Cuore Amico 2017 n.3

Page 1

Periodico dell’Associazione Cuore Sano in collaborazione con la UOC Cardiologia del Santo Spirito Anno XXII - n. 2 aprile-giugno 2017

? A CO T I S N O C RO O C T N E A R U O Q OL D IL All’interno:

2017

ANGIOPLASTICA OK, MA DOPO CHE SI FA? SE ALL’INFARTO SI SOMMA LO SHOCK QUANDO LA CORONAROGRAFIA PER IL CARDIOPATICO CRONICO? LA DIETA MEDITERRANEA DA SOLA NON BASTA



Dolore cronico, quanto costa alla Sanità e ai pazienti di Bartolomeo Violo Direttore Uoc Anestesia e Rianimazione Santo Spirito ed Edoardo Nevola Direttore Uoc Cardiologia Santo Spirito

a gestione del dolore che si protrae a lungo ha una valenza emozionale, clinica, ed anche un significativo peso sull’economia sanitaria. Parliamo di dolore persistente nel caso sia provocato da malattie degenerative croniche (artrosi, per esempio), malattie infiammatorie recidivanti e neoplastiche; mentre si considera dolore cronico la manifestazione dolorosa indipendente da malattie dei tessuti ma che deriva da lesioni del sistema nervoso. Convenzionalmente la durata prefissata è oltre tre mesi. Il problema interessa circa il 20 % della popolazione adulta: il mal di schiena è il più frequente (circa la metà), seguito dall’artrosi ed da patologie reumatologiche e cefalee; Incidenza minore, ma con un particolare significato per la elevata intensità, ha il dolore nelle malattie neoplastiche. Un quarto dei pazienti presenta dolore severo, non si tratta solo di anziani ma anche di pazienti in età lavorativa. Il costo annuo per ogni paziente è circa 4.000 euro, di cui 1.400 a carico del Servizio sanitario nazionale, e 2.600 euro di costi indiretti, per esempio le giornate lavorative perse. Secondo le raccomandazioni delle varie Società scientifiche il dolore cronico e persistente deve essere trattato con paracetamolo, oppioidi minori e maggiori e con i farmaci antiinfiammatori (FANS) solo nel caso che sia dimostrata

L

la presenza di infiammazione tessutale. Nel dolore cronico, che vede leso il tessuto nervoso, vengono utilizzati farmaci attivi anche su altre problematiche neurologiche (antiepilettici, antidepressivi). I farmaci con effetto esclusivamente analgesico (paracetamolo, oppioidi minori e maggiori) devono essere utilizzati progressivamente con l’aumentare dell’intensità del dolore. Purtroppo spesso la pratica clinica si discosta dalle indicazioni suggerite nelle raccomandaIl dolore nell’arte: zioni delle Società scienti“Donna che piange”, Pablo PIcasso fiche. I FANS sono infatti gli antidolorifici più prescritti: secondo i dati dell’Agenzia Italia- diopatici: è possibile un peggioramento na del farmaco, nel 2016 si sono consu- dell’ipertensione o di uno scompenso mate ogni giorno circa 18 dosi di FANS cardiaco. I FANS più moderni, cioè i ogni mille persone (di cui quattro dei coxib, hanno anche la tendenza a favoFANS di ultima generazione, i coxib), rire fenomeni trombotici in chi è predicontro 3,5 dosi di oppiacei, con una sposto, e quindi eventi ischemici come spesa rispettivamente di 240 e di 180 angina, infarto, ictus o ischemia ceremilioni di euro! Senza considerarne le brale transitoria. Per tutti questi motivi, conseguenze economiche. l’uso eccessi- l’Agenzia del farmaco ha formulato delvo dei FANS tende ad avere un impatto le raccomandazioni (nota 66) per medici e pazienti, affinché l’utilizzo di questi negativo sulla salute. Oltre al contenimento dell’infiamma- medicinali nel cardiopatico sia fortezione, e con essa del dolore, i FANS mente limitato a favore di altri farmaci possono ledere la mucosa gastrica, con antidolorifici con minore impatto sulrischi di sanguinamento, ed alterare la l’apparato cardiovascolare in particolare funzione del rene fino all’insufficienza è indicato il paracetamolo che è in grarenale ed alla ritenzione di acqua e sali. do di mitigare il dolore senza gli effetti Queste azioni possono avere un grave gastrici e renali che rendono rischioso impatto sull’equilibrio dei pazienti car- l’uso prolungato dei FANS.

CUORE AMICO

1


Cardiopatia ischemica cronica quando la coronarografia? di Roberto Ricci Direttore Uoc Cardiologia Santo Spirito

otto il termine malattia co- mia miocardica inducibile ai test da ronarica stabile sono com- stress cardiovascolare (es. l’elettrocarpresi numerosi gruppi di diogramma da sforzo, la scintigrafia ronarica acuta, morte cardiovascolare. pazienti tra cui: 1) pazienti miocardica perfusionale o l’ecocardio- Tale obiettivo si raggiunge innanzitutto con un precedente evento coronarico gramma da stress fisico o farmacologi- con la correzione dei fattori di rischio (infarto, sindrome coronarica acuta, in- co). Questi pazienti hanno, globalmen- cardiovascolare (sovrappeso, sedentatervento di bypass, angioplastica coro- te, una prognosi favorevole con una rietà, fumo, ipertensione arteriosa, narica) ora clinicamente stabili, che so- mortalità/anno simile a quella dei pa- iperglicemia, ipercolesterolemia) unino sottoposti a controlli clinici periodi- zienti asintomatici o senza eventi coro- tamente all’assunzione delle terapie ci di follow-up; 2) pazienti con sintomi narici precedenti che presentano solo che hanno dimostrato un impatto favodi angina stabile da sforzo dovuti a ma- fattori di rischio cardiovascolare (fu- revole sulla prognosi e sui sintomi lattia coronarica nota (dolore anginoso mo, ipertensione diabete o ipercoleste- (aspirina, statine, ace-inibitori, beta bloccanti, in primo luoche insorge tipicamente Un dolore toracico che compare anche per lievi go). E’ estremamente dopo sforzo di medio-seattività fisiche e l’eventuale risultato importante che i pazienvera entità e che regredi“non auspicabile” di un test da sforzo, sono fattori che ti con cardiopatia ischesce rapidamente con il indicano la necessità di una coronarografia mica stabile effettuino riposo e/o l’assunzione regolarmente (ogni 6di nitrati sub linguali e 12 mesi) una vista carche si ripresenta piuttodiologica con elettrocarsto regolarmente ogni diogramma per la valuvolta che il paziente intazione della stabilità traprende questo tipo di clinica, dell’esame fisisforzi); 3) pazienti che co, dei fattori di rischio riferiscono per la prima cardiovascolare e di volta un dolore tipicaeventuali patologie asmente anginoso, in cui si sociate. può esprimere un giudiIn caso di modificaziozio di stabilità clinica in ne del quadro clinico quanto la sintomatologia (comparsa angina/affanè presente da alcuni meno o modifica delle casi. ratteristiche dell’angina/affanno se già In generale i due terzi dei pazienti con rolemia). malattia coronarica cronica stabile so- L’obiettivo terapeutico principale nei presenti) è necessario effettuare dei test no asintomatici, mentre il restante ter- pazienti con diagnosi di malattia coro- da stress aggiuntivi, non invasivi (test zo presenta angina da sforzo o ische- narica stabile è quello di eliminare/ri- da sforzo al cicloergometro, ecocardiodurre i sintomi (angina) e di prevenire gramma da stress fisico o farmacologipossibili eventi cardiovascolari futuri: co, scintigrafia miocardica da sforzo o infarto miocardico auto, sindrome co- dopo stress farmacologico) per eviden-

