Cuore Amico 4 2011

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Anno X VI n.4 ottobre dicembre 2011

CORSIA PREFERENZIALE PER LA CARDIOLOGIA AMBULATORIALE

Periodico di informazione dell Associazione Cuore Sano

CHE COSA È L’ICTUS E COME FRONTEGGIARLO

UN PATTO TERAPEUTICO PER IL DOPO-INFARTO

CUORE SANO ALLA SCOPERTA DI VIA GIULIA


La vicenda di Antonio Cassano acutizza l’interesse per questo male

Che cosa è l’ictus e come fronteggiarlo I sintomi, cause e fattori di rischio di Angelmaria Santoro*

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l recente caso dell’attaccante del Milan, Antonio Cassano, ripropone il problema dell’ictus: la sua natura, le sue cause, i sintomi di allarme, i fattori di rischio, le sue correlazioni con il cuore (e non a caso il giocatore è stato successivamente operato al cuore). Cerchiamo allora di dare una risposta agli interrogativi che i lettori si pongono. Anzitutto, che cos’ è l’ictus? L’ictus è un danno acuto del tessuto nervoso causato da una improvvisa interruzione del flusso di sangue alle cellule cerebrali per un’ischemia (carenza nell’afflusso di sangue) o emorragia (rottura di un vaso sanguigno e fuoriuscita del sangue. L’ischemia è molto più frequente (circa 80% dei casi); se il fenomeno è limitato e i sintomi regrediscono in meno di un’ora, si parla di TIA (Transitory Ischemic Attack). Quali sono i sintomi dell’ictus? I sintomi più comuni sono: la difficoltà nel parlare, la minor forza in un braccio o in una gamba, la bocca storta. Ma anche i disturbi dell’andatura o l’impossibilità di camminare, gli improvvisi disturbi della vista, le alterazioni dell’equilibrio o della deglutizione potrebbero essere segni di un ictus acuto. In presenza di questi segni bisogna chiamare subito il 118. E’ molto importante riconoscere i sintomi precocemente per ridurre l’intervallo tra l’inizio della malattia e l’intervento medico più adeguato. Perché l’ictus deve essere considerato un’emergenza? Come per l’infarto miocardico, da alcuni anni è disponibile la terapia trombolitica anche per l’ictus ischemico, entro un massimo di tre ore dall’inizio dei sintomi e in pazienti selezionati. Per i pazienti che non possono essere sottoposti a trombolisi è comunque possibile

dentarietà sono importanti fattori di rischio, specie se sommati. Anche se l’età costituisce di per sé un importante fattore di rischio (la maggior parte dei casi si verifica dopo i 65 anni), l’ictus non è una malattia esclusiva degli anziani: si può manifestare anche nei giovani e persino nei bambini. Anche l’uso di alcool o droghe come la cocaina ne aumenta il rischio. Perché la fibrillazione atriale è causa di ictus? Negli atri di un cuore fibrillante la circolazione è rallentata e favorisce la formazione di coaguli che, se si staccano, possono ostruire le arterie cerebrali causando un ictus ischemico. Anche i coaguli che si formano sulle valvole impiantate o nei ventricoli danneggiati da infarti o cardiopatie sono ugualmente pericolosi. In presenza di queste condizioni l’aspirina potrebbe non essere sufficiente e allora è indicata la terapia anticoagulante orale. Correlazione cuore-cervello. Il cuore e il cervello sono dunque strettamente correlati sia nelle manifestazioni delle relative malattie (l’infarto è per il cuore quello che l’ictus rappresenta per il cervello). e sia per le ripercussioni delle singole malattie di un organo sulla patologia dell’altro: è noto quanto lo stress mentale incida sull’infarto, ma è anche documentato che le cardiopatie sono causa di ictus. Gli studi farmacologici hanno provato l’efficacia dello stesso trattamento in acuto: la trombolisi. Per fortuna anche le strategie di prevenzione sono molto simili, perciò tutti dovrebbero essere motivati ad adottare un corretto stile di vita (non fumare, pochi grassi nella dieta, camminare e muoversi) e trattare in modo corretto l’ipertensione, consapevoli che il beneficio riguarda almeno due delle più importanti e frequenti malattie del nostro tempo. * Dirigente medico UOC Medicina d’urgenza e

mettere in atto molte altre terapie per ridurre al minimo le conseguenze del danno cerebrale. Anche un TIA, i cui sintomi regrediscono dopo poco tempo rappresenta un’emergenza per la possibilità che l’evento rappresenti il preavviso di un ictus Quali sono le cause dell’ictus ischemico? Se le grosse arterie che portano il sangue al cervello (carotidi e vertebrali) vengono danneggiate dall’arteriosclerosi, se le placche sono friabili o si determina una trombosi, un frammento può distaccarsi e occludere un’arteria più piccola con conseguente ischemia. Anche i coaguli presenti nel cuore possono migrare verso il cervello e causare ictus ischemico. Altre cause possono essere le alterazioni delle piccole arterie cerebrali, le infiammazioni dei vasi sanguigni e le anomalie della coagulazione. Tuttavia un numero rilevante di casi ha cause ancora sconosciute. Quali sono i fattori di rischio dell’ictus? Età, ipertensione, diabete, fibrillazione atriale, familiarità, cardiopatie, fumo, se-

La dottoressa Angelamaria Santoro

breve osservazione S.Spirito

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4 Attivata all’ospedale Santo Spirito

Cardiologia ambulatoriale? Ecco la corsia preferenziale di Roberto Ricci*

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a Cardiologia del Santo Spirito ha attivato una corsia preferenziale per le prestazioni cardiologiche ambulatori. Gli assistiti che risiedono nel bacino di utenza afferente al Santo Spirito (Distretto XVII, parte dei Distretti XVIII, XIX e XX) potranno eseguire gli esami ambulatoriali cardiologici in tempi brevi. Abbiamo, infatti, istituito un percorso di accesso facilitato alle prestazioni ambulatoriali cardiologiche (ecocardiogramma Doppler, elettrocardiogramma da sforzo, Holter pressorio, prestazioni complesse diagnostiche per l’i-

