adole- Quest’anno hanno aderito all’iniziativa scenziale è indispensabile conoscere ed il Liceo classico Luciano Manara, l’I.I.S. incentivare uno stile di vita salvacuore Federico Caffè ed il Liceo scientifico che consenta di porre le fondamenta Morgagni (quest’ultimo con due inconper una vita duratura e di ottima qua- tri). Ad ogni appuntamento erano presenti circa cento ragazzi che hanno parlità.

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tecipato con grande interesse agli incontri, coinvolti in un’alternanza di lezioni frontali con l’ausilio di filmati e di esercitazioni pratiche su manichino: istruttori BLSD insegnavano manovre rianimatorie e l’uso del defibrillatore semiautomatico (un grazie di cuore a Francesca e Cecilia, due giovani dottoresse volontarie). Da tempo ci siamo mossi in questa direzione consapevoli dell’importanza di una corretta informazione sulle malattie cardiovascolari; e le linee guida 2016 dell’American Heart Association e dell’American College of Card i o l o g y sulla prevenzione della morte cardiaca improvvisa ci hanno dato ragione. Si dà infatti sempre più spazio alla cardiologia preventiva: alla base della prevenzione è posta l’educazione del paziente ad uno stile di vita corretto, e la cessazione dell’abitudine al fumo nei pazienti a rischio è al primo posto tra le scelte da compiere. Le stesse linee guida pongono poi tra gli obiettivi più importanti da raggiungere la sempre più ampia istruzione sull’addestramento alle man o v re di rianimazione cardiopolmonare e sull’uso del defibrillatore automatico esterno (AED). Siamo sempre più convinti che la scuola si debba occupare in toto del futuro dei nostri ragazzi e farsi carico della loro cultura sanitaria; dedicare una mattina ad una “lezione di cuore”, può raff o r z a re la consapevolezza nelle nuove generazioni di poter migliorare il futuro proprio e di chi ci circonda.


Come e perché è nata la “palestra della salute” econdo le stime dell’Osservatorio Mondiale della Sanità (OMS), l’inattività fisica è la causa del 22% dei casi di cardiopatia ischemica. Chi ha una ridotta capacità fisica, conseguente alla sedentarietà vive meno, a causa dell’aumento della mortalità cardiovascolare. Recenti studi evidenziano che alcune settimane di allettamento hanno lo stesso effetto di 30 anni di età sulla tolleranza allo sforzo e che sei mesi di training sono in grado di far re c u p e r a re la riduzione della performance fisica legata all’invecchiamento. Anche in prevenzione secondaria, gli studi in letteratura, dimostrano una riduzione del 20% della mortalità totale e del 26% di quella cardiovascolare in pazienti sottoposti ad allenamento fisico. Nei pazienti con angina stabile, il training fisico si è dimostrato più eff i c a c e della stessa angioplastica nel ridurre il numero di eventi cardiovascolari. Gli studi di economia sanitaria inoltre, mostrano una riduzione della spesa sanitaria e un rapporto costo/efficacia favorevole. Nel nostro Ospedale, a tutti i pazienti cardiopatici ischemici o scompensati, che non presentino controindicazioni, superata la fase acuta della malattia, viene proposto l’inserimento in un programma di riabilitazione cardiologica ambulatoriale strutturato che, nella maggior parte dei casi, ha una durata di t re-sei mesi, al termine del quale viene consigliato di continuare ad allenarsi o perlomeno di effettuare un’attività fisica re g o l a re per tutto il resto della vita. Ma dove andare ? Molti pazienti hanno tim o re ad eff e t t u a re attività fisica in luoghi non “sicuri”. A questo proposito la Regione Veneto e la Regione Emilia Romagna hanno messo in atto già da anni strategie ad hoc. E infatti all’interno del piano regionale