S

2 CUORE AMICO


ziare e quantificare la presenza di eventuale ischemia miocardica indotta dalla malattia aterosclerotica delle arterie coronariche. L’indicazione a proseguire gli accertamenti e in particolare all’esecuzione dell’esame coronarografico, con la finalità successiva di effettuare eventuali procedure sulle arterie coronariche ostruite (angioplastica coronarica con stent o intervento cardiochirurgico di by pass aortocoronarico) dipende dal quadro clinico del paziente (sintomatologia e funzione contrattile del cuore) e dal risultato dei suddetti test da stress. Le indicazioni principali ad eseguire

l’esame coronarografico sono pertanto: – un dolore toracico (angina) che compare per attività fisiche modeste e interferisce sensibilmente con la qualità di vita del paziente, nonostante una terapia farmacologica ottimale. – un risultato dei test da stress che indica un alto rischio di eventi cardiovascolari (probabilità di morte maggiore del 3% in un anno) o un rischio intermedio di eventi cardiovascolari (mortalità annua compresa tra 1,5% e il 3%) in presenza di gravi

patologie associate o sulla base delle preferenze del paziente. L’esame coronarografico è indicato anche in altre particolari situazioni: – come test iniziale nei pazienti sopravvissuti ad un arresto cardiaco o ad aritmie potenzialmente fatali; – nei pazienti con funzione contrattile miocardica depressa in presenza di sintomi sospetti di ischemia miocardica o evidenza di ischemia miocardica ai test da stress non invasivi. – informazioni diagnostiche o prognostiche inconclusive dopo i test da stress non invasivi.

Che cosa sono gli stent salva cuore o stent è una struttura metallica cilindrica a maglie che, in cardiologia, viene introdotta in un’arteria e viene fatta espandere sino a che il suo diametro è pari a quello dell’interno dell’arteria. L’intervento, praticamente indolore, viene praticata in sala di emodinamica: si pratica, previa anestesia locale, una puntura a livello dell’arteria femorale o sul polso e viene introdotto un catetere che arriva sino al vaso interessato. In cima al catetere (e alle volte con l’ausilio di un palloncino) si colloca lo stent che viene rilasciato esattamente dov’è necessario grazie al monitoraggio radiologico e con il mezzo di contrasto che permette di vedere il lume dell’arteria. Lo stent è stato sperimentato venticinque anni addietro, ed è oramai usato ovunque con risultati sicuri. Da quindici anni viene usato anche (ma il suo

L

uso è controverso) lo stent cosiddetto medicato: la “base” è identica a quella dello stent normale su cui però viene “appiccicata” una matrice collosa contenente un farmaco antinfiammatorio con lo scopo di contrastare il fenomeno della ristenosi. Il rovescio della medaglia? Proprio la presenza della matrice e del farmaco rallentano notevolmente la endotelizzazione, lasciando più a lungo scoperta e a contatto con le piastrine circolanti la struttura metallica dello stent. Comunque la scelta del tipo di stent spetta all’emodinamista che valuta le condizioni migliori e più opportune al caso specifico. Il costo in sé dello stent? Dai 130 a 250 euro quello tradizionale, dai 350 a 400 euro quello medicato. Ma esistono più varianti tecnologicamente avanzate: stent a rilascio di farmaco, stent riassorbibili, stent bioattivi in titanio e ossido nitrico. Il costo degli stent di ultima generazione arriva a 600700 euro.

CUORE AMICO

3



Angioplastica ok, ma dopo che si fa? di Eugenia Olivieri Dirigente medico Uoc Cardiologia Santo Spirito

intervento di angioplastica coronarica (PTCA) con impianto di un’endoprotesi tubulare metallica (stent) viene effettuato, nel corso di un infarto acuto o di un’angina, per migliorare il flusso di un’arteria coronarica ostruita da una placca aterosclerotica. Sebbene lo stent ripristini la pervietà delle coronarie e le mantenga aperte, non è in grado di arrestare il processo aterosclerotico che è alla base della malattia coronarica. Occorre quindi adottare strategie per evitare sia un deterioramento dello stent (restenosi o trombosi, con ripresa di angina o infarto) e sia la formazione di nuove placche ostruttive coronariche. E’ fondamentale l’adesione nel tempo alle terapie farmacologiche prescritte dal cardiologo, con particolare attenzione alla doppia terapia antiaggregante piastrinica (di durata prestabilita), la cui sospensione prematura, in occasione di interventi chirurgici o sanguinamenti, dovrebbe essere evitata senza un consulto preventivo con il cardiologo. In taluni pazienti (ad esempio i portatori di protesi valvolari cardiache meccaniche o i pazienti con fibrillazione atriale) si renderà necessaria, per un certo periodo, anche l’aggiunta di un farmaco anticoagulante. Altrettanto importante è l’adozione di una serie di misure. Intanto, la riabilitazione cardiaca: un programma eseguito con la supervisione di un medico, oggi modernamente