pertensione arteriosa, il dolore toracico e lo scompenso cardiaco) sulla base di criteri di priorità clinica e di appropriatezza. Partendo dalla constatazione che le lunghe attese per eseguire esami diagnostici sono spesso la conseguenza di un eccesso di richieste non appropriate (eccesso di richieste di esami non utili, di esami ripetuti, di auto prescrizioni, ecc.) e non di una scarsa offerta, abbiamo: – condiviso con i colleghi cardiologi del territorio e con i medici di medicina generale i criteri per richiedere appropriatamente alcuni esami diagnostici (es. ecocardiogramma Doppler ed elettrocardiogramma da sforzo); – organizzato l’attività ambulatoriale in modo da eseguire le richieste di prestazioni di alta priorità entro 10 giorni e le richieste di prestazioni secondo criteri di appropriatezza entro 60 giorni. Per accedere a questo percorso preferenziale, basta che i medici di medicina generale e gli specialisti cardiologi del territorio compilino, oltre alla classica ricetta rosa, un apposito modulo (in questa pagina la riproduzione) su cui barrare il tipo di esame prioritario e/o appropriato richiesto. Successivamente l’assistito potrà prenotare la prestazione presentandosi all’ambulatorio di Cardiologia del Santo Spirito o in alternativa telefonando al numero 06.68352264, o inviando un fax al numero 06.68354880. Con tale iniziativa speriamo di poter consentire agli assistiti che veramente hanno bisogno di prestazioni diagnostiche , di poterle eseguire in tempi ragionevoli e evitare di intasare le nostre agende con richieste di esami non utili. * Primario cardiologo S. Spirito


La causa: una perdita di funzione contrattile

Quando il cuore va in shock di Rita Lucia Putini*

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a condizione indicata con il termine shock cardiogeno (SC) rappresenta uno stato di grave ipoperfusione degli organi vitali dovuta ad una critica – in genere acuta e severa – perdita di funzione contrattile del cuore che pertanto non riesce a mantenere un’adeguata portata circolatoria. Diverse sono le malattie del cuore che possono determinare tale condizione. L’infarto miocardico acuto rappresenta la causa più comune di SC che si manifesta nel 5-8% dei pazienti ospedalizzati per infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST e nel 2.5% dei pazienti con infarto miocardico senza sopraslivellamento del tratto ST. In questo caso la causa può essere o la perdita di massa contrattile del cuore danneggiato dall’infarto, o essere legato alle cosiddette complicanze meccaniche come la rottura del setto interventricolare (parete del cuore che separa i due ventricoli), o la disfunzione acuta della valvola mitrale conseguente al danno ischemico di alcune delle strutture valvolari. Anche una grave disfunzione contrattile del cuore come quella che si manifesta per malattie primitive del muscolo cardiaco (cardiomiopatie primitive) può, nelle fasi terminali della loro evoluzione, essere la causa di uno SC così come le miocarditi acute con danno infiammatorio ed autoimmunitario che rendono il cuore gravemente disfunzionante. La diagnosi di shock è basata sul rilievo di alcuni segni legati alla bassa portata del cuore e all’ipoperfusione: una pressione arteriosa sistolica <80mmHg con segni di ipoperfusione come cute pallida e fredda, ridotta diuresi ed alterazioni

da necrosi miocardica per la diagnosi dell’infarto senza sopraslivellamento del tratto ST), non ha modificato il numero totale dei casi di SC. Inoltre, la terapia più aggressiva, raccomandata dalle Linee Guida Internazionali, con un utilizzo maggiore di sistemi meccanici come il contro pulsatore aortico (un catetere con un palloncino posizionato nell’aorta che si gonfia e sgonfia sincrono con l’azione del cuore permettendo a questo di lavorare in condizioni di minore sovraccarico) permettono di stabilizzare maggiormente i pazienti in questa critica condizione consentendo un recupero migliore della funzione del cuore una volta risolta l’ischemia acuta. Le cause dell’insorgenza dello SC in corso di infarto miocardico acuto rappresentano un capitolo affascinante della ricerca. Lo SC non si associa sempre e solo agli infarti più estesi, manifestandosi a volte a parità di estensione dell’infarto e di tempi brevi nella riperfusione con l’apertura della coronaria mediante l’angioplastica. Le ricerche recenti suggeriscono l’importanza dei meccanismi regolatori delle arterie periferiche, dei neurormoni e del sistema delle citochine infiammatorie. Ancora una volta esiste una variabilità individuale che condiziona insorgenza ed evoluzione di questa condizione critica gravata attualmente da una mortalità del 50% a cui dobbiamo contrapporre l’efficienza nella diagnosi rapida dell’infarto miocardico acuto, nel pronto trattamento di riperfusione con angioplastica primaria e nel corretto utilizzo delle strategie terapeutiche di cui attualmente disponiamo. * Dirigente medico, Diparti-

dello stato mentale associati al rilievo di alcuni indici emodinamici o derivati dallo studio ecocardiografico Doppler o rilevati direttamente dal cuore destro mediante il posizionamento di un catetere in una vena centrale. I pazienti ricoverati che superano questa grave condizione hanno in seguito una buona sopravvivenza a lungo termine con una buona qualità di vita nel caso in cui lo shock sia stato determinato da un infarto miocardico con recupero progressivo della funzione ventricolare o da un infarto in cui le complicanze meccaniche siano state prontamente ed adeguatamente corrette da un intervento cardiochirurgico. Dopo decenni in cui l’incidenza e la mortalità per SC in corso di infarto miocardico acuto sono rimaste inalterate nonostante il miglioramento delle cure di tale patologia, si sta osservando attualmente un declino nell’incidenza di tale condizione che è parallelo all’incremento dell’uso dell’angioplastica primaria nella terapia dell’infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST mentre, l’uso della determinazione di routine della Troponina nel sangue (marker di danno

mento cardiovascolare, Ospedale S. Camillo

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6 In vigore la legge che fissa criteri e modi per diffondere i defibrillatori automatici

Quando non si paga ticket sui farmaci anti-colesterolo di Gabriella Greco*

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Nel luglio scorso è entrata in vigore la nuova Nota 13 che ridefinisce le categorie di pazienti aventi diritto alla prescrizione dei farmaci ipolipemizzanti in fascia A (senza pagamento di ticket). La prescrivibilità è prevista in primo luogo per i pazienti con ipercolesterolemia LDL non corretta dalla sola dieta (3 mesi di dieta adeguata ed eseguita correttamente) che rientrano nei 6 gruppi descritti nella tabella a fondo pagina. Una differenza sostanziale rispetto alla versione precedente della nota è che per i soggetti “sani” ma con FR non viene più considerato il rischio cardiovascolare globale determinato dall’associazione di FR e calcolato con le carte del rischio, ma solo la presenza, il numero ed il livello dei FR. Questa impostazione è conforme alle linee guida internazionali, ma ha suscitato alcune perplessità sia per l’esistenza di direttive nazionali differenti ( Istituto Superiore di Sanità) sia perchè amplierebbe notevolmente la prescrivibilità estendendola a soggetti in cui i vantaggi terapeutici so-