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di Francesca Lumia Dirigente medico Uoc Cardiologia Santo Spirito

prevenzione 2010-2012 dell’Emilia Romagna, si legge :“la prescrizione dell’attività fisica… attivazione progetto “palestra sicura”.. prevenzione e benessere ” . Ed ora si può tro v a re un elenco di pales t re e centri sportivi riconosciuti dalle istituzioni pubbliche in grado di svolgere attività fisica in favore di soggetti portatori di fattori di rischio e/o patologie, anche non cardiologiche, per i quali è dimostrata l’utilità dell’esercizio fisico. In attesa che tutto ciò si estenda anche ad altre regioni italiane, l’Associazione C u o re Sano, grazie alla convenzione e alla collaborazione ormai decennale con la AslRoma1, ha realizzato un suo progetto denominato “palestra della salute” all’interno dell’Ospedale S. Spirito. Un progetto unico nel suo genere, per la fruttuosa collaborazione tra pubblico e privato-sociale, per l’aspetto innovativo del collegamento fattivo tra Ospedale e territorio, per la realizzazione di un intervento di prevenzione/riabilitazione

molto qualificato e a basso costo per gli utenti. Intervento, peraltro, reso necessario dal fatto che, negli analoghi corsi gestiti dall’ospedale, non vi erano posti sufficienti per tutti i pazienti che hanno necessità di riabilitazione. Possono accedere tutti gli iscritti all’Associazione, in possesso di un certificato del cardiologo che attesti i fattori di rischio e/o la cardiopatia, la fase di stabilità della malattia, le condizioni attuali di salute, e l’indicazione a svolgere un programma di attività fisica ad impegno moderato. Il programma, che pre v e d e una quota di iscrizione, consiste in un’attività fisica di gruppo, è articolato in lezioni di un’ora con frequenza bisettimanale ed è condotto da una laure a t a in Scienze Motorie con una specifica esperienza. I partecipanti sono dotati di card i o f re q u e n z i m e t ro che possono nol e g g i a represso la palestra stessa. Il progetto rende possibile, per molte persone, la partecipazione ad una attività motoria specifica mirata, di mantenimento, e quindi facilita l’attuazione di una delle forme migliori di prevenzione.

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Scrivi a Cuore Amico n cuore sano come può essere attaccato dalla miocardite e morirne fulminato pur facendo controlli? Si può morire dunque senza motivo pur essendo (almeno in apparenza) in buona salute? Grazie della risposta, Bruno Stella.

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sono colte da infarto e altre malattie cardiovascolari, nonostante non abbiano fattori di rischio quali dislipemia, ipertesione, diabete, obesità e fumo? Mi chiedo come possano ostruirsi in questi casi le arterie, in primis le coronarie. Grazie, Francesco Granelli

La miocardite è una malattia infiammatoria acquisita che coinvolge il muscolo cardiaco e che riconosce diversi agenti causali, più spesso virus, ma anche altri microrganismi come batteri, funghi e protozoi, malattie autoimmuni (sclerodemia, vasculiti) e sostanze tossiche. È importante fare diagnosi differenziale con la malattia ischemica del miocardio: solitamente l’interessamento necrotico a focolaio del miocardio è suggestivo di miocardite, a differenza della necrosi “a ventaglio” (con apice a livello del vaso occluso e necrosi nel territorio d’irrorazione) tipica dell’infarto. In molti casi, la malattia infiammatoria del miocardio (miocardite) non produce sintomi evidenti. Tuttavia, un grave quadro clinico può essere associato a: anomalie del normale ritmo cardiaco (aritmie) che possono arrivare anche ad un arresto cardiaco improvviso (come dice lei “morire fulminato”); a debolezza del muscolo cardiaco (insufficienza cardiaca: il cuore non è più in grado di sviluppare la forza necessaria per mantenere la normale irrorazione, gittata, di tutto il corpo; a disfunzioni elettriche e/o meccaniche del muscolo cardiaco caratterizzate dalla degenerazione pro g ressiva del miocardio (cardiomiopatia). Da quanto detto in un cuore sano può intervenire una infiammazione acuta del c u o re che fa molto danno. Ahimé, anche controllandoci, non siamo sempre esenti da tutti i rischi.

