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Travolti da un insolito destino
Politica
Travolti da un insolito destino
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Antonella Buccini
Ho fatto un breve ripasso. Vocabolario Treccani, radical chic: chi, per moda o convenienza, professa idee anticonformistiche o tendenze politiche radicali. Buonista: chi ostenta buoni sentimenti di tolleranza e benevolenza verso gli avversari. Elite: l’insieme delle persone considerate le più colte e autorevoli in un determinato gruppo sociale e dotate quindi di maggiore prestigio. Si tratta di lemmi di recente introduzione nel linguaggio comune sui quali una volta, per essere inseriti nei vocabolari, tutti gli esperti del ramo si sarebbero diffusi in analisi minuziose. Sono quotidianamente riferiti da una parte politica come stiletti rudimentali per de-
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nigrare, provocare o etichettare l’interlocutore di turno, liquidando con faccette e/obacioni ogni credito di argomentazione che pure non si dovrebbe negare a nessuno.Bene.
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Si può discutere a lungo, com’è accaduto sulle pagine di Repubblica per settimane, sull’ambito e la natura dell’elite o sull’imbecillità di una definizione come buonista, ma esistono dei concetti fondamentali che poco si prestano a interpretazioni o accezioni originali. Anche in quest’occasione sono ricorsa al ripasso. Dignità: condizione di nobiltà morale in cui l’uomo è posto dal suo grado, dalle sue intrinseche qualità, dalla sua stessa natura di uomo, e insieme il rispetto che per tale condizione gli è dovuto e che egli deve a se stesso. Ho ascoltato, nel corso del dibattito sulla fiducia al nascente governo, e poi in tutte le apparizioni televisive, il loro Capitano in congedo forzato, evocare e ripetere ossessivamente la dignità, la sua.
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La stessa sera ho assistito sempre al nostro capitano che indicava senza perifrasi che Putin, Orban, sono per lui modelli di buona amministrazione. Così di seguito, senza un ordine preciso, mi sono venuti in mente i precari spossati, “la pacchia è finita” e gli uomini e le donne mortificati dai decreti sicurezza, l’offerta a Di Maio della Presidenza del Consiglio, i 5 milioni di poveri e l’“abolizione della povertà”.
Il pezzo “forte” doveva ancora arrivare. Qualche giorno dopo: l’orzaiolo. Forse vi è sfuggito. Il loro capitano ha l’orzaiolo, lo ha esibito a Del Debbio durante la sua trasmissione e sui social. Ha anche precisato che la nonna, la sua, gli consigliava in tali frangenti, per una ra-17
pida guarigione, di guardare l’olio nella bottiglia. Le nonne, tutte le altre, gli credono anche se sanno che la storia della bottiglia è u- na cazzata, lo sentono come un nipote, quello un po’ fanfarone ma buono d’animo e lo votano. Un rimedio competitivo per gli altri, ahimè, non mi viene in mente. Magari, che so, Prodi che usa il miele per i calli o Zingaretti che unge i brufoli uno a uno? Intanto Renzi ogni tanto dà un colpetto al tamburo di guerra giusto perché nessuno si rilassi più di tanto.
Sono stremata.
Siamo un po’ come il Carunchio di Giancarlo Giannini, rosso comunista di una volta, reduci dalla traversata agostana, travolti dal destino giallo–rosso, ancora speranzosi di schivare lo tsunami.
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Di “poltronista” “poltronaro” “pol… non so che” ne parliamo la prossima volta.Faccio prima il mio passaggio su Treccani.
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