no quantitativamente limitati con un bilancio discutibile tra spesa e beneficio. Per i pazienti delle prime 3 categorie ( pazienti con ipercolesterolo non familiare e malattia cardiovascolare o FR multipli) e per i pazienti con IRC vengono definiti i livelli di colesterolo LDL da raggiungere: < 130 mg/dl per i soggetti sani con > 2 FR, < 100 mg/dl per i pazienti con malattie cardiovascolari stabili ( gruppo 2), < 70 mg/dl per i pazienti a rischio molto elevato ( gruppo 3), <100 mg/dl nell’IRC. Non è invece precisato qual’é il livello di colesterolemia LDL al quale si deve iniziare il trattamento. Per il trattamento dell’ipercolesterolemia, i farmaci considerati prescrivibili dal Servizio sanitario nazionale sono le statine (suddivise, in base alla potenza d’azione, in statine di 1° livello - simvastatina alle dosi da 10 a 40 mg/die, pravastatina, fluvastatina e lovastatina - e statine di 2° livello - simvastatina alla dose di 80 mg/die, atorvastatina e rosuvastatina -) e l’ezetimibe. Viene inoltre specificato il farmaco o l’as-

Soggetti a rischio moderato

> 2 fattori di rischio (in breve FR)

Pazienti a rischio alto

pazienti con malattia coronarica (e/o precedenti interventi di rivascolarizzazione percutanea o chirurgica) o affetti dalle cosiddette “malattie equivalenti”, cioè da condizioni morbose che espongono ad un rischio di eventi cardiovascolari uguale a quello dei soggetti con patologia coronarica, rappresentate dalle malattie delle arterie (arteriopatia periferica o carotidea, aneurisma dell’aorta addominale) e da diabete senza eventi cardiovascolari

Pazienti a rischio molto alto

pazienti con malattia coronarica più: sindrome coronarica acuta (infarto miocardico acuto o angina instabile), diabete mellito, sindrome metabolica, FR multipli o FR scarsamente controllati

Pazienti con dislipidemia familiari Pazienti con insufficienza renale cronica (IRC) Pazienti con ipercolesterolemia secondaria all’assunzione di farmaci immunosoppressori, retrovirali e inibitori delle aromatasi utilizzati per il tratatmento dopo trapianto o dell’infezione da HIV.


Livello LDL da raggiungere

Farmaco di 1° scelta

Farmaco di 2° scelta

Rischio moderato

< 130 mg/dl

Statine 1° livello

Statine 2° livello

Rischio alto

< 100 mg/dl

Statine 1° livello

Statine 2° livello

Rischio molto alto

< 70 mg/dl

Statine 2° livello

In aggiunta ezetimibe

Ipercolesterolemie familiari (ereditarie)

Il più basso possibile

Statine 1° livello alla dose massima più ezetimibe

Insufficienza renale cronica

< 100 mg/dl

Atorvastatina

sociazioni di farmaci prescrivibile per ciascuna categoria (tabella in alto). In particolare le statine di 2° livello sono utilizzabili (a carico del SSN) nei pazienti a rischio molto elevato; nei pazienti a rischio alto o moderato le statine di 2° livello sono prescrivibili solo quando il trattamento con una statina di 1° livello a dosaggio adeguato si sia dimostrato insufficiente al raggiungimento della riduzione attesa del colesterolo LDL o nei pazienti ad esse intolleranti. L’ezetimibe è prescrivibile solo nei pazienti a rischio alto o molto elevato in associazione con le statine di 2° livello quando queste non siano sufficienti a raggiungere il livello ottimale di LDL. Secondo alcuni la nuova normativa estenderebbe la prescrivibilità delle statine di 2° livello e dell’ezetimibe ( farmaci al momento più costosi) e questo, in associazione con l’ampliamento delle indicazioni, potrebbe determinare un significativo aumento della spesa farmaceutica. Inoltre sono stati espressi dubbi sulla validità di un trattamento altamente aggressivo come prima scelta nei pazienti con dislipidemia familiari, la cui diagnosi per altro non sempre risulta semplice e/o corretta. Per quanto concerne i farmaci per il trattamento dell’ipertrigliceridemia, gli omega-3, per i quali era prevista la prescrivibilità nei pazienti con pregresso infarto miocardico in base ai risultati dello studio italiano GISSI, sono invece a carico del SSN solo in pazienti con ipertrigliceride-

Farmaco di 3° scelta

In aggiunta ezetimibe

do indiscutibile in termini di vantaggi per la salute dei pazienti tenendo contemporaneamente conto dei costi in modo da convogliare le scarse risorse verso la condizioni dove le necessità e i benefici sono maggiori. * Dirigente medico UOC Cardiologia S. Spirito

mie familiari in associazione con statine di 2° livello o con i fibrati, questi ultimi prescrivibili solo nelle gravi ipertrigliceridemie ereditarie o associata a IRC. La nuova normativa sembra recepire le indicazioni derivate da studi e linee guida internazionali in misura maggiore rispetto a quanto proposto da istituzioni e associazioni scientifiche nazionali. Questo aspetto, che potrebbe rappresentare un modo di allinearsi a comportamenti diffusi, ha tuttavia suscitato perplessità e critiche. E’ importante che eventuali successive revisioni siano conformi in primo luogo a quanto dimostrato scientificamente in mo-

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8 L’esperienza dei corsi pilota al Liceo classico Manara

Il cuore sui banchi di scuola di Antonio Cautilli*

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e è vero che la scuola è la più grande palestra per la vita e che tra i banchi di scuola si diventa uomini a tutto tondo, occorre che la scuola moderna inizi ad occuparsi in toto del futuro dei nostri ragazzi ed a farsi carico della loro cultura sanitaria. Ora, nel mondo occidentale le malattie cardiovascolari sono sempre più al primo posto tra le cause di morte; e una drastica inversione di tendenza può passare soltanto attraverso un’opera di prevenzione tesa a ridurre i fattori di rischio coronarico. E’ fondamentale cominciare a parlare di prevenzione cardiovascolare nell’età in cui si operano le scelte fondamentali sulle abitudini di vita: già in età adolescenziale è quindi indispensabile conoscere ed incentivare uno stile di vita salvacuore che consenta di porre le fondamenta per una vita duratura e di ottima qualità. Partendo dall’esperienza di corsi pilota svolti presso il Liceo Classico Luciano Manara, da quest’anno la UOC Cardiologia

dell’Ospedale S.Spirito, organizza corsi teorico/pratici per studenti delle scuole superiori dove, oltre a ricevere un’ampia informazione sui fattori di rischio coronarico (con riguardo particolare a quelli modificabili) e ad apprendere tutti i danni arrecati da errate scelte (fumo, sedentarietà, obesità etc.), i ragazzi, in un’alternanza di lezioni frontali con ausilio di filmati ed esercitazioni pratiche, apprenderanno elementi di primo soccorso. Lo scopo di questi incontri è quindi duplice: oltre ad agire sulla prevenzione, si mira alla formazione di first responders che, di fronte ad una situazione di urgenza-emergenza, siano informati ed addestrati sull’importanza di un approccio corretto e tempestivo, dal riconoscimento dei sintomi, all’allertamento dei soccorsi, alle prime manovre utili. Dedicare una mattina ad una “lezione di cuore”, come già ampiamente sperimentato all’estero, può far nascere nelle nuove generazioni la consapevolezza di poter migliorare il futuro proprio e di chi ci circonda. * Dirigente medico UOC Cardiologia S. Spirito