La presenza di fattori di rischio prevede principalmente la cardiopatia ischemica ed alcune forme di cardiopatia secondarie, ad esempio l’ipertensione. Vi sono poi altre malattie cardiache come miocardite pericardite e/o malattie valvolari o su base genetica che non dipendono dai fattori di rischio comunemente presi in esame ma da infezioni e da degenerazione sclerotica legata all’età del paziente (“senectus ipse morbus”, cioè la vecchiaia è essa stessa una malattia, stante che per vecchiaia oggi si parla degli oltre 80 anni). Detto questo le coronarie si possono ostruire per due motivi fondamentali: nei giovani e fino a 5565 anni per aterosclerosi che prevede i fattori di rischio che lei ha citato ma anche la familiarità che è un fattore di rischio non modificabile (gli altri sono modificabili con stile di vita e farmaci); e, nei soggetti più avanti con l’età, per fenomeni di degenerazione vascolare – aterosclerosi – che lentamente può finire per chiudere le coronarie. Va comunque detto che, indipendentemente dal meccanismo di chiusura lenta del vaso, l’infarto è un evento acuto che interviene con un meccanismo di rottura di placca aterosclerotica e trombosi. Il restringimento progressivo aterosclerotico è prevedibile/indagabile con attenzione ai sintomi e con esami cardiologici, mentre l’occlusione acuta trombotica è meno prevedibile. Anche l’esame più accurato, che è la coronarografia (in alcuni casi favorevoli la TAC coronarica), può studiare l’anatomia coronarica ma non può pre v e d e re quale vaso potrebbe andare incontro ad occlusione. Sperando di avere risposto esaurientemente, la saluto cordialmente.

alve, vorrei soddisfare una curiosità personale. Dal momento che la morte cardiovascolare è la prima o seconda causa di decessi al mondo, com’è che moltissime persone

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LE RICETTE DEL BENESSERE

polpette saporite 10 CUORE AMICO

Alessandro Carunchio

POLPETTE di SCAROLA e BORLOTTI 700 g circa di scarola – 300 g di fagioli borlotti freschi già sgranati – 50 g di mollica di pane raffermo – mezza cipolla rossa – 10 g di finocchietto fresco – una carota – uno spicchio d'aglio – 2 foglie di salvia – pangrattato – olio extravergine d'oliva – sale.

– Lessate i fagioli con l'aglio e la salvia – Pulite e lavate con cura la scarola e tagliatela striscioline. Stufate la cipolla tritata con 4 cucchiai d'olio, aggiungete la scarola, salate e cuocete coperto per circa 10 minuti – Frullate brevemente fagioli e scarola con la mollica di pane e il finocchietto; formate tante polpettine ap-


«La palestra? Fantastica, un’esperienza istruttiva» aurizio Nardoni ha 73 anni, moglie e due figli. È stato a lungo funzionario della polizia municipale romana. Infartuato alla fine dell’anno scorso, ora sta concludendo in palestra, al Santo Spirito un primo ciclo di sedute riabilitative. Ma questo non gli ha impedito, già da qualche settimana, di tornare nella sua barca (“Sta a Nettuno, è la mia seconda casa, e poi mi serve per la pesca: è uno sport anche quello, no?”), di coltivare un pezzo di terra ad Ardea, di vivere “una vita iperattiva”.

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Raccontami anzitutto dell’infarto. Come, quando e perché? «Un pomeriggio di novembre dell’anno scorso: un forte dolore alla schiena che poi giungeva al petto. Capisco subito, prendo il bus 23…» Male, dovevi chiamare il 118 e farti condurre in ambulanza! Comunque è fatta, ma valga come consiglio per altri… «Ok, la fretta è mala consigliera, anche se la corsa non ha provocato per fortuna ulteriori danni. E sono arrivato qui, al Santo Spirito. Nessuna attesa: confermata la intuizione dell’infarto, mi hanno trasferito al terzo piano, in Emodinamica, dove medici e infermieri erano già allertati. Ma non potevano prevedere la

pena schiacciate e passatele nel pangrattato – Mettete le polpette di spinaci e ceci su una placca da forno antiaderente, versate un filo d'olio sulla superficie ed infornate a 200° per circa 15 minuti. POLPETTE di SPINACI e CECI 200 gr di ceci già lessati – 200 gr di spi-

tortuosità di una mia arteria. Dunque, trovate tre placche, un primo stent è sistemato partendo dal polso. Dopo due giorni, sempre per la stessa via, ne inseriscono un secondo. Ma stop al terzo, appunto per l’arteria un po’ capricciosa. Ci riprovano dopo altre 48 ore partendo stavolta dall’inguine. Niente da fare, e fortuna che la placca è molto piccola…»

terra. E anche qui in palestra, cercando di non superare mai i parametri consigliati, e quando li supero, zàcchete, la terapista e l’infermiera sanno intervenire per farmi rientrare nella norma stabilita per la mia riabilitazione. Grazie an-