L’

intesa come insieme di interventi multidisciplinari che affiancano, al tradizionale training fisico, un’educazione sanitaria per la modifica dello stile di vita (“counselling”), il controllo farmacologico e clinico per la correzione di fattori di rischio e consulenze psicologiche volte a diminuire lo stress. Poi l’adozione di una dieta sana: una dieta a base di

dieta sana attività fisica ABOLIZIONE DEL FUMO pressione, colesterolo e diabete sotto controllo

frutta, verdura e cereali integrali (povera di grassi saturi, colesterolo e sale) aiuta a controllare il peso, la pressione e i livelli dei grassi nel sangue. In caso di problemi specifici (obesità o dismetabolismi), è bene consultare uno specialista. Ma la più importante misura preventiva consiste nella abolizione del fumo. Ancora: al termone del periodo di riabilitazione è importante una attività fisica regolare: si potrà intraprendere ad esempio un’attività sportiva, ricor-

dando che la sedentarietà è un fattore di rischio importante nelle malattie cardiovascolari. Previo consenso del medico, è buona norma praticare da 30 a 60 minuti di attività fisica quasi tutti i giorni. Altra misura importante: la pressione sotto controllo. E’ opportuno verificarla regolarmente e assumendo eventuali farmaci prescritti dal medico per stabilizzarla. I valori normali di pressione arteriosa non devono superare 140/90 millimetri di mercurio, 130/80 se si è diabetici. Poi, il controllo del colesterolo, seguendo controlli periodici e assumendo farmaci ipolipemizzanti eventualmente prescritti. Ricordando che il valore ottimale del colesterolo LDL non deve essere superiore a 70 o 100 mg/dl. Infine il controllo del diabete: la glicemia normale a digiuno non deve superare 110 mg/dl e, parametro ancora più importante, la cosidetta emoglobina glicata (misura del controllo glicemico nei mesi precedenti l’esame) non deve superare 7 mg/dl. In conclusione la “malattia coronarica” è una malattia complessa che si sviluppa lungo tutta la vita; un lungo percorso in cui occorre mantenere con pazienza e costanza tutte le strategie terapeutiche (farmaci e stile di vita), di cui l’angioplastica rappresenta solo una, seppure importante, componente.

CUORE AMICO

5


Ambulatorio infermieristico: com’è organizzato e perché di Marilena Mancuso Counselor relazionale Università di Tor Vergata, Roma

a prevenzione cardiovascolare secondaria è rivolta ai pazienti con malattia coronarica già nota, attraverso interventi mirati alle modificazioni dello stile di vita (cessazione del fumo, alimentazione corretta, aumento dell’attività fisica), al controllo dei fattori di rischio (pressione arteriosa, profilo lipidico e glicemico) e all’assunzione della terapia farmacologica prescritta dal cardiologo. Tutto questo è raccomandato per migliorare la qualità di vita dei pazienti cardiopatici e di prolungarne la vita. Il paziente dopo un infarto, affronta cambiamenti improvvisi nello stile di vita: smette di fumare, mangia in modo più salutare, inizia a muoversi di più. Questi risultati vengono mantenuti nel tempo grazie al lavoro svolto dall’ambulatorio della cardiopatia ischemica e dell’ambulatorio infermieristico. L’ambulatorio, gestito da un’infermiera ha competenze di counseling, è dedicato a tutti i pazienti con fattori di rischio non controllati (pressione, valori aumentati di colesterolo, trigliceridi e glicemia), con problemi di aderenza alla terapia, con difficoltà ad adottare un corretto stile di vita e, più in generale, ai pazienti che hanno deciso di modificare il proprio comportamento in uno più funzionale. Quando le persone mutano un comportamento, secondo i ricercatori Carlo C di Clemente e J.O. Prochaska (1980) esse attraversano delle fasi identificate dal

L

6 CUORE AMICO

Modello transteorico degli stadi del cambiamento. Il paziente che accede all’ambulatorio infermieristico può trovarsi in uno qualsiasi degli stadi di questo modello. Nella Pre-contemplazione si trova il paziente che non vuole cambiare nessuna delle sue abitudini e che viene solo per-

ché glielo ha prescritto il cardiologo. Nella Contemplazione, quello che sta pensando di smettere di fumare, ma che ancora compra le sigarette, che vuole mettersi a dieta ma che ancora mangia male. Nella Determinazione, invece, colui che ha deciso di smettere di fumare, di iniziare a mangiare bene e che vuole progettare come riuscirci. Nell’Azione, quello che ha iniziato a non fumare, che sta seguendo una dieta e che sta effet-

tuando un ciclo di riabilitazione cardiologica. Nel Mantenimento il paziente non fuma più, ha perso peso e pratica attività fisica regolare. Nella Ricaduta colui che ha ripreso a fumare, è tornato alla sua vita sedentaria e non assume più la terapia farmacologica in modo regolare. L’infermiere riconosce in quale stadio del processo si trova il paziente e interviene per ottenere la progressione allo stadio successivo utilizzando il Colloquio Motivazionale, “un approccio di counseling centrato sul paziente per aumentare la motivazione intrinseca al cambiamento attraverso l’esplorazione e la risoluzione dell’ambivalenza” (W.R Miller e S. Rollnick). ll colloquio motivazionale è centrato sulla persona in quanto si occupa degli interessi e delle preoccupazioni attuali del paziente. Aumenta la motivazione intrinseca al cambiamento aiuta il paziente a consapevolizzare la sua propensione al cambiamento (fare una buona prevenzione secondaria, può incrementare nel paziente la motivazione intrinseca ad assumere un comportamento più sano). L’esplorazione e la risoluzione dell’ambivalenza, consentono alla persona di risolvere il dilemma ”Voglio, ma non voglio”, esplorando le ragioni proprie per cambiare. La domanda corretta non è dunque “perché questo non è un paziente motivato?”, ma piuttosto “per che cosa è motivato questo paziente?” o anche che cosa possiamo fare noi per motivarlo?


Paziente oncologico e cardiotossicità di Marco Renzi Dirigente medico Uoc Cardiologia S.Spirito

a prognosi del paziente oncologico è notevolmente migliorata nell’ultimo ventennio. Ciò è stato possibile grazie agli importanti progressi della terapia farmacologica antitumorale. Attualmente vengono utilizzate, oltre a consolidate chemioterapie convenzionali utilizzate in complessi cocktail farmacologici, nuove terapie mirate, basate sull’utilizzo di anticorpi monoclonali, di inibitori delle tirosin-chinasi e di nuove molecole in grado di inibire l’ansiogenesi. Tuttavia, per raggiungere questi risultati, si sta pagando un prezzo considerevole in termine di effetti collaterali. In particolare, la cardiotossicità rappresenta uno dei fattori che maggiormente limitano l’uso dei farmaci antitumorali, sia tradizionali che di nuova generazione, con un impatto rilevante sulla qualità della vita e sulla sopravvivenza del paziente, indipendentemente dal problema oncologico di base. La cardiotossicità è una problematica in continua crescita, che in futuro riguarderà una popolazione sempre più ampia di pazienti, considerando il continuo aumento del numero delle guarigioni oncologiche definitive. La più frequente presentazione clinica della cardiotossicità è una cardiomiopatia dilatativo-ipocinetica che porta a scompenso cardiaco. Lo sviluppo di cardiotossicità, anche se asintomatica, non solo influenza negativamente la prognosi cardiologica del paziente, ma limita signifi-