Vi siete vaccinati? Forse la raccomandazione arriva con qualche ritardo, ma è sempre utile ricordare che è assolutamente necesaria, soprattutto per gli anziani e ancor più per i cardiopatici di qualsiasi età, la vaccinazione anti-influenzale. La vera influenza è arrivata proprio in queste settimane di dicembre e si stima che colpirà quest’anno tra i due e i quattro milioni di persone: un po’ meno dell’anno scorso quando finirono a letto in oltre cinque milioni. In genere, ciascun medico di base dovrebbe avere l’elenco dei propri assistiti ai quali raccomandare la profilassi che – vogliamo ricordare anche questo – è assolutamente gratuita per le categorie a rischio documentato, e si può fare appunto dal medico di famiglia, nelle Asl, negli ambulatori ospedalieri. L’efficacia del vacino varia dal 70 al 90% e abbassa la mortalità legata alle complicanze dell’influenza del 70-80%: sono i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità. E’ la stessa Oms a prevedere il picco di dicembre (con coda consistente in gennaio), e che la copertura più efficace avviene dopo circa due settimane. Purtroppo non tutti gli over 65, e non tutti i cardiopatici, tengono conto della raccomandazione di sottoporsi a vaccinazione – una minuscola puntura al braccio – con il risultato un po’ sconfortante che nell’inverno 2009-2010 la copertura vaccinale generale è stata appena del 19,6% (negli ultra 65 era salita al 65,6%) ma nell’inverno scorso le medie si sono ancora abbassate, sia quella generale (17,4%) e sia quella degli anziani (solo il 61,1%). Perché? Molti temono gli effetti collaterali. Il che è una sciocchezza: uno su dieci registra lievi arrossamenti o piccoli dolori passeggeri dove viene iniettato il vaccino, appena in un caso su cento si verifica una lieve febbre anch‘essa passeggera e – attenzione! – sintomatica proprio dell’efficacia del vaccino. Come riconoscere l’influenza di quest’anno? In genere devono esserci, contemporaneamente, quattro sintomi: febbre elevata con inizio brusco (oltre 38°), senso di stanchezza, dolori muscolari e articolari con la sensazione di “ossa rotte”, e almeno un sintomo respiratorio come tosse o naso che cola.


Il cuore sui banchi di scuola

L’esperienza dei corsi-pilota al Liceo classico Manara di Valeria Amato*

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uando circa vent’anni fa sono stata a Sydney, in Australia, mi colpì molto fu la conoscenza che la gente comune aveva delle manovre di primo soccorso. Ovunque, soprattutto in prossimità delle spiagge, erano affisse delle locandine che illustravano, con istruzioni e immagini,come intervenire in caso di annegamento, arresto cardiaco e soffocamento. Quando chiesi spiegazioni, mi dissero che le manovre salvavita venivano insegnate a scuola. Immediato fu naturalmente il paragone con quanto invece in Italia questo aspetto della formazione degli studenti e dei cittadini fosse trascurato. Decisi allora di includere nella mia programmazione annuale, quasi esclusivamente pratica, una parte teorica che includesse l’apprendimento delle manovre di primo soccorso con l’utilizzo di appunti da me forniti, corredati da qualche immagine. Alcuni anni fa, ho avuto la fortuna di conoscere il dottor Cautilli, padre di due mie studentesse del Liceo “ Luciano Manara”. Gli chiesi se non fosse possibile organizzare per gli studenti del liceo dei corsi di primo soccorso tenuti da medici specialisti, con l’ausilio della struttura ospedaliera in cui lavorava allora. Il Dr. Cautilli accolse gentilmente la mia richiesta, impegnandosi in prima persona ed avviando con il nostro Liceo una fruttuosa collaborazione che è proseguita anche quando è stato trasferito presso l’Ospedale S. Spirito e che dura ormai da diversi anni. L’anno individuato per i corsi è

stato il secondo Liceo Classico, cioè il quarto anno di studi: il programma di scienze prevede infatti una parte di anatomia umana che prepara gli studenti alla comprensione delle manovre di primo soccorso. Il corso consiste in una mattinata durante la quale agli studenti vengono impartite non solo le nozioni teoriche necessarie ma viene anche loro insegnato l’uso del defibrillatore, con l’ausilio di un simulatore. Tutti hanno così la possibilità di provare ad eseguire il massaggio cardiaco con i manichini messi a disposizione dal S. Spirito. L’approccio all’argomento è curato dal Dr. Cautilli in modo preciso e chiaro nelle informazioni scientifiche, e al tempo stesso cattura abilmente l’interesse degli studenti perché alterna nozioni specifiche alla proiezione di immagini e spezzoni di film (James Bond che “quasi“ in arresto cardiaco si applica il defibrillatore da solo, Mr Bean che tenta un goffissimo intervento ad un passante inanimato con i cavi della batteria attaccati ad un palo della luce, ecc..) che rendono la mattinata del corso mai

La professoressa Valeria Amato

noiosa e molto utile per i ragazzi. In particolare alcuni di loro, su mia proposta, seguiranno il prossimo corso presso il S. Spirito per la certificazione BLSD, che io stessa ho conseguito, avendo avuto recentemente in dotazione un defibrillatore presso il nostro Liceo. Insomma gli anni sono passati e ritengo di poter dire che tutti gli studenti che lasciano ogni anno il nostro Liceo, avendo conseguito la maturità, sono cittadini con un po’di consapevolezza sulla possibilità di affrontare un’emergenza cardiologia e di salvare una vita e questo è per me motivo di grande soddisfazione. * Docente Liceo classico statale Luciano Manara

Si ringrazia la Abott Vascular Knoll-Ravizza per il sostegno economico per la pubblicazione di questo giornale