Fumatore? Familiarità? A colesterolo come andavi? «Fumavo trent’anni fa. In effetti anche mio padre era cardiopatico. E a colesterolo andavo sempre male, valori molto alti ma non mi inquietavo abbastanza.» E ora come ti senti? Come valuti la riabilitazione? «Mi sento bene, anzi benissimo: grazie all’intervento, ai farmaci e alla palestra. Anzi, qui via via i maggiori segni di giovamento della riabilitazione. Per esempio, gli esercizi di equilibrio sulle gambe: all’inizio cascavo dalle nuvole, non ci riuscivo, poi è andata molto meglio, ora è un gioco piacevole!» Insomma, la palestra è stata utile… «Esperienza fantastica. Io di norma pecco di iperattivismo, devo controllarmi, frenarmi usando la barca, curando la

naci – 1/2 cipolla rossa – prezzemolo – sale – curry – pangrattato – olio extravergine d'oliva Bollite gli spinaci in abbondante acqua salata – Mettete gli spinaci ben strizzati in una ciotola con i ceci lessi, la cipolla e il prezzemolo – Frullate tutto brevemente

Maurizio Nardoni, 73 anni moglie, due figli e una barca come seconda casa

che a loro, e grazie ai colleghi pazienti: riuscire ad imitarli e, in ogni caso, confrontarmi con i guai, con le speranze, con i successi degli altri è un grande aiuto psicologico e una grande soddisfazione umana. Spero solo che, a fine secondo turno, possa farne almeno un altro ancora!».

poi aggiungete sale e curry – Mescolate fino ad ottenere un composto omogeneo – Prendete dei mucchietti di impasto, formate una pallina e passatela nel pangrattato – Mettete le polpette di spinaci e ceci su una placca da forno antiaderente, versate un filo d'olio sulla superficie ed infornate a 200° per circa 15 minuti.

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Le visite del Cuore: San Clemente e Le Mura ue straordinarie “uscite” culturali dell’Associazione nelle prime settimane di quest’anno. Un vero primato di cui siamo grati in particolare alla nostra dinamica organizzatrice, e segretaria dell’Acs, Carla Maria Rossi. La prima occasione che l’ormai tradizionale guida, dr.ssa Elisa Dattile, ha offerto ai soci (bisogna esserlo, eventualmente accompagnati da familiari) è stata, a fine gennaio, la visita guidata alla Basilica di San Clemente, pochi passi dal Colosseo. Si tratta di uno dei siti monumentali più interessanti ma insieme poco conosciuti dalla città. Oltre a custodire alcuni capolavori d’arte, la Basilica è caratterizzata da aff reschi e mosaici altomedioevali, da un raccolto quadriportico e da una eccezionale area archeologica sotterranea. Con i soci, anche il presidente e il tesoriere dell’Acs, Carunchio e De Gregorio. Da sottolineare che l’Associazione si è fatta carico di una parte delle spese (comprese quelle della guida e del noleggio degli auricolari) com’è avvenuto anche il 1. di marzo quando è

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stata offerta ai soci - parecchi, addirittura più che a gennaio - l’opportunità di un’altra visita guidata: al Museo delle Mura. Ospitato all’interno dalla maestosa “Porta Appia”, il museo consente di scoprire la storia difensiva dell’antica

città di Roma. Oltre a conoscere le caratteristiche delle poderose Mura Aureliane, la dr.ssa Dattile ha accompagnato i soci nel percorso di un breve tratto di esse, consentendo di ammirare l’evoluzione e le trasformazioni avvenute nel corso dei secoli. E, infine, la visita ha regalato ai soci la vista mozzafiato sul Parco archeologico dell’Appia antica. ( N e lla foto, il gruppo dei soci che hanno partecipato alla visita della Basilica di S. Clemente.)

E IN FUTURO... Assai ampio lo spettro delle proposte che la nostra esperta e simpatica guida, dr.ssa Dattile, ha formulato per le p rossime “uscite”. Tra le altre, una breve gita fuoriporta: a Tivoli, per la Villa d’Este, patrimonio dell’Unesco, una delle residenze più affascinanti dell’arte rinascimentale, con le sue celebri fontane, i mirabili aff reschi, i giardini curatissimi. Altri itinerari all’aperto, in città: il quartiere della Garbatella, nata nei primi del ‘900 come residenza operaia; una passeggiata nell’antico Foto Boario (il mercato del bestiame) e Foro Olitorio, il merc a t o della frutta e degli ortaggi; e godere del fascino della Roma barocca, con una passeggiata da piazza Navona a Fontana di Trevi.


