5 minute read
La Fabian Society, sorella maggiore della socialdemocrazia
La Fabian Society, sorella maggio
re della socialdemocrazia.
Advertisement
Giovan Giuseppe MENNELLA
Il Fabianismo, o Fabianesimo, nasce a Londra nel 1884 come movimento politicosociale britannico avendo come obiettivo primario il miglioramento progressivo della classe lavoratrice, sia per le condizioni di lavoro e di salute, quindi con impostazione sostanzialmente sindacale, sia per l’acquisizione della possibilità di assumere, in un futuro non lontano, il controllo dei mezzi di produzione, obiettivo questo più propriamente politico.
La differenza con la più antica teoria marxista classica è che il Movimento punta al raggiungimento di una società socialista attraverso cambiamenti graduali e non con una repentina azione rivoluzionaria. Da questo punto di vista, si potrebbe dire che il Fabianesimo sia il progenitore della socialdemocrazia e, sotto certi aspetti, del contrasto che si sarebbe palesato nei decenni a venire, tra l’approccio riformista e quello massimalista nella lotta alle storture e ingiustizie del capitalismo. Nel 1889 sono pubblicati Saggi fabiani comprendenti il programma del Movimento. Fin quasi dall’inizio sono impegnati con la Società importanti intellettuali britannici, come il famoso commediografo George Bernard Shaw, gli scrittori Herbert George Wells, Virginia Woolf e il marito Leonard Woolf, l’anarchica Charlotte Wilson, l’importante femminista Emmeline Pankhurst e molti altri personaggi di vaglia. Per la verità, all’inizio parteciparono anche due importantissimi intellettuali come Bertrand Russell e John Maynard Keynes che però ne uscirono ben presto, probabilmente per contrasti ideologici, o magari caratteriali, sempre all’ordine del giorno tra personaggi di così forte carattere. Anche il rifiuto delle idee utopiche, così in voga tra i pensatori progressisti alla metà del XIX Secolo, e l’accettazione delle istituzioni esistenti per volgerle a favore degli interessi delle classi lavoratrici e meno abbienti è un tipico cavallo di battaglia del Movimento fin dai suoi esordi.
E’ lanciata con forza l’alternativa sindacale e politica al disordine economico e alle ingiustizie provocati dal capitalismo. Soprattutto per ottenere l’estensione delle cure sanitarie e dell’istruzione gratuita a tutti i cittadini, una normativa approfondita riguardante le condizioni di lavoro, per evitare finalmente lo sfruttamento dei bambini e gli incidenti. Nel Congresso internazionale degli operai socialisti del 1896, tenutosi con il sostegno dei Sindacati, le Trade Unions, i fabiani presentano una lista di rivendicazioni ben concrete, davvero innovative per l’epoca, come le otto ore di lavoro giornaliero, la limitazione a mezza giornata del lavoro dei ragazzi, nei limiti di età, l’uguale salario tra uomini e donne, l’azione di pace in politica estera, il riconoscimento dei diritti civili alle donne.
Non stupisce che la Società Fabiana abbia costituito uno snodo essenziale per la nascita del Partito Laburista britannico, fondato nel 1906 e di cui il Movimento diviene ben presto una sorta di Centro Studi, che già nel 1922 diviene per consensi il
secondo partito britannico, dopo i Conservatori, soppiantando il Partito Liberale. Il legame ideologico tra Società Fabiana e Partito Laburista doveva caratterizzare la vita politica e sociale britannica per buona parte della prima metà del XX Secolo, tanto è vero che molti Ministri del Lavoro del periodo sono tratti dalle fila del Movimento.
Dalla metà degli anni ’30 del XX Secolo si assiste a un suo certo declino, dovuto
credibili adesioni al Movimento come quella del capo fascista Oswald Mosley. In effetti, è come se sulle spalle della Società si siano scaricate le tensioni che sempre hanno attraversato i Partiti di Sinistra, a cominciare dal contrasto tra socialisti riformisti e massimalisti o comunisti, che tanta parte ebbe nel naufragio della Sinistra italiana di fronte al Fascismo, come ammesso da Umberto Terracini quando, poco prima della morte, a Muro di Berlino ormai caduto, affermò testualmente che “Turati aveva ragione”. In effetti, è ormai appurato dalla storiografia esistente sulla sconfitta dei partiti democratici e sull’avvento del fascismo che, se in quel periodo in Italia non c’erano per nulla le condizioni per la rivoluzione, viceversa, c’erano eccome le condizioni per un cambiamento democratico che rifondasse la società con modi più favorevoli ai lavoratori con un’Assemblea costituente che si valesse dell’apporto delle frange più liberali ed evolute della piccola e media borghesia. Tuttavia, nella pratica, la Società raggiunge, soprattutto in Gran Bretagna, molti obiettivi significativi. Infatti, molte sue proposte sono trasfuse in programmi di governo, anche realizzati dopo la Grande Depressione e soprattutto dopo l’assunzione del potere da parte dei Laburisti con le elezioni del 1945 che diedero la possibilità di formare il Governo Attlee.
Non si può tacere che il Piano Beveridge per l’introduzione del Welfare State e la legge del Ministro del Lavoro Aneurin Bevan per le case e l’assistenza sanitaria ai lavoratori, molto devono alle idee e alle elaborazioni intellettuali della Società.
Inoltre, la Società può essere senz’altro considerata come l’ispiratrice e l’incunabolo della socialdemocrazia del continente europeo; infatti, molte idee si ritrovano nel Socialismo liberale di Carlo e Nello Rosselli e nel successivo Partito d’Azione, ancorché quest’ultimo non dovesse avere nessuna fortuna politica, e soprattutto elettorale, nel dopoguerra italiano. Oppure nel Liberalsocialismo di Guido Calogero e Aldo Capitini, perfino nei velleitari progetti di socializzazione dell’economia dell’ultimo Fascismo di Salò.
Nel dopoguerra il principale tributario, ormai epigonale, del Movimento può essere considerato il Movimento di Comunità di Adriano Olivetti che, pure, non ebbe fortuna elettorale, essendo forse troppo lontano dai giochi della politica, fino alla sua definitiva liquidazione con la morte prematura, forse misteriosa, del fondatore e con la divisione e smobilitazione dell’azienda nel momento in cui elaborava con anni di anticipo il primo personal computer della storia.
Ancora più recentemente, c’è stata una sorta di rinascita, incarnata dalla promozione da parte di Tony Blair del restauro della cosiddetta “finestra fabiana”, ideata da George Bernard Shaw, in cui è vista come un lupo travestito da agnello, per simboleggiare l’obiettivo socialista travestito da politica accettabile per la classe borghese.
Non va trascurato di sottolineare alcune critiche formulate contro il Movimento, come quelle di Trotsky che diceva che il Fabianismo era un subdolo trucco per salvare il capitalismo dalla classe operaia. Oppure quelle che prendevano di mira Bernard Shaw e altri fabiani per il sostegno all’eugenetica o per il sostegno di altri esponenti al regime dittatoriale dell’Unione Sovietica.
In conclusione, la Società Fabiana ha dato davvero un impulso importante alla costruzione di un Mondo più giusto, almeno in Occidente, quale quello che abbiamo conosciuto finora.
Se è vero che molte di quelle condizioni sono oggi mutate con la globalizzazione, tuttavia può essere tuttora fonte d’ispirazione per nuove battaglie sociali e nuovi miglioramenti della società.