10 La delicata gestione del percorso riabilitativo

Un patto terapeutico per il dopo infarto di Clara Amari*

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a gestione degli infarti in fase acuta (130mila l’anno in Italia) ha fatto grandi passi avanti e maggiore è diventata anche l’attenzione a ciò che succede nella fase successiva all’infarto. Ma se la fase acuta è concentrata nelle mani del cardiologo – perché la differenza la fanno il tempo e le terapie: trombolitici e angioplastica –, quella del post infarto implica un rapporto più collaborativo del paziente con la struttura ospedaliera. Oggi, con le degenze molto più brevi di una volta e con le procedure utilizzate, il paziente spesso non si rende neppure conto della rilevanza della malattia e difficilmente acquisisce la consapevolezza del rischio che corre se viene meno a quel patto terapeutico tra medico e paziente, indispensabile per una corretta prevenzione secondaria. Il paziente va dunque coinvolto innanzitutto nella consapevolezza e nella gestione dei fattori di rischio perché dopo un episodio cardiovascolare acuto le raccomandazioni per la prevenzione secondaria spesso non vengono seguite. Ci sono persone che dopo un infarto cambiano abitudini, magari per un breve periodo, ma quando iniziano a stare bene tornano come prima: il 60% dei pazienti che ha già avuto

un infarto continua ad avere il colesterolo alto, il 25% a fumare, il 35% ad essere in sovrappeso. Migliorare lo stile di vita è dunque indispensabile, ma non basta. Soltanto attraverso l’aderenza alla terapia con i farmaci si può allontanare lo spettro di una ricaduta. I dati dimostrano che attraverso terapie farmacologiche adeguate e costanti indicate dalle Linee Guida, è possibile dimezzare il rischio di un secondo infarto e la conseguente mortalità. Purtroppo, invece, un anno dopo l’infarto solo un paziente su due segue cure appropriate e continue. In particolare donne e pazienti più giovani, con meno di 60 anni, sono le categorie più a rischio di abbandono delle cure, perché ne sottovalutano l’importanza e si considerano, a torto, meno in pericolo degli altri. È necessario pertanto sostenere e motivare il paziente dopo il ritorno a casa, nella fase successiva all’infarto, in funzione della sua gravità. Ad ogni paziente va offerta l’opportunità di seguire programmi di riabilitazione che consentono un adeguato monitoraggio clinico e terapeutico, interventi strutturali- educazionali e un programma di esercizio fisico, per tutta la vita: strumenti che rappresentano le armi più efficaci per ridurre il rischio di

successivi eventi cardiovascolari. Tuttavia nel nostro Paese il percorso riabilitativo viene intrapreso da non più di due terzi dei pazienti e i Centri in grado di offrirli sono, in tutt’Italia, solo 190, tra cui il Servizio Ambulatoriale dell’Ospedale Santo Spirito, attivo dal 1994, fiore all’occhiello della nostra Cardiologia. Certo, l’infarto è vissuto spesso come un incubo, esattamente come quando si perde la libertà che, dopo averla disperatamente sognata, la libertà acquista l’irruente forza e l’irresistibile aroma che non avvertiamo quando l’abbiamo. Questo per non sottovalutare l’evento cardiovascolare e per sottolineare l’importanza dell’intervento riabilitativo che deve necessariamente continuare per tutta la vita, seguendo le raccomandazioni dell’equipe riabilitativa, ponendo particolare attenzione all’esercizio fisico. Superfluo un elenco degli esercizi: basta fare tesoro dell’esperienza acquisita negli anni di frequenza ai programmi riabilitativi e soprattutto camminare ogni giorno, a passo veloce, per almeno 45 minuti. Spesso bastano poche indicazioni per raggiungere l’obiettivo. Buona passeggiata a tutti! * Fisioterapista, coordinatrice tecnica dell’area-palestra del S. Spirito

Buon anno ai soci e ai tanti amici di Cuore Sano! (Senza dimenticare l’iscrizione all’associazione) L’augurio non è formale, ma è nutrito anche della certezza che i soci vorranno rinnovare al più presto l’iscrizione all’Associazione Cuore Sano, e della speranza che molti dei nostri amici vogliano dimostrare la loro simpatia verso l’Associazione iscrivendosi pure loro, così rafforzando la struttura dell’Acs, contribuendo al suo sostegno, partecipando attivamente alle iniziative sociali, iniziative, aggiungiamo, che saranno tante di più quanto maggiore sarà il sostegno anche finanziario di tutti alla vita dell’Associazione. Per sostenere l’Associazione è sufficiente versare annualmente un importo facoltativo (da 20 euro in su: non viene posto limite alla generosità) sul conto corrente postale n. 83738005, o con bonifico bancario presso Unicredit-Banca di Roma, Roma 173, Ospedale Borgo S. Spirito 3, 00193 Roma, c/c 400005512, codice Iban 28M0300205135000400005512; oppure presso la segreteria di Cuore Sano, all’Ospedale S. Spirito, reparto cardiologia, terzo piano (tel.06.68352323); oppure, ancora, nella palestra di riabilitazione cardiologica dell’ospedale (tel. 06.68352318). L’iscrizione, che ora è indispensabile condizione per prendere parte delle iniziative associative (montagnaterapia, marcia nordica, gite e visite culturali, concerti, ecc.), dà anche diritto a ricevere gratuitamente a domicilio questa rivista: “Cuore Amico”. Ancora tanti e tanti auguri!


Ancora una iniziativa culturale dell’Associazione del Santo Spirito

Cuore Sano ti porta a scoprire Via Giulia di Giampaolo Luzi*

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i avete fatto caso? Più romani siamo, e meno conosciamo la nostra città. Magari sappiamo tutto di Parigi e di Londra, come anche di New York e di Malindi, ma quando si tratta di individuare qual è stata la prima strada d’impianto rinascimentale in linea retta ideata dal Bramante all’alba del Cinquecento, allora rimaniamo (non tutti naturalmente, ma quasi) interdetti. Ed ecco allora la dottoressa Elena Bracco – giovane storica dell’arte, di ottima efficacia didattica – dare una mano ai venticinque soci di “Cuore Sano” che volevano saperne di più e di meglio su via Giulia, ed hanno quindi raccolto l’invito dell’Associazione ad una passeggiata (sotto un bel sole) dalla Basilica di S. Giovanni dei Fiorentini a Ponte Sisto e, già che c’eravamo, con l’obbligatorio, trionfale arrivo a Palazzo Farnese, sorto un paio di decenni dopo per mano del Sangallo prima e di Michelangelo dopo. E’ stata chiamata “Stra Giulia”, anche se non si è trattato di una maratona ma pur sempre di una lunga passeggiata – tre ore – che, come sappiamo, fa molto, ma molto bene anche e proprio ai cardiopatici. (A proposito: con i soci c’erano anche la brava fisioterapista dott.ssa Tiziana Denato e la preziosa segretaria di “Cuore Sano”, Carla Maria Rossi.) Ma il superlativo “Stra” è stato “inventato” (da un cardiologo del S. Spirito che ha avuto l’idea dell’iniziativa) anche e soprattutto per sottolineare che non si trattava di una semplice passeggiata, ma di una esaltazione della via Giulia, di una minuziosa radiografia, di un’attenta visitazione di palazzi e chiese, di slarghi e persino di semplici abitazioni (una minuscola curiosità personale: chi scrive questa notarella usa prendere il caffè, quando finisce le sedute di riabilitazione al S. Spirito, in un piccolo bar all’inizio di via Giulia: dopo venticinque anni, e solo grazie a Elena Bracco, ha scoperto