L

Le terapie farmacologiche antitumorali possono avere importanti effetti collaterali anche cardiaci

cativamente le possibilità terapeutiche in ambito oncologico, quando un trattamento antitumorale aggiuntivo diventa necessario per la ripresa/recidiva della malattia oncologica. Purtroppo, la presenza di una disfunzione cardiaca, restringerà la scelta a quegli schemi terapeutici oncologici considerati meno cardiotossici, ma spesso utilizzanti farmaci meno efficaci. Dati recenti hanno dimostrato che un trattamento precoce della cardiomiopatia da farmaci antineoplastici è in grado di favorire il recupero completo della funzione cardiaca nel 71% dei casi. Ciò sottolinea l’importanza della diagnosi precoce della cardiotossicità, al fine di trattare il danno cardiaco quando è ancora in una fase di potenziale reversibilità: per far ciò è attualmente raccomandato il monitoraggio della funzione cardiaca sia durante che dopo la chemioterapia. Per individuare la presenza di un danno iniziale a carico del cuore si uti-

lizzano i biomarcatori che si misurano nel sangue (Troponina I e NT-proBNP) e l’esame ecocardiografico. I pazienti che presentano segni di danno cardiaco iniziale, vengono sottoposti a trattamento con farmaci protettori del cuore (soprattutto ace-inibitori e beta-bloccanti). Il concetto di cardiotossicità da chemioterapici è un fenomeno ancora molto sottovalutato, ma per fortuna, negli ultimi anni, in questo campo sono stati fatti grandi progressi grazie a un lavoro condotto in stretta collaborazione tra oncologi e cardiologi. Gli italiani sono stati tra i primi a studiare il fenomeno e a inaugurare, in collaborazione con i colleghi americani, la cardioncologia, una nuova disciplina della medicina. Sebbene la branca della cardioncologia sia piuttosto recente, si stanno realizzando progressi continui. Tra i nuovi filoni di ricerca si sta lavorando alla possibilità di prevedere su base genetica la maggiore o minore suscettibilità alla cardiotossicità da terapie oncologiche e si stanno mettendo a punto strategie sempre più efficaci. Un altro aspetto sul quale si sta lavorando è la strutturazione di un monitoraggio cardiaco ancora più accurato per questi pazienti, che prevede l’impiego di nuovi biomarcatori e di nuovi esami diagnostici. L’obiettivo finale della cardioncologia, quindi, è consentire alle persone con tumore di vivere sempre più a lungo, soprattutto con una qualità della vita sempre migliore.

CUORE AMICO

7


Quando all’infarto si somma lo shock di Maurizio Burattini Dirigente medico Uoc Cardiologia S.Spirito

o shock rappresenta una delle più gravi complicazioni ed una tra le più frequenti causa di morte dei pazienti con infarto miocardico acuto. Nell’infarto con sopraslivellamento del tratto ST (STEMI), lo shock si verifica in una percentuale variabile tra il 7 ed il 10% dei pazienti, con un’incidenza che è rimasta pressoché costante fino agli anni ’80 per poi decrescere progressivamente. Tale riduzione della mortalità si è ottenuta grazie a terapie estremamente efficaci nel trattamento dell’infarto miocardico acuto: rivascolarizzazione miocardica precoce, trombolisi, angioplastica primaria. Anche se fino al 1990, le percentuali di mortalità ospedaliera dei pazienti che sviluppavano uno shock cardiogeno variavano tra il 70 e 85%, negli anni successivi si è assistito ad una loro progressiva riduzione fino all’attuale 30-40%, con le terapie appena accennate se si interviene in modo aggressivo e tempestivo. Viene definito shock cardiogeno quella condizione, che si presenta come complicazione di un infarto acuto, secondaria alla grave riduzione della funzione sistolica di pompa del cuore che comporta un flusso ematico agli organi vitali non più sufficiente. Quanto più precocemente potranno essere effettuate tali procedure, tanto più efficacemente potrà essere modificata la prognosi del pa-

L

8 CUORE AMICO

Una delle complicazioni che può sommarsi ai danni causati dall’infarto, è una riduzione della capacità di pompaggio del flusso ematico. Importantissimi quindi, i tempi brevi di soccorso e l’adozione di soluzioni adeguate a ripristinare velocemente la funzione cardiaca ziente; da ciò consegue che i pazienti con shock cardiogeno devono poter accedere in tempi brevi a centri in grado di dar loro soluzioni terapeutiche adeguate, che dispongano, quindi, di un laboratorio di emodinamica e di una terapia intensiva cardiologica costantemente operative nell’arco delle 24 ore. Nel trattamento della shock cardiogeno è altrettanto importante la somministrazione di farmaci in grado di sostenere la capacità di pompa del muscolo cardiaco in tempi e dosaggi adeguati (dopamina, dobutamina e noradrenalina, levosimendan). Fin dal suo primo utilizzo in pazienti con shock cardiogeno, avvenuto nel 1968, il contropulsatore intra-aortico ha visto crescere il suo utilizzo nell’assistenza dei pazienti affetti da shock. Risulta, pertanto, indicato come supporto circolatorio in pazienti affetti da shock cardiogeno, da complicanze meccaniche

post-infartuali, da aritmie ventricolari intrattabili, da scompenso cardiaco in stadio avanzato o, in elezione, in caso di procedure di rivascolarizzazione, percutanee o chirurgiche, a rischio elevato. Nel corso degli anni sono stati sviluppati anche altri sistemi di assistenza ventricolare che possono essere applicati per via percutanea (non chirurgica): i cosiddetti LVAD. Dal 1988 sono state introdotte in commercio delle pompe cardiache a flusso assiale, il cui funzionamento verte sul posizionamento all’interno dell’arco aortico ed in aorta ascendente di una cannula a suzione, con una turbina alimentata da un motore esterno (Hemopump). L’uso di queste pompe è stato peraltro limitato dalle frequenti e gravi complicazioni associate (ischemia cerebrale e complicanze emorragiche maggiori). Un presidio di più recente sviluppo è l’Impella Recover: una pompa a flusso assiale in grado di sviluppare un flusso continuo rispettivamente di 5 L/min e 2,5 L/min, disponibile nella doppia versione, impiantabile per via chirurgica o percutanea. Altro device di assistenza ventricolare ampiamente utilizzato è il TandemHeart, in grado di sviluppare un flusso di 4 L/min. Il TandemHeart prevede il posizionamento della cannula in atrio sinistro e il posizionamento di una seconda cannula in arteria femorale, generalmente di 17-Fr. Il sangue ossigena-


to viene prelevato dall’atrio sinistro e veicolato, attraverso la pompa a centrifuga, in arteria femorale e, quindi, in aorta discendente. Se guardiamo indietro nel tempo, non possiamo non essere, almeno in parte, soddisfatti della progressiva riduzione di mortalità ospedaliera per shock cardiogeno ottenuta negli ultimi 30 anni infatti siamo passati da una mortalità di oltre l’80% a percentuali di mortalità nettamente inferiori che si attestano tra il 30 ed il 40%. Ciò grazie soprattutto a

protocolli d’intervento sempre più aggressivi e mirati alla rapida risoluzione dell’ostruzione coronarica che ha causato l’infarto miocardico acuto e lo shock cardiogeno. D’altra parte, anche i più ottimistici dati attuali di mortalità non possono essere considerati come ottimali, quando, nella migliore delle ipotesi, uno su tre dei nostri pazienti con shock muore in ospeda-

le. È evidente che devono essere fatti ancora sforzi notevoli per abbattere ulteriormente questi tassi di mortalità. Tale ambizioso obiettivo potrà essere raggiunto, in parte ottimizzando gli interventi già a disposizione (reti extra-ospedaliere per il pronto riconoscimento di pazienti ad alto rischio di sviluppare shock cardiogeno e loro rapido invio a Centri di riferimento) ed in parte esplorando nuove potenziali strategie terapeutiche.