Quando a cantare sono le Voci della Libertà ormidabile questo gruppo di Voices of Freedom Choir che ogni anno, sotto Natale, offre ai soci e agli amici dell’Associazione Cuore Sano, nel complesso monumentale del Santo Spirito, un concerto di canti originari africani, di inni di lode, di spiritual, di gospel trascinando quanti gremivano la sala del Museo nazionale dell’arte sanitaria. (Una premessa è d’obbligo: perché ne parliamo solo tre mesi dopo il re c i t a l ? Perché Cuore Amico era già in stampa quando il recital ha avuto luogo, e nessun ritardo, pur tecnicamente giustificato, ci può esimere dal tornare su questo straordinario evento.) Dunque, diciamo anzitutto che Voices è stato fondato nel 2001, che è un coro a quattro voci (soprani e contralti, tenori e bassi), che lo dirige il M. Alessio Contorni, che tra i coristi c’è anche un nome conosciutissimo tra i pazienti cardiopatici del Santo Spirito, il dr. Antonello

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Di CHI SONO LE VOCI I soprani: Antonietta Deriu, Alessandra

Cautilli. Si è detto genericamente del repertorio. Aggiungiamo che questo repertorio (canti più o meno noti, dal famoso White Christmas alla sconosciuta ma bellissima Thula Baba, una ninna nanna tradizionale dell’Africa nera) vuole essere – gli animatori tengono a sottolineare questo aspetto – “un modesto contributo a tutto ciò che rappresenta l’espressione più profonda di un g e n e remusicale definito anche musica dell’anima”. Ascoltare i quindici interpreti di Voices è dunque non solo un assai piacevole e originale momento d’impegno artistico, ma l’occasione di una riflessione culturale sulle radici dei gospel e degli spiritual: questi sono nati spesso dalla intonazione di una breve frase canora da parte di uno schiavo nel campi di cotone cui si alternava la risposta corale di

tutti gli altri schiavi. Il gospel, invece si è via via raffinato e arricchito nel tempo con l’aggiunta di basi ritmiche del blues e del rhythm and blues e si è diffuso in tutto il mondo occidentale. Che si sappia, questo patrimonio viene coltivato e diffuso, oggi a Roma, solo da Voices, almeno a livello artistico-amatoriale e non professionale. E’ dunque importante sostenere questo complesso d i ffondendone il nome e la disponibilità (segreteriavoices@gmail.com). L’Associazione Cuore Sano è grata a tutti i componenti il coro per il legame, oramai tradizionale, che esso ha stabilito con il Santo Spirito. (C’è un altro motivo di gratitudine nei confronti di Voices, un motivo tutto interno alla nostra associazione: grazie a quella splendida serata, e nel corso di essa, il salvadanaio dell’Acs si è ben rigonfiato di contributi spontanei, di nuove tessere sociali, di molti rinnovi…)

Nelle foto, oltre al pubblico presente in sala e il Voices of Freedom Choir, si riconoscono: Il presidente di Cuore Sano dott. Alessandro Carunchio Il primario della Cardiologia dott. Roberto Ricci Il direttore di Cuore Amico Giorgio Frasca Polara

Iannizzi e Laura Schiavone. I contralti: Gianna Costantini, Francesca Genga e Roberta Iannizzi. I tenori: Roberto Carli, Luca Cosentini, Andrè Ricardo Homero e Nicola Moretti. I bassi: Roberto Benedetti, Antonello Cautilli, Paolo Cazzella, Alessandro Crstini e Nicola D’Andreagiovanni.

Organizzazione della serata: Carla Maria Rossi Roberto Capparucci Foto di Luciano De Vita