che l’immobile su cui insiste il bar fu la casa di Raffaello Sanzio, c’è pure scritto in alto, sulla facciata…ma che sappiamo di Roma noi romani?). E allora, via a ripercorrere rapidamente la storia e le tappe di questa Stra Giulia partendo dal dato urbanistico che aveva spinto papa Giulio II della Rovere a chiedere al Bramante un’idea per collegare ponte Sant’Angelo (quindi il Vaticano) a ponte Sisto attraverso uno snodo viario sull’ansa del Tevere, in parallelo sia al corso del fiume e sia – sul lato opposto – a via della Lungara. Come finanziare l’opera? L’intervento risolutivo fu di banchieri e commercianti in prevalenza toscani, e infatti da S. Giovanni dei Fiorentini e l’antistante piazza dell’Oro, come lungo la via Giulia, i primi edifici, imponenti ed eleganti, furono di quanti volevano una propria chiesa “nazionale” (i signori di Firenze, ché gl’immigrati minori se ne fecero un’altra, più modesta) o quanti prestavano (a strozzo) danaro ai papi. Poi, sulla scia dei toscani, e in epoche successive, vennero la nobiltà nera, le ambasciate, le botteghe dei pittori grandi e piccoli: non a caso Raffaello là dimorò, dal momento che attraversato il Tevere era oramai ad un passo dalle splendide Stanze che stava affrescando ne-

gli appartamenti di Giulio II. Così, districandosi a fatica nel traffico della mattinata (si sfiorava ad ogni momento un camion, un motorino, l’auto blindata del magistrato del Dap), il gruppo è avanzato lentamente, con una benefica sostacaffè di fronte purtroppo alle paratìe che nascondono per ora l’estremo oltraggio a via Giulia: il gigantesco parcheggio sotterraneo che stanno creando, “per vivere meglio la città”. E, alla ripresa, ecco Palazzo Sacchetti, lo splendido Oratorio del Gonfalone (che dal Rinascimento ci ha fatto piombare per un istante nella stagione manieristica), le drammatiche incisioni esterne della chiesa di S. Maria dell’Orazione e Morte (peccato: lo scaccino aveva promesso di aprire eccezionalmente…), la Fontana del Mascherone e finalmente, costeggiando prima le residenze dei diplomatici d’Oltralpe e svoltando infine a sinistra, Palazzo Farnese ora sede (blindatissima) dell’ambasciata di Francia. Morale: grazie a “Cuore Sano” si può non solo uscire dal tunnel delle cardiopatie, ma salire in montagna, partecipare a serate culturali (da Camilleri ai cori), imparare a conoscere la tua città. Non è poco, ma neppure tutto. Chissà che presto non maturino altre sorprese…

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Un paziente d’eccezione che non perde una sola seduta in palestra al Santo Spirito

Verso gli 87 e Santo va disinvolto in montagna

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uello che vedete è un paziente cardiopatico che da dieci anni frequenta regolarmente la palestra di riabilitazione del Santo Spirito. La foto lo ritrae nella primavera del 2006 mentre – testimoni sbalorditi e ammirati erano una ventina di “colleghi” – si arrampica, con sveltezza e con successo, su una parete artificiale di sesto grado allestita al rifugio Sebastiani, quasi duemila metri sul Terminillo. Il bello è che Santo Lui aveva, al momento della scalata, già più di ottant’anni, e che ne ha quasi ottantasette ora che continua ad essere tra i primi della classe in palestra, primo turno dei giorni pari, non perdendo un esercizio, non sgarrando una mossa, più fresco e bello di pazienti assai più giovani di lui.

si usava ancora il piombo per comporre gli articoli) e nel 1949 sono entrato al Messaggero. Trentun anni ci sono rimasto, sino alla pensione. E allora – erano i primi Anni Ottanta – è cominciata la mia…seconda vita: atletica a sessantatre anni, piscina, tennis, montagna (ah, le mie prime ferrate sulle Dolomiti), sino a quando…»

Santo, qual è il segreto della tua giovinezza? «Forse aver cominciato tardi, ma bene, a tenermi in costante allenamento fisico. Catanese di nascita, a quindici anni già lavoravo da tipografo: l’élite della classe operaia, dicevano. A venti, trasferito a Roma al seguito di mio fratello anche lui tipografo, ero già linotipista (sai? quando nei giornali

…Quando sono cominciati i guai al cuore? «Già, prima la fibrillazione atriale, poi un paio di attacchi di angina, e quattro anni dopo, nel 2002, l’infarto e due stent: una diecina d’anni di fastidi…» Che tuttavia, mi sembra, hai superato alla grande, o no? «Beh, non esageriamo. Comunque sì, anche grazie alla palestra e alle iniziative di “Cuore Sano”, ho ripreso bene anche e proprio le attività sportive: partecipo ogni anno alla Montagnaterapia, non salgo più sulle Dolomiti ma, come vedi da questa foto, gioco comunque ad arrampicarmi sulle pareti. E soprattutto non perdo una seduta in palestra. No, niente più disturbi da dieci anni. » Già, la palestra. Che cosa pensi quando ti trovi tra i tuoi colleghi cardiopatici? «Che mi piace. Mi piace avere a che fare con persone che hanno avuto miei stessi problemi. Mi piace socializzare quelle che sono state (e qualche volta sono ancora) le mie angosce. L’altro giorno un amico mi ha chiesto: ma non ti sei stufato di andar lì? Macchè, gli ho risposto.»