«Il segreto della palestra? Mi mette tranquillità» sa mi riscaldo cominciando l’ora di riabilitazione».

empre di bianco vestita, lo sguardo ironico, l’attenzione massima all’impegno in palestra, Anna Maria Vitolo, 76 anni, nubile, una vita trascorsa nella prestigiosa sartoria Valentino, sopporta benissimo il post-infarto e lo scompenso cardiaco: “Il segreto è la riabilitazione: mi mette tranquillità”. E il bello è che la mette a tutti i suoi “colleghi” del secondo turno dei giorni pari.

S

Com’è andata questa storia dell’infarto? «E’ andata che una sera del 2010, ero fuori Roma dopo il lavoro, mi sono sentita poco bene, ma non con i sintomi tradizionali di un mal di cuore. Credevo fosse una cosa senza importanza. Macché, dopo una diecina di giorni punto e daccapo, stavolta su, nella Tuscia. Ma stavolta il medico dell’ambulanza del 118, un ottimo medico, ha capito subito che c’era un infarto e mi ha ricoverato al Belcolle di Viterbo». E quando è tornata a Roma? «Sono venuta qui a Santo Spirito dove hanno accertato che, forse in seguito all’infarto, era intervenuto uno scom-

Anna Maria Vitolo, 76 anni, segni particolari: dispensa tranquillità

penso. Insomma il mio cuore – così mi hanno spiegato – non era più capace di pompar sangue a sufficienza. E allora ho cominciato subito a frequentare questa palestra e ho conosciuto per prima cosa questa cyclette su cui per prima co-

Già, la riabilitazione. Che la vive? Quali sensazioni ne trae? «Per me è indispensabile, in-dis-pensa-bi-le! Lo è per vari motivi. Intanto per tenere sotto controllo lo scompenso. Ecco, mi sento controllata e… confortata. Poi, più in generale, mi si dice che devo comunque fare riabilitazione. Ebbene, non potrei fare ginnastica da nessun’altra parte. Qui mi sento più che curata: mi sento protetta. Ma poi c’è dell’altro…» Dica che cos’è quest’altro, signora Anna Maria… «E’ la socializzazione, importantissima. La frequentazione regolare, mai interrotta, della palestra stabilisce e rafforza degli importanti rapporti umani con le colleghe e i colleghi di corso. E’ un aiuto psicologico molto utile, è un vantaggio in più offerto – come dire? – dall’ambiente e dai suoi animatori: dai pazienti a, manco a dirlo, la terapista Ludovica e l’infermiera professionale Angelita che ci danno manforte».

CUORE AMICO

9


Scrivi a Cuore Amico

M

io marito di notte russa molto. Ho sentito parlare di apnee del sonno. C’è relazione tra il russare e le apnee? Ma soprattutto, è vero che le apnee del sonno possono causare problemi al cuore? Se si, cosa si può fare per evitare danni al cuore? P.A. Tranquilla Signora, prima di tutto va detto che non tutte le persone che russano hanno le apnee notturne. E’ però vero che il russamento notturno è una delle caratteristiche di chi soffre della Sindrome delle Apnee Ostruttive nel Sonno (OSAS). Spesso la diagnosi viene fatta da un familiare che rileva alcuni sintomi. Di notte: pause respiratorie nel sonno, russamento, improvvisi risvegli con sensazione di soffocamento e frequenti cambi di posizione. Di giorno: sonno non ristoratore, sonnolenza e cefalea mattutina, calo di attenzione, concentrazione e memoria con irritabilità ed ansia. L’OSAS è un disturbo diffuso. Si stima che in Italia il 3% della popolazione sia potenzialmente affetto da questa patologia che colpisce soggetti in sovrappeso, maschi, anziani, con precedenti in famiglia, con alterazioni anatomiche delle vie aeree, ipertesi, fumatori, con sindrome metabolica e diabete. La respirazione del paziente si interrompe con pause di pochi secondi fino ad alcuni minuti e se ne possono avere anche più di 30 in un’ora. Di solito la respirazione riprende, in alcuni casi con un russare sonoro. La qualità del sonno, quindi, è molto scarsa, per questo motivo ci si sente stanchi durante il giorno. La tipologia più comune è l’apnea ostruttiva, in cui le vie respiratorie collassano o si ostruiscono durante il sonno, rallentando o interrompendo la respirazione (frequente negli obesi) ma presente anche nei bambini (tonsille od adenoidi). L’a-

pnea centrale nel sonno, più rara, dipende da alterazioni della zona del cervello che controlla la respirazione (colpisce soggetti con patologie cardiache o che usano determinati farmaci). Normalmente l’apnea centrale del sonno non provoca il russamento. Numerosi studi scientifici dimostrano che l’OSAS può, se non viene curata, aumentare il rischio di: ipertensione, infarto, ictus, obesità e diabete, insufficienza cardiaca, o peggiorare un’insufficienza cardiaca preesistente, aritmie o anomalie del battito cardiaco, incidenti sul lavoro o alla guida di veicoli. La polisonnografia è il tipo di esame del sonno più usato per diagnosticare l’apnea nel sonno: registra l’attività cerebrale, i movimenti oculari, il battito cardiaco, la pressione, la quantità di ossigeno presente nel sangue, il movimento dell’aria nel naso mentre si respira, il russamento e i movimenti del torace. L’apnea nel sonno è una patologia cronica che deve essere gestita e curata sul lungo periodo per prevenire le complicanze. Fatta la diagnosi, se l’OSAS è lieve si può curare con modifiche dello stile di vita quali: evitare l’alcol e i farmaci che provocano sonnolenza, dimagrire, dormire su un lato anziché supini anche con l’aiuto di cuscini particolari, di notte, se necessario, tenere aperto il naso usando spray nasali o farmaci contro le allergie (non vasocostrittori!), smettere di fumare. Nei casi più importanti si utilizzano ventilatori a pressione positiva continua (CPAP) in grado di creare una lieve pressione dell’aria per tenere aperte le vie respiratorie mentre il paziente dorme, interventi chirurgici per assicurare la pervietà delle vie aeree ed apparecchi ortodontici che modificano la posizione della mandibola impedendo la caduta indietro della lingua.