Perché sostenere Cuore Sano con il 5 per mille

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arissimi soci dell’Associazione Cuore Sano, nel rinnovarvi, anche quest’anno, la richiesta di contribuire al sostegno della nostra Associazione destinando ad essa il 5 x mille, sento la necessità di chiarire alcuni punti che ritengo importanti. Essere una onlus vuol dire sinteticamente che operiamo “non a scopo di lucro”. E quindi possiamo agire (e tanto più potremo farlo) solo grazie alle vostre quote associative, alle donazioni che l’associazione riceve, alla pubblicità sul giornale e, appunto, al 5 x mille. Destinarlo a noi, non costa nulla a voi: è infatti lo Stato che provvede a destinare una minuscola parte delle tasse Irpef a noi, se inserirete il numero 96255480582 (corrispondente appunto a Cuore Sano) nell’apposito riquadro nel modello per la denuncia dei redditi. Se la nostra associazione agisce senza scopo di lucro non c’è una persona fisica che tragga vantaggio dai soldi che riceviamo, perché tutti i soci, collaboratori a vario titolo, sono volontari. Le spese dell’Acs sono rapp resentate da uno stipendio per la nostra s e g reteria, dagli investimenti per promuovere sempre più e meglio gli obiettivi che ci siamo prefissi, dai costi del nostro periodico “Cuore Amico”. Anzi, visto che lo state

contro rischi e infortuni) per rispondere alle esigenze dei soci e organizzare quindi, in aggiunta ai corsi di riabilitazione gestiti dall’ospedale, quelli gestiti direttamente da Cuore Sano. Si badi: i corsi (due turni, per ora) organizzati dall’Acs sono in tutto e per tutto analoghi a quelli “tradizionali”, ed hanno per i pazienti costi pari a quelli stabiliti per quelli ospedalieri. Ancora, sempre per quanto riguarda la riabilitazione protratta – dalla quale non intendiamo trarre alcun utile – faremo un bilancio delle entrate e delle uscite e, ove possibile, ridurremo l’entità del vostro contributo/erogazione liberale a favore dell’associazione. Tanto più questo sarà possibile quanto più aumenteranno gli iscritti e quindi i turni. Altre spese sono connesse alle attività sociali: i contributi per le serate culturali, per le gite, per il Nordic Walking. Per le “uscite” culturali, ad esempio, abbiamo deciso che, quando sia possibile (lo abbiamo fatto in occasione della visita guidata alla Basilica di S. Clemente e alle Mura Aureliane), una quota della spesa sia a carico dell’associazione. Ecco perché vi chiediamo di ricor-

leggendo, avrete notato che da proprio da questo numero le pagine del giornale sono aumentate da 16 a 20, ciò che consente di accrescerne i contenuti e le collaborazioni, mentre si è riusciti ad estenderne la diffusione. Ma la carta, la stampa a più colori, le spese di spedizione sono tutti costi aggiuntivi.

darvi di segnare quel numero nella dichiarazione dei redditi. Per noi è un numero prezioso! Voglio ricord a re infine che, se l’associazione ha cariche istituzionali elettive, essa si è sempre fondata sulla collaborazione infaticabile di persone generose come Roberto Capparucci e Carla Maria Rossi, che tutti conoscono. Invitiamo quanti avessero disponibilità di tempo ed una qualche esperienza a darci una mano, a collaborare con noi.

E costano gli impegni che ci siamo assunti (il compenso per la fisioterapista, le spese relative alle attrezzature, l’assicurazione

Alessandro Carunchio Presidente Associazione Cuore Sano

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Se volete sostenerci e donarci il 5 per mille Associazione Cuore Sano /// Unicredit Banca di Roma – Roma 173 – Ospedale Borgo S.Spirito, 3 – 00193 Roma – c/c n. 1031536970 – Codice IBAN 66 Z 02008 05135 000400005512 – Swift code UNCRITM1B83 /// Cod. Fisc. Associazione (5 per mille) 96255480582

Pillole di salute I BENEFICI DEL CAMMINARE – Con due-quattro ore di cammino veloce alla settimana la riduzione del rischio di attacchi di cuore diminuisce del 54%. Con tre ore alla settimana di cammino

veloce c’è un 30-40% di riduzione del rischio di patologie coronariche. E’ del 54% la riduzione del tasso di mortalità nei diabetici che camminano almeno tre-quattro ore alla settimana. Comunque, camminando almeno cinque giorni alla settimana la pressione sistolica (la “massima”) diminuisce di circa sei punti. Camminate gente, camminate… IL DOLCIFICANTE INGRASSA –L’aspartame dolcificante senza calorie, potrebbe (il condizionale è d’obbligo) impedire il dimagrimento. E’ il risultato di uno studio inglese condotto su cavie: topi nutriti con questo composto ingrassavano di più ed avevano condizioni metaboliche peggiori. Lo spiega la ri-