Mangiar pesce sì ma non taroccato

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olo un terzo del pesce consumato in Italia (ognuno di noi ne consuma ben venti chili) è stato pescato nel nostro mare. Tutto il resto è stato importato, e quasi sempre senza controlli e, nei ristoranti, senza etichettatura sull’origine. In cifre: su 900mila tonnellate di pesce commercializzato l’anno scorso nel Paese, solo 231mila tonnellate sono state pescate in mare italiano. Ma questo, che sarebbe già inquietante, è il meno: l’aspetto più grave – documentato da una inchiesta di Repubblica e L’Espresso – è che gran parte del pesce importato è taroccato, cioè in tavola il consumatore crede di mangiare un certo tipo di pesce mentre gliene è stato rifilato un altro, simile, ma di minore o nessun pregio alimentare, ed anzi con il rischio che sia stato pescato o allevato in acque inquinate. Quindi doppia raccomandazione: mangiar pesce due-tre volte la settimana è importante e anzi necessario (soprattutto al posto delle carni rosse e degli insaccati, e soprattutto per

il contenuto di Omega 3, assai benefico per il cuore); ma è altrettanto importante e necessario accertarsi che sia il pesce, anche importato, che si vuole mangiare: quello taroccato può far male, e comunque ha un costo sino a otto volte inferiore a quello del pesce “imitato”. Un esempio per tutti: secondo una stima della Coldiretti, il 75% del pesce servito nei ristoranti non è italiano ma d’importazione. Di più e di peggio: i Nas hanno documentato che il 17% del pesce consumato nei ristoranti è senza etichettatura di origine, e per un altro 38% la documentazione sull’origine è incompleta, confusa, equivoca. In buona sostanza non sono i pescatori (di Mazara del Vallo, dell’Adriatico, delle Puglie, ecc.) ma gli importatori i veri padroni del settore ittico. Con quali risultati? Ecco i casi più frequenti e francamente clamorosi. I gamberetti rossi spacciati per italiani? L’anno scorso ne sono stati importati 65 milioni e mezzo: dal Mozambico. Il


popolare baccalà? Una parte non esigua non è merluzzo essiccato e salato, ma filetto di brosmo, un pesciaccio da quattro soldi pescato in Oriente ma che l’anno scorso si trovava persino sui tavoli di un famoso ristorante romano. (A proposito di merluzzo, al posto di quello fresco spesso viene venduto il pollak: l’anno

lizzato in Italia. Ancora a proposito di filetti di pesce: di cernia? così dicono, quando lo dicono, le etichette, ma in realtà abbiamo importato dal delta del Mekong 13 milioni di chili di pangasio, poi spacciato appunto per filetto di cernia. La spigola costa, anche quella coltivata? E allora viene spacciato per spigola il più economico pesca serra. Ancor più incredibile che le vongole (una “spcialità” napolitan-pugliese, sino a ieri) siano importate dalla Turchia. In modica quantità? Macché: un milione e mezzo di chili.

scorso ne sono stati importati 87mila chili.) E ancora: sul menu c’è scritto dentice rosa, ma in realtà è pagro fresco. E il polpo? Ne abbiamo importato dal Vietnam e dal Marocco 51 milioni di chili, la maggior parte del prodotto commercia-

L’Antitrust multa quattro linee di prodotti Colussi e Galbusera

Le false promesse di frollini e yogurt “anticolesterolo”

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ttenzione ai prodotti che in etichetta (e soprattutto in tv e sui giornali!) vantano di contenere sostanze che aiutano a controllare il colesterolo, o addirittura ad abbassarne sensibilmente i livelli! L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha severamente sanzionato notissime marche – veri e propri big del settore alimentare – e “graziato” altri produttori dietro impegni formali ad eliminare claims ingannevoli e comunque scorretti. Ma l’elemento più interessante degli interventi dell’Antitrust non sono neppure le sanzioni: sono le motivazioni che le sorreggono e le motivano. Nel mirino sono finite in particolare quattro linee di prodotti (due della Colussi e due della Galbusera) caratterizzate da pubblicità che suggeriva effetti benefici sulla riduzione del colesterolo. Per la Colussi 100mila euro di multa per “pratiche commerciali ingannevoli” nella pubblicità del marchio Misura, “soia senza colesterolo” (frollini, craker e biscotti) in vendita dal marzo 2010 e rinominata sei mesi dopo come “soia, 0,001% di colesterolo”. Correzione del tutto insufficiente ad evitare la sanzione non perché sia letteralmente falso ma perché è fuorviante, visto che la quantità di colesterolo apportata dall’alimento non è significativa per la colesterolemia. Discorso analogo per i prodotti “0,001% di colesterolo” della Galbusera

vrebbe “aiutare a controllare il colesterolo” grazie ai betaglucani, fibre solubili naturalmente presenti nei cereali. Peccato però che, in questo caso come in quello di Colussi, l’Efsa ritenga accertato l’effetto di controllo del colesterolo solo con una assunzione giornaliera di almeno 3 grammi di betaglucani mentre i prodotti in questione ne apportino appena 0,75-0,76 grammi per una porzione normale di 4 frollini o di cinque craker… Graziate invece per il momento la Kellog’s (linea Optivita) e la Saiwa Oro Cereacol: l’Authority ha accettato gli impegni assunti dalle due aziende di correggere i profili di scorrettezza individuati nella réclame dei loro prodotti. Non è la prima volta che l’Antitrust bacchetta i prodotti alimentari vantati come “anti-colesterolo”. Spot e messaggi pubblicitari degli yogurt Danacol (gruppo Danone) e Pro-Activ (gruppo Unilever) sono state già multate rispettivamente con 300mila e 100mila euro. Per i primi si lasciava intendere che fosse sufficiente prendere lo yogurt per abbassare del 10% il livello del colesterolo. Per Pro-Activ, “tutta la campagna promozionale è incentrata sull’alterazione fisiologica del livello di colesterolo e sul conseguente rischio cardiovascolare al fine di indurre consapevolezza e allarme su tale fattore di rischio e presentare Pro-Activ come valido coadiuvante nel ridurlo”.