Più donazioni di organi, meno opposizioni In Italia nei primi mesi del 2017 c’è stato un incremento delle donazioni di organi rispetto all’anno precedente compreso tra il 10 e il 15%. Lo ha riferito il direttore del Centro Nazionale Trapianti, Alessandro Nanni Costa. La regione più virtuosa e con il maggior numero di donatori è la Toscana che ‘’per la sua orga-

10 CUORE AMICO

nizzazione si posiziona tra le prime in Europa’’. In parallelo con l’aumento del numero di donatori si registra una sensibile riduzione delle opposizioni. In Campania, dove il numero dei trapianti è cresciuto del 40%, al 30 aprile del 2017 su 53 decessi e 31 donatori potenziali, sono stati 27 i donatori utilizzati.


Ictus, ogni anno 120mila nuovi casi ictus da fenomeno acuto a malattia cronica. In Europa, si muore di meno ma si registra un aumento del numero totaledegli eventi e le persone colpite convivono con importanti disabilità. Lo mostra l’analisi condotta dal King’s College su 35 paesi europei in contemporanea e presentato davanti a decine di membri del Parlamento Europeo da Jon Barrick, presidente di SAFE Stroke Alliance for Europe e Valeria Caso, presidente dell’European Stroke Organization. In Italia negli ultimi vent’anni l’incidenza di primi episodi di ictus è diminuita del 29%; sono 930mila coloro che riportano effetti invalidanti a causa di questa patologia e 120mila i nuovi casi ogni anno. I dati raccolti nello studio «Burden of Stroke» indicano che tra il 2015 e il 2035 ci sarà complessivamente un aumento del 34% nel numero totale degli eventi cerebrovascolari acuti nell’Unione Europea: dai 613.148 casi nel 2015 ai circa 820mila nel 2035. Quanto al numero delle persone colpite da ictus come condizione cronica, le stime mostrano che passerà da 3.718.785 nel 2015 a 4.631.050 nel 2035, rappresentando quindi un incremento del 25% pari circa a 1 milione di persone in Europa. «Anche se, in Europa, il tasso di mortalità legato all’ictus è diminuito nel corso degli ultimi 20 anni, l’ictus

L’

cerebrale rimane una catastrofe umanitaria che si verifica sotto i nostri occhi perché più persone sopravvivono all’ictus e sono sempre più le persone che rimangono con gravi disabilità» ha dichiarato Jon Barrick, presidente della Stroke Alliance for Europe. Il costo totale dell’ictus in Europa è stimato nel 2015 in 45 miliardi di euro ed è destinato ad aumentare. «Il peso economico e sociale complessivo dell’ictus aumenterà drammaticamente nei prossimi 20 anni a causa dell’invecchiamento della popolazione. Gli organi decisionali in Europa devono individuare il modo migliore per combattere l’ictus cerebrale e rendere più facile la vita per coloro che sopravvivono all’ictus e alle loro famiglie». Un confronto a livello europeo sull’ictus e sull’assistenza sono fondamentali per aiutare ogni singolo paese a mettere in atto strategie di prevenzione efficace per questa patologia, fornire un’assistenza adeguata e appropriata e supportare tutti quelli che vengono colpiti da ictus. SAFE invita quindi ogni paese europeo ad istituire un registro nazionale per l’ictus al fine di mantenere un adeguato controllo sulla patologia, monitorare le risorse e le prestazioni erogate ma soprattutto condividere tra paesi le buone pratiche e i modelli di cura vincenti adottati dai singoli paesi.

CUORE AMICO

11


Torna la Montagnaterapia “Palestra della salute”: tre turni! di Carla Maria Rossi Segretaria di redazione di Cuore Amico

rande exploit, quest’anno delle iniziative sociali dell’Associazione Cuore Sano. E’ tornata la tradizionale Montagnaterapia. Si sono intensificate le “uscite” culturali in città e in regione. Si espande ancora l’esperienza della “palestra della salute” in parallelo ai corsi gestiti dall’ospedale. Insomma, segni significativi di crescita tanto dell’offerta di Cuore Sano quanto della soddisfazione degli associati. LE USCITE CULTURALI. Aperte con le visite a San Clemente e alle Mura Aureliane, il programma (curato dalla dr.ssa Elisa Dattile) si è sviluppato con una puntata allo straordinario quartiere della Garbatella, e poi con una gita alla necropoli etrusca della Banditaccia (visite alle tombe dei Capitelli, dei Doli e della più importante tomba dei Rilievi, patrimonio della famiglia aristocratica dei Matuna) e ai Musei di Cerveteri e di Cerite. Particolarmente suggestivo il percorso multimediale effettuato su due tombe con le animazioni luci-audio-video con la voce narrante di Piero Angela. Pausa pranzo presso la caffetteria della Necropoli, menu ad hoc per i soci. La gita è stata effettuata in pulmann, spese in parte a carico dell’Associazione. Non è ancora finita: dopo gli etruschi ecco il Barocco romano: è stato il teatro – da piazza Navona a Fontana di Trevi – di una piacevole passeggiata di molti soci arricchita dalle indispensabili note illustrative dell’oramai comune amica Elisa Dattile.

G

12 CUORE AMICO

TORNA MONTAGNATERAPIA. Mentre questo numero del giornale va in stampa, esattamente a metà giugno, il Terminillo è tornato ad ospitare un assai folto gruppo di soci, cardiopatici stabilizzati e sottoposti a preventivi esami da parte della cardiologa-alpinista dott.ssa Francesca Lumia. La Montagnaterapia segue uno schema collaudato. Trasferimento il venerdì in bus e auto nel piccolo centro di Leonessa, a mille metri di altezza. Qui una prima presa di contatto con il territorio: riscaldamento, passeggiata nei boschi, esercizi psicofisici, poi sistemazione in albergo e cena. L’indomani si raggiunge in bus il rifugio Sebastiani e da lì si parte per una delle cime del complesso del Terminillo, altezza non superiore ai duemila metri. Nessun timore, di nessun genere. Il gruppo, o forse due distinti gruppi se salgono le iscrizioni, è seguito passo passo da car-

diologi e infermieri professionali del S. Spirito che monitorano i pazienti frequentemente. E se c’è qualcuno che si ferma, nulla di male: l’importante è provarci. LE “LEZIONI DI CUORE”. Si estende ad altri quartieri della città l’esperienza, gestita dal dr. Cautilli, della campagna di informazione/prevenzione cardiologica nelle scuole. Con il prossimo anno scolastico previste lezioni nei licei Morgagni, Manara e Caffè, ma probabilmente l’iniziativa verrà estesa ad altre scuole (si pensa a Virgilio, Pasteur, Dante e Tasso). LA “PALESTRA DELLA SALUTE”. Previsto (ma non in queste proporzioni) il successo dell’iniziativa assunta a dicembre dall’Acs di affiancare propri corsi di riabilitazione cardiaca a quelli gestiti da vent’anni dal S. Spirito. Sotto la guida della fisioterapista Roberta Imbrighi i turni sono saliti a tre, il martedì e il giovedì, per una trentina di pazienti:


Foto ricordo dei nostro splendido gruppo, in una splendida giornata, in una splendido sito archeologico: la Necropoli di Cerveteri

quelli che, appunto, non hanno trovato posto nei corsi “interni”. Da sottolineare che i pazienti pagano mensilmente una retta non superiore a quella richiesta dalla Asl; e che la “palestra della salute” ha piena autonomia economica. NORDIC WALKING. A Villa Pamphili continua intanto l’esperienza settima-

nale delle passeggiate con i bastoncini. Molte adesioni, molto impegno, molta dedizione della promotrice, dott.ssa Aida Di Censo.

PONZA? CHISSA’. C’è poco tempo per decidere, è vero; ma l’idea si fa strada: ripetere l’esperienza di una giornata nell’isola con soci volontari, medici del S Spirito e la collaborazione locale dei cinque medici di base, per monitorare un campione di abitanti e di promuovere prevenzione.

Dieta mediterranea, da sola non basta n un saggio apparso su “Cardiologia negli ospedali”, un gruppo di medici (Calciano, A. Cardinale, M.R. Cardinale e Lacertosa) sottolinea come non sia sufficiente applicare la dieta mediterranea (*), ma che è importante anche la scelta degli alimenti: “Occorre considerare altri aspetti quali la filiera degli alimenti, la provenienza, i processi dalla fase 0 alla commercializzazione, alla conservazione”. Nello studio si cita un rapporto dell’economi-

I

sta inglese Jom O’Neill che sollecita un uso più consapevole degli antibiotici, evitando eccessi e abusi. Vi si raccomanda di limitare l’uso degli antibiotici in zootecnia e di promuovere (con un fondo di ricerca) i laboratori che creino nuovi antibiotici: “Dobbiamo smettere di prendere antibiotici come caramelle”. Una delle cause dell’antibiotico-resistenza sono gli allevamenti intensivi. In Italia – sotto-

CUORE AMICO

13



lineano i medici di “Cardiologia negli ospedali” – il 71% degli antibiotici venduti è destinato agli animali: siamo il terzo maggiore utilizzatore di antibiotici negli animali da allevamento in Europa, il triplo della Francia, il quintuplo del Regno Unito. Il problema della scelta consapevole degli alimenti si ripropone anche in agricoltura: si è dimostrata una correlazione tra gli agenti chimici utilizzati (pesticidi e additivi chimici) e diverse malattie. Laddove è possibile, scegliere dunque alimenti coltivati con metodi naturali; e dove possibile con metodi biologici certificati e garantiti. La discussione sui dazi doganali e sulla libera circolazione delle merci tra Usa ed Europa evidenzia i tanti problemi che ci sono, dove un ruolo marginale sembra avere il cittadino. Nel frattempo, una soluzione temporanea potrebbe essere per la massaia, per la famiglia, la filiera corta, dal produttore al consumatore, per evitare tutti quei passaggi intermedi che portano solo ad un aumento indiscriminato dei prezzi a vantaggio di una piramide ristretta che regola il mercato. Ecco allora la raccomandazione di scegliere in modo razionale, prediligendo la qualità anche se ad un costo maggiore. Se possibile scegliere direttamente in azienda o avere la certezza di un pollo allevato in aia o di una

bistecca che viene da una mandria dedita alla transumanza e a brucare i campi, e cereali che provengano da colture nazionali certificate, possibilmente biologiche. E ancora preferire i pesci piccoli (sardine, sgombri, acciughe) che sono ricchi di acidi grassi insaturi omega 3, evitare quelli di taglia grossa che potrebbero avere elevati livelli di mercurio. La qualità degli alimenti rappresenta oggi una scelta importante di prevenzione primaria. E infine il saggio dei quattro medici raccomanda di diffondere e seguire consigli di buona pratica igienica: lavarsi adeguatamente le mani prima di cucinare, tenere pulite le superfici della cucina, lavare accuratamente frutta e verdura, cucinare i surgelati appena scongelati, conservare gli alimenti in frigo avvolti in una pellicola trasparente o in contenitori con coperchio. “Una corretta dieta è alla base della salute di ognuno di noi. (*) ricordiamola sempre: frutta e verdura in quantità, carboidrati e cibi integrali, pesce tre volte la settimana preferendo il pesce azzurro, carne bianca, insaccati e formaggi stagionati con moderazione, pochi zuccheri, poco sale; olio extravergine di oliva come condimento principe ma da usare con moderazione; cottura al forno in vece che fritta; stagionalità e origine.

Le ricette del benessere LE POLPETTE, SEMPRE UNA GOLOSITÀ Queste polpette sono di ceci e allo zenzero. La ricetta è per quattro persone, a porzione fanno appena 225 calorie. Gli ingredienti: trecento grammi di ceci già lessati (meglio da voi che in scatola, ma se avete fretta…); due scalogni; un cucchiaio di prezzemolo tritato; un pezzetto di zenzero fresco (qualche centimetro); un uovo intero; due cucchiai di olio extravergine di oliva; quaranta grammi di pangrattato; due-tre pomodori maturi, rossi e sodi; peperoncino e pepe nero, a piacere; sale, solo quanto basta. La preparazione. Sgocciolate i ceci e metteteli nel mixer insieme all’uovo intero, al prezzemolo tritato, allo zenzero pulito dalla scorza e tagliato in piccoli pezzi, agli scalogni, a due cucchiai di pangrattato. Salate (con parsimonia) e aggiungete, secondo gradimento, pepe nero e peperoncino. Tritate sino ad ottenere un impasto non troppo liquido

(eventualmente aggiungete altro pangrattato), e, dopo averlo lavorato con le mani, fatene delle polpette schiacciate che ripasserete nel pangrattato. Spennellate ora con (poco) olio una pirofila per microonde, adagiatevi le polpette, coprite con un altro filo di evo. Attivate ora la funzione crisp (o griglia, a secondo della marca del microonde) e cuocete per cinque minuti, quindi capovolgetele e continuate la cottura per altri cinque minuti. Estraete la pirofila dal fornetto, fate riposare qualche minuto, disponete infine le polpette su un piatto e guarnite con i pomodori affettati e solo lievemente salati. ...ABBINATE A UN’OTTIMA ZUPPA MAROCCHINA DI FAVE Questa zuppa nasce nell’Alto Atlante dove le popolazioni berbere vivono in un ambiente povero di materie prime anche agricole e dove i legumi la fanno da padroni, sia freschi che essiccati. Gli ingredienti per le solite quattro perso-

ne: mezzo chilo di fave secche sgusciate; qualche spicchio d’aglio; un cucchiaino di cumino in polvere e un altro di paprika dolce; una presa di peperoncino (solo facoltativa); un cucchiaino di sale; olio extravergine di oliva: quanto basta. La preparazione. Lavate le fave sotto l’acqua corrente e lasciatele in ammollo in acqua fredda per un paio d’ore prima di metterle a cuocere in una pentola (di coccio, secondo tradizione) con un litro e mezzo d’acqua. Aggiungete l’aglio sbucciato, le spezie e aggiustate di sale. Lasciate bollire la zuppa per mezz’ora, quindi frullatela. Servitela ben calda con un filo d’olio extravergine di oliva (evo).