vista Applied Physiology, Nutrition and Metabolism. MENO ALZHEIMER SE STUDI –Una ricerca condotta dall’Università del Michigan ha analizzato i dati sulla salute di oltre diecimila ultra 65enni, la metà nel Duemila e l’altra metà nel 2012. Se nel primo gruppo la presenza del morbo di Alzheimer era dell’116%, dodici anni dopo era scesa all’8,6. “Un fattore importante è la maggiore istruzione”, ha fatto notare l’epidemiologo Kenneth Langa: “Gli anziani del 2012 erano stati a scuola di più, e questo vuol dire più neuroni e connessioni, quindi maggiore resistenza del cervello ai danni dell’età”. Un altro fattore è il migliore stato della circolazione sanguigna. Infine c’è il misterioso effetto protettivo dell’obesità: chi è sovrappeso si ammalerebbe meno. “ R I C O R DATI LA MEDICINA” – Sul sito www.seguilaterapia.it si può sapere qual è la farmacia più vicina a casa che aderisce a questa iniziativa: si comunica il proprio piano terapeutico e si indica il n u m e ro del proprio cellulare su cui ricevere i messaggi, e il gioco è fatto. Il servizio è realizzato d’intesa tra ordine dei farmacisti e federazione dei medici di famiglia. Teniamo presente che più di sette milioni di italiani over 65 assumono ogni giorno da cinque a dieci e più farmaci, e di questi almeno uno su cin-

que salta qualche “appuntamento”, uno su sette sbaglia dosaggio, e una buona parte sospende le cure per distrazione, diffidenza, difficoltà di seguire il piano terapeutico. COORDINAMENTO PER I TRAPIANTI – Riorganizzato il Centro nazionale trapianti con un sistema di coordinamento su tre livelli: ospedaliero, regionale e nazionale. Il Centro lavora 24h, sette giorni su sette. Riceve le segnalazioni di tutti i potenziali donatori a livello nazionale (2.400 l’anno); segue tutti i processi di donazione e prelievo (1.700 l’anno), e tra il 2014 e il 2015 ha

gestito 271 “scambi” di organi tra le diverse regioni del Paese. E grazie al perfezionamento del sistema di coord i n amento sono stati evitati, nel biennio, 130 voli aerei con un risparmio per le regioni di circa 2 milioni di euro.

Periodico dell’Associazione Cuore Sano in collaborazione con la Uoc Cardiologia S.Spirito • Anno XXII - n.1 gen./mar. 2017 • Reg. Trib. di Roma n.00323/95 • Direttore responsabile Giorgio Frasca Polara • Comitato scientifico Roberto Ricci (presidente), Edoardo Nev o l a , Antonio Cautilli, Alessandro Danesi, Gabriella Greco, Francesca Lumia, Alessandro Totteri, Marco Renzi, Giulio Scoppola • Redazione Lungotevere in Sassia n. 3 • 00193 Roma Ospedale Santo Spirito • Recapiti: Cardiologia-reparto terapia intensiva (Utic) tel. 06.68352579; Cardiologia-reparto Subintensiva (Usic) tel. 06.68352213; Segreterie Cardiologia, Ass. Cuore Sano e redazione di Cuore Amico tel. 06.68352323 • E-mail: dmed.car@aslroma1.it • segreteriacs@cuore-sano.it • www.cuore-sano.it • Stampato dalla Stamperia Lampo


GIORGIO HA LE SUE PERSONALI ESIGENZE IN TERMINI DI TERAPIA ANTICOAGULANTE 82 anni: paziente con insufficienza renale FANV, anziano, sovrappeso, insufficienza renale moderata, molteplici comorbilità, stile di vita sedentario

L’insufficienza renale di Giorgio aumenta il suo rischio di sanguinamento nella FANV - è stato osservato che il rischio relativo di sanguinamento è superiore nei pazienti con nefropatia rispetto ai pazienti che non la presentano.1 I tuoi pazienti stanno tutti assumendo una terapia anticoagulante specifica per le loro personali esigenze? COMORBILITÀ

TERAPIE CONCOMITANTI

NON COMPLIANTE

Bibliografia: 1. Olesen JB et al. Stroke and bleeding in atrial fibrillation with chronic kidney disease. N Engl J Med 2012;367(7):625–635.

FANV= fibrillazione atriale non valvolare

INSUFFICIENZA RENALE

ETÀ AVANZATA

BASSO PESO CORPOREO



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