(190mila euro di multa): anche qui pubblicità ingannevole sulla base degli artt. 21 e 22 del Codice del consumo, dal momento che il contenuto dei grassi saturi degli stessi prodotti tendono a fare inn alzare il livello nel sangue del colesterolo “cattivo” (Ldl) molto di più di quanto non faccia l’apporto alimentare del colesterolo! Del resto il dispositivo della multa comminata dall’Authority è molto chiaro per Colussi-Misura: “Non solo non appare giustificata la vantata caratterizzazione del prodotto sulla base degli steroli contenuti ma neppure supportata la valenza salutistica suggerita non solo dal claim principale (‘senza colesterolo’) ma anche dalle frasi sulla proprietà degli steroli per la colesterolemia: ‘azione di controllo nell’assorbimento del colesterolo cattivo da parte dell’organismo’ ”. Il caso di Misura (fino al luglio 2010) è esemplare: vantava effetti benefici per l’arricchimento “c on ingredienti contenenti steroli vegetali”. Ora l’Antitrust ha sottolineato che gli effetti benefici dei fitosteroli sull’assorbimento del colesterolo (riconosciuti dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentale, Efsa) si riferiscono all’assunzione giornaliera di almeno 2 grammi di fitosteroli. Ebbene, in 100 grammi di prodotto Misura di steroli ce ne sono 49 milligrammi. Simili le motivazioni della multa a carico di Galbusera (linea “Col Cuore”) che do13


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PILLOLE DI SALUTE… UNA FETTA DI PIACERE MA... – Prosciutti, salami, mortadelle…in Italia si contano più di seicento varietà di salumi, un paradiso per i ghiottoni, un pericolo per i cardiopatici, anche e proprio quelli ghiottoni. Ma c’è salume e salume, e quindi qualche saporita trasgressione è non solo consentita ma in qualche modo non sconsigliata, almeno per rendere meno sgradevole una rigida dieta. Vediamo, seguendo il calcolo delle calorie e dei grassi per cento grammi di prodotto edibile, i cinque “campioni”. Il più consigliato? La bresaola Igp: 151 kl e 2,6 grassi. Segue il prosciutto cotto: 215 kl e 14,7 grassi. Il prosciutto crudo va poco peggio per le kl (224) ma meglio per i grassi (12,9), ed ancor me-

glio se a tavola si priva il crudo come il cotto del grasso visibile. Qualche problema in più con il (pur gustosissimo) speck: 303 kl e 20,9 di grasso, ma anche in questo caso vale la raccomandazione di privare le fette del grasso visibile. In coda, purtroppo per i golosi, la mortadella: 317 kl e 28,1 di grassi. Inutile parlare di ciauscolo, cotechino, lardo di Colonnata: ci capiamo.

L’INQUINAMENTO UCCIDE – Nuovo allarme dell’Organizzazione mondiale della sanità sui livelli d’inquinamento nelle grandi città del mondo, Italia compresa. E’ uno studio senza precedenti, condotto per sette anni e basato sui dati di 1.100 città in 90 paesi. L’Oms stima che ogni anno due milioni di persone muoiano a causa delle polveri sottili. L’inquinamento è la principale causa di tumori polmonari, di asma e infezioni respiratorie, e tra le principali delle

cardiopatie. L’Italia è tra gli ottanta paesi che superano la soglia di allarme (20 microgrammi di Pm10 per mc.) fissata dall’Oms: la città peggiore è Torino, seguita da Milano, Napoli e Roma.

LE ICONE DEL BENESSERE – Internet può aiutarci a vivere e a mangiare meglio. Nel mare di icone si trova di tutto. Ma a saper cercare, le icone del benessere si trovano, eccome, anche se molte di esse sono a pagamento. Eccone alcune che offrono servizi “a gratis”. Diete e allenamento? Su Google cliccate Contacalorie: 50mila ricette. Ancora per programmi di alimentazione e allenamento: Stai In Forma. Un database di strutture sanitarie pubbliche? Basta chiamare Ospedali e Asl in Italia. WiScale, invece, monitora peso, massa grassa, ecc. con bilancia wifi. Se invece si vuol tenere traccia dei livelli di glicemia, c’è GluCoMo.

…E SALUTE IN PILLOLE TONNO IN SCATOLA DONDE VIENI? – A proposito di alimenti in scatola, dopo la tragedia giapponese e il conseguente contaminazione dei mari d’Oriente è lecito chiedersi: ma da dove arriverà il tonno in scatola che consumiamo? Come hanno fatto già da tempo i produttori – non tutti, ma quasi – di sgombro in scatola, così anche almeno uno, “Rio Mare” (ci accuseranno di fare pubblicità? Chissenefrega), ha deciso di indicare nelle scatolette la provenienza del proprio tonno inscatolato. E’ un piccolo ma buon segno. POCO PESCE TRAI BIMBI. A PROPOSITO – A proposito, e due, di pesce: una ricerca – fonte insospettabile – dell’Osservatorio

grana padano dimostra che il consumo di pesce tra i bambini tra i 6 e i 10 anni è bloccato a 1,3 porzioni settimanali contro le 2 e anche 3 porzioni raccomandate tanto ai piccoli quanto ai grandi. Né basta: risulta limitato anche l’apporto ai pasti di frutta e verdura, scarso l’utilizzo di alimenti integrali, e per contro sempre in crescita il consumo di quelle maledette merendine prefabbricate con burro e olii vegetali. Se questo è l’inizio nella vita dietetica, il seguito è noto.

MENO SALE, PIÙ POTASSIO – Un’indagine su 1.300 ipertesi ha dato risultati ancor più gravi di quelli già noti: il consumo medio giornaliero di sale (quantità racco-

mandata dall’Organizzazione mondiale della sanità: 5 grammi. pari ad un cucchiaino da tè) è di 9,8 gr. per i maschi e di 7,8 per le femmine. Con le inevitabili, prevedibili conseguenze per ipertensione e sovrappeso. Di più e di peggio: la dose di potassio giornaliera raccomandata dall’Oms per gli effetti antiossidanti e vaso dilatanti è di 4 gr. al giorno. Ebbene, questo livello di consumo è raggiunto solo dal 2% della popolazione interpellata. Si può togliere dalla tavola la saliera o usare il sale dietetico, ma restano i surgelati, i prodotti da forno, i salumi, le olive, gli alimenti in scatola. Per più potassio? Più olio extravergine d’oliva, più frutta e più verdura.

Periodico di informazione dell’Associazione Cuore Sano • Anno XVI - n.4 - ottobre/dicembre 2011 • Reg. Trib. di Roma n.00323/95 • Direttore responsabile Giorgio Frasca Polara • Comitato scientifico Roberto Ricci (presidente), Alessandro Carunchio, Antonio Cautilli, Alessandro Danesi, Gabriella Greco, Francesca Lumia, Alessandro Totteri, Marco Renzi • Redazione Lungotevere in Sassia n.3 • 00193 Roma Ospedale Santo Spirito • Recapiti: Cardiologia-reparto terapia intensiva (Utic) tel. 06.68352579; Cardiologia-reparto Subintensiva (Usic) tel. 06.68352213; Segreterie Cardiologia, Associazione Cuore Sano e redazione Cuore Amico tel. 06.68352323. • E-mail: cuoresano@yahoo.com • www.cuore-sano.it • Stampa Tipolitografia Visconti - Terni


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