CUORE AMICO

15


S E VO L E T E S O S T E N E R C I Unicredit Banca di Roma – Roma 173 – Ospedale Borgo S.Spirito, 3 – 00193 Roma Codice IBAN IT 66 Z 02008 05135 000400005512 – Swift code UNCRITM1B83 Posta – c/c n. 1031536970 Cod. Fisc. Associazione (5 per mille) – 96255480582

Pillole di salute PIÙ DONAZIONI DEL MONDO – Sono arrivate a due milioni le dichiarazioni di volontà di donare i propri organi. In occasione del rinnovo della carta d’identità, negli oltre 1.600 comuni che hanno attivato la procedura, si può fare registrare sul documento la propria disponibilità o meno: nell’88% dei casi si è trattato di un “sì”. Ma la maggior parte dei consensi (il 66%) arriva dalle volontà espresse all’Aido, l’associazione per le donazioni; il 26% dai comuni; l’8% dalle espressioni di volontà raccolte presso le Asl. MELA ANTI-RISTORANTE – Paura di violare la dieta accettando un invito a ristorante? Via, non facciamone una tragedia: ci sono trucchi elementari che danno buoni risultati. Ad esempio uscire dopo aver mangiato qualche mandorla o, ancor meglio, una mela così da non arrivare affamati, e iniziare il pasto ordinando un’insalata. E infatti uno studio dell’Università statale della Pennsylvania ha documentato che chi iniziava la cena con un’insalata consumava poi sino al 12% in meno di calorie rispetto agli altri commensali. Bene anche un antipasto leggero a base di verdure grigliate. E tenersi alla larga dal cestino del pane. L’AZZARDO FA AMMALARE – Ogni mese le associazioni del Coordinamen-

to nazionale gruppi per giocatori d’azzardo (CoNaGGA) trattano più di duecento gruppi di giocatori d’azzardo – vittime della cosiddetta ludopatia – in 31 località diverse del Paese. Si tratta di migliaia di persone, giocatori patologici in cura poi da psichiatri, psicologi, case di cura. Negli ultimi quindici anni sono state circa diecimila le richieste di aiuto ricevute dal solo Coordinamento (senza contare Asl e altri centri di prevenzione

e cura). L’identikit di chi non riesce a staccarsi dal videogioco, dalla macchinetta mangiasoldi, e da altre trappole controllate da potenti organizzazioni

criminali? Maschio, tra i 35 e i 65 anni, sposato, lavoratore a stipendio fisso o pensionato, licenza media inferiore. ANCORA SULLA MELA – Una varietà della mela, l’annurca, è considerata un alimento che frena il colesterolo. All’Università Federico II di Napoli hanno fatto mangiare a 250 volontari due mele annurche al giorno per un mese. Al termine del test il loro colesterolo totale era più basso del 28% rispetto al gruppo di controllo. Di più: anche aumentato del 60% la frazione Hdl, l colesterolo “buono”. Il segreto sarebbe nella presenza, in questa tipica varietà, di un quadruplo (rispetto alle altre mele) delle diprocianidine, antiossidanti con proprietà protettive per il sistema cardiocircolatorio. DISPENSER UTILISSIMI – Cosa è il dispenser? E’ una scatolina, solitamente di plastica, a quattro scomparti: in ciascuno si mettono i farmaci da prendere in un determinato momento, in genere al risveglio, a pranzo, nel pomeriggio avanzato o a cena, e al momento di andare a letto. Risultato: non si confondono i farmaci e si riduce la probabilità di dimenticarne qualcuno. In vendita in qualunque farmacia o parafarmacia, talora in gruppi di sette scatoline: le riempi ad inizio settimana e non ci pensi più.

Periodico dell’Associazione Cuore Sano in collaborazione con la Uoc Cardiologia S.Spirito • Anno XXII - n.2 apr./giu. 2017 • Reg. Trib. di Roma n.00323/95 • Direttore responsabile Giorgio Frasca Polara • Comitato scientifico Roberto Ricci (presidente), Edoardo Nevola, Antonio Cautilli, Alessandro Danesi, Gabriella Greco, Francesca Lumia, Alessandro Totteri, Marco Renzi, Giulio Scoppola • Redazione Lungotevere in Sassia n. 3 • 00193 Roma Ospedale Santo Spirito • Segretaria di redazione Carla Maria Rossi• Recapiti: Cardiologia-reparto terapia intensiva (Utic) tel. 06.68352579; Cardiologia-reparto Subintensiva (Usic) tel. 06.68352213; Segreterie Cardiologia, Ass. Cuore Sano e redazione di Cuore Amico tel. 06.68352323 • Email: dmed.car@aslroma1.it • segreteriacs@cuore-sano.it • www.cuore-sano.it • Stampato dalla Stamperia Lampo


GIORGIO HA LE SUE PERSONALI ESIGENZE IN TERMINI DI TERAPIA ANTICOAGULANTE 82 anni: paziente con insufficienza renale FANV, anziano, sovrappeso, insufficienza renale moderata, molteplici comorbilità, stile di vita sedentario

L’insufficienza renale di Giorgio aumenta il suo rischio di sanguinamento nella FANV - è stato osservato che il rischio relativo di sanguinamento è superiore nei pazienti con nefropatia rispetto ai pazienti che non la presentano.1 I tuoi pazienti stanno tutti assumendo una terapia anticoagulante specifica per le loro personali esigenze? COMORBILITÀ

TERAPIE CONCOMITANTI

NON COMPLIANTE

Bibliografia: 1. Olesen JB et al. Stroke and bleeding in atrial fibrillation with chronic kidney disease. N Engl J Med 2012;367(7):625–635.

FANV= fibrillazione atriale non valvolare

INSUFFICIENZA RENALE

ETÀ AVANZATA

BASSO PESO CORPOREO



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.